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S. Pietro a Vigesimo - Castel Franco, Castelfranco di Sotto - Callone di Castelfranco di Sotto

 

(Castelfranco di Sotto - Callone (E di Ponte di Castelfranco))

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    VIGESIMO (S. PIETRO A) ora CASTELFRANCO DI SOTTO nel Val d’Arno inferiore. – Vedere CASTEL FRANCO DI SOTTO, dove fu detto che all’Articolo CAPPIANO io ero in dubbio, se alla chiesa di S. Pietro a Cappiano, o piuttosto all’altra di s. Pietro a Castelfranco di Sotto, distante appunto circa 20 miglia toscane da Lucca, potesse mai riferire quella di S. Pietro a Vigesimo, della quale è fatta menzione in molte carte dell’Arch. Arciv. di Lucca anteriori al mille. Ora aggiungerò, qualmente della chiesa di S. Pietro a Vigesimo fanno parola diverse altre carte dello stesso Archivio una delle quali del 9 giugno 890 e altra del 27 gennaio 945, in cui si rammenta la chiesa di S. Pietro a Vigesimo con i suoi beni e pertinenze.
    Ma in una terza membrana del 26 aprile 976, colla quale fu rinnovato il fitto dei beni di essa parrocchiale a favore del visconte Fraolmo che li teneva nel 945, si dichiara meglio la situazione topografica della chiesa di
    S. Pietro a Vigesimo, corrispondente più a Castel Franco che non a Cappiano, mentre quella chiesa si dice situata in locus et finibus Vigesimo, que est propre Arme (la Gusciana) et fluvio Arno.
    Lo stesso livello posteriormente fu confermato, nel 6 settembre 983, e 30 luglio 991, dai vescovi di Lucca ai figli ed eredi del visconte Fraolmo dei signori di San Miniato e della Versilia. –
    Vedere SATURNO nel Val d’Arno inferiore.

    CASTEL FRANCO DI SOTTO, NEL VALDARNO INFERIORE. Terra capoluogo di Comunità residenza di un Potestà, nel Vicariato Regio di Fucecchio, con chiesa collegiata, nella Diocesi di Sanminiato, già di Lucca, Compartimento di Firenze.
    È una delle cinque
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    Terre del Val d’Arno inferiore sulla sponda destra dell’Arno fra Santa Croce e S. Maria al Monte.
    Trovasi nel grado 28° 24' 5'' di longitudine e 43° 42' 7'' di latitudine, circa 30 braccia sopra il livello del Mediterraneo; 18 miglia toscane a levante di Pisa, altrettante a scirocco di Lucca, 30 miglia toscane a ponente di Firenze, 6 a ponente-maestrale di Sanminiato, e 3 a libeccio-ponente di Fucecchio.
    (
    ERRATA: L'Antifosso dell'Usciana) L'Antifosso lungo l'Usciana, o Gusciana, che io sospetto essere stato il fosso Arme rammentato nelle antiche carte, passa a settentrione del paese di Castel Franco.
    All’Articolo
    Cappiano io posi in forse, se alla chiesa di Cappiano potesse riferire quella di S. Pietro a Vigesimo dell’antica diocesi lucchese, di cui fanno menzione alcune pergamene anteriori al mille. Al qual dubbio dava impulso la situazione di Cappiano, che è a circa (ERRATA: 20 migl. da Lucca) 20 miglia romane da Lucca, sulla strada romana, detta Francesca. Ma riflettendo che alla distanza di quasi 20 miglia da Lucca trovasi pure la chiesa di S. Pietro, ora in Castel Franco, e contemplando che tanto questo paese tanto quanto il ponte a Cappiano è situato fra l’Arno e la Gusciana, e che entrambi dipendevano allora dalla giurisdizione di Lucca, tali coincidenze non danno adito a decidere, se al S. Pietro di Cappiano o piuttosto a quello di Castel Franco quei documenti e il luogo di Vigesimo si abbiano a restituire.
    Con tuttociò giova sapere, che il S. Pietro a Cappiano indicavasi sempre con il titolo di
    chiesa battesimale, quando tale non era l’altra di Castel Franco. Arroge a ciò l’espressione dell’istrumento del 976, in cui si specifica l’ubicazione della chiesa di S. Pietro non battesimale, sita loco et finibus Vigesimo
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    quae est prope ARME et fluvio Arno: situata cioè fra la Gusciana, o piuttosto fra l’Antifosso (Arme) e il fiume Arno; ragione che per se sola autorizza a fissare il S. Pietro a Vigesimo dell’antica diocesi di Lucca, non già alla cateratta (ERRATA: della Gusciana) del Padule di Fucecchio, ma fra questo canale e l’Arno, cioè verso Castel Franco.
    È ignota l’epoca e le cagioni per le quali
    Franco si chiamò questo castello, la di cui fondazione non sembra anteriore al secolo XIII, né all’epoca della divisione dei Guelfi e dei Ghibellini. Fu d’allora in poi che le sparse popolazioni di questa contrada per difendersi dalle scorrerie dei partiti avvicinaronsi di abitazioni e circondarono il nuovo castello di fossi e mura torrite, capaci a raccogliervi le famiglie, e i popoli di quattro parrocchie e borgore spicciolate.
    Castel Franco è di forma quadrangolare con quattro porte volte ai 4 venti principali, a ciascuna delle quali fu dato il nome delle quattro villate di quella campagna.
    La porta settentrionale dicevasi la porta di
    Caprognano da una vicina parrocchia di tal nome ora è chiamata porta Gusciana. L’australe, oggi porta di Arno, appellavasi a Catiana dalla propinqua chiesa di S. Martino di Catiana. La porta orientale, di presente appellata porta alle Campane, era quella della parrocchia di S. Pietro, che alla metà del secolo XIII distinguevasi col titolo di Castel Franco. La porta occidentale, attualmente detta allo Steccato, dicevasi di S. Bartolomeo a Paterno dalla chiesa omonima.
    Le quattro rammentate cappelle anticamente facevano parte del piviere di S. Maria al Monte, cui era stata unita sino dal secolo VIII la chiesa battesimale dei SS. Ippolito e Giovanni posta
    inter
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    Arnum et Arme. (MEMOR. LUCCH. T. IV Docum. 102) Vedere ARME.
    La chiesa di S. Pietro a Castel Franco fu cominciata a riedificarsi di pianta nel 1284; per coadiuvare alla quale opera il vescovo Paganello con breve del 28 gennajo di detto anno invitò a concorrere anche gli altri fedeli della diocesi lucchese.
    Questa chiesa nel 1443 fu fatta prepositura, coll’ammensare alla medesima le rendite delle due chiese di S. Bartolommeo di
    Paterno e di S. Michele di Caprognano. Essa fu eretta in colleggiata nel 1633 con 14 canonici, compresevi tre dignità, cioè, Preposto, Priore e Decano. Fu lo stesso tempio ricostruito e adornato nell’anno 1719.
    Vi erano inoltre dentro la Terra due monasteri di monache e uno di canonici Lateranensi Agostiniani, detto la Badia, oltre un conservatorio di Clarisse oblate.
    I più antichi dinasti, che si conoscano stati signori di questa contrada, furono i conti Cadolingi di Fucecchio, uno dei quali, Lotario del fu Conte Cadolo, sino dal 1006 rinunziò a favore della sua badia di Borgonuovo presso Fucecchio, fra le altre cose, il giuspadronato della chiesa di S. Martino a
    Catiana e di altre chiese del Val d’Arno inferiore, come lo erano S. Giorgio a Oltrario, S. Vito a Santa Croce, S. Martino a Petriolo, ecc., chiese tutte rammentate in un istrumento del 1199 spettante al monastero di Borgonuovo testè nominato, confermate poi alla stessa Badia dal Pontefice Onorio III con la bolla dei 15 febbrajo 1217, e da Federigo II con diploma dato in Sanminiato nel giugno 1226. (LAMI, Hoedepor.)
    Anco Monte Falcone, innanzi che passasse in dominio di alcuni signorotti della Val di Nievole, era stato venduto, nel 1114, per metà al vescovo di Lucca
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    dal Conte Ugo pronipote del summentovato Conte Lotario dei Cadolingi. (ARCH. ARCIV. di LUCCA e MEMOR. LUCCH. T. III)
    Castel Franco, nel settembre del 1262, fu preso dell’esercito Ghibellino comandato dal conte Guido Novello vicario del re Manfredi di Toscana. Quattro anni dopo i suoi abitanti si sottomisero volontariamente alla Repubblica di Pisa, che accolse essi e il loro territorio sotto la sua tutela. Tale accomandigia risulta da una convenzione in data del 21 maggio 1267 (
    stile pisano) mediante la quale il territorio di Castel Franco fu aggregato al contado di Pisa, assoggettato alle leggi medesime, e accordato a quei terrazzani il diritto nominare un potestà e notaro, purchè questi magistrati fossero cittadini pisani con l’approvazione dell governo e con l’appello delle sentenze al Potestà di Pisa.
    Dalla quale capitolazione si rileva, che il paese di Castel Franco aveva fin d’allora i suoi particolari statuti.
    Ma sì fatta dipendenza politica fu di corta durata, poiché, nell’anno susseguente al preaccennato trattato, i Lucchesi all’arrivo di Carlo d’Angiò ritolsero alla lega Ghibellina i peasi che poco innanzi avevano perduti in Val di Nievole e nel Val d’Arno inferiore, fra i quali fu Castel Franco. (PTOLOM.
    Annal. Lucens.)
    Intorno alla stessa epoca (4 marzo 1272) il vicario di quel re in Toscana confermò il privilegio dell navalestro, o passaggio dell’Arno davanti a Castel Franco, alla famiglia che prese per tale diritto il casato de’
    Pontonari, o Pontonieri, famiglia oriunda di questa medesima Terra, estinta verso il 1650 e rinnovata nei nobili delll’Arena Martellini, che con l’eredità Pontonieri fondarono un priorato nella religione di Santo Stefano papa e martire.
    (
    ERRATA: Nel 1516) Nel 1316, dopo l’espulsione di Uguccione della Faggiuola e del suo figliuolo da Lucca, le Terre del Val d’Arno inferiore, che sino allora avevano ubbidito alla Repubblica Lucchese,
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    si emanciparono da quel governo, dandosi alcune ai Fiorentini, altre ai Sanminiatesi, e altre ancora ai Pisani. Castel Franco fu acquistato momentaneamente da questi ultimi che in un medesimo giorno cavalcarono a Santa Maria a Monte, a Castel Franco e a Santa Croce, e che poco dopo sottomisero i castelli di Fucecchio, di cappiano, di Oltrario, di Massa piscatoria e di Monte Falcone. I quali otto Comuni, nel 1317, inviarono i loro sindaci a Napoli, dove alla presenza del re Roberto fu conclusa la pace fra i Fiorentini, i Senesi e i Pistojesi, tutti fautori della pace Guelfa con i Pisani, i Lucchesi e altri amici e seguaci del partito imperiale o Ghibellino.
    Fu poco stante questa contrada bersaglio delle guerre battagliate nelle
    Cerbaje fra i Fiorentini e i Lucchesi, in guisa che, ora da questi ora da quelli era assalita e signoreggiata. Mancato il valoroso Castruccio, mentre i Fiorentini stavano all’assedio di Lucca, (ottobre 1330) Castel Franco, Santa Croce e Fucecchio si diedero di libera volontà alla guardia del Comune di Firenze, il quale mediante pubblico istrumento, rogato nel palazzo vecchio li 2 ottobre 1330, accolse sotto il suo patrocinio quelle popolazioni e dichiarò il loro paese distrettuale del contado fiorentino.
    Castel Franco e tutte le Terre del Val d’Arno lucchese vennero confermate al Comune di Firenze da Mastino della Scala in forza del trattato di venezia del 24 gennajo 1339, e posteriormente dai Pisani subentrati nella diminuzione lucchese, mediante la pace conchiusa ai 9 ottobre 1342 con il duca d’Atene, tiranno più che vicario della Repubblica Fiorentina. (GIO. VILLANI e AMMIRATO,
    Istor. Fior.)
    Mentre però Firenze con la cacciata di quel duca (1343) ricomperava la sua libertà, anco le castella e città a lei suddite tentarono d’imitarne l’esempio. Furono fra queste le Terre del Val d’Arno inferiore,
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    le quali costrinsero gli ufiziali che il duca vi tenea a cedere o per viltà o per danari, e a rinunziare al dominio che sopra di loro acquistato aveva la Signoria di Firenze.
    Sennonchè il Comune di Castel Franco poco dopo dichiarò alla Repubblica fiorentina di volere aderire alle sue leggi e al suo governo, rinnovando, sotto il dì 8 ottobre 1355, l’atto di sudditanza nelle mani del marchese Riccardino Malaspina allora capitano generale di guerra dei Fiorentini; in grazia del quale atto i popoli sottomessi riottennero gli antichi privilegi ed esenzioni. (LAMI,
    Hodoep.)
    Le mura di Castel Franco, nel 1333, essendo state in gran parte abbattute dalla disastrosa piena dell’Arno, vennero ripristinate nel modo che ora si vede quasi un secolo dopo (1424). In vista di ciò il governo di Firenze, con deliberazione del 19 febbrajo di detto anno, diminuì di cento fiorini d’oro l’annua tassa d’imposizione dei 350 fiorini, che il comune di Castel Franco doveva pagare a tutto il susseguente maggio.
    Castel Franco nell’assedio sofferto nel 1432 dalle genti del duca di Milano e i suoi alleati, avendo patito molti danni, ottenne dalla Repubblica Fiorentina nel 1442 una nuova diminuzione delle tasse solite, e una più lunga proroga a pagare il debito arretrato.
    Dopo quest’epoca Castel Franco di Sotto fu riguardato qual punto importante di frontiera, e uno dei depositi militari nelle guerre fra Firenze e Pisa.
    Al quale effetto, nel 1496, la Repubblica fiorentina, mentre ordinava agli abitanti di Castel Franco di mettere il loro castello in istato di difesa, inviava loro due spingarde con varie munnizioni a rinforzo delle già esistenti artiglierie, accordando facoltà di poter tagliare alberi per fortificare due bastioni delle porte Caprognana e Catiana, ad oggetto di cuoprirsi meglio da un qualche assalto nemico.
    Dopo la conquista di Pisa, Castel
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    Franco non offre più alla storia militare alcun fatto meritevole di commemorazione, se pure non si voglia contare il sacco dato a questa Terra, nel 1537, dai soldati Spagnoli, che Cosimo I aveva accolti e fatti alloggiare nei paesi del Val d’Arno inferiore.
    Offre bensì alcun chè alla storia medesima Castel Franco come patria di varj soggetti che si distinsero per valore d’armi, siccome fu Jacopo di Nanni, detto l’
    Accattabriga, capitano de’Fiorentini nel secolo XV, e nei secoli posteriori diversi individui della famiglia Guerrazzi.
    La storia letteraria rammenta fra i dotti nativi di questa Terra un
    Emilio Ferretti celebre giureconsulto, che fiorì nella primà metà del secolo XVI; fr. Felice Danti minore Osservante, sacro oratore e teologo di vaglia, che fiorì nel secolo XVIII.
    Nelle belle arti, come scultore di plastica, nel secolo XVII ebbe nome Antonio
    Novelli, di cui sono due statue di terra cotta nella chiesa di S. Giuseppe posta fuori di porta allo Steccato.
    Comunità di Castel Franco di Sotto. – Il territorio di questa Comunità ha una superficie di (ERRATA: 10617) 10672 quadrati, dei quali 422 sono occupati da corsi d’acqua e da strade. Vi si trovano 4092 abitanti a ragione di (ERRATA: 310) 320 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    La figura corografica di questo territorio, oltre ad essere irregolarissima, trovasi intralciata con quella della Comunità di Santa Croce a motivo delle
    Cerbaje e pasture di Staffoli, cause di antiche e moderne liti fra i due municipii. Avvegnachè il distretto della parrocchia di Staffoli fu recentemente staccato dal territorio comunitativo di Castel Franco, e assegnato a quello di Santa Croce, sebbene dal primo sia quasi dappertutto circondato.
    Confina con sette Comunità del Granducato, e con una dello
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    Stato Lucchese. A ostro con la Comunità di Montopoli, mediante il fiume Arno che rimonta alquanto sopra allo sbocco del torrente Vaghera sino alla strada che scende da S. Romano presso alle cosi dette Buche. Costà dove l’Arno fa gomito, piegando da ostro a levante subentra nella stessa ripa sinistra la Comunità di San Miniato, e poco appresso quella di Santa Croce, con la quale passa alla destra sponda e riscende per breve tragitto il fiume verso ponente. Parte di là rivolgendo la fronte a levante attraverso la strada provinciale fra Castel Franco e Santa Croce, per varcare l’Antifosso, poscia il canale navigabile della Gusciana; oltre il quale incomincia a salire i poggi che fiancheggiano la sponda destra della Gusciana. Giunta sul Poggio Adorno trova la Comunità di Fucecchio, con la quale piegando la fronte a grecale per la via rotabile che guida al ponte del Galleno entra nell’antica strada Regia Francesca, e lungh’essa percorre sino allo sbocco della via di Grifoglieto di fronte alla Comunità di Monte Carlo. Seguita con quest’ultima a fronteggiare anche dal lato di settentrione per la via, e poscia mediante il rio di Grifoglieto sino a che lungo il padule di Bientina entra nel fosso Navareccio. Questo fosso dal lato di maestrale serve di limite fra la Comunità di Castel Franco e lo stato Lucchese, col quale arriva nel lago. Alla sponda del lago, voltando la fronte a ponente costeggia con la Comunità di Bientina per il tragitto di mezzo miglio. Quindi retrocede dalla riva del lago, e per termini artificiali piegando da ponente a ostro torna a confine con la Comunità di Santa Croce, mediante il territorio disunito delle Cerbaje di Staffoli,
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    che fronteggia per tre lati, sino a che dopo un tortuoso giro rivolgendosi verso mezzo giorno entra nel rio de’Ponticelli, dove trova la Comunità di S. Maria a Monte. Con quest’ultima si tocca da primo per un’angustissima lingua di terra, che va a largheggiare allorchè arriva al rio Cannellajo, il quale rimonta sino alla sua sorgente per poi attraversare il poggio di Monte leone fra Monte Falcone e il Pozzo, da dove discende nella pianura della Gusciana che ripassa un miglio a maestrale di Castel Franco per ritornare in Arno.
    I corsi maggiori d’acqua che attraversano o che costeggiano questa Comunità, sono il fiume Arno e il canal maestro della
    Gusciana. Il primo ne lambisce i meridionali confini per quasi due miglia, mentre il secondo da grecale a libeccio percorre dentro il suo territorio per altrettanto cammino.
    Scorrono dal lato di settentrione per le
    Cerbaje, cioè sul rovescio dei poggi che separano la pianura dell’Arno dal lago di Bientina, i rivi e i fossi del Bottaccio, del Cannellajo e di Val Grande, detto anche di Val di Torre.
    Molte strade rotabili sono aperte in più direzioni nel territorio in questione. Quella Regia provinciale lungo la destra ripa dell’Arno; una comunitativa che ha un andamento opposto alla precedente; partendo da Castel Franco per Monte Falcone e Staffoli; una terza rasenta la sponda destra della
    Gusciana sino al Ponte a Cappiano; una quarta che da Poggio Adorno guida al Galleno; e finalmente la strada Regia Francesca che dal Galleno va all’Altopascio.
    Uno dei punti più elevati del territorio di Castel Franco è la sommità di Monte Falcone, presa dalla specola Guerrazzi, la quale però non si alza più
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    di 196 braccia sopra il livello del Mediterraneo. Poco lungi da essa è la villa signorile dell’illustre famiglia Albizzi, posta nel luogo dell’antico castello e in mezzo a una vasta tenuta. Da questa eminenza si gode una delle più ampie e più incantatrici vedute della Toscana; a levante-grecale la Val di Nievole e Monte Albano; a settentrione-maestrale il lago di Bientina e più presso il padule; a ponente la vallecola di Buti e il Monte Pisano; e da libeccio a scirocco le Valli dell’Era e dell’Arno con le loro con le loro ridenti colline adorne di città, di popolose terre, di frequenti borgate, di sempre crescenti villaggi, di vasti palazzi signorili, di numerose abitazioni in mezzo a fertilissimi poderi.
    La natura del terreno, spettante alle colline che coronano dal lato destro la Valle dell’Arno, e che dividono il lago di Bientina dal padule di Fucecchio, sembra identica a quello che forma l’ossatura apparente del vicino Monte Albano, consistente in terreno stratiforme compatto coperto nei fianchi inferiori da sedimenti ghiajosi misti talvolta a fossili di origine marina.
    Sono nella classe di quest’ultimi le estreme pendici delle colline testè descritte, mentre la pianura fra la Gusciana e l’Arno, e quella di dietro al Poggio Adorno e a Monte Falcone sino ai paduli di Bientina e di Fucecchio furono coperte da una fanghiglia palustre, che la naturale decomposizione di piante incadaverite facilmente ingrassa a favore dell’agricoltore.
    La vite e il frumento, le biade e il
    mais, i legumi e i prati naturali occupano la pianura meridionale, dalle sponde dell’Arno sino alla base dei poggi: sulla pendice dei quali alla vite subentra e spesse volte con essa fruttifica l’olivo piantato a filari. Il gelso è troppo raro in un clima e in un suolo come questo cotanto favorevole all’educazione dei bachi da seta.
    Dal crine dei
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    poggi, chinando verso il padule di Bientina, il terreno è rivestito quasi costantemente di piante boschive cedue e di alto fusto, le quali fanno parte di quelle famigerate Cerbaje fra l’Altopascio e il Galleno, attraversate dalla via Francesca o Romea, dove passeggiavano un dì cervi, daini e cignali.
    – Vedere. CERBAJE
    Le numerose strade rotabili aperte per varie direzioni: il canal maestro della Gusciana fatto navigabile: la vicinanza del lago di Bientina e dell’Arno, sono altrettanti mezzi che facilitano ai possidenti di questa comunità e delle sue limitrofe lo smercio dei prodotti di suolo. Uno degli articoli più importanti per la Comunità di Castel Franco è quello dei boschi; i quali sogliono dare un profitto anche per parte della copiosa cacciagione che vi si raccoglie, la quale industria procaccia da vivere a molti abitanti delle cinque Terre del Val d’Arno inferiore, che vanno a caccia di volatili alle opportune stagioni in Maremma.
    È un articolo di risorsa l’arte di costruire e condurre navicelli, la fabbricazione di terraglie lungo l’Arno, e il mestiere cui si dedicano molte donne in Castel Franco filando e tessendo tele di canapa e di lino raccolto nel territorio.
    In Castel Franco di Sotto si tiene ogni lunedì un mercato, che prende il nome di fiera nel terzo lunedì di settembre.
    La Comunità mantiene un medico, un chirurgo e due maestri di scuola, oltre una scuola gratuita che hanno le povere fanciulle dalle suore del conservatorio (
    ERRATA: di S. Marta) di S. Matteo.
    Risiede in Castel Franco un Potestà di prima classe, che abbraccia nella sua giurisdizione civile anche le Comunità di Santa Croce, di S. Maria a Monte e di Monte Calvoli. Per le cause criminali e gli atti di polizia vi sopravvede il Vicario Regio di Fucecchio.
    Trovasi in Castel Franco
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    una cancelleria Comunitative di 4a classe, la quale serve anco alle Comunità di Monte Calvoli, Montopoli e S. Maria a Monte. L’ingegnere di Circondario stà in Sanminiato, l’ufizio (ERRATA: d'esazione delle Ipoteche) d'esazione del Registro in Fucecchio; la Conservazione e la Ruota in Pisa.
    POPOLAZIONE della Comunità di CASTEL FRANCO di SOTTO a tre epoche diverse

    - nome del luogo: CASTEL FRANCO di SOTTO, titolo della chiesa: S. Pietro (Collegiata), abitanti anno 1551: n° 910 (con SS. Quirico e Giuditta, Monte Falcone), abitanti anno 1745: n° 1124, abitanti anno 1833: n° 3077
    - nome del luogo: Monte Falcone, titolo della chiesa: SS. Quirico e Giuditta (Prioria),
    abitanti anno 1551: n° 910 (con S. Pietro, Castel Franco di Sotto), abitanti anno 1745: n° 93, abitanti anno 1833: n° 98

    - totale
    abitanti anno 1551: n° 910
    - totale
    abitanti anno 1745: n° 1210

    Frazione di popolazioni provenienti da Comunità limitrofe

    - nome del luogo: Galleno, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), comunità dalla quale proviene: Fucecchio, abitanti anno 1833: n° 145
    - nome del luogo: Orentano, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Pieve), comunità dalla quale proviene: Santa Croce,
    abitanti anno 1833: n° 772
    - totale
    abitanti: n° 917

    - TOTALE
    abitanti anno 1833: n° 4092

    CASTEL FRANCO DI SOTTO. – Oltre quanto fu detto rispetto alle due chiese di
    S. Pietro a Vigesimo già della diocesi antica di Lucca, una delle quali plebana (S. Pietro a Cappiano) e l'altra sotto il piviere di S. Maria a Monte (ora S. Pietro a Castel Franco di Sotto) schiariscono anche meglio ogni dubbiezza le carte lucchesi dei secoli IX e X pubblicate dopo la stampa del Vol. I del
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    Dizionario Geografico ecc. della Toscana. Una delle quali membrane del 16 giugno 927 rammenta la chiesa battesimale di S. Pietro a Cappiano, già detta a Vigesimo, e perciò diversa da quella di S. Pietro a Castel Franco di Sotto che non era battesimale.
    All'
    Articolo SATURNO del Val d'Arno inferiore citai uno istrumento della stessa provenienza, scritto in Lucca li 9 giugno dell'890, dove si rammenta un luogo di Saturno di pertinenza della chiesa di S. Pietro a Vigesimo prope Arno et Arme dove fu la contrada di Saturno nominata in altri istrumenti lucchesi del 26 aprile 876, del 16 settembre 983, ecc. ecc.
    Infine all'
    Articolo CASTEL FRANCO DI SOTTO si corregga: la cancelleria Comunitativa di Castel Franco di Sotto attualmente comprende tre Comunità, cioè Castel Franco, S. Maria in Monte e Monte Cavoli; l'uffizio di esazione del Registro è in Fucecchio; la conservazione delle Ipoteche in Pisa, ed il tribunale di Prima istanza in San Miniato. – La parrocchia di S. Pietro a Castelfranco di Sotto nel 1845 aveva nella Comunità principale 3330 Abitanti e mandava una frazione di 34 persone in quella di S. Maria in Monte.
    Nel 1833 la Comunità di Castel Franco di Sotto contava con i suoi annessi 4092 Abitanti e nel 1845 ne aveva 4649, cioè:

    CASTEL FRANCO (
    porzione), Abitanti N.° 3330
    Monte Falcone,
    Abitanti N.° 125
    Annessi

    Galleno; da Fucecchio, Abitanti N.° 211
    Orentano;
    da Santa Croce, Abitanti N.° 983
    TOTALE
    Abitanti N.° 4649

    CALLONE di CASTELFRANCO di SOTTO. Apertura pel transito delle barche esistente sulla pescaja del fiume Arno davanti a Castelfranco di sotto. È l’unico
    Callone che sussista ancora sull’Arno da Firenze a Pisa, dopo
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    che per deliberazione della Repubblica fiorentina vennero distrutte fra il secolo XIV e XV tutte le pescaje sotto Firenze. Ciascuna delle quali doveva essere munita del Callone dell’altezza e apertura prescritta dalla legge che lo voleva braccia otto di larghezza e altrettanto di altezza. (ARCH. DIPL. FIOR. Badia a Settimo.)
Localizzazione
ID: 1120
N. scheda: 13320
Volume: 1; 5; 6S
Pagina: 396, 545 - 549; 767; 60 - 61
Riferimenti: 33200
Toponimo IGM: Castelfranco di Sotto - Callone (E di Ponte di Castelfranco)
Comune: CASTELFRANCO DI SOTTO
Provincia: PI
Quadrante IGM: 105-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1640675, 4839990
WGS 1984: 10.74666, 43.70116
UTM (32N): 640738, 4840164
Denominazione: S. Pietro a Vigesimo - Castel Franco, Castelfranco di Sotto - Callone di Castelfranco di Sotto
Popolo: S. Pietro a Castelfranco di Sotto
Piviere: (S. Pietro a Cappiano) S. Giovanni Battista a Fucecchio
Comunità: Castel Franco di Sotto
Giurisdizione: Castel Franco di Sotto
Diocesi: (Lucca) S. Miniato
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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