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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Cetona (alta)

 

(Cetona)

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    CETONA (Citonia) in Val di Chiana. Terra dove fu un forte castello capoluogo di Potesteria e di Comunità con chiesa collegiata nel Vicariato Regio, Diocesi e 5 a ostro-libeccio di Chiusi, Compartimento di Arezzo, da cui è 40 miglia toscane a ostro.
    Risiede l’antico castello sull’ultimo sprone orientale del monte di Cetona, intorno alla cui base esistono le abitazioni che fanno ala al borgo e ad una vasta piazza, sulla ripa destra del torrente
    Astrone, nel grado 29° 36’ 2” di longitudine e 42° 58’ di latitudine presso al confine dello Stato Ecclesiastico che trovasi miglia 2 e 1/2 a levante, quasi 6 miglia da Città della Pieve, 7 miglia a settentrione di S. Casciano de’Bagni, 10 a grecale di Radicofani; 3 scarse miglia a scirocco di Sarteano, 8 da Chianciano, e 11 da Montepulciano nella stessa direzione australe.
    Non mancano scrittori che abbiano data a questa Terra un’origine illustre e assai remota. E tale è supponibile che fosse qualora si volga lo sguardo alla topografica sua posizione cotanto prossima alla città di Chiusi, e ai copiosi monumenti etrusco-romani nei contorni di Cetona, e dei contigui paesi discoperti, per non aver d’uopo di ricorrere col Landucci, col Tommasi e col Dini a una romana colonia che supposero rammentata dal vecchio Plinio.
    Comunque fosse fatto è che finora non si è potuto citare documento scritto anteriore a quello dell’archivio delle Riformagioni di Siena del 13 novembre 1264. Trattasi di una convenzione fra i Senesi e le truppe di Manfredi re di Napoli comandante del conte Guido Novello suo vicario in Toscana contro gli Orvietani, ad oggetto di
    ricuperare Chiusi, Chianciano, Sarteano, Cetona e l’Abbadia S. Salvatore (PECCI, Stato antico e moderno Senese).
    La quale espressione
    ricuperare sembra collocata per far credere un antecedente possesso e
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    dominio dei Senesi nella città e territorio di Chiusi, o forse perché i conti che signoreggiarono in Cetona derivavano dalla consorteria di quelli che tennero il governo di Siena sotto la dinastia Carlovingia, feudatarj di molte castella dell’antico contado di Chiusi, prima che vi dominassero gli Orvietani.
    Nella breve cronaca d’Orvieto (dal 1342 al 1368) fu registrato, che alla fine di agosto del 1346 la parte Ghibellina allora dominante in quella città unita alle genti del Prefetto di Vico, fece oste sopra Cetona e Camporsevoli, castelli di nobili Orvietani capi della parte liberale.
    L’impresa fu vana allora, ma l’anno appresso nuova aggressione obbligò il signore di quel castello, Benedetto di Bonconte, a venire a patti coi suoi nemici; a tenore dei quali egli dové consegnare al Prefetto di Vico, Cetona e Camporsevoli. Se non che nel dicembre dello stesso anno quel potente barone mosse nuova guerra ai ghibellini di Orvieto, e costrinse ben presto il Prefetto, non solamente a rendergli Cetona e Camporsevoli, ma a fuggire coi suoi dalla città testé nominata.
    Non stettero lungo tempo inoperosi gli espulsi Ghibellini, mentre essi nel 6 febbrajo del 1352 assalirono Orvieto, e battagliando per le interne strade venne fatto loro di poter uccidere il Bonconte, e di rientrare in Cetona, cedendo in seguito il governo di Orvieto all’arcivescovo Visconti di Milano.
    Contro quest’ultimo si mosse nel 1354 il cardinale Egidio Legato del pontefice Innocenzo VI in Italia, il quale avendo raccolto gente e fedeli, assediò e quindi cacciò da Orvieto il ghibellino Prefetto, riformando il governo della stessa città e contado, con istituirvi in potestà Bindo Ricasoli di Firenze. (CIPRIANO MANENTE
    Stor. di Orvieto).
    Dominava allora Cetona altro gentiluomo Orvietano, Ugolino di Monte Marta, il quale dopo aver reso importanti servigj al cardinale Legato, fu da questo destinato nel 1365 suo luogotenente in Orvieto.
    Morto il
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    cardinale Egidio (anno 1367) gli Orvietani si diedero liberamente al papa Urbano V che faceva senatore di Roma Bernardo de’Monaldeschi della Cervara poco innanzi che l’imperatore Carlo IV accordasse l’investitura del castello e distretto di Cetona a un nipote del pontefice Gregorio XI, Poncio di Villata visconte di Lorena. Al quale barone, con diploma del dì 11 febbrajo 1370, accordò licenza di poter quel feudo alienare, siccome infatti, con l’annuenza del pontefice Gregorio XI, nel 1375, alienò a favor del conte Ugolino dei Monaldeschi di Cervara.
    Insorta fra la corte di Roma e quella dell’Impero controversia sull’alto dominio di Cetona, con lodo del 12 maggio 1375 emesso da tre cardinali arbitri, fu aggiudicata questa terra, non alla Sede Apostolica, ma all’Imperatore. (ARCH. delle RIFORMAG. di SIENA).
    Possederono senz’altri ostacoli Cetona i conti di Cervara sino al 1418, allorché Braccio da Montone, dopo aver vinto in battaglia Carlo Malatesta generale dei Perugini, tolse a quei dinasti il castello e distretto di Cetona, che poco dopo con tutta la giurisdizione vendé al governo senese.
    I capitoli preliminari di tal compromesso fra i reggitori della Repubblica di Siena e Braccio conte di Montone furono stabiliti nel 21 ottobre 1418; nel 22 novembre successivo si celebrò il contratto di compra, ratificato nel dì 30 dicembre, per la somma di 9000 fiorini; da pagarsi 6000 in denaro contante, e 3000 fiorini in tanto sale. Finalmente nel 17 gennajo successivo la Repubblica senese accordò patti assai onorevoli agli uomini di Cetona.
    Si promossero poco dopo (anno 1421) delle pretensioni sui confini fra i Cetonesi e i Sarteanesi, precipuamente per
    Montepresi, che la Repubblica troncò col dichiarare quel luogo di sua ragione. – Vedere CETONA (MONTAGNA di).
    Cetona nel 1455 fu espugnata da Jacopo di Niccolò Piccinino capitano di ventura, il quale destinò la rocca per abitazione del
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    suo sindaco Puccino de’Puccini di Perugia, espulso indi a poco di costà dai Senesi, dai quali per deliberazione della Repubblica in data dì 8 maggio 1458 fu quel fortilizio restaurato, e di più solide fortificazioni aumentato.
    Nuovi disastri soffrì Cetona nel principio del secolo XVI dal duca Valentino nipote di Alessandro VI, e pochi anni dopo da Francesco Maria della Rovere duca di Urbino, i quali entrarono a mano armata nel territorio senese, uno per togliere il dominio di mano a Pandolfo Petrucci, l’altro per rimettere i fuoriusciti in Siena.
    Tali avventure non infievolirono un momento la fedeltà dei Cetonesi verso il governo di Siena, dal quale furono gratificati con esenzioni e benefizj. Fra i privilegj dalla Repubblica agli uomini di Cetona accordati, durò lungo tempo a praticarsi quello di una specie di
    giuri nelle cause civili sino a una data somma, avendo il diritto i Cetonesi di far rivedere il primo giudizio dato dal potestà di Cetona ai tre priori anziani della Comunità, i quali emettevano il loro voto dopo aver sentito il consiglio di un savio da essi eletto a tale uopo. Oltre di ciò i Cetonesi godevano del privilegio di appellare dalle sentenze dei loro potestà al capitano di giustizia di Siena. (ARCH. delle RIFORMAG. di SIENA - Kaleffo Rosso).
    Cetona per tanto fu costantemente fedele ai Senesi anche nel tempo, in cui il governo di quella Repubblica si era ritirato in Montalcino. – Sennonché Mario Sforza Conte di Santa Fiora generale della cavalleria imperiale, nel gennajo del 1556, costrinse Cetona a rendersi alle sue armi, consegnandola poco dopo a Cosimo I. Questi, nel 1558, l’assegnò con titolo di marchesato al generale Chiappino Vitelli sua vita durante, e lo stesso favore, nel 1588, venne rinnovato nella persona del di lui figlio, fino a che questi, nel
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    1596, cessò il marchesato con la vita.
    La rocca di Cetona, stata già convertita dai Vitelli ad uso di abitazione, fu per rescritto del 1652 dal Gran Duca Ferdinando II concessa a Napoleone Burchielli di Cetona e a’suoi discendenti, con obbligo di mantenere l’oriolo e le case intorno al secondo recinto, che è diviso dal cassero mediante uno spazio di terra ridotto a orti e a sementa.
    Attualmente è posseduto dalla famiglia Tosoni, la quale cangiò in delizioso casino l’antica rocca, dove si respira un’aria salubre e si gode di una veduta sorprendente della Val di Chiana superiore.
    Anco il paese antico ha un giro di mura con tre porte, la superiore delle quali si unisce a quella della rocca. Le abitazioni sono disposte a semicerchio intorno al colle. Dalla parte di ponente-maestrale stendesi il nuovo borgo in pianura e la vasta piazza quadrilunga, fatta come è voce, dal marchese Vitelli.
    Esiste in uno dei suoi lati il palazzo della nobile famiglia
    Terrosi, cui fanno appendice deliziosi boschetti, padiglioni, giardini, arene campestri e una grandiosa grotta incrostata di stalattiti e crostacei del paese, con un parco e cascina nel colle di Belverde sovrastante al palazzo a libeccio e dirimpetto a quello della rocca.
    La Terra non abbonda di acque sorgenti, con tutto che abbia una fonte nella piazza. Suppliscono a tale scarsità pubbliche cisterne, una delle quali assai vasta esiste nella piazza della chiesa plebana e altra cisterna trovasi nella rocca.
    La collegiata della SS. Trinità è situata dentro il recinto dell’antico castello. Essa ha per dignità l’arciprete e il priore con sei canonici e altri benefiziati.
    L’arciprete è il pievano nato, il priore è il parroco della cura di S. Angelo, chiesa piuttosto grande situata in un lato della gran piazza.
    La pieve di Cetona sino al declinare del secolo XVIII contò
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    per succursali 4 parrocchie, cioè: 1. S. Angelo, tuttora esistente; 2. S. Giovanni Battista (forse l’antica pieve) della quale era parroco il pievano, annessa già da gran tempo alla collegiata; 3. S. Stefano, soppressa; 4. S. Maria Assunta, ora in Belverde.
    Vi era inoltre un monastero di Domenicane (SS. Concezione) soppresso nel 1809; uno spedale sotto il titolo di S. Donato, un antico ospizio per i pellegrini, il convento di Belverde soppresso nel secolo XVII, attualmente ridotto a parrocchia, situato sopra il castello, mentre l’altro convento dei frati dell’Osservanza a settentrione della Terra trovasi in aperto colle, detto monte
    Arioso, fiancheggiato a levante dalla strada che da Sarteano guida a Cetona, e a ponente da quella che porta a S. Cascian de’Bagni.
    Cetona fu patria di Ulisse Gherardini vescovo di Sessa, di due beati, cioè, Guido frate Minore conventuale e Pietro Agostiniano, del giureconsulto Volpino, dei letterati Fabrizio Beltrami e Luca Contile, l’ultimo dei quali si distinse anche nella carriera diplomatica.
    Comunità di Cetona. – L’estensione territoriale di questa Comunità è di 15572 quadrati dei quali 399 quadrati sono presi da corsi d’acqua e da pubbliche strade.
    Vi si trovava nel 1833 una popolazione di 3332 abitanti, equivalenti a circa 174 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Presenta una figura pentagona che tocca col suo lato orientale la Comunità di Città della Pieve compresa nello Stato Pontificio, e che dal lato meridionale termina al torrente denominato
    Fossalto, mediante il quale costeggia la Comunità di S. Casciano de’Bagni, con la quale continua a confinare anche dal lato di libeccio lungo la strada provinciale che da Sarteano conduce a S. Casciano, mentre verso ponente subentra la Comunità di Sarteano, con la quale percorre sul fianco orientale della montagna detta di Cetona, sino a che al monte
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    Arioso volta faccia a maestro per scendere nel fosso Oriato, e arriva con esso nel torrente Astrone.
    Oltrepassato l’
    Astrone sottentra dal lato di settentrione e grecale la Comunità di Chiusi con la quale questa di Cetona si accompagna sino al confine dello Stato Pontificio e della Comunità di Città della Pieve che ritrova al così detto Piano delle Cardete.
    Fra i maggiori corsi d’acqua, dopo quello dell’
    Astrone che passa dal lato di grecale per il territorio di questa Comunità, si contano quelli del Chieteno, del Pian di Sette, di Matera e del Fossalto, torrentelli che corrono tutti a scirocco del capoluogo.
    Varie strade rotabili attraversano per questo lato la Val di Chiana. Sul fianco della montagna di Cetona la strada provinciale che da Chianciano e Sarteano conduce a S. Casciano de’Bagni e di là all’osteria della
    Novella sul fiume Paglia, dove imbocca nella grande strada romana; la via che staccasi dalla provinciale fra Sarteano e Cetona, dove poi si suddivide in due tronchi, uno dei quali va a Chiusi e l’altro ai villaggi delle Piazze e del Palazzone sotto S. Casciano.
    La qualità del suolo che cuopre la faccia di questa contrada appartiene nella parte montuosa alla calcarea concrezionata, ora spugnosa e friabile, talvolta solida e macchiata di rosso, sovente interrotta da profondi ammassi di ghiaja incrostati essi stessi da un sugo spatoso con avanzi di conchiglie, cui serve di base dal lato della montagna un tufo giallastro di origine marina e dalla parte della pianura un terreno moderno di trasporto resultato precipuamente dalle colmate depositate sulla già palustre pianura dalle torbe arenose dell’
    Astrone.
    Nelle colline che fanno corona alla Terra di
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    Cetona, e nel piano adjacente non soggetto alle alluvioni, trovansi i terreni più produttivi, là dove l’agricoltura si mostra forse più avanzata che nei paesi limitrofi.
    Le viti e gli ulivi, i quali costituiscono i più ricchi prodotti del paese, coltivansi con somma cura e maestria; i campi di cereali sono avvicendati con le seminagioni del
    mais, dei legumi e delle piante filamentose. Agli sterili pascoli universali delle distrutte bandite comunali sottentrano oliveti, vigneti e praterie artificiali.
    Il così detto
    Piano delle Cardete, è stato, nella storia idraulica della Val di Chiana australe, per lunga età il pomo della discordia fra i matematici, fra i principi e fra le comunità limitrofe; e fu costà il primo teatro dei bonificamenti dei territorj di Cetona, di Chiusi e di Città della Pieve, giovandosi delle torbe del torrente Astrone. La più antica memoria intorno al regolamento delle sue acque la ritrovò il Padre Corsini in una convenzione stabilità sotto il dì 2 febbrajo 1440 fra la Comunità di Cetona e quella di Città della Pieve. La quale convenzione fu rinnovata nel marzo 1564, mentre si fissavano i termini fra quei due territorj, e tracciavasi un altro cammino all’Astrone per un’alveo che percorse sino a che, nel 1599, gli fu destinata una nuova direzione.
    E perché questa direzione fu dai Romani creduta nociva, il pontefice Clemente VIII fece costruire sull’alveo della Chiana, sopra il mulino di Buterone, un argine sul confine del Cetonese, chiamato tuttora l’
    argine di Clemente, e più, da poggio a poggio due argini che fiancheggiavano un ponte con cateratte, su cui leggevasi, innanzi che fosse ostilmente distrutta (anno 1643), la seguente iscrizione:

    CLEMENS VIII P. M. S. P. Q. R.
    EXUNDANTIBUS AQUIS
    HIC FINEM LEGEMQUE POSUIT.

    Tali ostacoli ridussero in breve stagione la pianura orientale di Cetona un
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    vero lago che cagionò fra i due governi aspre contese. Fu rimesso ben presto con nuovi patti l’Astrone nel Piano delle Cardete, con tener libere due aperture nell’argine di Clemente, affinché le acque del Chietano, e di altro influente per quei due emissarj potessero liberamente oltrepassare.
    Il terreno aggestivo che l’Astrone trascinò per il
    Piano delle Cardete e della Biffa sino alla Chiana pontificia, era giunto nell’anno 1628 e tale altezza, che fu per chiudere il passaggio dell’acqua della Chiana verso il Tevere, mentre sotterrò i termini di confinazione fra i territorj di Città della Pieve, di Cetona e di Chiusi. I quali termini vennero rintracciati, rialzati e con nuove mappe fra le parti stabiliti per contratto rogato negli 11 settembre 1693.
    La bella selva dei frati di S. Francesco, il bosco e delizioso parco dei signori Terrosi a Belverde costituiscono uno dei più belli ornamenti dei poggi a cavaliere di Cetona.
    La qualità dei gelsi sparsi lungo le strade e attorno ai campi indica, che l’educazione dei filugelli è apprezzata dai Cetonesi. Né vi è costà in generale famiglia che non possegga qualche pezzo di terra, e non ne abbia cura.
    Fra le industrie manifatturiere, oltre quelle delle arti indispensabili agli usi domestici, contansi in Cetona buoni lavori in acciajo; quantunque nei tempi scorsi l’arte più speciale fosse quella degli archibusieri, favorita dalla posizione del paese prossimo alle foreste della montagna copiosa di animali da caccia.
    Si fa in Cetona nel secondo martedì di ogni mese un mercato, che prende il nome di fiera nel primo martedì di settembre, e nel giorno 21 di novembre. Una buona fiera ha luogo nel 17 dicembre al villaggio delle
    Piazze.
    La Comunità mantiene nel capoluogo un maestro di scuola, un medico e un chirurgo, oltre un
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    medico chirurgo nel villaggio delle Piazze.
    Risiede in Cetona un potestà dipendente pel criminale e per la polizia dal Vicario Regio di Chiusi. Ha la cancelleria comunitativa e l’ufizio di esazione del Registro in Sarteano; l’ingegnere di Circondario e la conservazione delle Ipoteche in Montepulciano; la Ruota in Siena.

    QUADRO della popolazione della Comunità di CETONA a tre epoche diverse

    - nome del luogo: Belverde, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Chiusi, abitanti al 1640: n° 1864 (con SS. Trinità e S. Giovanni Battista a Cetona alta e S. Angelo a Cetona bassa), abitanti al 1745: n° 1338 (con SS. Trinità e S. Giovanni Battista a Cetona alta e S. Angelo a Cetona Bassa), abitanti al 1833: n° 255
    - nome del luogo: CETONA alta, titolo della chiesa: SS. Trinità e S. Giovanni Battista (Collegiata) con l’annesso di S. Stefano, diocesi cui appartiene: Chiusi,
    abitanti al 1640: n° 1864 (con S. Maria a Belverde e S. Angelo a Cetona bassa), abitanti al 1745: n° 1338 (con S. Maria a Belverde e S. Angelo a Cetona bassa), abitanti al 1833: n° 1246
    - nome del luogo: CETONA bassa, titolo della chiesa: S. Angelo (Prioria), diocesi cui appartiene: Chiusi,
    abitanti al 1640: n° 1864 (con S. Maria a Belverde e SS. Trinità e S. Giovanni Battista a Cetona alta), abitanti al 1745: n° 1338 (con S. Maria a Belverde e SS. Trinità e S. Giovanni Battista a Cetona alta), abitanti al 1833: n° 1113
    - nome del luogo: *Camporsevoli, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Città della Pieve,
    abitanti al 1640: n° -, abitanti al 1745: n° 262, abitanti al 1833: n° 356
    -
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    nome del luogo: *Piazze, titolo della chiesa: S. Lazzero (Prioria), diocesi cui appartiene: Città della Pieve, abitanti al 1640: n° -, abitanti al 1745: n° 302, abitanti al 1833: n° 362

    - totale
    abitanti al 1640: n° 1864
    - totale
    abitanti al 1745: n° 1902
    - totale
    abitanti al 1833: n° 3332

    *N.B.
    La popolazione di Camporsevoli e delle Piazze, all’anno 1640, mentre quei popoli erano vassalli, non è conosciuta.

    CETONA in Val di Chiana. – In fine si corregga invece della Ruota in Siena, si dica: il tribunale di Prima istanza è in Montepulciano.
    Nel 1833 la Comunità di Cetona noverava 3332 abitanti e nel 1845 ne aveva 3621, come appresso:

    Belverde,
    Abitanti N.° 283
    Camporsevoli,
    Abitanti N.° 288
    CETONA ALTA,
    Abitanti N.° 1277
    CETONA BASSA,
    Abitanti N.° 1310
    Piazze,
    Abitanti N.° 463
    TOTALE
    Abitanti N.° 3621
Localizzazione
ID: 1487
N. scheda: 15860
Volume: 1; 6S
Pagina: 677 - 682; 71
Riferimenti: 6120
Toponimo IGM: Cetona
Comune: CETONA
Provincia: SI
Quadrante IGM: 129-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1736729, 4760784
WGS 1984: 11.90337, 42.96446
UTM (32N): 736792, 4760958
Denominazione: Cetona (alta)
Popolo: SS. Trinità e S. Giovanni Battista a Cetona alta (con annesso S. Stefano a Cetona)
Piviere: SS. Trinità e S. Giovanni Battista a Cetona alta (con annesso S. Stefano a Cetona)
Comunità: Cetona
Giurisdizione: Cetona
Diocesi: Chiusi
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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