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Fitto di Cecina - Fiume Cecina - Val di Cecina, Valle della Cecina

 

(Cecina - Fiume Cecina)

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    CECINA (FITTO DI). Chiamasi comunemente Fitto di Cecina la Tenuta che fu della casa granducale Medicea, famosa per la morte di Don Garzia ivi accaduta; concessa in Fitto dal primo granduca dell’attuale dinastia Austro-Lorenese al marchese Carlo Ginori; riacquistata nel 1814 dal Gran Duca FERDINANDO III, per le cure del quale il fiume Cecina vide la prima volta sopra di esso un solido e bellissimo ponte di legno; mentre per munificenza dell’Augusto suo figlio LEOPOLDO II, la deserta Tenuta della Cecina è stata ripartita e conceduta in proprietà a laboriose e crescenti famiglie. – Vedere BIBBONA, Comunità.
    La parrocchia di S. Giuseppe al Fitto di Cecina nel 1833 contava 156 abitanti.

    FITTO DI CECINA nella Maremma volterrana. – La nuova colonia e borgata del
    Fitto di Cecina, sorta quasi per incanto dopochè comparve alla luce l’Articolo CECINA (FITTO DI) della presente opera, mi obbliga a ritornarvi sopra per darne maggior contezza, e rettificare alcune espressioni relative al casamento di bocca di Cecina per non doverlo confondere con quello del Fitto.
    Porta il nome di
    Fitto di Cecina un palazzetto fatto costruire sula ripa sinistra del fi. Cecina, lungo la via R. maremmana (antica Emilia di Scauro) dal Granduca Ferdinando I, fra il 1590 e il 1594, un poco al di sotto di un ponte di legno eretto alla stessa epoca e dopo pochi lustri rovinato.
    La Casa de’Medici possedeva costà molti beni anche prima che divenisse regnante: altri ve ne aggiunse nel secolo XVI per acquisti fatti da Cosimo I nel 1548,e da Francesco I nel 1579. Anche la Granduchessa Eleonora nel 1548 prese in affitto per l’annuo canone di scudi 200 tutti i terreni spettanti alla comunità di Bibbona.
    All’estinzione della dinastia Medicea, fu ordinata la vendita di tutte le
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    terre componenti la Fattoria della Cecina, ed il senatore Carlo Ginori ne fece l’acquisto per contratto del 27 novembre 1738. Poco dopo lo stesso Ginori, comprato che ebbe dal marchese Carlotti il marchesato di Riparbella, e aggiunti altri terreni, per acquisti fatti da varii proprietari, ottenne dal Granduca Francesco II, con dipolma del 27 giugno 1739, l’infeudazione dei paesi di Guardistallo, di Casale e di Bibbona, con facoltà al feudatario di riunire sotto una stessa giurisdizione i 4 castelli e pertinenze annesse, compresa la colonia di Cecina ch’era per formare, concedendogli a titolo oneroso l’affrancazione di quel territorio.
    Con tali ed altri sovrani favori quel marchese animoso si accinse all’esecuzione del vasto progetto che meditava, col bonificare e ripopolare quel palustre suolo. Egli pertanto consultò il celebre idraulico Bernardino Zendrini, il quale suggerì, che si scavasse primieramente nel piano di Bibbona un canale quasi parallelo al lido del mare, a partire dal punto più profondo del padule, ch’era allora fra la Cecina e la Gora della Magona, affinchè quelle acque potessero sboccare nel fiume predetto presso alla sua foce in mare, e che per sì fatto modo venissero a riunirsi in un solo alveo i due torrenti, o fossi, denominati delle
    Tane e della Madonna, i quali si perdevano nei marazzi e paduline sparse per il piano di Bibbona.
    In meno di un anno sulla riva del mare presso la foce di Cecina furono edificati il vasto casamento della nuova colonia e magazzini annessi, due grandiose cisterne, e 33 case facienti ala al palazzo per servire ai villici chiamati dal regno di Napoli e da altre contrade. – Nel tempo stesso fu posta mano a prosciugare i paludetti del piano di
    Bibbona e della Cinquantina, si dicioccarono molte terre incolte per ridurle
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    a sementa.; s’intrapresero delle piantagioni di ulivi, viti e pioppi, e si suddivisero le terre da lavorarsi ai respettivi coloni. Tale si mostrò l’attività, con la quale si progrediva in quella intrapresa, che i colti a terreni preparati per la sementa del grano, all’epoca del 1738 erano di sole saccate 373, mentre nel 1753 si trovarono aumentati sino a saccate 2000.
    Era pure intenzione del march. Ginori, oltre a far prosperare l’agricoltura nella colonia della Cecina, incoraggirvi il commercio coll’introdurvi le arti, le manifatture e la pesca dei coralli.
    Ma nel tempo che si poneva mano a tanti progetti, nel mentre si sostenevano arditissime spese per dar compimento a così vasta opera, fu pubblicata la legge del 21 aprile 1749 sopra i feudi e i feudatarj, la quale paralizzò tutte le speranze del marchese Carlo Ginori, richiamando sotto l’unisono regime del sommo imperante tutti i sudditi del Granducato. Dovè pertanto il Ginori offrire al governo la retrocessione di una vasta possessione, che per l’efficaci di lui cure incominciava a variare di aspetto.
    La restituzione del
    Fitto di Cecina fu accettata dalla Reggenza a nome del Granduca Francesco II, portata ad effetto e compita con atto pubblico del 25 novembre 1755, allorchè furono pagati al march. Ginori 90000 scudi in compensazione delle vistose spese da lui fatte in cotesta vasta, incolta, allora deserta e malsana pianura.
    Dopo tal epoca la tenuta del Fitto di Cecina fu proprietà dello scrittojo delle RR. possessioni, del banchiere Sassi e di altri; quindi tornò intieramente nei possessi della Corona, sino a che nel 1834, dopo facilitato il transito per questa contrada mediante il bel ponte di legno sul fiume Cecina, e la continuazione della strada Regia maremmana aperta con sovrana munificenza, sulla tracce dell’Emilia di Scauro, fu concessa in enfituesi perpetua una parte di quelle
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    terre a diversi privati con obbligo di costruirvi case coloniche, e di stabilirvi famiglie stazionarie. – Già nel giro di due anni sono state fabbricate quaranta comode case, abitate attualmente dai respettivi coloni, e alcune di essa con doppia famiglia. Presso il rammentato ponte trovasi già una parte di tali abitazioni poste a piccola distanza fra loro, le quali fronteggiano ai due lati la nuova strada Regia maremmana, in guisa che presentano l’aspetto di un piccolo borgo.
    Non si è provata alcuna difficoltà dai nuovi possidenti per ottenere o stanziare costà famiglie coloniche. Un fabbro ferrajo vi si è domiciliato dopo avervi fabbricata una comoda casa. Vi è stata aperta una rivendita di sale e tabacco con diverse osterie, oltre l’albergo in cui da gran tempo fu convertito il casamento del
    Fitto. Il governo inoltre ha concesso l’introduzione di una fiera annua, la quale fa sperare che sia per essere di qualche utilità ai paesi limitrofi stante la centralità del nuovo borgo di Cecina, dove forse un giorno di vedrà anche un mercato settimanale.
    Con la nuova allivellazione di altri terreni del Fitto di Cecina, a forma della notificazione del decorso novembre 1836, altre 30 case saranno per fabbricarsi costà nel periodo di soli due anni, mentre gli attendenti a tali acquisti sono in numero maggiore delle concessioni.
    Si è cominciata con buon successo la cultura delle viti, dei gelsi, e in qualche punto anche degli olivi. La prateria artificiale, sia di lupinella, sia di erba medica, vi è stata introdotta, e dall’effetto dimostrata della massima utilità.
    Il bestiame bovino non più scorre liberamente vagando per quella pianura, siccome nei tempi andati, giacchè a quello è stato sostituito il domestico, di cui già sono ripiene le rispettive stalle coloniche.
    Ma ciò che più d’ogni altro deve consolare è, che l’esperienza di due
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    anni continui ha dimostrato non essere quell’aria insalubre quanto si era temuto, mentre famiglie provenienti da luoghi interni montuosi e di aria fina, vi hanno passato due stagioni estive bastantemente in salute, e quanto sogliono goderne gli abitanti della pianura pisana.
    Ad oggetto di riparare all’introduzione dell’acqua salsa presso del Tombolo, causa potentissima, se non forse unica della malattia endemica delle pianure ricorrenti al mare, sarebbe necessario che l’amministrazione si occupasse delle due foci, della
    Cecinella e del Capo Cavallo, applicandovi cateratte mobili, siccome con evidente vantaggio si vide ai tempi nostri eseguito al Cinquale presso il lago di Porta, al Fiume morto presso Pietrasanta, e alla Fiumara di Castigione della Pescaja. – Così questa contrada che fu la prima porzione della Maremma toscana bonificata e ripopolata, potrà servire di ben augurato preludio ai miglioramenti che con mezzi più estesi si vanno attualmente operando dal magnanimo principe che dirige a sempre migliori destini la Toscana.

    FITTO DI CECINA.
    Si aggiunga Attualmente cotesto luogo è stato convertito in un borgo ridente sulla strada regia Emilia alla sinistra del fiume omonimo dove ogni dì vanno crescendo con gli abitanti, le case le botteghe, i caffè, le farmacie, gli alberghi, ecc. talchè da Livorno a cotesto Borgo, e viceversa, in alcune stagioni parte per adesso due volte la settimana una carrozza sotto il titolo ampolloso di Diligenza.
    Infatti la nuova parrocchia di S. Giuseppe al
    Fitto di Cecina nel 1845 ascendeva a 1052 Abitanti dei quali 637 nella Comunità principale di Bibbona, una frazione di 326 in quella di Riparbella ed un’altra frazione di 89 individui entrava nel territorio comunitativo di Montescudajo.

    CECINA Fiume (
    Cecina fl.). Uno dei fiumi più importanti della Toscana, non già per la lunghezza del suo corso, né
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    per la copia delle acque che conduce direttamente al mare, ma per la natura del suolo dove scaturisce e sviluppasi, per la quantità dei sali, dei solfi, delle salse, dei metalli, delle acque minerali che nel suo bacino si nascondono, e per la indole delle rocce sulle quali cammina.
    Prende origine il fiume Cecina da un piccolo rio emissario di un laghetto sul fianco orientale della
    Cornata di Gerfalco in un avvallamento, cui fa sponda dal lato settentrionale il poggio di Montieri.
    Da cotesto punto, che è a circa mille braccia sopra il livello del Mediterraneo, scende in direzione boreale per un valloncello chiuso a levante dai poggi di
    Travale, di Chiusdino, di Belforte e di Radicondoli: a ponente da quelli di Elci, di Anqua e di Monte Castelli. Giunto alla base orientale di quest’ultimo gli gira intorno per dirigere il corso verso maestrale sino a piè del poggio di Pomarance.
    In questo tragitto, arricchito dalle acque dei torrenti di
    Lucignano, di Radicondoli e di Vetrialla raccolti dal fianco destro, e da quelli del Rimagno d’Elci, del Pavone e del Possera che influiscono dal sinistro lato, fatto già fiume corre verso ponente-maestrale sopra le marne gessose e salifere delle moje volterrane, fra il colle di Montegemoli, e le pendici australi del monte di Volterra. Giunto davanti al poggio di Monte Catini di Cecina, volta faccia da ponente-maestrale a libeccio per accogliere in questa direzione, dalla ripa sinistra i grossi influenti Trossa e Sterza di Cecina, dalla destra i minori borri di Gello, di Lupicaja e di Strido, sino a che, passata
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    la gola fra Monte Scudajo e Casaglia, si spaglia nel littorale del Fitto, finchè dopo circa 40 miglia di cammino sotto il grado 28° 8’ 8’’ di longitudine e 43° 18’ di latitudine diviso in due foci, si scarica nel mare fra il seno di Vada e la marina di Bibbona, 24 miglia a settentrione di Populonia, e 22 a scirocco di Livorno.
    Attraversano questo fiume due grandi strade Regie, l’
    Aurelia o Maremmana che passa lungo il littorale, e quella che da Volterra guida a Massa Marittima; ma nessun ponte lo cavalcava prima del 1815. Nel quale anno fu costruito il bel ponte di legno sull’Aurelia, quindi, nel 1832 il ponte di pietra fra Querceto e Gello, e un terzo ponte sospeso stà costruendosi sulla strada Regia Massetana, fra le saline di S. Lorenzo e il poggio delle Pomarance.
    È altresì vero che di un ponte sulla Cecina presso il Fitto fanno menzione le carte pisane del medio evo; ma questo era un
    pontone, o navalestro, siccome lo dichiara un istrumento del 29 settembre 1204, relativo ad un tal di Bibbona Pontonario, che vendè alcune terre a Enrico Navalestro del ponte della Cecina. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte del monastero di S. Lorenzo alle Rivolte) – Vedere VAL di CECINA.

    VALLE DELLA CECINA o VAL DI CECINA. – Di cotesta Valle percorsa da una fiumana impetuosa, che dopo il giro di 40 miglia scarica le sue acque direttamente nel mare toscano, è stata fatta menzione all’Articolo CECINA, dove furono indicati i principali influenti suoi, il corso che teneva; e fu anche detto che essa era per il geologo una delle Valli più importanti del Granducato, sia per la qualità delle rocce;
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    sia per le quantità dell’acido borico e dei sali marini che ivi si raccolgono; sia per le molte acquesalse, come ancora per i metalli, per i zolfi e le mofete che scaturiscono nei valloni della medesima.
    Resta qui a dare un cenno della superficie quadrata e della popolazione delle Comunità limitrofe poste sulla pendice occidentale del Poggio al Pruno, comecchè esse tra la bocca di Cecina e la Torre S. Vincenzio versino i loro torrenti direttamente nel mare toscano.
    Dal
    Prospetto seguente apparisce, che la Val di Cecina con i valloni e vallecole annesse in una superficie territoriale di quadrati 318667,85 pari a miglia toscane 396 _ vi erano nel 1833 24319, equivalenti a circa 61 4/3 per miglia, e nel 1844 abitanti 72 per ogni miglio.

    PROSPETTO della SUPERFICIE QUADRATA e della POPOLAZIONE della VAL DI CECINA e dei VALLONI SUOI TRIBUTARJ negli anni 1833 e 1844

    1. nome del Capoluogo della Comunità: Bibbona
    superficie territoriale in quadrati agrari: 25807,92
    abitanti nel 1833: n° 814
    abitanti nel 1844: n° 1527
    2. nome del Capoluogo della Comunità: Casale
    superficie territoriale in quadrati agrari: 4219,92
    abitanti nel 1833: n° 817
    abitanti nel 1844: n° 938
    3. nome del Capoluogo della Comunità: Casole (per 1/2 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 21639,87
    abitanti nel 1833: n° 1974
    abitanti nel 1844: n° 2008
    4. nome del Capoluogo della Comunità: Castelnuovo di Val di Cecina
    superficie territoriale in quadrati agrari: 18724,31
    abitanti nel 1833: n° 2281
    abitanti nel 1844: n° 2549
    5. nome del Capoluogo della Comunità: Elci
    superficie territoriale in quadrati agrari: 19655,39
    abitanti nel 1833: n° 1221
    abitanti nel 1844: n° 1199
    6. nome del Capoluogo della Comunità: Gherardesca
    superficie territoriale in quadrati agrari: 41330,82
    abitanti nel 1833: n° 2476
    abitanti nel 1844: n° 3030
    7. nome del Capoluogo della Comunità: Guardistallo
    superficie territoriale in quadrati agrari: 6909,31
    abitanti nel 1833: n° 1140
    abitanti nel 1844: n° 1406
    8.
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    nome del Capoluogo della Comunità: Montecatini di Val di Cecina (per 2/3 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 28061,98
    abitanti nel 1833: n° 1746
    abitanti nel 1844: n° 2037
    9. nome del Capoluogo della Comunità: Montescudajo
    superficie territoriale in quadrati agrari: 5752,73
    abitanti nel 1833: n° 930
    abitanti nel 1844: n° 1059
    10. nome del Capoluogo della Comunità: Monteverdi (per 1/3 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 9473,82
    abitanti nel 1833: n° 256
    abitanti nel 1844: n° 333
    11. nome del Capoluogo della Comunità: Pomarance
    superficie territoriale in quadrati agrari: 73535,94
    abitanti nel 1833: n° 4884
    abitanti nel 1844: n° 5670
    12. nome del Capoluogo della Comunità: Radicondoli (per 2/3 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 12964,09
    abitanti nel 1833: n° 1316
    abitanti nel 1844: n° 1442
    13. nome del Capoluogo della Comunità: Riparbella
    superficie territoriale in quadrati agrari: 22997,76
    abitanti nel 1833: n° 1112
    abitanti nel 1844: n° 1809
    14. nome del Capoluogo della Comunità: VOLTERRA, città (per 1/3 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 27593,99
    abitanti nel 1833: n° 3352
    abitanti nel 1844: n° 3776

    - TOTALE superficie territoriale in quadrati agrari: 318667,85
    - TOTALE abitanti nel 1833: n° 24319
    - TOTALE abitanti nel 1844: n° 28783
Localizzazione
ID: 1365
N. scheda: 14740
Volume: 1; 2; 5; 6S
Pagina: 638 - 639, 640; 295 - 297; 648 - 649; 101
Riferimenti: 6890, 52450, 64700
Toponimo IGM: Cecina - Fiume Cecina
Comune: CECINA
Provincia: LI
Quadrante IGM: 119-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1623016, 4796691
WGS 1984: 10.51778, 43.31456
UTM (32N): 623079, 4796865
Denominazione: Fitto di Cecina - Fiume Cecina - Val di Cecina, Valle della Cecina
Popolo: S. Giuseppe al Fitto di Cecina
Piviere:
Comunità: Bibbona
Giurisdizione: Guardistallo
Diocesi: Volterra
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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