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Massarosa, Massagrosa, Massa Grausa - Fossa Burlamacca - Fosse Papiriane

 

(Massarosa - Fosso Burlamacca (a SO))

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    MASSAROSA, già MASSAGROSA, o MASSA GRAUSA nel littorale di Viareggio. – Borgata attraversata dalla strada R. di Genova a piè di un colletto dove fu il castello omonimo, attualmente ridotto a uso di villa signorile con sottostante chiesa parrocchiale (SS. Jacopo e Andrea) filiale della pieve d’Elci, nella Comunità Giurisdizione e circa 5 miglia a levante-grecale di Viareggio, Diocesi e Ducato di Lucca.
    La borgata di Massarosa trovasi sparsa, una porzione lungo la strada R. di Genova, mentre il restante della popolazione internasi a destra della strada medesima fra le coltivazioni di oliveti, o alla sua sinistra in mezzo a campi palustri, seminati di
    mais, di panico, di piante filamentose tramezzo a paglieti e giunchi che contornano e cuoprono i frequenti fossi e acquitrini lungo la stessa via regia fino oltre Montramito, che è l’estrema gronda settentrionale del Lago di Massaciuccoli.
    Fu Massarosa sino dall’anno 933 feudo baronale dei canonici di S. Martino di Lucca, quando i re Ugo e Lottario con privilegio del 1 luglio, aderendo alle istanze del marchese Bosone, donarono al capitolo della cattedrale lucchese la corte di
    Massa Grausa con tutti i beni, case e terreni ad essa appartenenti, fra i quali due campi in Metato sul fiume Serchio. – Vedere METATO. – La quale corte aveva comprato Berta donna regale che fu madre del suddetto re Ugo, e poi moglie di Adalberto Marchese di Toscana. – Cotesto privilegio fu confermato di nuovo dai re medesimi, padre e figlio, nel 26 maggio 941, allorché essi aggiunsero altri doni a favore di quei canonici. Approvarono in seguito tali elargizioni molti imperatori, ed anche uno dei marchesi di Toscana. – Vedere MASSA MACINAJA.
    Un diploma di Arrigo VI, dato in Pisa il 1 di ottobre 1183, è
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    diretto agli uomini di Massa Grosa, per aver questi dimostrato poca disposizione di vassallaggio versi i loro chiericati baroni. Conciosiachè Arrigo VI, nel tempo che con quel motuproprio comandava agli abitanti di Massa Grosa di obbedire in omni jure suo ai canonici di S. Martino tamquam vestris dominis, et juxta honorem Frederici et aliorum imperatorum, confermava altresì una sentenza emanata dal vescovo di Luni, intorno a tali controversie, e revocava nel tempo medesimo le lettere imperiali che lo stesso imperatore tempo innanzi aveva dirette a favore degli uomini di Massa Grosa.
    Nell’agosto del 1226 l’imperatore Federigo II, stando nel Cast. D’Orgia in Val di Merse, emanò altro diploma a favore degli uomini di
    Massa Grosa, in cui si trova la conferma di quanto era stato loro concesso dai suoi predecessori, specialmente rapporto all’elezione dei consoli, nella guisa che da qualche tempo gli abitanti di Massarosa costumavano, salvo il diritto e l’onore dell’impero, et salvis etiam rationibus et justitiis, quas canonici S. Martini de Luca exibere debetis, honorem quoque et exibitionem XXX candelarum cum Tusciam intramus, et fodrum regale imperiali dignitati reservamus, etc. – (ARCH. DE CANONICI DI LUCCA).
    In quanto alle terre e luoghi palustri che in quella stessa età gli uomini di Massarosa e di Quiesa presero ad enfiteusi dai nobili delle case Orlandi e Pellari di Pisa,
    vedasi l’Articolo MIGLIARINO.
    E poiché il marchese Uberto Pallavicino, quando era capitano generale per i Lucchesi in Garfagnana, in Versilia e Lunigiana (dal 1240 al 1243), aveva occupato il castello di
    Massa Grosa de’canonici di S. Martino, questi ricorsero a Pandolo Fasianella allora capitano in Toscana per l’imperatore Federigo II, il quale con deliberazione data in Fucecchio lì 8 Aprile 1243 ordinò, che fosse
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    restituito il castello suddetto ai canonici di Lucca suoi legittimi signori, per esserne stati ingiustamente spogliati da Uberto marchese Pallavicino. – (loc. cit.)
    Infatti il feudo di
    Massa Grosa, o Massarosa, ha dato più fate occasione di disgusti ai canonici di S. Martino, sino a che questi furono costretti dal governo lucchese di rinunziare al diritto feudale col limitarsi al giuspadronato e alla proprietà territoriale che tuttora ivi conservano.
    La parrocchia dei SS. Iacopo e Andrea a Massarosa nel 1832 contava 802 abitanti.

    FOSSA, DOGAJA, FOSSATO ec. Sinonimi tutti di un qualche scolo perenne o temporario di acque incassato nella bassa pianura. Tra le varie
    fosse o dogaje noterò le seguenti come i più distinte nella storia idrografica della Toscana.

    FOSSA BURLAMACCA nel littorale di Viareggio. – Fossa antichissima che porta il nome di una famiglia patrizia lucchese, perchè forse attraversava i di lei terreni, o che fu probabilmente a spese della casa Burlamacchi riaperta sulle antiche tracce delle
    Fosse Papiriane degli antichi itinerarii. Ne induce a credere ciò il ritrovare questa Fossa situata appunto a circa 10 miglia toscane a ponente di Pisa, là dove esisteva un albergo o mansione sulla via di Emilio Scauro. – Questa è quella Fossa che costituisce l'emissario navigabile del lago di Massacciuccoli, il quale termina in mare mediante il canale di Viareggio. – Vedere VIAREGGIO e FOSSE PAPIRIANE.

    FOSSE PAPIRIANE (Fossae Papirianae) nel littorale fra Pisa e Pietrasanta. – Alcuni scrittori supposero che alle Fosse Papiriane, segnate come luogo di stazione militare della Tavola di Peutinger lungo la via Aurelia nuova o Emilia di Scauro, potesse essere subentrato il paese di Fosdinovo; ma oltre che le fosse di scolo non sogliono praticarsi in cima ai poggi,
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    dove non vi può essere ristagno di acque, anche la posizione geografica di Fosdinovo fà totalmente contro a tale supposto. Avvegnachè la Tavola Teodosiana di Peutinger pone le Fosse Papiriane 12 migl. romane a ponente di Pisa e 10 miglia innanzi di arrivare ad Tabernam Frigidam, che era la penultima mansione lungo il littorale toscano, contando per ultima la tappa di Luni, dirimpetto alle di cui rovine siede il poggio e castello di Fosdinovo, cioè 36 miglia toscane a ponente di Pisa. – Altronde a 12 miglia toscane dalla stessa città di Pisa si trovano da tempi remotissimi le fosse della palustre campagna di Massacciuccoli, fra le quali quella navigabile sino al mare, denominata attualmente Fossa Burlamacca.
    Non vi sono documenti da poter dire col Demstero: che di tali opere idrauliche fosse stato autore
    L. Papirio Crasso, nè L. Papirio Cursore, stati entrambi in Roma dittatori in un'epoca, nella quale il popolo di Quirino non si era ancora impadronito dell'Etruria.
    Bensì di un L. Papirio giuniore trovasi fatta menzione in un marmo lucchese esistente nel casino de'Nobili di Lucca. È un'iscrizione votiva di
    L. Papirio Augustale in Pisa e in Lucca; in guisa che la critica e piuttosto a favore di questo L. Papirio funzionario a Lucca e a Pisa, per sospettarlo autore delle Fosse Papiriane, e delle terme, delle quali restano alcuni avanzi in quella contrada. – Vedere MASSACCIUCCOLI.
Localizzazione
ID: 2661
N. scheda: 30570
Volume: 2; 3
Pagina: 336, 338; 179 - 180
Riferimenti:
Toponimo IGM: Massarosa - Fosso Burlamacca (a SO)
Comune: MASSAROSA
Provincia: LU
Quadrante IGM: 104-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1607849, 4858475
WGS 1984: 10.34312, 43.87305
UTM (32N): 607913, 4858649
Denominazione: Massarosa, Massagrosa, Massa Grausa - Fossa Burlamacca - Fosse Papiriane
Popolo: SS. Jacopo e Andrea a Massarosa
Piviere: S. Pantaleone a Elici
Comunità: Viareggio
Giurisdizione: Viareggio
Diocesi: Lucca
Compartimento: x
Stato: Ducato di Lucca
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