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Montalcinello, Montalcino

 

(Montalcinello)

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    MONTALCINELLO, una volta MONTALCINO (Mons Ilicinus) in Val di Merse. – Castello con pieve antica (S. Magno) nella Comunità e circa 4 miglia a settentrione di Chiusdino, nella Giurisdizione di Radicondoli, diocesi di Volterra, Compartimento di Siena.
    Siede sopra un colle, alle cui falde, fra settentrione e levante scorre il torrente
    Quarta, e fra ostro e scirocco il fosso Sajo, entrambi i quali si vuotano nel torrente Feccia.
    Il Castello di Montalcinello, già detto di Montalcino, probabilmente dalle piante di Leccio che rivestivano sino dalla sua origine cotesto colle, fu antica signoria dei vescovi di Volterra della famiglia di quei dinasti portassero alla stessa mensa parte della loro eredità avita e con essa varii luoghi e porzioni di castelli del contado volterrano, è un argomento, sopra il quale non sembra che gli storici toscani abbiano finora istituito opportune indagini.
    Agli
    Articoli CHIUSDINO e FROSINI rammentai un lodo del 1134, mercé cui fu deciso che Guido, Tedice, Pepone e Monaco figli del Conte Ugo e della contessa Gena dovessero accordare a Crescenzio Pannocchieschi vescovo di Volterra, ai di lui successori e vassalli un’asilo necessario in tempo di guerra nel loro castello di Frosini con giuramento di non molestare il suddetto vescovo nel dominio della metà del Castello e corte di Chiusdino, quando già l’altra metà era tenuta dai medesimi quattro fratelli. Egual promessa i Pannocchieschi dovettero fare a due altri feudi del vescovo Crescenzio; cioè del Castello e corte di Montalcino (Montalcinello) e del castello di Montieri.
    Da questo lodo pertanto si comprende, che i signori di Frosini e di Chiusdino, della casa prenominata, erano, a quel che a me sembra, consorti non solo dei conti della Gherardesca, ma ancora feudatarii del vescovo Crescenzio, il quale apparteneva alla stessa famiglia magnatizia, siccome lo
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    era quel potente vescovo di Volterra Ildebrando Pannocchieschi che fu privilegiato da Federigo I e da Arrigo VI. – Vedere VOLTERRA.
    In un documento degli 8 ottobre 1201, esistente fra le pergamene della comunità di Volterra riunite
    nell’Arch.Dipl.Fior., trattasi di una donazione fatta da Ildebrando Vescovo di Volterra di alcuni predj al monastero di S. Galgano. Il quale atto fu rogato nel castello di Montalcino della diocesi e contado di Volterra, cioè, in questo Montalcinello dove quei prelati avevano casa. Infatti i successori del testé rammentato Ildebrando facevano coniare le loro piccole monete di rame non solamente in Montieri e Belforte, ma ancora in Montalcinello; e fu il vescovo di Volterra, Ranieri degli Ubertini, quello che nel 1290 fece edificare la chiesa plebana di S. Magno in Montalcinello.
    Nel 1349, allorché fu variato l’ordine del governo politico di Volterra, a cagione di gravi discordie nate fra il Comune e il vescovo Filippo Belforti, questi dovendo recarsi a Roma, affidò la custodia dei Castelli di Berignone e di Montalcinello a un figlio di Ottaviano Belforti. Se non che nel 1356 si vide subentrare nel dominio del castello di Montalcinello la Repubblica di Siena al nuovo eletto di Volterra. Un tal vero è dimostrato da alcuni contratti esistenti nell’
    Arch.Dipl.Sanese (Kaleffo nero N°.182.185.186.187. e 188.) nelle Cronache, e nelle Istorie di Siena.
    Nel primo istrumento del Kaleffo nero trattasi del possesso preso nel 1360 del castello, corte e distretto di Montalcinello, a nome del Comune di Siena, per autorità concessagli dal vescovo di Volterra, qualmente in vigore delle obbligazioni e concessioni fatte dai prelati della chiesa volterrana, egli prendeva possesso per il Comune di Siena del castello e corte di Montalcinello. – Il terzo istrumento appella al giuramento di fedeltà e sottomissione
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    fatta dagli uomini di Montalcinello alla Repubblica senese della loro terra, corte e distretto; dopo di che i Signori XII governatori di quella Repubblica (quarto documento) dichiararono gli abitanti di Montalcinello cittadini senesi, a condizione di dover pagare i dazj e gli altri pesi consueti a soffrirsi dagli abitanti della loro città; e con che quegli abitanti comprassero il sale dal Comune di Siena a 20 soldi lo stajo, e offrissero ogn’anno alla cattedrale nel giorno di S. Maria Assunta un palio del valore di lire 25, oltre 4 ceri di una libbra l’uno.
    Nel 1365 fu pattuito fra i Signori XII governatori di Siena da una parte, e due rappresentanti del vescovo di Volterra per l’altra parte, che gli uomini di Montalcinello avrebbero sborsato al Comune di Siena lire 250 per anno, oltre la solita offerta del palio e dei 4 ceri; e viceversa che sarebbe in libera facoltà dei vescovi di Volterra di eleggere il giudicente di Montalcinello con diritto sulle cause civili, miste e criminali; le quali convenzioni cinque anni dopo furono approvate e giurate dagli uomini di Montalcinello. – (ARCH.DIPL.SEN.
    Kaleffo nero n°214, 217 e 218).
    Staccato Montalcinello in tal guisa dal contado e giurisdizione temporale di Volterra, da quell’epoca in poi si è costantemente mantenuto sotto il governo di Siena, anche dopo che il territorio di quella repubblica fu riunito alla corona Medicea di Firenze.
    Si è detto qui sopra, che i Vescovi di Volterra facevano coniare le loro piccole monete di rame non solamente in Montieri e in Belforte ma ancora in Montalcinello. Di qual lega, quali impronte, e di qual valore esse fossero, lo attestano due istrumenti del 14 agosto 1321 e 8 giugno 1323, allorquando il vescovo Rainuccio concedè facoltà ad alcuni coniatori e appaltatori il coniare la moneta piccola, ossia
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    crosa, nei suoi castelli di Berignone o di Montalcinello, a condizione che ogni libbra di lega contenesse mezz’oncia di argento puro; dalla qual libbra nel 1321 si fabbricavano si fabbricavano 55 soldi. Ma nel 1323 fu convenuto che da una libbra dalla stessa moneta si coniassero 58 soldi. Coteste monete da una parte avevano scolpite una croce con la parola in giro Vulterra; e nel rovescio mezza figura del Vescovo in abito pontificale con le parole intorno Episcopus Rainuccius.
    La moneta grossa d’argento, ossia la lira volterrana, conteneva per ogni libbra sette once di argento fine, in guisa che equivaleva a 17 soldi e denari 10 della lira fiorentina. –
    Vedere VOLTERRA.
    La pieve di S. Magno a Montalcinello non ha chiese succursali. – Essa nel 1595 contava 314 abitanti; nel 1640 ne aveva solamente 114; nell’anno 1745 era risalita fino a 221, e nel 1833 noverava 496 abitanti, 59 dei quali entravano nella Comunità di Radicondoli, gli altri in quella di (
    ERRATA: Casole) Chiusdino.

    MONTALCINELLO. – In fine si aggiunga. – Nel 1845 la sua parrocchia noverava 456 Abitanti nella Comunità principale di Chiusdino, oltre 60 individui che entravano nella Comunità di Radicondoli. – Totale 516
    Abitanti.
Localizzazione
ID: 2794
N. scheda: 32200
Volume: 3; 6S
Pagina: 288 - 289; 150
Riferimenti: 12630
Toponimo IGM: Montalcinello
Comune: CHIUSDINO
Provincia: SI
Quadrante IGM: 120-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1668954, 4784951
WGS 1984: 11.08036, 43.2
UTM (32N): 669018, 4785125
Denominazione: Montalcinello, Montalcino
Popolo: S. Magno a Montalcinello
Piviere: (S. Giovanni a Sorciano) S. Magno a Montalcinello
Comunità: Chiusdino
Giurisdizione: Radicondoli
Diocesi: Volterra
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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