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Chiusi del Casentino, Casentinese - Casentino - Chiusa, Chiuse, Chioso, Chiosi, Chiusura e Chiusure

 

(Chiusi della Verna)

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    CHIUSA, CHIUSE, CHIOSO, CHIOSI, CHIUSURA e CHIUSURE. Nomi che traggono tutti la loro radice dalla voce Clusa, o Clausa; la quale, presa sotto l'aspetto geografico, sino dai tempi longobardici significava una stretta profonda gola di monti, per cui si serra una Valle: come le Chiuse della Savoja e del Tirolo nelle Alpi; la Chiusa del Furlo nell'Appennino di Gubbio, la Chiusa o Chiuse lungo la Torrite Cava in Garfagnana; la Chiusa nella foce di Val di Marina fra la Caldana e Monte Morello, ec.
    Politicamente presa la voce medesima, sino della stessa età longobarda equivaleva a termine di frontiera, a un passaggio custodito sul confine del regno ossia di qualche
    Marca, ad oggetto di sorvegliare l'ingresso e l'egresso dei passeggeri.
    Di che ne fanno sufficiente prova le nuove leggi di Astolfo e di Rachi recentemente trovate dal ch. Carlo Troja in un codice del secolo X spettante all'antico monastero della Cava nel ducato di Benevento. La prima delle quali leggi di Rachi ordina alle guardie sui confini delle Marche di sorvegliare i nemici e gli esploratori, come pure
    fugaces exientes suscipere; sed nullus homo par eas (marcas) introire possit sine jussione aut epistola regis. Inoltre si ordinava al doganiere (Clusarius) di non lasciare escire per locos positos uomo alcuno senza segno o lettera del re, (vale a dire senza passaporto) volendo che s'interrogassero diligentemente i pellegrini per sapere, donde venivano, e a qual fine, dum ad ingrediendum venerint ad CLAUSAS NOSTRAS qui ad Romam ambulare disponunt.
    Nella V legge del re Astolfo, in quello stesso codice riportata, si ordina di restaurare le
    Chiuse dirupate, e di porvi una guardia, ut nec nostri homines possint
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    transire sine voluntate regis, neque extranei possint ingredere in patriam nostram.
    Anche la legge IX dello stesso re Astolfo rammenta, le
    Chiuse del Regno rapporto alle guardie che avessero trascurato o permesso ai ladri di transire foris Clausas. (PROGRESSO di NAPOLI, Fascicolo I anno 1832).
    Ad imitazione dei re, i baroni longobardi adoprarono in seguito il termine
    Chiusa o Chiusura per esprimere una loro speciale bandita, un parco circondato da siepi o da alti ripari, un luogo in somma riservato all'uso dei padroni.
    A quest'ultima classe appartiene la
    Chiusa del Casentino, da cui derivò il castello e distretto di Chiusi; la Chiusa di Vicarello e delle Parrane presso Colle Salvetti, la Chiusa o Chiusura Obertenga di Val di Chiana, quella di Rassinata sul Cerfone, il Chiusure di Val d'Ombrone senese, e forse il Chiosi e il Chioso di Lunigiana, ec.
    Idrograficamente considerata la stessa appellazione di
    Chiusa equivale da lungo tempo siepe, steccato, argine, o altro riparo, come la Chiusa de'Monaci in Val di Chiana, ec. – Vedere CHIUSURA e CHIUSURE.

    CHIUSA, CHIUSE ecc. – Rispetto alle CHIUSE politiche o di frontiera ai tempi del regno de’ Longobardi in Italia, si aggiunga quanto disse Anastasio nella vita del Pontefice Adriano II, parlando de' suddetti italiani contrarj al re Desiderio, dove soggiunge: esservene stati molti di loro fuggiti dal regno (Longobardo) al comparire de' Franchi in Italia e tra questi a
    Omnes habitatores ducatus Firmani, Auximani, Anconitani et de Castello Felicitati, et ipsi de CLUSIS LONGOBARDORUM fugientes, reversi sunt ad prefatum Pontificem.
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    (MURAT Script. Rerum Ital. T. III. P I.)

    CHIUSI DEL CASENTINO (
    Clusium già Clusa) nel Val d’Arno Casentinese. Piccolo Villaggio con diruta rocca e pretorio, già capoluogo di una contea, poi di potesteria, siccome lo è sempre di estesa Comunità e di piviere nel Vicariato Regio di Poppi, Diocesi e Compartimento di Arezzo.
    Ebbe nome dalla sua posizione, mentre la rocca di Chiusi trovasi sul varco fra il
    Sasso dell’Alvernia e Monte Foresto, dove si chiude la Valle superiore dell’Arno a contatto di quella più alta del Tevere, nel grado 29° 36’ 4” di longitudine e 43° 42’ 3” di latitudine, 11 miglia toscane a levante di Poppi, 7 miglia toscane da Bibbiena nella stessa direzione, altrettante a maestro-ponente della Pieve di Santo Stefano, e un miglio toscano circa a scirocco dal Santuario dell’Alvernia.
    Fu da molti gratuitamente creduto questo il paese dei
    Chiusini nuovi di Plinio; onore certamente superiore a un’orrida bicocca, com’è questa del Chiusi Casentinese, detto eziandio di Rassina dal torrente omonimo che dalle pendici occidentali di Chiusi trae la prima origine, mentre dal lato orientale nasce il torrente Tritesta, uno tributario dell’Arno, l’altro del fiume Tevere.
    Dissi già all’articolo di
    Chiusi città, che a volere anche accordare all’espressione Pliniana di Clusini novi la creazione di un paese nuovo, piuttosto che di gente nuova trapiantata in un vecchia città, difficile sarebbe altronde di poter persuadere, che a cotanta distanza e in una contrada già occupata dagli Aretini, volesse spatriare gente da Chiusi, dove appunto esisteva tanto e si fertile territorio da farne parte agli estranei, piuttosto che essi stessi abbandonare i loro campi per andare in cerca di orride selve nel più aspro Appennino della Toscana.
    Ne molto meno si vorrà prestar fede all’apocrifo
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    frammento dell’itinerario di Antonino, fabbricato con tante sozzure da fr. Annio Viterbese, per farci credere che da Chiusi prendesse il nome di Clusentino, e che fosse questo l’Appennino, dove Annibale si aprì il passo per la Toscana.
    La reminiscenza più remota di questa contrada potrebbe riportarsi al privilegio di Ottone I spedito da Ostia, li 7 dicembre dell’anno 967, a favore di un suo fedele per nome Goffredo figlio del fu Ildebrando, al quale confermò in feudo gran parte dell’Appennino appartenente attualmente alle Comunità di Chiusi, di Chitignano, della Pieve Santo Stefano, di Verghereto e della Badia Tebalda. Entravano a far parte di un tal feudo il monte
    Calvano, le foreste del Trivio, del monte Foresto, e di Corezzo nel Contado Aretino sino alla pietra Verna, le corti di Vivaja, di Compito, di Clotiniano, ec.; le quali ultime corti si dicono situate nel contado Chiusino. Ma avvegnachè i paesi di Compito e di Chitignano spettano entrambi al Casentino, vi è ragione di dubitare, che siavi corso errore dalla parte del copista, se non fu qualche altro equivoco.
    Fatto stà, che il Chiusi del Casentino sino dai primi secoli dopo il mille designavasi col nome di
    Clusa, come se denotar si volesse la Chiusa, Clausa o Serra in cui questo luogo è situato, cioè, fra la valle Arnense e la Tiberina.
    Con tale appellazione si trova notato in un istrumento del maggio 1119
    actum in castro Clusae. Furono tre fratelli signori di quel castello, cioè Orlandino, Guglielmo e Monaldo figli d’Ildebrandino che rinunziarono ai monaci di Camaldoli il giuspadronato della badia di Selvamonda nel Casentino con tutti i beni annessi. –
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    Vedere BADIA di SELVAMONDA.
    Già si vide all’articolo BADIA di SELVAMONDA che la sua fondazione rimonta al mille per opera di un nobile Griffone autore dei conti di Chiusi e di Chitignano.
    Al che giova qui aggiungere un placito di Ermanno legato dell’imperatore Arrigo III pronunziato nel dicembre del 1046 nel palazzo del Duomo vecchio di Arezzo alla presenza del marchese Uguccione del fu marchese Ranieri del Monte S. Maria, di Uberto Bocci Visconte, e di molti altri nobili del contado Aretino, fra i quali i fratelli
    Griffone e Sasso figli d’Ildebrando. (CAMICI De'march. di Toscana.)
    Questi due ultimi nomi per avventura ci richiamano ai fondatori di due badie appartenute ai conti di Chitignano e di Chiusi,
    a due fratelli probabilmente nati da quell’Ildebrando, a cui l’imperatore Ottone I concesse la vasta contea del Chiusi Casentinese, di quella contea medesima, della quale un discendente dei tre fratelli residente in Chiusi, (il famoso conte Orlando) nel 1213 donò a S. Francesco una porzione della sua contea col crudo sasso, dove da Cristo prese l’ultimo sigillo. A un Orlando de Cluse, figlio del precedente, riferisce un istrumento del 21 febbrajo 1272 relativo alla cessione di alcune terre poste nel territorio del castello di Bulciano presso Chiusi.- Vedere BULCIANO e BULCIANELLA in Val Tiberina.
    Se era quel medesimo Orlando di Chiusi, a cui fu diretta una lettera da Guittone di Arezzo poeta e cavaliere Gaudente, poco interessa al nostr’uopo ricercare.
    Gioverà per altro il sapere, che i conti di Chiusi erano a quella stessa età feudatarj della cattedrale di Arezzo, nella guisa che tali li dichiara una deliberazione emanata nella piazza di Bibbiena li 29 ottobre 1261 dal vescovo Guglielmino Ubertini, contro Orlando
    de Cluse, Niccolò ed Alberto suoi
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    fratelli per avere questi accolto nelle loro terre i ribelli, e ricusato di alloggiare di notte i fedeli del Vescovato di Arezzo; cosicché Guglielmino dichiarò Orlando di Chiusi e i suoi fratelli decaduti da ogni feudo ab Aretina Ecclesia per eos detento. (ARCH. della CATTEDR. di AREZZO).
    Bisogna però che tali misure fossero precarie, o che mancassero del loro effetto, tostochè nel 7 luglio dell’anno 1274 quattro figli del conte Orlando seniore (Guglielmo, Orlando, Cangio e Bandino) con atto pubblico approvarono la donazione del monte e territorio dell’Alvernia fatta a favore di S. Francesco da Orlando loro padre. (ANNAL. CAMALD.)
    Arroge a ciò l’alienazione di beni nel castello di
    Bulciano col consenso del Conte Orlando suddetto, all’articolo BULCIANO rammentata, e quella del castello di Calaneccia pure del territorio di Chiusi eseguita nel 1296 da donna Mambilia del fu Ildebrando di Chiusi a favore della badia del Trivio. – Vedere CANANECCIA o CALANECCIA.
    Il castello col distretto di Chiusi, nel 1324, fu tolto armata mano agli antichi suoi dinasti dal valoroso Guido Tarlati vescovo di Arezzo, dal quale passò in potere di Pier Saccone di lui fratello e dei suoi nipoti, sino a che questi nel 1360, dopo la caduta di Bibbiena, furono espulsi da tutto il territorio di Chiusi, ad onta che uno di essi (Guido di Pier Saccone) difendesse la Rocca di Chiusi con somma ostinatezza.
    Cessò in Chiusi e nel suo distretto ogni dominio dei Tarlati, degli Ubertini, dei conti di Montedoglio e di Caprese dopo che la Repubblica fiorentina, per la compra fatta nel 1384 di Arezzo e suo contado, entrò nelle ragioni di quella città; e fu d’allora in poi che la Signoria di Firenze inviò in Chiusi un nobile cittadino a esercitare l’ufizio di podestà; cui pochi anni dopo aggregò
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    anche la giurisdizione di Caprese, con l’obbligo di risiedere alternativamente sei mesi nella rocca di Chiusi, e sei mesi nel pretorio di Caprese. Fu in quest’ultima residenza, dove nel 6 marzo 1474 ab incarnatione (1475 stile comune) venne alla luce Michel più che mortal Angel divino, figlio di Lodovico, mentre questo era potestà di Chiusi e di Caprese.
    Attualmente non restano in Chiusi che gli avanzi della sua rocca e pochi miseri casolari presso la pieve.
    Comunità di Chiusi Casentinese. – Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 29961 quadrati dei quali 826 quadrati sono presi da strade, da torrenti, borri e altri corsi d’acqua. Vi si trova una popolazione di 1777 abitanti a ragione di 49 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Irregolarissima è la figura di questo territorio, la quale (seppure fosse conciliabile un tal paragone), rappresentare si potrebbe al profilo del celebre
    torso della statua di Belvedere, voltando il dorso dal lato orientale, verso la Valle Tiberina, il torace dalla parte occidentale che guarda il Casentino, e con il ginocchio tocca la sponda dell’Arno, mentre alla cavità dell’ombelico figura il sasso dell’Alvernia, e poco lungi dal femore la rocca di Chiusi.
    Confina con 9 Comunità. Dal lato di levante sino a grecale, dove acquapende nel Tevere, il territorio di Chiusi ha di fronte la Comunità di Caprese, a partire dalla strada che viene da Chitignano al luogo detto la
    Casella sul monte Foresto, per inoltrarsi di là fra i suoi sproni orientali nel borro di Fontaquillo; quindi prende la via che passa da Moggibiani; al qual punto ripiega verso grecale-levante per introdursi nella strada di Montalone, e poi scedere nel fosso Tritesta, di cui ne seguita il corso per
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    circa mezzo miglio toscano sino che arriva con esso nel torrente Singerna.
    Costà, dopo aver rimontato alquanto il torrente preaccennato, abbandona la Comunità di Caprese e trova quella della Pieve S. Stefano, con la quale attraversa la strada di Compito, per salire verso una delle prime fonti del
    Singerna (il fosso di Mezzo) dirigendosi a grecale sulla sommità del Bastione. A questo punto, dove si annodano tre grandi ramificazione dell’Appennino centrale (la Faggiola di Camaldoli, Monte Coronaro con le Balze, Monte Foresto con l’Alpe di Catenaja), dove si riuniscono tre Valli maggiori (Tevere, Arno e Savio) dove si danno la mano tre vescovi (Sarsina, Sansepolcro, Arezzo); a questo punto si trovano a confine tre Comunità, cioè quella di Chiusi, che lascia su questa eminenza il territorio della Pieve S. Stefano per accostarsi a quello della Comunità di Verghereto, con la quale, voltando faccia da grecale a maestro, seguita la giogana centrale dell’Appennino sino presso al varco di Romagna, ossia alla strada di Bagno che trova sul monte di Biforco. Costà è dove la Comunità di Verghereto dà luogo a quella di Bagno, con la quale il territorio di Chiusi fronteggia lungo l’Appennino di Corezzo sino al lungo di Mandrioli. Là incontra la Comunità di Poppi, con la quale questa di Chiusi, piegando da settentrione a maestrale scende dal crine del monte, e per il fosso dell’Andria s’introduce nel torrente Archiano, che trova al mulino della badia a Prataglia. Seguitando il corso dell’Archiano nella direzione da settentrione a ostro arrivano insieme sino alla voltata che fa il torrente da ostro a ponente. Qua lascia alla sua destra l’Archiano per entrare
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    a confine con la Comunità di Bibbiena, fronteggiando con essa per il crine dei poggi di Baralla e del Sassello, donde scende nel torrente Corsalone che attraversa, dopo aver cambiata direzione da ostro a levante, sotto il casale di Pezza.
    Costà incamminandosi verso l’Appennino di Montefattucchio e di Montesilvestri forma una curva, il cui arco si dirige all’Alvernia. Presso all’osteria della
    Beccia, sotto il masso dell’Alvernia, serve di confine la strada comunicativa che viene da Bibbiena, di là scende nel fosso Tramoggiano, quindi percorre per poco quello di Lappola che lascia a sinistra per dirigersi verso la base del Montefunino, e oltrepassare nella destra ripa del Corsalone, dove abbraccia la tenuta e villa di Fonte Farneta; finchè per la strada di detta villa innoltrasi sino al fiume Arno, di cui seguita per breve cammino la corrente con la fronte volta a libeccio. – Passato lo sbocco del Corsalone, la Comunità di Chiusi trova sulla ripa opposta dell’Arno, la Comunità di Castel Focognano, con la quale ben tosto ripassa alla sinistra del fiume, attraversa la strada Regia casentinese sotto il poggio di Montecchio, davanti a cui le due Comunità cavalcano insieme presso alla sua foce il torrente Rassina
    Costà lascia il territorio di Castel Focognano, toccando dal lato di ostro per un tragitto di circa 300 passi la Comunità di Subbiano; quindi ripiega a levante per ripassare il torrente Rassina al punto in cui sottentra a confine con la Comunità di Chitignano, con la quale forma una curva rientrante verso il poggio della Croce di Sarna sulla strada che guida a Chiusi. Qua riscende nel torrente Rassina, e poscia nel fosso Rio suo tributario per
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    risalire sul monte Foresino alla Casella, dove lascia la Comunità di Chitignano e ritrova quella di Caprese.
    I maggiori corsi d’acqua che passano o che rasentano il territorio di Chiusi sono, dalla parte di Val Tiberina il torrente
    Singerna, dal lato del Val d’Arno l’Archiano, il Corsalone, e per corto tragitto lo stesso fiume Arno.
    La più elevata montuosità sembra quella del
    Bastione, della quale s’ignora l’altezza assoluta, siccome non si conosce che per approssimazione quella del monte di Penna che si alza circa 600 braccia sopra il convento dell’Alvernia, il quale si trova esso stesso 1944 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
    Fu bensì segnalata dal ch. P. Giovanni Inghirami l’altezza assoluta della sommità del
    Monte Foresto, che riscontrò essere a 2139,3 braccia sopra il livello del mare.
    Tre principali vie comunicative sono aperte nel territorio di Chiusi; una antichissima che parte da Bibbiena, rimonta il Corsalone e varca l’Appennino fra Corezzo e Montesilvestri, là dove biforca per Verghereto e per Bagno nella Valle del Savio. La seconda strada guada il Corsalone davanti a Campi per salire all’Alvernia, dove si suddivide in tre rami, uno per Chiusi, l’altro passa per Compito e guida alla Pieve S. Stefano; e il terzo per Montesilvestri e di là per Bastione passa al Trivio e a Monte Coronaro alle sorgenti del Savio. La terza via comunitativa staccasi dalla casentinese allo sbocco del torrente Rassina in Arno, rimontando il vallone del
    Rassina per Chitignano e la Casella del Monte Foresto sino a Chiusi.
    La struttura fisica del suolo di questa montuosa contrada spetta alle tre rocce stratiformi appenniniche; l’arenaria macigno che costituisce la parte superiore della montagna; la calcarea-argillosa fissile che domina nel fianco orientale, e la calcarea compatta (alberese bianco-grigio)
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    che serve di base al gran sasso di macigno su cui riposa il fabbricato e la chiusa dei frati dell’Alvernia. A settentrione di questa rupe, progredendo verso la giogana di Montesilvestri la roccia calcareo-argillosa trovasi colorita in rosso-cupo dagli ossidi di ferro e di manganese insinuati fra i filoni di quel terreno.
    Le produzioni del suolo consistono, nella parte più alpestre, in foreste di faggi, che danno il nome di
    Faggiola a tutta la giogana fra il Bastione e la Falterona. Magnifica, sebbene ristretta in un richiuso di mura, è quella di annosi abeti misti ai faggi, agli aceri e ai frassini sui fianchi e sulla cresta del comignolo del monte Penna sopra l’Alvernia. Anche il Monte Foresto è adorno di faggi, cui subentrano nei fianchi inferiori le selve di castagni. Sono queste che costituiscono il maggior prodotto della Comunità. La pecuaria è un articolo non meno importante per l’abbondanza delle praterie naturali lungo la giogana dell’Appennino. Sebbene più rari, non mancano pure le coltivazioni a varia sementa di granaglie, a viti e a olivi, le quali si trovano precipuamente verso la foce del Corsalone in Arno.
    Con regolamento speciale del 26 agosto 1776, la Comunità di Chiusi fu formata di 14 comuni già dipendenti dalla potesteria dello stesso nome; cioè: 1.
    Chiusi; 2. Rocca di Chiusi e Vezzano; 3. Compito; 4. Castellare sopra Calaneccia; 5. Corezzo: 6. Giampereta; 7. Mote Fattucchio e Dama; 10. Fognano; 11. Sarna; 12. Garignano; 13. Frassineta; 14. Montecchio.
    In Chiusi non risiede alcun magistrato civico nè giuridico. Non vi si fanno mercati nè fiere; bensì tre di queste si tengono all’Alvernia,
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    la prima nel giorno delle Pentecoste, la seconda nel giorno delle Stimate di S. Francesco (17 settembre) e la terza per la festa del Santo medesimo (4 ottobre). Presiede al governo civile e criminale di Chiusi e del suo territorio il Vicario Regio di Poppi. Ha la sua cancelleria comunitativa in Rassina, l’ufizio di esazione del Registro in Poppi, l’ingegnere di Circondario, la conservazione delle Ipoteche e la Ruota in Arezzo.

    QUADRO della popolazione della Comunità di CHIUSI CASENTINESE a tre epoche diverse

    - nome del luogo: Biforco di Montefattucchio, titolo della chiesa: S. Michele (Rettoria), abitanti nel 1551: n° -, abitanti nel 1745: n° 117, abitanti nel 1833: n° 87
    - nome del luogo: CHIUSI e Rocca, titolo della chiesa: S. Michele (Pieve),
    abitanti nel 1551: n° 454, abitanti nel 1745: n° 455, abitanti nel 1833: n° 361
    - nome del luogo: Corezzo, titolo della chiesa: S. Andra (Pieve),
    abitanti nel 1551: n° 319, abitanti nel 1745: n° 197, abitanti nel 1833: n° 263
    - nome del luogo: Dama, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 185, abitanti nel 1745: n° 235, abitanti nel 1833: n° 280
    - nome del luogo: Frassineta, titolo della chiesa: S. Egidio (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 186, abitanti nel 1745: n° 100, abitanti nel 1833: n° 105
    - nome del luogo: Giampereta, titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 162, abitanti nel 1745: n° 87, abitanti nel 1833: n° 71
    - nome del luogo: Montefattucchio, titolo della chiesa: SS. Pietro e Paolo (Pieve),
    abitanti nel 1551: n° 528, abitanti nel 1745: n° 231,
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    abitanti nel 1833: n° 212
    - nome del luogo: Monte Silvestri, titolo della chiesa: SS. Fabiano e Sebastiano (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 46, abitanti nel 1745: n° 48, abitanti nel 1833: n° 54
    - nome del luogo: Pezza, titolo della chiesa: S. Clemente (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 39, abitanti nel 1745: n° 55, abitanti nel 1833: n° 73
    - nome del luogo: Sarna, titolo della chiesa: SS. Flora e Lucilla (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 140, abitanti nel 1745: n° 115, abitanti nel 1833: n° 166
    - totale
    abitanti nel 1551: n° 2059
    - totale
    abitanti nel 1745: n° 1640

    Frazione di popoli provenienti da chiese fuori della Comunità

    - nome del luogo: Cananeccia, titolo della chiesa: S. Niccolò, comunità donde deriva: Pieve S. Stefano, abitanti nel 1833: n° 19
    - nome del luogo: Chitignano, titolo della chiesa: S. Vincenzo, comunità donde deriva: Chitignano,
    abitanti nel 1833: n° 36
    - nome del luogo: Compito, titolo della chiesa: S. Martino, comunità donde deriva: Pieve S. Stefano,
    abitanti nel 1833: n° 50
    - totale
    abitanti nel 1833: n° 105

    - TOTALE
    abitanti nel 1833: n° 1777

    CHIUSI NEL CASENTINO. – In fine. – Presiede alla giurisdizione civile di questa Comunità il potestà di Bibbiena, alla criminale il vicario R. di Poppi. La sua cancelleria Comunitativa trovasi in Bibbiena, dove risiede anche il suo ingegnere di Circondario.
    Nel 1833 la Comunità di Chiusi nel Casentino contava con gli annessi 1825 Abitanti, tostochè ivi mancano 48 Abitanti della parrocchia di
    Fontanelle. Nel 1815 la sua popolazione ascendeva a 2199 persone, come appresso :

    Biforco,
    Abitanti N.° 106
    CHIUSI,
    Abitanti N.° 426
    Compito,
    Abitanti
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    N.° 91
    Corezzo,
    Abitanti N.° 310
    Dama (
    porzione), Abitanti N.° 245
    Fontanelle (
    porzione), Abitanti N.° 55
    Frassineta,
    Abitanti N.° 109
    Gianpereta,
    Abitanti N.° 95
    Montefatucchio,
    Abitanti N.° 224
    Montesilvestri,
    Abitanti N.° 64
    Pezza,
    Abitanti N.° 89
    Sarna,
    Abitanti N.° 153

    Annessi

    Bibbiena; da Bibbiena, Abitanti N.° 182
    Rassina;
    da Castelfocognano, Abitanti N.° 50
    TOTALE,
    Abitanti N.° 2199
Localizzazione
ID: 1291
N. scheda: 16420
Volume: 1; 6S
Pagina: 511 - 512, 707, 725 - 729; 56, 73 - 74
Riferimenti: 6530
Toponimo IGM: Chiusi della Verna
Comune: CHIUSI DELLA VERNA
Provincia: AR
Quadrante IGM: 107-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1736827, 4842273
WGS 1984: 11.93974, 43.69725
UTM (32N): 736891, 4842448
Denominazione: Chiusi del Casentino, Casentinese - Casentino - Chiusa, Chiuse, Chioso, Chiosi, Chiusura e Chiusure
Popolo: S. Michele a Chiusi
Piviere: S. Michele a Chiusi
Comunità: Chiusi Casentinese
Giurisdizione: Poppi
Diocesi: Arezzo
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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