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Dizionario Geografico Fisico
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Chianacce - Chiana, Chiane

 

(Chianacce - Canale Maestro della Chiana (a O))

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    CHIANA, CHIANE (Clanis vel Clanes flumen) Fiume, poi torba e frigida palude, ora per maraviglia di arte e di natura ridotta in gran parte a recipiente d’acque chiare in un Canale maestro che corre fra ubertosissime colmate, longitudinale alla valle più centrale dell’Italia.
    Questo fiume un dì navigabile, non però senz’arte, ma in virtù di chiuse o sostegni, mentre tutto intiero dai contorni di Arezzo dirigevasi attraverso del lago di Chiusi per unirsi dopo 50 miglia di cammino alla Paglia di là scendere nel Tevere; questo stesso fiume, a cui fu dato più d’una volta il titolo di
    padule, e che bipartito si chiamò col nome plurale di Chiane, presenta un fenomeno singolarissimo, quello cioè di avere invertito a poco a poco la maggior parte del suo corso per tributare le acque non più a ostro verso il Tevere, ma scaricarle a settentrione nell’Arno sotto la città di Arezzo.
    La condizione pertanto della Chiana suddivisa in più rami e in più pendenze, o spagliante in varie lagune, divenne nei primi quattro secoli dopo il mille sempre peggiore e sempre più dannosa all’umana economia per cagione di malaria; al segno che Dante parificò la Val di Chiana a uno spedale e a una sentina d’infezione, che Boccaccio dichiarò
    infame palude, mentre Fazio degli Uberti avvertiva che

    Quivi son volti lividi e confusi
    Perché l’aere e la Chiana li nimica,
    Sicché gli fanno entropici e rinfusi.

    Quindi non è maraviglia, se a quei tempi passò in dettato, e il Pulci nel suo Morgante al canto XXIII stanza 41, usò il nome di Chiane per esprimere dei marazzi o ristagni palustri.
    Le Memorie Idraulico Storiche sopra la Val di Chiana di S. E. il cav. Vittorio Fossombroni, pubblicate nel 1789, cui fa
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    bella appendice l’illustrazione di un documento del medio evo, onde dedurre l’originario rapporto tra le acque della Chiana, quelle del Tevere e dell’Arno, inserita nel 1824 fra le Memorie della Società Italiana, hanno apportato non solamente splendore e nozioni positive alla storia idrografica di questa contrada, ma sino all’evidenza fu in essa dimostrato il vero rimedio ai mali della Chiana, mediante un metodo costante, un piano antiveggente di operazioni idrometriche, che produrre doveva nella pianura percorsa dalla Chiana toscana una giacitura uniformemente acquapendente verso l’Arno, coll’innalzare i bassi fondi senza nuocere allo scolo dei terreni vicini.
    Quale prodigioso e straordinario cangiamento siasi operato dopo l’anno 1551 fino al 1823 nella pianura della Chiana per la quantità dei terreni emersi dall’onde, per il totale risanamento di molte terre, per il facile e regolare scolo delle acque, lo dichiarano nella più luminosa evidenza le due opere testé rammentate, e le
    Carte Idrauliche sullo stato antico e moderno della Valle di Chiana pubblicato nel 1823 dal cav. Alessandro Manetti. Dalle quali risulta che, all’epoca della perizia fatta nel 1551 da Antonio Ricasoli per ordine di Cosimo I, la bassa pianura della Valle era da ogni lato ingombra dalle acque palustri della Chiana, in guisa che, detrazione fatta degli alvei dei torrenti fu calcolata di stajora 57140 quadrati. La qual superficie trovavasi nel’anno 1823 per la maggior parte bonificata, coltivata e sparsa di abitazioni.
    Donde ne consegue, che nel giro di 272 anni, furono colmate miglia 36 e 3/4 di superficie quadrata di terreno paludoso e malsano.
    Non è conciliabile con un articolo di Dizionario la sinopsi di tante dispute promosse, di tante guerre insorte, di tante operazioni contrarie ad uno stabile bonificamento, ad un piano idrometrico come quello dal 1789 in poi felicemente proseguito sotto gli auspicj degli Augusti Sovrani, Figlio e Nipote di
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    quel Grande che lo fece la prima volta praticare.
    Il punto culminante, ossia di divisione delle acque della Chiana fra l’Arno ed il Tevere, dopo le convenzioni stabilite nel 1780 fra i due Governi confinanti, fu fissato al
    Callone di là da Chiusi, denominato perciò Argine di separazione. Esso è nel tempo stesso il termine di confine dello Stato Granducale con quello Pontificio, e la linea di demarcazione fra i due diversi metodi di bonificare, per essiccazione e per alluvione; il primo dei quali è posto in uso nella Val di Chiana romana, il secondo nella toscana, ove profittando delle alluvioni si è tanto elevato il terreno, che, dal Porto di Pilli, luogo di divisione fra le due pendenze, nell’anno 1551, il declive ha progredito in guisa che il punto culminante delle acque della Chiana, preso alla soglia del Callone di Chiusi, trovasi braccia 20 18, 6 superiore al livello della foce del rio di Pilli, vale a dire 26 miglia toscane più a ostro di quel che era il pernio fra le due Chiane alla metà del secolo XVI.
    Ponti e altri edifizj esistiti o esistenti sulla Chiana Toscana. – In grazia di tali colmate sono rimaste profondamente sotterrate le torri di S. Mustiola a piè del colle di Chiusi e le vestigie di quel ponte, di cui si fa menzione nella bolla di Celestino III del 1191 al vescovo di Chiusi; ponte che fu rammentato nella Cronaca di Giovanni Villani all’anno 1289, e cui sembra riferire un atto del 1416, col quale Attendolo Custignola vendé la città di Chiusi ai Senesi. Nel quale istrumento è nominato Pontem et Passum dictarum Clanarum, cum Palatio et Fortilitio posito super dictis Clanis etc.
    È quello stesso ponte fuori della porta di S.
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    Mustiola, cui riferiscono vari contratti dal 1441 al 1447 dell’Archivio Comunit. di Chiusi sotto il vocabolo di Ponte S. Silvestro, proveniente da una chiesa esistita a piè della collina di Chiusi. (PIZZETTI Antich. Toscane T. I c. 5).
    Finalmente è quel ponte medesimo, la massicciata di uno dei di cui archi fa ritrovata nel 1605 a piè della torre di
    Beccati questo, un braccio e soldi 8 sotto il livello della Chiana. Lo che dimostra sempre più qual profondo interramento era già accaduto costà dal secolo XV al XVII. (FERDINANDO MOROZZI Sullo stato antico e moderno dell’Arno).
    Un ponte meno antico, ma più noto nella storia attraversava la Chiana davanti al castello di Valiano.
    Vi era innanzi tutto un porto o navalestro, il di cui provento nel secolo XIII era diviso fra i marchesi del Monte S. Maria, antichi dinasti di Valiano, il Comune di Perugia e quello di Montepulciano.
    Il primo ponte di Valiano fu costruito di legno dai Senesi, nel 1359, un anno dopo che un terrazzano del vicino castello di Torrita trovò modo in una notte di far passare le Chiane all’esercito Senese sopra un ponte fatto di alberi, di tavole e di stipa attraverso a un
    Vado e passo larghissimo. (DEI Cronic. Senes.).
    Era forse quel ponte stesso che i Perugini distrussero nel 3 dicembre 1383 per esservi passato un Boldrino da Panicale che predò nel vicino contado dei Perugini; i quali, due mesi dopo, con istrumento del 27 febbrajo 1383 (
    ab incarnatione) concessero ai Montepulcianensi libera facoltà di poter lo stesso ponte rifabbricare. (P. ODOARDO CORSINI Ragionamento sulla Val di Chiana).
    Su questo ponte passa la strada Regia Lauretana, la quale da Siena e Asciano varcato il monte di Sinalunga (
    Asinalunga),
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    scende in Val di Chiana e per il ponte di Valiano, si dirige sulla strada Regia perugina a Camuscia.
    La torre di Valiano sulla testata del ponte, se non era piuttosto la rocca superiore, fu investita e presa nel 1453 dai Senesi ai Fiorentini amici del Comune di Montepulciano: per cui pochi giorni dopo l’oste fiorentina corse da Fojano al
    Vado in buon numero per riacquistarla. (BUONINSEGNI Istor. Fior.).
    Opera più grandiosa e più interessante è quella del
    Callone di Valiano, progettata nel 1718 e compita nel 1723.
    È una chiusa di solidissimo muro, la quale attraversa il letto del Canal maestro in vicinanza di Valiano, cui fanno ala due argini laterali da collina a collina per lo spazio di circa miglia toscane 3 e 1/2 ad oggetto di trattenere le acque della valle superiore, le quali potrebbero talvolta correre a basso con troppo impeto, caricare soverchiamente il Canale, impedire gli scoli della valle più bassa, ed essere occasione ai trabocchi. Fu perciò il
    Callone munito di due cateratte che vengono alzate o abbassate a misura del bisogno. Oltre al detto scopo il Callone di Valiano fa l’ufizio di sostegno, mercé cui possono passare le barche nei laghi di Montepulciano e di Chiusi, e viceversa scendere di là nel canale inferiore, cui fu aggiunto un regolatore laterale per mantenere in estate il Canale maestro sufficientemente profondo per la navigazione o all’uso dei mulini, alimentandolo con le acque dei due laghi preaccennati.
    Dal Callone fino presso ai Ponti di Arezzo scorre il canale della Chiana, alcune volte incassato nelle alluvioni dai suoi influenti formate, mentre in altri casi (e questi sono più frequenti) esso è contenuto fra due argini costruiti a qualche distanza dalle sue sponde.
    Continuando la corrente della Chiana, trovasi presso la confluenza del torrente
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    Mussarone il ponte del Cherubino, il quale mette in comunicazione l’Imperiale e Regia fattoria delle Chianacce con quella dell'Abbadia. Sull’altro ponte che è tre miglia toscane discosto da quello di Valiano, passa la via provinciale da Fojano a Cortona. Esso porta il nome di Ponti di Cortona per richiamare alla memoria gli antichi ponti di tavole che esistevano nel seno palustre di questa sezione attualmente colmata, dove un solo ponte fu rifatto di materiale nel 1788. Nella quale circostanza, mentre si scavavano le sue fondamenta, furono trovate alla profondità di 8 braccia sotto l'attuale pianura le teste superiori di altrettanti pilastri di legno manifestamente destinati a reggere il tavolato di un ponte, che ognuno si accorge a quale remota epoca doveva appartenere.
    Due altri ponti di legno moderni si trovano più abbasso; uno dei quali fra la collina di Brolio e quella del Pozzo mette a contatto l’Imperiale e Regia fattoria di Montecchio con quella di Fojano; l'altro fra Fonte a Ronco e Frassineto, due altre tenute della Corona. Tre buone miglia toscane più sotto s'incontra l'antico ponte della pieve al Toppo sulla strada. Regia fra Arezzo e Siena, chiamata sino dal secolo XIII Stra
    da dei Ponti di Arezzo, perché costà erano molti ponticini che si dissero poi i ponti murati, ed ora è un solo rifatto nel 1769 di un unico arco, sotto il quale passa la Chiana. Proseguendo verso Arezzo si veggono gli avanzi del ponte alla Nave rotto trenta anni sono sulla strada Traversa aretina o del Bastardo. Un miglio appresso havvi il ponte a Chiani, sotto cui esiste la Chiusa dei Monaci situata all'estremità del Canal maestro della Chiana.
    Fu appellata
    Chiusa dei Monaci, da un mulino di antica proprietà dei soppressi Benedettini
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    di S. Flora e Lucilla, i quali sino dal secolo IX avevano sul vicino poggio omonimo una clausura innanzi che traslocassero la loro residenza nella Badia di Arezzo. – Vedere BADIA di TORRITA.
    La pescaja dei Monaci è costruita sopra gli strati di macigno che attraversano l’alveo della Chiana, e che costituiscono l’ossatura della collina di S. Fiora a Torrita, la quale per un avvallamento o profonda foce si congiunge al poggio di
    Chiani, o di Capo di Monte, mentre si accosta per l'altro lato al monte di Lignano, che forma uno dei bracci dell’Appennino situato alle spalle di Arezzo.
    Può dirsi questa foce la chiave fra il Val d'Arno e la Val di Chiana, dopo che la cateratta naturale dell’
    Imbuto, ossia dello Stretto di Rondine, cessò di essere barriera fra il Val d'Arno aretino, e quello detto di sopra a Firenze ossia Val d'Arno superiore, mentre nei tempi inaccessibili a noi, per questa via sembra si facesse strada un ramo che staccare dovevasi dall’Arno alla brusca voltata davanti Arezzo, ramo che un chiarissimo scrittore del nostro secolo giustamente chiamò Tiberino. (FOSSOMBRONI Illustrazione di una mappa del medio evo) – Vedere Arno fiume e AREZZO, Comunita.
    La Pescaja de’Monaci tante volte dalle acque rovinata e dall’arte a diversi livelli rialzata, eccitò contro di sé per lunga serie di anni, dirò anzi per intieri secoli, il furore dei progetti motivati dall'urgenza di tenere equilibrata la Chiana.
    Della caduta di detta Pescaja sino al ponte di Buriano sull'Arno, l’alveo della Chiana è profondamente incassato, siccome lo sono i letti dei torrenti e fossi minori che in quel bacino influiscono. Che però un tal incassamento si vada tuttora operando, lo spiega la caduta del vecchio ponte di
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    Pratantico seguita nel secolo decorso, dopo che i suoi piloni furono scalzati dalle acque della Chiana, come fu scalzato e quindi abbattuto altro ponte sul torrente Maspino tributario del Castro sotto Arezzo. Finalmente ce lo dimostra una pescaja che rovinò a piè della Chiusa dei Monaci, stata fondata ai tempi di Cosimo I dai Domenicani di Arezzo in un punto più elevato dell’attuale pescaja dell'Alioti, che fu molto tempo dopo a quella sostituta.
    L’
    Asrone, il Parce, il Salarco, il Salcheto, il Foenna e l’Esse di Fojano sono i torrenti maggiori che scendono nella Chiana dal lato occidentale. Minori di numero e più scarsi di acqua sono quelli che vi fluiscono dall'opposto lato, una gran parte dei quali, come l'Esse di Cortona, il Celone e il Vingone di Montecchio, ed altri fossi e rii vanno a perdersi in un altro canale detto il Canale di Montecchio, che riceve le acque chiare della insenatura della valle fra Castiglion Fiorentino e Cortona, per poi gettarsi nel Canal Maestro al porto di Cesa, dove fu recentemente protratto dall’antico suo sbocco ch'era al porto di Brolio.
    L'andamento di quasi tutti i torrenti sopra nominati era nel senso dell’antecedente inclinazione della Valle, cioè da maestro a scirocco o da grecale a libeccio secondo il fianco da cui fluivano. Ad alcuni di essi l'arte tracciò un nuovo cammino dirigendoli nel senso della pendenza attuale della Chiana, verso la quale s'incamminano essi innalveati in mezzo alle ricchissime alluvioni da loro operate, nella porzione centrale della pianura, che la mappa del 1551 indicava come la più bassa di tutta la Val di Chiana.
    Le quali colmate, mentre mostrano prossima al suo termine
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    l'operazione del bonificamento della Val di Chiana, fanno altresì conoscere che si avvicina il tempo di provvedere al recapito degl'influenti medesimi, senza di che la pianura anderebbe ben tosto a ricadere nell'antica sua infelice condizione. (AL. MANETTI Opera cit.) – Vedere VALLE della CHIANA.

    CHIANA, CHIANE fiumana più che fiume – Si aggiunga. – Nel secolo XI il pernio delle Chiane, era nei contorni di Pilli e di Pulicciano giacché di costà un ramo delle stesse
    Chiane dirigevasi a ostro per Chiusi nella Paglia e quindi nel Tevere, mentre l’ altro ramo prendeva la via opposta verso l’ Arno sotto Arezzo. Ciò sembra dichiarato da due documenti del 1044 e 1079 citati all'Articolo TOPPO (PIEVE AL) FIGLINE, O FIGLINE, E PULICCIANO in Val di Chiana.
    Cotesto bilico fra le due
    Chiane dové mantenersi in quel pernio con poca differenza per fino almeno all'anno 1436, quando cioè la Signoria di Firenze nel dì 7 agosto di detto anno decretò, che gli uffiziali appellati del Lago potessero fare rimettere, ossia aprire di nuovo il fosso delle Chiane di Arezzo, il quale incominciava a pendere verso questa città dalle vicinanze della Pieve al Toppo et tendit versus Arnum. – (GAYE Carteggio ec. Volume. I Append. 2.)

    CHIANACCE in Val di Chiana. Una delle Regie fattorie lungo la ripa destra del Canal maestro della Chiana sorta in uno di quei seni palustri del territorio Cortonese, dei quali si fa menzione nella perizia idraulica di questa contrada fatta da Antonio Ricasoli, nell'anno 1551. –
    Vedere CHIANA fiume.
    La villa delle Chianacce fu edificata nel 1760 insieme con l'annesso oratorio, dipendente dalla parrocchia della badia di S. Maria a Farneta, piviere di Montecchio Sernini, Diocesi, Comunità
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    e circa miglia toscane 8 a libeccio di Cortona, Compartimento di Arezzo.
    Passa in mezzo a questa fattoria il rio
    Chianacce; la fiancheggia verso settentrione il rio di Paterno, e dal lato di ostro quello del Mussarone; dai quali influenti il piano delle Chianacce è stato nella massima parte bonificato e restituito alla coltivazione. – Vedere CORTONA.
Localizzazione
ID: 1493
N. scheda: 15920
Volume: 1; 6S
Pagina: 684 - 687; 72
Riferimenti:
Toponimo IGM: Chianacce - Canale Maestro della Chiana (a O)
Comune: CORTONA
Provincia: AR
Quadrante IGM: 121-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1732099, 4786034
WGS 1984: 11.85722, 43.19298
UTM (32N): 732163, 4786209
Denominazione: Chianacce - Chiana, Chiane
Popolo: S. Maria Assunta a Farneta
Piviere: SS. Cristofano e Giliberto a Montecchio del Loto, dei Sernini
Comunità: Cortona
Giurisdizione: Cortona
Diocesi: Cortona
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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