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Firenzuola, Fiorenzuola, Fiorenzuola nell'Alpi Fiorentine

 

(Firenzuola)

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    FIRENZUOLA, FIORENZUOLA (Florentiola) nella Valle del Santerno, una volta detta nell’Alpi fiorentine. – Castello quadrangolare che può classarsi fra le piccole Terre del Granducato per essere capoluogo di piviere e di comunità, residenza di un Vicario R. di quinta classe e di una cancelleria comunitativa, nella Diocesi e Compartimento di Firenze.
    Risiede in pianura presso la riva sinistra del fiume Santerno nel centro di un profondo vallone fiancheggiato a levante dal
    Monte Coloreta, a ostro da quello di Castel Guerrino, a libeccio da Monte Fò, a ponente dal Sasso di Castro, a maesto dal Monte Beni, e da Montoggioli, (ERRATA: a settentrione dalla montagna) a ostro della montagna della Radicosa.
    Firenzuola trovasi fra il gr. 29° 2’ 5” longitudine e 44° 7’ 3” latitudine; 28 miglia toscane a settentrione di Firenze, 10 miglia toscane per la stessa direzione da Scarperia, 14 miglia toscane a grecale di Barberino di Mugello, e circa 6 miglia toscane a ostro-scirocco di Pietramala.
    È attraversata dall’antica strada postale che valicava l’Appennino del Mugello per il giogo di Scarperia, 4 miglia toscane a ponente dell’attuale stada Regia bolognese, e della posta e comodo albergo, del
    Covigliajo.
    Dobbiamo allo storico Giovanni Villani, quand’era nel Consiglio del popolo fior., la denominazione che per suo avviso fu data alla Terra di Firenzuola, tostochè al lib. X cap. 196 della sua cronica egli racconta, come il Comune di Firenze nell’anno 1332 ordinò si fabbricasse cotesta Terra oltre Alpe in sul fiume Santerno, acciocchè gli Ubaldini non si potessero così spesso ribellare; e come furono destinati a presedere a tal costruzione sei grandi popolani di Firenze con grande balìa; come poi, i detti ufiziali essendo in contrasto coi
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    Signori priori sul nome da darsi alla nuova Terra, Giovanni Villani, suggerì di chiamarla Firenzuola; e per averla più cara e favorire il suo stato, egli stesso soggiunge, che le diedono per l’insegna e gonfalone mezza l’arme del Comune (il giglio) e mezza quella del popolo di Firenze (la croce rossa in campo bianco). Inoltre fu ordinato, che la maggior chiesa della nuova Terra si chiamasse S. Firenze; e feciono franchi coloro che si recassero ad abitarla, e vi ordinarono un mercato per settimana. Cominciossi a fondarla a dì 8 di aprile dell’anno 1332. (lib. e loc. cit.)
    Fin qui lo storico Villani. Al che aggiungerò, che sino dal 29 aprile del 1306 la Repubblica fiorentina aveva fatto una provvisione in pubblico consiglio, con la quale fu proposta e approvata la riformagione per la costruzione di due nuove Terre murate, una nel Mugello, e l’altra di là dall’Alpe. Quindi con altra riformagione del 18 luglio, anno 1306, li stessi Reggitori di Firenze si limitarono a ordinare l’esecuzione per una delle due Terre, quella cioè del Mugello, affidando l’incarico a un loro deputato e capitano, Mess. Matteo, affinchè egli disegnasse e facesse eseguire nel luogo della
    Scarperia una Terra di quella forma e grandezza, secondochè avesse egli creduto meglio di ordinare. La qual Terra si doveva chiamare Castel S. Barnaba, a lode e reverenza di quel santo patrono del Comune di Firenze. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Arch. gen.)
    Fu pertanto dopo 26 anni che ritornò in campo e si diede intiera esecuzione alla provisione della Signoria del 29 aprile del 1306, quando si rinnovo l’ordine di edificare l’altra Terra in mezzo alle Alpi fiorentine, incaricando sei ufiziali per l’edificazione della medesima, e per redigere i suoi statuti municipali. I primi sei
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    cittadini fiorentini incaricati dalla Repubblica furono mess. Bartolommeo da Castel fiorentino, dottor di legge di somma riputazione; Coppo Borghese, rammentato dal Boccaccio come uno de’più probi cittadini di quell’età; Guidone di Guazza; Spinello di Mosciano, stato già gonfaloniere per due volte; Benincasa Folchi, e Lottieri da Filicaja.
    Da un frammento dei primi statuti di Firenzuola, compilati dai sei cittadini soprannominati apparisce, che a questo paese furono uniti i comuni di Tirli e di Bordignano con i loro territorii.
    Il più antico documento, che io conosca, stato scritto in Firenzuola, è un compromesso rogato li 21 agosto 1332 da Bettino del fu Cino da Rabatta. (ARCH. DIPL. FIOR.
    loc. cit.)
    Non ostante che ai primi sei ufiziali rammentati sino dal 1332 fosse stato dato dalla Signoria l’incarico di far costruire case, e contornare di mura la nuova Terra, bisogna ben dire che tale costruzione venisse rallentata o sospesa, tostochè nel primo gennajo del 1339 si presentò in Firenzuola mess. Naddo di Duccio Buccelli di Firenze, come eletto dalla Signoria insieme con sei ufiziali deputati a presedere all’edificazione della medesima, dalle calende di luglio sino a quelle di gennajo dello stesso anno. (
    loc. cit.)
    Dopo tuttociò recherà forse sorpresa il leggere in Matteo Villani, che cotesta Terra di Firenzuola, allorchè nel luglio del 1351 fu investita dagli Ubaldini, non era ancora cinta di mura, nè di fossi, nè di steccati, ma solamente incominciata; e dentro v’erano capanne per alberghi, e lieve guardia per tener sicuro il cammino, sicchè (gli
    Ubaldini) senza contrasto la presono e arsono.(M. VILLANI, Cronaca lib. II. cap. 6.)
    Il guasto dato dagli Ubaldini, e dall’oste milanese, al quale essi eransi associati, obbligò la Signoria di Firenze a pensar più seriamente alla difesa dell’Alpi fiorentine,di cui Firenzuola dovea essere il capoluogo. Quindi è che fu nuovamente
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    ordinata la sua riedificazione, circondandola di mura, quando già il Comune di Firenze aveva rivendicati i suoi diritti nell’Alpi medesime, sia per la lite vinta nel 1358 contro i Bolognesi per le ragioni che i monaci della badia di Settimo sino dal 1048 avevano acquistate nello Stale; sia per la compra che la Repubblica fiorentina avea fatto nel 1359 da alcune famiglie degli Ubaldini del castello di Monte Coloreto, posto a grecale di Firenzuola, e di quello di Monte Gemoli a libeccio della terra medesima; alla quale ultima epoca tutto il distretto dell’Alpi fiorentine, ossia del vicariato di Firenzuola, fù recato a contado, e gli uomini e fedeli di quel territorio dichiarati liberi.(M. VILLANI Cron. lib. XI. Cap. 26); sia mercè del testamento di Giovacchino di Maghinardo degli Ubaldini, rogato nel 6 agosto 1362, col quale egli dichiarò erede la Rep. fiorentina di 12 castella e rocche e di altrettante ville, parte delle quali situate nel Podere degli Ubaldini (potesteria di Palazzuolo), e parte comprese nelle Alpi fiorentine.
    D’allora in poi Firenzuola fu meglio fortificata e munita di una piccola rocca dal lato occidentale, quantunque i suoi baluardi posti sugli angoli delle mura castellane con feritoje per le spingarde, rammentino piuttosto i tempi di Lorenzo il Magnifico, sotto il di cui governo la Repub. fior., dopo vinti i nemici interni ed esterni, per asserto del Machiavelli, fortificò anche il castello di Firenzuola.
    Non ostante tuttociò, nel 1372, un Gasparri Ubaldini, stipendiato dalla Chiesa, prese per tradimento
    Castellione, stato ceduto nel 1371 alla Rep. da Ottaviano di Maghinardo da Susinana. Nella qual circostanza per maggior onta fu trucidato il castellano con tutti coloro che erano a guardia in quel castello, che tenevasi in nome del Comune di Firenze. La qual
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    cosa indusse la Signoria a non lasciare senza vendetta l’ingiuria ricevuta, sì perchè parea che il fatto venisse più da alto, sì perchè sarebbe stata infamia per il governo il soffrire che si dicesse che nell’Alpe dei Fiorentini si rubasse; imperocchè infiniti furti si commettevano in coteste montagne per commissione o per annuenza degli Ubaldini. Che però a 11 di questi dinasti fu messa taglia di mille fiorini d’oro per ciascheduno, da pagarsi a chi li avesse dati morti o vivi nelle mani del Comune. Quattro di essi erano i figliuoli di Vanni da Susinana con tre nipoti di lui; i due fratelli Maghinardo e Antonio del fu Ugolino di Tano da Castello con un figlio di detto Maghinardo e Andrea di Ghisello. – In aumento di tale deliberazione fu creato, come nel 1350, un magistrato d’otto cittadini con titolo d’ufiziali dell’Alpi di Firenze, i quali fu data autorità di munire di nuove difese i luoghi che v’erano della repubblica e di provvedere alla loro sicurezza.
    Quindi nell’anno susseguente, essendo stato vinto nel suo castello del Frassino, e a Firenze decapitato Maghinardo Novello, reputato il più valoroso uomo della stirpe Ubaldini, poco dopo il governo avendo compro il governo da Ugolino di Francesco il castello di Caprile nelle Alpi fiorentine, conquistò i castelli di Susinana e di Tirli, che i figlioli e i nipoti di Ottaviano degli Ubaldini delle
    Pignole rinunziarono alla Rep. per il prezzo di 7000 fiorini d’oro, oltre il castello di Lozzole e le ragioni che quei dinasti potevano pretendere nell’Alpi e nel Podere; per modo che si posero intieramente nelle braccia della Repubblica, la quale tolse di bando e liberò quei magnati da ogni condannagione, restituendo loro i beni allodiali del Mugello e dichiarandoli cittadini popolani.
    Così dopo la
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    seconda ricostruzione di Firenzuola, spenta che fu la potenza degli Ubaldini dopo essere stati spogliati dei 14 castelli ch’erano loro restati, otto dei quali nel Podere, ora distretto di Palazzuolo e sei nell’Alpe de’Fiorentini, ossia nel circondario di Firenzuola, la Rep. istituì due Vicariati nelle parti transappennine, quello cioè di Palazzuolo nel distretto, e l’altro di Firenzuola nel contado fiorentino.
    La residenza pertanto del vicario dell’Alpi fiorentine nei primi tempi sembra che fosse in Tirli e non in Firenzuola, dando ciò a congetturarlo una sentenza pronunziata in Tirli li 12 agosto 1409 da mess. Donato Acciajoli di Firenze, allora vicario dell’Alpi fiorentine. (ARCH. DIPL. FIOR.
    Carte dell’Arch. gen.)
    Io dissi che alle fortificazioni a guisa di fortini, esistenti sui quattro angoli delle mura di Firenzuola, deve precedere la costruzione della piccola rocca situata sulle mura occidentali, mentre sino dal 1377 serviva essa di residenza al potestà, siccome lo dichiara una pergamena del 29 maggio di detto anno. – Riguarda questa il possesso presso di quella potesteria da
    Michele di Lando cittadino fior., al quale ufficio dalla Signoria era stato eletto. – Il ritrovare costà Michele di Lando, famoso gonfaloniere di Firenze (ERRATA: nell’anno 1388) nell’anno 1378, dopo essere stato potestà nel 1366 a Mantigno nel Podere degli Ubaldini, ne induce a credere che cotesto uomo singolare avesse dimostrato talenti superiori al suo mestiere di scardassiere anche prima di farsi campione della rivoluzione popolare dei Ciompi. – Vedere FIRENZE.
    Un’altra membrana della provenienza sopraccennata, rogata nel dì 29 ottobre 1381, riguarda il giuramento prestato davanti al giudice delle gabelle del Comune di Firenze da Lorenzo di Piero Romoli beccajo, estratto a sorte in castellano della rocca di Firenzuola.
    Dovè per altro contribuire all’incremento
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    e prosperità di Firenzuola la strada maestra bolognese stata aperta dal Comune di Firenze per il giogo di Scarperia sino dal 1361, ad oggetto di scansare quella più antica che passava in mezzo ai possessi degli Ubaldini per il borgo di Cornacchiaja e Castel Guerrino. – Vedere BORGO A CORNACCHIAJA.
    Infatti Firenzuola fu per quattro secoli il luogo di stazione, tanto a chi in lettiga o sui muli veniva dal bolognese in Toscana, quanto a coloro che valicavano il giogo di Scarperia per recarsi dal fiorentino al bolognese; cosicchè più iscrizioni leggonsi tuttora nel portico, dove fù l’albergo nella strada di mezzo di Firenzuola, relative alla fermata che costà fecero varj principi e teste coronate.
    Conseguenza della medesima strada maestra fu la fondazione di un ospizio per i pellegrini alla porta bolognese sotto il titolo di S. Jacopo, e una chiesa dei religiosi dell’Ordine di S. Antonio di Vienna nel Delfinato, i di cui possessi furono annessi alla precettoria di Firenze dello stesso titolo, mentre lo spedale di S. Jacopo insieme coi suoi beni nel secolo decorso restò ammensato alla commenda dei cavalieri di Malta di S. Jacopo in Campo Corbolini a Firenze.
    La chiesa parrocchiale di Firenzuola, sotto l’invocazione dei SS. Giovanni e Fiorenzo, mediante una bolla del pont. Innocenzo VIII fu data in al padronato del capitolo della Metropolitana fiorentina insieme con la sua antica pieve di S. Giovanni di Cornacchiaja. A quell’epoca la parr. di Firenzuola era prioria; nel luglio del 1784 fu dichiarata prepositura, e finalmente con decreto de’26 settembre 1829 l’arciv. Ferdinando Minucci la eresse in chiesa plebana, staccandola dalla sua matrice con assegnarle le seguenti 4 filiali; 1.° S. Maria a
    Rifredo, prioria; 2.° S. Maria a Frena; 3.° S. Pietro a Santerno; 4.° S. Pietro a Moscheta
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    , già abbadia de’Vallombrosani.
    La posizione di Firenzuola e del suo vicariato oltre l’Appennino indusse il governo, dietro il consiglio dell’arcivescovo Antonio Martini, ad erigere nel 1800 nel fabbricato dove fu il maggiore albergo, ridotto già ad uso di pubbliche scuole, un seminario dove potessero essere ammessi, non solamente i chierici al di là dell’Appennino, ma ancora quelli di altre parti della diocesi fiorentina, non esclusi i secolari che vi volessero concorrere per l’economia della retta, e per la buona istruzione e disciplina che vi fiorisce.
    Gli abitanti di Firenzuola sono andati aumentando anche dopo che questo paese (anno 1752) cessò di esser luogo di fermata e di passaggio per la strada maestra del giogo. Avvegnachè nel 1551 non si contavano costà che soli 250 abitanti ripartiti in 55 case; nel 1745 vi si trovavano 62 case con 77 famiglie e 336 abitanti, quando nell’anno 1833 vi erano 133 famiglie con 613 abitanti divisi come appresso:

    MOVIMENTO della popolazione del capoluogo della Comunità di FIRENZUOLA a tre epoche diverse diviso per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 55; totalità della popolazione 256.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 47; femmine 51; adulti maschi 68, femmine 66; coniugati dei due sessi 96; ecclesiastici 8; numero delle famiglie 62; totalità della popolazione 336.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 90; femmine 86; adulti maschi 52, femmine 94; coniugati dei due sessi 229; ecclesiastici 62; numero delle famiglie 133; totalità della popolazione 613.

    In Firenzuola ebbe i natali un celebre letterato (
    ERRATA: del secolo XV, l’amico di Lorenzo il Magnifico) del secolo XVI, autore di diverse opere, Angiolo Giovannini più conosciuto sotto nome del Firenzuola.
    Fu costà dove si tenne nel 1736 un congresso fra i generali dell’esercito spagnuolo e gli Austriaci,
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    ad oggetto di concertare l’esecuzione del trattato di Vienna relativo al passaggio della corona granducale della Toscana nella casa sovrana di Lorena alla morte di Giangastone ultimo granduca di casa Medici.
    Comunità di Firenzuola. – Il territorio comunitativo di Firenzuola occupa una superficie di 80174 quadrati, 2693 dei quali spettano a corsi d’acqua ed a pubbliche strade.
    Vi si trovava nel 1833 una popolazione di 8316 abit. corrispondente a 87 individui per ogni miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
    Confina, di quà dall’Appennino, con quattro comunità del Granducato, e, sul rovescio della stessa giogana, con nove comuni della legazione e diocesi di Bologna, e con una contea copresa nella diocesi e contado d’Imola.
    L’accurato autore di un articolo di statistica inserito nel Giornale agrario toscano (T. IX. n.° 34) ha fornito al pubblico varie notizie, di alcune delle quali io pure mi gioverò. – Egli a proposito della projezione di questo territorio, l’assomiglia alla forma di un pampano di vite, di cui la sezione del vill. di Bruscoli, a ponente-maesto di Firenzuola presenta la punta più prominente, e quella nominata di Frena, che è a scirocco dello stesso capoluogo, può dirsi la base, ossia l’angolo più rientrante della stessa figura.
    A levante il territorio di Fienzuola confina con quello della comunità granducale di Palazzuolo mediante la cresta ei monti che separano la Valle del Santerno da quella del Senio, a partire cioè dal giogo della dogana di Faggiuola, camminando nella direzione di libeccio pel poggio del
    Lago, per il Cimone della Piana, i poggi del Cerro e di Mumigna, il monte del Fabbro e il Cimone della Bastia. Di costà scende nella Valle del Santerno
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    pel rio dell’Alpi sino al suo sbocco nel torrente Rovigo; il quale torrente rimonta piegando da libeccio a ostro-scirocco per arrivare sulla criniera dell’Appennino che divide la Romagna dal Mugello. Giunto al borro della Serra il territorio di Firenzuolo lascia la comunità di Palazzuolo e va incontro a quella del Borgo S. Lorenzo, con la quale fronteggia camminando da levante a ponente lungo la giogana, dal monte Paganico sino alla fonte ai Prati sul giogo di Scarperia. Là trovasi a confine dal lato di ostro con la Comunità di Scarperia, con la quale percorre a settentrione dell’antica strada maestra per la cresta dei poggi che propagansi dai giogo per Fonte Manzina, la Cà bruciata, Castel Guerrino e Spazzavento sino al Monte di Fò sulla strada Regia Bolognese. Costà cessa la Comunità di Scarperia, e sottentra quella di Barberino di Mugello, il di cui territorio è confinato da quello di Firenzuola, da primo dalla parte di ponente e libeccio mediante la strada postale, a partire dall’osteria del Monte di Fò sino a S. Lucia dello Stale, in seguito si volge verso ostro, e poco stante a ponente sino al di là della Cascina Lenzoni, già ospedale dei Cistercensi, detto lo Stale, sull’antica via maestra di Bruscoli.
    Passato il villaggio di Bruscoli comincia il territorio bolognese spettante ai comuni di
    Barigazza, di Sparro, di Castiglion dei Gatti, di Piano, di Monte Ridente, di Castel dell’Alpi e di Mongidori, paesi situati a ponente della strada Regia postale di Bologna, mentre a levante della strada medesima il territorio di Firenzuola tocca
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    i comuni di Campeggio, di Grangnano, di S. Benedetto, e di Querceto, villaggi tutti della diocesi e contado di Bologna; mentre dal lato di grecale là dove il territorio di Firenzuola lambisce la valle di superiore del Sellaro, e quindi ritorna in quella del Santerno, ha di fronte la contea Imolese di Tossignano, fino a che arriva alla dogana della Faggiuola, dove ritrova la Comunità di Palazzuolo.
    Dopo fatta menzione delle ragioni che la badia de’Cistercensi di Settimo aveva nello
    Stale, e della causa trattata e vinta in Bologna nel 1358 dal Comune di Firenze, il medesimo storico Matteo Villani avvisò, che in quell’occasione furono stabiliti i confini tra i due Stati limitrofi, determinati e posti per mess. Alderighi da Siena arbitro in tra i detti Comuni.
    I termini assegnati furono i seguenti:
    “ Il
    Mulinello a piè di Pietramala compreso nel territorio fiorentino, Barigazza, il Poggio del fuoco e quello delle Valli, e mezzo Monte Beni, e Sasso Corvaro, (Sasso di Castro) e il prato di Barigazzo” (Cron. Lib. VIII. c. 95).
    In generale il territorio di Firenzuola è montuoso ed alpestre, intersecato ad angusti e profondi valloni, e bagnato da diversi torrenti, molti dei quali divengono fiumi, e vanno tutti a tributare le loro acque nel mare Adriatico. Il solo fiume Santerno che nasce sopra le balze settentrionali del Monte Fò presso la Futa, attraversa da libeccio a levante, e poscia a grecale il territorio di questa comunità per un tragitto di circa 12 miglia. Gli rendono il tributo in questo primo corso, a destra i torrenti
    Violla e Rovigo, e a sinistra i due
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    Diaterna, il rio Barondoli e altri borri. La maggior lunghezza di questo territorio è di miglia 16 a un circa, la maggior larghezza di circa miglia 13 e 1/2.
    I monti più elevati, stati misurati dal ch. prof. pad. Giovanni Inghirami delle Scuole Pie, sono i seguenti:

    Montoggioli sopra Pietramala, si alza sopra il livello del mare Mediterraneo
    braccia fiorentine 2183
    Sasso di Castro
    braccia fiorentine 2157
    Monte Beni
    braccia fiorentine 2131
    Castel Guerrino
    braccia fiorentine 1912
    Monte Coloreto, o Coloreta
    braccia fiorentine 1648
    Varco della Futa sulla strada Regia Bolognese, alla dogana
    braccia fiorentine 1560

    La struttura geognostica di questo territorio, esaminata lungo il fiume Santerno, presenta una profonda e continuata stratificazione quasi orizzontale di grandissimi lastroni di grès secondario. La loro formazione risulta da un deposito di arenaria micacea con più calce ed argilla di quella contenuta nella
    pietra forte di Firenze, e nei macigni che affacciansi in gran copia nella pendice meridionale dell’Appennino toscano.
    Una tale varietà di grès o sia di arenaria marmosa lungo il Santerno, è moltissimo conforme a quella che incontrasi nelle valli transappennine del Senio, del Lamone, del Marzena, del Montone, dei tre Bidenti e del Savio, siccome fù già avvertito agli articoli
    Appennino Toscano, Bagno, Dovadola, e come si avrà luogo di parlarne di nuovo agli articoli Marradi, Modigliana, Palazzuolo, Premilcuore, Rocca S. Casciano, Santa Sofia,e Tredozio. L’aspetto di questo grès è più terreo e di minore consistenza della pietra forte di Firenze, ma di una tinta grigia più pallida e sbiadita, che fa effervescenza con gli acidi, ed alterna con sottili strati di schisto marnoso, o di bisciajo.
    Lungo il torrente
    Viccione, tributario del Rovigo, si presenta una qualità
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    di schisto argilloso nero-fumo, friabilissimo, e sparso di minute particelle micacee che gli danno un lustro setaceo.
    I monti però situati a settentrione di Firenzuola, (fra Pietramala e Caburaccia) si mostrano coperti d’una specie di calcarea dolomitica, semigranosa, pellucida e biancastra; mentre nel rovescio delli stessi monti, presso le sorgenti del fiume Sillaro, emergono rocce massive di un’ofiolite-quarzoso-diallagica, che si usa per far macine da mulino, alla qual pietra i paesani danno il nome di
    Maltesca dal luogo d’onde la scavano.
    Allo stesso genere ofiolitico appartiene l’esterna ossatura di
    Monte Beni e del Sasso di Castro, due monti a ponente e maestro di Firenzuola. Sono essi coperti di grandi massi sconnessi di una specie di breccia diallagica e feldspatica sparsa di filoni di candido quarzo jalino, ricchi di cristallo di ferro solfurato. A cotesta roccia serve di contorno una specie di diaspro siliceo argilloso, di color rosso-bruno incrostato di ossido di manganese e di cristalli di quarzo. Vedere CASTRO (SASSO DI) e MONTE BENI.
    Dal greto del torrente
    Vialla presso la sua confluenza del Santerno, al luogo detto Pratolino che è a un quarto di miglio a ostro di Firenzuola, trasuda un’acqua minerale fredda, leggermente acidula, solforosa e potabile, ma in tanta piccola quantità che sarebbe difficile potersene prevalere per uso di bagni.
    Eguali, se non più scarsi indizi d’un acqua consimile si presentano a riprese nel letto del Santerno, presso allo sbocco del torrente
    Rovigo, sotto le rovine del così detto Castellacio, e circa due miglia a levante di Firenzuola.

    Dell’Acqua buja, e dei Fuochi o terreni
    ardenti di Pietramala.

    D’indole, e natura diversa dall’acque minerali testè accennate è l’Acqua buja di Pietramala. Consiste questa in una piccolissima pozza d’acqua, situata in un avvallamento, o foce,
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    frapposta tra Monte Beni e Montoggioli, circa 200 passi a libeccio di Pietramala. Tale è cotesta pozza, che non di rado trovasi senz’acqua, e asciutta; al presentarvi d’un zolfino, il terreno del piccolo bacino si accende in varie fiammelle, che un leggero vento però basta ad estinguere; senza che quelle fiamme tramandino sensibile odore di zolfo, di petrolio, di bitume, o di altra sostanza consimile.
    Mezzo miglio più lungi di là, verso levante, esistono da tempo assai remoto i terreni ardenti ossia i
    fuochi di Pietramala. Occupano essi uno spazio di circa quattro braccia di diametro su di una pianeggiante pendice, framezzo a una roccia spettante a una varietà di arenarie galestrina, comecchè poco lungi di là un poggio che gli sovrasta dal lato di grecale sia composto di calcarea dolomitica. – Nel luogo circoscritto dalle fiamme, i sassi di quell’arenaria, subiscono una cottura, e dal grigio si cangiano in color di mattone, come se fossero esposti al fuoco lento di una fornace. La terra che contorna lo spazio ardente, appartiene alla stessa specie di roccia stratiforme, di tinta nerastra, leggermente untuosa, e quasi sciolta in renischio.
    Le fiamme sono costanti, meno il caso di vento impetuoso che le soffoghi; poco apparenti di giorno, si mostrano visibilissime anche da lungi di notte. Esse si alzano ordinariamente da terra circa un piede; ma in tempi piovosi o umidi prendono maggior forza e accrescimento. Quest’ultimo fenomeno fu avvertito pure dallo storico sassone Lorenzo Scradero nel suo viaggio fatto in Italia dopo la metà del secolo XVI. (LAUR. SCHRADERI,
    Monumentorum Italiae Libri IV).
    Non vi sono corsi di acqua che avvicinino tanto questi, quanto i fuochi dell’
    Acqua buja. Il fluido aeriforme infiammabile che gli alimenta, tramanda un leggero odore bituminoso, o di petrolio; talchè da gran tempo è prevalsa l’opinione
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    che questa sostanza unita alla decomposizione dei solfuri di ferro, sia la causa principale e l’origine dei terreni ardenti di Pietramala.
    Al cel. ab. Ambrogio Soldani che visitò questa località nel 1785, sembro di sentire tramandare dai fuochi ardenti di Pietramala qualche odore di petrolio; ma in quelli dell’
    Acqua buja non vi scuoprì alcun sentore, donde egli concluse, che dai spiragli di quella terra sviluppasi un’aria purissima, capace di prende fuoco. Recentemente il chimico Andrea Cozzi, esaminando la stessa località, sentì a una distanza l’odore nauseante del petrolio, sostanza che realmente egli ottenne in qualche dose dall’analisi che instituì sulla terra de’terreni ardenti di Pietramala. Avvegnachè libbre 5 terra estratta d’attorno ai detti fuochi gli diedero circa un denaro di petrolio, dell’acido idroclorico e solforoso, pochi solfati, e una piccola dose di borato di magnesia.
    Tali fenomeni, di cui si trovano nel rovescio dell’Appennino toscano alcuni altri esempi, e segnatamente nei
    fuochi di Portico, e nel gas idrogeno che sviluppasi dalle acque termali di Bagno, richiamano l’attenzione del geologo in cotesta contrada; sia per contemplare la formazione del terreno di quell’Appennino, il quale sembra, come dissi, diverso da quello che costituisce la sua pendice dal lato del Mediterraneo; sia per icorpi organici che vi si racchiudono; sia per la pece montana, che dalle fenditure tal volta (come vedesi presso Marradi) trasuda, quanto ancora per le rocce massive o plutoniane che di là emersero, e precipuamente nel distretto di Firenzuola, fenomeni tutti che possono concorrere a spiegare quello de’sollevamenti parziali, e di epoca posteriore ai depositi terziarj, di cui incontransi esempi assai frequenti nei gruppi dei monti lungo il litorale toscano. – Vedere ALPE APUANA, ARGENTARO (MONTE), APPENNINO TOSCANO, CAMPIGLIA DI MAREMMA, ISOLA DELL’ELBA, MONTI PISANI e LIVORNESI ec.
    Dalla statistica sopra mensionata risulta, che nella superficie
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    del territorio di Firenzuola nell’anno 1834 vi possedevano da 1521 proprietarj. Esso fu calcolato ripartitamente nel modo seguente:

    Coltivato a viti,
    quadr. 562,71
    A viti e olivi,
    quadr. 4,76
    Lavorativo nudo,
    quadr. 17229,95
    Bosco,
    quadr. 19328,81
    Selve di Castagni,
    quadr. 8469,98
    Prato,
    quadr. 5816,52
    Sodaglie a pastura,
    quadr. 24258,31
    Prodotti diversi,
    quadr. 1549,67
    Fabbriche,
    quadr. 152,13
    Beni esenti per legge,
    quadr. 108,66
    Superficie de’fiumi, fossi e strade,
    quadr. 2692,65
    Totale quadr. 80174,15

    Attualmente due sole strade rotabili passano pel territorio di Firenzuola, cioè la regia bolognese, che fu aperta nel 1752, e che attraversa il territorio di Firenzuola dall’osteria del Monte di Fò sino al confine del Filigare. L’altra via che è comunicativa parte da Firenzuola, e sbocca nella suddetta strada Regia presso la posta del Covigliajo. Il nomignolo che porta di
    Via povera, rammenta i tempi di carestia e di tifo, in cui fu costruita (anno 1817) per dar lavoro ai poveri.
    Due altre strade comunitative sono attualmente in costruzione; a una di esse non manca che una porzione spettante alla limitrofa Comunità di Scarperia per mettere in comunicazione diretta la Valle del Santerno con quella della Sieve, mediante il giogo di Scarperia. L’altra via, che sta lavorandosi, deve condurre dalla strada regia pel crine della montagna della Radicosa al villaggio di Piancaldoli, onde proseguire di là per Castel di Rio a Imola. – Tutte le altre strade sono mulattiere.
    Il clima di questa contrada è frigido nell’inverno, spesse volte nevoso, e sottoposto alle bufere; temperato e più che caldo, piovoso nell’estiva stagione; donde avviene che difficilmente in pochi punti alligni e fruttifichi l’ulivo, e che riesca meschina la raccolta dell’uva e dei gelsi, come pure quella
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    di una gran parte di frutti. Suppliscono invece le copiose raccolte di funghi, e quella recentemente scoperta dei tartufi.
    L’area di Firenzuola per quanto sia umida anziche nò, in vista che il paese trovasi circondato da tre corsi d’acqua, cioè dal fi. Santerno, dal rio
    Barondoli, e dalla gora dei mulini, può dirsi però salubre. Tale lo manifesta l’aspetto de’suoi abitanti, e il sapere che un solo medico condotto può riparare alla cura di tutti gli abitanti della Comunità sparsi in una superficie di circa 100 miglia quadrate.
    Ciò non ostante si rimarcano in Firenzuola assai frequenti le odontalgie e le malattie del genere inflammatorio. L’Autore dell’articolo statistico già rammentato, osservò che la demenza è un flagello che affligge più che altrove l’uomo in quest’angolo della Toscana. Avvegnachè nella Comunità di Firenzuola si sogliono contare sette individui fra tutta la sua popolazione attaccati da tal malattia, e questi generalmente appartengono a famiglie dimoranti nelle più elevate situazioni.
    Si fa in questa, al pari che in altre Comunità dell’Appennino toscano, un gran conto della raccolta delle castagne, ma si ha poca cura delle piante che le producono. I prati e le pasture naturali alimentano numerosi branchi di bestiame lanuto e bovino, e costituiscono una delle maggiori risorse prediali. Ma questa pure viene diminuita dalle spese occorrenti per le fide nella stagione invernale, essendochè molti pastori conducono i loro greggi nella Maremma.
    Esistono nel territorio comunitativo di Firenzuola 43 cascine fra grandi e piccole. – Dal bosco si ritrae poco più che l’alimento delle pecore, e il legname per il consumo del paese, stantechè deperisce molta ricchezza di combustibile per mancanza di mezzi da trasporto. Le piante boschive, essendo per la maggior parte di cerro, producono raramente frutto; ragione per cui scarseggiano anzi che nò i branchi degli animali neri. Tenuissima fino
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    ad ora fu la vendita del carbone, ma da poco in qua và introducendosi il bosco ceduo nelle località più facilmente accessibili, cui accresceranno valore le strade rotabili sopra rammentate, onde agevolarne il trasporto.
    È limitata a poco più di un quinto di tutta la superficie territoriale la terra lavorativa a seme, e questa ogni triennio conta un anno di ozio, per la ragione precipua, che troppo poche sono le braccia che si dedicano all’agricoltura, e scarsissime sono quelle che si applicano un qualche mestiere, o arte d’industria manifatturiera.
    Sebbene il territorio di Firenzuola sia percorso da molte correnti d’acqua, pochi sono gli edifizj che ne traggono profitto, opponendovisi la mancanza di buone strade. Vi si contano 58 mulini quasi tutti di un palmento, una tintoria, una gualchiera ed una polveriera.
    La caccia si riguarda come un oggetto di distrazione piuttosto che di profitto. La raccolta de’funghi fornisce alle opportune stagioni un piccolo mezzo di lucro alla povera gente. Anche la recente comparsa de’tartufi bianchi e neri, dovrà valutarsi come una delle spontanee produzioni di cotesta contrada.
    Il Regolamento comunitativo locale è in data dei 22 gennajo 1776. Riduce esso gli antichi 25 comunelli a 27 parrocchie, e più due frazioni parrocchiali, la di cui chiesa è situata fuori di questa Comunità.
    Per l’istruzione pubblica suppliscono i maestri del seminario, comecchè pochi fuori degli ecclesiastici frequentino le scuole. La Comunità per altro mantiene un maestro, un medico ed un chirurgo.
    Hanno luogo in Firenzuola due fiere annue ed un mercato settimanale. Le prime si praticano nel lunedì della Pasqua di Pentecoste, nel 24 di agosto. I secondi, che cadono nel giorno di lunedì, risalgono all’origine del castello. Il maggiore commercio consiste in tele di canapa di Bologna, in bestiame grosso e minuto, e in granaglie provenienti in gran parte dallo Stato Pontificio.
    Firenzuola è residenza di un
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    Vicario R. di quinta classe, il quale però non estende la sua giurisdizione civile e criminale fuori dal territorio della Comunità.
    Vi è una Cancelleria comunitativa di quarta classe, l’ingegnere di Circondario risiede a Palazzuolo, l’ufizio della Conservazione delle Ipoteche a Modigliana, quello del Registro al Borgo S. Lorenzo, e la Ruota a Firenze.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di FIRENZUOLA a tre epoche diverse

    - nome del luogo: Bordignano, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti del 1551 n° 173, abitanti del 1745 n° 261, abitanti del 1833 n° 318
    - nome del luogo: Brentosanico, titolo della chiesa: S. Biagio (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 186, abitanti del 1745 n° 50, abitanti del 1833 n° 80
    - nome del luogo: Bruscoli, titolo della chiesa: S. Martino (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze (già di Bologna),
    abitanti del 1551 n° 402, abitanti del 1745 n° 426, abitanti del 1833 n° 514
    - nome del luogo: Caburaccia e
    Culcedra, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti del 1551 n° 315, abitanti del 1745 n° 167, abitanti del 1833 n° 167
    - nome del luogo: Camaggiore, titolo della chiesa: S. Giovanni decollato (Pieve), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 414, abitanti del 1833 n° 303
    - nome del luogo: Casanuova, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 268, abitanti del 1745 n° 278, abitanti del 1833 n° 288
    - nome del luogo: Castelvecchio, titolo della chiesa: S. Giorgio (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti
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    del 1551 n° 78, abitanti del 1745 n° 100, abitanti del 1833 n° 123
    - nome del luogo: Castiglioncello, titolo della chiesa: SS. Giovanni e Paolo (Cappellania Curata), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° -, abitanti del 1833 n° 85
    - nome del luogo: Castro (già
    Montale), titolo della chiesa: S. Iacopo (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti del 1551 n° 334 (insieme a S. Martino a Castro), abitanti del 1745 n° 392 (insieme a S. Martino a Castro), abitanti del 1833 n° 321
    - nome del luogo: Castro, titolo della chiesa: S. Martino (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 334 (insieme a S. Iacopo a Castro), abitanti del 1745 n° 392 (insieme a S. Iacopo a Castro), abitanti del 1833 n° 230
    - nome del luogo: Cavrenno, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze (già di Bologna),
    abitanti del 1551 n° 312, abitanti del 1745 n° 168, abitanti del 1833 n° 599
    - nome del luogo: Cornacchiaja, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 327, abitanti del 1745 n° 282, abitanti del 1833 n° 382
    - nome del luogo: Covigliajo, titolo della chiesa: S. Matteo (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 57, abitanti del 1833 n° 186
    - nome del luogo: FIRENZUOLA, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 250, abitanti del 1745 n° 336, abitanti del 1833 n° 613
    -
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    nome del luogo: Frena, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti del 1551 n° 278, abitanti del 1745 n° 257, abitanti del 1833 n° 262
    - nome del luogo: Monti, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze (già d’Imola),
    abitanti del 1551 n° 306, abitanti del 1745 n° 72, abitanti del 1833 n° 151
    - nome del luogo: Moscheta, titolo della chiesa: S. Pietro già Abbazia, diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 195, abitanti del 1745 n° 201, abitanti del 1833 n° 254
    - nome del luogo: Peglio, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 210, abitanti del 1745 n° 172, abitanti del 1833 n° 166
    - nome del luogo: S. Pellegrino, titolo della chiesa: SS. Domenico e Giustino (Cappellania Curata), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 99, abitanti del 1745 n° 158, abitanti del 1833 n° 178
    - nome del luogo: Piancaldoli, titolo della chiesa: S. Andrea (Prepositura), diocesi cui appartiene: Firenze (già d’Imola),
    abitanti del 1551 n° 479, abitanti del 1745 n° 535, abitanti del 1833 n° 903
    - nome del luogo: Pietramala, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Firenze, (già di Bologna)
    abitanti del 1551 n° 349, abitanti del 1745 n° 378, abitanti del 1833 n° 437
    - nome del luogo: Rapezzo, titolo della chiesa: S. Stefano (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 382, abitanti del 1745 n° 283, abitanti del 1833 n° 254
    - nome del luogo: Rifredo, titolo della chiesa: S.
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    Maria Assunta (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze, abitanti del 1551 n° 170, abitanti del 1745 n° 197, abitanti del 1833 n° 230
    - nome del luogo: Santerno, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 296, abitanti del 1745 n° 289, abitanti del 1833 n° 243
    - nome del luogo: Tirli, titolo della chiesa: S. Patrizio (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 756, abitanti del 1745 n° 543, abitanti del 1833 n° 528
    - nome del luogo: Valli, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 180, abitanti del 1745 n° 131, abitanti del 1833 n° 214
    - nome del luogo: Visignano, titolo della chiesa: SS. Iacopo e Cristofano (Cura), diocesi cui appartiene: Firenze,
    abitanti del 1551 n° 129, abitanti del 1745 n° 104, abitanti del 1833 n° 125
    - Somma
    abitanti anno 1551 n° 6474
    - Somma
    abitanti anno 1745 n° 6251

    Frazioni di POPOLAZIONE provenienti da parrocchie situate fuori di Comunità.

    - nome del luogo: Stale, titolo della chiesa: S. Lucia, Comunità in cui è situata la chiesa: Barberino di Mugello, abitanti n° 74
    - nome del luogo: Casetta di Tiara, titolo della chiesa: Visitazione della Vergine Maria, Comunità in cui è situata la chiesa: Palazzuolo,
    abitanti n° 88

    - Totale
    abitanti anno 1833 n° 8316

    FIRENZUOLA nella Valle del Santerno ec. – Dove dice, che dobbiamo allo storico Giovanni Villani la notizia qualmente nel 1332 si cominciò a fabbricare Firenzuola, si aggiunga: Peraltro tra i capitoli delle Riformagioni di Firenze in quell'archivio fu trovato un ricordo sotto il dì 27 giugno
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    dell'anno 1328 riportato dal Gaye nell'Opera più volte citata, che dice: “si fortifica Firenzuola, capomaestro del lavoro è Ceffo (sic) del fu Lippo di Manno del popolo di S. Tommaso di Firenze: e sotto il dì 28 novembre dello stesso anno 1328 con altro decreto si alloga a Gentile di Rinaldo, a Berigello di Giovanello, a Ser Ghino Moreni, a Giovanni di maestro Chele, tutti abitanti della Terra di Firenzuola, la fortificazione della Terra medesima”. Vero è che nel dì 11 febbrajo del 1334 gli abitanti di Firenzuola supplicarono la Signoria per la continuazione delle immunità state loro in addietro concesse affinchè, fra le altre cose, potessero gli uomini di Oltre alpe stare sicuri e più liberamente edificare le case in detta Terra.
    Oltre le varie provvisioni dal governo di Firenze emanate per la fortificazione successiva di Firenzuola lo stesso
    Gaye all'Append. 2 del Volume I. di quell'Opera ne rammenta due fino allora inedite, una delle quali del 28 giugno 1351, e l'altra del 22 ottobre 1371 relative alla fortificazione della Terra in discorso.
    Dove poi è scritto che in Firenzuola ebbe i natali un celebre letterato del secolo XV, deve dire, anzi XVI, Angelo Firenzuola, che fu autore di diverse opere, fra le quali è notissima quella dell’
    Asino d’Oro.
    Di un altro letterato da Firenzuola dello stesso secolo XVI diede notizia l’abate Luigi Fiacchi (Clasio) in una sua memoria letta nel febbrajo del 1803 alla R. Accademia de’ Georgofili di Firenze, nella quale egli rammentava un MS. inedito del 1550 sopra un trattato d’agricoltura di Girolamo di ser Bastiano Gatteschi da Firenzuola, ch’egli supponeva essere stato fratello del celebre Angelo Firenzuola, attribuito dai più alla famiglia Giovannini tuttora esistente in quel paese. (Atti dell’Accademia suddetta, Volume V.
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    )
    Dove dice: hanno luogo in Firenzuola due fiere annue, si aggiunga, che nel 1845 è stata concessa una terza fiera da farsi nel 13 giugno, o nel lunedì successivo, giorno in cui sogliono cadere in Firenzuola i mercati settimanali.
    Nel 1833 la Comunità di Firenzuola, compresi gli annessi, contava 8316 Abitanti e nel 1845 ne aveva 8967, come appresso:

    Bordignano,
    Abitanti N.° 352
    Brentosanico,
    Abitanti N.° 50
    Bruscoli,
    Abitanti N.° 497
    Cabarruccia,
    Abitanti N.° 198
    Camaggiore,
    Abitanti N.° 339
    Casanuova,
    Abitanti N.° 374
    Castel vecchio,
    Abitanti N.° 136
    Castiglioncello,
    Abitanti N.° 94
    Castro (S. Jacopo a),
    Abitanti N.° 344
    Castro (S. Martino a),
    Abitanti N.° 336
    Cavrenna,
    Abitanti N.° 660
    Cornacchiaja,
    Abitanti N.° 362
    Covigliajo,
    Abitanti N.° 220
    FIRENZUOLA,
    Abitanti N.° 679
    Frena,
    Abitanti N.° 274
    Monti,
    Abitanti N.° 152
    Moscheta,
    Abitanti N.° 223
    Peglio,
    Abitanti N.° 164
    S. Pellegrino,
    Abitanti N.° 177
    Piancaldoli,
    Abitanti N.° 771
    Pietramala,
    Abitanti N.° 528
    Rapezzo,
    Abitanti N.° 256
    Rifredo,
    Abitanti N.° 326
    Santerno,
    Abitanti N.° 278
    Tirli,
    Abitanti N.° 591
    Valle (S. Bartolommeo in),
    Abitanti N.° 209
    Visignano,
    Abitanti N.° 186

    Annessi

    Casetta di Tiara: da Palazzuolo, Abitanti N.° 132
    Stale; da Barberino di Mugello,
    Abitanti N.° 59
    TOTALE
    Abitanti N.° 8967
Localizzazione
ID: 1954
N. scheda: 21910
Volume: 2; 6S
Pagina: 286 - 294; 100 - 101
Riferimenti:
Toponimo IGM: Firenzuola
Comune: FIRENZUOLA
Provincia: FI
Quadrante IGM: 098-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1690421, 4887891
WGS 1984: 11.38071, 44.12098
UTM (32N): 690484, 4888065
Denominazione: Firenzuola, Fiorenzuola, Fiorenzuola nell'Alpi Fiorentine
Popolo: S. Giovanni Battista a Firenzuola
Piviere: S. Giovanni Battista a Firenzuola
Comunità: Firenzuola
Giurisdizione: Firenzuola
Diocesi: Firenze
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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