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Castellina in Chianti, dei Trebbiesi - Chianti

 

(Castellina in Chianti)

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    CASTELLINA IN CHIANTI, detta già dei TREBBIESI fra le Valli dell’Elsa, dell’Arbia e della Pesa. Castello capoluogo di Comunità, sotto la Giurisdizione civile e criminale del Vicario Regio di Radda, nella Diocesi di Colle, già di Fiesole, Compartimento di Siena.
    Risiede a un’altezza di mille braccia sopra il livello del Mediterraneo, sul pinnacolo dei poggi che chiudono il Chianti dal lato meridionale, e le cui acque scolano, a levante direttamente nell’Arbia, a ponenete nell’Elsa mediante il torrente
    Staggia, e a settentrione nel fiume Pesa.
    Per modo che da questo punto si dominano tre Valli nel tempo che esso offre una della più estese e variate prospettive della Toscana.
    È un piccolo castello a guisa di borgo cinto di mura con due porte e una sola strada fiancheggiata da decenti abitazioni, attraversata dall’antica strada provinciale che dalla Pesa sale a S. Donato in Poggio e alla Castellina per andare a Siena.
    Trovasi nel grado 28˚ 56' 8'' di longitudine e 43˚ 28' 5'' di latitudine, 9 miglia toscane a levante di Colle, 10 a settentrione di Siena, e 5 a ponente di Radda.
    Portò il nome di Castellina de’
    Trebbiesi dai nobili del vicino or distrutto castelletto di Trebbio, feudatarj dei Conti Guidi; a favore dei quali la Castellina, sotto il nome generico di Castiglione, insieme con altri villaggi della vicina contrada, da Federigo II nel 1220, venne concessa in benefizio. Qualunque sia l’origine di questo paese, esso da tempo remotissimo apparteneva alla giurisdizione civile della città di Firenze, siccome lo era della diocesi fiesolana rapporto alla giurisdizione ecclesiastica. Quindi è che anche nel secolo XI il castello di Rencine, spettante alla Comunità della Castellina, sebbene assai più prossimo a Siena, dichiaravasi negli atti pubblici di quella età compreso nella giudiciaria fiorentina e fiesolana,
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    siccome lo prova un contratto di vendita rogato in Rencine nel 26 gennajo 1054 (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di S. Eugenio).
    Nel secolo XV questa borgata fu cinta di mura castellane; essendo che la Castellina riguardavasi insieme con Rencine, quale antemurale a difesa del contado fiorentino dal lato di Siena. Al qual proposito narrasi, che essendo da un pauroso cittadino raccontato a Cosimo de’Medici il gran naufragio che nella guerra di Alfonso d’Aragona la Repubblica aveva patito con la perdita di Rencine, il saggio vecchio lo domandò, che per sua fè gli dicesse in qual parte del dominio Rencine fosse collocato?
    Formava la Castellina uno dei
    Terzieri, nei quali dalla Repubblica fiorentina era stato diviso il governo civile del Chianti, siccome essa fu lungo tempo capo, e diede nome alla lega della stessa contrada. Infatti nella Castellina conservavansi gli statuti e ordinamenti spettanti a quella milizia forense, una copia dei quali, con la data del 16 agosto 1386, fu inserita in un libro delle matricole dell’arte de’giudici e notari della città di Firenze (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Badia di S.Eugenio presso Siena).
    Nel 1397 la Castellina, forte per sito ma debole per arte, fu saccheggiata e arsa dalle genti del duca di Milano, mentre questi teneva la signoria di Siena. Le fu minacciata una simile sorte nel 1452, quando sostenne gli assalti di una numerosa oste Napoletana, che se ne partì con vergogna dopo 44 giorni impiegati a combatterla.
    Tanto erano, soggiunge un grave storico fiorentino, gli eserciti di quell’età formidabili e quelle guerre pericolose, che molte terre, le quali oggi come luoghi impossibili a difendersi si abbandonano, allora come cose impossibili a pigliarsi si difendevano. Più concludente riescì la guerra che il nemico medesimo pochi anni dopo
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    (anno 1478) unito alle genti del Papa tornò a fare alla Castellina. La quale trovossi investita e stretta da armati in modo che i terrieri, disperando del soccorso, si diedero a patti dopo aver sopportato 40 giorni di molestissimo assedio (AMMIR. Istor. Fior.)
    Il territorio della Castellina, per rapporto alla giurisdizione ecclesiastica, nel 1592 fu staccato dalle tre diocesi di Fiesole, di Firenze e di Siena, che in questa contrada erano fra loro a confine, per assegnare i popoli dello stesso distretto alla nuova diocesi e città di Colle.
    Il quale distretto si componeva allora del piviere di S. Leonino in Conio spettante alla diocesi di Fiesole, di quello di S. Agata in Chianti della diocesi di Siena, e di una porzione del piviere di Poggibonsi della chiesa Fiorentina.
    Prima di tal’epoca la parrocchia di S. Salvadore alla Castellina, filiale della chiesa battesimale di S. Leonino, o S. Leolino in Conio, era designata col titolo di S. Salvadore in
    Arbiola, forse per essere alle sorgenti dell’Arbiola, che nasce mezzo miglio a levante della Castellina. Più tardi la stessa chiesa fu eretta in prepositura, la quale insieme con la sua canonica, nel 1814, è stata decentemente restaurata.
    Comunità della Castellina in Chianti. Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 29085 quadrati dei quali 686 quadrati sono presi da corsi d’acqua e da strade.
    Vi stanzia una popolazione di 3268 abitanti, a ragione di 92 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    La figura iconografica del suo territorio è piramidale con la base volta a ostro, che arriva alla ripa destra del torrente
    Staggia, e con la punta a settentrione che rasenta la sponda sinistra del fiume Pesa.
    Confina con sei Comunità; a ostro con quella di Monteriggioni a partire dal bivio della strada di
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    S. Leonino in Conio con la provinciale del Chianti, da dove dirigendosi all’oriente Topina perviene al fosso Fiorentino, col quale arriva al torrente Staggia, la cui corrente prosegue da ostro a libeccio sino alla confluenza del fosso Gena. Costà lascia la Comunità di Monteriggioni, e subentra quella di Poggibonsi, fronteggiando con essa prima per termini artificiali, poi mediante il torrente Corfini che oltrepassa a ponente onde rimontare per breve tragitto quello di Strulla, che poi attraversa per andare incontro alla confluenza dei due rivi Graggiana e Granajo. A questo punto voltando la fronte a maestrale, sottentra a contatto la Comunità di Barberino di Val d’Elsa, prima mediante il rio del Granajo, poi la strada di Sant’Agnese, con la quale piegando a ponente-libeccio si dirige sul crine dei poggi, e di là per la strada Maremmana scende fra le lame di Sicelle e di Piazza sino nel fiume Pesa, dove trova la Comunità di Greve.
    Costà forma un angolo acuto volgendo faccia da ponente-libeccio a grecale per rimontare la Pesa sino a che, oltrepassato di mezzo miglio lo sbocco del fosso
    Cerchiajo, giunge alla confluenza del borro delle Ripacce quasi di faccia a Monte Bernardi. Qua lascia a grecale il fiume Pesa e la Comunità di Greve costeggiando a levante il territorio della Comunità di Radda, con la quale sale di conserva il poggio di Pietrafitta, e di là per Collepetroso entra nei primi solchi dell’Arbiola, e poco dopo per breve cammino corre con l’Arbia sino alla confluenza del fosso di Castagneto. Rimontato quest’ultimo fosso entra in quello di Sagna, mediante il quale, piegando verso scirocco, si dirige per Tregoli
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    sulla cresta dei poggi che dividono le acque dell’Arbia da quelle dello Staggia.
    Costassù presso Fonterutoli lascia la Comunità di Radda, e trova quella di Castelnuovo Berardenga, con la quale confina dal lato di ostro per il corso di circa un miglio, metà mediante le prime scaturigini del torrente
    Staggia, e l’altra metà per termini artificiali sino al bivio della strada provinciale del Chianti con quella di S. Leonino in Conio, dove ritorna a contatto con la Comunità di Monteriggioni.
    Nasce in questo territorio da piccoli ruscelletti fra Tegoli e Collepetroso il celebr fiumicello Arbia, mentre poco lungi da esso scaturisce sotto Fonterutoli il torrente
    Staggia, influente il più cospicuo sotto il fiume Elsa, cui prestano piccolo tributo i torrenti Gena, Gagliano, Corfini e Strulla, i quali tutti hanno origine nel fianco occidentale dei poggi della Castellina, sulla cui schiena corre il torrente Cerchiajo per vuotarsi nel fiume Pesa.
    La struttura fisica del territorio della Castellina appartiene nella massima parte alle roce stratiformi Appenniniche, cioè, calcarea compatta, schisto marnoso e grés antico. Fra le quali tre rocce quella di grés, o arenaria, si affaccia in maggior copia delle altre sotto l’aspetto di macigno giallastro micaceo, e di pietra serena. Di quest’ultima qualità di arenaria di grana fine e serrata, ottima per i lavori di quadro e per lastricare le strade di Siena, trovansi aperte molte cave fra la Castellina e Rencine.
    I monti della Castellina geologicamente considerati possono dirsi gli ultimi nella serie di quelli che correndo fra la Val di Pesa e la Val d’Elsa mostrano la loro ossatura appenninica.
    La quale formazione va a cangiare più o meno
    ex abrupto o a nascondersi sotto altre rocce di età e di struttura diversa, come sarebbe dal lato di
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    Monteriggioni la calcarea cavernosa, dalla parte di Poggibonsi la calcarea conrezionata, e dal lato dell’Arbia un grés di colore castagnolo friabile, e una calcarea argillosa attraversata da filoni di solfo. Tali varietà di minerali, che fiancheggiano, o si affacciano intorno ai monti della Castellina, danno al naturalista il primo indizio di un passaggio di terreni, un segnale di distruzione di vecchie rocce, di creazione di altre meno antiche, o travisate da una qualche causa fisica a noi ignota.
    Ottime sono le produzioni vegetabili di questa Comunità. Fra le medesime portano il vanto i vini della Castellina e di Pietrafitta, che al pari di quelli delle altre due Comunità del Chianti riescono dei più generosi e squisiti della Toscana. Gli alberi di alto fusto, e le selve di castagni occupano una estesa porzione di questo territorio. Più limitati sono i pascoli artificiali: rapporto ai quali merita di essere citata a modello la nuova cascina di
    Topina del colonnello Ricci. Gli olivi e gelsi scarseggiano anziché no; la sementa delle granaglie, se non sovrabbonda, basta al consumo della popolazione.
    Fra gli animali, il maggior frutto si ritrae dalle carni porcine, dai vitelli e dagli agnelli. Anco i pollami e la caccia offrono una risorsa per la vicinanza di Siena, di Poggibonsi, e di altri luoghi di mercato.
    Con Motuproprio del 23 maggio 1774 relativo al regolamento economico delle Comunità dello Stato Fiorentino, rispetto a questa della Castellina, furono a lei riuniti i 18 popoli seguenti: 1. S. Agnese in
    Chianti; 2. S. Cristina a Ligliano; 3. S. Donato a Verzeto; 4. S. Giorgio alla Piazza; 5. S. Giovanni alla Rondinella; 6. S. Giusto a Ricavo; 7. S. Jacopo a Pietrafitta; 8 S. Leonino in Conio; 9. S.
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    Lorenzo a Tregole; 10 S. Lorenzo a Grignano; 11 S. Martino a Cispiano; 12. S. Michele alla Leccia; 13. S. Michele a Rencine; 14. S. Miniato a Fonterutoli; 15. S. Niccolò a Sterzi; 16. (ERRATA: S. Pietro a Cagnano) S. Pietro a Cignano; 17. S. Quirico a Montenano; 18. S. Salvadore alla Castellina.
    La Comunità mantiene un chirurgo e un maestro di scuola elementare.
    Nella Castellina vi è un mercato che cade nel giorno di mercoledì, con più tre fiere annuali, nel 24 giugno, nel 24 agosto e nel mercoledì dopo la terza domenica di settembre.
    Sopravvede per la giurisdizione civile e criminale il Vicario Regio di Radda, dov’è la cancelleria comunitativa e l’ingegnere di Circondario. L’ufizio di esazione del Registro è a Greve, la conservazione delle Ipoteche e la Ruota in Siena.

    POPOLAZIONE della Comunità della CASTELLINA nel CHIANTI a tre epoche diverse

    - nome del luogo: S. Agnese in Chianti, titolo della chiesa: S. Agnese (Pieve), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Siena, abitanti nel 1551: n° 124, abitanti nel 1745: n° 308, abitanti nel 1833: n° 287
    - nome del luogo: CASTELLINA, titolo della chiesa: S. Salvadore (Prepositura), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
    abitanti nel 1551: n° 231, abitanti nel 1745: n° 550, abitanti nel 1833: n° 688
    - nome del luogo: Cispiano, titolo della chiesa: S. Martino (Cura), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Firenze,
    abitanti nel 1551: n° 53, abitanti nel 1745: n° 55, abitanti nel 1833: n° 69
    - nome del luogo: Conio, titolo della chiesa: S. Leonino (Pieve), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
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    abitanti nel 1551: n° 247, abitanti nel 1745: n° 416 (con S. Giovanni Battista e S. Michele, Rondinella e Leccia), abitanti nel 1833: n° 542 (con S. Giovanni Battista e S. Michele, Rondinella e Leccia)
    - nome del luogo: Rondinella e Leccia, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista e S. Michele (annesso), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
    abitanti nel 1551: n° 96, abitanti nel 1745: n° 416 (con S. Leonino, Conio), abitanti nel 1833: n° 542 (con S. Leonino, Conio)
    - nome del luogo: Fonterutoli, titolo della chiesa: S. Miniato (Prioria), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
    abitanti nel 1551: n° 116, abitanti nel 1745: n° 27, abitanti nel 1833: n° 69
    - nome del luogo: *Grignano, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
    abitanti nel 1551: n° 190, abitanti nel 1745: n° 83, abitanti nel 1833: n° 174
    - nome del luogo: Lignano, titolo della chiesa: S. Cristina (Prioria), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Firenze,
    abitanti nel 1551: n° 183, abitanti nel 1745: n° 159, abitanti nel 1833: n° 207
    - nome del luogo: Montenano, titolo della chiesa: S. Quirico (Prioria), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Firenze,
    abitanti nel 1551: n° 152, abitanti nel 1745: n° 136, abitanti nel 1833: n° 163
    - nome del luogo: *Piazza, titolo della chiesa: S. Giorgio (Prioria), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
    abitanti nel 1551: n° 108, abitanti nel 1745: n° 93, abitanti nel 1833: n° 119
    - nome del luogo: *Pietrafitta, titolo della chiesa: S. Jacopo (Prioria), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
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    abitanti nel 1551: n° 197, abitanti nel 1745: n° 195, abitanti nel 1833: n° 240
    - nome del luogo: Rencine, titolo della chiesa: S. Michele (Pieve), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
    abitanti nel 1551: n° 229, abitanti nel 1745: n° 243 (con S. Pietro, Cagnano), abitanti nel 1833: n° 193 (con S. Pietro, Cagnano)
    - nome del luogo: Cagnano, titolo della chiesa: S. Pietro (soppresso), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
    abitanti nel 1551: n° 28, abitanti nel 1745: n° 243 (con S. Michele, Rencine), abitanti nel 1833: n° 193 (con S. Michele, Rencine)
    - nome del luogo: *Ricavo, titolo della chiesa: S. Giusto (Pieve), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Firenze,
    abitanti nel 1551: n° 62, abitanti nel 1745: n° 46, abitanti nel 1833: n° 87
    - nome del luogo: Sterzi, titolo della chiesa: S. Niccolò (Pieve), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Firenze,
    abitanti nel 1551: n° 59, abitanti nel 1745: n° 74, abitanti nel 1833: n° 141 (con S. Donato, Verzeto)
    - nome del luogo: Verzeto, titolo della chiesa: S. Donato (soppresso), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Firenze,
    abitanti nel 1551: n° 33, abitanti nel 1745: n° 45, abitanti nel 1833: n° 141 (con S. Niccolò, Sterzi)
    - nome del luogo: Tregole, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria), diocesi cui apparteneva prima del 1592: Fiesole,
    abitanti nel 1551: n° 75, abitanti nel 1745: n° 191, abitanti nel 1833: n° 210
    - totale
    abitanti anno 1551: n° 2183
    - totale
    abitanti anno 1745: n° 2621

    Frazione di popolazioni provenienti da altre Comunità

    - nome del luogo:
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    Bolsano, titolo della chiesa: S. Lucia (Prioria), comunità dalla quale deriva: Poggibonsi, abitanti anno 1833: n° 19
    - nome del luogo: Lecchi, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Prioria), comunità dalla quale deriva: Poggibonsi,
    abitanti anno 1833: n° 6
    - nome del luogo: Panzano, titolo della chiesa: S. Leonino (Pieve), comunità dalla quale deriva: Greve,
    abitanti anno 1833: n° 54
    - totale
    abitanti: n° 79

    - TOTALE
    abitanti anno 1833: n° 3268

    Le parrocchie e i luoghi con l’asterisco * dipendono dalle Diocesi qui designate. Tutti gli altri luoghi furono dati e sono attualmente del vescovato di Colle.

    CASTELLINA IN CHIANTI. – Si aggiunga. L'epoca del primo fortilizio eretto alla Castellina è segnalata da una provvisione della Signoria di Firenze del 1 Aprile 1400, con la quale si ordinò d'innalzare un fortilizio nelle parti del Chianti in luogo detto la Castellina, dove però esistevano le mura castellane, state restaurate nel 1403. –Nel dicembre del 1451 Rosso di Niccolò di Antonio dei Ricasoli fu spedito commissario della Repubblica Fiorentina alla Castellina posta fra la Val d'Elsa e la Val di Pesa per invigilare alle nuove fortificazioni di quella Terra. – (GAYE, Carteggio inedito ecc. Vol. 1 Append. 2).
    Nel 1833 la Comunità della Castellina del Chianti contava 3068 Abitanti e nel 1845 ne noverava 3364, cioè:


    CASTELLINA,
    Abitanti N.° 824
    Chianti (S. Agnese in)
    porzione, Abitanti N.° 166
    Cispiano,
    Abitanti N.° 75
    Conio (S. Agnese in)
    porzione, Abitanti N.° 582
    Fonterutoli,
    Abitanti N.° 82
    Grignano,
    Abitanti N.° 181
    Ligliano,
    Abitanti N.° 223
    Mortenano (
    porzione), Abitanti N.° 183
    Piazza,
    Abitanti N.° 160
    Pietrafitta (
    porzione), Abitanti N.°
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    232
    Rencine,
    Abitanti N.° 196
    Ricavo,
    Abitanti N.° 106
    Sicelle (
    porzione), Abitanti N.° 60
    Sterzi,
    Abitanti N.° 143
    Tregole (
    porzione), Abitanti N.° 129

    Annessi

    Bolsano; da Poggibonsi, Abitanti N.° 18
    Lecchi;
    da Poggibonsi, Abitanti N.° 6
    TOTALE
    Abitanti N.° 3366

    CHIANTI (Clantum) Vasta, montuosa, boschiva e agreste contrada, celebre per i suoi vini, per il saluberrimo clima e più celebre ancora per la sua posizione geografica, la quale può dirsi nel centro della Toscana Granducale, cioè, fra il grado 28° 55’ e 29° 10’ di longitudine e 43° 25’ e 43° 35’ di latitudine; ed è nei monti del Chianti dove hanno origine cinque fiumane, le quali per tre direzioni diverse e per altrettanti valloni fluiscono; finalmente è nel Chianti dove si toccano i territorj di cinque antiche diocesi, Arezzo a levante, Siena a ostro, Volterra a ponente (attualmente Colle) Firenze e Fiesole a settentrione.
    Niuno scrittore, nè alcun dicastero governativo ha indicato finora quali fossero i limiti e l'estensione della provincia del Chianti. Imperocchè, dal canto loro i Senesi considerano per Chianti, non solamente una parte della Comunità di Castelnuovo della Berardenga, ma ancora di quella del Terzo di S. Martino che arriva alle porte della città; mentre dall'altro lato i Fiorentini riguardano come appendice del Chianti la parte settentrionale della Comunità di Greve e alcune frazioni delle Comunità di Barberino di Val d’Elsa e di Poggibonsi situate sul fianco, occidentale dei poggi che chiudono il Chianti dalla parte della Valle dell'Elsa.
    Nell'opposto lato dei quali poggi corre ad essi parallela da maestrale a scirocco una diramazione secondaria dell'Appennino sotto nome di
    Monti del Chianti, la di cui criniera (da Monte Muro a Monte Fenali, dodici miglia
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    di tragitto) costituisce la linea di demarcazione naturale la più costantemente adottata nella divisione politica fra la provincia del Chianti e quella del Val d’Arno superiore.
    Arroge a ciò che la Repubblica Fiorentina divise, e il Granducato Mediceo conservò il distretto politico del Chianti in tre terzi, cioè,
    Terzo di Radda, Terzo di Gajole e Terzo della Castellina, conosciuti rapporto alla disposizione militare col nome di Lega della Castellina del Chianti e rapporto al potere civile dipendenti dalla potesteria di Radda, allora subalterna al Vicariato di Certaldo, mentre quella della Comunità di Greve alla stessa epoca dipendeva dal Vicario di S. Giovanni in Val d'Arno.
    Dal che ne consegue che per regione, o vogliasi dire provincia del Chianti, si dovrebbe intendere la contrada circoscritta a grecale dal crine dei monti che stendonsi da
    Monte Muro a Monte Luco; cioè fra le sorgenti della Greve e quelle dell'Ambra; a levante da quella stessa criniera che continua da Mone Fenale per Cita mura e S. Gusmé dove la montuosità si dechina per aprire l'adito alle Valli dell'Ombrone e dell'Arbia; mentre a libeccio si rialza una diramazione di poggi che da Cerreto Ciampoli s'innoltra per Vagliagli alla Castellina. Ivi la giogaja biforca per dirigere un braccio a maestro verso S. Donato in Poggio, l'altro a levante-grecale per Radda e Cultibuono, dove collegasi ai monti che chiudono il Chianti dal lato di grecale.
    Quest'ultimo braccio, che attraversa il centro del Chianti, divide le acque del fiume Pesa, che vuotasi nell'Arno, da quelle del fiume Arbia, che in direzione contraria a quella del fiume Pesa và a fluire nell'Ombrone senese. In guisa che il Chianti può dirsi il pernio di
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    divisione fra due fiumi reali e fra le due Valli maggiori della Toscana.
    Se incerti furono, e tuttora conservansi i confini del Chianti, assai più incerta è l'origine della sua denominazione; comecchè l'etimologia più plausibile ne sembri quella derivata dal verbo
    Clango, quasi nato dall’antico stato agreste della contrada coperta di selve, e forse un dì destinata alle clamorose caccie baronali.
    La quale congettura viene avvalorata dalle denominazioni di
    Brolio, di Avane e di Avenano, che per lunga età conservarono le primitive pievi del Chianti, cioè, S. Felice in Avane, S. Marcellino in Avenano, S. Pietro Avenano, nomi tutti che dalla voce a Venando sembrarono originati. – Vedere AVANE e AVENANO.
    Se non fu errore dell’amanuense che scrisse
    Chianti invece di Campi, si potrebbe citare come la più antica memoria relativa al nome e contrada del Chianti un istrumeuto dell’anno 790 appartenuto alla badia di S. Bartolommeo a Ripoli presso Firenze. Al qual monastero i pronipoti del suo fondatore confermarono fra le altre cose una corte in Clanti (sic) cum integro salingo. Se non che ci dà occasione di dubitare dell’equivoco di quel nome il trovare i saliceti proprj de’luoghi umidi e in pianura, mentre la regione del Chianti è asciutta e montuosa; e il sentire ripetere nell’istrumento medesimo res illa salinga in loco Campi, cioè, nella pianura palustre di Campi, che è 6 miglia a ponente di Firenze. (SOLDANI Histor. Passinian. – LAMI. Mon. Eccl. Flor.)
    Meno dubbia si mostra la storia e lo stato agreste del Chianti verso il mille; sia quando il marchese Ugo, nel 998, assegnava alla badia di Poggibonsi beni che possedeva in
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    Avenano presso Coltibuono, in Ama e a Gajole; sia allorchè il marchese Bonifazio di lui successore, nel 1004, donava alla badia fiorentina fra le altre corti le possessioni che aveva a Brolio, a S. Regolo e a Radda.
    I quali due documenti ci fanno strada per condurci ad arguire, che il distretto del Chianti, posto sul confine di cinque antiche città, doveva nei secoli X e XI servire di appannaggio ai marchesi della Toscana, mentre esercitavano essi le funzioni di vicarj dei re d'Italia; innanzi che la maggior parte della stessa contrada fosse divisa fra i conti rurali e le badie di Passignano, di Montemuro, di Coltibuono, ec.
    Alle selve e alle bandite baronali del Chianti subentrarono a poco a poco coltivazioni di olivi, di gelsi e di viti basse, le quali producono una squisitissima qualità di vino, giustamente celebrato dal Redi nel suo Bacco in Toscana. –
    Vedere RADDA, GAJOLE, ALBOLA (S. SALVADORE in).
Localizzazione
ID: 1135
N. scheda: 13490
Volume: 1; 6S
Pagina: 552 - 555; 61 - 62
Riferimenti: 25090
Toponimo IGM: Castellina in Chianti
Comune: CASTELLINA IN CHIANTI
Provincia: SI
Quadrante IGM: 113-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1685039, 4815468
WGS 1984: 11.28849, 43.47081
UTM (32N): 685103, 4815643
Denominazione: Castellina in Chianti, dei Trebbiesi - Chianti
Popolo: S. Salvatore alla Castellina (con annesso S. Bartolommeo a Godennano)
Piviere: S. Leolino in Conio
Comunità: Castellina in Chianti
Giurisdizione: Radda
Diocesi: (Fiesole) Colle
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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