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Flesso, Montuolo - Cucombola, Cocombola

 

(Montuolo)

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    FLESSO (Flexus) nella Valle del Serchio. Vico perduto che ha dato il suo nome all’antica pieve di S. Martino di Montuolo, già de Flexu, o ad Flexum presso la strada Regia pisana, nella Comunità Giurisdizione Diocesi Ducato e circa 3 miglia toscane a libeccio di Lucca.
    Trovasi l’attuale chiesa del
    Flesso, ossia di Montuolo, sulla ripa destra dell’Ozzari (Auxer fl.), là dove questo ramo sinistro del Serchio formava un gomito prima di confluire nel tronco principale, chiamato Serclum, che al di sotto di tal confluenza designossi col nome di Auserclum. – Vedere SERCHIO e OZZARI. – L’etimologia del nomignolo Flexus emerge naturale quì al pari di altre località, nelle quali è stato adoperato il vocabolo medesimo. – Vedere FLESSO nel Val d’Arno fiorentino e FLESSO nel Val d’Arno pisano.
    Nel secolo X quivi sull’
    Ozzari esisteva una pescaja dalla contessa Wuilla madre del march. Ugo donata al mon. di S. Ponziano di Lucca, e dall’imp. Ottone III, nell’anno 999, fra le altre cose confermata allo stesso cenobio, con queste parole: et piscariam de Flexo, quae est in fluvio Auxari cum omnibus pertinentiis suis etc. (PUCCINELLI, Cron. della Badia fior.)
    Sembra che si debbano pur anco riferire alla prenominata località le parole del registro Vaticano di Cencio Camerario, tostochè fra i tributi che i Lucchesi pagavano nel secolo XIII alla Corte di Roma si trova compresa la Terra a Flexu.Vedere MONTUOLO.

    MONTUOLO nella Valle del Serchio. – Casale che dà il titolo ad una chiesa plebana (S. Martino) già detta al
    Flesso, nella Comunità Giurisdizione Diocesi e Ducato di Lucca, che è
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    migli 3 toscane a grecale di Montuolo.
    È situato lungo la strada Regia tra Lucca e Pisa sulla ripa destra del torrente o canal dell’
    Ozzeri, mezzo miglio toscano innanzi che questo arrivi alle cateratte per accoppiarsi al fiume Serchio.
    All’
    Articolo Flesso di Val di Serchio fu avvisato che cotesto luogo sull’Ozzeri diede il suo nome all’antica pieve di S. Martino a Montuolo; la quale è designata in tal guisa in molte carte lucchesi dei secoli anteriori e posteriori al mille.
    Oltre i documenti in quell’Articolo citati rammenterò due istrumenti del secolo X testè pubblicati dall’abate Barsocchini nella P. III. T. V. delle Memorie Lucchesi.
    Col primo di essi, dato in Lucca li 9 aprile 970, il Vescovo Adalongo allivella per l’annuo tributo di 15 soldi d’argento a Ildebrando del fu Teuperto la pieve di S. Martino situata nel luogo denominato
    Flexo con tutti i suoi beni, le decime e angarie dovute dagli abitanti delle ville di quel piviere; le quali ville appelavansi, Flexo, Petrurio, Vico Pelago, Mezana, Putiolo, Cella Samma, Seteriano, Ripa, Nave Eribrandi, Amiate e Dardatico.
    Col secondo istrumento, rogato pur esso in Lucca li 30 settembre 980, il Vescovo Guido successore di Adalongo allivella a Gherardo figlio del fu Teuperto, e perciò fratello del predetto Ildebrando, la metà de’beni spettanti all’anzidetta pieve di S. Martino al
    Flexo con la metà di tutte le rendite e decime solite pagarsi dai singoli abitanti delle suddette dieci ville di quel piviere per l’annuo censo di soldi 7 e denari 6 d’argento da pagarsi dal livellario alla mensa di Lucca.
    Io non mi fermerò sulla nobil famiglia dei feudatarj della pieve di Montuolo discesi da Teuperto, la quale, a tenore delle indicazioni poste a tergo di quelle carte, si qualifica de’signori di Ripafratta, poiché
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    ciò tornerà più a proposito all’Articolo Ripafratta. Ma la cosa che mi sembra qui di maggior rilievo è di non trovare fra le dieci ville citate nelle carte del 970 e del 980 quelle di Montuolo, la quale nei secoli più vicini a noi diede il suo titolo alla pieve di S. Martino del Flesso.
    Giova anche avvertire, che nella villa di
    Dardatico possedeva beni il nobile Donnuccio figlio del fu Teudimondo, che fu fratello dello stesso Guido vescovo di Lucca, il quale Donnuccio nel dì 8 luglio 981 permutò degli effetti che teneva ne’confini di Flesso, ubi dicitur Dardanico, e in altri luoghi denominati ad Osere prope Ponte Winiberti, e in Admiate (ora Meati) compresi nel piviere del Flesso, oltre alcuni casalini e terreni situati oltre il fiume Arno in loco Valiano. – Vedere LAVIANO, e MONTOPOLI Comunità.
    Più nota è la villa di Seteriano, o Seturiano presso il Flesso, alla quale ne richiamano non solo varie pergamene lucchesi anteriori al mille, ma un trattato di pace fra il Comune di Pisa e quello di Lucca concluso nel 1181 (16 giugno) dentro la chiesa di S. Prospero a Setuano, o Seturiano nel piviere del Flesso.
    – Vedere LUCCA VOLUME II. pag. 844.
    Nell’anno 983, per rogito fatto in Lucca li 12 agosto, il vescovo lucchese Teudigrimo allivellò per l’annuo tributo di sette soldi a Rodolfo, figlio pur esso di Teuperto di sopra nominato, la metà di tutti i beni della pieve di S. Martino al
    Flesso, ossia a Montuolo, con la metà delle offerte e decime dovute a quella pieve dagli abitanti delle ville già rammentate. Un livello simile al precedente fu rinnovato con altra carta
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    del 995. – (Op. cit.)
    Come poi il luogo del
    Flesso acquistasse la denominazione di Montuolo non è facile a rintracciarsi. Solamente è noto che il vicino monte di Vacole, sino dal secolo X appellavasi Mons Joli, e che dalla Repubblica lucchese fu ivi edificata nell’anno 1164 per guardia del paese una torre appellata di Montuolo, della quale è fatta menzione in una cronica pisana all’anno suddetto, e nel trattato di pace del 20 giugno 1342 fra i Fiorentini e i Lucchesi, quando fra le altre cose fu convenuto di cedere ai Pisani la città di Lucca con le torri di Pontetetto e di Montuolo.
    Ne accerta frattanto che la pieve del
    Flesso continuava a designarsi sotto questo vocabolo anco sul declinare del secolo XIII, tostoché Guidone da Corvaja nel frammento di una sua Cronica pone sotto il 19 ottobre del 1271 (1270 stile comune) una sentenza pronunziata dal Cardinale Tornaquinci di Firenze delegato del re Carlo d’Angiò, data presso la pieve del Flesso contro i nobili di Versilia e di Montignoso. – (GUIDON. CORVAR. Fragment. Hist. Pisan. In Script. rerum Italic.)
    L’attual chiesa di S. Martino al Flesso, ora a Montuolo, indica una costruzione anteriore al secolo XIV, avente gli archi della navata di mezzo a sesto intero, ed è tutta fabbricata di pietra lavorata. – Essa è matrice di otto popoli, cioè, 1. S. Michele a
    Meati (vicariato foraneo); 2. S. Piero a Cerasomma; 3. S. Maria Assunta a Fagnano; 4. S. Matteo a Nave (già alla Nave di Eribrando); 5. S. Pietro al Ponte; 6. S. Michele in Campo; 7 S. Donato fuori di Lucca; 8. S. Anna fuori
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    di Lucca. In quanto alle chiese di S. Prospero a Seturiano, di S. Bartolommeo del Castel Passerino, dell’Eremo di Lupo Cavo e della Cella di Prete Rustico, esistite sotto lo stesso piviere all’anno 1260, furono tutte distrutte dal tempo, o convertite ad altr’uso. – Vedere CERASOMMA.
    Il popolo della pieve di S. Martino a Montuolo comprende attualmente anche la sezione appellata
    Cucombola, con la quale nel 1832 faceva 593 abitanti.
    In quanto all’etimologia della parola
    Flesso vedasi il suo articolo.

    MONTUOLO nella Valle del Serchio – Si aggiunga al suo luogo la notizia dataci da una membrana del 1 aprile 915 pubblicata nel Volume V. P. III. delle
    Memorie Lucchesi, nella quale si contiene un atto enfiteutico di beni spettanti alla chiesa di S. Frediano di Lucca, alcuni dei quali posti in Seteriano nel piviere del Flesso, oggi detto di Montuolo. – Vedere . SETURIANO o SETERIANO.
Localizzazione
ID: 1961
N. scheda: 22010
Volume: 2; 3; 6S
Pagina: 309; 605 - 606; 165
Riferimenti: 39340, 63690
Toponimo IGM: Montuolo
Comune: LUCCA
Provincia: LU
Quadrante IGM: 104-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1616206, 4854995
WGS 1984: 10.44634, 43.84046
UTM (32N): 616269, 4855169
Denominazione: Flesso, Montuolo - Cucombola, Cocombola
Popolo: S. Giovanni Battista a Flesso, a Montuolo e Cocombola
Piviere: S. Giovanni Battista a Flesso, a Montuolo e Cocombola
Comunità: Lucca
Giurisdizione: Lucca
Diocesi: Lucca
Compartimento: x
Stato: Ducato di Lucca
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