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Castel S. Lorenzo, Castel di Monte S. Lorenzo, Castello di S. Lorenzo - Cornia - Val di Cornia - Contado e Subdominio Cornino - Teupascio, Teupasso

 

(Castello di S. Lorenzo - Fiume Cornia (a O))

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    MONTE S. LORENZO (CASTEL DI). – Vedere LORENZO (CASTEL SAN) in Val di Cornia cui si può aggiungere, qualmente nel 1390, per contratto del 5 aprile rogato nel comune di Orticaja presso Pisa, un Matteo del fu Pepo da Sassoforte vende a Martino del fu Ghino del comune di Campiglia marittima due terze parti per indiviso di 26 pezzi di terra, con un palazzo e alquante case, il tutto situato nel comune del Monte S. Lorenzo a Cornino, distretto di Pisa, mediante il prezzo di 700 fiorini d’oro, alienando pure tutti gli altri beni meno quelli che aveva ricevuto ad enfiteusi dal vescovo di Massa marittima, posti alla Costa chiamata del Vescovo; alla condizione peraltro che il giuspadronoto della chiesa e pieve del Monte S. Lorenzo fosse riservato al venditore. Lo stesso Martino di Campiglia acquistò anche l’altra terza parte dei beni medesimi da ser Pietro del fu Nardo da Vecchiano cittadino pisano per 500 fiorini d’oro. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Arch. gen.)

    LORENZO (CASTEL SAN) detto anche CASTEL DI MONTE SAN LORENZO in Val di Cornia. – Castellare che prese il titolo dalla sua chiesa nella parrocchia Comunità e circa tre miglia toscane a scirocco di Suvereto, Giurisdizione di Campiglia, Diocesi di Massa Marittima, Compartimento di Grosseto.
    Risiede nella ripa sinistra del fiume Cornia sopra un colle, alle cui falde settentrionali scorre il borro
    Ripopolo e la strada rotabile che da Suvereto guida a Montioni, circa un miglio toscano a settentrione di Casalappi.
    L’origine e le vicende istoriche di questo castello si nascondono fra le tenebre al pari di quelle di moltissimi paesi, e specialmente di tanti che restano per la maggior parte desolati o perduti fra i deserti delle toscane maremme.
    La memoria ch’io conosca più antica
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    fra quelle superstiti, in cui si rammenti il castel di Monte S. Lorenzo, fu scoperta nell’Archivio Arcivescovile di Pisa dal Muratori, che la pubblicò nel T. III delle Antichità del medio evo. – È un istrumento del 19 giugno 1139 (stile comune) rogato in Pisa, col quale il conte Ildebrando, figlio di altro conte Ildebrando, e Matilde figlia di Lanfranco sua consorte offrirono alla cattedrale di Pisa la metà dei beni pervenuti al suddetto conte per eredità paterna e materna, o per altro qualsiasi modo, tanto dei fondi posti nel distretto di Biserno, quanto nei castelli di Vignale, di Campiglia, e nel Castello del Monte di S. Lorenzo e sue pertinenze.
    Il Frate Cesaretti nella sua Istoria del principato di Piombino (T. I. pag. 141) annunziò di aver letto in diversi istrumenti, che il
    Castel di Monte S. Lorenzo apparteneva alla mensa vescovile di Massa Marittima; e che ciò trovasi anche rammentato in un breve di Papa Alessandro IV al Comune di Massa. – Comunque sia, il distretto del Castel di S. Lorenzo, innanzi che si convertisse in bandita della mensa vescovile di Massa, continuò per molto tempo ad appartenere ai conti di Biserno della consorteria di quelli della Gherardesca. Ciò viene anche dimostrato da due istrumenti rogati in Pisa, nel 16 giugno 1366 e 18 maggio 1368 (stile comune); col primo dei quali donna Bernarda del fu Tedice conte di Donoratico, e vedova di Tinaccio della Rocca, prese a mutuo per un anno da Gherardo del fu ser Baldo da San Cassiano di Pisa cento fiorini di oro, sottoponendosi alla penale del doppio pagamento mancando nel detto termine alla restituzione del capitale. Appella l’altro documento alla sentenza proferita in favore del prenominato creditore per il rimborso dei fiorini cento di capitale, e fiorini cento
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    di penale, assegnando al creditore della vedova di Tinaccio due terze parti delle sue possessioni poste nei confini del Comune di S. Lorenzo dal Monte, in luogo chiamato Casalappi. – Nella stessa sentenza fu dichiarato che il territorio del Castel di S. Lorenzo confinava; a 1°, con il comune di Suvereto; a 2°, con il comune di Vignale; a 3°, col comune di Campiglia; a 4°, col comune di Montioni. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte del Mon. di Nicosia di Pisa.)
    La chiesa del Castello di S. Lorenzo, al dire del Cesaretti, era filiale della
    Pieve vecchia di Suvereto: e lo stesso autore aggiunge, che di essa sino al 1770 esistevano le vestigie nella sommità del poggio, e bandita del distrutto

    CORNIA fiume (
    Cornia et Cornium flumen) nella Maremma massetana. Questo che si crede il favoloso fiume Linceo accennato nella sua Alexandra da Licofrone, scaturisce per due rami, (la Cornia, e la Corniaccia) sulla schiena occidentale dei monti di Castelnuovo di Val di Cecina, fra i Lagoni del Sasso e di Monte Rotondo che le stanno a sinistra e quelli della Leccia, di Serazzano, e di Lustignano che sono alla sua destra, là dove fu il castello appellato col nome medesimo di Cornia, nel grado 28° 32’ di logitudine e 43° 11’ di latitudine, circa 24 miglia toscane lungi dalla sua foce nel mare che è 3 miglia toscane a levante di Piombino, dopo avere attraversato il suo padule, il quale per nuove opere idrauliche mercè della Cornia si và attualmente a colmare.
    I principali influenti della Cornia sono, dal lato sinistro il torrente
    Milia, il quale fluisce
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    dai poggi fra Massa e Monte Rotondo e il Risecco, che nasce nel poggio stesso di Monte Rotondo. Accoglie dal lato destro il torrente Massera, che scaturisce sopra la badia di Monte Verdi, e il fosso Rimerdancio che ha origine sul dorso di monte Calvi dietro Campiglia. Un unico superbo ponte di marmo bianco dei monti di Campiglia da quattro anni in quà, per la munificenza di LEOPOLDO II, attraversa la Cornia lungo la nuova strada Regia massetana un miglio e mezzo a levante-scirocco della Caldana di Campiglia.
    Poche valli riuniscono al pari di questa della Cornia in tanto piccolo perimetro oggetti da richiamare la curiosità e le indagini tanto dei cultori della storia naturale, quanto di quelli che studiano la storia e le vicende politiche dei popoli. – Imperocchè se gli uni hanno occasione di maravigliarsi del singolarissimo fenomeno di tanti bulicami vaporosi, di cotanta copia di acido borico, di sì numerosi
    Lagoni che scaturiscono da un nodo di monti fra le sorgenti di tre opposti fiumi (la Cornia, la Merse e la Cecina); se costà i naturalisti trovano quantità immensa di mofete, di acque termali, di filoni metallici di varia specie, di vitrioli, di solfi e di pietre alluminifere, non offre la Val di Cornia meno scarsa suppellettile agli archeologi tormentati dalla bramosia di rintracciare la disputata città etrusca di Vetulonia, le sue terme, la selva Vetletta e la mansione di Manliana dei tempi Romani: mentre un’altra specie di antiquarj desidererebbe di svelare per qual cagione nel medio evo una gran parte della stessa valle portava il titolo di Contado, e di subdominio Cornino nel territorio e giurisdizione Lucchese?Vedere VETULONIA, GUALDO
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    di Val di Cornia, CORNINO (CONTADO) e BAGNI VETULONIENSI, o del RE.

    CORNINO (CONTADO e SUBDOMINIO) nella Valle della Cornia. Una gran porzione della valle percorsa dal fiume Cornia, all’epoca dei Longobardi e sotto il dominio dei re Carolingi portava il titolo di contado e di subdominio Cornino, compreso e dipendente dalla giurisdizione politica di Lucca. La quale giurisdizione lucchese sopra i paesi di Val di Cornia trovasi registrata in più documenti del secolo VIII; e prima di tutti nell’atto di fondazione della badia di S. Pietro a Palazzuolo, ossia di Monte Verdi, all’anno 754, luogo, che si dichiara situato nella judiceria lucchese. Non pochi altri istrumenti di quel secolo e del successivo spettanti all’oratorio di S. Regolo presso la Madonna del Frassine rammentano il Gualdo del Re nel distretto Cornino; e un diploma di Lodovico IV, dato in Roma nel 901, conferma al vescovo Pietro di Lucca il castello di Castiglioni (detto poi Castiglion Bernardi) prope subdominio Cornino, etc.
    È un campo ancora vergine che si offre agli eruditi per rompere e razzolare, non osando io congetturare, se il designato
    contado e subdominio Cornino già compreso nel distretto della città e diocesi di Populonia, dopo la strage fatta dal duca Gummarit fosse dichiarato regalia dei re Longobardi, ai quali in origine sembra che appartenesse il Gualdo del Re, o selva regia col Bagno del Re, posseduto in seguito dai duchi Lucchesi, o ceduto in subdominio ad altri cortigiani. Fra i quali sono da notarsi quel Guidoaldo medico dei re Desiderio e Adelchi, che nell’anno 766 assegnò, fra le altre sostanze, al monastero di S. Bartolommeo di Pistoja, una sua
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    corte situata nella maremma in loco Cornino; quel (ERRATA: Talesperiano) Walrando voscovo di Lucca figlio del duca lucchese (ERRATA: Walprando) Walerto; quel Pertualdo padre del vescovo lucchese Peredeo; quel Tassilone longobardo di Lucca; e finalmente il famoso Walfredo nobile pisano e i suoi illustri discendenti, stati possessori di grandi tenute nel contado Cornino. – Vedere BAGNI VETULONIENSI o del RE, GUALDO del RE e FRASSINE (MADONNA del).

    CORNINO (CONTADO) nella Valle della Cornia. – Si aggiunga. – Che questo territorio anche sotto l'impero de' Carolingi appartenesse, almeno in parte, alla Corona d'Italia, lo dava a conoscere un diploma spedito da Pavia lì 17 ottobre dell'877 al Monastero della SS. Trinità sul Tronto (Casauriense), col quale l'Imperatore Carlo Manno confermò al Monastero medesimo le corti donategli dal suo predecessore Lodovico II, in cui era anche compresa la corte di Gualdo col Bagnuolo del Re ed i suoi mulini, il tutto posto nel contado Cornino. – (MURAT. Rer. Ital Script. Cronica Casaur. T. II. P. II)

    VALLE DELLA CORNIA o VAL DI CORNIA. – All’
    Articolo CORNIA FIUME dissi, che questo creduto il favoloso fiume Linceo scaturisce sulla schiena occidentale dai monti di Castelnuovo di Val di Cecina, circa 24 miglia toscane lungi dalla sua foce nel mare di Piombino, dopo che esso ha attraversato quel padule, il quale per le recenti opere idrauliche si va a bonificare. Aggiunsi ancora, qualmente per tre direzioni diverse nascono in cotesti monti due fiumi ed una fiumana, la Cornia cioè a ostro, la Cecina a settentrione, e la Merse a grecale levante, e che nello sviluppo delle loro valli,
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    e valloni, sul fianco meridionale e settentrionale delle stesse montuosità che di là si diramano, manifestansi alcuni fenomeni naturali, a vero dire, non molto antichi, sebbene importanti e singolarissimi per la storia fisica di cotesta contrada.
    Avendo ivi indicato i principali influenti della
    Cornia, rinvierò a quell’Articolo il mio lettore per limitarmi qui a designare nel sottoscritto Prospetto risulta che nella Valle della Cornia comprendo anche le Comunità poste fra la Torre S. Vincenzio e Torre Mozza presso Vignale, comecchè le loro acque si dirigono al mare.
    Questa valle pertanto occupando una superficie territoriale di 152102,58, pari a miglia toscane 189, vi si trovavano nel 1833 abitanti 7421 a ragione di 39 individui per miglio e nel 1844 abitanti 48 per ogni miglio quadrato.

    PROSPETTO della SUPERFICIE QUADRATA e della POPOLAZIONE della VAL DI CORNIA e dei VALLONI SUOI TRIBUTARJ negli anni 1833 e 1844

    1. nome del Capoluogo della Comunità: Campiglia
    superficie territoriale in quadrati agrari: 33582,12
    abitanti nel 1833: n° 2141
    abitanti nel 1844: n° 2850
    2. nome del Capoluogo della Comunità: Massa Marittima (per 1/3 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 43087,92
    abitanti nel 1833: n° 2253
    abitanti nel 1844: n° 2387
    3. nome del Capoluogo della Comunità: Piombino
    superficie territoriale in quadrati agrari: 40680,01
    abitanti nel 1833: n° 1583
    abitanti nel 1844: n° 2071
    4. nome del Capoluogo della Comunità: Sassetta
    superficie territoriale in quadrati agrari: 7672,24
    abitanti nel 1833: n° 689
    abitanti nel 1844: n° 768
    5. nome del Capoluogo della Comunità: Suvereto
    superficie territoriale in quadrati agrari: 27080,29
    abitanti nel 1833: n° 755
    abitanti nel 1844: n° 1030

    - TOTALE superficie territoriale in quadrati agrari: 152102,58
    - TOTALE abitanti nel 1833: n° 7421
    - TOTALE abitanti nel 1844: n° 9106

    TEUPASCIO o TEUPASSO nella Val di Cornia. – Piccolo torrente
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    tributario del fiume Cornia, da non confondersi con il Teupascio (Altropascio) della Val di Nievole, ed entrambi rammentati fin dal secolo X dalle scritture dell’Arch. Arciv. di Lucca, segnatamente il Teupascio della Val di Cornia, a cagione di un mulino posto presso quel torrente posseduto con altri beni di suolo da quella mensa vescovile. – Vedere CORNINO (CONTADO), TRICASI E VITO (SAN) in Val di Cornia.
    Del Teupascio di cotesta Valle parlano due istrumenti dell’aprile 908, e settembre 942, mentre spetta all’altro
    Teupascio presso il Lago di Sesto, o di Bientina una carta del 7 maggio 952 della provenienza medesima. – (MEMOR LUCCH. T. V .P. III)
Localizzazione
ID: 2462
N. scheda: 28350
Volume: 1; 2; 3; 5; 6S
Pagina: 802 - 803, 804; 808 - 809; 410; 524, 649 - 650; 81
Riferimenti: 56300
Toponimo IGM: Castello di S. Lorenzo - Fiume Cornia (a O)
Comune: SUVERETO
Provincia: LI
Quadrante IGM: 119-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1639982, 4767131
WGS 1984: 10.71943, 43.04554
UTM (32N): 640045, 4767306
Denominazione: Castel S. Lorenzo, Castel di Monte S. Lorenzo, Castello di S. Lorenzo - Cornia - Val di Cornia - Contado e Subdominio Cornino - Teupascio, Teupasso
Popolo: S. Giusto a Suvereto
Piviere: S. Giusto a Suvereto
Comunità: Suvereto
Giurisdizione: Campiglia
Diocesi: Massa Marittima
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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