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Asciano, Sciano, Azano - Locano - Ombrone Sanese - Valle superiore dell'Ombrone Sanese, Senese (Bacino di Siena)

 

(Asciano - Fiume Ombrone)

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    ASCIANO in Val d’Ombrone già SCIANO (Ad Scanum o Siscanum). – Terra cospicua murata, Capoluogo di Comunità, residenza di un potestà nel vicariato di Asinalunga, sotto la Ruota di Siena, con cancelleria comunitativa, nella Diocesi di Arezzo, Compartimento di Siena.
    La situazione topografica di tanti
    Sciani Scianelli posti a principio di una salita induce a congetturare che la loro etimologia sia stata presa dal latino Scandere o Scansio, come il punto dove comincia ad essere la strada montuosa.
    Risiede infatti Asciano sulla ripa sinistra dell’Ombrone a piè del poggio di Montalceto nel 29° 14’longitudine, e 43° 14’latitudine sulla strada Regia Lauretana, 15 miglia toscane a scirocco di Siena, circa 26 miglia toscane a libeccio di Arezzo. È fiancheggiato a ostro dal borro Copora, (
    Cupra) mentre dal lato opposto precipitoso scende dalle sue tartarose rupi il torrente Bestina o Bessina delle antiche carte.
    È assai bene fabbricata e regolarmente divisa con due sobborghi, uno dei quali, detto di
    Campalboli trovasi fra il ponte di Ombrone e la porta Senese ossia de'Bianchi; l’altro alla sortita superiore della Porta Massini o di Asinalunga; e chiamasi il Prato. Questo ultimo faceva parte del vecchio castello di Asciano, e sino dal secolo XI portava il nome di Prato Maggiore. – La terra è attraversata nella sua maggiore lunghezza da un grandioso borgo fiancheggiato da comode e assai pulite abitazioni, alcune delle quali hanno l’aspetto di palazzotti. Ha due piazze, una delle quali assai vasta serve ai settimanali mercati, e tutte provviste di copiose fonti pubbliche, e alcune di esse ornate di sculture. Assai decorose sono le chiese, e talune di esse vaste e di buon disegno, con qualche non dispregevole dipinto. Un
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    ospizio per gli esposti, una scuola elementare e un piccolo teatro, sono li stabilimenti di pubblica beneficenza e d’istruzione. Finalmente Asciano, se non è la Terra più copiosa di abitanti, è certamente la più vasta e la più vaga di tutto il Compartimento senese.
    Il suo primo nome fu
    Scano, talvolta detto anche Siscano. Essa era castello con cassero gentilizio, quando diede il titolo alla contrada e alla famiglia dei conti Scialenghi suoi antichi signori, i quali sino dal secolo IX dominarono in Asciano, in tutta la Scialenga e nella Berardenga, innanzi che suddivisi in varie famiglie prendessero i cognomi di conti Manenti, Ardenghi, Berardenghi o Scialenghi.
    Erano del numero di questi ultimi i potenti
    Cacciaconti e Cacciaguerra, alla quale prosapia apparteneva quel scialacquatore Caccia d’Asciano, segnalato dall’Alighieri. (Inferno XXIX).
    Trovasi memoria di quest’Asciano nel principio del secolo VIII, quando fu promossa la lite sulla giurisdizione spirituale di alcune pievi della Diocesi aretina, situate nel territorio senese. Fra le medesime era compresa la chiesa battesimale di S. Ippolito di Asciano, o
    in Axiano, il cui fonte venne traslocato nel secolo XI nella nuova chiesa di S. Agata. La quale pieve, insieme con altre del Chianti e di Val d’Ombrone, nell’anno 1045, fu da Immone vescovo di Arezzo data in amministrazione al capitolo della sua Cattedrale. (ANN. CAMAL.)
    La chiesa di S. Agata venne eretta in collegiata nel 1542, prima con 4, poi con 6 canonici e due dignità. Dipendevano da essa molte chiese dell’antico suo piviere, rammentate in una bolla di Alessandro III diretta al pievano di Asciano.
    Erano di questo numero, le canoniche di
    Grossennano, di S. Lorenzo e S. Andrea alle Serre di Rapolano e di S. Giovanni a Montecontieri, la pieve
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    vecchia di S. Ippolito di Asciano, la parrocchia, di S. Maria a Monte Mori, di S. Tommaso in Rancia, di S. Lucia di Castelvecchio, di S. Pietro a Fontodori, di S. Fabiano a S. Gemignanello, S. Niccolò di Campalboli, S. Angelo di Colle d’Avena; l’ospedale di S. Giovanni di Asciano e l’Eremo di Montalceto; tutte chiese comprese nel circondario comunitativo di Asciano.
    Attualmente si conservano suffraganee della collegiata di Asciano le parrocchie di S. Jacopo a
    Montecalvoli, di S. Giovanni a Montecontieri, e di S. Ippolito a Montalceto. – La chiesa con l’annesso ospitale di S. Giovanni di Asciano divenne commenda de’cavalieri Gerosolimitani del priorato di Pisa. Essa è sotto altro titolo tuttora frequentatissima, ufiziata e mantenuta da una confraternita laicale. Esiste sopra la porta della sua facciata una iscrizione del 1323, relativa alla restaurazione del tempio di S. Maria e S. Giovanni Batista fatta dal commendatore Francesco Federigo Spadafuori.
    Riferisce indirettamente alla pieve di S. Agata d’Asciano il testamento di uno dei conti Scialenghi, quando Ranieri figlio del conte Walfredo, nel luglio dell’anno 1040, destinò un vistoso legato alla chiesa di S. Martino e S. Niccolò in Val di Chiana, consistente in varie possessioni, alcune delle quali situate nel piviere di S. Agata d’Asciano: un vigneto, cioè, posto fra la via pubblica e il Rio
    Cupra, e la sua porzione di terra situata in vocabulo Prato Majore et in Sculculi infra Plebem S. Agathae. (ARCH. DELLA CATT. DI AREZZO, Carte della badia di S. Flora).
    Un dinasta di Asciano, Ildebrandino del fu Cacciaguerra, nel 1169 (16 settembre) rinunziò per la sua parte la porzione di diritti su questo paese alla Repubblica di Siena,
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    la quale, al dire di alcuni storiografi, ordinò la demolizione della rocca posta nella parte più elevata del vecchio castello presso al Prato, dove poi fu innalzata la grandiosa chiesa e convento dei Francescani minori. – Asciano però non aveva cessato d’essere sotto il dominio baronale dei conti Scialenghi, per cui i Senesi osteggiarono, e quindi per contratto del 17 aprile 1212 comprarono dai conti Ubertino e Walfredo, e l’anno appresso da altri dinasti della stessa consorteria, le respettive porzioni del castello, appartenenze e giurisdizioni si Asciano. Avanti la stessa epoca uno dei loro consorti, il conte Manente di Sarteano, potè disporre della sua quarta parte del castello d’Asciano a favore della Cattedrale e del vescovo di Chiusi, cui ben presto seguì l’annuenza del pontefice Celestino III con bolla spedita nel 1191 a Tebaldo vescovo Chiusino. (UGHELLI Ital. Sacr.; ANN. CAMALD.).
    Nel 1234 il castello di Asciano fu investito, preso e guasto insieme con 43 fra castelli, ville e rocche dai Fiorentini, che nell’anno 1174 avevano sconfitto i Senesi nella stessa contrada. – Tornato ben presto in potere della Repubblica di Siena, Asciano fu meglio fortificato, e posteriormente cinto di un nuovo e più esteso giro di mura, nel 1351; assegnando agli indigeni che vi tenevano case e poderi la contribuzione per la metà della spesa. (DEI,
    Cronica Senese).
    Non si conoscono posteriori rinnovazioni di mura castellane intorno ad Asciano; talchè vi è ragione di credere che quelle tuttora superstiti appartenere possano alla suddetta età.
    Asciano dopo l’anzidetta epoca sino ai tempi attuali seguitò fedelmente la sorte dei Senesi, i quali nel 1554 dovettero cedere al diritto del più forte chi li diede a Cosimo I per essere incorporati al suo dominio.
    Comunità di Asciano. – Il territorio comunitativo di Asciano abbraccia una superficie di 62559 quadrati, de’quali
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    quadrati 2343 sono occupati da fiumi, torrenti e da pubbliche strade con una popolazione di 6356 abitanti, corrispondente a 81 individui per ogni miglio quadrato imponibile.
    Tutto il distretto acquapende nell’Ombrone, o nei torrenti suoi tributari. Esso ha la figura di un romboide, di cui l’angolo volto a maestro del capoluogo s’inoltra quattro miglia vicino a Siena, e quello che guarda a levante spingesi con un’augusta striscia di terra sino alle sorgenti del fiume Asso sul dorso di Montalceto.
    Il capoluogo risiede alquanto più discosto dal confine occidentale di quel che lo sia dal lato orientale. Trovasi il suo distretto a contatto con sette Comunità; cioè con Trequanda, S. Giovanni d’Asso, Buonconvento, Monteroni, Masse di S. Martino di Siena, Castelnuovo Berardenga e Rapolano. – Fra questa ultima Comunità e quella di Trequanda entra per poche braccia di terreno la Comunità di Asinalunga sulla cima di collalto, presso la Fornace della
    Casa bianca e la Strada Regia Lauretana. Quivi è un termine a 4 facce con i nomi delle 4 Comunità che sono a contatto. A partire da questo punto, volgendosi a levante incontrasi la Comunità di Trequanda, e poco distante la sorgente occidentale del fiume Asso, il di cui corso serve di limite dalla schiena di Montecalvoli sino al di sotto del poggio di collo bianco.
    Costà la Comunità di Asciano lascia a sinistra il fiume Asso e la Comunità di Trequanda per dirigersi da libeccio a ponente verso il borro
    Vespero, restando a contatto fino là con la Comunità di S. Giovanni d’Asso. Alla strada comunitativa, che da Buonconvento per Chiusure porta ad Asciano, subentra la Comunità di Buonconvento, con la quale giunge al fiume Ombrone, e di conserva lo rimontano: questa a destra, Asciano a sinistra camminando verso settentrione; finché il territorio di Asciano piega a
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    ponente sotto la piaggia di Montacuto, lungo il borro di S. Andrea.
    Al poggio di
    Bossinina trova la Comunità di Monteroni, dove forma un angolo sporgente per andar incontro ai fossi Causa e Villanuova, la cui piaggia rasenta sino a che trova il torrente Biena. Questo gli serve di li mite naturale sino sotto al poggio di Medane, dove fa un angolo rientrante, il cui lato destro verso ponente s’inoltra sino al fiume Arbia.
    Ivi lascia la Comunità di Monteroni e trova quella delle Masse di S. Martino di Siena, con cui fronteggia per circa due miglia dal lato di maestro lungo l’argine sinistro dell’Arbia. Il quale fiume risale sino al Ponte delle Taverne; e lasciatolo a sinistra, subentra la Comunità di Castelnuovo Berardenga, con cui resta a contatto nel lato settentrionale da primo lungo la nuova strada Regia da Siena a Arezzo, quindi per l’alveo del torrente
    Biena sino alla Torre a Castello. Costà trova le sorgenti del borro Campaje, con cui riscende nell’Ombrone, e incontra la Comunità di Rapolano costeggiando per poco insieme con essa contro le acque del fiume prenominato, sino a che, giunto alle pendici orientali del Monte SS. Marie, corre verso levante a trovare il borro di Montecaci, quindi attraversa la via comunitativa di Rapolano, sale il poggio di Acquaviva presso alle fonti del torrente Bestina e di là entra nella strada Regia Lauretana, la quale serve di confine alle due Comunità dalla chiesa del poggio Pinci sino al poggio della Cannelle e alla Fornace della Casa Bianca, dove ritrova la Comunità di Asinalunga e un passo più oltre quella di Trequanda.
    L’Ombrone e l’Arbia sono i due fiumi che passano nella Comunità di Asciano; l’Asso ne lambisce per breve tratto all’oriente
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    i confini. –Copioso è il numero dei torrenti fossi e rii che attraversano o che hanno origine in questa stessa contrada. Il maggiore di tutti è la Biena che nasce 7 miglia toscane a settentrione di Asciano, e dopo un tortuoso giro fra le piagge cretose di Mucigliano, Leonina, Monselvoli e Medane, entra nell’Arbia 7 miglia toscane a ponente di Asciano presso a Monteroni. Più breve tragitto, ma più importante per la parte fisica ed economica è quello percorso dal borro Bestina, il quale scende dal poggio Pinci, fra rupi di spugnone tartaroso, rasentando le mura settentrionali del vecchio castello di Asciano e mettendo in moto molti mulini prima di scaricarsi nell’Ombrone.
    La natura del suolo, da cui è coperta la superficie territoriale di questa estesa Comunità, appartiene nella massima parte a quel gruppo di terreni marini che alcuni geologi appellano
    Proteico, noto nel Senese col nome di crete, nel Volterrano e nelle Pisane colline col titolo di mattajone, o di biancane. – Consiste esso in una marna argillosa color grigio azzurrognolo copiosissima di molluschi fossili marini univalvi e bivalvi di vario genere e grandezza. – Il Dottor Annibale Baldassarri di Siena, e l’abate Ambrogio Soldani di Poppi furono dei primi naturalisti che a contare dalla metà del secolo XVIII cominciarono a studiare, e quindi con più impegno e con occhio filosofico il prof. Gaspero Mazzi va esplorando a’tempi nostri cotesta interessantissima porzione di territorio toscano.
    Limitandoci noi per ora alla contrada in questione, essa, a partire dalle Taverne di Arbia sino alla sorgente dell’Asso, mostra apparentemente la porzione di un antico letto di mare sparso di tumuli e di gibbose irregolari dune, presso che tutte coperte di crete marnose conchigliari. –Screpolate ed arse nell’estiva stagione, traversate quasi a capriccio
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    da sinuosi torrenti e fiumi, che si tracciarono la via fra altissime ripe, girando intorno a profonde voragini d’intralciati valloni, tali crete cenerognole col loro monotono aspetto producono una trista impressione agli occhi e alla mente di coloro che penetrano costà dalle ridenti popolose valli dell’Arno, della Pesa o della Chiana.
    A simili crete, quasi che spogliate fra il luglio e il settembre di vita vegetativa e animale, sovrastano nei punti culminanti delle piagge, o nei luoghi più difesi dagli agenti meteorici, strati ripetuti e orizzontalmente disposti di un tufo arenoso calcareo color leonato e friabile, sparso pur esso, sebben in minor copia, di corpi organici marini, e talvolta terrestri, i quali non di rado alternano con sedimenti ghiajosi. È in quest’ultima qualità di terreno, dove la natura mostrasi più rigogliosa, meno interrotta la vegetazione, più frequente l’abitato, in maggior copia e di qualità più salubre le acque potabili. Avvegnachè, se nelle crete allignano sì bene le graminacee e divengono cotanto saporiti i prodotti delle loro pasture, altronde preferiscono di vivere nei sovrapposti tufi, non tanto le viti, gli ulivi, e altri alberi di alto fusto, ma vi si trova maggior copia di piante dicotiledoni. Cosicché, mentre appariscono deserte le piagge cretose, nelle prominenze coperte di tufo si veggono le reliquie di numerosi castelli o rocche degli antichi conti della Scialenga, le pievi, le fattorie agrarie, e i più frequentati gruppi delle superstiti popolazioni. Argomento plausibile che la contrada fra l’Arbia e l’Ombrone da varii secoli, trovandosi smantellata e priva di quella più fertile e forse più salutifera scorza terrosa, andò fisicamente ed economicamente deteriorando di condizione.
    Diversamente vanno le bisogne intorno alle pendici dei poggi meridionali, che separano la valle dell'Ombrone da quella della Chiana. – Dalle vicinanze di Asciano sino alla vetta di Collalto la natura mostrasi costantemente operosa
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    sotto la crosta di quei poggi, sia che si volga l’occhio a settentrione verso Rapolano,sia che uno si diriga a levante sul poggio di Montalceto. È nelle viscere di tali pendici marnose, non che di altri luoghi limitrofi, dove esiste una continua tendenza alla decomposizione reciproca dei corpi costà dentro rinchiusi; mercé cui emergono costantemente alla superficie del suolo delle sostanze gasose, carbonate e solforate unite insieme a combinazioni novelle. Donde avviene, che i poggi sopra Asciano, a partire dall’Ombrone sino alle sorgenti termali di Montalceto e alle scaturigini del borro Bestina, trovansi incrostati da un pancone di travertino simile a quello che incontrasi fra le Serre e Armajolo di Rapolano. Della quale incrostazione non solamente è formato l’alveo e le scoscese ripe lungo il corso del borro predetto, ma essa serve di fondamento alle fabbriche dello stesso capoluogo, ai campi vitiferi e agli oliveti, i quali propagano le loro radici fra le spugnose concrezioni di quelle pendici sino al livello delle sorgenti termali acidule di Montalceto sul poggio Pinci. A cotesto punto cessa il calcareo concrezionato e nel tempo stesso il cretone marnoso che lo sorregge; e tosto subentra dalla parte superiore del monte una roccia calcareo magnesiaca di colore, alle volte giallo verdastro, più spesso di un rosso acceso, ora disposta a strati e striata, ora di apparenza brecciforme e noccioluta, ricca di ferro ossidato in rosso. Di quest’ultima varietà vidi aperte alcune cave fra i boschi di lecci sulle spalle di Montalceto a levante delle strada Regia Lauretana, la di cui massicciata viene conservata con la rifioritura di tali brecce calcareo ferruginose. Mentre rocce siffatte si prestano favorevolmente alla manutenzione delle strade rotabili, i spugnoni concrezionati e ridotti in travertini, come sono quelli al poggio Pinci, forniscono ottimo materiale all’arte edificatoria, intanto che
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    le acque acidule termali di Montalceto prestano un rimedio potentissimo all’arte medica. – Vedere MONTALCETO, e ACQUE MINERALI.
    Un altro prodotto minerale di questa Comunità utile all’arte vetraria è quello di una minuta arena quarzosa che cavasi sulla vetta del monte presso la strada Regia Lauretana poco innanzi di arrivare alla Fornace di
    Casabianca, e in altri contorni sulla schiena di Montecalvoli e di Collalto.
    Fra i principali generi agrarii della Comunità di Asciano occupano il primo posto i cerali, dei quali sono feracissime produttrici le estese sue crete, cui succedono immediatamente i pascoli che alimentano i mercati di Siena e delle Terre limitrofe per la copia vistosa di allievi vitellini e pecorini, otre i grassi e saporiti latticini che danno le mandre indigene, o quelle che si conducono a pascolare in coteste crete.
    L’ulivo, la vigna e il frutto dei gelsi sono la risorsa maggiore dei poggi che spalleggiano da grecale a libeccio la Comunità sino alla terra di Asciano. Il gelso per altro e la vite con altri alberi da frutto s’incontrano anche nelle piagge meridionali, e più frequenti si trovano lungo l’Arbia. La coltivazione della ricca pianticella tintoria del zafferano orientale, che sì bene prosperava nelle terre cretacee nei primi secoli dopo il mille, e del di cui prodotto fanno fede il Mattioli, e prima di lui i documenti dei secoli XII, XIII, e XIV, questa coltivazione da lunga pezza fu trasandata nella Comunità di Asciano e nelle crete di Val d’Ombrone, dove soleva seminarsi a campi come le piante leguminose. –
    Vedere VERGELLE.
    Ha preso invece credito la coltura di un altro bulbo, la patata, dopo specialmente quella trista annata del 1817 che fece convertire anche i più recalcitranti contro l’uso di questa facile e sicura ancora di salvezza corporale e nutritiva.
    Scarseggiano, già
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    dissi, nelle crete di Asciano gli alberi di alto fusto, i quali altronde in grande estensione sogliono prosperare e vivere in famiglia sulle alture e nei poggi all’oriente e scirocco del capoluogo vestiti di castagni, di lecci, di cerri, di albatri, e di altre piante boschive. Quivi trovano copioso nutrimento, le mandre di pecore, quelle di majali; e di qua traggono materia all’opera manifatturiera alcune arti che si esercitano in Asciano e nella sua Comunità, fra le quali molte fornaci da calcina e da mattoni, due da majoliche e terraglie comuni, mentre la fabbrica di vetri cessò ivi alla nostra età, senza però cessare la fornitura delle vesti ai vetri delle fornaci di Trequanda e Scrofiano.
    Dopo il regolamento economico dato alla Comunità di Asciano dalla mano benefica di LEOPOLDO I, nel dì 9 dicembre 1777, furono riuniti in un solo magistrato comunitativo per risiedere in Asciano i rappresentanti di tre antiche Comunità e di 27 comunelli o popolazioni comprese nel già descritto circondario.
    Erano nel numero delle prime
    Asciano, Chiusure e Monte SS. Marie.
    Chiamavansi Comunelli, i seguenti villaggi: 1.
    Calceno; 2. Cortine; 3. Casale de’frati; 4. Castelnuovo Bersi; 5. Funino; 6.Grania; 7. Leonina; 8. Locano; 9. Medane Chigi; 10. Medane Spennazzi; 11. Melanino; 12. Monselvoli; 13. Monte Baroni; 14. Monte Cerconi; 15. Monte franchi; 16. Montalceto; 17. Montauto Giuseppi; 18. Montecalvoli; 19. S. Martino in Grania; 20. Mucigliano; 21. Rencini; 22. Roffeno; 23. Ripa sotto Modine
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    ; 24. Torre a Castello; 25. Vescona (S. Giovanni); 26. Vescona (S. Florenzo); 27. Villanuova.
    Attualmente le sunnominate 30 contrade sono riunite in 17 popoli o parrocchie, come risulta dal prospetto qui appresso, dove sono indicate le frazioni di sei popoli, le chiese de’quali trovansi situate ed appartengono ad altre Comunità.
    Attraversa il territorio di quella di Asciano nella sua maggiore lunghezza, da maestro a levante scirocco, la strada Regia Lauretana,oltre varie Comunitative rotabili, la quali staccansi dal capoluogo o dalla strada Regia suddetta. Una di esse esce da Asciano per la porta di
    Chiusure conduce al castello di questo nome, al Monte Oliveto Maggiore, e di là a Buonconvento. Due altre vie comunitative si staccano dalla Regia Lauretana sopra al subborgo del Prato, una delle quali dirigesi a greco per le Serre e a Rapolano, e l’altra a scirocco fra Chiusure e Montalceto sale a Trequanda. Finalmente una quarta esce dal subborgo inferiore di Campalboli, e rimontando alla destra ripa dell’Ombrone, conduce a Monte Sante Marie.
    È compresa nel territorio, sei miglia toscane a ostro libeccio di Asciano, la grandiosa badia di Monte Oliveto Maggiore nel popolo di
    Chiusure.
    Il Potestà di Asciano per le cause criminali di pende dal Vicario R. di Asinalunga, mentre questi per gli atti di polizia e governativi riferisce col Governo di Siena.
    La Cancelleria Comunitativa di Asciano è di quarta classe. Essa comprende le Comumità di Asciano, di Rapolano e di Castelnuovo Berardenga. Risiede in Asciano un ingegnere di Circondario del Dipartimento di ponti e strade. La conservazione delle Ipoteche e l’ufizio del Registro di questa Comunità è in Siena.
    La Comunità di Asciano mantiene un maestro di scuole elementari, due medici ed un chirurgo.
    Vi ha luogo ogni venerdì un mercato settimanale di
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    bestiame, granaglie e mercerie.
    Vi si tengono 5 fiere per anno; il 4 di febbrajo il 26 aprile; l’11 e 12 giugno; il 10 agosto, e la quinta nel lunedì dopo la terza domenica di settembre.
    Asciano fu patria di varii uomini di merito. Fra i pittori fiorì un Giovanni detto da Asciano; fra gli ascetici un Fra Girolamo Generale degli Ingesuati; fra i valorosi di cuore e di mano quel campione Guido d’Asciano, il quale nel 1376 insieme con Betto Biffoli di Firenze combattè corpo a corpo di faccia a due eserciti quelli orgogliosi Brettoni, che dileggiando la nazione e il valore degli italiani, offesero più specialmente l’onore dei fiorentini. (AMMIRATO
    Historiae fiorentinae Lib. XIII).

    POPOLAZIONE della Comunità di ASCIANO distribuita per Parrocchie

    - nome del luogo: ASCIANO, titolare della Chiesa: S. Agata (Collegiata), diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 2465
    - nome del luogo: Badia a Roffeno, titolare della Chiesa: SS. Jacopo e Cristofano, diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 217
    - nome del luogo: Can a Grossennano, titolare della Chiesa: S. Maria Assunta, diocesi da cui dipende: Pienza,
    abitanti n° 157
    - nome del luogo: Chiusure, titolare della Chiesa: S. Michele, diocesi da cui dipende: Pienza,
    abitanti n° 526
    - nome del luogo: Creta, titolare della Chiesa: S. Vito (Pieve), diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 456
    - nome del luogo: *Grania, titolare della Chiesa: S. Martino, diocesi da cui dipende: Siena,
    abitanti n° 131
    - nome del luogo: Leonina, titolare della Chiesa: S. Bartolommeo, diocesi da cui dipende: Siena,
    abitanti n° 249
    - nome del luogo: Montacuto, titolare della Chiesa: S. Andrea, diocesi da cui dipende: Siena,
    abitanti n° 312
    - nome del luogo: Montalceto, titolare della
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    Chiesa: SS. Alberto e Sabino, diocesi da cui dipende: Arezzo, abitanti n° 213
    -nome del luogo: Montecalvoli, titolare della Chiesa: SS. Jacopo e Cristofano, diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 201
    - nome del luogo: Montecerconi, titolare della Chiesa: S. Clemente, diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 116
    - nome del luogo: Montecontieri, titolare della Chiesa: S. Giovanni Evangelista, diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 130
    - nome del luogo: Mucigliano, titolare della Chiesa: S. Andrea (Pieve), diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 81
    - nome del luogo: *S. Nazzario di Chiusi, titolare della Chiesa: S. Nazzario, diocesi da cui dipende: Siena,
    abitanti n° 251
    - nome del luogo: *Torre a Castello, titolare della Chiesa: S. Maria, diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 233
    - nome del luogo: Vescona o Pievina, titolare della Chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 134
    -nome del luogo: Vescona Villa, titolare della Chiesa: S. Florenzo, diocesi da cui dipende: Arezzo,
    abitanti n° 156

    Frazioni di popolazioni, le cui chiese sono situate fuori della Comunità di ASCIANO

    - nome del luogo: Belsedere, titolare della Chiesa: S. Antonio abate, comunità in cui risiede: Trequanda, abitanti n° 74
    - nome del luogo: Collanza, titolare della Chiesa: S. Giovanni Batista, comunità in cui risiede: Masse di S. Martino,
    abitanti n° 55
    - nome del luogo: Guistrigona, titolare della Chiesa: S. Donato, comunità in cui risiede: Castelnuovo Berardenga,
    abitanti n° 21
    - nome del luogo: Presciano, titolare della Chiesa: S. Paolo, comunità in cui risiede: Castelnuovo Berardenga,
    abitanti n° 88
    - nome del luogo: Rapolano, titolare della Chiesa: S. Maria Assunta abate,
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    comunità in cui risiede: Rapolano, abitanti n° 78
    - nome del luogo: Seravalle, titolare della Chiesa: S. Lorenzo, comunità in cui risiede: Buonconvento,
    abitanti n° 12

    Totale abitanti n° 6356

    POPOLAZIONE della Comunità di ASCIANO a tre epoche diverse

    - popolazione dell'anno 1640,
    abitanti n°4618
    - popolazione dell'anno 1745,
    abitanti n°4677
    - popolazione dell'anno 1833,
    abitanti n°6356

    N. B.
    L'asterisco * indica che una porzione di quel popolo appartiene ad altre Comunità sotto il cui Articolo verrà riportata la sua frazione.

    ASCIANO nella Valle dell’Ombrone senese. – Dove dice: Il podestà di Asciano dipende dal vicario R. di Asinalunga, si dica: La podesteria di Asciano con la legge del 2 agosto 1838 é stata convertita in vicariato R. che abbraccia anche la giurisdizione civile della podesteria di Rapolano, la quale fu soppressa. La sua Cancelleria comunitativa comprende attualmente le Comunità di Asciano, di Rapolano e di Trequanda.
    La popolazione della Comunità di Asciano nell’anno 1833 ammontava con i suoi annessi a 6356 individui, Mentre nel 1845 essa contava 6508 abitanti, come appresso:

    ASCIANO (collegiata),
    Abitanti N.° 2638
    Badia a Roffeno, Abitanti N.° 230
    Canonica Grossetana,
    Abitanti N.° 153
    Chiusure,
    Abitanti N.° 632
    Collanza,
    Abitanti N.° 141
    Creta (Pieve di),
    Abitanti N.° 485
    Grania (
    porzione), Abitanti N.° 143
    Leonina,
    Abitanti N.° 284
    Montalceto (
    porzione), Abitanti N.° 144
    Montauto (
    porzione), Abitanti N.° 135
    Montecalvoli (
    porzione), Abitanti N.° 132
    Montecerconi,
    Abitanti N.° 124
    Montecontieri,
    Abitanti N.° 139
    Mucigliano,
    Abitanti N.° 87
    S. Nazzario (
    porzione), Abitanti N.° 176
    Torre a Castello (
    porzione), Abitanti N.° 277
    Vescona (Pievina di),
    Abitanti N.° 138
    Vescona (Villa di),
    Abitanti N.°
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    164

    Annessi
    Belsedere; da Trequanda, Abitanti N.° 41
    Guistrigona;
    da Castelnuovo Berardenga, Abitanti N.° 24
    Presciano;
    dalle Masse di San Martino, Abitanti N.° 101
    Ponte a Tressa;
    dalle Masse di San Martino, Abitanti N.° 48
    Rapolano;
    da Rapolano, Abitanti N.° 72
    TOTALE,
    Abitanti N. ° 6508

    OMBRONE SANESE (Umbro major fl.) – Distinguo coll'epiteto di maggiore questo fiume reale della Toscana, sia perché di un corso assai più lungo e di valle assai più estesa che quella dell'Ombrone pistojese, come ancora perché nel suo letto confluiscono molti fiumi subalterni o fiumane, le quali danno esse medesime il nome ad altrettante valli secondarie; come sono le Valli dell'Arbia, dell'Asso, della Merse e dell'Orcia; sia ancora perché l'Ombrone sanese è uno dei fiumi principali che tributa direttamente le sue acque al mar Toscano.
    Comecché cotesto fiume Ombrone debba propriamente ripetere la sua origine dallo sprone meridionale del Monte Fenali sul Chianti, la di cui giogana divide le acque che versano in Arno da quelle che scendono nell'Ombrone, e sebbene di costà sopra al villaggio di S. Gusmè scaturiscano le prime e copiose fonti dell'Ombrone sanese, pure a me sembra cosa più giusta e più vera quella di contemplare e includere nella valle superiore dell'Ombrone tutte le acque sue tributarie, quelle intendo dire che per varii nomi vi fluiscono dalla faccia meridionale della catena dei monti del Chianti, a partire da
    Monte Fenali, da Monte Luco, da Monte Grossi, da Coltibuono, da Radda, da Colle petroso della Castellina fino a Fonte Rutoli.
    Avvegnaché, sebbene le acque che scolano dalla pendice occidentale tra Monte Fenali
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    e Coltibuono, come pure tutti i fossi o canali che fluiscono dal fianco meridionale de’poggi fra Coltibuono, Radda e Collepetroso, non ché quelli della faccia orientale de’monti situati fra Collepetroso e Fonte Rutoli, sebbene coteste acque da varii rivi e torrenti raccolte nella fiumana dell'Arbia si vuotino, pure l'Arbia stessa al fiume dell'Ombrone si marita; per modo che tra la Valle dell'Arbia e questa dell'Ombrone sanese non si veggono frapposte altro che umili colline marnose comuni ad entrambi le vallate.
    Premessa cotesta avvertenza ne conseguita, che le prime fonti dell'Ombrone sanese propriamente detto scaturiscono copiose dai massi di macigno del poggio posto a cavaliere del Villaggio di S. Gusmè, sul di cui dorso esistono le vestigie di una rocca detta di
    Sestaccia, già di Civita mura, volgarmente chiamata Ceta Mura, ad una elevatezza approssimativamente calcolata di circa 800 braccia sopra il livello del mare. – Vedere CETA MURA.
    Le quali fonti si trovano stotto il grado 43° 24' di longitudine e il grado 29° 9' 2" di latitudine; mentre le scaturigini più settentrionali dell'Arbia situate fra Colle petroso e la Castellina s'incontrano nel grado 43° 29' 3" di longitudine e 28° 58' 2" di latitudine, vale a dire, circa 6 miglia più settentrionali e 12 miglia più occidentali delle sorgenti dell'Ombrone.
    A voler pertanto accompagnare l'andamento di questo fiume conviene scendere con lui dai poggi di S. Gusmè per Castelnuovo e il monastero della Berardenga, e di là proseguendo il cammino verso ostro passare fra Rapolano e Monte SS. Marie, quindi arrivare alla porta settentrionale di Asciano, dove, attraversato il ponte, l'Ombrone piegando a libeccio, e passando fra le colline del Casale de’Frati e quelle di Monte Oliveto Maggiore, arriva davanti al borgo di Buonconvento sulla strada Regia romana che pure trapassa sotto un ponte
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    di pietra poco innanzi di ricevere il dovizioso tributo dall'Arbia, fatta ricca di tutti i suoi confluenti. – Vedere ARBIA fiume.
    A questo punto l'Ombrone riprende la direzione di ostro fino alla confluenza del torrente
    Serlate sulla strada tra Buonconvento e Montalcino, dove volta faccia a ponente costrettovi dall'opposta base dei colli fra Montalcino e Murlo.
    Allo sbocco però del torrente
    Crevole di Murlo l'Ombrone riprende la sua direzione di libeccio, e finalmente voltasi verso ostro appena che dalla ripa destra ha accolto nel suo alveo il tortuoso fiume della Merse. – Vedere MERSE fiume.
    Nella stessa direzione di ostro corre l'Ombrone serpeggiando per una stretta e profonda gola fra le rupi che scendono alla sua destra dai poggi di
    Pari, di Mantauto e di Case Nuovole, e quelle che dalla parte opposta si diramano dalla montuosa contrada di Montalcino, finché passato Monte Antico l'Ombrone sanese dal lato di levante accoglie il tributo della fiumana Orcia resa onusta dai grossi confluenti del Formone, dell'Asso e dell'Ente che ha raccolto per via. – Vedere ORCIA fiume.
    Dopo cotesta unione di corsi d'acqua l'Ombrone entra nel bacino di Paganico, dove il fiume dirigendosi verso ponente arriva sotto le mura di quel castello centrale de’monti maremmani, presso il quale accoglie a sinistra il torrente
    Trisolla, mentre a destra vi fluiscono il Lanzo ed il Gretano.
    A Paganico però l'Ombrone, torcendosi ad angolo acuto, piega il suo corso da ponente a ostro-scirocco, per attraversare l'ultima barriera dei monti di Maremma; sino a che cambia direzione alla confluenza del torrente
    Melacce, là dove dopo un breve corso inverso da scirocco
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    a maestrale riprende il cammino di libeccio, nel qual tragitto lo stesso fiume riceve a destra i rivi che scendono dai poggi di Campagnatico, di Batignano e di Roselle, ed a sinistra il grosso torrente delle Trasubbie e poi il fosso di Majano. A questa ultima confluenza di rimpetto al poggio d'Ischia si apre la valle della Maremma grossetana, che costituisce il quarto ed ultimo bacino, attraverso del quale passa l'Ombrone che ha dal lato di ponente la spaziosa pianura grossetana e il vasto padule di Castiglione della Pescaja, verso cui da poco in qua per doppio canale diversivo artificialmente è diretta una porzione delle sue acque per depositarvi le copiose torbe all'occasione di piene, e colmare bonificando a un tempo stesso quella pestilenziale laguna; mentre l'alveo principale dell'Ombrone dalla parte di levante rasenta le ultime pendici dei poggi di Montiano e della Grancia per vuotarsi finalmente nel mare sotto la torre della Trappola dopo un giro serpeggiante di circa 75 miglia.
    La Valle pertanto dell'Ombrone, che accoglie quasi tutte le acque della Toscana meridionale, qualora si eccettuino quelle del bacino Orbetellano, formato dall'Osa e dall'Albegna, e non contando le Valli superiori della Fiora e della Paglia, fiumi che proseguono il loro corso fuori della Toscana granducale, cotesta Valle dell'Ombrone, a parer mio può suddividersi in 4 bacini; nel primo cioè, e più alto bacino in cui entra l'Arbia con tutti i torrenti e fossi suoi tributarii, e questo lo chiamo il
    Bacino di Siena per esservi compresa cotesta città. Il qual bacino dalle più remote sorgenti dell'Arbia si declina fino passato Buonconvento, là dove l'Ombrone appena accoppiatosi all'Arbia volta bruscamente il cammino da ostro a ponente per farsi strada tra il poggio di Bibbiano Guglieschi e
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    quello della Badia Ardenga. Il qual primo bacino abbraccia una superficie territoriale di circa 200 miglia quadrate toscane.
    Assai più esteso e più importante per la geografia fisica è il secondo ch'io chiamerò
    Bacino di Montalcino dalla città che in esso risiede, poiché comincia allo stretto dell'Ardenga e termina sotto la confluenza dell'Orcia, in guisa che in questa traversa di circa 20 miglia egli accoglie nel suo seno, dalla ripa destra il fiume Merse ricco di tutti i torrenti che in esso fluiscono, a partire dalla schiena dei monti di Prata, dai poggi di Montieri e di Radicondoli sino al Monte Maggio ch'è a settentrione della Montagnuola; mentre dalla ripa opposta entra nello stesso bacino la fiumana dell'Orcia, dopo aver accolto l'altra dell'Asso, la quale scende dai monti di Trequanda e dalle spalle di Montalceto, mentre l'Orcia nasce ne’contorni di Radicofani sotto il cui monte accoglie il Formone, e molto più innanzi l'Ente, due torrenti che partono dalla faccia occidentale e settentrionale del Mont'Amiata con tutti i minori rivi che scendono nell'Orcia da Radicofani e dalle pendici meridionali del Monte Pisis, o di Cetona. – Questo secondo bacino pertanto percorre nella sua maggiore larghezza, dalla schiena dei monti di Prata a quelli di Trequanda, circa 40 minuti di grado in longitudine, e nella sua maggior lunghezza, dal Monte Maggio a Radicofani, 28 minuti di grado in latitudine. – La qual superficie diminuendo sensibilmente in altri punti tanto in larghezza come in lunghezza si può calcolare approssimativamente di 1800 miglia quadrate toscane.
    Il terzo bacino, che io chiamo dei monti della Maremma grossetana, o di
    Paganico, è
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    di tutti il più centrale dell'Ombrone sanese; imperocché principia dallo sbocco del torrente Trisolla che scende da Cinigiano per entrare dalla sinistra ripa nell'Ombrone dirimpetto all'albergo de'Cannicci, e di là avanzandosi verso le mura meridionali di Paganico, il fiume accoglie per via i torrenti Lanzo e Gretano che scendono dalle spalle dei monti di Bellegajo e di Roccastrada.
    Davanti a Paganico l'Ombrone, piegando direzione da ponente a scirocco, scorre fra le estreme falde occidentali de’poggi di Cinigiano e quelle orientali di Campagnatico, finché fra le due confluenze del fosso
    Corticella e del torrente Melacce, che dal lato di levante vi fluiscono, l'Ombrone, dopo il tortuoso passaggio intorno allo sprone di un poggio che stendesi verso la ripa sinistra a scirocco di Campagnatico, riprende la solita sua direzione da grecale a libeccio, calcolate le frequenti sinuosità del fiume, non oltrepassa le 18 miglia di cammino; durante il cui tragitto versano nel suo alveo dalla sponda sinistra, tutti i corsi d'eacqua che scendono dal fianco occidentale fra Monticello e Rocca Albegna, e dalla sponda destra quelli che fluiscono da Casale di Pari e da Roccastrada.
    Contemplando frattanto nella sua maggior larghezza il terzo bacino dell'Ombrone sanese trovo che esso abbraccia 20 minuti di grado nella sua maggior longitudine e 19 minuti di grado nella più estesa latitudine; per modo che, calcolata la media proporzionale, occupa approssimativamente una superficie di 400 miglia quadrate toscane.
    Più breve e meno ampio dei precedenti è il quarto bacino dell'Ombrone sanese, che a buon diritto può appellarsi di Grosseto dalla città che vi risiede, e che termina con il lembo del mare. Questo però se dalla parte di levante trovasi chiuso e circoscritto dai poggi di
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    Monte Orgiali, Montiano, Alberese e Uccellina, non si saprebbe con egual precisione circoscriverne i lembi dal lato occidentale, qualora si dovessero escludere i corsi d'acqua che fluiscono nel padule di Castiglione dalla faccia meridionale del poggio di Prata, dai monti di Sasso Fortino, di Rocca Tederighi, di Monte Massi e dalle pendici orientali di quelli della Pietra, di Gavorrano, di Colonna e di Giuncarico, i quali tutti inviano le loro acque nel detto padule, o direttamente, o per mezzo della fiumana Bruna, che è l'immissario maggiore ed anche può dirsi l'emissario della laguna medesima per il canale di Castiglione, il quale una volta sotto il vocabolo di Salebruna, ora sotto il nome generico di Fiumara, entra nel mare.
    Considerato però il quarto ed ultimo bacino di Grosseto insieme con gl'influenti nel padule prenominato, esso si estende nella sua maggiore lunghezza da grecale a libeccio per 14 miglia circa, e da scirocco a maestrale che sarebbe la sua maggiore ampiezza per l'estensione di 29 miglia. Dondeché prendendo la media proporzionale, il bacino dell'Ombrone grossetano occuperebbe una superficie di circa 260 miglia toscane quadrate, quandoché lo stesso bacino diminuirebbe di spazio della metà, se dovesse separarsi dal medesimo il vallone della
    Bruna.
    Ricapitolando frattanto la superficie della intiera Valle superiore e inferiore dell'Ombrone sanese, compresi tutti i valloni e vallecole ad essa subalterne, la medesima abbraccerebbe circa 2660
    miglia quadrate toscane, suddivisa nei quattro seguenti bacini, cioè:

    Nel primo bacino di
    Siena, migl. 200
    Nel secondo bacino di
    Montalcino, migl. 1800
    Nel terzo di
    Paganico, migl. 400
    Nel quarto bacino di
    Grosseto, compreso il vallone della Bruna, migl. 260
    TOTALE,
    migl. Quadrate 2660

    Delle vicende idrografiche e fisiche accadute dopo l'Era volgare nel bacino di
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    Grosseto fu fatta parola agli articoli GROSSETO e LITTORALE TOSCANO, e si avrà luogo di ritornarvi sopra agli Articoli PADULE DI CASTIGLIONE, VIA AURELIA NUOVA, o EMILIA DI SCAURO.
    Rispetto agli altri tre bacini di
    Siena, di Montalcino e di Paganico rinvierò per maggior brevità il lettore agli Articoli delle respettive Comunità e a quelli delle VALLI DELL’OMBRONE SANESE e sue tributarie.

    VALLE DELL’OMBRONE SANESE. – E’ questo dopo l’Arno il secondo fiume reale che attraversa il Granducato in una direzione quasi opposta a quella degli ultimi 5 bacini sotto Arezzo percorsi dall’Arno. Io dissi in direzione quasi opposta considerando, che il corso dell’Ombrone nella Provincia superiore sanese è diretto da settentrione a ostro, mentre quello della Provincia inferiore, variando alquanto direzione, piega verso libeccio.
    Dividendo pertanto la
    Valle dell’Ombrone sanese in quattro bacini, nel primo di essi comprenderò la città ed i pressi di Siena con il vallone d’Arbia, a partire dai monti del Chianti e dal Monte Maggio fino alla gola fra la Badia detta dell’Ardenghesca a sinistra ed il poggio di Bibbiano Giulieschi alla sua destra, e chiamo questo primo il Bacino di Siena dalla città principale che gli dà il nome.
    Includerò nel secondo
    Bacino il corso tortuoso dell’Ombrone sanese dalla gola della Badia Ardenga fin sopra la confluenza dell’Orcia quasi di fronte a Monte Antico; nel quale tragitto il fiume predetto accoglie i copiosi tributi che gli recano dal lato destro le acque del vallone della Merse; e chiamo questo secondo Bacino della Valle dell’Ombrone sanese col titolo di Montalcino dalla città che lo avvicina.
    Segnalerò il terzo
    Bacino sopra la confluenza dell’Orcia fino alla
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    gola d’Ischia d’Ombrone, nel quale tragitto oltre che gli portano il tributo, a sinistra la fiumana dell’Orcia ed i torrenti Melacce e Trasubbie, riceve dal lato destro quelli dei torrenti Lanzo e Gretano; distinguendo questo terzo Bucino col nome della Terra di Paganico dalla sua centralità quasi in mezzo a cotesta sezione.
    Finalmente appello quarto
    Bacino della Valle dell’Ombrone sanese quello che porta il nome della capitale della Maremma sanese, Grosseto, di dove l’Ombrone dalla Gola d’Ischia scende fino al mare.
    Comprendo in quest’ultimo
    Bacino tutti i valloni tributarj diretti o indiretti che fluiscono nel quarto Bacino dell’Ombrone sanese, sia che entrino direttamente in mare, sia che vi si rechino per mezzo delle due foci dello stesso fiume; la prima delle quali vi sbocca mediante il suo antico alveo sotto la torre della Trappola, e l’altra vi fluisce per i canali diversivi che tendono a bonificare il Padule di Castiglion della Pescaja.
    Dondechè considero come altrettanti valloni compresi nel
    Bacino Grossetano quelli della Bruna, della Sovata, della Fossa e di tutti gli altri corsi d’acqua che si perdono nel Padule testé nominato.
    Riprendo pertanto a segnalare la superficie teritoriale e gl’individui che abitavano nel 1833, e nel 1844, nel primo
    Bacino di Siena, dopo avere indicato a volo d’uccello gli Articoli ASCIANO, BUONCONVENTO, BERARDENGA (CASTELNUOVO DELLA), SIENA (TERZI DI) ecc. ecc. la natura dei terreni di cotesta Valle superiore dell’Ombrone, mi limiterò qui a riepilogare i territorii comunitativi e la popolazione di ciascun bacino di cotesta Valle alle due epoche già indicate.

    PROSPETTO della SUPERFICIE TERRITORIALE e della POPOLAZIONE della VALLE SUPERIORE DELL’OMBRONE
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    SANESE ossia del BACINO DI SIENA COMPRESI I VALLONI SUOI TRIBUTARJ negli anni 1833 e 1844

    1. nome del Capoluogo della Comunità: Asciano
    superficie territoriale in quadrati agrari: 63285,36
    abitanti nel 1833: n° 6356
    abitanti nel 1844: n° 6575
    2. nome del Capoluogo della Comunità: Buonconvento
    superficie territoriale in quadrati agrari: 18765,25
    abitanti nel 1833: n° 2579
    abitanti nel 1844: n° 2586
    3. nome del Capoluogo della Comunità: Castellina in Chianti (per 1/3 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 9642,10
    abitanti nel 1833: n° 998
    abitanti nel 1844: n° 1142
    4. nome del Capoluogo della Comunità: Castelnuovo Berardenga
    superficie territoriale in quadrati agrari: 51957,03
    abitanti nel 1833: n° 7124
    abitanti nel 1844: n° 7253
    5. nome del Capoluogo della Comunità: Gajole (per 3/4 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 28197,00
    abitanti nel 1833: n° 3292
    abitanti nel 1844: n° 3433
    6. nome del Capoluogo della Comunità: Masse del Terzo di Città
    superficie territoriale in quadrati agrari: 16828,15
    abitanti nel 1833: n° 4234
    abitanti nel 1844: n° 4069
    7. nome del Capoluogo della Comunità: Masse del Terzo di S. Martino
    superficie territoriale in quadrati agrari: 17364,68
    abitanti nel 1833: n° 4359
    abitanti nel 1844: n° 4457
    8. nome del Capoluogo della Comunità: Monteriggioni (per 1/4 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 7234,92
    abitanti nel 1833: n° 758
    abitanti nel 1844: n° 809
    9. nome del Capoluogo della Comunità: Monteroni
    superficie territoriale in quadrati agrari: 30981,62
    abitanti nel 1833: n° 2364
    abitanti nel 1844: n° 3332
    10. nome del Capoluogo della Comunità: Murlo (per 1/3 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 11126,74
    abitanti nel 1833: n° 601
    abitanti nel 1844: n° 767
    11. nome del Capoluogo della Comunità: Rapolano (per 4/5 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 19245,62
    abitanti nel 1833: n° 2602
    abitanti nel 1844: n° 2816
    12. nome del Capoluogo della Comunità: SIENA, città
    superficie territoriale in quadrati agrari: 484,23
    abitanti nel 1833: n° 18860
    abitanti nel 1844: n° 20588
    13. nome del Capoluogo della Comunità: Sovicille (per 1/4 circa)
    superficie territoriale in quadrati agrari: 10537,00
    abitanti nel 1833: n° 1843
    abitanti nel 1844: n° 1651

    - TOTALE superficie
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    territoriale in quadrati agrari: 285649,70
    - TOTALE abitanti nel 1833: n° 56170
    - TOTALE abitanti nel 1844: n° 59488


    Dal
    Prospetto antecedente apparisce, che il primo Bacino della Valle dell’Ombrone sanese occupa quadrati 285649,70, pari a miglia toscane 355 _ circa; nella quale superficie nel 1833 abitavano 56170 persone, a ragione di quasi 158 abitanti per ogni miglio quadrato portati nel 1844 fino a circa 167 individui per ogni miglio quadrato.

    RECAPITOLAZIONE della SUPERFICIE TERRITORIALE e della POPOLAZIONE delle Comunità comprese nei quattro BACINI DELL’OMBRONE SANESE negli anni 1833 e 1844

    1. nome del bacino dell’Ombrone sanese: BACINO DI SIENA
    superficie territoriale in quadrati agrari: 285649,70
    abitanti nel 1833: n° 56170
    abitanti nel 1844: n° 59488
    2. nome del bacino dell’Ombrone sanese: BACINO DI MONTALCINO
    superficie territoriale in quadrati agrari: 219660,63
    abitanti nel 1833: n° 18726
    abitanti nel 1844: n° 19812
    3. nome del bacino dell’Ombrone sanese: BACINO DI PAGANICO
    superficie territoriale in quadrati agrari: 409462,16
    abitanti nel 1833: n° 30661
    abitanti nel 1844: n° 31882
    4. nome del bacino dell’Ombrone sanese: BACINO DI GROSSETO
    superficie territoriale in quadrati agrari: 360309,97
    abitanti nel 1833: n° 11397
    abitanti nel 1844: n° 12804

    TOTALE superficie territoriale in quadrati agrari: 1275082,46
    TOTALE abitanti nel 1833: n° 116954
    TOTALE abitanti nel 1844: n° 123986
Localizzazione
ID: 273
N. scheda: 3500
Volume: 1; 3; 5
Pagina: 151 - 156; 659 - 662; 656 - 658, 660
Riferimenti: 28220
Toponimo IGM: Asciano - Fiume Ombrone
Comune: ASCIANO
Provincia: SI
Quadrante IGM: 121-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1708088, 4790050
WGS 1984: 11.56353, 43.2361
UTM (32N): 708151, 4790224
Denominazione: Asciano, Sciano, Azano - Locano - Ombrone Sanese - Valle superiore dell'Ombrone Sanese, Senese (Bacino di Siena)
Popolo: (S. Ippolito in) S. Agata ad Asciano
Piviere: (S. Ippolito in) S. Agata ad Asciano
Comunità: Asciano
Giurisdizione: Asciano
Diocesi: Arezzo
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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