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Marsiliana - Elsa - Lagaccioli di Capalbio (Lago del Cutignolo)

 

(Marsiliana - Fiume Elsa (a E) - Lago del Cutignolo (a S))

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    MARSILIANA (Marsiliani Castrum) nella Valle dell’Albegna. – Casale già castello con antica chiesa parrocchiale (S. Antonio abate) ora cappellania curata sottoposta alla pieve di Magliano, che è 5 miglia toscane al suo maestr., nella Comunità Giurisdizione e circa 14 miglia toscane a settentrione di Orbetello, Diocesi di Sovana, Compartimento di Grosseto.
    Risiede il castellare sopra un piccolo colle la cui base è bagnata a ponente dal fiume Albegna, a settentrione-maestr. dal torrente
    Elsa; il quale a maestro della Marsiliana al fiume preaccennato si congiunge. – Il castellare della Marsiliana si riduce agli avanzi di una porta con pochi resti di mura, ed un fabbricato ad uso della stessa tenuta omonima. Dirimpetto alla casa dominicale è la chiesa con poche case facienti ala ad un piazzale sulla sommità del colle isolato.
    L’origine di questo luogo è incerta al pari di quella del suo nome. È noto solamente che esso faceva parte delle giurisdizioni territoriali che l’Imperatore Carlo Magno donò ai monaci della badia de’SS. Vincenzio e Anastasio
    ad Aquas Salvias, ossia delle Tre Fontane fuori la porta ostiense di Roma. – Quindi avvenne molti secoli dopo che i monaci Cistercensi della badia prenominata cederono la Marsiliana, Orbetello, l’Anedonia, Capalbio, Scerpenna ed altri luoghi del contado di Sovana con titolo d’investitura feudale ai conti Aldobrandeschi di Pitigliano. In conseguenza della quale investitura, Teodino vescovo di Sovana nell’anno 1269 assistè al giuramento che il C. Ildebrandino del fu C. Guglielmo degli Aldobrandeschi di Sovana prestò in mano di D. Elia monaco e procuratore della badia delle Tre Fontane per i castelli e terre da esso ricevute ad enfiteusi in nome della suddetta badia. Fra i luoghi infeudati vi è specialmente designato il castello di Marsiliano con le sue pertinenze, oltre le altre terre,
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    giurisdizioni e distretti compresi dentro i seguenti confini; cioè, da una parte il mare, dall’altro lato il fiume Albegna, dal terzo lato il mare, e dal quarto lato l’acqua del torrente Elsa che fluisce per Scerpenna, e di là scorre a piè del monte Arsini, quindi per la piscina dell’Albegna entra nel gran mare. (UGHELLI, in Episc. Soanen.)
    Infatti nel contratto di divisione della contea Aldobrandesca stabilito li 11 dicembre del 1272 fra Ildebrandino di Guglielmo conte di Sovana, e Ildebrandino di Bonifazio conte di S. Fiora, toccò al primo di parte Sovana, Pitigliano, Orbetello,
    Marsiliano, Tricoste, Capalbio, Montauto con altre terre e castella. I quali feudi alla di lui morte (anno 1284) passarono nella contessa Margherita unica figlia e discendente del prenominato C. Ildebrandino, appellato il Rosso.
    A favore pertanto della contessa Margherita, già sposata al conte Guido di Monfort, da Martino abate delle
    Tre Fontane fu rinnovata l’investitura del castello di Marsiliana e degli altri paesi che possedeva nel contado savonese la prenominata badia, siccome apparisce da istrumento del 1286 rogato nella fortezza vecchia di Orbetello alla presenza di Marco vescovo di Sovana sottoscritto all’atto pubblico in qualità di testimone.
    Dalla suddetta contessa Margherita degli Aldobrandeschi e dal conte Guido di Monfort nacque una sola femmina, di nome Anastasia, la quale portò in dote tutta la contea avita al di lei sposo, il conte Romano di Gentile di Bertoldo degli Orsini. Da questo matrimonio essendo nati Ildebrandino, Niccola, e Gentile conti palatini di Sovana, Pitigliano ecc., eglino dopo morti i genitori furono investiti per istrumento del 10 maggio 1358 dall’abate delle
    Tre Fontane, previo il consenso dei suoi monaci, dei feudi dell’Ansedonia, Orbetello, della Marsiliana e di tutte le terre, isole,
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    laghi e mare, con i titoli e condizioni state concesse alla loro ava e ai genitori. Se non che nel secolo seguente, l’abale e monaci di S. Anastasio per atto rogato li 12 agosto 1452, rinunziarono le loro ragioni sopra i paesi e feudi preaccennati alla Rep. di Siena mediante l’annuo tributo di 50 fiorini d’oro; reso più mite nei trattati successivi. – Vedere ISOLA DEL GIGLIO.
    Caduto poi il territorio di Orbetello in potere della real corte di Spagna (anno 1551), anche la contrada della Marsiliana fu sottoposta al governo politico dei RR. Presidj spagnuoli in Toscana.
    Dopo però che lo Stato senese venne rilasciato a Cosimo I duca di Firenze (anno 1557) la tenuta della Marsiliana fu venduta al medesimo principe con tutti i boschi, poderi e pasture, riservando a S. M. Cattolica la giurisdizione politica su quegli abitanti; i quali ultimi d’allora in poi rimasero, siccome lo sono tuttora per il civile e politico, soggetti al governo di Orbetello.
    Nel declinare del secolo XVIII la tenuta della Marsiliana fu alienata dalla corona granducale al principe Corsini di Firenze, per la solerzia del quale acquirente fu dato il primo impulso alla coltura della tenuta, ossia
    Grancia della Marsiliana orbetellana.
    Ma chi veramente ha fatto cambiare aspetto a cotesto già selvoso, deserto e malsano distretto è l’attuale intelligente ed operoso affittuario dott. Anton Giuseppe Colacchioni di Sansepolcro. Avvegnachè egli, si può dire, che abbia ridotto la contrada della Marsiliana la più fruttifera e la meglio amministrata di tanti altri latifondi della Maremma meridionale toscana.
    La porzione della tenuta in discorso, che è situata fra l’
    Elsa e la via R. orbetellana, dipende dalla giurisdizione di Orbetello. Consiste questa per lo più in coltivazioni a sementa, in pascoli artificiali e in macchie di cerri, sughere, lecci, olmi, olivastri e marruche.
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    La porzione posta a oriente o a settentrione del colle della Marsiliana spetta al distretto e giurisdizione di Manciano. Essa è fertilissima in grani, in fieni e in pascoli, ed è forse la più fruttifera per la quantità delle mandre stazionarie. Avvegnachè intorno a cotesto ramo d’industria agraria il Collacchioni si occupa indefessamente, e con tale accorgimento, che è giunto a possedere un gregge più numeroso e più bello di qualunque altro proprietario toscano, tostochè si noverano costà fra i suoi greggi da 8000 capi di pecore. Di questo numero 3500 sono meticce, e 4500 nate da una razza che il Colacchioni ha creato mercè d’incrociamenti combinati con le migliori pecore toscane e romane e con i più belli montoni merini.
    La lana pertanto che forniscono i greggi della Marsiliana, ascendente un anno per l’altro a circa 28000 libbre, si paga un prezzo superiore a tutte le lane della Toscana e dello Stato limitrofo.
    Dalla partita di circa 4000 pecore il Colacchioni ottiene un anno per l’altro da 60000 a 65000 libbre di cacio, il quale suol vendersi ai mercanti di Siena e di Livorno in grosse forme come quelle di Roma.
    Il prezzo ordinario delle sue pecore di scarto è dalle lire 14 alle lire 16 il pajo.
    Gli agnelli vendonsi comunemente al posto, all’età di 4 in 5 mesi, al prezzo di paoli 16 a 18 il pajo.
    Dondechè la tenuta della Marsiliana, sia per la parte agricola, sia per la pastorizia, può segnalarsi quasi per modello più confacente alla cultura delle nostre Maremme; ed il dottor Colacchioni qual benemerito cittadino intelligente e industrioso, che a buon diritto si è meritato lode pel miglioramento delle sue numerose mandre e per la qualità delle lane, alla prima esposizione pubblica dei prodotti dell’industria toscana eseguita nell’estate del 1838 nella sala dell’I. e R. Accademia dei
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    Georgofili a Firenze. – Vedere ORBETELLO Comunità.

    MARSILIANA nella Valle dell' Albegna. – Si aggiunga. – Con decreto del 17 ottobre 1532 dalla Balia della Repubblica di Siena furono assegnate a Baldassarre di Giovanni di Silvestro Peruzzi architetto sanese, già a salario del Comune di Siena fino dal 1527, da durare per il tempo e termine di undici anni, le rendite della Marsiliana, le quali in quell'epoca, a quanto scrisse Ettore Romagnoli, ascendevano a scudi 240 l’anno. – (GAYE,
    Carteggio di Artisti inedito Volume II).
    Con la legge del 2 agosto 1838 fu riunita alla giurisdizione civile del vicariato di Orbetello la tenuta della Marsiliana che si distaccò dalla potesteria di Maciano ed in seguito dalla sua Comunità insieme con Capalbio, i cui distretti con la legge del 2 settembre 1842 furono assegnati alla Comunità di Orbetello, al cui Articolo si rinvia il Lettore.

    ELSA fiume (
    Elsa fl.). (ERRATA: Due corsi) Tre corsi diversi di acqua in Toscana si appellano col nome medesimo di Elsa; (si aggiunga) cioè, il torrente Elsa che scende dall'Appennino di Ronta nel fiume Sieve fra Borgo S. Lorenzo e Vicchio; uno nella valle dell'Albegna, di cui è tributario il torrente Elsa; l'altro, che ha un maggior corpo di acque e un più lungo corso, dà il nome alla Valle dell'Elsa .
    Il primo ha la sua origine sulla pendice occidentale dei poggi che stendonsi lungo la ripa destra del fiume Fiora, tre miglia a scirocco di Manciano, e che sbocca nell’Albegna alla base settentrionale della collina della Marsiliana dopo un tortuoso giro da levante a libeccio-ponente di circa 14 miglia.
    L’altr’
    Elsa, che ha l’onore di essere chiamata fiume sebbene tributario dell’Arno, dà il suo nome a una fertile e lunga valle, importante
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    tanto rapporto alla storia naturale, quanto alla storia patria. – Vedere VALLE DELL’ELSA, o VALDELSA.
    Il fiume
    Elsa ha le sue più remote fonti sul fianco occidentale della Montagnuola di Siena presso la pieve a Molli, fra Siena e Radicondoli, nel grado 28° 3 di longitudine e 43° 17 di latitudine. Costà porta il nome di Elsa morta forse per la ragione che non l’alimentano polle vive, siccom’è quella copiosissima che sgorga dal suolo al luogo di Onci, detta l’Elsa viva; la quale si accoppia all’Elsa morta, dopo che quest’ultima ha percorso un tragitto di 8 miglia e poco innanzi di passare sotto il secondo ponte all’antica pieve dell’Elsa. – Vedere COLLE, Comunità.
    Trova il terzo ponte davanti al borgo di Spugna, sotto la città di Colle, e il quarto presso le mura occidentali di Poggibonsi; al di sotto del quale il fiume Elsa si marita alla
    Staggia.
    A questa confluenza piega il suo corso da settentrione a maestro, e corrode a sinistra la base dei poggi di San Gimignano, di Gambassi, di Montajone, di Castelnuovo, di Meleto, di Canneto e di San Miniato, mentre dal lato destro rasenta quelli di Certaldo, di Castelfiorentino, di Cambiano, di Granajolo e di Monterappoli. Passa in questo tragitto sotto quattro ponti di pietra e uno di legno, cioè davanti a
    Certaldo, a Castelfiorentino, a Granajolo, al Mulin nuovo e al Ponte d’Elsa: sino a che fra Empoli e Sanminiato, giunto nel grado 28° 32 di longitudine e 43° 43 5′′ di latitudine, a Bocca d’Elsa, si scarica nell’Arno dopo
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    un cammino di quasi 40 miglia, attraverso una valle coperta di grandiose case di campagna, di popolosi villaggi, di terre e di castelli; di una valle che ha circa 12 miglia di larghezza, e che può dirsi la più centrale della Toscana, nella stessa guisa che si disse esser tale rapporto all’Italia, quella della Chiana.
    Non dirò della natura del terreno percorso dall’Elsa, né della qualità e copia de’suoi prodotti, per non ripetere quanto fu pubblicato, o quanto sarò per dire nel seguito dell’opera agli articoli speciali delle respettive Comunità della Val d’Elsa o al prospetto generale della stessa valle. Solamente qui aggiungerò alcunchè a quanto fu accennato intorno alla proprietà incrostante dell’acqua dell’
    Elsa viva sotto l’articolo COLLE, Comunità.
    Alla qual deposizione delle acque d’
    Elsa viva devonsi ripetere quei tanti spugnosi o travertini porosi che rivestono le colline e le pendici dei poggi che da onci a spugna fanno spalliera al fiume Elsa; sicché a ragione Fazio degli Uberti nel suo Dittamondo (lob. III canto 8) cantò:

    Non è da trapassare, e starsi muto,
    Dell’Elsa che da Colle a Spugna corre
    Che senza prova non l’arei creduto.
    Io dico ch’io vi feci un legno porre
    Lungo e sottile, e pria che fosse un mese
    Grosso era, e pietra, quando ‘l venni a torre.

    La proprietà dell’acqua d’Elsa, d’incrostare e impietrire i corpi che vi s’immergono cessa affatto dopo che le acque stesse che nel primo tragitto hanno temperatura superiore all’ambiente aeriforme, si vanno grado a grado raffreddando, sino a che si mettono a livello della temperatura atmosferica, conservandosi sempre limpide.
    Ciò fu con somma avvedutezza osservato dal gran prosatore di Certaldo, allorché nella sua opera
    De fluminibus, etc. così scrisse dell’Elsa: et circa eius
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    initium, quidquid in ejus projeceris, infra breve dierum spatium lapideo cortice circundatum comperies; quod post modum in processo sui cursus non facile facit. Hic suis tantum undis perpetuo curso in exitum usque clarissimus effluit.
    Profonda e non meno degna del sommo vate fu la similitudine ch’egli fece al canto XXXIII (ERRATA: del Purgatorio) del Paradiso, allorché disse:

    E se stati non fosser acqua d’Elsa
    Li pensier vani intorno alla tua mente
    ………………………………………………
    ………………………………………………
    La giustizia di Dio nell’interdetto
    Conosceresti all’alber moralmente.
    Ma perch’i’veggio te nell’intelletto
    Fatto di pietra e in peccato tinto,
    Sicché t’abbaglia il cuore del mio detto,
    ec.

    LAGACCIOLI DI CAPALBIO nella Maremma orbetellana. – Consistono in varii ristagni d’acque ricche di carbonato calcare, i di cui lembi e campi limitrofi sono latamente incrostati da un travertino cellulare, il quale s’incontra latamente sparso a pochi piedi sotto la terra vegetabile per tutte quelle Maremme.
    Sono i Lagaccioli distanti tre miglia toscane a settentrione-grecale di Capalbio, sul lato destro della strada comunitativa che guida a Manciano, alla base settentrionale dei poggi donde scende il borro del
    Rigo ai Sorci, uno dei tributarii del torrente Elsa, e questi del fiume Albegna.
    Il
    Lago Acquato è il più esteso di tutti i Lagaccioli di Capalbio, ed è a lui secondo il Lago Secco, sebbene questo debba dirsi una pozzanghera piuttosto che meritare il titolo di lago.
    Quasi nello stesso meridiano, ma 5 in 6 miglia toscane a ponente de’Lagaccioli testè accennati, esiste un’altra piccola laguna d'acque stagnanti, la quale porta essa pure l’immeritato nome di
    Lago del Cutignolo.
    Più vasto di tutti spande in mezzo al travertino le sue acque il
    Lago di S. Floriano, situato alla base meridionale
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    del poggio di Capalbiaccio alla sinistra della strada maremmana che guida a Montalto nello stato Pontificio, quasi al bivio dove sbocca la via vicinale che scende dal Castello di Capalbio, da cui il Lago di S. Floriano è 3 miglia toscane a libeccio.
Localizzazione
ID: 2631
N. scheda: 30210
Volume: 2; 3; 6S
Pagina: 53, 613; 98 - 99; 138 - 139
Riferimenti: 10470, 34560, 41630
Toponimo IGM: Marsiliana - Fiume Elsa (a E) - Lago del Cutignolo (a S)
Comune: MANCIANO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 135-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1692918, 4712742
WGS 1984: 11.35029, 42.54455
UTM (32N): 692981, 4712916
Denominazione: Marsiliana - Elsa - Lagaccioli di Capalbio (Lago del Cutignolo)
Popolo: (S. Antonio Abate a Marsiliana) S. Giovanni Battista a Magliano
Piviere: S. Giovanni Battista a Magliano
Comunità: Orbetello
Giurisdizione: Orbetello
Diocesi: Sovana
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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