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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Montaguto, Montauto de'Barbolani, di Galbino

 

(Castello di Montauto)

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    MONTAGUTELLO, MONTAGUTO, o MONTACUTO e MONTAGUTOLO. – Più d’un poggio con castellare porta in Toscana il vocabolo di Montaguto, Montauto, Monte acuto, Monte agutulo, o Mont’agutello, nomignoli derivati dalla forma alquanto conica o acuta di quei risalti di monte e di poggio, che sono alquanto più elevati e isolati dai colli vicini, sui quali fu, o dove esiste tuttora un fortilizio.

    MONTAGUTO in Val Tiberina (
    Mons Agutus), ossia MONTAUTO DE’BARBOLANI, o DI GALBINO. – Resedio baronale nella parrocchia di S. Andrea a Galbino, Comunità Giurisdizione e circa miglia toscane 4 a settentrione maestro d’Anghiari, Diocesi di Sansepolcro, già di Arezzo, Compartimento medesimo.
    Il castello, ora villa signorile dei conti di Montauto siede sulla vetta di un monte conico alla destra della fiumana
    Sovara, la quale scorre alla sua base da settentrione a grecale. Cotesto monte, che si alza 1300 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo è quasi staccato dalla giogana di Catenaja che gli resta a maestro, dai poggi della badia di S. Veriano che alzansi al suo ostro, e dai Monti Rognosi che al suo grecale attraversano la Val Tiberina.
    Se la memoria più recondita dei Signori di Montauto non risale a quel Goffredo figlio d’Ildebrando, cui Ottone I, nel 967 (7 dicembre) donò, o confermò i feudi che quel suo fedele possedeva nella
    valle superiore del Tevere, fra Caprese, il Sasso dell’Alvernia, la Massa Verona, con le foreste di Caprile e Trebbio; e di là sino ai confini di Bagno e di Monte Feltro;se ciò non è dimostrato con quella chiarezza che si richiede, io mi limiterò ad un placito dato in Firenze li 25 maggio 1070 dalla contessa e marchesana
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    Beatrice a favore della badia Berardenga, cui assisté, fra gli altri nobili di contado, un Ranieri di Galbino. – Il qual Ranieri ebbe due figli, Bernardino, detto Sidonia, fondatore della badia d’Anghiari, del cui Castello era condominio, e Alberico signore di Galbino e di Montedoglio. Laonde a me sembra, che da cotesti due fratelli provenissero le prime diramazioni dei nobili di Anghiari, di Montedoglio, di Galbino, di Montauto, e di Caprese; e che la stessa prosapia abbeacciasse le possessioni avite sparse nel contado di Val di Verona, ossia nel territorio della Pieve S. Stefano, non che nell’Appennino della Badia Tedalda, siccome fu avvertito agli Articoli Anghiari, Badia Tedalda, Caprese, Galbino e Micciano (Pieve di); e come dovrò discorrerne agli articoli di sopra citati, e non ancora in quest’opera pubblicati.
    Era uno dei discendenti del primo Ranieri di Galbino altro Ranieri
    giuniore nato dal nobile Ardingo di Montauto, cui l’Imperatore Federigo I compartì un privilegio in data del 16 agosto 1187, che nel di 25 ottobre del 1196 1’Imperatore Arrigo VI confermò ai di lui figli Alberto, Matteo e Guglielmino. I quali tre fratelli trovansi rammentati tutti in un arbitrio pronunziato nel 1199 da Ranieri vescovo di Fiesole relativamente al feudo di Castiglione di Montedoglio stato ceduto agli eremiti di Camaldoli. Anche i figli dei suddetti tre fratelli, nell’agosto del 1210, ottennero dall’Imperatore Ottone IV un simile privilegio, che poi Federigo II, nel dicembre 1220, confermò in favore di Matteo e Alberto figli del fu Guglielmino, e a Teobaldo da Montauto. – Negli Annali Camaldolensi sono riportati vari documenti relativi ai signori di Montauto, per essere
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    stati rapporto a Castiglion Fatalbecco, ossia a Montedoglio donatarj e quindi feudatarj del Maggiore di Camaldoli. Fra i detti feudatarj sono ivi rammentati all’anno 1264 (12 settembre) Alberto di Montauto e Isachino di Ubertino; nel 1274 (6 maggio) Bernardino di Montauto, e nel 1285 Isolano ed Alberto con tre figli di Tebaldo ancor pupilli. – (ANNALI CAMALDOLESI T. V.)
    Finalmente Carlo IV nel 13 maggio 1355, stando in Siena, riunì in un solo tutti i privilegi, degl’Imperatori Arrigo VI, Ottone IV e Federigo II a favore dei nobili di Montauto, che confermò a istanza e onore di Niccolò, di Tebaldo e di Alberto figli del fu Ranieri d’Andrea da
    Montauto de’Barbolani.
    Allorché nell’anno 1336 la città di Arezzo col suo territorio per opera di Saccone Tarlati si fu sottomesse alla Repubblica Fiorentina, restaronvi compresi anche i nobili da Montauto figli di Andrea de’Barbolani con tutti i loro fedeli e consorti: Item quod filii Andreae de Monte Aguto Barbolanorum pro earum personis et dicto castro de Monte Aguto et ejus curia et eorum fidelibus, etc.... Et quod in dicto castro de Monte Aguto, et intra foveas dicti castri nullus possit intrare ultra voluntatem praedictorum filiorum Andreae, etc…. – (RIFORMAG. DI FIRENZE.)
    Nel trattato di pace concluso nel 3 giugno 1345 fra i Fiorentini, Perugini, e Aretini da una parte, ed i magnati del contado d’Arezzo dall’altra parte, si trovavano compresi tra questi ultimi i Barbolani, eccettuati Guido da Montauto coi figli e nipoti di lui, e Ciapetta da Montauto con la sua prole. (
    loc. cit.)
    Il primogenito fra i suddetti tre figli del fu Ranieri stati privilegiati dall’Imperatore Carlo IV, cioè Niccolò da Montauto, si accasò con una figliuola di messer Tarlato Tarlali.
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    Per cotesto matrimonio il ramo di Niccolò sorse in maggior potenza degli altri consorti; ed alla stessa diramazione appartenne quel Lazzaro di Niccolò da Montauto, che nel 15 ottobre del 1384, e nel 18 luglio del 1385 domandò alla Signoria di Firenze l’accomandigia perpetua della sua contea di Montauto, la quale ottenne nel 28 agosto 1385 previa la consegna agli uffiziali della Repubblica Fiorentina della Torre della Chiassa, coll’obbligo di offrire alla chiesa del S. protettore di Firenze ogn’anno nella festa di S. Giovan Battista un palio del valore di 5 fiorini (il quale poi fu ridotto a lire 35) e tassando gli abitanti di Montauto come parte del contado aretino nell’offerta di un cero di libbre dieci.
    Giovanni figliuolo del suddetto Lazzero da Montauto si accasò con donna Jacopa nata dal conte Neri del fu Conte Tancredi de’Conti di Modigliana signore di Porciano. Il qual Giovanni da Montauto nel 17 settembre del 1428, per rogito di ser Cristofano di Francesco di Benedetto d’Arezzo, vendé per 468 fiorini d’oro tutte le possessioni ed entrate che egli ritraeva dal Castello di Soci nel Casentino.
    Nel 1450 la contessa Jacopa, figliuola del già conte Neri, era restata vedova del nominato Giovanni da Montauto, poiché l’Ammirato nell’istoria della famiglia de’Conti Guidi, all’anno 1450, cita un istrumento del 21 agosto in cui la suddetta contessa si qualifica tutrice de’nobili Piero, e Niccolò da Montauto nati da lei e dal defunto Giovanni suo marito.
    Nel 1502 essendosi ribellata la città di Arezzo, il governo della Repubblica fiorentina inviò Francesco da Montauto con un corpo di armata onde comprimere e castigare i rivoltosi; ma quel capitano poco fedele, invece di servire la Repubblica Fiorentina, si giovò di quei mezzi che i suoi governanti gli avevano fornito per dare appoggio, anziché punire i ribelli. Ben presto però fu
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    pagata la pena dal traditore con la rovina della rocca di Montauto, allorché la Signoria di Firenze comandò, che fosse tolta una parte di territorio a quei conti e che la giurisdizione del paese restasse sottoposta al vicario che teneva la repubblica Fiorentina in Anghiari.
    È altresì vero che, per decisione del 26 aprile 1513, i conti di Montauto furono reintegrati nel possesso e giurisdizione di quella contea alle condizioni istesse convenute nell’accomandigia del 1385, nella quale essi furono mantenuti sino alla legge che disciolse i feudi granducali.
    De’più noti e famosi capitani di cotesta prosapia citerò Otto da Montauto, il quale nel 1529 combattè al servizio dei Fiorentini, sebbene non con molta buona fede; se vero è che, mentre Otto guardava con varie compagnie la terra di Prato e il suo contado, a lui fosse stato commesso di passare in Mugello per dispergere le genti papaline condotte dal Ramazzotto, incaricandolo fiduciariamente di far in maniera di avere in mano Maria Salviati Vedova di Giovanni dei Medici insieme col suo figlio Cosimo, i quali nella villa del Trebbio si ritrovavano; sicché avendo in potere questo come un rampollo della casa dominatrice, quella come sorella d’Jacopo Salviati, personaggio potentissimo appresso il Pontefice Clemente VII, alla repubblica poteva per molti rispetti tornar comodo. Ma Otto da Montauto senza andare alla villa del Trebbio, piegò verso Barberino per reprimere le genti del Ramazzotto, e tolta loro gran parte del bottino, se ne tornò diviato a Prato. – Per la qual cosa poco dopo lo stesso Otto fu richiamato a Firenze, e sotto colore di aver ucciso un cittadino, creatura del potestà Lottieri, fu messo in carcere, e datogli de’tormenti non senza tema di più rigorosa esecuzione. – (AMMIR.
    Stor. Fior. Lib. XXX).
    Fu però lo stesso capitano ben rimunerato dal duca Cosimo I, giacché
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    appena questi salì sul trono di Firenze, Otto da Moutauto fu luogotenente della milizia ducale a Montemurlo, mentre ne era generale Alessandro Vitelli. In seguito Otto fu inviato comandante a Piombino dallo stesso Cosimo I, pel quale più tardi combatté nella guerra senese.
    Nel tempo che lo stesso Otto serviva negli eserciti il duca Cosimo, e che Federigo di Galbino col grado di maestro di campo militava nel campo imperiale-mediceo contro Siena, dove Otto fu primo governatore per il duca, un altro Montauto di Bartolommeo de’Barbolani veniva condannato in contumacia dai tribunali di Cosimo de’Medici, e gli si confiscavano i beni, per esser passato al servizio del Francesi nella stessa guerra di Siena.
    Francesco d’Alberto da Montauto arrivò al grado d’ammiraglio delle galere granducali, e fu governatore di Porto Ferrajo per Cosimo I. Così il di lui nipote Alberto di Muzio di Francesco da Montauto esercitò per lungo tempo 1’ufizio di capitano di galera ed era stato nominato ammiraglio quando gli mancò la vita.
    È anche noto l’ardire di un altro ammiraglio, Ottavio da Montauto, il quale ricuperò due galere al Granduca Cosimo II, penetrando arditamente con le sue dentro al porto de’Turchi, dove quelle erano state condotte.
    È opinione che costà in Montauto fosse accolto dai signori del luogo, già consorti dei conti di Caprese, il Serafico S. Francesco, per la cui intercessione si vuole che i conti di Galbino ottenessero la grazia di un segnale notturno di certa fiammella che apparisce sopra il castello di Montauto tre notti innanzi che accada la morte di un qualche individuo della famiglia de’conti medesimi.
Localizzazione
ID: 2786
N. scheda: 32100
Volume: 3
Pagina: 274 - 276
Riferimenti: 33140, 33141
Toponimo IGM: Castello di Montauto
Comune: ANGHIARI
Provincia: AR
Quadrante IGM: 115-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1740990, 4828176
WGS 1984: 11.98505, 43.56915
UTM (32N): 741054, 4828351
Denominazione: Montaguto, Montauto de'Barbolani, di Galbino
Popolo: S. Andrea a Galbino
Piviere: SS. Annunziata alla Sovara
Comunità: Anghiari
Giurisdizione: Anghiari
Diocesi: (Arezzo) Sansepolcro
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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