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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Monsummano, Monsulmano Basso (e Alto) - Cave di Marmi

 

(Monsummano Terme - Croce (a N))

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    MONSUMMANO, e MONSULMANO (Mon. Summanus) in Val di Nievole. – Due paesi, MONSUMMANO ALTO, castello sulla sommità del monte omonimo con chiesa plebana (S. Nicolao), e MONSUMMANO BASSO, borgo e capoluogo di Comunità e Giurisdizione con chiesa parrocchiale (S. Maria, anticamente S. Vito sotto Monsummano) già Diocesi di Lucca, ora di quella di Pescia, nel Compartimento di Firenze. Siede il Castello di Monsummano Alto nella cima di un monte quasi isolato da quelli che per Serravalle si rialzano nei Monti di sotto a Pistoja sino a Mont’Albano, fra la Valle dell’Ombrone pistojese, la Val di Nievole e il Val d’Arno inferiore. All’incontro il borgo, ossia la terra di Monsummano Basso, trovasi in pianura alla sinistra del fiume Nievole sulla strada provinciale che guida per la Chiesa nuova a Fucecchio nel Val d’Arno inferiore. È costà la residenza del magistrato comunitativo e del potestà della comunità di Monsummano e Monte Vettolini, detta anche delle Due Terre di Val di Nievole. – Le quali comunità delle Due Terre furono riunite insieme col loro territorio dopo l’organizzazione parziale delle medesime ordinata con motuproprio del 23 gennajo 1775. Il Castello di Monsummano Alto è nel grado 28° 29’ longitudine, e 43° 52’ 4” latitudine, a 597 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, calcolato dalla sommità del campanile della pieve. Io non starò a ripetere col Propesto Gori, né con qualche altro più moderno scrittore, ciò che fu detto sull’origine e nome di Monsummano, derivandolo dal Sommo Mane (il Plutone de’Pagani) piuttosto che dalla sua località, ossia dalla elevatezza del monte, sulla cui sommità questo castello fu fabbricato. Né starò a dire quanto sia ridevole la divisa
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    parlante, o dir si voglia l’arme che nei secoli bassi fu presa per distintivo dal magistrato comunitativo di Monsummano, raffigurandola in un castelletto di sei monti con sopra una mano aperta, siccome è quella illustrata dal Manni. (Sigilli antichi, T.V Sigillo X). Gioverà piuttosto all’istoria il rintracciare le memorie meno dubbie sulle vicende civili e politiche dei due paesi omonimi (Monsummano Alto e Basso) nei quali ebbero signoria i nobili di Maona, di Montecatini e di Capraja, che compariscono nella storia lucchese e in quella di Pistoja, ora ligi dei vescovi di Luccha, ora alleati e talvolta nemici di uno dei due comuni. All’Articolo MAONA e MATO (S.) si accennò in qual modo sino dal mese di marzo 1128 Uberto eletto vescovo di Lucca acquistasse da Ansaldo abate di S. Antimo e dal priore di S. Mato a Vinci la metà delle possessioni spettanti a quel priorato; le quali erano situate in Val di Nievole, e persino nei contorni di Lucca; segnatamente poi nella corte di S. Vito sotto Monsummano a Maona, a Montecatini ecc. –(MEMORIE LUCCHESI T. IV, P. II). Fra la membrane appartenute al monastero di S. Mercuriale di Pistoja, attualmente riunite nell’Archivio Diplomatico Fiorentino se ne trova una del 22 marzo 1143 scritta presso la chiesa di S. Vito sotto Monsummano, con la quale Sinibaldo del fu Riguccio e Galdia sua moglie venderono per il prezzo di 27 soldi lucchesi alla chiesa e monastero di s. Martino a Varazzano nel popolo di Baronto a Lamporecchio, soggetta alle monache di S. Mercuriale di Pistoja, un pezzo di terra posto in luogo detto la Corcella. Fu rogato nella stessa chiesa di S.
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    Vito un altro istrumento in data del 9 marzo 1320, col quale il nobile milite Guglielmo del fu Baccio degli Ughi di Pistoja prese la consegna e il possesso della chiesa di S. Vito posta alle falde di Monsummano della diocesi di Lucca, quando era il padronato dei frati Serviti del convento di S. Maria in Poggio di Pistoja. (località citata Conventi dei Serviti di Pistoja). A quell’età anche la pieve di S. Lorenzo a Vajano era amministrata dalla nobile famiglia Tedici di Pistoja, siccome lo dà a conoscere il testamento dettato in Pistoja lì 29 aprile 1318 da Simone del fu Ranuccio de’Tedici pievano di S. Lorenzo a Vajano diocesi di Lucca, col quale dopo varj legati istituiva in erede universale Giovanni di Gino di Renuccio suo nipote (località citata Carte dell’Opera di S. Jacopo di Pistoja). – Vedere CERBAJA (S. DONNINO A). il Lami, appoggiato a una memoria dello storico pesciatino Galeotti, riporta nel suo Odeporico al 1105 un’atto pubblico nei seguenti termini. “ Boso abbas, atque custos monasterii S. Antimi et S. Tommae permutat, et dat Ildebrando comiti filio bon. mem. Rodulfi comitis mediantem de curte et castello (manca il nome) de casis et paludibus…. Cum Ecclesia S. Viti juxta flumen Neule: ab occidente via de Monte Summano, quae pervenit ad pontem Neule, et est in episcopatu lucensi, ad reddendum solidos viginti bonos expendibiles de moneta lucense, et cum pacto quod in necessitas de beatis equitare mecum, et cum meis successoribus per episcopatum florentium, pistoriensem, et lucensem, et in curia domini Imperatoris, etc”. Io non saprei come conciliare l’infeudazione del 1105 con quella del 1128, tanto più che non trovo tra i nobili di Maona di quella età un conte Ildebrando nato da un Conte Rodolfo, ma
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    sivvero un Ildebrando di Maona figlio di Alberto: quello cioè che fu rammentato all’Articolo MAONA in proposito appunto di una promessa fatta nell’anno 1130 a Uberto vescovo di Lucca di non molestarlo nel possesso e diritti poco innanzi acquistati sulla metà del castello e corte di Monsummano. Infatti Tolomeo lucchese nei suoi annali ci avvisa, che nel 1181 il conte Guido, chiamato Burgundione, signore di Monsummano, della Verrucola sopra Maona e di Serra, promise con giuramento al Comune di Lucca di consegnare i predetti castelli alle armi lucchesi per servirgli di appoggio e di offesa contro i pistojesi in ogni caso di guerra. Comecchè andasse la bisogna, certo è che i due annalisti lucchesi, Tolomeo e Beverini, si trovano d’accordo nell’ammettere sotto l’anno 1218 la compra fatta dal Comune di Lucca di Monsummano e suo distretto, consistente in terre, case, boschi, pasture e pescagioni, vendute loro da D. Ugo abate di S. Antimo (e non di S. Antonio com’è stampato per errore); il qual castello si dichiara attinente al priorato di S. Mato a Vinci. A questa stessa compra di Monsummano appella eziandio lo statuto lucchese del 1308 al capitolo 26 del libro I, che ha per titolo: De tenendo et conservando compram de Monte Summano tempore consulatus Paganelli Strambi, Albertj Januensis, Petri Sassi, Ubaldi Malpilii, Lamberti Masnerii. Il castello di Monsummano fini al quarto decade del secolo XIV fu governato a nome del Comune di Lucca per il temporale, siccome da lunga mano dipendeva dai suoi vescovi nello spirituale il piviere di S. Lorenzo a Vajano, di cui erano filiali le chiese di S. Michele a Monte Vettolini, e di s. Vito sotto Monsummano. Caduta però Lucca in potere di Uguccione della Faggiuola, e fatta per lui di guelfa ghibellina, fu
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    cagione che la parte guelfa di Toscana, di cui Firenze era il perno più saldo, movesse contro Lucca un esercito poderoso della stessa Lega, alla testa della quale era stato eletto Roberto re di Napoli. Fu nel declinare dell’anno1314, che molti castelli forti della Val di Nievole, fra i quali Monsummano e Montecatini vennero investiti e occupati per pochi mesi dall’esercito fiorentino. Sennonché dopo la rotta da questi ricevuta nel piano di Montecatini l’armata guelfa dovè ritirarsi in scompiglio, abbandonando al vincitore la Val di Nievole coi paesi del val d’Arno inferiore; i quali furono tosto rioccupati dai lucchesi cui quelle popolazioni si conservarono quasi costantemente lige durante il regime del prode Castruccio successore di Uguccione. Ma appena mancato questo valoroso campione lucchese furono intavolate trattative di pace tra i Fiorentini e i Pistojesi (24 maggio 1329), cui tennero dietro quelle con le terre e castella della Val di Nievole; cioè di Pescia, Montecatini, Buggiano, Uzzano, di Colle Buggianese, Cozzile, Massa, Monsummano e Monte Vettolini, ecc; e coteste terre essendo confederate insieme vennero comprese sotto il nome collettivo della Lega di Val di Nievole. – Ma più specialmente a Monsummano appella una riformagione della Signoria di Firenze del 22 maggio 1331, in cui trovansi registrate le capitolazioni simili a quelle accordate agli altri comuni della suddetta valle. Nella qual occasione la Repubblica Fiorentina approvò gli statuti della comunità delle Due Terre di Monsummano e Monte Vettolini; cioè, in quell’anno medesimo, in cui di novembre fu inviato in primo potestà a Monsummano Paolo de’Bordoni di Firenze, e un altro potestà a Monte Vettolini. Il possesso di Monsummano e delle altre terre della Val di Nievole tolte alla Repubblica di Lucca, venne stabilmente confermato ai fiorentini dopo le trattative concluse nel 1339
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    con Mastino Della Scala, a cui Lucca era stata qualch’anno innanzi venduta dall’Imperatore con tutto il suo territorio e giurisdizione. – Vedere LUCCA. Fra le carte dell’Archivio generale di Firenze pervenute nel Regio Diplomatico della stessa città se ne conservano varie relative alla consegna semestrale dei castellani della torre di Monsummano, e della rocca di Monte Vettolini, sotto gli anni 1338, 1341 e 1377. Per egual modo vi si trovano alcuni atti di possesso preso dai potestà di Monte Vettolini negli anni 1362 1365 e 1368. Nel mese di settembre del 1368 il Comune di Firenze essendo stato avvisato di un tradimento che meditavasi, per consegnare ai nemici della Repubblica il castello di Monsummano, la Signoria fece rimunerare Jacopo Valori da Pupiglio del contado di Pistoja che lo aveva rivelato. –(MANNI, Sigilli antichi T.V, Sigillo x). Da quell’epoca in poi Monsummano non cambiò più padrone, né di governo, se non quando dalla Repubblica Fiorentina passò nel 1530 nel dominio ducale, e poi granducale della Toscana, cui tuttora le Due Terre di Val di Nievole col respettivo distretto sono di buon grado soggette.

    MOVIMENTO della popolazione della città di MONSUMMANO ALTO e BASSO, e di MONTE VETTOLINI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    MONSUMMANO ALTO e BASSO

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 109; totale della popolazione 419.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 226; femmine 199; adulti maschi 234, femmine 336; coniugati dei due sessi 410; ecclesiastici 24; numero delle famiglie 291; totale della popolazione 1427.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 379; femmine 407; adulti maschi 331, femmine 454; coniugati dei due sessi 808; ecclesiastici 15; numero delle famiglie 415; totale della popolazione 2394.
    ANNO 1839: Impuberi maschi 402; femmine
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    455; adulti maschi 366, femmine 424; coniugati dei due sessi 898; ecclesiastici 15; numero delle famiglie 473; totale della popolazione 2560.

    MONTE VETTOLINI

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 181; totale della popolazione 848.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 229; femmine 204; adulti maschi 318, femmine 384; coniugati dei due sessi 488; ecclesiastici 5; numero delle famiglie 287; totale della popolazione 1635.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 301; femmine 269; adulti maschi 197, femmine 200; coniugati dei due sessi 523; ecclesiastici 11; numero delle famiglie 259; totale della popolazione 1501.
    ANNO 1839: Impuberi maschi 276; femmine 272; adulti maschi 261, femmine 248; coniugati dei due sessi 579; ecclesiastici 14; numero delle famiglie 264; totale della popolazione 1650.

    Comunità delle Due Terre di Val di Nievole, ossia di Monsummano e di Monte Vettolini. – Cotesta comunità abbraccia una superficie territoriale di 9528 quadrati agrarj, compresi 234 quadrati di corsi d’acqua e strade. Abitavano nel 1833 costà 5209 persone, a ragione di 560 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile. La figura iconografica di cotesto territorio si accosta alla sferoidale un poco angolare dal lato di ostro. Trovasi a confine col territorio di quattro Comunità. – Dal lato di settentrione si tocca con quello comunitativo di Serravalle, partendo dalla ripa destra del fiume Nievole, che tosto attraversa nella direzione di ostro a levante per entrare nella così detta Forra de’Bacchini; quindi per termini artificiali, percorre la collina a settentrione del poggio di Monsummano Alto, e di là si dirige verso scirocco cavalcando la strada pedonale di Monte Vettolini finché giunge al viottolo di Montirici. A questo punto cessa il territorio di Serravalle, cui sottentra a confine l’altro di Lamporecchio, e di conserva le due comunità,
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    piegando a ostro, poi a libeccio, rasentano la ripa di sinistra del rio de’Brogi, finché trovado il viottolo della pieve di Vajano che presto oltrepassano, s’incamminano verso levante nella Forra della Paduletta e di là entrano nell’alveo del torrente Cecina; mediante il quale il territorio comunitativo di Lamporecchio percorre con l’altro di Monsummano, per il tragitto di circa miglia toscane 3 e 1/2 fino al canal maestro della fattoria del Terzo. Questo stesso canale da scirocco a maestrale serve di confine per circa miglia toscane 1 e 1/2 alla Comunità di Monsummano e a quella del Borgo a Buggiano sino al di sotto del così detto Canal del Porto. Costà voltando faccia da libeccio a ponente entra a confine il territorio della Comunità di Montecatini, col quale l’altro di Monsummano fronteggia con termini artificiali per il tragitto di oltre tre miglia toscane, passando per le Case nuove della fattoria del Terzo, ora a destra talora a sinistra, e di nuovo a destra del fiume Nievole, sino a che ritrova il territorio della Comunità di Serravalle al confine donde questa si partì. Fra le montuosità che cuoprono il territorio delle Due Terre di Val di Nievole la maggiore è quella del monte di Monsummano Alto, la cui sommità, presa dalla cima del campanile della pieve, fu trovata braccia 597,3 sopra il livello del mare Mediterraneo, mentre la sommità del campanile della chiesa di Monte Vettolini è stata riscontrata alta braccia 342,8 dall’astronomo medesimo P. Inghirami. Varie strade rotabili attraversano il territorio di questa comunità, o sono dirette a una delle Due Terre. La prima è quella provinciale, detta anche Francesca o del Val d’Arno, la quale staccasi dalla Regia postale di Pescia al Ponte a Nievole e
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    di là per Monsummano Basso, Chiesa nuova di Cintolese, Castel Martini e Stabbia conduce a Fucecchio. Le altre strade rotabili per Monsummano, per Monte Vettolini, o che guidano per la pieve di ruta di Vajano a Larciano e Lamporecchio, o che si staccano dalla provinciale del Val d’Arno per salire a Monsummano Alto e a Monte Vettolini, sono tutte comunitative. Fra i maggiori corsi d’acqua che entrano, o che scorrono per il territorio di questa Comunità, non vi ha che la fiumana della Nievole, la quale incomincia a impadulare nel piano a libeccio di Monsummano lungo il Canal del Terzo. – Portano il nome di rii quelli che scendono dalle occidentali pendici di Monsummano Alto, di Monte Vettolini e di Cecina. Alla Nievole fu cambiato altre volte il suo letto; avvegnachè essa fino dopo la metà del secolo XVII non passò pel territorio di Monsummano, e introducevasi nel padule, non già per il Canale del Terzo, ma per il fosso detto di Messer Alamanno. Allorché però vennero eseguiti i lavori proposti dal Magistrato della Parte (anno 1642) fu levato dal suo antico alveo il fiume Nievole e messo nel territorio di Monsummano sotto le Case nuove, per dirigerlo mediante il Canal del Terzo verso il padule di Fucecchio ad oggetto di colmare alcuni bassi fondi che attualmente costituiscono una porzione della Fattoria della Corona denominata del Terzo. – Nella circostanza, che si dovè scavare un nuovo letto al fiume Nievole, si scuoprirono nel luogo detto la Nievolaccia, grandi frammenti di ossa fossili elefantine, e di mastodonte, uno dei quali fu acquistato dal marchese Girolamo Bartolommei nel secolo passato, siccome assicurò il dottor Carlo Barbacci da Monte Vettolini in una sua lettera del 25 ottobre 1741 a
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    (ERRATA: Domenico Sforzini) Domenico Sforazzini di Terranuova. (MSS. dell’Ogna nella Bibioteca del Seminario fiorentino). A qual epoca rimonti questo nome del Terzo, e per qual cagione si appellasse così, credo di averlo scoperto in una pergamena del 9 febbrajo 1216 appartenuta al vescovato di Pistoja, attualmente nell’Archivio Diplomatico Fiorentino. Imperocchè trattasi in quella di un lodo pronunziato dagli arbitri nel palazzo vescovile di Pistoja, relativamente a una lite che verteva tra Goffredo vescovo di Pistoja e il comune di Monsummano per un motivo della terza parte delle colmate, denominate Episcopali, le quali si dichiarano poste, nel distretto comunitativo di Monsummano, e per la somma di lire 50 moneta pisana, che il suddetto vescovo pretendeva in vigore di una sentenza anteriormente proferita da Lottario arcivescovo di Pisa. Per la quale controversia le parti avevano compromesso cotesto giudizio in Tagliaferro figlio del conte Alberto, in Stuffaldo figlio di Ugo, ed in Muzio. I quali nel suddetto dì 9 febbrajo 1216, per atto pubblico rogato dal notaro Mercatante, giudicarono che il vescovo di Pistoja dovesse avere il Terzo delle accennate colmate, poste nel distretto di Monsummano, e più lire 40 di moneta pisana. Presso la gronda orientale della fattoria del Terzo comincia il terreno a rialzarsi a proporzione che si accosta all’estrema pendice di una collinetta, sulla quale giace il borgo di Monsummano Basso, che può considerarsi situato sopra un’ultima propagine del monte conico e scosceso, sulla cui cima riposa il castello di Monsummano Alto. Cotesto monte è noto nella litologia per il suo marmo di tinta rossa vinata, che è una modificazione del calcare schistoso compatto. La qual sorta di
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    roccia varia nel colore e nella sua consistenza; poiché dalla tinta lilla passa a quella persichina cupa e di là al rosso ocraceo smorto. Essa è attraversata in varie direzioni da filoncini di spato candido; quella più compatta è anche suscettibile di un qualche pulimento marmoreo, ed infatti si adoprò a Firenze nelle fabbriche del medio evo in concorrenza col marmo rosso di Monte Rantoli, specialmente nelle mura esterne, nel pavimento interno e nel campanile della Metropolitana fiorentina. – Vedere GIUSTO (S.) A MONTE RANTOLI, e MONTE RANTOLI. Nelle pendici poi del Monte Vettolini si incontrano cristalli quarzosi, e piccoli rognoni di pietro-selce sparsi sopra una roccia galestrina. In coteste poggi prospera la vite, l’ulivo ed ogni altra sorta d’albero da frutti, come pesche, susine, meli, fichi, ecc.; mentre la sottostante pianura è feconda di granaglie di piante filamentose e leguminacee, non che di alberi di mori gelsi, di praterie artificiali, di grosse viti maritate ai loppi, ecc.. Rapporto alle condizioni economiche, quanto siano esse migliorate costà dopo le colmate eseguite nel secolo XVII e XVIII nelle fattorie limitrofe al padule di Fucecchio e dopo un meglio regolato scolo d’acque dei fossi che l’attraversano, basta per ogni prova lo stato visibilmente crescente della popolazione di questa comunità, esente da gran tempo da quelle malattie endemiche ed epidemiche che anteriormente e periodicamente l’affliggevano, malattie che fornirono oggetto di ricerche fisico-mediche al celebre dottor Giovanni Targioni-Tozzetti nel suo Ragionamento sopra la Val di Nievole. – Vedere infine del presente Articolo il Movimento progressivo della popolazione di questa Comunità a quattro epoche diverse, cioè, nel 1551, nel 1745, nel 1833, nel 1839. La Comunità mantiene un medico, due chirurghi, e due maestri di suola; dei quali un chirurgo e un maestro risiedono in
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    Monsummano Basso, mentre il medico con l’altro chirurgo e un maestro di scuola stanno in Monte Vettolini. Si tiene in Monsummano Basso un mercato settimanale nel giorno di lunedì e una fiera annuale nel primo mercoledì dopo la madonna di mezz’agosto. La residenza del potestà, e quella dell’ingegnere di Circondario è stata da pochi anni traslocata in Monsummano Basso da Montecatini di Val di Nievole, dove è restata la cancelleria comunitativa. La conservazione delle Ipoteche, e l’esazione del Registro sono in Pescia; il Tribunale di prima Istanza a Pistoja.

    QUADRO della Popolazione delle Comunità delle Due Terre di Val di Nievole ossia di MONSUMMANO e MONTE VETTOLINI a quattro epoche diverse.

    - nome del luogo: Cintolese o Chiesa nuova, titolo della chiesa: S. Leopoldo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° -, popolazione anno 1833 n° 1314, popolazione anno 1839 n° 1456
    - nome del luogo: MONSUMMANO ALTO, titolo della chiesa: S. Nicolao (Pieve), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca),
    popolazione anno 1551 n° 419 (con S. Maria a Monsummano basso), popolazione anno 1745 n° 291, popolazione anno 1833 n° 397, popolazione anno 1839 n° 396
    - nome del luogo: MONSUMMANO BASSO, titolo della chiesa: S. Maria (Prepositura), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca),
    popolazione anno 1551 n° 419 (con S. Nicolao a Monsummano alto), popolazione anno 1745 n° 1136, popolazione anno 1833 n° 1997, popolazione anno 1839 n° 2164
    - nome del luogo: MONTE VETTOLINI, titolo della chiesa: SS. Michele e Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca),
    popolazione anno 1551 n° 848 (con S. Maria a Monsummano basso), popolazione
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    anno 1745 n° 1635, popolazione anno 1833 n° 1501, popolazione anno 1839 n° 1650
    - Totale
    abitanti anno 1551 n° 1267
    - Totale
    abitanti anno 1745 n° 3062
    - Totale
    abitanti anno 1832 n° 5209
    - Totale
    abitanti anno 1838 n° 5666

    MONSUMMANO in Val di Nievole. – Vedere anche l'Articolo MADONNA DI FONTE NUOVA, o di MONSUMMANO BASSO. – Infine si aggiunga. – Nel 1833 la Comunità di MONSUMMANO e MONTE VETTOLINI, ossia delle Due Terre di Val di Nievole, contava 5209 Abitanti e nel 1845 ne aveva 5815, cioè:

    Cintolese,
    Abitanti N.° 1558
    MONSUMMANO BASSO,
    Abitanti N° 2243
    MONSUMMANO ALTO,
    Abitanti N° 387
    MONTE VETTOLINI,
    Abitanti N° 1627
    TOTALE
    Abitanti N.° 5815
Localizzazione
ID: 2767
N. scheda: 31861
Volume: 3; 6S
Pagina: 258 - 263; 149
Riferimenti: 31860, 34650, 53410
Toponimo IGM: Monsummano Terme - Croce (a N)
Comune: MONSUMMANO TERME
Provincia: PT
Quadrante IGM: 105-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1645802, 4859131
WGS 1984: 10.81547, 43.87243
UTM (32N): 645866, 4859305
Denominazione: Monsummano, Monsulmano Basso (e Alto) - Cave di Marmi
Popolo: (S. Vito sotto Monsummano) S. Maria a Monsummano Basso
Piviere: S. Nicolao a Monsulmano Alto
Comunità: Monsummano
Giurisdizione: Monsummano
Diocesi: (Lucca) Pescia
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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