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Magliano - Patrignone

 

(Magliano in Toscana - Fosso Patrignone)

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    PATRIGNONE torrente nella Valle dell'Albegna. – Grosso torrente tributario del fiume Albegna, il quale ha origine sulla faccia meridionale del monte di Scansano, donde scende per attraversare il vallone omonimo nella direzione da settentrione a ostro, scorrendo fra i poggi di Pereta che sono al suo levante, e quelli della Terra di Magliano posti al suo ponente; oltrepassati questi ultimi il Patrignone si vuota nel fiume Albegna presso la Barca del Grazi dopo 14 miglia toscane di cammino. – Vedere MAGLIANO Comunità.

    MAGLIANO nella Valle dell’Albegna. – Castello circondato di solide mura di pietra con pieve (S. Gio. Battista, già S. Martino) capoluogo di Comunità nella Giurisdizione e circa 7 miglia toscane a ostro di Scansano, Diocesi di Sovana, Compartimento di Grosseto.
    Il castello di Magliano risiede sulla sommità pianeggiante di un’elevata collina fiancheggiata a levante dal torrente
    Patrignone, a ponente dal fosso Argello che influisce nel primo a piè del poggio di Magliano e poco innanzi di tributare le sue acque nel fiume Albegna.
    Gode Magliano la vista di Orbetello, del promontorio Argentario, dell’isole del Giglio, e di Monte Cristo. Ma ciò che nuoce alla bellezza della sua situazione è un padule di Talamone, che gli resta 8 miglia a libeccio e che nell’estate infetta per fino castassù l’atmosfera.
    Il nome di
    Magliano parrebbe indicare essere derivato da qualche antica possessione della famiglia Manlia, ma non ve ne sono altre prove fuori di quelle fornite dalla congettura nella somiglianza dei nomi.
    La memoria più antica che mi si presenti di questo castello mi pare sia quella di un’istrumento ivi rogato nel maggio 1097 da Guido notaro di Sovana; dal quale risulta, che sino da quella remota età erano signori di Magliano i conti Aldobrandeschi di Sovana.
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    Avvegnachè in quell’anno risiedeva nella sua corte di Magliano il conte Uguccione figlio del conte Ildebrando; il quale con la sua moglie contessa Flandina assegnò beni alla chiesa di S. Pietro situata in luogo detto Capao nel territorio di Sovana. Sono della stessa provenienza della badia Amiatina due altri documenti celebrati nel 27 marzo 1108 nel castello di Magliano, contado di Sovana; mercè cui la contessa Adelasia figliuola del fu conte Ranieri da Siscano, dopo essere restata vedova del conte Ranieri Malabranca, insieme ai conti Malagagla e Ildebrandino suoi figli promise a Gherardo abate del monastero di S. Salvadore nel Montamiata, di non muovergli questione per diritti che la casa Aldobrandesca poteva pretendere sopra la villa di Albineta, e per la metà del Castel Marino, per quello di Buceno e pel giuspadronato della chiesa di S. Martino nella Villa di Piano e di S. Vittoria a Stabulo (Stabugliano?). L’altro istrumento risguarda la conferma delle suddette proteste a favore della badia Amiatina oltre la vendita fatta da’ due fratelli predetti e dalla contessa madre per il prezzo di 145 lire all’abate Gherardo della quarta parte di una selva, posta nel luogo di Aspretulo, compresa la metà della villa di Albineta, e la metà delle due chiese sopranominate.
    Il castello di Magliano fu uno di quelli che l’Imp. Federigo II con diploma del maggio 1121 confermò a Ildebrando conte palatino degli Aldobrandeschi; dal qual conte era stato dato in subfeudo a un Bernardino di
    Magliano. Nell’anno medesimo 1221, sotto di 6 ottobre, per atto pubblico il conte Ildebrando ed i suoi fratelli C. Bonifazio e C. Guglielmo si posero sotto l’accomandigia della Rep. di Siena, insieme coi loro vassalli e castelli; fra i quali luoghi
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    si noverano le città di Sovana, di Grosseto ec. Se non che tali patti non essendo stati costantemente mantenuti, vi abbisognarono nuove trattative nel 17 maggio 1251, per confermarli al C. Guglielmo ed al di lui figlio Uberto ossia Omberto conte di Campagnatico. – Vedere GROSSETO E CAMPAGNATICO.
    Mediante poi un nuovo atto di divisione di feudi della casa Aldobrandesca diramatasi fra i conti di Sovana e quelli di S. Fiora, fu stipulato in quest’ultima terra, sotto lì 11 ottobre 1272, un contratto, il quale venne da una delle parti contraenti confermato lì 11 dicembre del medesimo anno nel castello di
    Casole.
    Nuove suddivisioni seguirono nel dì 6 maggio 1284, fra il C. Ildebrandino, chiamato il
    Rosso, del fu C. Guglielmo capo de’conti di Sovana, ed altro C. Ildebrandino figlio del fu C. Bonifazio, capo de’conti di S. Fiora; e finalmente per via di contratto del 6 agosto 1286 fra la contessa Margherita, unica figlia ed erede del C. Rosso, e i cinque fratelli figli del fu C. Ildebrandino di S. Fiora, fu stabilito che Magliano con Selvena, Collecchio, Talamone, ecc. toccassero al ramo di S. Fiora, e che si lasciassero indivise le miniere d’argento di Selvena; ecc.
    Erano di questa ultima linea il conte Enrico del fu
    Enrico Novello ed il conte Conticino di Giudo, nipoti del C. Ildebrandino di S. Fiora; i quali con atto pubblico de’18 novembre 1331 rinnovarono i patti di accomandigia con la Rep. di Siena. – Figlio del suddetto conte Enrico fu quel C. Andrea, che insieme con altri conti della consorteria di S. Fiora, per istrumento de’6 aprile 1358, cedettero a titolo di enfiteusi precaria al Comune di Siena il castello di Magliano con tutte le sue dipendenze e giurisdizioni,
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    nel tempo che i suddetti conti furono dichiarati cittadini senesi, con l’obbligo d’inviare ogn’anno alla capitale un palio del prezzo di fiorni dieci. – (ARCH. DELLE RIFORMAGIONI DI SIENA, Balzana 62).
    In seguito acquistò podere e giurisdizione in Magliano mess. Spinello di Spinello dei’Tolomei, siccome resulta da un contratto del 1364 fatto in Siena davanti al magistrato dei XII, col quale la Repubblica cedè al Tolomei una porzione di quanto egli possedeva nel castello e nel distretto di
    Magliano, ricevendo in cambio altre possessioni con una parte della giurisdizione che teneva sul castello di Sasso di Maremma. (loc. cit. Kaleffo nero)
    Nel secolo XV Magliano era residenza di un potestà senese. Però soggiogata e riunita Siena col suo terriotrio alla corona della Toscana dal Granduca Cosimo I, con diploma dei 14 agosto 1559 Magliano col suo distretto fu dato in feudo col titolo di marchesato al luogotenente generale Cornelio Bentivoglio, che nella guerra di Siena erasi fatto creditore di grossa somma per stipendii, con facoltà di succedere nelli stessi diritti del marchesato i di lui figli e successori in linea mascolina, riservato al principe il dominio diretto, senza pregiudicare alle ragioni di quei particolari possidenti che avevano il diritto del pascolo nel territorio di Magliano.
    Entrò fra gli obblighi del feudatario quello di offrire ogn’anno al Granduca nella festa di S. Giovanni Battista una tazza di argento del peso di una libbra.
    Uno dei successori del primo Marchese di Magliano, Enzio Bentivoglio, previa l’annuenza sovrana, per istrumento de’20 luglio 1635 vendè questo feudo col patto resolutivo di anni 12 al senatore fiorentino Scipione del fu Piero Capponi e ai suoi discendenti maschi, mediante il prezzo di scudi 110,000.
    Finalmente per via di transazione il feudo di Magliano ritornò nel 1661 alla corona granducale, il di cui sovrano,
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    Ferdinando II, con diploma del 24 maggio di detto anno, ne investì nuovamente Cornelio Bentivoglio figlio di Enzio stato venditore del suddetto marchesato.
    La signoria feudale di Magliano fu rinnovata nel 1738 dal primo Granduca della dinastia regnante; cioè, dall’Imperatore Francesco I, a favore del Marchese Luigi Bentivoglio che ne tenne la giurisdizione fino alla legge sull’abolizione dei feudi granducali.
    In due statuti di Magliano, uno del 1356 e l’altro del 1440, esistenti nell’Arch. delle Riformagioni di Siena, avvi una rubrica, nella quale si prescrive l’annua offerta alle chiese di S. Maria di
    Paterno, di S. Martino a di S. Regolo di Magliano.
    L’antica pieve di S. Martino è situata in un angolo del castello. Risiede in luogo più centrale l’attul pieve di S. Giovan Battista, creduta disegno del Bibbiena.
    L’altra chiesa di S. Maria
    a Paterno situata fuori dal castello, se non fu una percettoria che costà tenevano i canonici di S. Antonio della Congregazione di Vienna, venne assegnata, da prima, ai PP. Serviti, poi agli Agostiniani. – Vi è nel distretto un altro tempio dedicato a S. Brizio, di architettura romana e di un bellissimo disegno di cui non ho trovato notizie.
    Il territorio parrocchiale di Magliano comprende fra le altre una villa con la tenuta di Colle di Lupo.

    MOVIMENTO della popolazione di MAGLIANO a tre epoche diverse.

    ANNO 1618: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; totale delle famiglie-; totale della popolazione 108.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 27; femmine 21; adulti maschi 17, femmine 49; coniugati dei due sessi 34; ecclesiastici dei due sessi 10; totale delle famiglie 54; totale della popolazione 158.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 50; femmine 60; adulti maschi 34, femmine 50; coniugati dei due sessi 140; ecclesiastici dei due sessi 4; totale
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    delle famiglie 80; totale della popolazione 328.

    Comunità di Magliano. – La superficie territoriale della Comunità di Magliano occupa 73,101 quadr. agrarii, dei quali 1354 sono esenti dall’imposizione prediale per essere presi da strade e da corsi d’acqua.
    Nel 1833 in tutta questa superficie di territorio imponibile, pari a miglia 89 e un terzo toscane, esisteva una popolazione di 1082 abitanti, corrispondente repartitamente a poco più di 12 persone per ogni miglio quadro.
    Questo territorio comunitativo confina con 4 comunità del Granducato, meno che dal lato di ostro libeccio, dove tocca per corto tragitto il mare toscano.
    Dalla parte di maestro ha di fronte la Comunità di Grosseto, a partire dalla spiaggia marittima fra il monte dell’
    Uccellina, e quello di Cala di Forno, e di là attraversando il poggio suddetto, quindi il fosso di Collecchio e la strada Regia orbetellana, traversa le vestigia della via Aurelia per salire sulle colline che separano la valle dell’Ombrone da quella dell’Osa. Quindi rimonta il fosso Ripescia per passare a ponte di Montiano vecchio, finchè arriva nel poggio di Cerralto. Costà forma una punta fra la Comunità di Grosseto e quella di Scansano, la quale dal lato di gracale sottentra a confine con questa di Magliano, ora mediante i fossi Canovaccia e del Confine, quindi voltando la fronte a settentrione per termini artificiali dirigesi verso il torrente Patrignone, che trapassa all’ingresso del botro Petreto suo tributario. Risalendo quest’ultimo cavalca la via rotabile di Pereta per entrare nel fosso Torbone, col quale prende la direzione a ostro per entrare mediante il fosso Vivajo nel fiume Albegna. A questo punto la Comunità di Magliano cessa di fronteggiare col territorio di Scansano e trova quello della Comunità
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    di Manciano scendendo di conserva il suddetto fiume fino alla confluenza in esso del torrente Patrignone.
    Costà questa di Magliano lascia a scirocco con l’Albegna la Comunità di Manciano e piagando a libeccio fronteggia con la Comunità di (ERRATA: Ortello) Orbetello, da primo mercè termini artificiali, poscia mediante il fiume Osa, che insieme percorrono per breve cammino, finchè voltando faccia da libeccio a ostro il terriotorio di Magliano dirigesi nel valloncello di Collecchio per salire il poggio della Bella Marsilia, sulla cui faccia meridionale trova il fossato della Valle, e con esso dirigesi fra la Torre delle Cannelle e quella di Cala di Forno sino alla riva del mare, lungo la quale ritrova la Comunità di Grosseto.
    Fra le strade principali della comunità di Magliano contasi la R. maremmana poco lungi dall’antica via consolare Aurelia nuova. Tutte le altre vie sono comunitative, e la maggior parte pedonali, meno quella che staccasi dalla strada Regia suddetta per condurre a Magliano, inoltrandosi di là a Pereta sino alla via provinciale tra Scansano e Manciano. Avvi pure un altro braccio di strada che comincia di fronte al casamento così detto la
    Camera de’Padri per guidare dal fiume Albegna al castello di Pereta.
    La qualità del suolo di questo esteso territorio è di varia indole e struttura. Nei monti di Cala di Forno, e in quelli contigui che si specchiano in mare, predominano le rocce di calacarea compatta (
    alberese) di schisto argilloso e di breccia calcarea impastata in un cemento siliceo. Nei poggi situati dentro terra verso Montiano nuovo, fra il valloncello superiore del torrente Sorra e il fiume Osa emergono di mezzo al macigno galestrino delle rocce ofiolitiche consistenti in serpentina, in ofite di fondo verde porro, o verde cupo
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    nerastro, e in una varietà di gabbro color rossastro tale da poter figurare fra le masse serpentinose della Toscana, spettanti a quelle della terza serie state recentemente descritte dal Prof. Paolo Savi nel Nuovo Gironale dei Letterati di Pisa (T. XXXVII.)
    Il poggio su cui siede il castello di Montiano vecchio è formato tutto di macigno, mentre nei colli interposti fra il predetto castello e il torrente
    Patrignone affacciansi le crete argillose (ERRATA: sovrapposte) sottoposte a tufi ricchi di conchiglie fossili marine.
    A quest’ultimo terreno appartiene in gran parte la collina sul di cui ripiano siede il castello di Magliano; il quale terreno in varii punti è attraversato da filoni di calcarea concrezionata (
    travertino) e non di rado vedesi alternare con strati di steaschisto lucente.
    Nei poggi alla destra del torrente
    Patrignone ricomparisce, come a Montiano vecchio, il macigno di cui si compone la sua pendice volta a settentrione; mentre l’ossatura dei colli di Pereta spetta a rocce di calcarea siliceo schistosa e a una specie di cornea, attraversate da filoni di zolfo, di ferro idrato e di solfuro di antimonio. È pure in questa qualità di terreno dove si cavò nei tempi andati una gran quantità di zolfo mediante frequenti pozzi ivi praticati, attualmente di R. proprietà.
    Questo paese, sia per il lato geognostico, come per la parte botanica e storica fu visitato e descritto al principio di questo secolo dal naturalista Giorgio Santi nel T. II del suo Viaggio per le provincie sanesi.
    In quanto alla geoponica del suolo di Magliano non mancano che le braccia per renderlo più proficuo; ma in tanta scarsezza di abitanti, sebbene questi nella stagione fredda vengano quasi raddoppiati da genti avventizie, molta parte del suo territorio resta abbandonata alla sola natura; in guisa che non solamente gli
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    sterili cisti, le spinose marruche, i ginepri, i lentischi, le ginestre, e tante altre piante silvestri cuoprono una gran superficie di coteste campagne, ma pesino gli alberi domestici, come meli, viti e olivi, costà al pari che nella massima porzione delle grossetane e orbetellane maremme trovansi da gran tempo inselvatichiti.
    Prova solenne della feracità del suolo di questa comunità ne sia per tutti l’olivo gigante quanto la vite di Populonia, questa rammentata da Plinio, quello segnalato dal Santi (Viaggi T. II p. 223), talchè il suo pedale fu misurato della circonferenza di 30 piedi!!!. – Ma quel maraviglioso olivo di domestico che fu, era inselvatichito alla pari di tutti gli altri olivi e di molte viti convertite in
    abrostino per il progressivo abbandono di coltura e per deficienza di abitatori cacciati dalla malefiche esalazioni che in estate i venti meridionali attingono dal putrido palustre seno di Talamone, e che spingono verso i poggi di Magliano ed anche più in là.
    Che la contrada per altro di Magliano nei tempi antichi fosse più coltivata, più salubre e conseguentemente più popolata che oggi non lo è, e anche di quello che lo fu nei secoli bassi, oltre l’abbandonata cultura del suolo, di che ho fatto testè menzione, ce lo attestano i monumenti superstiti sparsi pel suo territorio.
    Io non conterò fra le testimonianze di prosperità goduta in cotesto paese quella del tempio di S. Brizio posto circa un miglio toscano a scirocco di Magliano, dalla di cui architettura si può arguire essere anteriore all’invasione dei barbari del settentrione e del mezzodì nelle maremme toscane.
    Piuttosto citerò come un argomento di più antica testimonianza le molte urne sepolcrali, i frammenti d’iscrizioni romane, i bassorilievi dei tempi pagani, ed altre opere di ornato scolpite nel travertino del paese, oggetti tutti in varj tempi scoperti nel distretto
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    di Magliano, e specialmente in un’alta collina fra Colle di Lupo e Pereta, alla quale perciò fu dato il vocabolo di Tombara per esservi state discoperte molte tombe ed iscrizioni sepolcrali.
    Vi fu anche qualche antiquario che pretese di fissare nel territorio di Magliano la sede dell’antica
    Caletra, o piuttosto, come disse T. Livio, dell’agro Caletrano stato concesso nell’anno 573 di Roma, per decreto del senato, ad una colonia dedotta nell’etrusca città di Saturnia. – (T. LIVII, Histor. Lib. XXXIX)– Vedere SATURNIA.
    La comunità di Magliano mantiene un medico e un chirurgo, il primo residente nel capoluogo, l’altro a Pereta, ed in ambedue cotesti paesi vi si tiene un pubblico maestro di scuola.
    La potesteria di Montiano, che comprendeva tutta la comunità di Magliano, fu soppressa nel 1837 aggregandola al vicariato di Scansano. – Ha in Grosseto la sua cancelleria comunitativa e la conservazione dell’Ipoteche, dove sono parimenti l’ufizio del registro, l’ingegnere del Circondario e la Ruota.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di MAGLIANO a tre epoche diverse

    - nome del luogo: MAGLIANO, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista già in S. Martino (Pieve), diocesi cui appartiene: Sovana, popolazione anno 1718 n° 108, popolazione anno 1745 n° 158, popolazione anno 1833 n° 328
    - nome del luogo: Montiano, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Sovana,
    popolazione anno 1718 n° 200, popolazione anno 1745 n° 125, popolazione anno 1833 n° 392
    - nome del luogo: Pereta, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Sovana,
    popolazione anno 1718 n° 152, popolazione anno 1745 n° 222, popolazione anno 1833 n° 362
    - Totale
    abitanti anno 1718 n° 460
    - Totale
    abitanti
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    anno 1745 n° 505
    - Totale abitanti anno 1833 n° 1082

    MAGLIANO DI MAREMMA nella Valle dell' Albegna. – Si aggiunga. – Rispetto all'epoca in cui Magliano dipendeva dalla Repubblica di Siena in Montalcino vedasi il deposto fatto da quei comunisti nel 13 maggio dell'anno 1558 ai deputati di quest’ ultima Repubblica.
    Ed in quanto al suo territorio comu-nitativo si aggiunga la nuova strada provinciale che conduce da Scansano alla Barca del Grazzi, passando per il territorio comunitativo di Magliano e la scoperta ivi fatta in quell'occasione di un vasto giro sotterraneo di mura credute di una città ivi esistita in epoca remotissima.
    La parrocchia di Magliano nel 1845 contava nella Comunità omonima 306 Abitanti ed una frazione di 78 persone entrava nella Comunità di Manciano. – TOTALE
    Abitanti 384.
    Nel 1833 la stessa Comunità noverava 1082 individui indigeni e nel 1845, detratte due frazioni di parrocchiani spettanti alle Comunità di Grosseto e di Manciano, contava soli 1010 Abitanti cioè:

    Magli ano (
    porzione), Abitanti N.° 306
    Montiano (
    porzione), Abitanti N.° 279
    Pereta,
    Abitanti N.° 425
    TOTALE
    Abitanti N° 1010
Localizzazione
ID: 2549
N. scheda: 29280
Volume: 3; 4; 6S
Pagina: 14 - 18; 73; 133
Riferimenti: 41410
Toponimo IGM: Magliano in Toscana - Fosso Patrignone
Comune: MAGLIANO IN TOSCANA
Provincia: GR
Quadrante IGM: 135-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1688043, 4718932
WGS 1984: 11.29301, 42.60145
UTM (32N): 688107, 4719106
Denominazione: Magliano - Patrignone
Popolo: S. Giovanni Battista a Magliano
Piviere: S. Giovanni Battista a Magliano
Comunità: Magliano
Giurisdizione: Scansano
Diocesi: Sovana
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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