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Ganghereto, Gangareto, Gangharita

 

(Ganghereto)

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    GANGHERETO, già GANGHARITA nel Val d’Arno superiore. – Castello distrutto che dava il nome a una contrada composta di più popoli, costituente attualmente una gran parte della comunità di Terranuova, nella cui Comunità e Giurisdizione è compresa la superstite chiesa parrocchiale di S. Giorgio in S. Francesco a Ganghereto, piviere di Gropina, Diocesi e Compartimento di Arezzo.
    Il castello di Ganghereto, di cui si fà menzione nell’istoria toscana, oggi non è altro che una casa colonica denominata il castellare, 1/4 di miglio toscano a ostro della chiesa parrocchiale di Ganghereto, l’una e l’altra un miglio toscano a grecale di Terranuova, sopra balze frastagliate, corrose e avvallate, in mezzo a un terreno marnoso coperto di ghiaje e di renischio, dove ritrovansi sepolte le ossa fossili di mastodonti e di altri varii quadrupedi di specie perdute.
    Fù Ganghereto signoria dei conti Ubertini di Soffena molto innanzi che la metà di detto castello pervenisse ai conti Guidi, ai quali fu confermata dagl’Imp. Arrigo VI e Federigo II– Avvegnachè con istrumento, dato li 10 febbrajo 1085,
    infra castrum qui nominantur Gangarita judicaria florentina donna Berta figlia del già conte Guido, lasciata vedova da Uberto figlio del fu conte Uberto (degli Ubertini) insieme con i suoi figli Uberto ed Alberto donarono al monastero di Monte Scalari, e per esso a Eppone suo abbate, due pezzi di terra posti, uno in Monte Scalari, e l’altro in Caprignano. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Badia di Montescalari).
    A Ganghereto si acquartierò nel 1248 il conte Giordano vicario di Federigo II in Toscana; e di costà si mosse con i suoi Tedeschi ed altre milizie ghibelline per assalire il castello di Montevarchi, dove si erano rifugiati e fortificati i Guelfi fiorentini esuli dalla patria.
    Nel 1251, stante i reclami avanzati dal conte Guido, fu
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    tenuto in Siena un consiglio intorno alle prede tolte dalle milizie senesi ai terrazzani di Ganghereto nell’escursione che fecero nel Val d’Arno con i fuoriusciti di Firenze del partito ghibellino. (ARCH. DIPL. SEN.)
    Il castello di Ganghereto fù diroccato nel 1271 dai suoi abitanti per ordine della Rep. fiorentina con l’onere di ricostruirne un’altro più regolare nella sottostante pianura, dove poi sorse il castello di S. Maria di Ganghereto, denominato
    Terra nuova. – Vedere TERRANUOVA.
    Ridotto che fu il paese a borgate, una parte dei popoli di Ganghereto fu staccata, nel 1293, dalla giurisdizione dei conti Guidi e Ubertini; dissi una parte, poichè una porzione di quei villici nel1336, si ribellò dagli antichi suoi padroni, e ad esempio di molti altri suoi vassalli ricorse alla protezione della Rep. fiorentina, che allora ordinò si circondasse di mura e di torri il castello di
    S. Maria.
    Se non che tali borgate conservavano ancora una qualche specie di fortilizio, avvegnachè nel 1302 molti fuoriusciti della casa Guidalotti da Sommaja, dei Cerchi da Firenze, degli Ubertini da Soffena e Gaville con alcuni de’Pazzi di Valdarno, rompendo i confini, dopo essersi adunati nella ch. di S. Gaudenzio, scesero a bandiere spiegate dall’Appennino di Pratomagno nel Val d’Arno superiore, e presero
    Ganghereta. – Per tali atti di ribellione con sentenza del 21 luglio 1302 furono essi condannati in contumacia dal potestà di Firenze; lo che ci richiama alla congrega di Ghibellini fiorentini a S. Godenzo, alla quale assistè l’esule poeta. – (Vedere SAN GODENZO).
    Nel distretto di Ganghereto, presso il priorato de’Vallombrosani di S. Giorgio, si crede che sia stato eretto uno dei primi conventi della religione francescana dello stesso fondatore dell’Ordine Serafico. Il qual convento si andava riedificando verso il 1430 dai Frati della Riforma, nel tempo che Carlo
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    da Ricasoli regalava agli stessi Francescani l’amena collina di Monte Carlo nell’opposta pendice. – E poichè il celebre Poggio Bracciolini, avendo costà vicina una sua villa, cercava ogni mezzo d’impedirlo, motivò una lunga lettera di Fr. Alberto da Sarteano scritta a quel letterato, perchè desistesse dal fatto proposito. – Vedere MONTE CARLO nel Val d’Arno superiore.
    Non meno di tre chiese parrocchiali eran comprese nel distretto e prendevano il titolo da Ganghereto; 1° San Niccolò a
    Ganghereto; parrocchia soppressa con decreto del vescovo d’Arezzo del 30 gennajo 1790, che l’unì alla chiesa arcipretura di Terranuova; 2° S. Giorgio a Ganghereto, già priorato di monaci Vallombrosani ora sotto il titolo di S. Francesco; 3° S. Giustino, detto al Trebbio di Ganghereto, esistente tuttora col titolo d’arcipretura nel piviere di Gropina.
    La chiesa di S. Francesco a Ganghereto conserva nell’altare a
    cornu evangelii una tavola rappresentante S. Francesco, la quale fu creduta dipinta da Margheritone d’Arezzo; per quanto ritoccata da più moderno autore che rivestì di neri panni il Serafico d’Assisi.
    Derivò da Ganghereto il giureconsulto Giuliano, che la Rep. fior. impiegò in varie occasioni come suo delegato, una fra le altre, per confermare nel 1297 in Empoli il trattato di lega fra le comunità guelfe della Toscana.
    Sino dal secolo X per donazioni fatte da varii individui della consorteria degli Ubertini e dei Pazzi di Val d’Arno, acquistarono poderi, chiese ed ospizi in Ganghereto i monaci di S. Trinita dell’Alpi, mercè cui fu ridotto a convento di monaci Benedettini il priorato di S. Giorgio a Ganghereto, passato quindi nel 1435, insieme con i beni della sunnominata badia, e con quelli di Soffena alla Congregazione di Vallombrosa.
    Infatti il giuspadronato e la nomina del parroco della distrutta chiesa di S. Niccolò a Ganghereto spettava al priore del
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    mon. di S. Giorgio di detto luogo, siccome lo dimostra l’investitura da esso data li 29 luglio 1267 al nuovo parroco di S. Niccolò, previa la promessa di un’annua offerta di 60 pani di grano ed altre grasce al priore patrono. – Anche il castello di Terra nuova, eretto dalla Rep. fiorentina nel 1337 sul terreno degli Ubertini e dei Guidi, portava il nome in origine di Castel di S. Maria a Ganghereto. Trovasi inoltre una deliberazione del dì 9 febbrajo 1366, mercè cui l’abbate di S. Trinita nell’Alpi con altri priori di monasteri dipendenti da quella badia accordarono facoltà a Giacomo priore di S. Giorgio a Ganghereto di poter vendere per vantaggio del suo monastero due pezzi di terra posti nella corte del castello di S. Maria di Ganghereto, uno dei quali dicesi posto nella contrada del Pozzo, e l’altro nel piano di Cioffena. –(ARCH. DIPLOM. FIOR. Carte della Badia di Ripoli).
    La parrocchia di S. Francesco, già di S. Giorgio a Ganghereto, conta 149 abitanti.
Localizzazione
ID: 2111
N. scheda: 23910
Volume: 2
Pagina: 398 - 400
Riferimenti:
Toponimo IGM: Ganghereto
Comune: TERRANUOVA BRACCIOLINI
Provincia: AR
Quadrante IGM: 114-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1710905, 4825612
WGS 1984: 11.6119, 43.55521
UTM (32N): 710968, 4825787
Denominazione: Ganghereto, Gangareto, Gangharita
Popolo: S. Giorgio in S. Francesco a Ganghereto
Piviere: S. Pietro a Gropina
Comunità: Terranuova
Giurisdizione: Terranuova
Diocesi: Arezzo
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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