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Arcidosso

 

(Arcidosso)

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    ARCIDOSSO, Arcidossum. Terra, già castello di prim’ordine nella Valle dell’Orcia, una delle principali dell’antica Provincia inferiore senese, capoluogo di Comunità, residenza di un vicario R., di una Cancelleria comunitativa e di un ingegnere di Circondario, nella Diocesi di Montalcino, una volta di Chiusi, Compartimento di Grosseto.
    È fabbricata sopra una scogliera di macigni sovrapposti al calcareo compatto, sopra un risalto di poggio contornato da due torrenti (l’
    Ente e l’Arcidosso) che cingono da tre lati (quasi un istmo mediterraneo) il suo poggio, sull’orlo occidentale del pianoro da cui emergono le grandi rupi di peperino (trachite) che costituiscono il Montamiata. – È a 28 miglia toscane greco-levante di Grosseto, 18 miglia toscane a ostro di Montalcino, 48 miglia toscane a ostro-scirocco di Siena, nel grado 42° 52’ 8’’ di latitudine e 29° 11’ 6” di longitudine.
    La parte più antica del fabbricato è disposta a scaleo sul ripido
    dorso del poggio, cui sta ad arcidosso la rocca col vecchio cassero già sede dei suoi Conti, poscia dei Giusdicenti.
    Meglio edificato è il sottoposto borgo e case della piazza annessa, per dove si ha l'accesso al vecchio castello, dirimpetto al Montamiata mentre dalla parte di occidente e di ostro parano la Terra dai perniciosi effluvi e dai venti di maremma, il Monte Labro, quelli di Macereto e di Monte Laterone con le loro propagini.
    Fra le memorie conosciute, forse la più antica in cui si trova fatta menzione di Arcidosso è un istrumento rogato in Monticello (
    Monticlum) nel mese di maggio anno 860, mediante il quale furono date ad enfiteusi case e poderi posti ad Arcidosso, di pertinenza della Badia S. Salvatore sul monte Amiata.
    Più tardi si trovano signori di Arcidosso i Conti Aldobrandeschi, nella cui rocca essi risiedevano sin dal principio del
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    secolo XII. Risulta ciò da una carta scritta in detto castello nel giugno 1127, allorché il Conte Ildebrandino figlio del Conte Ranieri e la sua cognata Donna Lupa vedova del Conte Malagaglia vendevano al monastero di S. Salvatore un pezzo di terra posto nel Borgo di Arcidosso. (ARCH. DIPL. FIOR. Badia di S. Salvatore – MANNI, Sigilli antichi Vol. XII.)
    Quando i conti di S. Fiora esercitavano libera signoria sopra gli Arcidossini, i monaci del Montamiata ne avevano la direzione spirituale; avvegnaché dipendevano da questi sino dal secolo IX le chiese parrocchiali di Arcidosso. Sono queste la pieve di S. Andrea sul fiume Ente, di cui parla un documento dell'anno 899, ridotta ad uso di confraternita dopo che, nel 1787, fu traslocata la cura al tempio della Vergine Incoronata; cui sta davanti una copiosa fonte pubblica. – Sotto l'antica rocca trovasi le pieve arcipretura di S. Niccolò costruita a forma di sala. Esiste nella parte inferiore dell'abitato l'altra cura battesimale di S. Leonardo. A quest'ultima era unito un ospedale rammentato in una bolla d'Eugenio III del 1153 col nome di
    Trabbadonata, (forse il luogo cui è restato tuttora la denominazione di Abbandonato.)
    È stata eretta in Arcidosso una sala teatrale, e più recentemente istituita un'accademia letteraria, di cui fanno parte le persone più istruite della contrada.
    Nella divisa fatta l'anno 1272 fra i conti Aldobrandeschi di S. Fiora e quelli di Soana, dei feudi e possessioni della loro famiglia, il Castello e territorio di Arcidosso toccò al conte Aldobrandino figlio del Conte Bonifazio di S. Fiora. –Combattuto più volte Arcidosso, nel 1331 fu conquistato dalla Repubblica Senese, che fece dipingere siffatta impresa nelle sale del pubblico palazzo dall'insigne pittore Simone Memmi. Convalidò la conquista di esso castello e di quello del Piano una
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    concordia seguita nell'anno successivo, mediante la quale il Comune di Siena remunerò i conti di S. Fiora della perdita fatta con pagare loro 10000 fiorini d'oro. (DEI Cron. Senes.) Dopo la qual'epoca Arcidosso fece parte costantemente dello Stato di Siena.
    In Arcidosso nacque nel secolo XVI
    Giovanni Domenico Peri, detto il poeta contadino, come quello che con la vanga campava la vita, componendo nelle ore di riposo diverse poesie, fra le quali un mediocre poema di 12 canti in ottava rima intitolato La distruzione di Fiesole.
    La Terra di Arcidosso con i suoi borghi conta 2815 abitanti.
    Comunità di Arcidosso. – Il suo territorio abbraccia una superficie di miglia quadre 38 e tre quarti, ossiano 27246 quadrati, dei quali 712 quadrati incirca sono coperti da strade e corsi d'acqua.
    Attualmente vi si trova stanziata una popolazione di 4365 abitanti corrispondenti a 129 individui per ogni miglio quadrato.
    Confina con 5 Comunità; a greco settentrione con Casteldelpiano mediante il fossatello
    Mogliese, a partire dal suo sbocco nel torrente Zancona, e di là dirigendosi al fiume Ente, il di cui corso rimonta sino ai fossetti di S. Polo e di Carniola dirimpetto alla Madonna dell'Amola, di dove per termini artificiali sale il Montamiata; quindi per il fosso Chioca che serve di confine naturale monta al Pianello della Montagnola, dove incontra il territorio di S. Fiora, con la quale Comunità costeggia da levante a scirocco riscendendo il Montamiata per termini artificiali lungo i massi crociati della Selva, di Prataccio, del Poggio Biello, delle Pianacce e dei Paviglioni. Costà attraversa la strada rotabile fra Arcidosso e S. Fiora, scendendo al fosso degli Ontani presso alla polla dell'Acqua Forte; di dove per il poggio delle Ajole va a trovare il masso del
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    Peglio e la fonte dell'Acquarello sopra il Monte Labro. Ivi piega da scirocco a libeccio, e quindi a ponente rasentando per termini artificiali il territorio della Comunità di Roccalbegna, sale al poggio delle Vetturaje (sprone settentrionale del Monte Labro) dove incontra il fosso Riccione, il di cui corso seguita per breve tratto, lasciandolo a sinistra per dirigersi alla sorgente del fosso Istrice, il di cui alveo percorre da scirocco a ponente sino alla sua confluenza nel torrente Trasubbino tributario dell'Ombrone. Costeggia per circa un miglio quest'ultimo torrente; quindi attraversa i poggi che lo dividono dalla vallecola delle Melacce di Stribugliano, la cui ultima fiumana varca allo sbocco del Bufalone, dove il territorio di Arcidosso per corto cammino tocca i confini della Comunità di Campagnatico, la quale lascia al confluente del torrente Melaccione nella preaccennata Melacce. Costà trova il territorio di Cinigiano, con la quale Comunità quella di Arcidosso costeggia da ponente a maestro mediante il nominato torrente Melaccione e il suo tributario Rancita o Rancida, il di cui letto serve ad entrambe le Comunità di limite sino alla sua sorgente.
    Quivi piegando da ponente a levante, sale il poggio alle Logge, dove si trova il fosso
    Bulimacola, e corre lungh'esso dal lato di settentrione sino al suo sbocco nel Zancona, la cui destra ripa percorre finché trova il fossatello Mogliese, al qual punto incontra la Comunità di Castel del Piano.
    La figura del territorio di Arcidosso si accosta alla forma romboidale con angoli ora prominenti ora rientranti, fiancheggiati da dei lati tortuosi e diseguali. Il Capoluogo risiede sul confine settentrionale presso un angolo rientrante del suo territorio.
    Il descritto perimetro comprende un fianco del Montamiata
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    voltato fra ponente e libeccio, a partire dal Pianello della Montagnola, la cui cima trovasi a circa 800 braccia sopra Arcidosso, sino al fiume Ente. Qua termina la gran rupe trachitica, e subentra il macigno Appenninico, della cui roccia è rivestito il poggio di Arcidosso. La parete occidentale e settentrionale del Monte Labro, a cominciare dal suo vertice che trovasi a braccia 2044,5 sopra il livello del mare, appartiene alla Comunità di Arcidosso insieme con i suoi sproni che inviano le loro acque, a destra nel fiume Orcia, a sinistra nell'ultimo tronco dell'Ombrone; e la cui giogana già servì di confine fra gli antichi Contadi e Diocesi di Sovana e di Chiusi. – Vedere CHIUSI, e SOVANA.
    Il clima di Arcidosso non è gran fatto austero nell'inverno, fresco e di aria più che mediocre in estate, talché ha servito per molto tempo di refugio agl'impiegati pubblici, e ai privati della Grossetana maremma. La parte montuosa, tanto dal lato del Montamiata, quanto da quello del Monta Labro, è assai frigida nella stagione invernale, ed è soggetta in estate alle meteoriche bufere. Più tiepido tra il luglio e il settembre, e anche meno salubre, è il clima nelle pendici meridionali dei poggi che diramansi dal Monte Labro fra i torrenti Trasubbino e Melacce, presso i quali giace il villaggio di
    Stribugliano e il vico Abbandonato; nome che rammenta forse la sua triste sorte, o più probabilmente quella di un antico ospedale poco sopra avvertito, sotto il vocabolo di Trabbandonata.
    La natura del suolo della Comunità di Arcidosso in generale si potrebbe ridurre a due formazioni di terreno, spettanti a due epoche diverse: al plutonico cioè, e al terreno di sedimento antico. Quest'ultimo fa cerchio e riveste i larghi fianchi della
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    gran cupola di peperino (trachite) che costituisce la parete del Montamiata sino all'orlo del suo pianoro, cui rasenta lungo il punto di contatto presso Arcidosso il fiume Ente. Imperocché nella sinistra ripa del fiume subentrano potenti strati di grés antico (macigno) soprapposti e talvolta alternanti col calcareo alberese, con la silice cornea e con lo schisto argilloso. –Spetta alla prima roccia il poggio di Arcidosso, mentre i suoi contorni e lo stesso Monte Labro appartengono alle seconde traversate da vene e injettate da filoni metalliferi di ferro e di manganese ossidati.
    Anche le vene di rame solforoso, le quali penetrarono nel poggio di Roveta alla base settentrionale del Monte Labro, furono oggetto di qualche scavazione nei tempi andati. Sul lembo, e quasi al punto di contatto fra le suddette rocce stratiformi e le masse di peperino fatiscente, presso al confine della Comunità di Arcidosso con quella di S. Fiora, da un sedimento di calce carbonata lungo il fosso degli Ontani scaturisce un'acqua minerale fredda acidula ivi volgarmente chiamata
    Acqua forte, da cui si svolge in copia del gas acido carbonico, mentre essa deposita intorno a quel palustre bacino del calcareo concrezionato.
    Altre polle minerali d'indole solforosa trasudano interpolatamente dagli ultimi massi di peperino, al luogo detto il
    Bagnaccio, circa 300 passi a greco dell'Acqua Forte, entrambe sul confine della Comunità di S. Fiora. (SANTI, Viaggio al Montamiata).
    Il territorio della Comunità di Arcidosso è dovizioso, al pari degli altri paesi che sono intorno al Montamiata, di acque salubri e perenni. Tra quelle che hanno origine dalle rocce di peperino contansi il fosso Chioca, e le più alte sorgenti del fiume Ente. Queste ultime precipitano da una pittoresca e discoscesa rupe al luogo detto
    Acqua da Alto, mentre un'altra vena (le Melacce) alle prime
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    si congiunge, là dove entrambe perdono il loro nome in quello di Ente, innanzi che esso fiume a sinistra riceva il tributo dal piccolo torrente Arcidosso, mentre alla destra vi sbocca poco dopo dalla parte della montagna il fosso Chioca. – Più copioso di acque e di rivi tributari è il torrente Zancona, il quale trae alimento dal dorso settentrionale del Monte Labro e dalle sue appendici, nelle cui pareti meridionali, acquapendenti nell'Ombrone, scaturiscono i torrenti Trasubbino, Melacce, Bufalone e Rancita, torrenti tutti che dopo corto tragitto, escono dal territorio di Arcidosso.
    La copia delle acque correnti offre ai villici dei contorni di Arcidosso un mezzo facile di avere in tutte le stagioni intorno a casa l'orticello fornito di piante leguminose e oleracee.
    Fra i prodotti agrari, qui, al pari di tutti i paesi che fanno corona al Montamiata, primeggia rigoglioso e ferace il castagno che può dirsi avere esso in questa montagna la sua più vigorosa e magnifica sede fra tutte le contrade della Toscana. I pascoli naturali sottoposti ai castagneti, sono di non piccola risorsa alla pastorizia che qua si va anzi che nò aumentando: mentre i vecchi alberi e le foreste di faggi che sovrastano alle selve forniscono legname superiore d'assai al consumo, tanto da ardere che da lavoro. Nella parte meridionale del territorio e segnatamente in quella nuda di boschi sulle pendici sassose del Monte Labro e de'suoi contrafforti si raccoglie una quantità di frumento sufficiente alla popolazione. Il piano e le piagge più fertili in frutti sono nel valloncello traversato dal primo tronco dell'Ente sulla via che guida da Arcidosso a Castel del Piano; sul di cui confine incontrasi, in mezzo a una pianeggiante campagna coltivata a viti e a semente, il convento
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    dei Cappuccini di Arcidosso.
    Non molto lungi di qua esiste sul rovescio di una collina posta fra l’Ente e il torrente Zancona, il grandioso tempio della Madonna dell’Amola compreso nel popolo di Monte Laterone.
    Languido è il commercio in questa Comunità, dove pur mancano le manifatture, meno quelle indispensabili alla vita. All’una e all’altro potranno dar vita e incremento le strade rotabili che ivi sono in parte eseguite per una più facile comunicazione con le maremme romana e toscana. Essendochè questo paese trovasi circondato per ogni verso da monti, ai quali mancò finora un passaggio praticabile alle ruote.
    La via che attraversa la Comunità di Arcidosso fra Castel del Piano e S. Fiora cessa di essere rotabile poco lungi dall’indicate Terre. Quelle che guidano per Stribugliano e Monte Labro nelle Maremme di Sovana e di Grosseto sono vie mulattiere.
    La campagna di Arcidosso è sparsa di abitazioni, parte spicciolate, parte riunite, e da queste presero nome vari piccoli casali, alcuni dei quali hanno anche una cappella pubblica dipendente dalle pievi di Arcidosso, o di Monte Laterone. Tali sono i casali di
    Amola, di S. Mustiola, delle Fornaci, del Zancona, e di Salajola.
    Dopo il Regolamento emanato nel 10 dicembre del 1776 per l’organizzazione delle Comunità e Potesterie dell’antica Provincia inferiore senese, vennero riuniti ad Arcidosso i Comuni di Stribugliano e di Monte Laterone con i loro distretti. Sino d’allora Arcidosso fu residenza di uno degli otto giusdicenti della suindicata Provincia col titolo di potestà, poscia dichiarato vicario.
    Il vicario Regio di Arcidosso è nel Circondario della Ruota di Grosseto, e da esso dipendono per le cause criminali i potestà di S. Fiora, di Castel del Piano, di Roccalbegna, di Cinigiano, e di Monticello, mentre, rapporto al politico, egli conferisce con il Commissario R. di Grosseto. Però
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    nelle cause civili di prima istanza dentro al circondario comunitativo d’Arcidosso tiene libera ragione lo stesso vicario R.. Vi è in Arcidosso una cancelleria comunitativa di quinta classe, che abbraccia le Comunità di Castel del Piano, Cinigiano, Roccalbegna e S. Fiora. La quale cancelleria ha l’uffizio di esazione dell’Ipoteche in Grosseto; quello del registro a Castel del Piano.
    Arcidosso mantiene un maestro per la prima istruzione letteraria dei ragazzi, ed una istitutrice di educazione domestica per le fanciulle. Alla cura del popolo sono obbligati un medico ed un chirurgo pensionati dalla Comunità, che mantiene altro medico ed un maestro di scuola a Monte Laterone.
    Non si fanno in Arcidosso mercati settimanali; solamente due conosciuti sotto il nome di fiera, hanno luogo ai 13 di Giugno e 29 di Agosto.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di ARCIDOSSO a tre epoche diverse

    POPOLAZIONE DELL'ANNO 1640
    nome del popolo: Arcidosso,
    abitanti n° 1780
    nome del popolo: Monte Laterone,
    abitanti n° 626
    nome del popolo: Stribugliano,
    abitanti n° 200
    totale abitanti n° 2606

    POPOLAZIONE DELL'ANNO 1745
    nome del popolo: Arcidosso,
    abitanti n° 1599
    nome del popolo: Monte Laterone,
    abitanti n° 558
    nome del popolo: Stribugliano,
    abitanti n° 160
    totale
    abitanti n° 2317

    POPOLAZIONE DELL'ANNO 1833
    nome del popolo: Arcidosso, S. Niccolò,
    abitanti n° 1125
    nome del popolo: S. Leonardo, ivi,
    abitanti n° 883
    nome del popolo: S. Andrea, ivi,
    abitanti n° 807
    nome del popolo: Monte Laterone,
    abitanti n° 1202
    nome del popolo: Stribugliano,
    abitanti n° 348
    totale abit
    abitanti anti n° 4365

    ARCIDOSSO. – Aggiungasi. – la Cancelleria comunitativa di Arcidosso, dopochè in Santa Fiora è stata instituita la residenza di un nuovo Cancelliere comunitativo cui fu allora assegnato, oltre quest’ultima anco la Comunità di Roccalbegna, attualmente comprende le sole comunità di Arcidosso di Castel
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    del Piano e di Cinigiano.
    La popolazione della Comunità di Arcidosso nel 1833 era di 4365 abitanti e nel 1845 contava 4999 anime, cioè:

    ARCIDOSSO, S. Andrea,
    Abitanti N.° 980
    ARCIDOSSO, S. Leonardo,
    Abitanti N.° 1010
    ARCIDOSSO, S. Niccolò
    , Abitanti N.° 1167
    Montelaterone,
    Abitanti N.° 1460
    Stribugliano,
    Abitanti N.° 382
    TOTALE
    Abitanti N.° 4999
Localizzazione
ID: 232
N. scheda: 2860
Volume: 1; 6S
Pagina: 105 - 108; 12
Riferimenti: 45760
Toponimo IGM: Arcidosso
Comune: ARCIDOSSO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 129-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1707539, 4749568
WGS 1984: 11.54169, 42.87207
UTM (32N): 707603, 4749742
Denominazione: Arcidosso
Popolo: S. Niccolò di Arcidosso (con S. Andrea e S. Leonardo)
Piviere: S. Niccolò di Arcidosso (con S. Andrea e S. Leonardo)
Comunità: Arcidosso
Giurisdizione: Arcidosso
Diocesi: (Chiusi) Montalcino
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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