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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Limone

 

(Villa Limone)

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    LIMONE presso Livorno. – Villa signorile con una vasta tenuta che prese il titolo da una chiesa plebana dei pivieri di Porto Pisano (SS. Giovanni e Andrea a Limone), il di cui territorio fu in gran parte incorporato a quello dell'attuale parrocchia di S. Martino a Salviano, nella Comunità Giurisdizione e circa 3 miglia a grecale di Livorno, Diocesi medesima, già di Pisa, Compartimento medesimo.
    La villa di Limone risiede sopra una collina che costituisce dal lato occidentale la prima scala ai Monti livornesi. – Trovasi alla sinistra della strada maestra detta di
    Val Benedetta, fra il Rio Maggiore, che lambisce il fianco meridionale della collina di Limone, e i ruscelli che fluiscono dal lato opposto nel torrente Ugione.
    Una delle più antiche memorie superstiti della villa di Limone conservasi in un istrumento della Primaziale di Pisa dei 15 maggio, anno 949, per cui il vescovo Zanobi concesse a livello a un conte Rodolfo figlio del fu Ghisolfo la terza parte di tutti i beni spettanti al pievanato della chiesa de'SS. Stefano, Cristofano e Giovanni di Porto Pisano, nel cui distretto giurisdizionale erano comprese le ville di Santa Giulia, di Salviano, di Limone, e di Villa Magna, comecchè sino d'allora coteste ville medesime avessero battistero o almeno una loro parrocchia speciale.
    Infatti la pieve di
    S. Paolo presso a Villa Magna, detta poi all'Ardenza, e rammentata in altre carte pisane sino dagli anni 823 e 942. In quanto alla chiesa di S. Giulia di Porto Pisano, ossia di Livorno, se non venne qualificata col titolo di pieve in un istrumento del giugno 891, fu specificata tale in altre carte della Primaziale di Pisa
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    del dicembre dell'anno 996, e novembre 1017. – Inoltre havvene una del luglio 1005, contenente un contratto enfìteutico, col quale Guido vescovo di Pisa concesse ad enfiteusi a un tale Cunerado, detto Cunizio tre pezzi di terra posti nei confini di Porto Pisano, uno dei quali si dichiara situato presso alla chiesa di S. Stefano, confinante da un lato col rivo di Cingla (Cigna), dal secondo lato con la terra che portava il nomignolo di Aguliana, dal terzo lato col rivo di Marcianella dappresso al fiume Auscione (Ugione), e dal quarto lato con la riva del mare. Il secondo pezzo di terra è chiamato a confine con la chiesa di S. Giulia, in luogo detto Fondo Maggiore; il quale terreno fronteggiava da una parte con la terra dei Conti, dal secondo lato col rivo Molinario, e dagli altri lati con la così detta Terra Pisana. Finalmente il terzo appezzamento era posto in luogo chiamato Lugnano, ed aveva a confine da due lati la selva dei Conti, e per gli altri lati la selva dei figli del fu Ghisolfo.
    Appella poi alla chiesa battesimale dei SS. Andrea e Giovanni alla villa di Limone un instrumento del 4 agosto 1006, col quale il prenominato Guido vescovo di Pisa affittò a tre fratelli figli del fu Marcirneri (sic) la sesta parte di tutti li stabili di proprietà della chiesa plebana di S. Andrea e di S. Giovanni, che dicesi situata nei confini di Porto, ossia di Pian di Porto. – Oltre la sesta parte dei beni immobili, con quell'atto medesimo fu ceduta altrettanta porzione
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    di censi, rendite e decime che solevano pagare alla pieve di S. Andrea di Limone gli uomini di quel circondario, ossia gli abitanti delle ville di Botizio, Naria, Platiano, Marigliano, Selivano, (Salviano) Oliveto, Carbonaria, Casale Meruli, Arriana, LIMONE, Casa Gavenuli, (Gavini), Gambalio e Porciliano. Le quali ville si dichiarano dipendenti dalla chiesa plebana dei SS. Andrea e Giovanni, cioè di quella che in seguito prese il distintivo da una delle ville sunnominate, cioè di Limone (MURAT. Ant. M. Aevi).
    Che la parrocchiale di
    Limone fosse dedicata a S. Andrea si deduce altresì da una carta del 1102 citata dal Targioni (Viaggi T. II p.239), concernente l'alienazione fatta da Alberto del fu Alberto a Bernardo del fu Teuzzo di un pezzo di terra posto nei confini di Salviano presso la chiesa di S. Andrea.
    Più specialmente si ragiona della pieve di Limone in una membrana inedita del 22 agosto 1197 appartenuta al Monastero di Pisa di Tutti i Santi, poi alla Rivolta, attualmente, nell'Arch. Dipl. di Firenze. È un contratto rogato in Pisa, col quale il conte Malaparuta figlio del Conte Ugo di altro Malaparuta donò allo spedale di S. Leonardo al ponte di Stagno l'uso del pascolo, delle acque, dell'erbatico e delle legna nei suo possessi situati nel piviere di Limone e specialmente nella corte di Oliveto. – Arroge a ciò altra donazione del primo ottobre dello stesso anno 1197, fatta da donna Gasdia vedova del visconte Gottifredo allo spedale testè nominato, dell'usufrutto per anni venti di tutta la porzione dei beni che ella possedeva nei confini della villa di Oliveto territorio di Pian di
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    Porto.
    Nel 1203, li 19 aprile, il prenominato conte Malaparuta del fu Conte Ugo, abitando nella sua villa di Oliveto, firmò un nuovo atto di donazione a favore dello stesso spedale di Stagno, consistente nella rinunzia a quel luogo pio di un pezzo di terra posto nei confini di Monte Massimo, (ora Monte Massi), vicino al letto del fiume Auscione, in luogo appellato Campo Tornale. Alla quale donazione prestò il richiesto consenso donna Agnese madre del conte medesimo.
    Nel 1214, ai 6 gennajo, il pievano della pieve di Limone, arbitro eletto dalle parti, proferì un lodo sopra una causa che verteva fra lo spedale di Stagno e la chiesa di S. Maria di
    Nuvola a cagione di diritti di contesa sepoltura. (loc. cit.).
    Nel 1283 i monaci dell'Isola di Gorgona acquistarono beni nelle curie di
    Limone e Oliveto della giurisdizione di Porto Pisano.
    Già si è veduto che la famiglia dei Conti, detti poi della Gherardesca, fino dal secolo X possedeva delle selve nel distretto di Porto Pisano. Arroge a ciò una particola del testamento dei 19 luglio 1338 (stile pisano), mercè cui il potente conte Fazio ossia Bonifazio Novello, conte di Donoratico, ordinò che fosse consegnato all'operajo della cattedrale di Pisa tutto il podere della macchia di Oliveto e di Limone del Pian di Porto con le sue dipendenze, a condizione peraltro che l'operajo predetto restituisse agli eredi del testatore la somma di 1500 fiorini di oro puro e di giusto peso prestatagli.
    Infatti la macchia di
    Oliveto e di Limone, cui appella il testamento testè accennato, sembra che
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    almeno in parte tornasse in possesso dell'Opera della Primaziale di Pisa; avvegnachè per atto pubblico dei 14 dicembre 1418 Andrea Bonaccorsi di Livorno, abate del Monastero di S. Paolo a Ripa d'Arno di Pisa, come procuratore dell'Opera della chiesa maggiore di detta città e delle monache di Tutti i Santi, affittò ad alcuni Livornesi il pascolo, le terre e le possessioni situate nel distretto di Livorno, e precisamente nelle corti delle ville di Oliveto e di Limone. I quali pascoli appartenevano per un terzo all'Opera della Primaziale, e per una metà alle monache di Tutti i Santi di Pisa. Le quali terre e pasture confinavano, da una parte con la curia e territorio di Livorno, da un altro lato con l'Ugione e lo Scarpiglio, e con i terreni che furono dei marchesi di Massa Lunense, mentre dal terzo lato serviva di confine la via di S. Lucia de Monte, la curia di Monte Massimo (ora Monte Massi) la terra di Anguillaria (poi l'Aquilaia) e in parte le terre degli uomini di Petreto e dei Conti. Finalmente dal quarto lato gli stessi pascoli confinavano con le terre del piviere dell'Ardenza e in parte con la terra appellata Ginestreto e Popogna. (TARGIONI, Viaggi, T. II.)
    Li pieve de'SS. Giovanni e Andrea
    a Limone trovasi registrata nei cataloghi delle chiese della Diocesi pisana fatti negli anni 1277, e 1371 (stile pisano). – Essa nel secolo XIV comprendeva, oltre la pieve di Limone, le chiese suffraganee di S. Pietro de Prassana e S. Maria de Oliveto.
    Nei tempi posteriori la parrocchia di Limone fu soppressa e
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    riunita in gran parte a quella di Salviano, e i beni spettanti alla cappella di S. Maria di Oliveto, nel comunello di Monte Massimo, furono ammensati al monastero di Tutti i Santi di Pisa, per decreto della curia arcivescovile dei 28 novembre 1418. In seguito il territorio di Monte Massimo, ossia di Monte Massi presso Limone, divenne commenda abaziale, la quale sino dal 1612 trovavasi in testa dell'abate Grifoni di Firenze, il di cui patrimonio fu impostato all'Estimo di Parrana nei seguenti termini:
    “Tenuta di terra lavorativa, soda, boscata e macchiosa, con una casa per il lavoratore, della misura di stiora 483 e pertiche 44; compreso nel comune di
    Monte Massi, confinante a 1° con Quardecimo, già comunello detto Guardia Diecimi; a 2° col borro dell'Ugione; dal 3.° 4° e 5° lato coi beni del Cardinal de Medici, (poi tenuta di Suese)”.
    Nel 1785, ai 30 di ottobre si cancella dall'estimo vegliante di Parrana il nome dell'abate Grifoni, e si accende il cavaliere Michele Grifoni come proprietario assoluto della suddetta tenuta di Monte Massi, ossia di Limone, dopo esserne stato investito con sovrano rescritto dei 4 aprile 1774.
    Sono pochi anni, dacchè la tenuta di Limone è passata per altrettante alienazioni dalla casa Grifoni al principe Russo Demidoff, e finalmente nel 1835 all'attuale possessore livornese signor Bartolommei.
    – Vedere MONTE MASSI, O MASSIMO.
    Nei contorni di Limone presso il bivio delle due strade della Sambuca e di Val Benedetta scaturisce da un terreno marnoso un'acqua sulfurea gasosa fredda, la quale si perde nel vicino torrente
    Ugione.

Localizzazione
ID: 2432
N. scheda: 28030
Volume: 2
Pagina: 698 - 700
Riferimenti:
Toponimo IGM: Villa Limone
Comune: LIVORNO
Provincia: LI
Quadrante IGM: 111-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1611614, 4821299
WGS 1984: 10.38225, 43.53786
UTM (32N): 611677, 4821474
Denominazione: Limone
Popolo: (SS. Giovanni e Andrea a Limone annesso a) S. Martino a Salviano
Piviere: (SS. Giovanni e Andrea a Limone)
Comunità: Livorno
Giurisdizione: Livorno
Diocesi: (Pisa) Livorno
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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