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Lastra alla Loggia, Lastra sopra la Loggia de' Pazzi

 

(La Lastra)

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    LASTRA ALLA LOGGIA, oppure sopra la LOGGIA DE’PAZZI nel suburbio settentrionale di Firenze. – Borgata con ville signorili ed un soppresso ospedale di pellegrini lungo la strada R. bolognese alla seconda pietra migliare, nel popolo di S. Croce al Pino, Comunità del Pellegrino, Giurisdizione Diocesi e 2 miglia toscane a ponente di Fiesole, Compartimento di Firenze.
    Appellasi questa la
    Lastra alla Loggia da una sottostante villa signorile che forse appartenne anticamente alla nobil famiglia de’Pazzi, e ciò anche per distinguerla da un altro paese omonimo situato fra la chiesa di Gangalandi e Signa, chiamato la Lastra a Signa.
    La
    Lastra alla Loggia dei Pazzi risiede sopra l’ultimo poggio che dal lato di settentrione si accosta a Firenze, fra il monte di Fiesole che gli resta a levante e i colli di Careggi situati al suo ponente. – Era costà un borghetto di poche case piantato sopra grandi lastroni di macigno, ossia di pietra serena, della quale veggonsi ivi aperte alcune comodissime cave.
    L’antica strada maestra bolognese passava di mezzo al quasi abbandonato borghetto della Lastra situato a cavaliere della strada regia attuale la quale rasenta alcune vaghe palazzine di campagna poste sul giogo che domina la città di Firenze.
    La
    Lastra, della quale ora si discorre, è nota nelle cronache, specialmente perchè fu costà nel 1304 una ragunata di Ghibellini di diverse contrade con l’intenzione di sorprendere Firenze e cacciare dal suo governo la parte guelfa. « A dì 29 luglio di detto anno, scriveva Gio. Villani, quegli armati marciarono con tanta segretezza, che furono prima alla Lastra che in Firenze si sapesse cotale sorpresa, e poche volte si trovò la città in maggior confusione. Ma essi si arrestarono la notte ad albergo alla Lastra ed a Trespiano
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    in fino a Fontebuona per attendere 300 cavalieri pistolesi con molti soldati; e veggendo che la mattina seguente non venivano, lasciando i Bolognesi alla Lastra, si vollono studiare di venire ad assalire Firenze, credendosi di averla senza colpo di spada, tanto più che allora non erano alla città le cerchie delle mure nuove, nè i fossi, (cioè il terzo cerchio attualmente in piedi) e le vecchie mure erano schiuse e rotte in più parti. Ma per la mala condotta di quei capitani, e per viltà di quei combattenti al primo assalto di una delle porte (quella degli Spadaj, ossia di Via nuova) tutta l’oste si mise in confusione ed in fuga (G. VILLANI, Cronaca Lib. VIII cap. 72).
    Ott’anni dopo dovè trattenersi alla
    Lastra Niccolò Vescovo di Butrinto, quando insieme con Pandolfo Ricasoli venivano come ambasciatori straordinarii di Arrigo VII, per vedere di poter indurre i Fiorentini a ricevere quell’imperatore con il suo esercito pacificamente in città. In quanto allo spavento e all’assalto dato a quel prelato ed al suo seguito dalla plebe accorsa costà da Firenze per cacciarneli, tutto ciò fu dallo stesso vescovo dettagliatamente descritto nella sua Relazione del viaggio di Arrigo VIII.
    Dalla terrazza della Lastra presentasi alla vista di chi viene da Bologna una delle più belle prospettive della capitale della Toscana, dei suoi popolati subborghi, dei mille palazzi e case di campagna che adornano le seducenti e deliziose colline coronanti il piano di Firenze.
    Questo piccolo luogo ha il merito di essere patria di uno dei più grandi letterati fiorentini che fiorissero nel secolo XIII, cioè
    Ser Brunetto Latini. o almeno del di lui fratello e dei suoi maggiori.
    Avvegnachè documenti sincroni ne avvisano, che dalla Lastra presso Fiesole
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    furono, o almeno si dichiararono nativi un Mess. Buonaccorso di Latino seniore, avo di Ser Brunetto e di Ser Buonaccorso di Latino giuniore, entrambi di professione notari. – In quanto a Buonaccorso seniore parla per esso un istrumento del 17 luglio 1208 esistente nelle Riformagioni di Firenze, o fra i zibaldoni storici spogliati dal Migliore, i quali conservasi nella Biblioteca Magliabechiana. – È un atto di procura fatto in Firezne, cui si trovarono presenti i seguenti due cittadini; Ego Bonaccursus Latini de Lastra, Ego Arnoldus Arrighi de Riccis. – Appartiene poi a Bonaccorso figliuolo di Latino giuniore un altro documento già edito da Domenico Manni. È l’esemplare di un istrumento della cattedrale di Fiesole dei (ERRATA: 14 aprile 1072) 14 aprile 1272, autenticato sull’originale sotto dì 12 maggio 1290 per ordine di Alcampo Bonafedi giudice civile del Sesto di Porta S. Piero per il Comune di Firenze dal notaro Buonaccorso di Latino, che si firmò: Ego Bonaccursus Latini de Lastra. (MANNI Sigilli antichi, Vol. V Sigillo 8)
    Che nel secolo XIII la famiglia di Brunetto Latini abitasse in Firenze nel popolo di S. Maria Maggiore, oltre che non ne lascia dubbio il sepolcro di Brunetto e dei suoi, esistente tuttora in parte nel chiostro di quel convento, giova eziandio a confermarlo un altro documento dei 28 aprile 1298 riportato nelli zibaldoni del Migliore di già citati; dove in un atto pubblico figura fra alcuni distinti fiorentini anche un figlio di Ser Brunetto: cioè
    Bonoccursus, qui Bonacchus vocatur, quondam Brunecti Latini populi S. Mariae Majoris Florentiae. – Ecco frattanto un terzo Bonaccorso di casa Latini, nipote del notaro testè nominato, e figlio che fu di
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    Ser Brunetto Latini, ignoto per quanto io sappia ai biografi di cotesto filologo fiorentino.
    Per egual maniera finora fu ignorato un altro figlio di
    Ser Brunetto Latini, chiamato Ser Cresta, esso pure notaro. Costui era già mancato ai viventi nel 1306, tostochè con istrumento dei 12 febbrajo 1307 (stile comune), rogato in Firenze nella chiesa di S. Salvatore del Vescovato, donna Bice vedova di Ser Cresta figlio che fu di Ser Brunetto Latini del popolo di S. Maria Maggiore di Firenze, come tutrice di Ticia e di Francesca figlie pupille di lei e del nominato Ser Cresta, previa l’autorizzazione di Cione di Baldovino suo mondualdo, in nome delle stesse figliuole donò tra i vivi a Parisio pievano della pieve di Vaglia, che riceveva per le monache di S. Maria Maddalena di Firenze, un pezzo di terra posto nel popolo della pieve di S. Martino a Sesto, in luogo denomimato la Selva. (ARCH. DIPL. FIOR. carte della Badia a Settimo).
    Che se ai prenominati due figli di
    Ser Brunetto si aggiunga il solo noto di lui figliuolo Perseo, che abitava nella medesima parrocchia di S. M. Maggiore anche nel 1331, come avrò luogo di far conoscere all’Articolo LECCHI (MONTE LUCO A), bisognerà ben dire, che sia stata un poco troppo severa, e forse ingiusta l’accusa data dal poeta delle tre visioni al suo maestro Brunetto che nelle bolge dell’Inferno fra i peccatori più schifi e più snaturati lo figurò.
    All’
    articolo BADIA DEL PINO accennai un altro cittadino della Lastra (Maso di Drudolo lanajolo), il quale nel 1352 assegnò la chiesa del Pino, da esso lui fondata e dotata, a benefizio dei monaci cistercensi della badia a Settimo, che vi fabbricarono un piccolo monastero,
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    stato soppresso dal Pontefice Niccolò V. – Vedere PINO (S. CROCE AL).

    LASTRA ALLA LOGGIA nel suburbio settentrionale di Firenze. – Rispetto ad esser questa la patria di
    Bonaccorso Latini stabilitosi in Firenze nel popolo di S. Maria Maggiore, dove abitava col figlio ser Brunetto Latini, concorrono a confermarlo altri istrumenti del secolo XIII, uno dei quali del 25 marzo 1254 firmato da ser Brunetto notaro figlio del fu Bonaccorso Latini.
    Il Padre Ildefonso di S. Luigi nel Volume VIII delle sue
    Delizie di eruditi Toscani pubblicò il detto istrumento relativo alla vendita della quarta parte del castel di Monte Murlo fatta al Comune di Firenze dal C. Guido Guerra del fu C. Marcovaldo di Dovadola, e dalla contessa Beatrice di Capraja... Actum Florentiae in palatio de Galigariis, ubi febant consilia. Al qual contratto servì da testimone Brunectus notarius fil. quondam Bonaccorsi Latini.
    Ad uno dei figli di ser Brunetto appellato come l’avo Bonaccorso Latini, riferisce un altro istrumento rogato in Prato lì 25 gennajo 1260 (stile comune) col quale il detto Bonaccorso del popolo di S. Maria Maggiore di Firenze per commissione del pievano di S. Giusto in Piazzanese, stando in Prato, ricevè un acconto di denari che pagava Lotteringo per se e per Guidalotto suo fratello a detta pieve per prezzo di alcune terre vendutegli. Finalmente un altro notaro ser Latino Latini nel 18 ottobre dell’anno 1290 rogò un compromesso per certi terreni venduti da messer Alamanno del fu Alamanno de’Brunelleschi del popolo di S. Leone di Firenze posti nella cura di S. Lucia a Settimello (ARCHIVIO DIPLOMATICO FIORENTINO, Carte del Cingolo di Prato, e della Sommaja).
Localizzazione
ID: 2376
N. scheda: 27360
Volume: 2; 6S
Pagina: 650 - 652; 121
Riferimenti:
Toponimo IGM: La Lastra
Comune: FIRENZE
Provincia: FI
Quadrante IGM: 106-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1682587, 4853017
WGS 1984: 11.27089, 43.80924
UTM (32N): 682650, 4853192
Denominazione: Lastra alla Loggia, Lastra sopra la Loggia de' Pazzi
Popolo: S. Croce al Pino
Piviere: S. Romolo a Fiesole
Comunità: Pellegrino
Giurisdizione: Fiesole
Diocesi: Fiesole
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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