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Alberese - Badia dell'Alberese - Maremma Toscana

 

(Alberese)

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    ALBERESE nella Maremma Grossetana. Vasta tenuta nella parrocchia di Santa Maria alla Grancia sulla sinistra del fiume Ombrone Diocesi di Sovana, Comune, Giurisdizione e Compartimento di Grosseto da cui è 7 miglia toscane a ostro. – Risiede la villa e annessa cappella di San Robano in prossimità della via Aurelia tra il litorale e la paludina dell'Alberese. Ebbe nome da un'antica Badia di Benedettini oggi detta la Grangia dell'Alberese posta sopra un poggio di calcarea stratiforme compatta (Alberese dei Toscani) sulla ripa sinistra dell'Ombrone, 2 miglia toscane a scirocco da Grosseto. Al quale monastero riferisce un'elargizione di decime fatta, nel 7 Aprile del 1101 da Ildebrando vescovo di Roselle in presenza di San Bernardo, e una lettera del Papa Calisto II al successore del vescovo predetto (UGHELLI Ital. Sacr.)– Un istrumento di concordia, sotto il 29 Marzo 1199, fra Lotario abate dell'Alberese e Vernaccia Abate di Sestigna, si conserva nel R. Archivio Diplomatico fra le pergamene di Sant'Agostino di Siena. – Dopoché dal pontefice Giovanni XXII, nel 1221, fu concesso il monastero dell'Alberese con le sue adiacenze ai cavalieri di Rodi, il gran maestro Villanuova l'assegnò in prebenda al gran priorato di Pisa, che vi eresse una specie di castello, presidiandolo a difesa del luogo dalle incursioni dei ladroni e dei corsari. Più tardi passò in enfiteusi ai Granduchi di Toscana della dinastia Medicea, dai quali l'ottennero i principi Corsini, che recentemente hanno riceduto la tenuta dell'Alberese all'Augusto regnante Leopoldo II, mercé cui fu dato opera alla bonificazione della sua palude. Alla bocca di Ombrone, tanto dal lato della Trappola, quanto da quello dell'Alberese esistevano vaste Saline sino dai tempi più remoti. A queste probabilmente vuolsi riferire un diploma di Arrigo III del 17 Luglio 1051 a favore della badia di Sant'Antimo in Val d'Orcia, col
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    quale concesse a quei monaci anche 30 saline in Campo Albiniano. – Vedere GROSSETO.
    La parrocchia della Grancia con la Cappella curata di San Robano dell'Alberese conta 10 abitanti.

    ALBERESE nella Maremma Grossetana. – Vasta tenuta nella parrocchia di S. Giovanni Battista a
    Montiano, e non in quella di S. Maria alla Grancia come fu scritto in quell’Articolo, Comunità e Giurisdizione e circa miglia 3 a scirocco di Grosseto, Diocesi di Soana. – Vedere MONTIANO.

    MAREMMA TOSCANA (
    Marittima). – Sotto il nome specifico di Maremma o di Marittima toscana, che i geografi antichi, gli storici, gli economisti, e gli antiquarj raramente troveranno indicato innanzi il mille, sotto questo nome di Maremma, viene comunemente designata una porzione più o meno estesa del continente che guarda, o che si avvicina alla spiaggia del Mare toscano, a partire dalla bocca di Magra fino alla foce del Chiarone, passato il Lago di Burano. – La qual Maremma suole suddividersi in altrettante sezioni, quanti furono i contadi o distretti delle città marittime; cioè la Maremma Lunense o di Lunigiana, la Maremma Pisana, la Volterrana, la Populoniese, ora Massetana, la Grossetana, già Rosellense, la Sovanese, ossia Orbetellana. All’Articolo LITTORALE TOSCANO si separarono coteste sezioni marittime in altrettanti bacini; e fu circoscritto il bacino di Luni fra il promontorio di Capo Corvo e Montignoso; si segnalò fra Montignoso e i Monti livornesi il secondo bacino, ossia quello della Maremma pisana (compresa la sezione intermedia lucchese del territorio di Camajore e Viareggio). Il terzo bacino spettante alla Maremma volterrana fu circoscritto dai monti livornesi fino al promontorio di Populonia; al di là del quale sottentra la Maremma massetana che abbraccia il
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    seno di Piombino fino al Capo della Troja. A questo promontorio incomincia la Maremma grossetana, che si estende di là fino al Colle Lungo all’oriente della bocca d’Ombrone. Costà subentra il sesto bacino, ossia l’ultima sezione della Maremma sovanese, conosciuta più comunemente sotto il vocabolo di Maremma orbetellana, la quale arriva sino al torrente Chiarone.
    Dissi poco sopra, che raramente il nome di
    Maremma trovasi scritto innanzi il mille, giacchè una delle più antiche memorie, in cui si adopri il distintivo di Marittima, per designare un paese non affatto littoraneo, è un istrumento dell’anno 790, esistente nell’Arch. Arciv. Lucch. Trattasi della vendita di un cafaggio con casa massarizia posta in finibus Maritima in loco Columnata, il quale cafaggio aveva da un lato la via pubblica, dall’altro lato il fiume Brona, o Bruna. – Vedere COLONNA DI BURIANO.
    La
    Maremma toscana confina sempre per un lato col mare, per l’altro coi monti più o meno discosti dalla pianura intermedia, la quale può dichiararsi la vera maremma, mentre nè i promontorii, nè i monti che nascondono la loro base nel mare potrebbero rigorosamente qualificarsi, rapporto allo stato fisico, per una Maremma.
    Partendo da questi principii, dirò, che la più piccola sezione della Maremma toscana è nella provincia di Lunigiana, come quella che lascia una corta ed angusta pianura fra i monti e il mare. Ad essa seconda, per rapporto all’estensione respettiva, è la Maremma volterrana, fra Rosignano e il porto Baratti; terzo in linea di ampiezza mi sembra il bacino massetano, cui succede quello di Grosseto, mentre la pianura pisana e l’altra fra la Fiora e Talamone costituiscono le due più vaste sezioni della Maremma toscana.
    All’Articolo LITTORALE TOSCANO, e a quello
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    di GROSSETO (Vol. II. p. 548, e 704) accennai quali fossero i bacini, nei quali maggiormente si è protratto il lido toscano mediante le torbe trascinate dai fiumi in una spiaggia sottile colmata gradatamente da materie lasciatevi dalle acque terrestri, state poi respinte e ammontate sulla spiaggia dalle traversie; per modo che fra quei tomboli le acque dolci vanno promiscuandosi alle marine, che vi ristagnano a danno dell’umana economia.
    Tutti i documenti fisici e storici si danno la mano per provare quanto il bacino pisano mediante il concorso delle materie fluitate dopo il secolo XIII andasse deteriorando, e quindi gradatamente dopo il secolo XVI come la stessa pianura nelle sue condizioni fisiche ed economiche tornasse a migliorare; mentre altrettanto peggiorò l’altro più vasto bacino meridionale della orbetellana
    Maremma senza quasi retrocedere un attimo verso il miglioramento.
    Premesse le quali cose dirò, che la superficie territoriale della Maremma toscana può geograficamente definirsi quella lunga striscia di pianura circoscritta da scirocco a maestro tra la
    Magra e il Lago di Burano, e fra grecale e libeccio dall’ultima linea dei monti subappennini e dal lido del mare. – Dissi geograficamente, non già economicamente definita, perchè sotto l’aspetto geografico non si debbono contemplare le influenze fisiche, nè altre cause che possano in qualche maniera aver contribuito, o che tuttavia concorrono a rendere maligna l’aere delle sopra descritte sezioni della nostra Maremma. – Nè tampoco è scopo di questo libro indagare, se la malignità dell’aria nella toscana marittima s’indebolisca a date distanze, o seppure cessi affatto sulla schiena della giogana che l’avvicina, non essendo questo il luogo da dover contemplare tutte le circostanze locali che potrebbero aver avuto concorso nel facilitare e diffondere i mortiferi miasmi maremmani.
    Generalmente parlando le valli littoranee, che furono o che sono tutt’ora soggette al morbo maremmano,
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    si riducono precipuamente a quelle, nelle quali, o per difettosa giacitura, o per poca inclinazione del suolo, s’impaludarono o s’impaludano tuttora le acque terrestri, cui facilmente promiscuarsi per le foci dei loro emissarii quelle del mare.
    Il bacino pisano, a cagion d’esempio, da Livorno al lago di Porta era divenuto per tali cause malsano fino dal secolo XIV, e forse anche prima.
    Della mal’aria, cui era soggetta la città di Pisa a quella stessa età, ne diede un cenno Boccaccia. – Della malsanìa di Livorno al secolo XVI ne fu data contezza in un capitolo del medico Orsilago. – Di Viareggio fa solenne testimonianza la storia moderna dopo le opere idrauliche di Bernardino Zendrini. – Di Colle Salvetti e della contigua pianura parlano a sufficienza le cronache pisane all’anno 1345.
    Il bonificamento della Maremma pisana andò di bene in meglio dopo la grande operosità dell’Uffizio de’Fossi, e mercè i progressi dell’industria agraria, commerciale e manifatturiera, conseguenza dell’aumentata sua popolazione; e lo stato di salubrità in cui trovasi attualmente Pisa con la sua campagna, risponderà più eloquentemente che in parole col fatto a coloro i quali tuttora dubitassero del buon esito dei provvedimenti dalla paterna sollecitudine dell’Augusto Granduca LEOPOLDO II ordinati per la bonificazione delle massetane e grossetane maremme. Dondechè fidando degli esempii testè rammentati, non fia da reputare precoce il preludio di colui che credesse non essere molto lontano quel giorno (ed io faccio voti perchè si avvicini) di poter dire che si vive bene a Grosseto come a Pisa, a Castiglion della Pescaja come a Viareggio.
    Queste idee lusinghiere infatti furono emesse da una tal voce che i dotti, gli economisti e i politici giustamente stimano, mentre esse vengono sempre più avvalorate da un fatto incontrovertibile di vedere giornalmente bonificato il littorale fra Livorno e Pietrasanta, dopo essere stato per tanti secoli soggetto
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    alle stesse perniciose e malefiche qualità, dalle quali è afflitta la maremma di Grosseto….. E quando ancora (soggiungeva quella voce) non riuscisse di apportare a quel paese la perfezione, cui si trova ridotta la campagna pisana, sembrerebbe sempre essersi ottenuto assai, qualora la grossetana si riducesse coltivabile in qualche modo, e in qualche modo abitata in tutte le stagioni dell’anno.
    Giova frattanto consolare l’animo di sì lusinghiere speranze anzichè lasciarci spaventare dai funesti augurj di chi vorrebbe sopra argomenti fallaci spaventarci con idee ipotetiche e vane, come fia quella di voler credere, che il livello del mare si vada lentamente rialzando, e darci quasi ad intendere, ad imitazione del buon Villani, che le spiagge della Toscana siano divenute disabitate ed inferme per lo moto dell’ottava sfera del cielo, in guisa che non si possa trovare antidoto contro il veleno che spopola le nostre Maremme. –
    Vedere Alcune mie osservazioni intorno al clima delle Maremme nell’Antologia di Firenze, Vol. XI, agosto dell’anno 1823.
    In quanto allo stato fisico parziale dei varii bacini della Maremma toscana invierò il mio lettore agli articoli BIBBONA, BOLGARI, GROSSETO, LAGO DI PORTA, LIVORNO, LUNI, MAGLIANO, MASSA MARITTIMA, MONTIGNOSO, ORBETELLO, PADULE DI CASTIGLIONE, PIETRASANTA, PIOMBINO, PISA RIPARBELLA, ROSIGNANO, SARZANA, VIAREGGIO.

    MAREMMA TOSCANA (
    Marittima). Dissi che sotto questo nome raramente innanzi il mille si trova indicata la Maremma Toscana. Avvegnaché prima di quella età fra i pochi documenti superstiti che ne facciano parola non ne conosco che due spettanti al secolo Villaggio uno de' quali del marzo 738, rogato in Massa Marittima e l'altro del febbrajo 766 scritto in Pistoja. Con quest'ultimo Gaidoaldo medico dei due re Desiderio e Adelchi donò al Monastero di S. Bartolommeo da esso fondato fuori del primo cerchio delle mura di Pistoja anche una sua corte
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    posta in Marittima nella Val di Cornia.
Localizzazione
ID: 116
N. scheda: 1460
Volume: 1; 3; 6S
Pagina: 61; 68 - 70; 9, 136
Riferimenti: 34770
Toponimo IGM: Alberese
Comune: GROSSETO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 128-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1672670, 4726164
WGS 1984: 11.10794, 42.67013
UTM (32N): 672734, 4726338
Denominazione: Alberese - Badia dell'Alberese - Maremma Toscana
Popolo: (S. Robano ad Alberese) S. Giovanni Battista a Montiano
Piviere: S. Giovanni Battista a Montiano
Comunità: Grosseto
Giurisdizione: Grosseto
Diocesi: Sovana
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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