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Fucecchio - Abazia di Borgonuovo, di Fucecchio (S. Salvatore e S. Maria) - All'Arno

 

(Fucecchio)

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    FUCECCHIO ( Ficiclum, Ficeclum, Ficecchium e Fucecchium ) nel Val d’Arno inferiore. – Terra nobile, grande e popolosa al segno, che trabocca da più lati dall’antico cerchio delle sue mura torrite, in gran parte ora disfatte. – È capoluogo di un vicariato R. e di una comunità con cancelleria; ha un insigne collegiata (S. Giovanni Battista) nella Diocesi di Sanminiato, una volta di Lucca, nel Compartimento di Firenze.
    La parte più antica è posta nella sommità di una collina, ultima tra quelle che propagansi lungo la ripa destra dell’Arno dal Monte Albano per i colli di Cerreto Guidi. La porzione moderna di Fucecchio si estende per più strade quasi parallele sulla docile pendice della collina medesima dirimpetto al fiume Arno, che è appena un terzo di miglio al suo ostro-libeccio; mentre da settentrione a maestro, due miglia toscane lungi di là, passa il canal della Gusciana emissario navigabile del padule di Fucecchio.
    È una delle Terre più centrali del Val d’Arno inferiore sopra l’antica strada Romea , ossia Francesca , attualmente appellata la Traversa lucchese . – Giace fra il gr. 28° 28’ longitudine e 43° 43’ 8’’ latitudine, 26 miglia toscane a ponente di Firenze, e 7 da Empoli nella stessa direzione; 22 miglia toscane a levante di Pisa, 18 a scirocco di Lucca, e altrettante a ostro-libeccio di Pistoja; 14 miglia toscane a ostro-scirocco di Pescia, e 4 miglia a settentrione-maestro della città di Sanminiato.
    Non vi ha bisogno ch’io rammenti agli eruditi il supposto decreto del re Desiderio, nè i frammenti delle Origini di Catone scoperti o immaginati da fr. Annio Viteberse, per non avere a sognare con lui dei Focesi coloni, cui attribuisce il nome di Fucecchio , e del suo Lago Focense ; avvegnachè l’origine di quest’ultimo è assai moderna, mentre quella del paese dimora  tuttora
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    sepolta fra le tenebre dei secoli anteriori al mille dell’Era volgare.
    Ma se l’istoria da un lato ci ricusa di appalesare gl’incunaboli di Fucecchio più chiaramente di quelli che adombrati finora li mostrò agli eruditi sotto i nomignoli di Borgo nuovo e di Sala Marzana , essa dall’altro canto ci scuoprì nei primi dinasti di Fucecchio una delle più antiche famiglie nobili della Toscana, la quale per il giro di tre secoli signoreggiò in molti paesi del contado pistojese e fiorentino. Avvegnachè uno di quei discendenti (il conte Lottario di Borgonuovo ) nell’anno 1006, di ottobre, presedeva ai giudizj come conte imperiale nella città di Pistoja, ed era suo nipote quel conte Ugo signore di Monte Cascioli , e di Monte Orlandi , il quale un secolo dopo (anno 1113) combattendo con l’esercito di Arrigo III, motivò le prime mosse di guerra dei Fiorentini, i quali a Monte Cascioli uccisero il Vicario Regio, e quel castello dai fondamenti diroccarono. – Vedere CASCIOLI (MONTE) e FIRENZE.
    Dobbiamo specialmente ai preziosi archivii della cattedrale pistojese la scoperta di due illustri prosapie di conti imperiali, che tennero patrimonio e dominio nella città di Pistoja e nel suo contado, molti anni innanzi che scendesse in Italia l’Imp. Ottone I.
    Non starò a rammentare quel conte Teudegrimo, dichiarato nel 927 compare dal re Ugo, il quale può stabilirsi come stipite il più remoto della potente dinastia dei conti Guidi; ma solamente mi fermerò sopra l’altra prosapia di conti, che nei secoli intorno al mille dominava nel distretto di Fucecchio; voglio dire dei conti chiamati Cadolinghi o Cadolingi da un loro antenato per nome Cadolo . Questo C. Cadolo, che nel 988 non era più nel numero dei viventi, aveva fondato, appiè del poggio di Fucecchio, un oratorio che, nel 1004, fu dal di lui figlio conte Lottario
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    ridotto ad uso di monastero sotto il titolo di S. Maria e S. Salvatore a Borgonuovo . – Vedere ABAZIA di BORGONUOVO.
    Ma non è tampoco vero che il conte Cadolo fosse a rigore lo stipite più antico di quella schiatta, tosto che fra le carte della cattedrale pistojese si trovarono tre istrumenti degli anni 923, 932, e 961, nei quali si danno a conoscere, non solo il padre del conte Cadolo, che portava il nome di Currado o Cunerado , ma anche l’avo di lui, appellato Tedice . – (CAMICI, Dei Marchesi di Toscana .)
    Dall’istesse membrane inoltre apparisce, che il C. Cadolo aveva sposato in prime nozze donna Berta, e che teneva per sorella un’Ermengarda maritata a Tassimanno nobile pistojese.
    Più nota e più illustre fù la seconda moglie del C. Cadolo, la contessa Gemma, come quella che nasceva da Landolfo principe di Capua e di Benevento: della qual Gemma fu sorella la contessa Willa sposata al C. Rodolfo degli Aldobrandeschi di Maremma. – Vedere SOVANA e SANTA FIORA.
    Al conte Cadolo pertanto sopravisse una figlia, la contessa Willa, la quale fino dal 988 era restata vedova di un conte Ranieri sanese della consorteria degli Ardengheschi. – Vedere CASE NOVOLE.
    Unico tra i figli del conte Cadolo fu quel C. Lottario fondatore del monastero già oratorio di Borgonuovo presso Fucecchio, e benefattore insigne dell’abbadia di S. Salvatore a Settimo, quello stesso Lottario, che nell’anno 1006 esercitava l’ufizio di Conte imperiale nella città di Pistoja. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte del Capitolo di Pistoja ).
    Quantunque di Fucecchio non si abbiano memorie vetuste al pari di quelle del suo Borgonuovo , pure questa stessa qualificazione di nuovo accenna di per se stessa la preesistenza di un borgo o castello più antico, che poco lungi dal Borgonuovo doveva trovarsi. –
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    Infatti che sino dal secolo undecimo esistesse sopra il poggio di Fucecchio un casale o palazzo dominicale, lo dimostra il solo nome di Sala Marzana , che portava il colle su cui risiede il monastero con l’attuale collegiata; essendochè nei tempi longobardici le più grandi ville signorili solevano designarsi col vocabolo di Sala , o di Saletta . – Che realmente nel poggio di Sala Marzana si trovasse a quell’età un resedio lo dichiara un’istrumento dell’anno 1114 dato in Colle Alberti nelle vicinanze di Fucecchio; col quale il C. Guido, signore di Cerreto e di Empoli, e la contessa Emilia figlia di Rinaldo sua consorte, rinunziarono a favore della cattedrale di Lucca la metà della terza parte che loro si aspettavo del poggio e castello di Sala Marzana insieme con la chiesa e torre ivi situate. (LAMI, Hodoepor .)
    Comecchè la bisogna andasse è indubitato, che il castello di Fucecchio trovasi la prima volta nominato in un istrumento del 14 febbrajo 1034 spettante alla ch. maggiore di Pistoja. Trattasi di una donazione fatta dal C. Gulglielmo Bulgaro, a favore della cattedrale pistojese, di 4 poderi per suffragare l’anima dei suoi genitori, conte Lottario e contessa Adelasia, e di un suo fratello defunto Ugo. Il quale istrumento fu rogato in Fucecchio judicaria pistoriense . (ZACCARIA, Anecd. Pistor . – ARCH. DIPL. FIOR., Capit di Pistoja ).
    Oltre il fratello sunnominato ebbe il conte Guglielmo per sorella la beata Berta, resa chiara per santa vita, stata badessa del monastero di Cavriglia dell’Ordine Vallombrosano, e fondatrice di quello di S. Vettorio in San Gimignano; alla quale badessa Berta fu donata la chiesa predetta di S. Vettorio per atto rogato in Catignano il dì 1 ottobre 1075 alla presenza del conte Uguccione figlio del nominato C. Guglielmo, e conseguentemente nipote della stessa Berta badessa di Cavriglia. –
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    Vedere CATIGNANO DI GAMBASSI, CAVRIGLIA (MONASTERO di).
    Il conte Guglielmo ebbe dalla sua moglie contessa Cilia nata da Teuzzo quattro figli, cioè: Ugo, Ranieri, Lottario II, e Bulgarino. I due primi risiedevano in Fucecchio, allorchè nel 20 maggio 1096 rinunziarono a favore della badia di Passignano i loro diritti sopra un possesso situato in luogo Valle nel piviere di S. Pietro a Sillano, stato già acquistato dal C. Uguccione loro padre. (ARCH. DIPL. FIOR., Carte della Badia di Passignano ).
    Più frequenti sono i documenti del C. Lottario II, sia quando unitamente al suo fratello il C. Ugo, nel 25 agosto 1101 confermò la donazione paterna e materna alla badia di S. Maria a Monte Piano; sia allorchè nel 3 gennajo 1104 questi due fratelli, mentre erano in Monte Carelli del Mugello, assegnarono un censo alla badia di Settimo; sia finalmente quando gli stessi personaggi nell’aprile del 1105, stando a Varna sotto Gambassi, investirono il vescovo di Volterra di una loro corte e castello in quel distretto, mentre nell’anno medesimo 1105, da Pisa, i due germani medesimi, rinunziarono a favore del monastero di Borgonuovo la metà del loro castello e corte di Fucecchio, la metà dei castelli di Morrona, di Catignano e di Monte Cascioli presso Firenze, di Monte Magno nel Pistojese, del castello e corte sulla Pescia e di tutte le ville, castelli e corti che possedevano nell’Appennino, riservandosi soltanto di tali donazioni l’usufrutto.
    Finalmente Bulgaro, o Bulgarino , quarto figlio del conte Uguccione assisteva con gli altri tre fratelli a un atto di donazione del 2 dicembre 1097 fatta all’ospedale dell’Altopascio, consistente in un pezzo di terra posto nella Pescia minore . Lo stesso C. Bulgarello è nominato in altro documento del settembre 1097, appartenuto alla badia della Berardenga; e finalmente tutti e quattro i figli del conte Uguccione sono rammentati dal Pont. Callisto II, in una bolla del
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    21 maggio 1121 a favore della badia di Morrona.
    Nel 1106, uno dei quattro figli, il C. Ugo con la sua moglie C. Cecilia, mentre abitavano nel castello di Monte Cascioli presso la chiesa di S. Michele, donarono alla badia di Fucecchio, e per essa all’abbate Anselmo, una parte del poggio di Sala Marzana , di quel poggio sopra il quale fu fabbricata un'altra chiesa con monastero e ospedale sotto lo stesso titolo di S. Salvatore; mentre circa al 1100 i monaci di Borgonuovo preseduti dall’abbate Anselmo avevano chiesta al Pont. Pasquale II, ed ottenuta facoltà di traslocare sul poggio il loro cenobio. Allo stesso abbate Anselmo nel 1110, fu rilasciato per la sua badia di Fucecchio il giuspadronato della ch. e badia di S. Bartolommeo a Cappiano stata di recente edificata sopra il fiume Arme , che si disse poi la Gusciana .
    Nel 1107 ai 21 novembre il C. Ugo suddetto e donna Cecilia sua consorte, nel tempo che stavano in Monte Cascioli, rinunziarono a favore dalla ch. e mon. di S. Maria a Mantignano un possesso che tenevano in luogo detto Cesari nel piviere di Settimo.
    Nel 1113, avendo cessato di vivere il C. Ugo del fu C. Ugoccione, sembra che con esso lui si estinguesse  la prosapia dei conti Cadolingi di Borgonuovo. Essendochè nel giorno 20 febbrajo 1114 la contessa Cecilia lasciata vedova dal conte Ugo, mentre risiedeva in Fucecchio, alla presenza di Ugo Visconte e di altri buonuomini, ordinò che fosse data esecuzione all’ultima volontà del suo marito. Che perciò investì e rifiutò a favore dei vescovi di Lucca, di Volterra, di Pistoja, di Pisa e del capitolo di S. Reparata a Firenze la metà di tutti i castelli, corti, poderi e case che il conte Ugo possedeva in tutti i sunnominati vescovadi, eccettuato il diritto spettante alla vedova per dono mattutinale, detto il morgincap , ed escluse le milizie
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    e i servi di lui; e tutto ciò a tenore del testamento, nel quale era espressa la condizione, che tali ripartizioni ai vescovi dovessero avere effetto nel caso che il testatore non lasciasse figli proprj, e frattanto dichiarava la C. Cecilia sua moglie usufruttuaria di tutti i beni, purchè essa mantenesse onestamente il letto vedovile.
    Infatti, a tenore dell’accennato testamento, gli esecutori del medesimo investirono Rodolfo vescovo di Lucca della intiera metà del poggio, del borgo  e corte di Fucecchio con tutte le sue pertinenze, della metà della corte e castello di Musigliana, di quella di Massa Piscatoria , della Cerbaja , del Galleno , di Monte Falcone . (ARCH. ARCIV. DI LUCCA).
    Un’eguale consegna fu fatta al vescovo di Volterra della metà dei castelli, terreni e ville posseduti dal fù conte Ugo nella diocesi Volterrana, fra i quali Catignano, Gambassi, S. Benedetto, Mucchio, Puliciano, Colle Muscoli, Camporbiano, Casaglia, Fosci, Morrona, Monte Vaso e Pietracassa. (AMMIRATO, De’Vesc.di Volterra ).
    A tenore pertanto di quanto il conte Ugo prescrisse nel suo testamento, la di lui consorte C. Cecilia continuò a ritenere e sfruttare i luoghi sopradescritti, riconoscendo solamente in domini diretti i vescovi respettivi. Perciò poi che riguarda Fucecchio, la predetta vedova, nel 1119, rinnovò il giuramento di fedeltà a Benedetto vescovo di Lucca, come signore del castello e dipendenze di Fucecchio, eccettuati i di lei allodiali, o sia la porzione stata donata dal marito nel giorno dopo le sue nozze a titolo di morgincap .
    Fu probabilmente in forza di cotesto diritto della quarta parte di tutti i beni del conte Ugo, trasfuso nella contessa Cecilia di lui consorte, che dall’anno 1114 in poi venne sostituita per una parte del dominio di Fucecchio un’altra prosapia non meno illustre della Cadolingia , quale fu quella dei Visconti di Pisa, spettanti al ramo degli Opezzinghi.
    Come ciò accadesse, si rende facile a
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    congetturarlo dai documenti superstiti relativi all’ultimo conte della stirpe de’ Cadolingi , dai quali apparisce, che egli non lasciò prole dalla contessa Cecilia, mentre questa da un primo talamo contava non meno di due figli, siccome apparisce da un atto di donazione fatta, nel 1089, dal di lei marito alla badia di Morrona, con notizia dei suoi più prossimi parenti; sub notitia duorum proximorum parentum meorum Ugolini et Rainuccini germani . – Quale parentela avessero col conte Ugo quei due fratelli Ugolino e Rainuccino lo dissero essi stessi, allora quando si sottoscrissero a piè dell’istrumento testè accennato, dove si dichiarano figliastri del C. Ugo, cioè: filii suprascriptae comitissae Caeciliae . (LEONIS URBEVET. Chronic. Imper .)
    Questo documento dà quasi per se solo a dimostrare l’estinzione della stirpe Cadolingia, la quale dopo sette generazioni (da Tedice di Pistoja al conte Ugo di Monte Cascioli) s’innestò per via di donna in un ramo della illustre prosapia de’Visconti di Pisa.
    Quindi chiari emergono i diritti, coi quali la vedova medesima donava al conte Arduino figlio del conte Guido la sua quarta parte della corte e del castello d’Acqui (Bagno a Acqua) sulle colline pisane, nel modo stesso che lo spiega una posteriore cessione fatta dal conte Arduino il 20 novembre 1131 alla primaziale di Pisa, della quarta parte di Acqui , quae sibi (Caeciliae) evenit per morgincap praefati comitis Ugonis viri sui. (MURAT., Ant. M. Aevi , T. III).
    Non è qui il luogo da discutere il quesito, se discesero dal suddetto Ugolino Visconti quei due fratelli Guido cardinale di S. Chiesa e Ubaldino, filii quondam Ugonis de castro Ficercle , i quali nel 18 marzo 1144, donarono al Pont. Lucio II la loro porzione del castello di Montalto presso l’Arno, non tanto per ciò che toccava ai due fratelli predetti, quanto per la porzione stata ceduta a uno di essi da due altri fratelli, cioè
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    Upichio (leggo Upithio ) e Ranuccio ; mentre i due fratelli donatarj dichiaravano, che le quattro parti suddivisate del castello di Montalto restavano ancora indivise con una quinta di pertinenza di Turpino figlio del fù Rolando altro quinto fratello. (MURAT., oper. cit . T. IV).
    Non occorre agli eruditi di aggiungere, che il cardinale Guido o Guidone testè rammentato era quel porporato diacono creato nel novembre del 1130 dal Pont. Innocenzio II, e di cui sono stati raccolti i fasti dagli autori delle Memorie di più uomini illustri uomini pisani. Mi fermerò solamente a rammentare, che Pisa conserva tuttora in S. Francesco due lapide sepultuarie, una delle quali cuopre i resti di Guido Visconti di Fucecchio, e l’altra quelli dei suoi eredi. Quali fossero questi eredi ce li scuopre un istrumento del 25 maggio 1213 rogato nel distretto di Fucecchio presso il fiume Arno, dove intervennero, fra i varj visconti di questa Terra, un Upezzino figlio del fù Guido Visconte. Questo nome di Upezzino sembra che divenisse casato della pisana prosapia Upezzinghi, la quale innestò ai possessi aviti di Calcinaja quelli pervenutile per eredità materna dai conti Cadolingi di Morrona e di Fucecchio. – Dondechè sul declinare del secolo XII, e in quello successivo, la famiglia Upezzinghi, allorchè fu riconosciuta signora di varie castella dagl’imperatori Federigo I (anno 1778) e Ottone IV (anno 1209), come anche nei trattati stipulati nel 1285 e 1296 frà i nobili di Calcinaja e la Rep. di Pisa, in tutte queste occasioni vide i diversi individui della sua casa pubblicamente qualificati e riconosciuti come de’Cadolingi; de domo, sive domibus Upezingorum et Cadolingorum . (TRONCI, Annal. Pis . – GAMURRINI, Famigl. nob. Umbr. e Tosc . – LAMI Hodoepor .)
    Nell’agosto del 1187, dopochè Arrigo VI da Fucecchio con l’assistenza dei Visconti del luogo, Guido e Orlandino, aveva spedito due diplomi a favore
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    dei monasteri di S. Salvi e di Montescalari, lo stesso imperante, nel 19 agosto, 1187, inviava da Bologna un privilegio ai Fucecchiesi, ai quali concedeva tutti i casamenti e terre del poggio di Fucecchio senza obbligo di annuo censo con la facoltà di edificarvi un castello. Inoltre dichiarava che quando il paese di Fucecchio fosse stato accasato dentro le mura castellane, i suoi abitanti, nel termine di quattro anni dovessero consegnare al R. fisco tante terre poste fuori della curia di Fucecchio, quanto potevano valere quelle occupate nel poggio suddetto spettanti al patrimonio regio.
    Dalle quali espressioni sembra di poter conchiudere, che prima dell’anno 1187 Fucecchio non aveva castello, e quindi che fu gratuita l’espressione dell’annalista Tolomeo lucchese, allorchè sotto l’anno 1139 parlò della distruzione del castello di Fucecchio.
    Che poi molti terreni del distretto di Fucecchio a quell’età appartenessero alla R. corona d’Italia ne abbiamo doppia conferma, sia allorchè per atto pubblico rogato nel borgo di S. Genesio, li 21 marzo 1190, un legato dell’Imp. Arrigo VI prese a mutuo per conto del governo mille marche d’argento da Ildebrando vesc. di Volterra, a favore del quale mutuante rilasciò, fra le altre rendite della Corona, quelle della corte e castello di Fucecchio; sia quando l’imperatore Federigo II, con diploma dato in Sanminiato, nel 1226 di ( ERRATA : giugno) luglio, confermò alla badia di Fucecchio tutto quello che le fù donato dall’Imp. Arrigo VI, compresa la percezione a di lei favore di tutte le decime degli agri e terre di nuovo acquisto, ossia delle colmate dell’Arno, e della Gusciana, poste nella curia o distretto di Fucecchio. (LAMI, Hodoepor . e Monum. Eccl. Flor .)
    La rocca o torre di Fucecchio con le mura castellane erano bensì in piedi all’epoca della battaglia di Montaperto, stantechè in esso castello, nell’anno 1261 di settembre, i Guelfi raminghi per la Toscana poterono sostenere un mese di assedio, allorquando vi si pose a oste coi suoi
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    Ghibellini il conte Guido Novello vicario pel re Manfredi in Toscana, senza che le truppe tedesche nè quelle italiane per ingegni di macchine e assalti potessero Fucecchio conquistare. (MALESPINI e GIOV. VILLANI, Cronic .)
    Ciò non ostante i Fucecchiesi dovettero cedere al più forte, ricevendo fra le loro mura, (nell’anno 1263) le milizie ghibelline, sino a che queste al loro turno furono espulse di costà (anno 1267) dal contrario partito.
    Non scorsero quindi molti anni da che Fucecchio, dilatando vistosamente il suo distretto, divenne la Terra più importante alla destra del Valdarno inferiore; mentre, nell’anno 1280, si aggregarono alla giurisdizione di Fucecchio gli uomini e il comune di Massa Piscatoria ; nel 1281 fecero lo stesso gli abitanti di Cappiano , e nel 1284 quelli di Galleno e Orentano .
    Se non che tante concessioni di diritti e tanti acquisti giurisdizionali fatti dal comune di Fucecchio sopra il territorio e distretto della Cerbaja, suscitarono ben tosto motivi di controversia con gli altri comuni limitrofi, e segnatamente con quelli di Santa Croce e di Castelfranco. A quest’epoca pertanto rimontano le lunghe dispute, che ad onta dei ripetuti lodi e sentenze per il corso di più secoli si rinnovarono fra le comunità sopraccennate.
    Frattanto Fucecchio, stante la centralità della sua situazione, dopo di avere accolto fra le sue mura varj marchesi della toscana, imperatori e re d’Italia, fu destinata negli anni 1293 e 1308, come punto di riunione, per rappacificare insieme, da primo i Pisani, di poi la parte Ghibellina con la Guelfa di tutte le repubbliche della Toscana.
    Fintanto che la Rep. di Lucca si governò a parte Guelfa, Fucecchio e tutte le altre terre lucchesi del Val d’Arno inferiore si mantennero fedeli a quella città, ma dopo che vide cacciati da Lucca (luglio 1314) i Guelfi con il vicario del re Roberto di Napoli e acclamato in capitano e signore di quella città Uguccione della
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    Faggiuola, i popoli del Val d’Arno accolsero con maggior cuore di quello che avevano usato nel 1261 i Guelfi, in guisa che Fucecchio, Santa Croce, Castelfranco, S. Maria a Monte, e Monte Calvoli si dettero in guardia alla Repub. fiorentina, sostegno costante e il più valente della lega Guelfa in toscana. Infatti nel 1315 era già stato inviato da Firenze per potestà di Santa Croce Baldovino Uberti, il quale insieme con i consiglieri e deputati di quella Terra, nel 21 luglio 1315, elesse il sindaco per conchiudere un trattato di lega con tutti gli altri comuni del Valdarno inferiore. Ciò fu poco innanzi che arrivasse a Fucecchio il capitano di tutta la parte Guelfa, Piero fratello del re Roberto con il di lui nipote Carlo e le loro guardie a cavallo, mentre si recavano a dar battaglia a Uguccione sotto Montecatini; battaglia che fu al pari di quella di Monteaperto fatale alla libertà toscana; e dopo la quale giornata (29 agosto 1315) il castello di Fucecchio prestò un opportuno scampo e refugio a molti capitani e soldati dell’esercito sconfitto. Che Fucecchio si mantenesse fedele alla parte Guelfa anche dopo la vittoria dei Ghibellini, e che i suoi abitanti non imitassero l’esempio di molti altri paesi, con l’andar dietro al vincitore, lo prova il fatto di Cerreto Guidi e di Vinci, due paesi ribellati alla Repubblica fiorentina poco dopo la disfatta di Montecatini: mentre si racconta che, li 29 marzo 1317, i Lucchesi con 350 cavalieri vennero per la via di Greti appresso Cerreto Guidi; la qual cosa intesa in Fucecchio, dov’erano altrettanti cavalieri Guelfi e 500 fanti con gli usciti di Lucca, immediatamente armatisi, parendo loro esser più forti, sotto il comando di Monaldo Oltramontano capitano per il Comune di Firenze, andarono a trovar gli avversarii in detto luogo, dove arrivati incominciarono a far fatti d’armi, e ognuna delle due parti nel combattere si adoperava virilmente, ma pure alla fine, fosse astuzia ovvero sorte, i
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    Ghibellini ruppero i Guelfi mettendo questi in fuga, benchè la vittoria riuscisse loro assai dannosa. (GIOV. LELMI, Cronic. Sanmin .)
    Nello stesso anno 1317, ai 12 di maggio, in Napoli davanti al re Roberto fu conchiuso un trattato di pace fra i Pisani e Lucchesi dal lato ghibellino, mentre dalla parte guelfa stavano i Fiorentini, i Sanesi i Pistojesi ed altri popoli della Toscana, tra i quali i sindachi di Fucecchio, S. Croce, Castelfranco, Cappiano, Ultrario, Massa Piscatoria, Santa Maria a Monte e Montefalcone; i quali 8 comuni si protestarono di far pace solo coi Pisani e non coi Lucchesi. (AMMIRATO, Ist. Fior . Lib. V.)
    Ma poco durò, come era solito accadere in quell’età, la pace coi Lucchesi, mentre il loro reggitore e capitano generale Castruccio, vago di signoria, senza alcuna dichiarazione mosse guerra ai Fiorentini; e colle masnade dei Pisani cavalcò improvvisamente nel Valdarno, (aprile 1320) guastando e ardendo nel territorio di Fucecchio; dove investì e prese il castello di Cappiano, la torre sul ponte della Gusciana e il castello di Montefalconi; luoghi già guardati dai fiorentini. – Una seconda volta con eguale sorpresa, ma con sinistro successo Castruccio, ai dì 19 dicembre dell’anno 1323, con più di 150 uomini a cavallo e 500 a piede si partì da Lucca per arrivare di notte tempo in Fucecchio, dove teneva corrispondenza con alcuni di quei terrazzani, i quali avevano smurato una delle porte per introdurvi il capitano lucchese con le sue genti. Le quali combattendo fra le tenebre, occuparono una parte della Terra e la rocca che vi avevano cominciato a fare i Fiorentini, salvo la torre; ma i Fucecchiesi facendo cenni di fuoco per aver soccorso dalle castella vicine, ov’erano milizie del Comune di Firenze, queste vi accorsero all’apparire del giorno, sicchè terrazzani e soldati combatterono con tal valore per le piazze e per le vie barricate, che rari esempj la storia di quella età ci presenta di una giornata
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    simile ostinatamente battagliata fra le mura di un castello.
    Benchè Castruccio in tanto cimento, assalito da più parti, facesse ufizio di soldato e di capitano, pur avendo tocco una ferita nel volto, a gran pena scampò la vita, dopo esser caduti dei suoi più di 150 fra morti e prigioni con tutti i cavalli e le insegne. Che se i vincitori incalzando i vinti fossero corsi dietro a Castruccio, fu tenuto per cosa certa che si sarebbe in quel dì posto fine a una guerra, la quale portò sull’orlo della rovina, e fu per metter fine alla esistenza politica non che alla libertà dei Fiorentini. (G. VILLANI, Cronic . Lib. IX cap. 233).
    Due anni dopo Fucecchio servì di rifugio a una parte dell’esercito fiorentino stato sconfitto (25 settembre 1325) nelle campagne dell’Altopascio dal valoroso capitano lucchese, ma non bastò tanta vittoria a far aprire le porte di Fucecchio al vincitore. Che più? nel giugno del 1327, in questo paese, dove si era raccolta, buona quantità di armati stava per mettere ad effetto il piano meditato, di cavalcare a Lucca onde sorprendere la città, se il progetto non veniva scoperto in tempo e mandato a vuoto dal vigilante Castruccio.
    Nell’anno 1330, mentre i Fiorentini stavano all’assedio di Lucca, le comunità di Fucecchio, di Santa Croce e di Castelfranco fecero istanza alla Signoria di Firenze di essere ammesse sotto la potestà e dominio della loro Repubblica; alla quale istanza con deliberazione del 12 novembre 1330 fù risposto; e finalmente sotto il 14 dicembre successivo, alla presenza dei delegati della comunità e uomini di Fucecchio, nel palazzo del popolo fior. furono ricevuti sotto il dominio, e giurisdizione della Repubblica a onorevoli patti e condizioni, redatte in 17 capitoli e giurate dal giureconsulto Bartolommeo da Castel fiorentino deputato della Rep., e da Guiduccio di Ser Chelle, da Maestro Giovanni Ser Vanni, Foresino e Ser Puccino sindaci tutti che rappresentavano la comunità di Fucecchio.
    Fra
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    i Fucecchiesi testè nominati figurano due individui Ser Vanni e Foresino della Volta, famiglia stata assai potente e una qualche fiata arbitra di Fucecchio sua patria.
    Nacque dal primo di essi (da Ser Vanni) un Messer Currado, detto anche Corradaccio, e il prete Bonavolta che a quell’epoca medesima era pievano della pieve di Fucecchio. Dell’altro individuo, Foresino della Volta, illustrò un sigillo il Manni (Sigilli antichi T. VIII). Nella quale illustrazione si trovano documenti atti a far conoscere che, all’anno 1337, Guidaccio figlio di Mess. Corradaccio della Volta di Fucecchio fu creato in Firenze cavaliere da Malatesta de’Malatesti di Rimini, allora capitano di guerra della Repubblica fiorentina. E pure ivi riportato un decreto del duca d’Atene sotto il 30 dicembre 1342, relativo a un reclamo presentato da donna Costanza figlia ed erede per una terza parte del fu Poserello del fu Mess. Forese, detto Foresino della Volta di Fucecchio, e moglie di Napoleone del fù Lippaccio di Mess. Lambertuccio de’Frescobaldi. Dello stesso Foresino si nominano in quel decreto due altri figli Uberto e Bandaccio, sull’eredità dei quali la stessa donna Costanza pretendeva una terza parte.
    All’anno 1345 lo storico Villani racconta, come a dì 27 d’aprile quelli della Volta, nobili e de’più possenti di Fucecchio, coll’ajuto de’loro amici di Sanminiato e di gente del contado di Lucca, corsono la Terra di Fucecchio per ribellarla e torla alla Repubblica di Firenze. Lo che sarebbe loro venuto fatto, se non era il subito soccorso delle masnade de’fiorentini ch’erano nelle castella di Val d’Arno e di Val di Nievole, le quali combattendo quelli della volta e i loro seguaci, sconfissero e cacciorno dalla Terra con assai morti e presi e impiccati per la gola. (G. VILLANI, Cronic ., lib. XII c. 45).
    Ma quasichè ciò non bastasse poco dopo il Comune di Firenze fu di nuovo in pericolo di perdere Fucecchio, essendo scesi di notte dalla rocca del Ceruglio nella Cerbaja 500 fanti che i Pisani
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    vi tenevano alla guardia, dai quali fu tentato di sorprendere Fucecchio; comecchè per forte contrasto trovato non riescisse poi loro il disegno. Finalmente nel 1349 nacquero in Fucecchio nuovi scandali per trovarsi molti della famiglia Volta fuorusciti; di modo che fu stimato bene dalla Signoria di Firenze di rimetterli in patria e di restituire loro i beni confiscati. (AMMIRAT., Istor. Fior ., lib. X).
    A quei dì la Terra di Fucecchio era governata nel militare da un capitano della torre, ossia cassero del castello, per il cui mantenimento il comune di Fucecchio pagava a quello di Firenze lire 1200 per anno. – Nel civile e criminale era retta da un potestà, eletto a sorte dalla Signoria di Firenze fra i cittadini imborsati; nei casi però di un secondo giudizio le cause si portavano al giudice delle appellazioni a Firenze. Regolava l’economico un consiglio di anziani preseduto dal gonfaloniere che amministrava e vendeva l’entrata delle gabelle della vendita del vino, quella dei fiumi Arno e Gusciana delle porte di Fucecchio, i pascoli, ec.
    La Comunità manteneva un medico e un maestro di scuola, siccome apparisce da una deliberazione di quel consiglio fatta li 26 settembre 1345, colla quale fu deciso di dare lire 65 a maestro Simone medico da Pistoja per residuo di suo salario del servizio prestato in due anni al comune di Fucecchio, a tenore dell’istanza di Ser Giovanni di Betto da Firenze maestro di scuola de’giovannetti del comune di Fucecchio. (ARCH. DIPL. FIOR., Carte della Comunità di Fucecchio ).
    Nel 1350, ai 5 ottobre, il consiglio comunitativo di Fucecchio nominò quattro ufiziali con balìa di riformare li statuti comunitativi.
    Nel 1430, a dì 29 aprile, Neri di Gino Capponi commissario generale dei dieci di Balìa di Firenze diede ordine ai comunisti di Fucecchio di chiudere a loro spese il passo del Ponte a Cappiano, e di erigervi un fortilizio a tenore della deliberazione dei Consoli di Mare, per
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    conto dei quali, nel dì 9 marzo 1435, fu ordinata la costruzione di una sega ad acqua da segare i legni ad uso della marina.
    Finalmente con atto pubblico del 15 settembre 1515 la comunità di Fucecchio, e quelle di Val di Nievole, concordarono con Ser Niccolò di Michelozzo de’Michelozzi cittadino e notaro fiorentino, come procuratore di Alfonsina Orsini vedova di Piero di Lorenzo de’Medici, per la cessione dei terreni che la stessa Donna Alfonsina si proponeva diseccare intorno al Lago nuovo , comunemente appellato Lago di Fucecchio . – Vedere PADULE DI FUCECCHIO.
    In quanto spetta alla storia ecclesiastica, Fucecchio deve il suo lustro all’antica badia di S. Salvatore del Borgonuovo, rifabbricata nel principio del secolo XII nel poggio di Salamarzana, sul quale risiede tuttora la ch. e il convento, sebbene sotto ordine e sesso diverso di religiosi. Essendochè il Pont. Gregorio VII con bolla del 9 maggio 1085, confermata da molti altri Papi, esentò l’abbadia di Fucecchio da qualsiasi giurisdizione episcopale, e la dichiarò immediatamente soggetta alla  Sede Apostolica. In grazia pertanto di tali privilegj l’abbate del monastero di S. Salvatore esentato dai diritti del pievano di Cappiano, in cui Fucecchio era compreso, dominava e investiva liberamente tutti i rettori delle chiese predette, la prima delle quali era  l’attuale collegiata di S. Giov. Battista stata eretta in battesimale per privilegio  concesso nel 1098 dal Pont. Urbano II. – Ciò suscitò lunga lite fra l’abbate di Fucecchio e il vescovo di Lucca, per cui il Pont. Innocenzo III, dovè più volte (dal 1205 al 1208) a diversi delegati apostolici affidarne l’esame e il giudizio, stato sempre favorevole agli abbati di Fucecchio.
    Ma nel 14 ottobre del 1257 per ordine del Pont. Alessandro IV, l’abbadia di Fucecchio restò soppressa, e i di lei possessi, diritti e privilegj furono trasferiti nelle monache e nella badessa delle Clarisse di Gattajola presso Lucca. Dalla quale soggezione le chiese di Fucecchio restarono sciolte, allorchè furono assegnate
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    alla diocesi di Sanminiato, siccome fu dichiarato dal Pont. Gregorio XV con bolla del 5 dicembre 1622, che riguarda l’erezione di quest’ultimo vescovado.
    Quale fosse la capacità dell’antica chiesa plebana di Fucecchio si può ravvisare dalla nuova, mentre questa fu innalzata nel 1782 a forma di croce latina sui fondamenti dell’antica con più svelto e grandioso disegno, con la spesa di sopra 12000 lire fiorentine a carico della comunità. Non vi sono pitture moderne che fermino l’artista, il quale ha bensì di che occuparsi nelle tavole della sagrestia appartenute alla vecchia chiesa. 
    Nel claustro poi della badia di S. Salvatore, mezzo secolo dopo la soppressione di quella famiglia di Vallombrosani, furono introdotti i Francescani Minori conventuali, i quali nel declinare dl secolo XVIII cedettero il loro posto alle Clarisse e alle Camaldolensi, costà riunite dopo la soppressione dei due monasteri di S. Chiara e di S. Benedetto, fino allora esistiti dentro Fucecchio.
    L’arcipretura di Fucecchio fu eretta in collegiata con breve vescovile del 15 aprile 1780, confermato dal Pont. Pio VII nel 2 giugno 1815.
    Il suo capitolo, la cui memoria risale al 1546, è composto di 12 canonici, non compresa la dignità dell’arciprete pievano. Conta due canonici ab extra, e 6 cappellani curati, 4 dei quali residenti in Fucecchio, il 5° alla chiesa di S. Bartolommeo a Cappiano, e il 6° a S. Pierino oltr’Arno, due cappellanie curate, dipendenti dall’arciprete di Fucecchio, cappellanie che sono per erigersi in parrocchie.
    La collegiata di Fucecchio è uno dei Caposesto, o Vicariati foranei della diocesi di Sanminiato, il quale abbraccia le parrocchie delle comunità di Fucecchio, di Cerreto Guidi e quelle della Comunità di Lamporecchio che spettano alla diocesi predetta.
    La soppressa chiesa di S. Andrea a Fucecchio presso la porta di Cappiano, esisteva fino al 1235, poichè nell’agosto di quell’anno, vi fu stipulato un contratto.
    Anche la società di S. Maria della Croce a Fucecchio conta memorie del secolo XIV.
    Un altro convento
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    di Francescani zoccolanti, la Vergine del Ritiro , esiste a piè del poggio sulla strada dell’Arno, ossia sull’antica via Francesca , dove va sorgendo un borgo nuovo, e dove trovasi altra devota chiesa, la Madonna della Vedute , davanti alla gran piazza di sotto, dov’è stato edificato un elegantissimo teatro.
    Nella piazza di mezzo posta nel centro della Terra esiste il palazzo comunitativo da gran tempo ridotto a uso di pretorio; ed era in questa piazza di mezzo , davanti a un’immagine gigantesca di S. Cristofano tuttora esistente, dove nei secoli trascorsi rogavansi i contratti della Comunità, senza la quale formalità gli atti pubblici dichiaravansi di niun valore.
    Reca però sorpresa di non trovare in Fucecchio fra gli stabilimenti di pubblica pietà un ospedale, dopo che costà fino dal principio del secolo XI ve n’era uno per i pellegrini, affidato in seguito a una compagnia secolare; e tanto più che cotesto paese contasi fra le Terre più popolate del Granducato, e che per la buona amministrazione delle sue rendite la Comunità di Fucecchio conta oggi in avanzo una somma non minore di 700,000 lire toscane.
    Suppliscono in parte allo scopo le benefiche disposizioni testamentarie di due benemeriti Fucecchiesi, il canonico Luigi Paperini, e Vincenzo Montanelli, già gonfaloniere; avendo essi destinato a benefizio dei poveri il frutto dei loro patrimonj (circa 7000 scudi di fondo).
    La Comunità per altro mantiene due medici, due chirurghi e due maestri di scuola, che uno di elementi, e l’altro di belle lettere.
    Circa l’aumento straordinario della popolazione di Fucecchio, dal 1551 al 1833, si può vedere nella tavoletta qui appresso, nella quale fa d’uopo avvertire, che la popolazione del 1551 è comprensiva di tutto il distretto comunitativo di Fucecchio, vale a dire, che essa equivale appena a un quinto della popolazione attuale.

    MOVIMENTO della popolazione del capoluogo della TERRA di FUCECCHIO e sue pendici a tre epoche
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    diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 363; totalità della pop. 1958.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 571; femmine 501; adulti maschi 696, femmine 1479; coniugati dei due sessi 650; ecclesiastici 151; numero delle famiglie 879; totalità della pop. 4048.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 1026; femmine 1148; adulti maschi 1289, femmine 1278; coniugati dei due sessi 2466; ecclesiastici 98; numero delle famiglie 1399; totalità della pop. 7305.

    Comunità di Fucecchio. – Il territorio che costituisce questa comunità è di figura bislunga e irregolare; ha la base più larga volta a settentrione che riposa nella Cerbaja , mentre il vertice verso ostro tocca la ripa dell’Arno. Esso abbraccia una superficie di 18090 quadr., dei quali quadr. 502 sono presi da corsi di acqua e da strade.
    Vi stanziava nel 1833 una popolazione di 9940 abitanti, corrispondenti a circa 452 individui per ogni miglio toscano quadr. di suolo imponibile.
    Confina con i territorii di otto comunità. – Dal lato di settentrione per il tragito di circa mezzo miglio toscano ha di fronte la Comunità di Uzzano mediante il fosso Sibolla , a partire dal ponte sulla strada Regia traversa della Val di Nievole sino al ponte detto alle Porte che cavalca il fosso medesimo. Ivi sottentra a confine la Comunità di Buggiano lungo lo stesso fosso, con cui si accompagna nel canal nuovo del Capannone , che poi attraversa da ponente a levante-grecale per varcare il padule inferiore di Fucecchio nella sezione denominata l’ Ajone , onde giungere al canale del Terzo che trova al porto delle Morette . Quivi subentra a confine dal lato di levante la Comunità di Lamporecchio, con la quale percorre il predetto canale sino davanti alla chiesa di Stabbia.
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    A questo punto trova la Comunità di Cerreto – Guidi lungo il canale del Terzo , finchè esso, un miglio più sotto, si accoppia a quello del Capannone , dove i due canali cambiano il nome in quello di maestro della Gusciana , emissario del padule di Fucecchio; canale che può riguardarsi come una continuazione del fiume Nievole, che va a tributare le sue acque in Arno, poco lungi dalla Seressa, emissario del lago di Bientina. – Vedere GUSCIANA e NIEVOLE fiume.
    Il terreno che costituisce l’esterna ossatura del poggio di Fucecchio, è simile a quello di cui sono formate le colline longitudinali alla Gusciana, consistenti in ripetuti letti di ghiaja della grossezza di una nocciola sino a quella di un uovo di struzzo, ghiaje derivanti tutte da rocce di macigno, e di alberese trascinate costà dai monti detti di sotto Pistoja, ossia dal gruppo di Mont’Albano.
    Che poi le acque dell’Arno vagassero in un largo letto lungo le colline di Cerreto Guidi, quella di Ripoli e Fucecchio, lo dichiara il nome di Greti , che sino da otto secoli almeno porta questa contrada; e che il fiume medesimo si dividesse in coteste parti per un doppio alveo, ossivvero Bisarno , lo danno a conoscere molti documenti del medio evo; fra i quali citerò l’itinerario di Filippo Augusto re di Francia, allorchè reduce dalla terza crociata (an. 1191), da Roma si avviava per la strada Francesca nell’alta Italia. (ANTOLOGIA DI FIRENZE, Giugno del 1823 pag.16).
    Allora la strada Francesca attraversava sotto il poggio di Fucecchio due bracci dell’Arno, quello a sinistra, il più discosto dalla collina, appellavasi Arno nero , e sopra di esso gli Ospitalieri dell’Altopascio nei tempi estivi tenevano una specie di palanca , inservibile quando l’Arno era grosso; l’altro ramo minore che correva rasente la collina di esso Fucecchio, designavasi col vocabolo
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    di Arno bianco . Anche su questo bisarno, chiamato Arnicino in alcune carte del secolo XIII, l’Imp. Federigo II con privilegio dell’aprile 1244 diede facoltà alli stessi Ospitalieri dell’Altopascio di costruire per comodo ed uso dei passeggieri una specie di ponte mobile presso Fucecchio, cioè super fluvium Arni albi .
    Nel secolo XV le alluvioni del fiume dovettero ostruire l’ Arno bianco , ossia il ramo più piccolo, mentre al terreno di quel letto colmato restò l’originario nomignolo di Arnicino . Tale si appella in un contratto del 1481, col quale Guglielmo di Niccolò Capponi, maestro generale e commendatario perpetuo della mansione d’Altopascio, permutò e cedè ai consoli dell’arte del cambio di Firenze, fra gli altri beni un pezzo di terra presso l’ospedale di S. Giovanni, vicino alla porta Fiorentina di Fucecchio, denominata porta Bernarda , e diversi altri pezzi di terra presso al cassero della Rocca, e nelle vicinanze della porta di Cappiano, non che ad Arnicino presso il fiume Arno. (LAMI, Hodoepor . parte IV.)
    Le terre acquistate per l’incanalamento in un solo alveo dell’Arno davanti a Fucecchio, vennero in potere della badia preaccennata, alla quale l’imperatore Federigo II, con privilegio del luglio 1226, condonò anche le decime dovute al R. Fisco: ut liceat eidem monasterio decimas universas terrarum et novorum agrorum spectantium ad Curiam de Ficiclo, et ejus districtu percipere, vel habere (LAMI, l. cit .)
    Esisteva costà, nelle terre dei nuovi acquisti fra le ripe dell’Arno e Fucecchio, una chiesa sino dal secolo XII in luogo detto Grimagneto, per la quale era insorta lite fra l’abbate Anselmo di Fucecchio, che sosteneva esser di padronato del suo monastero, e il pievano di S. Genesio, che la reclamava come filiale del suo piviere; sicchè il Papa Pasquale II sentenziò in questa causa, e la sentenza fu confermata da Celestino III nella bolla del
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    24 aprile 1194 a favore del preposto di S. Genesio. – Anche rapporto ai confini distrettuali del territorio alla sinistra dell’Arno, sino da quel tempo erano insorte controversie fra il comune di Fucecchio e quello di Sanminiato, per terminare le quali, nel 30 settembre del 1294, fu pronunziato un lodo da quattro arbitri eletti dalle parti; nella quale circostanza furono eziandio apposti i termini e tracciata una fossa nuova lungo la via detta il Petrorio , nella fossa di Cavane sino al fiume.
    In quanto al distretto di Fucecchio situato alla destra dell’Arno e nella Cerbaja, si prese per norma una deliberazione dei 30 settembre 1309, fatta dal collegio de’Priori e degli Anziani della Rep. di Lucca, con la quale fu concesso ai Comuni di Oltrario, di Massa – Piscatoria e di Cappiano la domandata unione con quella di Fucecchio. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Fucecchio. )
    A quell’epoca, ed anche nei secoli posteriori, la comunità di Fucecchio dava in affitto i pascoli della Cerbaja alla destra del canal della Gusciana, cioè, di Orentano, di Galleno e di Staffoli. Per effetto di che i suoi sindachi, nel 1413, (13 agosto) affittarono per cento fiorini d’oro l’anno quelle pasture a Mess. Gentile figlio del fu maestro Tommaso del Garbo medico famoso di Firenze; quindi, nel 1418 ai 7 di giugno, il potestà di Firenze eletto in giudice compromissario dai sindachi dei comuni di Fucecchio, di Santa Croce e di Castelfranco per cagione dei detti pascoli, mediante un lodo da esso pronunziato, fu assegnato a ciascuno dei sopraddetti comuni la loro porzione della Cerbaja, descrivendone i respettivi confini. In quanto alle differenze nate fra la Comunità di Fucecchio e quella di Larciano, poi di Lamporecchio, per la stessa cagione di confini delle terre poste nel territorio di Fucecchio intorno al fiume Gusciana o Lago nuovo , fu ogni vertenza terminata dagli arbitri con lodo del 22 luglio
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    1459. Ciò avvenne 24 anni dopo che la Rep. fiorentina, aveva istituito un ufizio di cinque cittadini, chiamati i Maestri del Lago nuovo , il cui scopo era quello di fare rialzare un callone o pescaja di pietre nel fiume Gusciana presso il ponte a Cappiano, e di costruire un argine lungo la Gusciana per la pianura di Fucecchio, a partire dalla pescaja suddetta sino verso i monti di Cerreto Guidi, per la lunghezza di circa un miglio, affinchè si alzasse sopra la pianura almeno due braccia e mezzo, ad oggetto di creare ivi un lago che dasse alla capitale molto pesce; per cui quell’artifiziale ristagno d’acque fu chiamato da primo Lago nuovo , e posteriormente Lago o Padule di Fucecchio . Quindi restò il nome di Gusciana solamente al canale maestro che riceve il di lui avanzo alle calle di Cappiano, da dove s’inoltra lungo la base meridionale delle colline della Cerbaja, di conserva con l’Antifosso scavato nel 1740 dal matematico Tommaso Perelli, per facilitare lo scolo delle campagne adiacenti.
    Un anno dopo la costruzione della pescaja di Cappiano e la formazione del nuovo lago di Fucecchio con provvisione del 9 marzo 1436 (stile comune), la Signoria di Firenze ordinò, che sopra la già costruita pescaja del ponte a Cappiano fosse fatto un edifizio con sega ad acqua, convertito in seguito in un mulino delle RR. possessioni.
    Ma per le vicende idrometriche del Lago della Gusciana, rinvio il lettore agli articoli GUSCIANA, e PADULE DI FUCECCHIO; solamente mi limiterò qui a rammentare il benefico editto de’4 settembre 1780, col quale, dopo quasi un secolo di reclami dei popoli della Val di Nievole, e di Fucecchio, dopo tante ripetute visite e relazioni di sommi matematici, che reclamavano le cure del R. governo per ottenere la massima depressione delle acque del padule di Fucecchio con la demolizione indispensabile della pescaja alzata nel 1435
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    al ponte a Cappiano; il sommo legislatore della Toscana, PIETRO LEOPOLDO I, di sempre cara memoria, derogando a qualunque legge in contrario, e specialmente all’editto del 18 maggio 1649, relativo al lago di Fucecchio, si degnò di rinunziare alla privativa della pesca, al lucro delle mulina di Cappiano, e ai diritti di proprietà acquistati dai Granduchi suoi antecessori intorno alla vasta circonferenza del padule suddetto. In grazia di ciò non solamente fu restituita la libera navigazione della Gusciana senza obbligo di alcun dazio, ma volendo accordare ogni possibile favore all’industria e all’agricoltura del paese, fu permesso a chiunque di valersi dei prodotti del padule di Fucecchio, tanto in genere di pesce, quanto di piante e di pascoli; vennero ristretti dentro più angusti confini le RR. bandite, e fu concessa piena libertà ai possidenti frontisti di deviare le acque de’torrenti e de’rivi di Vinci e di Fucecchio per colmare i loro terreni. E quasi che simili atti di sovrana elargità non bastassero, volle quel magnanimo Principe sostenere la spesa occorrente a sopprimere le mulina e il callone del ponte a Cappiano, facendo nel tempo stesso ridurre in miglior forma l’unico emissario del padule, sì rapporto alla sua profondità, quanto alla direzione ed ampiezza del medesimo; cosicchè si valutò che ascendesse a un milione di lire fiorentine il valore degli scapiti unito all’importare della spesa occorsa per eseguire i lavori necessarii a migliorare lo stato fisico ed economico di quella palustre e malsana pianura.
    Infatti in grazia di tali provvide misure non solamente la campagna Fucecchiese migliorò al pari di quella delle comunità limitrofe al padule, ma l’aria divenne sempre meno nociva, talchè sparirono costà quelle malattie endemiche, le quali, imperversando nei tempi anteriori, decimavano o mantenevano infermici coloro che nell’estiva stagione vi stanziavano.
    Da quanto si è finora discorso è facile arguire di qual natura siano i prodotti agrarj preponderanti e superiori al consumo degli abitanti di questa comunità; come infatti vi si raccolgono assai biade, grano,
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    formentone, lino e canapa,e più che altro fieno e pattume, sicchè il bestiame potrebbe costà abbondare più di quello che attualmente vi si nutrisce.
    Il vino della pianura fra la Gusciana e l’Arno partecipa di quello che si raccoglie nel già palustre Osmannoro fra Campi e Peretola, stato a buon diritto maledetto dal Redi. E siccome difficilmente quei vini arrivano sani alla calda stagione, si ricorre al compenso della distillazione; la quale industria è quasi esclusivamente propria degli abitanti di Santa Croce.
    In Fucecchio l’arte più estesa è quella di pettinare il lino e la canapa, due generi che in oggi sono portati costà per la maggior parte dall’estero, mentre questo mestiere in origine nacque e si propagò in Fucecchio pel bisogno di lavorare il prodotto del proprio paese.
    Esistono in Fucecchio sei tintorie per tingere i tessuti di filo e di canapa; vi si, contano due fabbriche di cappelli di feltro; e sulle rive dell’Arno sono due fornaci di terraglie.
    In conformità del Regolamento generale de’29 settembre 1774, relativo all’organizzazione di un migliore sistema economico della comunità del distretto fiorentino, anche a questa di Fucecchio, con editto speciale del 19 dicembre dell’anno predetto, fu prescritto un nuovo sistema amministrativo, e l’estensione del suo territorio compreso dentro i confini della giurisdizione civile, o potesteria di Fucecchio. – Era essa composta di sette popoli, e parrocchie; cioè 1. Arcipretura di S. Gio. Batt. dentro la Terra di Fucecchio, 2. Parrocchia succursale di S. Pierino di là d’Arno; 3. Parrocchia succursale di S. Bartolommeo a Cappiano; 4. Parrocchia di S. Pietro al Galleno; 5. Parrocchia di S. Gregorio alla Torre, già detta ad Oltrario; 6. Parrocchia della Madonna della Querce; 7. Parrocchia della Pieve di S. Maria a Massa Piscatoria.
    Già sino d’allora le due cure succursali di Cappiano e di Oltrarno facevano parte di quella dell’arcipretura di Fucecchio, ma nell’anno corrente (1837) per decreto del Vesc. di Samminiato, vanno esse ad essere costituite in chiese parrocchiali
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    assolute.
    Il commercio e le industrie di Fucecchio non corrispondono alla numerosa popolazione che vi abita, nè allo spirito del secolo che le promuove, nè alla situazione favorevole del paese.
    È però da sperare, che il nuovo solido e ben costruito ponte, il primo di pietre che attraversi l’Arno nella valle inferiore, a bocca d’Elsa, e quello che và attualmente a innalzarsi per concession Regia da una società anonima allo sbocco della Seressa presso Pontedera, saranno per divenire due de’più potenti incentivi, onde invitare e promuovere maggiori industrie e nuovi mezzi di risorsa nei paesi posti lungo la strada Regia Valdarnese e quella Traversa lucchese .
    In Fucecchio ciascun mercoledì non festivo si tiene un mercato dei più frequentati della Valle, dopo quello di Empoli. Vi si fanno pure due fiere, una nel giorno dopo l’Ascensione, e l’altra nel martedì successivo alla festa di Tutti i Santi.
    Se contare si dovessero i Visconti fra i soggetti di maggior merito che ha fornito Fucecchio, noi dovremmo citare non solamente il card. Guido di sopra rammentato, ma Filippo Visconte di Fucecchio, che nel 1288 comandava una galera alla battaglia della Meloria; e Corsino Visconte, che fu giudice degli appelli in Volterra nell’anno 1265.
    Era forse della stessa consorteria quell’Enrico Conte e Vescovo di Luni, che dall’anno 1273 al 1296, governando la sua chiesa, rivendicò molti diritti e giurisdizioni; e fu egli che pensò a fare trascrivere tutti i diplomi, privilegii, lodi, contratti di acquisti, donazioni e capitolazioni in un libro membranaceo, che attualmente si conserva nella cattedrale di Sarzana sotto il nome di Codice Pallavicino .
    Nel principio del secolo XVIII ebbe i natali in Fucecchio il celebre giureconsulto Pietro Moneta, e verso la metà dello stesso secolo nacque pure costà l’ultimo defunto Archiatro granducale Pietro Torrigiani, che pescia educò e che a buon diritto rivendica come suo cittadino.
    Risiede in Fucecchio un Vicario R. di
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    terza classe, il quale per il criminale estende la sua giurisdizione anco sopra le potesterie di Castelfranco di sotto, e di Cerreto Guidi. La cancelleria comunitativa di quarta classe, abbraccia la Comunità di Fucecchio e quella di Santa Croce. Vi è un ufizio per l’esazione del registro. L’Ingegnere di Circondario stà in Samminiato; la Conservazione delle Ipoteche in Pisa, e la Ruota a Firenze.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di FUCECCHIO a tre epoche diverse.

    -nome luogo: FUCECCHIO con le sue pertinenze, titolo chiesa: S. Giovanni Battista (Arcipretura e Collegiata), diocesi cui appartiene: Samminiato (già di Lucca), abit . 1551: 1958, abit . 1745: 4048, abit . 1833: 7305
    -nome luogo: Galleno, titolo chiesa: S. Pietro (Rettoria), diocesi cui appartiene: Samminiato (già di Lucca), abit . 1551: -, abit . 1745: 461, abit . 1833: 836
    -nome luogo: Massa Piscatoria detta Masserella, titolo chiesa: S. Maria (Pieve), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Pistoja), abit . 1551: -, abit . 1745: 346, abit . 1833: 588
    -nome luogo: QUERCE, titolo chiesa: Madonna della Querce (Rettoria), diocesi cui appartiene: Samminiato (già Lucca), abit . 1551: -, abit . 1745: 321, abit . 1833: 539
    -nome luogo: Torre già Oltrario, titolo chiesa: S. Gregorio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Samminiato (già Lucca), abit . 1551: -, abit . 1745: 423, abit . 1833: 672
    tot. abitanti   1551 n° 1958
    tot. abitanti   1745 n° 5599
    tot. abitanti   1833 n° 9940


    FUCECCHIO nel Val d'Arno inferiore. – Si aggiunga. – Dopo la pubblicazione di quest'articolo del mio Dizionario è comparso alla luce nell'Appendice del Vol. V. P. III. Delle Memor. Lucch . Un istrumento del 19 novembre 1001 riguardante una donazione fatta dal conte Lottario
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    figlio del fu conte Cadolo e della contessa Gemma alla Badia di S. Salvatore a Borgonuovo presso il fiume Arno, nella mani del suo abate, il prete Sichelmo, per l'anima de'suoi genitori e di Adalasia del fu Guglielmo sua consorte, di alcuni beni che il conte Lottario possedeva nel luogo detto a S. Vito ( presso Santa Croce ).
    Che però in detta epoca la contessa Adalasia moglie del conte Lottario vivesse, lo dichiara un altro istrumento del 24 luglio 1027 scritto in Montisi territorio volterrano (fra la Cecina e la Sterza) col quale quei due coniugi offrirono, per l'anima di Ranieri loro figlio defunto alla Badia di S. Salvatore a Borgonuovo presso l'Arno, due predj situati in loco ubi dicitur Ficiclo prope pontem Bonfilii .
    Rispetto al conte Cadolo padre del C. Lottario esso è rammentato come vivente in altra carta lucchese del febbraio 967 data in SOFFIANO DI CIGOLI , nel quale si parla dell'isola d'Arno situata fra il paese di Fucecchio alla destra, ed il Monastero di S. Gonda della Badia di S. Savino presso Pisa sulla sinistra dell'Arno, dove sono indicati a confine dei beni spettanti al conte Cadolo vivente. – (MEMOR. LUCC. Vol. V. P. III .) ma come defunto lo stesso C. Cadolo è rammentato dalla sua figlia C. Willa o Gisla in un documento del 988 citato all'Articolo CASENUOVOLE DI PARI.
    Figlio e successore del C. Lottario nato dal conte Cadolo fu un C. Guglielmo , chiamato Bulgaro , al quale spetta un'altra donazione di beni e di chiese fatta innanzi l'anno 1057 a Giovanni II vescovo di Lucca. Ciò si rileva ancora da una bolla del 12 novembre 1181
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    del Pontefice Lucio III diretta al vescovo Guglielmo di Lucca in favore della sua mensa, nella quale si leggono le seguenti espressioni: renunciationem quoque quam fecit Bulgarus comes de Ficeclo Johanni predecessori tuo de quibusdam possessionibus et ecclesiis, ecc . – (MEMOR. LUCCH. Vol. IV. P. II .)
    In quanto poi al Ponte di Bonfilio sull'Arno sotto Fucecchio ricordato da molte scritture dei secoli intorno al mille, comecchè da niun documento finora pubblicato sia specificato né il luogo dove quel ponte fu, né il materiale del quale poteva essere fatto, cionnonostante, contando sulla mancanza di alcuno avanzo di piloni, ossia volendo fare semplicissima attenzione alle espressioni di due decreti della Repubblica Fiorentina del 5 novembre 1320 e del 1 giugno 1364, abbiamo motivo di confermare quanto si disse all'Articolo ARNO (Vol. I. pag. 146), cioè, che nella sezione del Val d'Arno inferiore, e segnatamente fra Fibbiana e Monte Calvoli non vi fu mai un ponte di materiale. Infatti con il primo decreto del 5 novembre 1320 la Signoria di Firenze assegnò le paghe da darsi a ciascuna persona e Comunità, cui appartenevano le barche esistenti nel Val d'Arno di sotto per fare il ponte od i ponti sopra il fiume Arno fra Fucecchio e la Terra di San Miniato: mentre con l'altra provvisione del 1° giugno 1364 furono assegnati 600 fiorini d'oro per rifare il ponte di Fucecchio , che si diceva: Ponte di Bonfilio . (GAYE Oper. cit .)
    Rispetto alla cessione della metà del Castello e distretto di Fucecchio lasciata alla mensa di Lucca nel 1114 dal conte Ugo figlio che fu del Conte Uguccione di Guglielmo Bulgaro, è stato di corto pubblicato l'atto di consegna di tuttociò che il defunto conte Ugo lasciò al vescovado lucchese, il quale atto scritto in Fucecchio nel 28 ottobre del 1114 è pubblicato nell'Appendice alla P. III. Del Vol. V. di quelle
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    Memorie .
    Che il conte Ugo del fu Conte Uguccione di Fucecchio non laciasse successione nella propria prole, ma invece che succedessero a lui i figli nati dal matrimonio primo della sua moglie C. Cecilia, lo da a conoscere l'atto di donazione fatta da esso nel 1089 alla sua Badia di Morrona, al quale rogito si firmarono i conti Ugolino e Ranuccino fugli del fu Upezzinghi di Pisa e della C. Cecilia, dopo che questa loro madre era passata alle seconde nozze col detto Conte Ugo, o Ugolino , al quale ultimo è anche credibile che volesse riferire il Marchese Guelfo VI Marchese di Toscana, allorchè con placito del 6 aprile dell’anno 1166 rinunziò alla città di Lucca tutti i beni allodiali che la contessa Matilda possedeva dentro le 5 o 6 miglia di detta città, con i beni e sostanze appartenute al conte Ugolino , o Ugo.
    Infine all’Articolo FUCECCHIO resta da correggere: che attualmente in questa Terra risiede un ingegnere di Circondario, il quale abbraccia sette Comunità, cioè Fucecchio, Santa Croce, Castel Franco di Sotto, S. Maria a Monte, Monte Calvoli, Cerreto Guidi e Vinci . – La conservazione delle Ipoteche è sempre in Pisa.
    Nel 1833 la Comunità di Fucecchio contava 9940 Abit. e nel 1845 ne aveva 10809, come appresso:

    FUCECCHIO, Collegiata, Abitanti 5233
    Galleno (porzione), Abitanti 857
    Massa Piscatoria, o Massarella, Abitanti 756
    Oltr’Arno (S. Pierino, cura nuova), Abitanti 676
    Ponte a Cappiano, Abitanti 876
    Madonna della Querce, Abitanti 624
    Torre di Oltrario, Abitanti 737
    Vedute (cura nuova in Fucecchio basso), Abitanti 1050
    TOT. 10809

    ABAZIA DI BORGONUOVO o DI FUCECCHIO nella valle dell'Arno inferiore, sotto il titolo di S. Salvatore e S. Maria, attualmente convento di frati Minori dentro la Terra di
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    Fucecchio. – È una delle Badie fondate sulla fine del secolo X (anno 996) dal conte Lotario nel luogo di Borgonuovo, dove i suoi genitori, conte Cadolo di Cunerado di Tedicio e la di lui moglie contessa Gemma nata da Landolfo principe di Benvenuto, eretto avevano una cappella alle pendici del poggio di Fucecchio presso la riva destra dell'Arno, lungo la via Francesca. – Ridotta a monastero, largamente provveduta di beni mediante concessioni fatte sotto gli anni 1003 e 1006, fu assegnato tosto ai Benedettini, i quali adottarono la regola Vallombrosana dopo che il figlio del fondatore, conte Guglielmo Bulgaro, edificato dalle virtuose azioni di S. Giovanni Gualberto, consegnò le ereditate Badie di Settimo e di Borgonuovo allo stesso Istitutore dell'Ordine Vallombrosano, perché v'introducesse l'acclamata riforma.
    Infatti poco dopo eseguita da S. Pietro Igneo la prova del fuoco nel monastero di Settimo (anno 1068) si recò questi a presedere i cenobiti di Fucecchio, dove lo ritroviamo abate anche all'anno 1087, quando fu donata al monastero di Borgonuovo, e per esso all'abate Pietro vescovo di Albano una vigna nel popolo di S. Martino a Pitriolo (a Castelfranco di sotto).
    Né meno generosi verso cotesto stabilimento monastico può dirsi che fossero gli eredi del conte Lotario, siccome lo confermano gli atti di donazione del conte Bulgaro suo figlio, del conte Uguccione suo nipote e dei conti Ugo e Lotario suoi pronipoti (LAMI odepor.).
    Nel 1084 Leone vescovo di Pistoja pose sotto la dipendenza dell'abate di Fucecchio il nuovo monastero dei Vallombrosani da esso fondato in S. Michele a Forcoli presso Pistoja. – Fu pure un annesso di questa Badia il monastero oggi diruto di S. Bartolommeo a Cappiano offerto sul principiare del secolo XII ad Anselmo abate di Fucecchio, a quell'Anselmo stesso che ottenne a favore della sua Badia un Placito dalla contessa Matilde, mentre essa stava all'assedio di Prato; ed è quell'abate di cui fa menzione una sentenza pronunziata dal pontefice Pasquale II in una
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    controversia insorta, a cagione di alcune chiese, fra i monaci di Fucecchio ed il proposto della pieve di S. Genesio.
    Nel novero degli imperatori che favorirono questa Badia si contano i due primi Federighi e Arrigo VI. Assai maggiore fu il numero dei pontefici, a cominciare da Gregorio VII, il quale con Breve del 9 maggio 1085 prese sotto la protezione della Sede Apostolica il monastero con le chiese di Fucecchio. – Ad istanza del conte Uguccione di Bulgaro il pontefice Urbano II, nel 1098, accordò ai Vallombrosani di Fucecchio facoltà di erigere una chiesa a S. Giovanni Batista con battistero sopra il poggio di Fucecchio, conosciuto allora col vocabolo di Salamarzana. La qual Bolla venne poi confermata da Pasquale II, mentre permise ai monaci di Borgonuovo di potere edificare sullo stesso poggio il nuovo monastero, abbandonando l'antico situato in ripa d'Arno. L'erezione della nuova parrocchia di S. Giovanni Batista (attualmente Collegiata), la sua indipendenza dall'antica pieve di S. Pietro a Cappiano, il diritto di eleggere il parroco indipendentemente dall'Ordinario, cagionò ben presto dispareri e contrasti fra gli abati di Fucecchio ed i vescovi di Lucca sino al punto da dover più volte richiamare l'attenzione e l'intervento del pontefice Innocenzo III per appianarli (LAMI odepor. anni 1205 e 1209).
    Scorsero però pochi anni dacché l'influenza vescovile superò quella dei monaci, i quali dovettero dopo la metà del secolo XIII cedere il loro convento alle monache di S. Maria di Gattajola, trasferite posteriormente in Lucca a S. Chiara, le quali acquistarono insieme coi beni e chiese della Badia anche la giurisdizione spirituale sulla Terra di Fucecchio, cedendo il monastero e chiesa di S. Salvatore ai frati Minori di S. Francesco.
    La prima memoria dei Francescani di Fucecchio si riscontra in un Istrumento del 29 giugno, anno 1310, dove interviene un Fra Tommaso da Siena, Guardiano dei Conventuali di Fucecchio (Odepor. Citato); lo che precederebbe di 25 anni la Bolla di Benedetto XII diretta al pievano
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    di S. Giovanni Batista di Fucecchio, e che citasi da Wadingo come la più antica notizia del convento dei minori di Fucecchio.
    Assai più lungamente che in Fucecchio si mantennero i Vallombrosani nel vicino monastero di S. Bartolommeo di Cappiano, il cui giuspadronato fu dalle monache soprannominate rinunziato nel 1306 ai vescovi di Lucca (ARCH. DIPL. FIOR. Collegiata di Fucecchio).


    ARNO (ALL’). Ad Arnum fl. Mansione antica situata sopra delle strade municipali fra Pisa e Firenze, la quale trovasi registrata nell’Itinerario della Tavola Peutingeriana a trenta miglia sopra Pisa; cioè: da Pisa in Valvata, miglia toscane 9; da Valvata al Porto miglia toscane 17; dal Porto all’Arno miglia toscane 4; dall’Arno a Firenze manca il numero delle miglia. – Se non vi fosse tema di errore rapporto al numero delle miglia segnate da quell’informe Itinerario, noi per avventura avremmo un dato positivo sulla situazione della terza stazione, la quale doveva trovarsi verso Fucecchio, e non già a Monte Lupo, ovvero a Capraja, come fu supposto dal Targioni e da Cluverio; e ciò sul riflesso che le 30 miglia romane segnate fra Pisa e la mansione ad Arnum, corrispondono a 25 miglia della nostra misura.
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Volume: 1; 2; 6S
Pagina: 1, 7 - 8, 146 - 147; 349 - 361; 105 - 106
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Toponimo IGM: Fucecchio
Comune: FUCECCHIO
Provincia: FI
Quadrante IGM: 105-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1645751, 4843441
WGS 1984: 10.81056, 43.73124
UTM (32N): 645814, 4843615
Denominazione: Fucecchio - Abazia di Borgonuovo, di Fucecchio (S. Salvatore e S. Maria) - All'Arno
Popolo: S. Giovanni Battista a Fucecchio
Piviere: (S. Pietro a Cappiano) S. Giovanni Battista a Fucecchio
Comunità: Fucecchio
Giurisdizione: Fucecchio
Diocesi: (Lucca) S. Miniato
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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