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Castelnuovo dell'Abate - Cave di Marmi

 

(Castelnuovo dell'Abate)

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    CASTELNUOVO DELL’ABATE in Val d’Orcia. Castello con pieve prepositura (SS. Jacopo e Filippo) nella Comunità Giurisdizione e Diocesi di Montalcino, da cui è 6 miglia toscane circa a ostro, Compartimento di Siena.
    È situato sopra un’elevata collina, appiè della quale dal lato di ostro scorre il fiume Orcia, mentre nell’opposta pendice nasce il rivo che diede il nome alla valle di Starzia, nel cui seno risiede la celebre Badia di S. Antimo.
    Ebbe nome dell’
    Abate, stante che per lunga stagione vi tennero signoria gli abati dell’accennato monastero, compreso nel distretto di Castelnuovo.
    Si chiamò
    nuovo questo castello dopo che i monaci di S. Antimo lo riedificarono sui ruderi di un vecchio castellare, la di cui origine rimontare deve a tempi assai remoti. Avvegnachè fu nei suoi contorni dove si rintracciarono lapidi e altre memorie etrusche o romane, parte delle quali vennero illustrate da eruditissimi archeologi della scorsa età.
    Ad ogni modo non abbiamo dati da assicurare, se a questo paese debbasi riferire quel castello senza nome, che con una parte del monte, Arrigo III, nel 17 luglio 1051, fra le altre cose donò all’abate de
    SS. Antimo e Sebastiano in Val di Starzia. Vedere ABAZIA di S. ANTIMO.
    La pieve di Castelnuovo era anticamente sotto l’invocazione di S. Giovanni, siccome lo dichiara un istrumento da Pepone di
    Percena rogato nella stessa chiesa li 11 febbrajo 1333. È un atto di investitura, col quale Jacopo de’Tolomei di Siena abate del monastero di S. Antimo e conte palatino conferisce a Guccio del fu Borghini chierico fiorentino, e per esso a Nardo Armaluccio preposto della chiesa di Castel del Piano, un canonicato nella pieve di S. Giovanni a Castelnuovo dell’Abate; e ciò in vista che la pieve di Castelnuovo era
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    di giuspadronato del suo monastero; per il quale canonicato l’abate assegna al benefiziato la rendita di trenta staja di grano misura senese. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Badia a Settimo).
    Prese il titolo che attualmente porta de’SS. Jacopo e Filippo verso il principio del secolo XV: giacchè negli statuti di Castelnuovo dell’Abate fatti nel 1433, in un articolo apposito viene decretata la festa di S. Jacopo.
    Nel 1293, vertendo lite fra Pieruccio del fu mess. Jacopo de’Tolomei e i monaci di S. Antimo per cagione di un mulino posto sull’Orcia, e per la terza parte del cassero e corte di Castelnuovo, oltre la metà della quarta parte per indiviso del
    Piano di Massareta, che il nominato Tolomei teneva ad enfiteusi del monastero, con istrumento del 12 luglio di detto anno il Tolomei cedè all’Abazia di S. Antimo tutte le ragioni che gli competevano su di ciò. (ARCH. delle RIFORMAG. di SIENA, Balzana n° 34.)
    La stessa terza parte del palazzo, corte e distretto di Castelnuovo fu concessa ad usufrutto sei anni dopo (19 dicembre 1299) dal procuratore dell’ordine dei Guglielmiti, Marco abate di S. Antimo, a favore e sollievo di mess. Tuto del fu Taverna, e di sua moglie (
    ivi).
    Tali enfiteusi con l’andare degli anni si rivolsero a favore della comunità di Castelnuovo, la quale continuò a godere sino al secolo ultimo scorso il diretto dominio di tanto territorio quanto è quello corrispondente a un dipresso alla terza parte del suo distretto.
    Nell’anno 1360 il piccolo recinto di Castelnuovo fu circondato di
    mura, ora quasi tutte rovinate; nella quale opera si spesero lire 830 dalla Repubblica di Siena, per conto e ordine della quale risiedeva costà un giusdicente di seconda classe.
    Non ostante ciò gli abati di S. Antimo continuarono ad esercitare in
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    Castelnuovo e suo distretto una certa giurisdizione e padronanza. A cagione di che, essendo nata vertenza fra il comune di Castelnuovo e l’abate di S. Antimo, i reggitori del governo di Siena, con deliberazione degli 8 marzo 1411, dichiararono obbligati quei terrazzani a continuare all’abazia il solito tributo annuo di moggia otto grano (ivi).
    Tali diritti e giurisdizioni, dopo il 1462, si rifusero nei vescovi di Montalcino, che il pontefice Pio II dichiarò abati commendatarj di quel dilapidato monastero. Devesi a uno di questi Vescovi (monsignor Fabio Vecchi) il palazzo a uso di villa fabbricato nel punto più elevato e nella più bella esposizione di Castelnuovo, poco lungi dalla graziosa palazzina dei nobili Bellanti di Siena. Anche la chiesa prepositura fu restaurata dai vescovi di Montalcino suoi patroni, ed è pregiabile un affresco dipinto nel 1597 in una lunetta di questa chiesa dal senese Ventura Salimbeni.
    Nel poggio di Castelnovo dell'Abate sono abbondanti cave di alabastro bianco, agatato, venato e a onde di tinta cangiante, in guisa che sembra una varietà dell'alabastro orientale, anche rapporto ai principj dai quali è formato. Avvegnachè questa roccia non è già un solfato di calce, o alabastro gessoso, come quello descritto all'articolo
    Castellina Marittima, ma sivvero un carbonato calcare concrezionato, una specie di travertino semigranoso, traslucido e suscettibile di un pulimento perfetto.
    In quanto alla giacitura, I'alabastro di Castelnuovo trovasi costantemente subalterno a una calcarea compatta stratiforme, di tinta rossastra o azzurrognola, attraversata da frequenti vene e filoni più o meno potenti di candido spato calcare.
    L'alabastro agatato per lo più è sottoposto a quello bianco di apparenza marmorea. Con quest’ultimo furono fabbricati, non solamente il monastero e la grandiosa antica chiesa di .S. Antimo, ma tutti i lavori di quadro e di ornato di edifizj posteriori eretti in Castelnuovo o nelle sue vicinanze.
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    Più ricercato per uso di ornato è l'alabastro a onde o venato, conosciuto nelle arti sotto il nome di alabastro di Siena, sebbene questa città ne sia 28 miglia toscane lontana.
    Trovansi tali cave sulla pendice scoscesa del poggio di Castelnuovo dal lato di occidente, là dove ripido precipita nel letto dell’Orcia.
    Il difficile accesso, e più che altro la mancanza di vie rotabili che da Castelnuovo lungo il letto dell'Orcia portino sino al ponte d'Orcia sulla strada Romana, o che rimontino il fiume Asso sino alla posta di Torrenieri, ha reso quasi inutile una produzione minerale, unica forse in questo genere fra noi, e che fornire potrebbe un ramo d'industria al paese, un materiale eccellente all'architettura e alla statuaria.
    Nel distretto di Castelnuovo, di fronte allo sbocco del
    Lente nell'Orcia, esiste una villa, gia degli Accarigi, ora dei nobili Bellanti di Siena, la quale porta il nome di Velona.
    La parrocchia di Castelnuovo dell'Abate nel 1594 contava 547 abitanti; nel 1640 ne aveva 429; nel 1675 era ridotta a 319; nel 1745 a soli 285 individui; mentre nel 1833 era risalita a 513 abitanti.

    CASTEL NUOVO DELL’ABATE in Val d’Orcia. – Dove dice. – Nel distretto di Castelnuovo di fronte allo sbocco del
    Lente nell’Orcia, deve leggersi di fronte allo sbocco del Zancone nell’Orcia.
Localizzazione
ID: 1163
N. scheda: 13800
Volume: 1; 6S
Pagina: 566 - 567; 62
Riferimenti: 53410
Toponimo IGM: Castelnuovo dell'Abate
Comune: MONTALCINO
Provincia: SI
Quadrante IGM: 129-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1705211, 4763351
WGS 1984: 11.51826, 42.9967
UTM (32N): 705274, 4763525
Denominazione: Castelnuovo dell'Abate - Cave di Marmi
Popolo: SS. Jacopo e Filippo a Castelnuovo dell'Abate
Piviere: SS. Jacopo e Filippo a Castelnuovo dell'Abate
Comunità: Montalcino
Giurisdizione: Montalcino
Diocesi: (Chiusi) Montalcino
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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