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Villa Ginori di Doccia - Fabbrica delle Porcellane a Doccia

 

(Villa Ginori)

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    DOCCIA nel Val d’Arno fiorentino. Tre luoghi presso la capitale della Toscana portano lo stesso nome di Doccia; la Doccia che dà il nome alla pieve di S. Andrea, fra Monte Loro e Monte di Croce, 8 miglia a grecale di Firenze; la Doccia nella deliziosa collina di Fiesole, da cui prendeva il titolo il soppresso convento di S. Michele a Doccia dei Francescani, ridotto attualmente all’uso di Villa; e la villa a Doccia presso Sesto, la più nota di tutte per la grandiosa manifattura delle porcellane del marchese Ginori. I quali nomi di Doccia (che in lingua nostra equivalgono ad acquedotto) trassero naturalmente origine da qualche stillicidio naturale, o da qualche acquidoccio su cui scorrevano incanalate acque perenni, le quali fluiscono da quelle pendici.

    DOCCIA (FABBRICA DELLE PORCELLANE A) nel Val d’Arno fiorentino. Grandiosa manifattura del marchese Ginori stabilita in prossimità della sua villa di Doccia nel popolo di S. Romolo a Colonnata, Comunità Giurisdizione e appena mezzo miglio a grecale del borgo di Sesto, Diocesi e Compartimento di Firenze, da cui è 6 miglia a maestro.
    La Toscana che ha credito di essere stata una delle prime nazioni a fabbricare e dipingere vaghe e nobili stoviglie, note sotto il vocabolario di
    Vasi Etruschi; la Toscana che fornì alle belle arti mercé due orafi e scultori fiorentini (Luca della Robbia, e Benvenuto Cellini) le prime opere di terra invetriata, e i primi smalti fissati sulle piastre di oro; la Toscana vide anche per le cure di un illustre fiorentino, stabilire presso la capitale la prima manifattura di porcellane che sia sorta e abbia prosperato in Italia.
    Comecché questo ricco e delicato genere di stoviglie fosse usato nella Cina e nel Giappone
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    2000 anni innanzi l’Era volgare; fu solamente nella prima decade del secolo XVIII che, a forza di prove fatte dal chimico Tirschenhausen alla nuova fabbrica di Meissen presso Dresda, si poté ottenere, nel 1710, la prima paste di una vera porcellana, che ben presto fornì e rese celebre in Europa la manifattura reale delle porcellane di Sassonia.
    Otto anni dopo (1718) un operajo fuggitivo di Meissen comunicò i processi di quella manifattura a una consimile fabbrica, che allora si eresse a Vienna, e che fu la madre di altre molte dell’Alemagna, e forse anche di quella fiorentina di Doccia.
    Erano già due anni dacché il marchese senatore Carlo Ginori, meditando di stabilire alla sua villa di Doccia una manifattura di porcellane all’uso di quelle di Sassonia, aveva fatto eseguire diverse prove per riuscire nel suo scopo, quando egli, nel 1737 fu inviato a Vienna a complimentare l’imperatore Francesco I. Fu in Tale occasione che il Marchese prenominato fissò al suo stipendio due artisti tedeschi; uno dei quali (
    Carlo Wandelein) perito nella chimica e forse a portata di qualche segreto attinto nella fabbrica di Vienna per stabilire e dirigere a Doccia la manifattura delle porcellane: e l’altro, semplicista, (Alarico Prugger) per creare e mantenere un orto o giardino botanico nella stessa villa Ginori di Doccia.
    Dopo molte dispendiose ricerche e processi tentati, la manifattura Ginori, nel 1740, cominciò a porre in commercio i suoi prodotti. I quali consistevano in porcellane
    a pasta dura e coperta simile, ossia feldspatica e terrosa; le quali porcellane a pasta e coperta dura, assai più resistenti delle porcellane tenere, o d’intonaco vitreo, avevano subito nella fornace un calore corrispondente, se non superiore, a 122 gradi del pirometro di Wedgwood.
    In tutti i
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    paesi nei quali furono introdotte e stabilite tali manifatture esse, o non ebbero lunga durata, o non si sostennero senza il patrocinio e munificenza dei respettivi sovrani, che le eressero e le fecero lavorare per conto proprio.
    All’incontro la manifattura delle porcellane di Doccia si sostenne costantemente dalla stessa nobile famiglia che la fondò, e che sino dai primordj ottenne dal governo la privativa di essere l’unica in questo genere, senza però escludere la concorrenza delle porcellane e di altre stoviglie provenienti dall’estero.
    Mancato ai viventi, nel 1757, il marchese Carlo Ginori, il di lui figlio e successore, senator Lorenzo, ingrandì gli edifizj e le officine, aumentò i comodi e le macchine relative al lavacro, al miscuglio e preparazione delle terre e delle paste e diede al fabbricato la forma esteriore che oggi pure conserva. Seguitando egli e metodi e i processi medesimi di fabbricazione lasciati dal padre, e impiegando materiali ora toscani, ora esteri, fece costruire statue, vasi e altri oggetti di porcellana dura, delle più grandi dimensioni; e pervenne a supplire al consumo interno del Granducato, e all’esportazione allora non inceppata dei limitrofi Stati italiani,
    Sino all’anno 1805 la manifattura di Doccia si era unicamente servita delle fornaci rettangolari per cuocere le sue porcellane.
    Nel 1806 fu costruito un forno cilindrico verticale, come quelli che erano già stabiliti in Francia nella R. fabbrica delle porcellane di Sèvres, e poscia introdotti in Inghilterra in quella di majoliche da Wedgwood.
    Dopo tal’epoca la manifattura di Doccia migliorò anche nella lucentezza della sua coperta, nella vivacità e ricchezza dei suoi colori: in guisa che si trovò essa ben tosto in grado di eseguire contemporaneamente alle porcellane diverse altre specie di subalterne fabbricazioni di stoviglie e di majoliche comuni pel servizio della classe più numerosa della popolazione.
    Nel 1819 l’attuale marchese Leopoldo Carlo Ginori immaginò e
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    costruì un forno circolare a quattro piani, il quale produsse con l’economia del combustibile effetti assai vantaggiosi. Questa fornace alta braccia 37 richiamò l’attenzione e la lode delle persone dell’arte e de’scienziati, fra i quali il celebre naturalista Al. Brougnart, che ne pubblicò la descrizione e la figura nel Nuovo Dizionario Universale Tecnologico compilato in Francia da una società di dotti, e quindi tradotto a Venezia.
    Lo stesso marchese L.C. Ginori aumentò il fabbricato, costruì una vasta sala dove riunì una numerosa collezione di scelti modelli di scultura; fece progredire e rese più florida e di buon gusto la parte pittorica con le altre branche numerose d’industria che concorrono al buon successo di sì complicata fabbricazione.
    Esiste nella manifattura un’accademia di musica e una scuola elementare per comodo e sollievo dei lavoratori stessi.
    Potrebbe in questo momento, attesi i grandi aumenti operati nelle officine, estendersi la fabbricazione di Doccia in guisa da supplire al consumo di buona parte d’Italia, se i numerosi Stati nei quali è divisa non avessero adottato un sistema d’isolamento pernicioso per tutti gli abitatori della penisola con dazj e proibizioni che impediscono la circolazione mediterranea dei prodotti nazionali a vantaggio degli esteri.
    Se all’Italia sarà concesso (com’è sperabile) di ottenere ad esempio della Germania un sistema doganale proprio dei suoi bisogni economico-industriali, anche la manifattura di Doccia potrà progredire, e acquistare maggior estensione ne’suoi rapporti commerciali; mentre l’attivo e intelligente suo proprietario non omette diligenza né spesa per accrescere pregio e conservare alla patria e alla sua famiglia, in stato florido questo genere d’industria, che alimenta circa 200 individui domiciliati presso Doccia, e che fa ornamento alla Toscana e decoro all’illustre prosapia che lo creò e lo possiede.

    DOCCIA (VILLA GINORI DI) nel Val d’Arno fiorentino. Villa signorile con estesa tenuta presso la fabbrica delle porcellane, nella parrocchia di
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    S. Romolo a Colonnata, Comunità, Giurisdizione e mezzo miglio a grecale del borgo di Sesto, Diocesi e Compartimento di Firenze.
    Questo palazzo di campagna assai bene spartito e per comoda abitazione signorile modestamente ornato, non offre cosa degna di osservazione, eccetto un fresco della cappella fatto dal celebre pittore Sabatelli.
    Collocata in una favorevole situazione alle falde del monte Morello, e circa 220 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, questa villa presenta una estesa visuale sopra la deliziosa valle dell’Arno fiorentino, e la città sua regina.
    La villa di Doccia però è molto ragguardevole, se si contempla relativamente ai suoi annessi.
    Il marchese Carlo Leopoldo Ginori attual proprietario, nel 1816, e 1817 di carestia deplorabile, per dar sostentamento alla numerosa desolata vicina popolazione, fece recingere da muro per il giro di 5500 braccia un vasto spazio di terreno scosceso e sassoso, che ridusse con grave dispendio a delizioso parco. Riunì e condusse dal vicino Monte Acuto e dalla valle del Rimaggio molte sorgenti d’acque per adornarlo, mediante acquedotti, ossia
    doccie murate per il cammino di 9400 braccia.
    Le strade che danno accesso alla manifattura, alla villa, agli edifizi idraulici e al parco fino alla sommità del monte, là dove trovasi il sito solitario e romantico di Carmignanello, sono state costruite dallo stesso marchese Ginori. Esse presentano uno sviluppo di braccia 18000, delle quali 13500 sono comprese nel parco sino a Carmignanello. –
    Vedere CARMIGNANELLO.
    Sotto la villa di Doccia, nel 1833 è stato fabbricato un frantojo, o mulino da olio; costruzione tra le più estese e perfette di simil genere che esistono in Toscana. Esso è corredato di vasti annessi per distendere le olive: in guisa che nel gennajo 1834 poté produrre in coacervato barili 30 di olio per ogni giorno (di ore 24).
    I contorni della villa di Doccia meritano di
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    essere visitati da chi ama di esaminare i resultamenti industriosi di un nobile privato, e di godere la veduta della capitale, di tutta la sua valle e di tutte le colline deliziose che la circondano. Domamdando il permesso può ottenersi l’accesso nel parco, e percorrere il monte senza incomodo, a cavallo o in vettura leggera.
Localizzazione
ID: 1760
N. scheda: 19730
Volume: 2
Pagina: 13 - 15
Riferimenti: 1310, 19700
Toponimo IGM: Villa Ginori
Comune: SESTO FIORENTINO
Provincia: FI
Quadrante IGM: 106-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1678333, 4856542
WGS 1984: 11.21922, 43.84199
UTM (32N): 678397, 4856716
Denominazione: Villa Ginori di Doccia - Fabbrica delle Porcellane a Doccia
Popolo: S. Romolo a Colonnata
Piviere: S. Martino a Sesto
Comunità: Sesto
Giurisdizione: Sesto
Diocesi: Firenze
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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