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Colle di Val d'Elsa (S. Marziale) - Vescovati della Toscana (Colle)

 

(Colle di Val d'Elsa)

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    VESCOVATI DELLA TOSCANA. – Nella Toscana cisappennina della presente Opera contansi attualmente 22 Vescovati e quattro Arcivescovati; dieci dei quali Vescovati esistevano sino dalla prima età di Giovanni Villani. Tali sono le diocesi di Arezzo, di Chiusi, di Fiesole, di Roselle (Grosseto), di Luni (Sarzana) di Pistoja, di Populonia(Massa Marittima) di Soana, di Volterra e di Brugnato. – Spettano ai 12 Vescovati più moderni quelli di Cortona, di Montepulciano, di Pienza, di Montalcino, di Colle, di Prato, di Sansepolcro, di Sanminiato, di Pescia, di Pontremoli, di Livorno e di Massa Ducale. – Delle 22 diocesi tre sono rette dai vescovi delle diocesi vicine più antiche, come sarebbe il vescovo di Chiusi che regge la chiesa di Pienza; quello di Pistoja che è parimente vescovo di Prato, e l'altro di Luni Sarzana che ora è diocesane di Brugnato.
    Sono suffraganei dell'arcivescovo di Firenze i vescovi di Fiesole, di Pistoja e Prato, di Colle, di Sanminiato e di Sansepolcro. – L' arcivescovo e primate di Pisa è anche metropolitano delle diocesi di Livorno e di Pontremoli. – Sono suffraganei dell' arcivescovo di Siena quelli di Chiusi e Pienza, di Grosseto, di Massa Marittima e di Soana; e di corto fu dato per suffraganeo all' Arcivescovo di Lucca il vescovo di Massa Ducale; mentre quello di Brugnato, innanzi l'unione della sua diocesi all'antica di Luni
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    Sarzana, era suffraganeo dell'arcivescovo di Genova.
    Dipendono immediatamente dalla S. Sede
    i Vescovi di Arezzo, di Volterra, di Luni Sarzana, di Cortona, di Montalcino, di Montepulciano, e di Pescia. – Vedere l'Articolo ARCIVESCOVATI della Toscana Granducale.
    Entrano poi nella Romagna Granducale quattro diocesi dello Stato Pontificio, cioè, quelle di
    Bertinoro, ili Faenza, di Forlì e di Sarsina, l’ ultima delle quali per l'am-ministrazione ecclesiastica è stata affidata di corto al vescovo di Bertinoro.

    COLLE di VAL d’ELSA (
    Collis) Città stata in origine un castello, che appellossi Piticciano, poi terra nobile e potente, finalmente città decorata di una sede vescovile, capoluogo di Vicariato e di Comunità, nel Compartimento e ruota di Siena.
    Il maggiore fabbricato e la migliore parte di questa città risiede sul lembo di una piaggia cretosa che pianeggia dalla parte di occidente, mentre ripida e corrosa dalle acque del fiume Elsa si mostra dal lato di ostro sino a settentrione.
    È divisa in due corpi di fabbricati staccati l’uno dall’altro;
    Colle Alto, già detto il Castel Vecchio, con il suo spazioso borgo costituisce la parte superiore della città, dov’è la sede delle primarie magistrature civili ed ecclesiastiche, la parte migliore è più suntuosamente fabbricata: mentre sulla Costa orientale della piaggia stessa di Colle Alto,stendesi in forma di un altro borgo la Città bassa, riunita alla prima con un giro di mura e due porte, l’inferiore delle quali introduce nel subborgo di Spugna, noto per un antica badia omonima, per le sue cartiere ed altri edifizi idraulici mossi dalle acque dell’Elsa. Cosicchè tutta la città raffigura quasi un borgo
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    continuato della larghezza di due terzi di miglio.
    Colle Alto trovasi nel grado 28∝ 47’ di longitudine, 43∝ 25’ 4” di latitudine circa 330 braccia sopra il livello del Mediterraneo, 12 miglia toscane a maestrale di Siena; 4 a ostro libeccio di Poggibonsi; 5 a scirocco di San Gimignano e 16 miglia toscane a levante di Volterra.
    La storia di Colle avanti il mille è tuttora involta nell’oscurità;e sembra strano se non inverosimile, il racconto lasciatoci dal buon Villani, quando scrisse al capitolo 7 del libro V della sua cronica, che i fiorentini(circa l’anno 1175) feciono porre il castello di Colle di Val d’Elsa colà dov’è oggi per fare battifolle a
    Poggibonizzi, e colle genti di due vicine castelletta con altre ville d’intorno il popolaro. Nella quale circostanza, per la prima pietra che si mise a fondarlo, la calcina fu intrisa del sangue che si segnaro dalle braccia i sindachi a ciò mandati per lo comune di Firenze, a perpetua memoria e segno d’amicizia e fratellanza di quelli di Colle alla repubblica fiorentina.
    Come castello Piticciano (che corrisponde alla parte della città alta di Colle, detta il Terzo del castello), trovo ricordato il paese in discorso in un istrumento stipulato in papigna il dì 8 ottobre 1007; mercé cui la contessa Wuilla vedova del conte Rodolfo e madre del ricchissimo conte Ildebrando degli Aldobrandeschi di Sovana ricevè in permuta da benedetto vescovo di Volterra la corte di Spugna sul piano d’Elsa, insieme con la chiesa parrocchiale di S. Maria, e 17 corti o poderi, 4 dei quali si dicono situati nella stessa corte di Spugna e uno di essi in Piticciano.
    Quasi due secoli più tardi (anno 1183, 23 novembre) il pontefice Lucio III, in una bolla spedita all’abate di
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    S. Salvadore di Spugna, confermo a questa badia tutti i beni e il padronato di molte chiese; fra le quali notasi la chiesa parrocchiale di S. Maria di Spugna, situata presso il mon. e più Castellum Piticcianum, quod Colle vocatur cum ecclesiis et suis appendiciis.
    Alle chiese del castel Piticciano o di
    Colle Alto fu di parere l’erudito colligiano Ferdinando Morozzi, che potesse tra le altre riferire quella di S. Maria in canonica, e il piccolo oratorio, in luogo del quale fu fabbricato il duomo.
    Quindi per qualche tempo una parte di Colle alto vicino alla
    Costa, appellosi Castel dell’Abate, siccome una porzione di colle basso prese il nome di Castel nuovo de’Franchi: mentre l’abitato più prossimo alla gora degli edifizj fu suddiviso nel Pian di Canale, nel Borgo S. Jacopo, ossia di S, Jacopo del Piano e nella contrada degli edifizj (in Fabriciis).
    A tal punto era ridotta la signoria dei monaci di Spugna, e tanti e così estesi erano i loro possessi nel distretto di Colle Basso, che fu stabilito con istrumento pubblico del 26 gennajo 1209 fra i monaci di Spugna e il comune di Colle rappresentato dai suoi consoli il seguente patto, cioè. Che fosse in facoltà de’Colligiani di vendere e comprare liberamente case e terreni nel
    Castelnuovo inferiore di Colle, a condizione che il compratore in ogni contratto di acquisto dovesse pagare ai monaci 12 denari per lira (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Colle).
    Infatti per un lungo giro di anni gli acquirenti dei terreni compresi fra Colle Alto e il borgo di Spugna si obbligavano allo sborso di quel
    monacale registro, e
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    i morosi giuridicamente inquisiti venivano costretti dai tribunali ordinarj.prima di tutti a soggiacere a simile condizione onerosa fu una consorteria di nobili che dalla legge e originaria stirpe prese il casato di Franzesi, allorchè un Gualterotto Franzesi capo della medesima, nel 1218, comprò un pezzo di terra posto tra il campo denominato di Strozzalupo e il castello de’Franchi. (Ferdinando Morozzi, Memor. Istor. di Colle)
    Un si fatto onere nei contratti di acquisto di terreni e case del distretto di Colle basso continuò a favore dei monaci di Spugna sino al secolo XIV avanzato, siccome lo provano le scritture di quella età appartenute alla comunità di Colle e un consulto del famoso giurisperito Rossello Rosselli pronunziato nel 1380 a favore della badia di Spugna.
    Le più antiche pergamene spettanti al comune di Colle cominciano colle bolle spedite agli arcipreti di quella pieve dai pontefici Pasquale II, in data del 27 novembre 1115, Gelasio II (27 novembre 1119), Anastasio IV (7 dicembre 1153) Adriano IV (16 aprile 1154), Clemente III (1 gennajo 1188), Innocenzo III (15 giugno 1204) sino a quella del 18 settembre 1243, con la quale Innocenzo IV diede facoltà all’arciprete e capitolo di Colle di celebrare i divini uffizj a porte chiuse e senza il suono delle campane, non ostante l’interdetto generale.
    Quest’ultimo documento giova a schiarire un punto d’istoria finora travisata relativamente al partito ghibellino, ossia imperiale, cui i Colligiani insieme coi Senesi, Pisani e Aretini a quel tempo aderivano, mentre i Fiorentini erano il sostegno della parte Guelfa in toscana.
    Per effetto di ciò il comandante di Colle, nel gennajo del 1245, fu ricevuto con tutti i suoi beni sotto la protezione dell’imperatore Federico II, da cui ottenne un lusinghiero privilegio dato nel gennajo di quell’anno in Grosseto: privilegio che il di lui
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    figlio Manfredi nel febbrajo 1260 da Venosa negli Abruzzi confermò ai suoi aderenti Colligiani. Infatti, nei registri del potestà di colle, che cominciano col milleducento, notasi sotto gli anni 1239 e 1240 un Gilberto vicario in questa terra per Pandolfo di Fascianella, ch’era capitano generale per l’imperatore Federigo II in Toscana.
    Ma nel 1266, dopo la sconfitta e morte di Manfredi, essendo variate le circostanze politiche in Toscana, e tornata in vigore la parte Guelfa, anche Colle, quando vi era per potestà Arrigolo Accarigi, si riformò a più liberale partito. A corroborare il nuovo sistema aggiunsero i Colligiani una solenne deliberazione presa con pubblico partito del 16 maggio 1267, allorchè promisero obbedienza al re Angioino, protestando di assisterlo d’ogni loro forza contro i di lui nemici. (ARCH. DIPL. FIOR.
    Carte della Comunità di Colle)
    Non erano appena trascorsi due anni di quel nuovo ordine di cose che Provenzano Salvani e il conte Guido Novello, due potenti Ghibellini, dai quali allora era retto lo stato di Siena, messisi alla testa di molti fuorusciti di quel partito e di molte squadre di Tedeschi e Spagnoli scampati dalla rotta di Tagliacozzo vennero a oste alla badia a Spugna per assalire da quel borgo la terra e castello di Colle, alla di cui guardia erano corsi i Fiorentini.
    Ostinato ed atroce fu il conflitto che seguì il dì 11 giugno 1269; il di cui esito divenne ai Senesi quasi altrettanto funesto, quanto i campi di Monteaperto erano stati fatali ai Fiorentini.
    Dopo tale avvenimento i Colligiani nominarono il più delle volte a loro potestà i cittadini distinti di Firenze, fra i quali noterò i più famosi. Era in Colle potestà, all’anno 1271, quel (
    ERRATA: Fortebraccio de’Bosticci) Fortebraccio de’Bostichi che fu dal suo governo inviato ambasciatore al papa per averlo paciario fra le più potenti
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    famiglie di Firenze; al 1280, un barone dei Mangiadori di S. miniato che fu poi generale della lega Guelfa di toscana; al 1281, un conte Azzolino del conte Alberto da Certaldo; al 1282 un rosso della Tosa; al 1286, un Guelfo Cavalcanti e un Belisardo della Tosa; nel 1290, Ringerio e Gherardo dei Tornaquinci; al 1296, Neri Buon del monti e Filippo Spini; nel 1297, Tegghia de’Tedaldi; nel 1301, Niccola de’Cerchi, per tacere di tanti altri potestà di Colle scelti nel numero de’personaggi che figurarono nelle storie fiorentine di quella età. (MANNI Codice nella Magliabechiana)
    Sebbene posteriore si debba dire rapporto all’epoca la serie dei capitani del popolo di Colle, pure non erano passati appena 4 anni, dacchè un tal uffizio fu creato in Firenze insieme con quello dei priori del Comune, che anche Colle nominò i suoi capitani. Avvegnachè il primo a coprire una tale carica tra i Colligiani, trovasi fino dall’anno 1286, essere un Aldobrandino de’Cavalcanti di Firenze, e nel 1296 per sei mesi Lapo de’Mannelli, e per gli altri sei mesi quel Lotteringo de’Gherardini citato dal Manni nei suoi Sigilli antichi. (T. XIII
    Sigillo 13)
    Le guerre cittadine più funeste ai Colligiani sembrano quelle che accaddero nella terza decade del secolo XIV; sia allora quando, nel 1322, gli esuli ghibellini di quella terra coll’aiuto di certi ribelli di Firenze entrarono per forza nel borgo di Colle (la città bassa) da dove respinti furono con gran mortalità dai terrazzani; sia quando questi ultimi riposero ogni autorità e giurisdizione nelle mani di un potente colligiano, quale era l’arciprete Albizo di Scolajo de’Tancredi, che unito ai suoi fratelli con la protezione del duca di Calabria vicario pel re di Napoli in Toscana, la faceva da arbitro nel consiglio municipale fino da quando il vicario del vescovo di Volterra
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    (anno 1319) scomunicava Desso fratello dell’arciprete di Colle, mentre quest’ultimo nel pubblico consiglio del 23 luglio proponeva di non doversi osservare il fulminato interdetto. Era quello stesso arciprete, che nel dì 8 settembre 1326 si fece nominare dai priori della comunità in capitano di Colle. – Tali però e tante furono però le angarie di questo capitano e dei di lui fratelli Desso e Agnolo, che finalmente i Colligiani, coll’aiuto dei nobili di Montegabbro e da Pichena, benchè congiunti de’Tancredi, in sulla piazza di Colle, a di 10 di marzo 1330, uccisono il capitano Albizo con messer Agnolo suo fratello, e poi Desso in prigione strangolarono. Dopo tale congiura, per tema che i Rossi di Firenze e altri possenti grandi di quella città parenti de’Tancredi, prendessero vendetta degli uccisori di quelli, fu deliberato di dare per più anni la guardia della terra di Colle alla Signoria di Firenze, chiamando al governo della medesima capitano e potestà fiorentino.
    Della qual cosa, soggiunge lo stesso G. Villani (
    Cronic. lib. X cap.173) i Fiorentini furono contenti, perocchè il detto capitano Albizo al tempo della carestia fu molesto al popolo di Firenze, e operò in guisa da non lasciare venire vittuaglia alla capitale, perch’era amico di Castruccio, tutto che si tenesse Guelfo.
    A schiarimento delle espressioni di Giovanni Villani gioverà aggiungere la testimonianza di un altro scrittore coevo, Domenico Lensi biadajolo di mestiere, che registrò in un codice inedito (ora del march. Tempi) i prezzi giornalieri dell’annona di Firenze, dal 1320 al 15 novembre 1335. È un libro di 34 fogli in pergamena, scritto a colonna, corredato di tre buone miniature, una delle quali rappresenta il quadro che fu posto nel 1329 nella sala degli ufiziali della biada per onta ricevuta dai governanti di Colle di Val d’Elsa a cagione di un contratto di
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    400 moggia di grano fissato nell’aprile del 1329 per conto dei Fiorentini, e poi dato nascostamente per soldi quattro più lo stajo ai Pisani, sicchè i somieri tornarono con le sacca vuote alla capitale. – Per così fatti eccessi e cotal fraudolento procedere il magistrato de’sei della biada col consenso de’priori, de’gonfalonieri e di tutto il consiglio formò (dirò con le parole del biadiajolo fiorentino) un’inquisizione gravissima contro il capitano di Colle tiranno di quella terra, contro messer Desso suo fratello, e contro quello Comune, e dipingere fece nella casa, dove i sei rendono ragione, la Terra di Colle murata con due porte, da una delle quali sortire si vedevano i somieri con le gualdrappe del giglio scarichi, e dall’altra parte le bestie con le sacca marcate con l’insegna di Pisa cariche di grano. – Tale pittura e preghiere dei sindachi Colligiani fu tolta di là e annullata, dopo aver essi riparato al fallo con mandare a Firenze nel mese di giugno susseguente 75 moggia di grano gratis, e da lì a poco col togliere di mezzo i tiranni stati causa di cotanta perfidia.
    Da quanto disse il Villani rapporto alla terra di Colle, dopo ucciso il capitano arciprete, circa a darsi la guardia al comune di Firenze, non deve conchiudersi, che solamente all’anno 1330 i Colligiani si costituissero a reggimento comune, e che quella fosse la prima volta che essi eransi dati in guardia alla Repubblica fiorentina; mentre dall’anno 1286 in poi sono stati qui sopra accennati documenti sincroni che portano più di un esempio atto a provare in contrario.
    Imperocchè il comandante di Colle, come popolo indipendente, aveva fatto parte innanzi tutto della lega ghibellina, aderendo coi Senesi alla causa dei sovrani Svevi, prima che abbracciasse il contrario partito dei papi e della casa degli Angioni,
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    unendosi al corpo della taglia Guelfa di Toscana. Una evidentissima prova di quest’ultimo fatto fu la quietanza di fiorini 30, soldi 35 e denari 8, che fece a titolo di stipendio di quattro mesi per la quota dovuta dal Comune di Colle il capitano generale della taglia Guelfa Morovello marchese Malaspina. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Com. di Colle)
    La deliberazione del 18 aprile 1333 presa dal consiglio del Com. di Colle per sottrarsi al governo Fiorentino, fu limitata a soli tre anni, ma nel 30 gennajo del 1336 (stile comune) dopo una congiura di fuorusciti che avevano tentato di sorprendere Colle, vennero rinnovate le condizioni, fra le quali fuvvi quella di dovere i Colligiani costruire una rocca nel posto più eminente della Terra, da essere custodita da un castellano inviato dalla Repubblica fiorentina con 40 fanti di guardia a metà delle spese fra i due comuni. (I. cit. - Giov. Villani lib. XI, cap. 46).
    Nuove divisioni di parti ridussero poco stante i Colligiani a rinnovare i patti, mediante i quali essi per 15 anni ricevettero costantemente da Firenze potestà e capitano.
    Per egual modo il Comandante di Colle dovette nel 1342 prestare ubbidienza al duca di Atene; finchè alla sua cacciata da Firenze, anche i Colligiani ritornarono in libertà, mentre a nome del tiranno si reggeva da Manetto Donati. Essi però non stettero molti anni senza che si suscitassero nuove discordie domestiche, che fruttarono stragi cittadine. Fu allora che il governo fiorentino spedì una mano di armati a Colle, i di cui abitanti risolverono di evitare un male maggiore col darsi spontanei alla Repubblica; lo che seguì per atto pubblico del 19 gennajo 1349 (stile comune).
    Erano insorte in quel frattempo controversie fra i Colligiani e quei di Poggibonsi a cagione di confini comunitativi, i quali furono con nuovi termini
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    demarcati, dopo un lodo pronunziato il 9 dicembre 1345 dagli arbitri per la mediazione della Repubblica fiorentina.
    Dopochè la Repubblica stessa organizzò un permanente ufizio di guerra con eserciti stranieri al suo servizio, pensò anche al mantenimento dei medesimi mercè di una contribuzione, cui diede il nome di tassa delle
    Lance.
    Dai pagamenti fatti per simile scopo fra il 1386 e il 1400, risulta che Colle somministrava per tale imposizione annua la quota di fiorini 300, mentre la Comunità medesima ritraeva appena 380 fiorini d’oro per anno dal provento delle sue gabelle. (ARCH. DIPL. FIOR. l. cit.)
    Da quell’epoca in poi i Colligiani furono costantemente attaccati alla sorte di Firenze, a sostegno della quale essi immortalaronsi, all’occasione della guerra che mossero ai Fiorentini il Papa, il re di Napoli e il governo di Siena dopo vendicata la congiura de’Pazzi.
    Già erano state riparate di corto le fortificazioni di Colle, mediante una provvisione presa dal magistrato comunicativo, nel 14 febbrajo 1465 (stile comune) deliberando che per tre anni fosse dimidiato e ridotto a cento lire il mese il salario del potestà, onde impiegare le altre cento lire nel restaurare le mura castellane. (l. cit.). Erano compiti i restauri intorno alla terra e castello, e vi era dentro a sua difesa un conestabile veneziano al servizio della Repubblica fiorentina, uomo di grand’animo, quando Colle, nel settembre del 1479, fu investito dal maggior nerbo dell’esercito del re di Napoli e del Papa; talchè per la virtù di quest’uomo valentissimo nel mestiere delle armi, e perché il paese era ben provveduto e guarnito, fu la sua espugnazione di grande difficoltà ai suoi nemici. Alchè non poco contribuì la fedeltà de’Colligiani, i quali per opera di Lorenzo de’Medici, detto il Magnifico, furono in tale occasione creati cittadini Fiorentini e fatti abili a tutte le dignità della Repubblica.
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    Al quale effetto i priori e gonfaloni della Signoria di Firenze, sotto il dì 1 di ottobre 1479, scrissero ai Colligiani quella onorevole lettera, che fu resa di pubblico diritto da Giovanni Targioni Tozzetti nei suoi Viaggi.
    Né questo segno d’onore fu punto fuori di tempo, perocchè nel 3 di ottobre 1479 essendo stato dato l’assalto a Colle, gli assaliti, tanto soldati che terrazzani e le donne medesime, si portarono tutti con gran valore. A dì 16 dello stesso mese fecero i nemici una seconda prova contro Colle, investiti essi stessi alle spalle da una colonna mobile di Fiorentini, accorsa alla difesa dal quartiere di S. Gimignano.
    Ai 19 dello stesso mese fu dato il terzo assalto, che fu de’precedenti anche più aspro e terribile; e due giorni appresso l’oste medesima per la quarta volta investì le mura di Colle con maggior ordine e vigoria che ciascun’altra fiata. Ma quanto fu per gli assalitori più feroce il conflitto, altrettanto riescì per essi più micidiale e sanguinoso; talchè, senza dire de’morti il numero dei feriti fu tale, che di loro si riempirono tutti gli spedali di Siena. Da tanta ostinatezza inaspriti i nemici, ai 26 dello stesso mese, piantarono di nuovo due bondarde contro il borgo di Colle; per cui quelli erano alla difesa della Terra deliberarono di abbruciare e di spianare il borgo, perché non l’occupassero le armi nemiche. (AMMIR.
    Istor. Fior. lib. XXIV).
    Ma non potendo più reggere a tanta insistenza di guerra, i Colligiani, più per colpa di chi li comandava, che per temenza loro, il dì 12 di novembre patteggiarono di arrendersi, se però a tutto il dì 14 di quel mese la Terra non fosse stata soccorsa dai suoi amici. E non potendo i Fiorentini dargli alcun ajuto dentro il tempo prescritto, seguì la resa convenuta
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    con danno immenso degli abitanti, dei loro averi e del fabbricato. Talchè i Colligiani dovettero stare per 14 mesi sotto la servitù di Alfonso duca di Calabria, con la gloria però di avere in quella guerra per la loro fermezza salvata la capitale.
    L’ultimo fatto ostile relativo a Colle fu quello della sua resa alle armi cesaree condotte nel 1529 in Toscana dal duca d’Orange a distruzione della Repubblica fiorentina.
    La terra di Colle per motuproprio del Granduca Ferdinando I, e per bolla del pontefice Clemente VIII, nel 1592 fu decorata del titolo di città, e la sua chiesa collegiata innalzata al rango di cattedrale.
    Stabilimenti pii della città di Colle. – La prima istituzione, che la carità della patria dettò ai Colligiani, fu quella del suo spedale, stato nel secolo decorso per sovrana munificenza del Granduca Leopoldo I ricostruito in più vaste e più regolari forme presso la porta nuova in Colle alto. Quello più antico sotto l’invocazione dello spirito santo, poi della misericordia fu eretto nel Castelvecchio. La sua fondazione rimonta all’anno 1207, per opera di un tal Ricovero del fu Stueltone da Colle; mentre dieci anni dopo, nel tempo che era potestà di Colle Ruggero Giannelli de’Tolomei, con pubblica deliberazione del 31 dicembre 1217, il magistrato Comunitativo donò in aumento di dote all’ospedale la Macchia di Vensa.
    Nel 1310 questo spedale insieme coi suoi beni fu del vescovo di Volterra dichiarato esente dalla giurisdizione ecclesiastica. Sino da quella età dipendeva dalla magistratura civica che in quella casa teneva il suo seggio, allorchè con partito del 5 dicembre 1287, elesse in spedalingo un fra Jacopo dell’ordine degli Umiliati, col patto che la metà delle rendite dello spedale di Colle si dovesse erogare in vantaggio del suo convento. – Un nuovo atto di beneficenza fu quello di
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    somministrare con le entrate dello spedale un elemosina annuale al convento dei frati minori di S. Francesco di Colle. Il qual convento con vasta chiesa fondarono i Colligiani nel secolo XIII sotto il pontificato di Gregorio IX, che con lettere apostoliche dirette da Perugia, li 7 marzo 1235, delegò il superiore dei frati Domenicani di Siena a benedire invece sua la prima pietra di quell’edifizio. Fu poi al guardiano dei frati minori di Colle, cui diresse una bolla il pontefice Bonifazio VIII (7 marzo 1303), perché insieme con gli abati di S. Giusto di Volterra, e di Coltibuono pronunziasse sentenza contro i Tolomei, i quali a titolo di pegno ritenevano il castello di Montieri, con le sue miniere spettanti alla mensa vescovile volterrana. (GIACHI Ricerche sopra lo stato antico e moderno di Volterra)
    Oltre il primo spedale già nominato, un altro sotto il titolo di S. Lazzaro esisteva in Colle basso. Essendo esso di padronato dell’abbazia di Spagna, quando fu soppresso (nel 1353), venne riunito coi suoi beni alla medesima, sino a che dopo l’erezioni del vescovato di Colle i fondi appartenenti allo spedale di S. Lazzaro si assegnarono in prebenda all’arciprete della cattedrale.
    Questo duomo costruito a tre navate fu ampliato dal primo suo vescovo Usimbardi sulla fine del secolo XVI. Allo stesso prelato devesi l’erezione del palazzo vescovile con altre istituzioni benefiche a favore dei Colligiani. Fra gli oggetti di belle arti sono da ammirarsi nel corso della cattedrale un quadro del Morandini da Poppi trasportatovi dalla soppressa badia di Spugna; nella chiesa de’frati conventuali le vetrate dipinte a colori e una tavola che credesi opera di Pietro Perugino.
    Anche la grandiosa chiesa dei frati Agostiniani, edificata nel secolo XIV, nel borgo di Colle basso, possiede un bel quadro (la Deposizione della Croce) che sembra
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    eseguito dalla scuola, se non fu toccato dal maestro medesimo Domenico del Ghirlandajo.
    In quello stesso secolo XIV, nel borgo di Colle alto fu fondato il monastero di S. Pietro, che appellossi delle
    Mantellate; beneficato insieme con quello di S. Francesco, da mess. Matteo di mess. Fiamma de’nobili da Pichena. Esso è ridotto attualmente a conservatorio di oblate per l’educazione e per convitto delle fanciulle.
    All’istruzione del sesso maggiore provvide la pubblica e privata elargità de’cittadini con mantenimento di tre maestri di scuole, con un seminario vescovile di giovani da istruirsi nella disciplina ecclesiastica, con cinque posti gratuiti nell’Università di Pisa, o in accademie estere, ec.; oltre altri pii legati di pubblica beneficenza, fra i quali numerose doti destinate alle povere zittelle.
    Colle fu patria di uomini illustri in ogni genere e in ogni età. Nel principio del secolo XIV vide sorgere in somma fama l’insigne architetto
    Arnolfo di Lapo, sebbene di origine tedesco; un secolo dopo Cennino di Andrea Cennini pittore, e forse il più antico scrittore sulla natura dei colori e sul modo di usarli in pittura. Nel progredire del secolo XV Colle diede un valente segretario e storiografo alla Repubblica fiorentina in Bartolomeo Scala; un erudito grecista in Lorenzo Lippi; un geografo e poeta in Gianmaria frate Domenicano; un diplomatico della Repubblica fiorentina in Paolo Ser Giovanni da Colle; un distinto teologo in fra Giovanni Tancredi, stato generale dei minori Conventuali. Nel secolo XVI contò un astronomo in fra Giovanni Tolosani; un segretario di Cosimo I in Francesco Campana, parente di altro Campana che fu valente architetto; un teologo e un segretario del Gran Duca Ferdinando I in Usimbardo Usimbardi primo vescovo e sommo benefattore della sua patria, mentre
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    un altro Usimbardi sedeva sulla cattedra aretina. Nel secolo XVIII figurò un Ferdinando Morozzo come ingegnere distinto e autore di varie operette storiche e idrauliche, molte delle quali opere lasciò inedite nelle mani dei suoi amici ed eredi.
    Diocesi di Colle. – La chiesa di Colle era una delle antiche pievi della diocesi Volterrana con titolo di arcipretura collegiata esente dalla visita vescovile. Essa cambiò più di una volta di forma nel suo fabbricato, siccome mutò anche di titolare. Essendochè la pieve di Colle, prima che venisse aggregata alla pieve di Elsa, era sotto l’invocazione di S. Salvatore: mentre quella di Elsa posta nel piano alla destra del fiume era dedicata ai SS. Giovanni, Faustino e Giovitta; e ciascuna di esse contava le sue chiese succursali. Dipendevano dalla pieve di Colle le seguenti parrocchie: 1. S. Jacopo del Castelnuovo di Colle basso; 2. La Canonica di S. Maria del Castel dell’Abate (S. Maria in Canonica); 3. S. Maria di Spugna; 4. S. Cerbone a Quartaja; 5. S. Marziale del Borgo a Elsa; 6. S. Andrea di Colle (ora a Strada).
    Erano suffraganee della pieve d’Elsa: 1. S. Biagio di
    Colle; 2. S. Michele a Onci; 3. S. Giusto al Santo Nuovo; 4. S. Maria a Fabricciano.
    L’unione di queste due pievi sembra che già fosse effettuata al principio del secolo XII, stantechè una bolla concistoriale, diretta dal pontefice Pasquale II, li 27 novembre 1115, e dal pontefice Gelasio II quattr’anni dopo confermata a Teozzone arciprete della pieve d’Elsa, si trovano assegnate al medesimo pievano e al suo capitolo le chiese di quasi tutti due i pivieri preaccennati.
    Ciò più chiaramente si manifesta in altra bolla d’Innocenzo III spedita
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    li 15 giugno 1204 all’arciprete di S. Salvatore di Colle che viene anche qualificato pievano de’SS. Giovanni e Faustino d’Elsa. È ignoto in qual tempo preciso la pieve di Colle sostituisse all’antico titolare quello di S. Alberto, nome che si richiama a quel beato Alberto da Chiatina arciprete morto santamente in Colle nel 1202. Vedere CHIATINA.
    Certo è, che sotto quest’ultima invocazione la pieve di Colle fu denominata dal pontefice Giovanni XXIII in un breve diretto il 20 febbrajo del 1410 al pievano di S. Pietro in Bossolo, e da Eugenio IV, in una bolla del 30 aprile 1439, spedita all’abate di Spugna.
    Attualmente la cattedrale è sotto l’invocazione di S. Marziale discepolo di S. Pietro, che credesi levasse al fonte della rigenerazione i primi cristiani di pian d’Elsa, mentre passava di costà.
    La diocesi di Colle fu eretta con bolla del pontefice Clemente VIII del 5 giugno 1592; distaccando dalla metropolitana Fiorentina il piviere di Poggibonsi con tutte le chiese dipendenti: della diocesi di Siena le pievi di Marmoraia, di Liliano, e di S. Agnese in Chianti: della diocesi di Fiesole, le pievi di S. Leolino in Conio, le prepositure di S. Fedele a Paterno, e della Castellina. Gli altri popoli furono smembrati dalla diocesi Volterrana, cui già appartenevano le pievi di Colle e di Elsa, le chiese battesimali a Scuola, a Castello, a Mensano, a Molli e a Pernina, oltre qualche parrocchia distaccata da altre pievi tuttora incluse nella diocesi di Volterra. Con la stessa bolla il vescovo di Colle fu dichiarato suffraganeo del metropolitano di Firenze. Finalmente per breve de’18 settembre 1782 il pontefice Pio VI separò dallo stesso vescovado Volterrano l’insigne collegiata di S. Gimignano con due pievi e altre diciassette parrocchie comprese
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    in quel territorio, e le incorporò alla diocesi di Colle.
    Cosicchè attualmente la cattedrale di Colle ha sotto di se 71 chiese parrocchiali, sei delle quali sono in città o nei borghi, 11 suburbane, e le altre 54 suddivise per
    Sesti, cioè, Poggibonsi, Montagnuola, Chianti e S. Gimignano. Tra le suddette cure si contano, oltre la cattedrale, 26 chiese con fonte battesimale, due insigni collegiate (Poggibonsi e S. Gimignano) e cinque capoluoghi di comunità cioè, Colle, S. Gimignano, Poggibonsi, Monteriggioni e Castellina del Chianti.
    Il capitolo della cattedrale di Collesino dalla erezione del suo vescovato contava tre dignità, cioè, arciprete, decano e arcidiacano con 12 canonici e un corrispondente numero di cappellani. Fu primo vescovo Usimbardo Usimbardi Colligiano, già canonico fiorentino, abate commendatario di S. Donnino fuori di Pisa e segretario intimo del G. D. Ferdinando I.
    Nella diocesi di Colle sono restate cinque famiglie religiose; cioè i minori conventuali in Colle; i cappuccini presso detta città; il conservatorio delle oblate di S. Pietro dentro la città; quello di S. Gimignano, dove sono pure le monache Vallombrosane di S. Girolamo e i cappuccini.
    Fu tema di lunga disputa tra i vescovi di Volterra e gli arcipreti di Colle rispetto alla giurisdizione ecclesiastica di questo territorio, poichè i vescovi esigevano i loro diritti diocesani, mentre gli arcipreti negavano ogni dipendenza ai vescovi prenominati. Favorivano le ragioni degli arcipreti le bolle di Pasquale II, di Gelasio II, di Adriano IV e di altri pontefici, con le quali la pieve di Colle fu ripetute volte dichiarata immediatamente sottoposta alla Sede Apostolica. Anche il pontefice Innocenzo III con breve del 15 giugno 1204 accordò facoltà all’arciprete della pieve di S. Salvatore di Colle e dei SS. Giovanni e Faustino d’Elsa di battezzare, ma non di consacrare alcuna cappella o oratorio senza il permesso pontificio.
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    È altresì vero che il pontefice Clemente III con due privilegi diretti da Poggibonsi (Marturi), li 24 gennajo 1188, uno a Ildebrando vescovo di Volterra e l’altro al pievano e clero di Colle, sottopose quest’ultimo alla giurisdizione del vescovo prenominato. (Giachi. Ricerche sullo stato antico e moderno di Volterra) Coerenti a ciò sembrano le deliberazioni del Magistrato civico e del capitolo della pieve di Colle, sotto i dì 21 e 23 gennajo 1309, quando esposero al vescovo di Volterra, che l’ospedale di Colle e dei suoi averi dovevano essere cassati dall’estimo dei beni ecclesiastici, per la ragione che quell’ospedale fu sempre della Comunità, e non mai di giurisdizione ecclesiastica. (ARCH. DIPL. FIOR. l. c.)
    Le controversie fra i pievani di Colle e i vescovi Volterrani mossero pure il pontefice Urbano VI a stendere un breve li 4 luglio 1386 in Genova, col quale deputò l’abate di S. Galgano a sentenziare sulla dipendenza o indipendenza della chiesa di Colle dal diocesano. (l. cit.). è ignota la sentenza data; ma fatto sta, che Clemente VIII nella bolla di erezione di Colle in cattedrale dichiarò questa chiesa
    Nullius Diocesis.
    Comunità di Colle
    . Il territorio di Colle di Val d’Elsa occupa una superficie di 26741 quadri, dai quali sono da detrarne 571 per corsi d’acqua e strade. Vi si trova una popolazione di 5351 abitanti, i quali corrisponderebbero a 165 individui per ogni miglio quadro di suolo imponibile.
    La sua figura iconografica si accosta alla romboidale con due angoli mozzi, che sporgono fuori della figura dai lati di ostro e di ponente.
    Confina con 5 Comunità. Dalla parte di ponente sul poggio di Monte Miccioli ha di fronte la Comunità di Volterra, dove dalla strada R. dirigendosi verso ostro, arriva alle sorgenti del borro
    Leccatella, al
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    qual punto sottentra la Comunità di Casole. Ivi voltando da ponente a ostro,e poi ritornando con la faccia a libeccio entra nel fosso Rofena e di là nel torrente Senna, col quale rimonta per circa un miglio verso la Montagnola, dove lascia fuori il Senna, e attraversando la strada che da Colle va a Radicondoli, dirigesi per un arco rientrante verso levante dove si trovano le più remote fonti dell’Elsa morta, sino alla via che da Collalto va a Scorgiano. A questo punto entra in contatto con la Comunità di Colle quella di Monte Riggioni, con la quale la prima torna per poco nel letto dell’Elsa che lascia a sinistra davanti Mensanello per andare contr’acqua nel fosso di Scarna suo tributario voltando la fronte a scirocco. Quando è sulla strada provinciale, che da Colle va a Siena, cessa la Comunità di Monte Riggioni e comincia quella di Poggibonsi, con la quale l’altra di Colle confina, prima del lato di levante mediante il borro del Castelluccio, poi verso grecale mediante il fosso Renajo, seguitando il di cui alveo presso la villa di Galognano ritorna nell’Elsa alla strada R. che da Poggibonsi guida per Colle a Volterra. Dopo aver rimontato per breve cammino la corrente del fiume, abbandona questo alla sua destra per entrare nel botro Gaine, e di là in quelli di Montecuccheri e di Vallecchia, passando intorno al poggetto di Bibbiano, là dove si danno la mano le tre Comunità di Poggibonsi, di Colle e di S. Gimignano: con quest’ultima quella di Colle fronteggia verso maestrale, a partire dalla strada provinciale che guida a S. Gimignano sino a quella R. che da Colle porta a Volterra, durante il quale tragitto ha quasi
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    sempre il torrente Fosci a limite, quindi quello suo tributario detto de’Rignardi, dal quale trapassa nel botro della Contessa, e dopo in quello di Pietra per salire sul poggio di Monte Micciolisino alla strada R., dove ritrova la Comunità di Volterra.
    La più antica demarcazione territoriale fra i distretti limitrofi di Colle, di S. Gimignano e di Poggibonsi, che trovasi nelle carte superstiti del Comune di Colle, sembra quella cui riferisce un pubblico contratto del 10 gennajo 1206, mentre era potestà di Colle, Bernardino
    Giannelli de’Tolomei, famiglia senese stata al pari di quella de’Tancredi potentissima in Colle. Sino di quella età il torrente Fosci divideva le due prime comunità, siccome il distretto di Casaglia era anche allora suddiviso fra il Comune di Poggibonsi e quello di Colle. (ARCH. DIPL. FIOR. Comunità di Colle)
    Nuova demarcazione tra queste due ultime Comunità fu decretata fra gli arbitri destinati dal Comune di Firenze, mediante un lodo proferitoli 9 dicembre 1345.
    La parte più prominente di questo territorio è sulla schiena dei poggi che separano la Comunità di Volterra da quella di Colle, là dove si chiudono le Valle dell’Elsa, dell’Era e della Cecina. La maggiore elevatezza del poggio trovasi alla torre di Monte Miccioli, torre che fu segnalata 842 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo. È la dove scaturiscono per due opposte pendici due torrenti dello stesso nome
    Fosci o Foci, uno dei quali scende in Elsa e divide la Comunità di Colle da quella diS. Gimignano; l’altro che nasce sotto la torre di Monte Miccioli e va a scaricarsi nella Cecina. Il più copioso e allo stesso tempo il più proficuo e più importante corso di acque di questa comunità è
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    quello del fiume Elsa, le cui prime scaturigini, sebbene abbiano a ricercarsi sulla pendice occidentale della Montagnola, in quel primo tronco che appellasi l’Elsa morta,
    pure non porta il nome di
    Elsa viva che al punto donde sagorga una ricca polla d’acqua limpidissima, la quale da una pozza coperta di ghiaja e sparsa di testacei marini emerge con impeto da terra, al luogo denominato Onci, circa 2 miglia a mezzogiorno di Colle, mezzo miglio toscano lontana dal ponte di S. Marziale e dalla gran steccaja che porta l’acqua per la gora ai molini e alle cartiere di Colle basso e di Spugna.
    La ricchezza della sorgente dell’
    Elsa viva dà motivo di credere ch’essa tragga uno de’maggiori alimenti da una sotterranea vena, la di cui origine trovasi sotto una buca assorbente posta nell’alto piano di Quartaja a tre miglia toscane circa a ostro libeccio di Colle. È una cavità della periferia di braccia 5 o poco più, dagli indigeni appellata Ingolla, per la ragione che in breve ora ingoja e assorbisce tutte le acque pluviali che vi concorrono dalle limitrofe campagne sopra l’estensione di un miglio quadro di superficie.
    La proprietà che ha l’acqua d’Elsa d’incrostare e d’indurire i corpi in essa immersi, fu avvertita da Dante, da Fazio degli Uberti, dal Boccaccio e da cento altri scrittori più moderni; ma pochi osservarono prima di Ottaviano Targioni Tozzetti, che quest’acqua alla sorgente dell’Elsa viva, ossia alla gran
    vena d’Onci, non mostra indizj d’incrostazione, ne lascia depositi di tartaro, ma solo dopo breve corso, e segnatamente alla cascata della gran steccaja sotto il ponte di S. Marziale la deposizione calcarea a strati tartarosi diviene notabile, e continua per qualche miglio, tanto nel letto dell’Elsa, quanto nel canale o gora degli
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    edifizj di Spugna. Tale produzione pietrosa è dovuta alla quantità di calce carbonata che le acque semi termali dell’Elsa viva tengono perfettamente disciolta, allorchè scaturiscono dalle viscere della terra, ma che cominciano a depositare in guisa di stalagmiti a proporzione che evapora una porzione di quell’acido carbonico che saturava la calce e la rendeva solubile.
    Il nome di
    Spugna, che porta il subborgo di Colle, indica la sua etimologia presa dalla natura del circostante, coperto di tartari, che Spugne si appellano. I quali depositi non solo incrostano i fianchi e il basso fondo della valle, ma ricuoprono altresì il pianoro di Colle alto, con tutto che non si veggano apertamente emergere di costassù acque pregne di carbonati calcarei. Un tale incidente fece dubitare a un sommo geologo oltramontano di nostra età, che la formazione dei travertini di Colle potesse riferire, al pari di quelli dei bagni di S. Filippo a piè del Monte Amiata, a due epoche geologiche fra loro affatto diverse, la prima delle quali remotissima, da esso chiamata Saturniana, e l’altra posteriore a tutti i grandi cataclismi, che distinse col nome di Gioviana.
    Più estesi indagini geognostiche nel suolo di Colle, al pari che nei contorni dei bagni di S. Filippo, potranno forse un dì far ricredere da tale opinione. –
    Vedere BAGNI di S. FILIPPO.
    Arroge a ciò, che una gran parte dei travertini di Colle contengono impronte di testacei terrestri, e che non mancano tampoco attualmente nei contorni di Colle altre sorgenti di acque incrostanti; poiché di tale natura sono quelle che scaturiscono nei poggi dalla parte di S. Gimignanoa un livello superiore alla città di Colle. Finalmente l’esistenza di una mofeta solforosa, che emana i suoi vapori di idrogene solforato e
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    di acido carbonico dalle buche del monte di Brentine e dalle rive del botro d’Acquabona, circa 4 miglia a libeccio di Colle, ci avvisa, che la decomposizione de’corpi inorganici continua tuttora a operarsi sotto la crosta superiore di quel terreno.
    Della stessa natura acidula salina erano le acque degli abbandonati bagni, che presero il nome di S. Marziale da un’antica vicina chiesa nel pian dell’Elsa, circa un miglio distanti dalla grossa sorgente o
    vena d’Onci.
    Anteriori bensì all’epoca diluviana, e ai banchi di
    spugnone o do travertino poroso, sono i tufi e le marne conchigliari marine che costituiscono l’ossatura dei poggi di Colle e dei suoi contorni.
    Il terreno cambia natura alla salita di Monte Miccioli, nel di cui fianco orientale si affaccia la calcarea stratiforme compatta attraversata da larghi filoni di candido spato; La qual roccia talvolta alterna con la calcarea argillifera (galestro) o con il macigno. Questo terreno stratiforme si nasconde, o per meglio dire, viene ricoperto da un tufo arenario ricchissimo di testacei univalvi e bivalvi di origine marina; Lo che, tanto apparisce nella faccia volta verso Volterra, quanto dalla parte di Monte Gabbro, e del Castel di S. Gimignano, a destra cioè, e a sinistra della strada R. Volterrana.
    L’aria di Colle alto e di tutto il suo pianoro è salubre, temperata elastica; umida al quanto è quella lungo il Pian d’Elsa sotto Colle basso.
    Della ricchezza dei prodotti agrarj di questa Comunità abbiamo una solenne riprova nella carestia del 1329, quando i Colligiani furono al caso di somministrare granaglie dei loro poderi alla città di Firenze e di Pisa. – I prodotti delle vite, dell’olio e dei filogelli sono vistosamente aumentati dopo che le selve di leccio, di cerro, di farnia e di corniolo hanno ceduto il campo ai vigneti, agli oliveti
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    e ai mori gelsi. Ciò nonostante il legname, tanto in natura quanto carbonizzato, sopravanza sempre al consumo del paese, che molto ne adopera nelle sue officine, per le quali Colle figura tra le prime città manifatturiere della Toscana.
    La fabbricazione dei tessuti di lana esistere doveva in Colle da tempo assai remoto, siccome lo fa credere quello spedalingo chiamato a Colle nel 1287 prescelto sebbene a caro prezzo tra i frati dell’ordine degli Umiliati, cui è noto che Firenze dovè i primi lanifici; alla quale congettura accresce valore l’ufizio dell’arte della lana esistito in Colle sino all’anno 1776.
    L’industria delle cartiere tra i Colligiani era in piena attività nella seconda metà del secolo XIV; e talmente nel progredire dei tempi si estesero quegli edifizj in Colle basso e nel subborgo di Spugna, che si contavano costà per fino 22 cartiere, ridotte oggi alla metà, quantunque più di allora operose.
    Il primo documento inedito che mi sia capitato tra le mani, e che ci ravvicina all’epoca finora incerta della fabbricazione della carta in Colle basso, è una pergamena del 6 marzo 1377, relativa a una locazione per 20 anni, fatta per conto della Comunità di Colle a favore di Michele di Colo di Michele da Colle, di una caduta d’acqua con gora, casalino,
    et gualcheriam ad faciendas cartas. La stessa caduta d’acqua con il suo casalino si dichiara ivi, stata precedentemente tenuta in affitto da Bartolomeo di Angelo della villa. La situazione della gora e cartiera affittata esisteva in Colle basso fuori della porta Senese. I suoi confini erano; a capite cadutae est via vicinalis et gora, ab imo latere res ecclesiae S. Jacobi de Colle; a pede gora et res dicti Comunis. (ARCH. DIPL. FIOR Carte della Comunità di Colle)
    Dal che ne
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    consegue, essere affatto prive di fondamento le parole del Salmon (Stor. del Mondo T. XX) quando senza corredo di prove disse, che la Repubblica fiorentina accordò amplissimi privilegi a quelli venuti a Colle da Fabriano per introdurvi l’arte di fabbricare la carta.
    Un secolo dopo l’istituzione delle cartiere cominciò ad aprirsi il Colle una delle prime topografie dell’Italia, e fu l’opera di uno dei suoi cittadini (Lorenzo Lippi) fra le più antiche stampate in Colle (anno 1478), quando già costà erano stabiliti due maestri stampatori oltramontani.
    Al principio del secolo attuale fu introdotta in Colle basso una fabbrica di cristalli in lastre e in vasi, senza dire di altre fornaci di terraglie, conce, gualchiere e fabbriche di cappelli di feltro, che occupano molte braccia, e sono pei Colligiani altrettante branche d’industria manifatturiera e di lucro agl’intraprenditori.
    Con sovrano regolamento del primo maggio 1776 fu organizzata la Comunità di Colle, la quale dopo quell’epoca non ha sofferto sensibile variazione. Venti popoli costituivano allora il suo distretto; 3 di essi in Colle alto, 3 in Colle basso; e 14 sparsi nel territorio; cioè: 1. la
    Cattedrale; 2. S. Maria in canonica; 3. S. Caterina in borgo; 4. S. Jacopo in Piano; 5. S. Agostino in Piano; 6. S. Maria a Spugna; 7. S. Michele a Borgatello; 8. S. Bartolomeo a Campiglia; 9. S. Maria a Conèo; 10. S. Maria a Mensanello; 11. S. Martino a Lano; 12. S. Lorenzo alle Corti; 13. S. Niccolò a Bibbiano; 14. S. Lorenzo in Pian di Campi (soppresso); 15. S. Andrea a Strada; 16. S. Michele a Onci; 17. S. Filippo a Quartaja; 18.
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    S. Ansano a Golognano; 19. S. Andrea a Scarna; 20. S. Biagio a Collalto.
    Si fanno in Colle i mercati generali nel giorno di venerdì, e tre fiere annue. Una di queste cade il lunedì dopo l’Ascensione, la seconda ha luogo il 17 agosto, e la terza il 21 settembre.
    Un’altra fiera ricca di bestiame vaccino, che vi concorre dalla maremma Volterrana e Grossetana, si pratica da tempo remotissimo nei primi tre giorni di settembre al luogo detto
    Piano della fonte del Bottino, che è tra la soppressa pieve di S. Ippolito d’Elsa e la badia, ora pieve di Conèo.
    La Comunità mantiene due medici e due chirurghi.
    Risiede in Colle, oltre il vescovo, un vicario R. di terza classe dipendente rapporto agli atti di governo dal commissario R. di Volterra. Esso ha la giurisdizione civile sull’intiera Comunità di Colle e sul popolo di S. Antonio del
    Bosco per la parte spettante a Colle e a Monte Riggioni. In quanto poi alla giurisdizione criminale del Vicariato di Colle essa si estende anche alle potesterie di S. Gimignano, di Poggibonsi e di Barberino di Val d’Elsa.
    Esiste in Colle una cancelleria comunitativa, la quale abbraccia, oltre la Comunità di questo nome, quella di Poggibonsi. Trovasi pure in Colle un ingegnere di Circondiario. Il suo ufizio di esazione del Registro è in Poggibonsi; La conservazione delle Ipoteche e la Ruota sono in Siena.

    QUADRO della popolazione della Comunità di COLLE DI VAL D’ELSA a tre epoche diverse

    - nome del luogo: Bibbiano, titolo della chiesa: S. Niccolò (Prioria), abitanti nel 1551: n° 61, abitanti nel 1745: n° 57, abitanti nel 1833: n° 69
    - nome del luogo: Borgatello, titolo della chiesa: S. Michele (Prioria),
    abitanti nel 1551: n° 194,
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    abitanti nel 1745: n° 229, abitanti nel 1833: n° 306
    - nome del luogo: Campiglia, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Prioria),
    abitanti nel 1551: n° 154, abitanti nel 1745: n° 183, abitanti nel 1833: n° 243
    - nome del luogo: Caninica (in), titolo della chiesa: S. Maria (Prioria),
    abitanti nel 1551: n° 104, abitanti nel 1745: n° 197, abitanti nel 1833: n° 288
    - nome del luogo: Collalto, titolo della chiesa: S. Anna e Biagio (Prioria),
    abitanti nel 1551: n° 111, abitanti nel 1745: n°162, abitanti nel 1833: n° 237
    - nome del luogo: COLLE
    città alta, titolo della chiesa: S. Marziale (Cattedrale), abitanti nel 1551: n° 2607 (con S. Agostino, Colle città alta e S. Caterina, Colle città alta), abitanti nel 1745: n° 332, abitanti nel 1833: n° 328
    - nome del luogo: COLLE
    città alta, titolo della chiesa: S. Agostino (Rettoria), abitanti nel 1551: n° 2607 (con S. Marziale, Colle città alta e S. Caterina, Colle città alta), abitanti nel 1745: n° 394, abitanti nel 1833: n° 540
    - nome del luogo: COLLE
    città alta, titolo della chiesa: S. Caterina (Rettoria), abitanti nel 1551: n° 2607 (con S. Marziale, Colle città alta e S. Agostino, Colle città alta), abitanti nel 1745: n° 675, abitanti nel 1833: n° 721
    - nome del luogo: COLLE
    città bassa, titolo della chiesa: S. Jacopo (Prioria), abitanti nel 1551: n° 659 (con S. Maria Assunta, Spugna), abitanti nel 1745: n° 317, abitanti nel 1833: n°
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    672
    - nome del luogo: Spugna, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve),
    abitanti nel 1551: n° 659 (con S. Jacopo, Colle città bassa), abitanti nel 1745: n° 224, abitanti nel 1833: n° 312
    - nome del luogo: Coneo, titolo della chiesa: S. Maria (Pieve già Badia),
    abitanti nel 1551: n° 83, abitanti nel 1745: n° 214, abitanti nel 1833: n° 143
    - nome del luogo: Lano e Corti, titolo della chiesa: S. Martino e Lorenzo (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 53, abitanti nel 1745: n° 42, abitanti nel 1833: n° 119
    - nome del luogo: Mensanello, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 125, abitanti nel 1745: n°87, abitanti nel 1833: n° 181
    - nome del luogo: Onci e Scarna, titolo della chiesa: S. Michele e Andrea (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 97, abitanti nel 1745: n° 339, abitanti nel 1833: n° 315
    - nome del luogo: Quartaja, titolo della chiesa: S. Jacopo e Filippo (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 147, abitanti nel 1745: n° 164, abitanti nel 1833: n° 291
    - nome del luogo: Strada o alle Grazie, titolo della chiesa: S. Andrea (Rettoria),
    abitanti nel 1551: n° 51, abitanti nel 1745: n° 188, abitanti nel 1833: n° 208

    Prima del 1592, tutti questi popoli erano della Diocesi di Volterra, e dopo di quella di Colle, meno Collalto

    - totale
    abitanti nel 1551: n° 4440
    - totale
    abitanti nel 1745: n° 3804

    Frazione di popolazioni provenienti da altre Comunità

    - nome del luogo: Scorgiano, titolo della chiesa: S. Fiora, comunità donde deriva: Casole, abitanti
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    nel 1833: n° 24
    - nome del luogo: Castel di S. Gimignano, titolo della chiesa: S. Cristina, comunità donde deriva: S. Gimignano, abitanti nel 1833: n° 124
    - nome del luogo: Bosco, titolo della chiesa: S. Antonio, comunità donde deriva: Poggibonsi,
    abitanti nel 1833: n° 201
    - nome del luogo: Castiglioni, titolo della chiesa: S. Maria Maddalena, comunità donde deriva: Poggibonsi,
    abitanti nel 1833: n° 31
    - totale
    abitanti nel 1833: n° 380

    - TOTALE
    abitanti nel 1833: n° 5351

    COLLE CITTA' in Val d' Elsa, DIOCESI. – Cotesta diocesi avrebbe contato un’ anzianità maggiore di un secolo di quella che ha, se cause a noi ignote non avessero impedito al governo della Repubblica fiorentina di effettuare il progetto che la Signoria di Firenze aveva intavolato sulla fine del secolo XV con il Pontefice Alessandro VI; il qual progetto è dimostrato da diversi atti esistenti nell'Arch. delle Riformagioni di Firenze, e specialmente da un breve di Roma li 28 luglio 1498, nel quale si dichiara qualmente il Pontefice Alessandro VI stante il desiderio esternato dalla Signoria era disposto ad erigere in cattedrale la chiesa collegiata di S. Alberto di Colle, e che aveva già nominato, in primo suo vescovo Francesco Rucellaj, (allora canonico decano della Metropolitana di Firenze), ma che ora il S. Padre vedendo che la Signoria trascurava di ultimare un tale affari, con quel breve l'esortava di avvisare la S. Se-de a manifestare sopra tal proposito la sua ultima decisione e volontà.
    Rispetto all’Articolo COMUNITA' DI COLLE a confermare l'antica manifattura delle sue carte giova una provvisione della Repubblica Fiorentina del 13 agosto 1389, dove si rammenta la carta bambagina che sino d' allora si faceva in Colle. (GAYE,
    Carteggio inedito di Artisti. Volume I Append. 2.)
    Nel 1833 la Comunità di Colle contava
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    con gli annessi 5351 Abitanti e nel 1845 ne aveva 6231, come appresso:

    Bibbiano,
    Abitanti N.°79
    Borgatello,
    Abitanti N.° 307
    Campiglia
    di Colle, Abitanti N.° 264
    Collatto,
    Abitanti N.° 251
    COLLE (città) Cattedrale,
    Abitanti N.° 552
    COLLE, S. Agostino,
    Abitanti N.° 840
    COLLE, S. Caterina,
    Abitanti N.° 900
    COLLE, S. Iacopo,
    Abitanti N.° (ERRATA: 672) 676
    COLLE, S. Maria alla Canonica,
    Abitanti N.° 348
    Conio,
    Abitanti N.° 147
    Lano,
    Abitanti N.° 116
    Mensanello,
    Abitanti N.° 160
    Onci,
    Abitanti N.° 297
    Quartaj,
    Abitanti N.° 214
    Sougna (S. Maria a),
    Abitanti N.° 396
    Stradale,
    Abitanti N.° 309

    Annessi

    Bosco (S. Antonio al) da Poggibonsi, Abitanti N.° 181
    Castel S. Gimignano;
    da S. Gimignano, Abitanti N.° 152
    Castiglioni;
    da Poggilonsi, 25 Scorgiano; da Casole, Abitanti N.° 17
    TOTALE,
    Abitanti N° 6231
Localizzazione
ID: 1505
N. scheda: 17100
Volume: 1; 5; 6S
Pagina: 749 - 760; 705; 77
Riferimenti: 4160
Toponimo IGM: Colle di Val d'Elsa
Comune: COLLE DI VAL D'ELSA
Provincia: SI
Quadrante IGM: 113-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1671683, 4809944
WGS 1984: 11.12174, 43.42428
UTM (32N): 671747, 4810118
Denominazione: Colle di Val d'Elsa (S. Marziale) - Vescovati della Toscana (Colle)
Popolo: (S. Salvatore, S. Alberto) S. Marziale a Colle alta
Piviere: (S. Salvatore, S. Alberto) S. Marziale a Colle alta
Comunità: Colle di Val d'Elsa
Giurisdizione: Colle di Val d'Elsa
Diocesi: (Volterra) Colle di Val d'Elsa
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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