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Castelnuovo di Val di Cecina - Cave di Marmi

 

(Castelnuovo di Val di Cecina)

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    CASTELNUOVO di Val di Cecina. Grosso castello capoluogo di Comunità, unita a quella di Monte Castelli, con chiesa arcipretura (S. Salvadore) nella Giurisdizione di Pomarance, Commissariato e Diocesi di Volterra, Compartimento di Pisa.
    Risiede in monte fra e sorgenti del torrente
    Possera, che nasce sulla schiena del suo poggio, e il torrente Pavone che gli scorre più d'appresso dal lato di levante.
    È fabbricato a tre ordini o ripiani uno sopra l'altro; il più basso, che è il borgo, si avvicina alla ripa sinistra del
    Pavone: la via di mezzo, che ha le case quasi alla pari dei tetti di quelle del borgo, gira tortuosa sino al comignolo del castello, dov'è la piazza, la chiesa e il palazzo Fabbrini, già pretorio, e anticamente rocca.
    Di questo paese ignorasi l’origine e il nome innanzi che si appellasse Castelnuovo; seppure non era quella
    Castellina che insieme con Elci, Cornia, Bucignano e altri luoghi del Volterrano contado l’imperatore Federigo I, sino dal 1164, restituì in feudo al Conte Alberto III nipote del Conte Alberto I di Prato che gli aveva perduti o alienati.
    Simile privilegio fu rinnovato dall'imperatore Ottone IV, nel 1210, a favore dei fratelli Alberto, Mainardo e Rinaldo, figliuoli tutti del Conte Alberto III sunnominato.
    Vero è che sino dai primi anni del secolo XIII questo paese portava il distintivo di
    Castelnuovo di Montagna, siccome tale appellossi anche il Sesto della Diocesi Volterrana che comprendeva le pievi di Sillano, Morba, Gerfalco, Prata, Commessano, Radicondoli, Tocchi, Luriano e Chiusdino. È rammentato Castelnuovo di Montagna in un istrumento fatto nel 29 aprile 1210 sul fiume Cecina, col quale i Lambardi di Castelnuovo, valvassori di Rinaldo conte di Elci, di Castelnuovo, di Monterotondo ec. prestano
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    giuramento di sudditanza al Comune di Volterra, nell’atto che investono i rappresentanti di questa città della giurisdizione di Castelnuovo di Montagna e del suo distretto. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Volterra).
    Nel 2 agosto 1212, mentre fu ripetuto dai
    Lambardi, o nobili di Castelnuovo, il patto di accomandigia alla città di Volterra, si accordò a quest’ultima facoltà di poter eleggere i consoli in Castelnuovo, di pubblicare bandi e pene, e di esercitarvi ogni altra sovrana giurisdizione (ivi).
    Finalmente nel dì 11 maggio 1213 il Conte Rinaldo del fu Conte Alberto, stando nella chiesa di S. Germano di Ghezzano in Val d'Era, vende al Comune di Volterra nelle mani di Gullo suo potestà tutti gli uomini, case, terreni, boschi, diritti, ragioni o possessioni immobili che gli appartenevano nel cassero di Castelnuovo, sua corte e distretto, per il prezzo di lire mille moneta volterrana; oppignorando per evizione del contratto tutti i beni e diritti che godeva a metà per indiviso del castello di Elci, con l'obbligo di fare acconsentire a tutto ciò la contessa sua moglie. La quale donna di fatto prestò il suo consenso con atto rogato lì 26 maggio 1213, in
    Castro Ilci in palatio comitis Rainaldi.
    Dopo alienazione si fatta gli uomini di Castelnuovo, con atto pubblico del 12 giugno 1213, prestarono giuramento di sudditanza al Comune di Volterra (
    ivi).
    Pochi anni dopo nacque vertenza di confini distrettuali tra il Comune di Castelnuovo e quelli di Sasso e di Leccia, per cui il giudice delegato dalla città di Volterra troncò la lite con sentenza del 24 dicembre 1229 (
    ivi).
    I Lambardi di Castelnuovo, i quali non avevano ancora alienato tutti i loro diritti e sostanze con istrumento fatto in Lustignano lì 29 marzo 1246, venderono al Comune di
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    Volterra ogni possesso e azione che avevano sulla metà della signoria, consolato, bandi, dazj, collette, pedagio ed esazioni di tutti i beni e terre di Castelnuovo, suoi borghi e distretto; ed inoltre cederono alla stessa città 16 braccia di terra posta presso la torre fondata nel cassero sopra Castelnuovo per ritirare da tuttociò il prezzo di lire 315 pisane (ivi).
    Dopo che i Fiorentini, nel 1254, erano entrati ostilmente nella città di Volterra onde riformare il suo governo a parte Guelfa, gli uomini di Castelnuovo, nel dì 27 dicembre dello stesso anno, 1254, adunatisi nella chiesa parrocchiale di S. Salvadore, prestarono giuramento ai rappresentanti del Comune di Volterra per l'osservanza di alcuni divieti relativi all'estrazione di granaglie, e di altri commestibili sino a una data epoca.
    Castelnuovo sul finire del secolo XIII era già divenuto uno dei castelli più importanti del distretto Volterrano, stante che al libro dell’estimo, o della
    Lira, fatto nel 1288, si trova il Comune di Castelnuovo impostato per la somma di lire 13100, che è la maggiore somma, dopo quella delle Pomarance, di cui furono gravati i 27 Comuni del contado Volterrano.
    Imposizione sì fatta sembra che riuscisse troppo gravosa ai Castelnovesi, i quali, volendo sgravare la loro patria dai debiti contratti, fecero stanziamento, li 6 luglio 1289, di affittare per il tempo e termine di 22 anni a Nuccio, detto
    Cioncolo, del fu Moronte da Volterra le cave di allume e le vene dello zolfo per il prezzo di lire 200 pisane.
    Castelnuovo era stato munito e ridotto a luogo forte molto innanzi che AIfonso di Aragona re di Napoli, nel novembre del 1447,conducesse il suo esercito nel Volterrano, e mettesse a saccomanno molti luoghi di questa contrada, fra i quali Castelnuovo, (benchè, al dire di alcuni storici coevi, fosse questo un luogo
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    suscettibile da potersi difendere). Nella quale invasione il nemico non rispettò tampoco gli edifizi, dove si fabbricava il zolfo, l'allume, il vetriolo, ec. (CECINA. Notizie istoriche di Volterra).
    Ed essendosi il re Alfonso partito l’anno dopo dal territorio volterrano, il solo Castelnuovo restò occupato da Antonio Petrucci senese, quel nemico ostinato dei Fiorentini, che nel 1434 trovammo ospite traditore a
    Brolio nel Chianti. In vista di ciò i Volterrani avendo scritto lettere di doglianze ai Senesi senza ottenere effetto, voltarono il pensiero alla forza, e ajutati dai Fiorentini, dai quali ebbero una mano di armati sotto la condotta di Luca degli Albizzi,del conte d'Urbino e di Giuliano Vespucci, riconquistarono Castelnuovo nel dì 11 ottobre del 1448. (CECINA I. c.)
    Dopo tale avvenimento Castelnuovo restò, unito al governo di Volterra sino a che esso con tutto il distretto venne eretto nel 1639 in marchesato dal Gran Duca Ferdinando II a favore del senatore Luca degli Albizzi. La stessa concessione fu rinnovata dal Gran Duca Francesco II, nel 1738, in testa del nipote Luca degli Albizzi, che vi dominò sino alla promulgazione della legge sull'abolizione dei feudi Granducali.
    È ignota l’epoca in cui la parrocchia di S. Salvadore di Castelnuovo fu staccata dalla pieve a
    Morba, della quale era sempre suffraganea all’epoca del sinodo diocesano (anno 1356).
    Essa fu dichiarata arcipretura nel 1666, ingrandita e rimodernata nel 1746.
    Di un’altra chiesa esistita in Castelnuovo o nel suo territorio sotto l’invocazione di S. Pietro fa commemorazione una bolla di Alessandro III spedita il dì 1 maggio 1176 alla badia di Palazzuolo a Monteverdi, al quale monastero, fra le altre giurisdizioni confermò tuttociò che esso possedeva nella corte di Castelnuovo cum ecclesia S. Petri ejusdem curtis.
    Vi era inoltre costà un ospedale registrato nel catalogo delle chiese
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    Volterrane stato redatto nel 1356 durante il sinodo preaccennato.
    Comunità di Castelnuovo e Monte Castelli di Val di Cecina. Il territorio di questa Comunità situato fra lo sviluppo di due Valli (la Cornia e la Cecina) che sono due magazzini inesauribili di metalli, di acque salse, di solfatare, di lagoni, o fumacchi e di mofete, questo territorio insieme con quello disunito di Monte-Castelli occupa una superficie di 18781 quadrati, 635 dei quali sono presi da letti di fiumi, borri, torrenti e da strade. Vi si trova in tanto spazio una popolazione di 2304 abitanti, a ragione di 103 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Sono due distretti divisi fra loro da quello di
    Monte Cerboli, stato una volta, e recentemente ritornato a far parte, della Comunità delle Pomarance. Quello di Monte Castelli, situato nella parte inferiore della valle, trovasi a grecale di Monte Cerboli, mentre il territorio di Castelnuovo occupa la parte superiore a ostro di Monte Cerboli.
    Tutto insieme confina con cinque Comunità; tocca a levante la Comunità di Elci per i poggi che fiancheggiano il valloncello del
    Pavone, dove entra nel torrente medesimo che rimonta per breve corso dal lato di scirocco-levante sino al di là della strada pedonale che sale a Gerfalco. Costà volgendo a ostro sale sul monte del Castagneto, dove attraversa la strada Regia di Massa marittima, e trova la Comunità delle Pomarance. Giunto sul giogo, denominato la Serra del Colombiano, volgesi a ostro-ponente per scendere nel borro Lungajo e nel rio Pisinciano, primi tributarj del fiume. Cornia, al pari di quello della Pescina rossa
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    che trova poco dopo.
    A questo punto volta faccia a settentrione per risalire il Poggio che separa le acque della Cornia da quelle del torrente
    Possera confluente della Cecina: nel quale ultimo torrente s’incammina per il fosso dei Bellori. Mediante il Possera i due territorj comunitativi camminano di conserva nella direzione da ostro a settentrione sino al Bagno a Morba. Costà la Comunità di Castelnuovo lascia a ponente il Possera, per salire il poggio della Lama che ha nel suo grembo occidentale i famosi Lagoni ossia Fumacchi di Monte Cerboli, per varcare sul valloncello del Pavone, in cui acquapende il suo fianco orientale, e fin dove arrivano le due Comunità. Alla ripa di quest’ultimo torrente di fronte a levante la Comunità di Castelnuovo torna a contatto con quella di Elci lungo l'alveo del Pavone, che rimonta sino al punto donde si partì. L’altra porzione del territorio di Castelnuovo spettante alla Comunità riunita di Monte Castelli si ritrova circa mezzo miglio più sotto del Pavone, dove, a partire dalla sponda destra del torrente, confina con la Comunità di Elci mediante un borratello, col quale sale il poggio alla destra della vallecola, di faccia a settentrione-grecale, e di là per il borro di Ricavolo scende nel torrente Fodera, incamminandosi con esso nel fiume Cecina. Costà cessa la Comunità di Elci, e subentra a confine quella di Radicondoli, per il tragitto di un miglio mercè l’alveo del fiume nominato, e per altrettanto cammino mediante termini artificiali, dopo i quali rientra nella Cecina e abbandona la Comunità di Radicondoli. Succede a quest’ultima dal lato di grecale il territorio di Casole,
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    quindi un miglio sotto la Comunità di Volterra, con la quale seguita il corso del fiume sino alla confluenza del torrente Possera. Costà ritorna a contatto la Comunità delle Pomarance, e insieme con essa rimonta il Possera medesimo di faccia a ponente per un miglio e mezzo sino al rivo della Fonte di Silano. Quà piegando verso libeccio passa dietro il colle di S. Dalmazio per ritornare nel torrente Pavone al punto del primo distacco.
    Una sola strada rotabile, la Regia provinciale Volterrana, da pochi anni trapassa da questa Comunità per condurre da Volterra a Massa marittima. Tutte le altre vie sono malagevoli e appena praticabili dalle bestie da soma.
    I corsi di acqua maggiori, che bagnano il territorio in questione, sono i due torrenti
    Possera e Pavone, influenti della Cecina al punto dove questo fiume serve di confine settentrionale al territorio spettante a Monte Castelli, dove si trova forse il più elevato poggio di questa Comunità, quale sarebbe quello della Rocca a Sillano, la cui cima trovasi a 933 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
    La superficie territoriale di che si tratta è totalmente montuosa, mentre i valloncelli percorsi dai torrenti sopranominati non lasciano nel loro fondo un campo che non sia a
    bacio, o qualche spazio che possa dirsi veramente pianura.
    Ma nel cupo seno di questa superficie gibbosa, fra le angustie di due profondi canali, presso la chiave di due opposte valli, nell'incrociatura di due diverse diramazioni di monti, sul di cui nodo fu piantato il paese di Castelnuovo, costà, io diceva, presentasi una scena imponente e portento all’occhio del fisico, che vede in un diametro di poche miglia sbuffare dalle viscere della terra mofete, bulicami e solfatare, acque minerali, piriti, gas-acidi e
    salse pregne
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    di una quantità portentosa di acido borico.
    Quest’ultimo prodotto costituisce un nuovo importantissimo ramo d’industria nazionale, che introduce in Toscana circa 200000 lire per anno, industria tanto più sicura e pregevole, in quanto che non vi ha paese in tutta Europa che conti una ricchezza minerale di tale natura e di tanta poca spesa per impetrarla.
    Castelnuovo ha i suoi bulicami (
    lagoni) quasi alle porte del castello, lungo la ripa sinistra del torrente Pavone, alla base orientale del poggio stesso, dal cui fianco occidentale emergono i fumacchi di Monte Cerboli: mentre nel rovescio del monte stesso di Castelnuovo, dove nasce il fiume Cornia, scaturiscono altri bulicami che dai vicini castelli portano il nome di Serazzano, Sasso, Leccia, Lustignano, e Monte-Rotondo.
    Simili fumacchi compariscono saltuariamente dal suolo di natura calcareo-alluminifero, facendosi strada fra mezzo a un terreno soffice di tinta grigia, sparso quà e là di spiragli e di piccole cavità, dalle quali soffiano i vapori dei lagoni con cupo sibilo (se il suolo è asciutto) o con romoroso fracasso e denso vapore bianchissimo, quando nelle cavità donde emergono vi si raccoglie dell’acqua.
    La quantità di acido borico che giornalmente si estrae dalla società mercantile che attualmente possiede tutti i lagoni sunnominati supera le 3000 libbre per giorno.
    I più estesi e i più laboriosi
    soffioni sono situati fra Monte Cerboli e il Bagno a Morba. Quelli di Castelnuovo non forniscono attualmente che una sesta parte del quantitativo accennato, per quanto essi sembrino dei primi comparsi alla luce o almeno i più conosciuti rapporto alla storia. Vedere LAGONI.
    La confezione dell’allume, che un dì si estraeva dalle rocce alluminifere di questa stessa contrada, fu da lunga mano abbandonata, stante forse la concorrenza di più
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    ricche allumiere a Monte Leo presso Monte Rotondo, e a Montioni nei poggi inferiori della Cornia.
    Le allumiere di Castelnuovo, dal 12 settembre 1559 sino al primo ottobre del 1560, somministrarono all’Arte della Lana di Firenze, per conto della quale si travagliavano, libbre 111241 di allume. Nel 1566 le allumiere medesime erano state abbandonate in riguardo (dice una relazione) all’esservi mancata la pietra. (TARGIONI
    Viaggi)
    La stessa sorte incontrò la fabbrica del vetriolo verde (solfato di ferro) che si otteneva contemporaneamente con l'allume esponendo le terre ricche di solfuro di ferro e di allumina all’aria umida.
    La storia economica di questa contrada sino dal secolo XIII fa menzione delle sue cave di allume, molto innanzi ciò che si scuoprissero le allumiere della Tolfa nelle Maremme romane. Al vetriolo e alle alluminiti di Castelnuovo sembra che volesse riferire il Mercati quando parlava delle varietà dei vetrioli del
    Volterrrano e dell’Allume scissile della stessa contrada. (Metall. Vatic.)
    Maggiori notizie ne diede il Targioni nei suoi Viaggi per la Toscana, e il Bartalini in una memoria inserita negli Atti dei Fisiocritici di Siena. (T. V)
    Le antiche terme del Bagno a Morba sono al confine sì, ma fuori del territorio di Castelnuovo. Una piccola polla di acqua ferruginosa scaturisce sulla pendice del poggio poco sopra i
    lagoni dalla parte settentrionale del castello, mentre verso ponente-libeccio sullo stesso monte del Castagneto in mezzo alle selve di quest’albero benefico trovansi vaste putizze o mofete, le cui esalazioni solforose spandonsi assai da lungi, e sono incomode più di quelle dei fumacchi o lagoni al viaggiatore che ispira le une dal lato di ponente e gli altri dalla parte di levante. Le mofete più estese trovansi presso il
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    diruto castellare ora villa e tenuta di Bruciano circa 2 miglia toscane a ponente-libeccio di Castelnuovo. Vedere BRUCIANO in Val di Cecina.
    Non già da questi contorni, ma nelle vicinanze dei lagoni di Castelnuovo si estraeva fra le gessaje il
    zolfo, le di cui vene furono date in affitto dalla Comunità di Castelnuovo unitamente alle cave delle allumjere nell’anno 1280, come fu poco sopra accennato.
    Ad eccezione delle mofete, gli altri vapori, come quelli dei lagoni non recano danno all'economia animale; né pare che essi infettino l'ambiente atmosferico, tostochè in Castelnuovo, che non è 300 passi lontano dai fumacchi, si respira un’aria salubre e fresca nell’estate, rigida bensì e umida nell’inverno.
    Fra i prodotti agrarj di questo territorio il frutto dei vasti castagneti, che rivestono tutto il monte situato a ponente di Castelnuovo, dà il sostentamento a una gran parte degli abitanti, taluni dei quali vivono con l’industria dei lavori di quel legname per farne botti, barili, bigonce e altre masserizie campestri.
    I possidenti terrieri traggono un altro, e forse il maggiore profitto, dal bestiame grosso, dal lanuto e dai majali, essendovi estesissimi pascoli naturali, specialmnte nelle pendici dei monti che acquapendono nella
    Cornia e nel torrente Possera, mentre sterili e nudi di piante arboree si mostrano i poggi che chiudono la vallecola dal Pavone.
    Si coltiva in alcune piagge anche la vite, quantunque il suo vino sia crudo e poco spiritoso.
    Fra le raccolte di granaglie contasi la segale, il vecciato, l’orzo e qualche poco di legumi. La cultura delle patate è troppo scarsa ai bisogni nel caso di una qualche carestia.
    Ad eccezione dei lavori di castagno e delle arti indispensabili alla vita sociale, non si trovano costà industrie manifatturiere di una qualche considerazione.
    Imperocchè la produzione dell’acido borico dei lagoni consiste in
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    una mano d’opera di poche persone che lavorano per conto di una società privata, la quale pochi anni sono acquistò dalla Comunità in enfiteusi quel suolo.
    Si tiene in Castelnuovo una sola fiera, che cade nel dì 28 agosto.
    Col regolamento economico del 1 aprile dell’anno 1776 il territorio di questa Comunità fu formato di tutta la giurisdizione feudale del soppresso marchesato, ad eccezione di una parte del suo popolo e distretto che si estendeva nella tenuta di Bruciano, la qual porzione venne aggregata in quel giorno stesso alla Comunità delle Pomarance.
    Risede nel capoluogo per conto della Comunità un medico e un maestro di scuola. Un chirurgo ha stanza in Monte
    Castelli.
    La Comunità di Castelnuovo dipende nel civile dal potestà delle Pomarance, dove ha la sua cancelleria. In quanto al criminale e agli atti di governo vi sopravvede il Commissario Regio di Volterra, dov’è l’ufizio di esazione del Registro e la conservazione delle Ipoteche. La Ruota è a Firenze.

    POPOLAZIONE della Comunità di CASTELNUOVO e MONTE CASTELLI a tre epoche diverse

    - nome del luogo: CASTELNUOVO, titolo della chiesa: S. Salvadore (Pieve Arcipretura), abitanti nel 1551: n° 928, abitanti nel 1745: n° 698, abitanti nel 1833: n° 1439
    - nome del luogo: MONTE CASTELLI, titolo della chiesa: SS. Jacopo e Filippo (Pieve),
    abitanti nel 1551: n° 583, abitanti nel 1745: n°388, abitanti nel 1833: n° 696
    - nome del luogo: Silano, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Pieve),
    abitanti nel 1551: n° 200, abitanti nel 1745: n° 121, abitanti nel 1833: n° 169
    - totale
    abitanti del 1551: n° 1711
    - totale
    abitanti del 1745: n° 1207
    - totale
    abitanti del 1833: n° 2304

    CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA – In fine si
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    aggiunga, che in cotesto paese nel secolo XVIII venne alla luce il diplomatico Filippo Brunetti, distinto autore del I Volume distribuito in tre Parti del Codice Diplomatico.
    Il Tribunale di Prima istanza è in Firenze, l’amministrazione economica ed il provveditore della Camera della Comunità trovasi in Pisa.
    Nel 1833 la Comunità di
    Castel Nuovo di Val di Cecina contava 2304 Abitanti e nel 1845 ne aveva 2587, come appresso; avvertendo che la parrocchia di Castelnuovo in quest’ultimo anno mandava una frazione di 7 individui nella Comunità di Pomarance.

    CASTELNUOVO (
    porzione), Abitanti N.° 1647
    Monte Castelli,
    Abitanti N.° 745
    Sillano (Rocca a),
    Abitanti N.° 186

    Annessi

    S. Dalmazio; da Pomarance, Abitanti N.° 9
    TOTALE
    Abitanti N.° 2587
Localizzazione
ID: 1173
N. scheda: 13910
Volume: 1; 6S
Pagina: 574 - 579; 62 - 63
Riferimenti: 53410
Toponimo IGM: Castelnuovo di Val di Cecina
Comune: CASTELNUOVO DI VAL DI CECINA
Provincia: PI
Quadrante IGM: 119-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1654846, 4785757
WGS 1984: 10.90704, 43.21028
UTM (32N): 654910, 4785931
Denominazione: Castelnuovo di Val di Cecina - Cave di Marmi
Popolo: S. Salvadore a Castelnuovo
Piviere: (S. Cerbone a Morba in Montecerboli) S. Salvadore a Castelnuovo Val di Cecina
Comunità: Castelnuovo Val di Cecina
Giurisdizione: Pomarance
Diocesi: Volterra
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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