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Dizionario Geografico Fisico
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Majano di Fiesole

 

(Maiano)

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    MAJANO DI FIESOLE nel Val d’Arno fiorentino. – Portano il nome di questo Majano le amenissime colline che scendono dal poggio delle cave di macigno, chiamato Monte Ceceri, fra le sorgenti di due rivi fiesolani, l’Affrico e la Mensola, nel popolo di S. Martino a Majano, ch’è una delle parrocchie suburbane circa un miglio a scirocco della cattedrale di Fiesole, nella qual Comunità Giurisdizione e Diocesi è compresa, Compartimento di Firenze, da cui la chiesa parrocchiale di Majano trovasi miglia toscane due e mezzo a grecale.
    Non è noto che Majano avesse un castello o rocca sua propria, comecchè vi siano molte di quelle case torrite, e tanti resedii campestri cui soleva darsi il titolo di castello. Tale era il palazzo torrito di antica struttura in gran parte rimodernato e aumentato dai loro signori, i marchesi Tolomei Biffi di Firenze, in guisa che cotesto ebbe figura in un castello signorile con gran portone e antemurale. Tale è pure altra villa situata sopra un risalto isolato e prominente, che sta a cavaliere della strada fra Majano e Mensola, presso la casa campestre che fu del platonico Antonio Benivieni, stata pure una volta posseduta dai Machiavelli, poi da’monaci Camaldolensi di Firenze, e attualmente dall’avvocato Tonelli, l’erudito traduttore della vita di
    Poggio Bracciolini scritta dallo Schepherd.
    Comunque possa essere accaduto, certo è che la contrada di Majano riunisce molti pregi per le celebrità degli uomini che ivi nacquero, fra i quali Dante da Majano, poeta del secolo XIV ed i fratelli scultori Giuliano e Benedetto da Majano; sia per il grido di uomini insigni che costà abitarono, quanto anco per i palazzi e ville signorili che da ogni lato adornano il delizioso colle; in fine per la temperatura del clima, per l’aria salubre che vi si respira,
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    per la popolosa ridente vallata che di costassù l’uomo rallegra. Però a buon diritto il filosofo Marsilio Ficino rispondeva all’amico Poliziano: che questo Majano era il luogo più confacevole di quanti altri amenissimi per conservare la salute del corpo, l’allegria dell’animo, il vero piacere ed il comodo della vita in questo mondo. (MARSILII FICINI, Epistol. Lib. X. n. 1).
    Infatti Boccaccio non solo fece della contrada di Majano e dei due rivi che l’irrigano la Valle incantatrice delle Donne, ma si vuole che in una delle ville di Majano a due piccole miglia da Firenze la brigata del suo Novelliere di prima giunta si recasse per fuggire il tristo e pericoloso spettacolo degli effetti orribili dalla pestilenza del 1348 prodotti nella subiacente popolosa città.
    Inoltre è fama che il padre del Boccaccio fosse possesore di una villetta nel popolo di Majano, della quale il figlio si compiacque descrivere le adicenze e singolarmente le amene pendici, e le ubertose convalli dei fiesolani colli che alla villa paterna facevano corona.
    Quindi è che alla vaga dipintura della prima dimora fatta dalla brigata del suo Decamerone vien segnalata dai più la deliziosa villa di Poggio Gherardi (
    Vedere GHERARDI POGGIO); siccome nella magica descrizione della rotonda e piccola valletta, dove Elisa condusse le belle donne a sollazzarsi e a bagnarsi nella calda stagione (Giorn. VI. Nov. 10) fuvvi chi ravvisò l’angusto pianetto per cui Affrico scorre sotto il convento della Doccia; là dove è tradizione esservi stato un laghetto il cui emissario diede origine a quella fonte che di poi si appellò la Fonte all’Erta.
    Sebbene il laghetto della
    Valle delle Donne sia sparito da quel luogo, e conseguentemente della Fonte dell’Erta non resti più che
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    il nome, pure questa esisteva innanzi il secolo XVIII, prima cioè che si deviassero le acque dal sovrastante podere e villa del così detto Vivajo.
    Frattanto il possesso campestre del
    Vivajo fornisce tali memorie per l’istoria letteraria, per le famiglie che vi possederono, per gli uomini illustri che vi abitarono, da bastare esso solo a nutrire l’articolo del MAJANO FIESOLANO.
    Roberto Gherardi, autore di un libretto inedito, intitolato la
    Villegiatura di Majano, ci avvisò che la villa col podere del Vivajo al tempo suo (verso il 1730) era posseduta dalla baronessa del Nero nata Berzighelli. Ma col progredire dello stesso secolo l’ultimo fiato di casa del Nero fece innalzare alquanto lungi dall’antica villa del Vivajo una più grandiosa casa di piacere con giardini e vasti annessi da doverla qualificare la regina delle ville di Majano, specialmente dopo che sotto tutti i rapporti venne abbellita dall’ultimo acquirente, il banchiere Kleiber, dal quale l’ereditarono i di lui nipoti, i banchieri Holle.
    La villa del
    Vivajo fu venduta al barone del Nero nel 1568 da mess. Jacopo Fei di Savona stato uno de’mariti di Caterina Sforza vedova di Girolamo Riario e di Pier Francesco Medici; il quale Fei acquistò la stessa possessione nel 1559 da Niccolò figlio di Filippo Valori, all cui famliglia fino dal 1427 apparteneva la villa col podere del Vivajo. Ma innanzi del Valori fu proprietà di Vanni del fu Benintendi degli Albizzi, che nel 1321 la diede in dote a una sua figlia vedova Cornacchini, rimaritata nel 1321 a Cerbio Acerbi. (MS citato).
    Nella villa del Vivajo Filippo Valori, uomo affezionatissimo ai platonici, accolse Marsilio Ficino, il quale è opinione che costà dasse l’ultima mano alla sua traduzione del
    Timeo di Platone.
    Poco
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    lungi dalla villa prenominata, d’appresso alla strada rotabile che guida alla Doccia, incontrasi la chiesa parrocchiale di S. Martino a Majano, contigua all’antico monastero di Benedettine che fu soppresso sul declinare del secolo XVIII.
    Ne è da confondersi questo con altro monastero poco distante di quà (S. Martino a
    Mensola) la di cui chiesa è pur essa parrocchiale, essendochè cotesta di Mensola fino al 1795 appartenne continuamente alla diocesi fiorentina, mentre l’altro di Majano fu sempre della diocesi fiesolana. – Vedere MENSOLA (S. MARTINO A).
    L’epoca della fondazione del Mon. di S. Martino a Majano resta tuttora ignota. È solamente noto che esisteva ed era abitato da monache fino dalla metà del secolo XI, tostochè l’Ammirato nella biografia de’vescovi di Fiesole, facendo menzione del vescovo Trasmondo dice, che all’anno 1067 nel ritornare dalla sua consacrazione a Fiesole, secondo il costume dei vescovi suoi predecessori, fu accolto in ospizio ricevendo la prima albergaria dalle monache di S. Martino a Majano, alle quali quel vescovo molte cose donò.
    Inoltre il citato scrittore della
    Villeggiatura di Majano affermò di aver veduto nell’archivio di quelle monache le bolle di quattro pontefici (Pasquale II, Innocenzo II, Celestino e Anastasio IV) confermanti tutti lo stesso privilegio, seppure non si scambiarono con le bolle, che i sunnominati pontefici spedirono a favore dei vescovi fiesolani, nelle quali si tratta anche di confermar loro il monastero di S. Martino, senza però rammentare l’uso o il diritto di quei prelati relativamente alla prima loro albergaria nel monastero di Majano.
    La più antica cartapecora trovata dal canonico Moreni, e da esso pubblicata nella sua descrizione dei contorni di Firenze (T. VI lettera 6), è un istrumento rogato il 1 di aprile dell’anno 1203 nel claustro del Mon. di S. Martino a Majano, il quale riguarda la compra per conto
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    di quelle monache di un pezzo di terra coltivato con casa annessa.
    Con altro istrumento dei 7 frebbrajo 1292, Jacopo del Broglio figlio del fu Benincasa del popolo di S. Pietro a Monticelli fra i molti legati pii lasciò 40 fiorini di piccioli alle donne di Majano
    commoranti in Cafaggio. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di Cestello).
    Che questo luogo di
    Cafaggio non sia da confondersi con l’altro Cafaggio dentro Firenze,,dal quale presero il distintivo la chiesa e convento della SS. Annunziata, quello di S. Marco e le monache di S. Domenico nel Maglio, già dette in Cafaggio, lo chiarisce un altro istrumento del 20 ottobre 1363 dello stesso Arch. Dipl. Fior. in cui si nominano i confini di un podere situato nel popolo della canonica di Fiesole, in loco dicto al Cafaggio. – (loc. cit. Carte del Mon. di S. Clemente di Firenze).
    Finalmente fra gli oggetti meritevoli di esser ricordati nella chiesa di S. Martino a Majano vi è dietro l’altar maggiore una tavola divisa in tre spartiti. In quello di mezzo è dipinta la nostra Donna col divino figliuolo in grembo e S. Giovannino; nello spartito a destra vedesi S. Martino vescovo, e dall’altra parte S. Benedetto fondatore dell’ordine monastico che ivi si professava. Tale è la bellezza di cotesto quadro che da molti fu creduta opera di Andrea del Sarto, sebbene l’iscrizione ivi apposta lo manifesti di qualche tempo posteriore, e forse di uno dei migliori suoi allievi; mentre a piè della tavola è notata a lettere d’oro la seguente memoria:
    Suor Maria Benedetta di Tedaldo della casa fece fare nell’anno 1584.
    Il popolo di S. Martino a Majano confina a levante e a scirocco con quello di S. Martino a
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    Mensola; a ostro con il popolo di S. Maria a Coverciano; a libeccio con quello di S. Gervasio; a ponente con S. Domenico sotto Fiesole; a settentrione con il popolo di Fiesole, e a grecale con la parrocchia di Vincigliata.
    La parrocchia di S. Martino a Majano nel 1833 contava 232 abitanti.
Localizzazione
ID: 2563
N. scheda: 29430
Volume: 3
Pagina: 26 - 28
Riferimenti:
Toponimo IGM: Maiano
Comune: FIESOLE
Provincia: FI
Quadrante IGM: 106-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1685412, 4851572
WGS 1984: 11.30549, 43.79553
UTM (32N): 685476, 4851746
Denominazione: Majano di Fiesole
Popolo: S. Martino a Majano
Piviere: S. Romolo a Fiesole
Comunità: Fiesole
Giurisdizione: Fiesole
Diocesi: Fiesole
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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