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S. Maria a Monte - Poggio Fontana

 

(S. Maria a Monte - Valle Fontana (a O))

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    FONTANA, FONTANELLA, FONTE, FONTANELLE, FONTI. Questi ed altri nomi consimili servono a designare diverse villate e casali in Toscana. Tale è la villa di Fontana nel popolo di S. Pietro in Collina della Comunità di Porta Lucchese di Pistoja; la Fontana Ghisi nel piviere di Saturnana, Comunità di Porta alla Borgo, pure di Pistoja; altra villa Fontana nel popolo di Loppia, Comunità e Giurisdizione di Barga; la Fonte o Fontana Taona nella montagna di Pistoja che diede il nome a una badia; il Poggio Fontana nel popolo e Comunità di S. Maria a Monte, ec.
    Saranno pertanto qui appresso segnalati i luoghi contraddistinti con i suddetti vocaboli, i quali servirono o servono tuttora di indicazione a una parrocchia, casale, e altro luogo distinto.

    MARIA (S.) A MONTE (
    S. Maria ad Montem) nel Val d’Arno inferiore. – Castello murato con rocca, capoluogo di Comunità e di antico piviere, nella Giurisdizione e quasi 3 miglia toscane a ponente di Castel Franco di sotto, Diocesi di Sanminiato, già di Lucca, Compartimento di Firenze.
    È situato sopra uno degli sproni che si avvicinano verso l’Arno sulle estreme colline occidentali spettanti al piccolo gruppo delle Cerbaje fra il lago di Bientina e il canale della Gusciana.
    Si fa menzione di questo paese in moltissime pergamene anteriori al mille, esistenti nell’
    Arch. Arciv. Lucch. non solo per la ragione che la chiesa di S. Maria a Monte dipendeva da quella cattedrale, ma perchè i vescovi lucchesi ebbero per lungo tempo costà una specie di signoria feudale.
    Una delle più antiche carte relative alla chiesa plebana di S. Maria a Monte risale all’anno 768. Da essa rilevasi che un solo rettore governava la pieve di S. Ippolito posta in luogo
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    detto Aniano, fra l’Arno e la Gusciana (Arme) e la vicina chiesa filiale, ossia cappella di S. Maria a Monte.
    Nel 901 (27 aprile) Tassilone pievano di S. Ippolito
    in Aniano, stando in loco Monte ad Eccl. S. Mariae, allivellò beni e case della suddetta pieve, nella quale 4 giorni innanzi era stato celebrato un giudicato da Pietro vescovo di Lucca assistito dal suo clero contro un prete accusato di aver usurpato le rendite della chiesa di S. Ippolito. L’anno dopo (18 luglio 902) il rammentato vescovo lucchese concedè ad enfiteusi per anni 29 una casa con podere di proprietà delle chiese di S. Maria a Monte e di S. Ippolito, la qual casa dichiara essere situata nel luogo di Castiglione presso la chiesa di S. Miniato nel piviere di S. Genesio. Anche nell’ottobre del 904 troviamo lo stesso mitrato in S. Maria a Monte per allivellare un’altra casa massarizia posta in Magugnano di pertinenza di quella chiesa plebana. – Ma troppo lungo sarei se citare volessi tutte le carte anteriori al mille spettanti al paese di S. Maria a Monte e della sua pieve, essendo queste per la maggior parte già pubblicate nel T. IV e V delle Memorie Lucchesi.
    Fra gli atti più singolari relativi alla chiesa di S. Maria a Monte meritano bensì di essere rammentati tre istrumenti della provenienza medesima. Il primo dei quali, rogato nel 22 dicembre 787, dà a conoscere ugualmente il prete Ghisilprando figlio del fu prete Ghisperto, rettore della chiesa plebana di S. Ippolito presso l’Arno e della chiesa di S. Maria a Monte, dopo aver donato alcuni suoi effetti alla sua chiesa plebana, promette a Giovanni vescovo di Lucca di custodire e governare la chiesa di S.
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    Ippolito e l’altra di S. Maria a Monte e di mantenerle sotto la potestà della cattedrale di S. Martino. L’altro istrumento in data dello stesso giorno è un’adesione alla promessa preaccennata, che davanti allo stesso vescovo ripetè Gheriprando figlio del prenominato pievano Ghisilprando.
    Con un terzo istrumento del 28 aprile 806 il suddetto Gheriprando prete, figlio del defunto prete Ghisilprando, essendo succeduto al padre pievano di S. Maria a Monte, rammenta a Giacomo vesc. di Lucca qualmente egli, sino dall’anno 787, insieme con il suo antecessore aveva donato dei beni alla chiesa battesimale di S. Ippolito e di S. Maria a Monte; che perciò pregava il Vesc. ivi presente a degnarsi di confermare la custodia e governo di dette chiese, non solamente a titolo di benefizio a favore dello stesso Gheriprando, ma ancora dei figli e dei nipoti suoi:
    ut me (ripete le parole dell’istrumento) seu filiis meis, atque nepotibus in suprascripte ecclesie que sunt pertinentibus Episcopatui vestro S. Martini, ut nos ibidem rectorem et gubernatorem confirmare juberis, et in nostra elemosina me exaudire dignatus sis, in nostra dedisti esse potestate, etc. – Onde ottenere cotesto benefizio di generazione in generazione il pievano Gheriprando col presente atto obbligava se, i suoi figliuoli e nepoti di dare al vescovo Giacomo, o ai di lui successori ogn’anno una refezione, un pajo di bovi, e un cavallo del valore, fra questo e quelli, di 40 soldi: dare unum gustare et unum par bovum et unum cavallum inter ambo valientes solidos quadraginta, aut pro ipso boves et cavallo ipsi quadraginta solidos, et prefate Dei ecclesie et rebus regere et gubernare, seu meliorare debeamus, etc. (l. cit.)
    Dai tre documenti qui sopra accennati emergono due funesti abusi allora vigenti con danno della nostra santa chiesa; il primo dei quali
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    consisteva nell’ammettere alla direzione spirituale preti ammogliati, abuso contro cui più fiate il Pont. Adriano I reclamò, appunto in quel tempo allorchè caldamente chiedeva a Carlo Magno assistenza ed appoggio. (BARONIO Annal. Eccles. all’anno 799). L’altro abuso era quello di concedere in benefizio di generazione in generazione non solo i semplici oratorii o cappelle, ma perfino le chiese plebane.
    Prova solenne di un temporale dominio esercitato dai vescovi di Lucca sopra il paese e gli uomini di S. Maria a Monte lo somministrano, fra le carte coeve quello dell’8 dicembre 941, e 27 marzo 946; e più chiaramente lo dimostra un atto pubblico del 20 settembre 1123, col quale gli abitanti di S. Maria a Monte mediante i loro sindaci prestavano giuramento di sudditanza al vescovo di Lucca nel palazzo della sua cattedrale, alla presenza dei
    Consoli maggiori della città.
    Fino al secolo X si trova indicato il paese di S. Maria a Monte, col titolo di
    luogo, nè cominciò ad appellarsi castello se non dopo essere stato circondato da un giro di fossi
    Che il castello di S. Maria a Monte si conservasse per lungo tempo sotto la giurisdizione quasi feudale dei vescovi di Lucca, troppi documenti di quell’archivio dei secoli intorno al mille lo danno per dimostrato; e più di ogni altro lo dichiara un privilegio spedito da Fuligno li 14 dicembre 1209 dall’Imp. Ottone IV a Roberto vescovo di Lucca, in conferma di un simile diploma dato in Pisa li 20 luglio 1194 da Arrigo V a favore di Guido vescovo di Lucca, cui assegnò fra gli altri paesi di sua giurisdizione,
    castrum S. Mariae, quod vocatur ad Montem ad Justiam facendam et legem facendam, regendam et gubernandam per te et per tuum numptium ita sicuti Nos, vel noster missus agere debuissemus, a
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    loco videlicet qui dicitur Catiana usque ad buccam de Vinciana (f. bocca della Gusciana) et in Cerbaria, Tomole et Staffole usque ad locum qui dicitur Gallenum cum silvis, villis, pascuis, ripis, et aquarum alveolis, aqueductibus, piscationibus venationibus, molendinis, salictis, etc.
    Non citerò un egual privilegio che conferì ai vescovi lucchesi nel 1355 l’Imp. Carlo IV, in un’epoca cioè in cui molti, se non tutti i paesi ivi nominati, dipendevano dai governi secolari di Pisa e di Firenze.
    Infatti nel 1258 il Comune di Lucca deliberò un’imposizione di duemila lire di danari d’argento, a carico dei popoli del Val d’Arno inferiore, di Val di Nievole, di Valle Ariana e di Val di Lima, soggetti ai Lucchesi destinati a pagare il presidio delle rocche di Sanminiato, di S. Maria a Monte, di Monte Calvoli e di altri castelli di quella valle.
    Non già che il castello di S. Maria a Monte fosse della forma e grandezza di quello che divenne dopo il secolo XIII, mentre la fondazione della prima rocca fu fatta nel 1252 a spese della Rep. di Lucca, previo il consenso del vescovo, coll’obbligo di custodire il castello in tempo di guerra a spese pubbliche. Un nuovo giro delle mura castellane fu ordinato nel 1335, quando cotesta contrada fu occupata dalle genti dalla Rep. fiorentina. Ciò apparisce da una deliberazione del dì 11 maggio di detto anno, per la quale i rappresentanti della comunità di S. Maria a Monte elessero un procuratore per esigere da quella di Fucecchio una partita di grano e di biade, onde far fronte alle spese delle nuove fortificazioni e munizioni di quel castello. (ARCH. DIPL; FIOR.
    Carte della Comunità di Fucecchio).
    Atra conferma tendente a provare che le mura castellane di
    S. Maria a Monte si costruivano ancora nel 1340, la ritrovo
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    in un mandato di procura fatto dai capitani della comunità di S. Maria a Monte in testa di Dino del fu Bonaventura ad oggetto di contrattare con Bartolo del fu Donato da Firenze sopra la fabbrica dei muri da erigersi dell’altezza di otto braccia intorno al castello di S. Maria a Monte. (ARCH. CIT. Carte dell’Archivio gener. di Firenze).
    Questo castello nel 1261 era stato assalito e tolto al vescovo e al governo guelfo di Lucca dai Ghibellini reduci dalla vittoriosa giornata di Montaperto. Fu allora che tutte le Terre del Val d’Arno inferiore dovettero aprir loro le porte e quindi prestare ubbidienza al governo ghibellino de’pisani, sotto il cui dominio, eccettuate passeggiere incidenze, S. Maria a Monte si mantenne fino all’epoca di Castruccio. – Infatti cotesto capitano nel 1317 cavalcò all’assedio di S. Maria a Monte che, al dire del Villani, gli si era ribellato, o piuttosto, come scrisse l’anonimo delle
    Storie pistolesi, che già da qualche tempo si tenea per li suoi terrazzani con la forza del Comune di Firenze; sicchè, dice l’anonimo, Castruccio si pose in animo di volerlo recare all’ubbidienza sua e del comune di Lucca Per riuscire al divisato intento l’Antelminelli trattò con certi della terra, che gli dessono il castello, e al dì nominato il capitano lucchese si trovò con sua gente a S. Maria a Monte.
    I traditori, ch’erano de’maggiori della terra, diedono una delle porte aperte, e l’esercito lucchese v’entrò dentro, e alquanti usciti di Lucca, che ivi erano, ricoverarono nella rocca, dove Castruccio li assediò per modo che nessuno vi potea entrare nè uscir di fuori. Ma vedendo quel presidio di non poter aver soccorso, trattarono di rendersi salve le persone e l’avere, e così feciono eccetto che gli usciti di Lucca, che v’erano dentro, fra i quali fu
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    mess. Landuccio Salamoncelli, mess. Bonifazio de’Porcari, Spina degli Obbizi e molti altri gentiluomini di Lucca. (STOR. PITOLESI).
    Nel 2 agosto 1327 il castello di S. Maria a Monte venne assalito dall’esercito fiorentino e tolto alle armi di Castruccio; ma non fu che mediante il trattato di Venezia del 1339 che esso restò definitivamente confermato al dominio fiorentino con tutti i paesi del Val d’Arno inferiore, i quali per l’addietro furono sotto la giurisdizione politica di Lucca o di Pisa.
    Se dobbiamo credere a Giovanni Villani, S. Maria a Monte contavasi allora per il più forte castello di Toscana, essendo difeso da tre gironi di mura oltre la rocca (VILLANI,
    Cronac. Lib. X cap. 29). Ma all’anno 1343 lo stesso cronista soggiunge (Lib. XII cap. 16) che S. Maria a Monte si rubellò ai Fiorentini, e i suoi abitanti per conseguire la libertà riscattarono la rocca da Ferraguto Mancino.
    Poco si mantennero, come era ben da supporre, quegli abitanti in stato d’indipendenza, mentre si conserva nelle Riformagioni di Firenze l’atto di loro spontanea sottomissione alla Signoria sotto dì 14 febbrajo 1348 con diversi patti e condizioni, i quali in sostanza riducevansi ai seguenti: che il Comune di Firenze non potesse imporre sugli abitanti di S. Maria a Monte e suo distretto alcun dazio o gravezze per le cose che vi s’introducessero o estrassero, e per i contratti che facessero quei comunisti fra di loro. Si riservava alla medesima comunità l’esazione della gabella per il passo del fiume Arno e della Gusciana, secondo il consueto, e gli abitanti si obbligavano in segno di sudditanza di offrire ogn’anno alla chiesa di S. Giovanni di Firenze nel giorno della sua festività un cero fiorito. (RIFORMAG. DI FIR.).
    Della giurisdizione del podestà di S. Maria a Monte durante il dominio della Rep. fior. si può vedere la
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    Rubr. 79 del Lib. V del Trattato IV delli statuti fiorentini del 1415. Dalla qual rubrica si rileva che quel giusdiscente esercitava nel castello e territorio di S. Maria a Monte mero e misto impero sia nel civile come nel criminale secondo le regole stabilite dalli statuti della comunità di S. Maria a Monte approvato che fossero per approvarsi dal Comune di Firenze.
    Tornarono però ben presto quei sollevati all’ubbidienza dei Fiorentini; sotto il cui dominio da allora in poi il castello di S. Maria a Monte costantemente si è mantenuto, meno per lo spirituale che continuò a dipendere dai vescovi di Lucca sino al 1622. A quest’anno essendo stata eretta in cattedrale la collegiata di Sanminiato, fu assegnato alla nuova mensa vescovile il ricco patrimonio della pieve arcipretura di S. Giovanni e S. Maria a Monte, dichiarandosi il vescovo
    pro tempore pievano nato di questa pieve collegiata.
    Nella cappella di S. Dalmazio, esistita alle falde del castello di S. Maria a Monte, ebbe luogo nell’aprile 1238 (stile pisano) un compromesso di pacificazione fra i comuni, e i nobili del territorio pisano, di Sanminiato, di Massa marittima, delle terre di Val di Nievole, del Val d’Arno inferiore, di Garfagnana, e Lunigiana ecc. Il quale atto fu rogato in
    Ecclesia S. Dalmatii aedificata in pede podii Castri S. Mariae in Monte, Lucanae Diocesis, etc.
    Più importante dal lato della storia ecclesiastica si offre la chiesa di S. Maria a Monte, in origine Oracolo, ossia semplice oratorio dipendente dalla sottostante pieve di S. Ippolito fra l’Arno e la Gusciana.
    A Gottifredo pievano di S. Maria a Monte è diretta dal Pont. Eugenio III una bolla concistoriale spedita il 6 gennajo 1150, dalla città di Ferentinio in Campania, con la quale conferma a quel pievano e ai successori i privilegii stati
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    concessi alla sua chiesa dal Pont. Innocenzio II con i beni e propine alla medesima attinenti. Le chiese filiali della pieve di S. Maria a Monte allora erano 21, e corrispondevano alle seguenti: 1. S. Tommaso in Vignale (a Santa Croce); 2. S. Andrea in Vignale (distrutta); 3. S. Pietro a Vigesimo (a Castel Franco); 4. S. Martino a Catiana (fra l’Arno e Castel Franco); 5. S. Martino a Caprognana (unita alla seguente); 6. S. Bartolommeo a Paterno (fuori di Castel Franco); 7. S. Pietro, poi S. Cataldo a Petriolo (verso Fucecchio); 8. S. Ippolito in Aniano (già chiesa plebana, ora casa colonica); 9. S. Andrea a Maccia (perduta); 10. S. Donato a Pompiano (ora SS. Giuseppe e Anna a S. Donato); 11. S. Stefano di Patignano (distrutta); 12. S. Giorgio a Montecalvoli (esistente); 13. S. Andrea di Valle, (perduta); 14. S. Dalmazio sotto S. Maria a Monte (distrutta); 15. S. Michele a Colle (esistita presso S. Croce); 16. S. Pietro al Pozzo (esistente); 17. S. Lorenzo a Lugnano (chiesa e luogo, cui appellano alcune carte lucchesi, del gennajo 799, del dicembre 807 ecc.); 18. S. Quirico a Montefalcone (esistente); 19. S. Lorenzo di Orentano (oratorio del piviere); 20. S. Andrea a Staffoli (esistente); 21. S. Frediano a Tolli (chiasa antichissima, dove fu un monastero di donne dal 1100 al 1181).
    Alcune delle 21 chiese predominate, un secolo dopo quella bolla, più non esistevano qualora esse non avessero cambiato titolo. Comunque sia nel registro delle chiese della diocesi lucchese redatto nell’anno 1260 la pieve di S. Maria a Monte
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    contava sole 18 chiese, fra le quali non si trova più la cappella di S. Ippolito, primitiva pieve, non più S. Frediano a Tolli, nè S. Dalmazio, nè S. Lorenzo a Orentano, infine neppure S. Donato a Pompiano, nè S. Andrea a Vignale. Al contrario si novera nel 1260 una seconda chiesa a Monte Calvoli (S. Jacopo) e due altre intitolate alla SS. Trinità a Montignano, e a S. Michele a Portasso. – Le chiese di S. Tommaso e di S. Andrea a Vignale furono riunite al popolo di S. Croce, quelle di S. Michele a Caprognana, di S. Martino a Catiana, e di S. Bartolommeo a Paterno restarono ammensate alla parrocchia di S. Pietro a Castel Franco. I parrochi delle quali chiese, essendo divenuti in seguito capi di due separate comunità, ricusarono di prestare obbedienza alla pieve matrice di S. Maria a Monte. Si può conoscere tutto ciò da un compromesso del 1322 mosso da simili vertenze tra i rettori delle chiese di Castel Franco e di S. Croce da una parte, e il nobile Cortevecchia del fu Aldobrandino de’Porcari pievano di S. Maria a Monte e il suo capitolo dall’altra parte. (LAMI, Hodoepor. pag. 428).
    La pieve di S. Maria a Monte può contarsi fra le più antiche chiese che ebbero collegiata in tutta la diocesi lucchese; avvegnacchè il suo statuto capitolare conta più di otto secoli. – Realmente le più antiche costituzioni del capitolo della chiesa di S. Maria a Monte risalgono all’anno 1025, 5 luglio, quando Giovanni vescovo di Lucca, col consenso del suo clero e di altri laici suoi fedeli, diede facoltà a 12 preti, a un diacono e ad un chierico, tutti destinati al servizio della pieve di S. Maria a Monte, di vivere vita comune coll’arciprete e di
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    valersi pel loro mantenimento della terza parte delle oblazioni che fossero fatte, tanto in argento, quanto in altri generi, alla chiesa plebana di S. Maria e S. Gio. Battista al Monte, con che quei canonici dovessero uffiziare la stessa chiesa, e obbedire al suo rettore pievano. (MEMOR. LUCCH. T. IV P. II).
    Il pingue patrimonio della pieve di S. Maria a Monte, che nel 1260 contava una rendita annua libera di lire 550, corrispondente a circa 4000 lire di moneta corrente toscana, fece sì che spesse volte ne fosse conferita l’investitura a persone nobili, per fruirne il provento senza sostenerne le fatiche.
    Fra i pievani più distinti di S. Maria a Monte il Lami rammentò con lode quel Clemente di Ser Filippo Mazzei o del Mazza da Castel Franco, che scrisse una vita del vescovo S. Zanobi; il qual pievano fu teologo e cappellano della cattedrale fiorentina. Nel 1450 il Mazzei era sempre pievano di S. Maria a Monte; ed anco rettore della chiesa parrocchiale di Montefalcone. – Alla morte di costui, accaduta nel febbrajo del 1486 (
    stile comune) i popolani di S. Maria a Monte investirono Lorenzo de’Medici, il Magnifico, in loro sindaco con facoltà di poter eleggere a suo piacere il pievano della chiesa vacante. Infatti Lorenzo nominò a questa dignità ecclesiastica il chierico fiorentino Luigi di Alamanno de’Medici, che fu poco dopo canonico eziandio nella cattedrale di S. Maria del Fiore a Firenze.
    Nel 1562 per bolla del 1 febbrajo il Pont. Pio V conferì la pieve di S. Maria a Monte a Giovanni degli Albizzi, allora rettore della chiesa di Montefalcone, previa una rinunzia a di lui favore di Matteo del Vantaggio pievano; il quale ultimo, appena stato l’Albizzi eletto in pievano, con deliberazione del suo capitolo fu nominato vice-pievano, a condizione che la cura dell’anime si
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    dovesse affidare al canonico più anziano.
    Mancato il pievano Albizzi, la chiesa di S. Maria a Monte per bolla di Clemente VIII del 1 aprile 1598 fu conferita a Bernardo di Giov. Battista Segni fiorentino. Cotesto arciprete con deliberazione del 3 maggio 1599 ordinò, che non si potessero alienare i beni delle prebende e dei canonicati senza licenza del superiore.
    Ma tutti questi pievani nobili fiorentini senza abbandonare la capitale si facevano rappresentare da un vice-rettore, siccome avviene anche odiernamente. Avvegnachè il Pont. Gregorio XV, allorchè nel dicembre del 1622 emise la bolla di erezione della chiesa di Sanminiato in cattedrale, assegnò alla nuova mensa vescovile fra le altre rendite quelle di tre doviziose pievanie; cioè, di S. Marco a Sovogliana, di S. Giovanni a Barbinaja, e di S. Maria a Monte, dichiarando il vescovo
    pro-tempore pievano nato della chiesa di S. Giovanni Evangelista in S. Maria a Monte. Il quale prelato viene rappresentato da un vice-pievano col titolo di arciprete ed occupa un seggio distinto fra i canonici di quel capitolo.
    Delle tante chiese e popoli suffraganei che innanzi il secolo XIII dipendevano dalla pieve di S. Maria a Monte, attualmente non restano che due popoli; quello della chiesa dei SS. Giuseppe e Anna sull’Arno, in luogo della distrutta chiesa di S. Donato a Pompiano, e la parrocchia di S. Cristina delle
    Pianora, fondata in mezzo a una tenuta della corona della Granduchessa Cristina di Lorena nel tempo che regnava Cosimo II suo figlio.
    S. Maria a Monte ha dato alla chiesa la beata Diana Giuntini, virtuosissima matrona, di cui scrisse la vita nel 1619 un Frate Onorio, venerandosi con gran fiducia le sue reliquie nella chiesa principale della sua patria.
    La chiesa di S. Maria a Monte fu rimodernata nel principio del secolo corrente, e frettolosamente dipinta a buon
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    fresco dal noto pittore frescante Luigi Ademollo.
    In essa conservasi un antico pulpito di marmo con figure ad alto rilievo scolpite da mano assai meno felice di quella che alcuni crederono attribuirla al celebre Benedetto da Majano.
    Sopra la porta della canonica esiste un arme di terra della robbia relativo a uno dei tre pontefici usciti dalla famiglia de’Medici.
    Esiste nella canonica dell’arciprete un quadro appartenuto a un altare dell’antica chiesa. Esso è diviso in tre spartiti, quello di mezzo rappresenta la nostra Donna contornata da una gloria di cherubini; ha alla sua destra un S. Jacopo Apost., e a sinistra i SS. Pietro e Paolo, col nome del pittore da’piedi, che dice:
    Bartholomeus Andreae de Pistorio pinxit.

    MOVIMENTO della popolazione del Capoluogo di S. MARIA A MONTE a tre epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 205; totalità della popolazione 934.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 313; femmine 278; adulti maschi 380, femmine 416; coniugati dei due sessi 554; ecclesiastici 23; numero delle famiglie 297; totalità della popolazione 1964.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 323; femmine 349; adulti maschi 421, femmine 507; coniugati dei due sessi 708; ecclesiastici 20; numero delle famiglie 415; totalità della popolazione 2328.

    Comunità di S. Maria a Monte. – Il territorio di questa comunità occupa un’estensione superficiale di 9556 quadr., dei quali quadr. 487 sono presi da corsi d’acqua e da strade. – Nel 1833 abitavano in cotesta superficie territoriale 3117 persone, a ragione di 278 individui per ogni miglio toscano quadr. di suolo imponibile.
    Confina con altre sei comunità. – Dal lato di ostro scirocco mediante il corso dell’Arno ha di fronte i territorii delle Comunità di Montopoli e di Pontedera, con il primo a partire dalla fossa
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    de’Confini quasi di fronte allo sbocco del torrente Vaghera sino alla così detta via lunga; e con il secondo dalla via lunga sino alla via di Arno vecchio. – Costà lasciando fuori l’Arno, e prendendo la direzione a settentrione trova dal lato di ponente il territorio di Monte Cavoli, col quale percorre la predetta via di Arno vecchio, quindi attraversa l’Antifosso, poscia il Canale della Gusciana sul ponte del Mulinaccio, al di là del quale entra nella via vicinale di Casandraccia, e sopra di essa nel rio dello Schiavo. Con quest’ ultimo piegando a ponente dirigesi per il tragitto di circa un mezzo miglio prima mediante il rio Schiavo, quindi per il rio Nero col quale ritorna nella direzione di settentrione. Costà sottentra il territorio della Comunità di Bientina, fronteggiando insieme mediante il rio Nero, poscia pel rio de’Lanzi, finalmente per il borro di Valle maggiore; donde attraversa la strada Regia pistojese; di là per il rio de’Pantani e per il fosso di Vajano arriva sul lago di Bientina, la cui gronda australe percorre dal porto di Tavolaja a quello delle Pianora fino allo stretto di Staffoli. Questo stretto serve di confine alla Comunità di S. Maria a Monte e al territorio comunitativo di Santa Croce, cui spetta la gronda opposta a settentrione.
    Al fondo dello
    stretto di Staffoli il territorio di S. Maria a Monte trova di fronte a grecale quello della Comunità di Castel Franco, con il quale fronteggia per lungo tragitto, da primo per
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    termini artificiali, poscia mediante il rio del Cannellajo, o rio Maestro, col quale attraversa di nuovo la strada Regia pistojese sul ponte alle Macchie; dopo di che percorrendo il bosco delle Cerbaje giunge a levante della villa signorile del Pozzo, per riscendere nel Canale della Gusciana. Quest’ultimo serve di confine alle due comunità per il tragitto di circa un miglio nella direzione da grecale a libeccio, fino al ponte del porto di S. Maria a Monte, oltrepassato il quale i due territorii vanno incontro all’Antifosso e lo varcano per entrare poco dopo nella strada Regia provinciale del Val d’Arno e finalmente nella fossa de’Confini, mercè cui si dirigono nel fiume Arno, dove ritorna a confine nella opposta ripa il territorio della comunità di Montopoli.
    Fra i principali corsi d’acqua, che attraversano il distretto della Comunità di S. Maria a Monte, possono contarsi la Gusciana e l’Antifosso, mentre l’Arno lo rasenta dal lato di ostro-scirocco, e il lago di Bientina bagna un lembo della stessa comunità dalla parte che guarda settentrione-maestrale.
    Fra le strade rotabili, oltre la R. pistojese e la provinciale del Val d’Arno, molte altre comunitative guidano al capoluogo di questa comunità. Appartengono alla classe dell strade rotabili comunali quella che da S. Maria a Monte scende al porto della Gusciana dove trova la provinciale del Val d’Arno; un’altra simile percorre la ripa destra del Canale della Gusciana e le falde dei colli di S. Maria a Monte, Pozzo, e Monte Falcone; una terza che attraversa le Cerbaje per condurre a Bientina; quella finalmente da S. Maria a Monte va al Pozzo, e di là per i boschi delle Cerbaje si dirige verso il lago di Bientina alla dogana delle Pianora.
    Agli Articoli CASTEL FRANCO DI SOTTO, e
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    FUCECCHIO, discorrendo della struttura e indole del suolo di quelle due comunità, accennai della costruzione fisica delle colline, a piè delle quali verso ostro scorre la Gusciana, e sulla di cui schiena incomincia la contrada delle Cerbaje. Fanno parte della medesima formazione i colli del Pozzo e di S. Maria a Monte, i quali consistono in rocce stratiformi compatte, coperte sui fianchi da sedimenti ghiajosi, e da ciottoli di calcarea compatta e di arenaria macigno. All’incontro il terreno della subiacente pianura trovasi profondamente rialzato da una fanghiglia palustre di recente alluvione, pingue di materie fertilizzanti. – Tal’è la natura del suolo in cui prosperano maravigliosamente alberi da frutto, prati artificiali, il loppo maritato alla vite, il gelso e le granaglie; mentre i sovrastanti colli del Pozzo e del Monte S. Maria sono ricoperti di rigogliose piante di olivi, di vigneti, di alberi pomiferi, di boschi cedui, non che di alto fusto.
    In S. Maria a Monte si lavorano molti attrazzi e utensili di ferro per la campagna e per gli usi domestici.
    Vi è pure sulla Gusciana una gualchiera con tintoria, e nel primo lunedì dopo la Madonna di mezz’agosto vi si tiene una fiera di bestiame vaccino di gran concorso.
    La Comunità mantiene un medico, un chirurgo e un maestro di scuola.
    La potesteria e la cancelleria comunitativa sono in in Castel Franco di sotto; l’ufizio dell’esazione del Registro e il vicario R. in Fucecchio, l’ingegnere di Circondario e il Tribunale di prima Istanza in Sanminiato, la conservazione delle Ipoteche in Pisa.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di S. MARIA A MONTE a tre epoche diverse.

    - nome del luogo: S. Donato in Val d’Arno (già a Pompiano), titolo della chiesa: SS. Giuseppe ed Anna a S. Donato (Rettoria) (*), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca),
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    popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° -, popolazione anno 1833 n° 503
    - nome del luogo: S. MARIA A MONTE, titolo della chiesa: S. Giovanni Evangelista già S. Maria (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca),
    popolazione anno 1551 n° 934, popolazione anno 1745 n° 1964, popolazione anno 1833 n° 2328
    - nome del luogo: Pianora, titolo della chiesa: S. Cristina (Rettoria) (*), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca),
    popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° 130, popolazione anno 1833 n° 286
    - Totale
    abitanti anno 1551 n° 934
    - Totale
    abitanti anno 1745 n° 2094
    - Totale
    abitanti anno 1833 n° 3117

    (*)
    La prima e la terza parrocchia di questa Comunità non esistevano nel 1551, e S. Donato a Pompiano non era ripristinata, in parrocchiale neppure nel 1745.

    MARIA (S.) A MONTE, o IN MONTE nel Val d'Arno inferiore. – Si aggiunga. – Probabilmente a questo castello appellano varie carte lucchesi, le quali rammentano anche il luogo di Montiniano presso il fiume Arme (Gusciana), nel tempo che fanno parola della chiesa di S. Maria a Monte (Vedere Carte del 28 luglio 816, 6 dicembre 822 e 2 maggio 834 nella Memor. Lucch. più volte citate.
    Nel 949 il castello di S. Maria a Monte era già di proprietà dei vescovi di Lucca Nel 1392 cotesto fortilizio fu improvvisamente assalito da un esercito milanese comandato da Jacopo del Verme e valorosamente difeso dalla guarnigione dei Fiorentini messavi dal generale Augut. (AMMIRAT. Stor. Fior. Lib. XV.)
    Finalmente citerò un testamento rogato in Firenze nel popolo di S. Barnaba
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    lì 21 febbrajo 1441 (stile comune) col quale Lorenzo del fu Giovanni da S. Maria a Monte contestabile del Comune fiorentino instituì suo erede universale mess. Gino Capponi di Firenze. Ignoro per altro, se da questo lascito la famiglia del Marchese Gino Capponi acquistasse il bel possesso di Varramista.
    L'ingegnere di Circondario di S. Maria a Monte attualmente risiede in Fucecchio.
    Nel 1833 la Comunità di S. MARIA A MONTE contava 3117 Abitanti e nell'anno 1845 ne aveva 3652, cioè:

    S. MARIA A
    MONTE, Abitanti N.° 2807
    Pianora,
    Abitanti N.° 296
    Val d'Arno,
    Abitanti N.° 515

    Annessi

    Castel franco di Sotto; dalla Comunità di Castelfranco, Abitanti N.° 34
    TOTALE,
    Abitanti N.° 3652
Localizzazione
ID: 2620
N. scheda: 30070
Volume: 2; 3; 6S
Pagina: 321; 71 - 78; 136 - 137
Riferimenti: 59050, 61950
Toponimo IGM: S. Maria a Monte - Valle Fontana (a O)
Comune: SANTA MARIA A MONTE
Provincia: PI
Quadrante IGM: 105-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1636451, 4839733
WGS 1984: 10.6942, 43.69964
UTM (32N): 636515, 4839908
Denominazione: S. Maria a Monte - Poggio Fontana
Popolo: S. Maria Assunta e S. Giovanni Evangelista in S. Maria a Monte
Piviere: S. Maria Assunta e S. Giovanni Evangelista in S. Maria a Monte
Comunità: S. Maria a Monte
Giurisdizione: Castelfranco di Sotto
Diocesi: (Lucca) S. Miniato
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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