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(Montaperto, Monte Aperto, Montaperti) Montapertaccio

 

(Montapertaccio)

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    MONTAPERTO, MONTE APERTO, e MONTAPERTI in Val d’Arbia. – Contrada che prese il nome da un colle, sul quale risiedeva un castelletto omonimo, attualmente distrutto, ed appellato Montapertaccio. Diede egualmente il titolo a una chiesa parrocchiale (S. Maria) da lungo tempo riunita a quella di S. Maria a Dofana, nel piviere di Pacina Comunità Giurisdizione e 4 miglia toscane a ponente libeccio di Castelnuovo della Berardenga,. Diocesi di Arezzo, Compartimento di Siena, dalla quale ultima città Montaperto è circa 5 miglia toscane a levante.
    Dal colle di Montaperto prende il vocabolo tutto il valloncello fiancheggiato a ponente dal fiume Arbia, a partire da Vico d’Arbia fino al ponte delle Taverne d’Arbia, mentre è circoscritto a scirocco dal torrente
    Biena che gli scorre da settentrione a libeccio; ed è il valloncello stesso attraversato dal minor torrente Malena, che al colle di Montaperto bagna il fianco orientale.
    È questa la contrada, che più d’ogni altra divenne famosa nella storia delle repubbliche della Toscana, per esser accaduta nel dì 14 settembre 1260 nei campi di Montaperto, la memorabile battaglia vinta dai Ghibellini sopra i Guelfi, costà dove seguì.

    Lo strazio e il grande scempio
    Che fece l’Arbia colorata in rosso.

    Costà dove fu battuto, vinto e annullato (diceva il Malespini) il popolo vecchio di Firenze, che era durato in grande stato per anni dieci; costà donde derivarono esilii spietati, confische barbare, vendette crudeli contro i fautori del Guelfismo, in guisa che ne fu commosso lo stesso ghibellino poeta, tostochè egli fece esclamare a Bocca degli Abati, messo fra i traditori nel ghiaccio dell’Antenora:

    Se tu non vieni a crescer la vendetta
    Di Mont’Aperti perché mi moleste?

    Nel raccontare il
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    clamoroso fatto d’arme di Montaperto, gli storici non si trovano fra loro d’accordo rispetto agli avvenimenti che lo precedettero, o che più d’appresso ne conseguitarono. Pure concedendo coi più che non fossero meno di 30 mila pedoni e di mille cavalieri della lega guelfa, rendesi difficile a credere che tutta quell’oste combattesse in sui colli di Montaperto, come prima degli altri disse il Malespini, contemporaneo scrittore, che segnalò 30 e più mila combattenti da una sola parte, accampati in una superficie di circa mezzo miglio quadrato. – Nè tampoco fia da prendersi alla stretta parola l’autore medesimo quando soggiunse: che la grande mortalità e presura fu del popolo di Fiorenza a piè, e de’Lucchesi e Orvietani, però che si rinchiusono nel castello di Montaperti, che tutti furono presi e morti. – Dico da non prendersi neppur questa frase in senso rigoroso, tostochè il castellaccio di Mont’Aperto, compresa la sommità del colle, sul quale restano i suoi meschini avanzi, non saria suscettibile di contenere più d’un reggimento di soldati.
    Nella battaglia preaccennata i Fiorentini col materiale dell’armata perderono il carroccio, cui era appesa la famosa campana della
    martinella; per acconciatura della quale, racconta un autografo di Bicherna del 1260, il Comune di Siena vi spese la grossa moneta di soldi 18 e denari 10 d’argento.
    Le mura del Castello di Montaperto vennero restaurate nel 1390; e quelle del castel di Dofana furono costruite nel 1417 con la spesa di fiorini 301, lire 3 e soldi12. – (RIFORMA DI SIENA,
    Lib. blù. Vol. III e V).
    Il primo oggetto meritevole di osservazione nel valloncello di Montaperto è la cappella ottagona di S. Ansano riedificata nel 1507 col disegno del Peruzzi. Il quadro dell’altare fu dipinto dal senese Pietro Laurenzi nell’anno 1379, il sottoposto gradino ha graziose pitturine di Gio.
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    Paolo Pisani. – Vedere DOFANA.
    La chiesa parrocchiale di S. Ansano a Dofana, posta verso il centro del valloncello, conta un’origine forse la più remota di ogni altra, essendo che di questa è fatta menzione sino dal principio del secolo VIII, allorquando un nobile Longobardo per nome
    Willerat la fece restaurare, e che dopo esservi stati innalzati due altari nell’anno 700 dal vescovo sanese Magno fu consacrata. Essa nel 1380 fu riedificata di pianta con l’annessa canonica, porzione della quale trovasi ora convertita in una casa signorile ad uso di villa dei nobili Landucci di Siena. Questo locale è stato più volte devastato; nel 1292 da un corpo di truppe fiorentine capitanato da Luigi da Capua; nel 1446 dall’oste napoletana del re Alfonso d’Aragona; e finalmente nel 1553 e 1554 dall’esercito imperiale all’occasione dell’ultima guerra di Siena.
    La chiesa di S. Maria a Dofana, ora cadente e rovinosa, è posta alla base meridionale del colle di Montaperto, sotto propriamente il castelletto che ha dato il nome alla contrada. Poco lungi di là, verso maestro, sulla strada rotabile,è il palazzo di campagna con l’annessa fattoria di Montaperto e la cappella pubblica di S. Biagio spettante al marchese Antonio Brignole Sale di Genova, che da pochi anni ha acquistato in compra questo latifondo, appartenuto alla famiglia sanese Tommasi e da essa passato in casa Brancadori.
    L’antica parrocchia di S. Maria a Dofana fu traslocata nel prossimo oratorio della suddetta villa di Montaperto, essendochè nel novembre del 1836 per le cure del Marchese predetto, e per quelle del governo, fu messa mano alla nuova chiesa parrocchiale di S. Maria a Dofana che credo oggi compita.
    Cotesta parrocchia nel 1883 noverava 288 abitanti nel tempo che l’altra di S. Ansano a Dofana faceva 118 abitanti –
    Vedere DOFANA E MONTAPERTI.
Localizzazione
ID: 2821
N. scheda: 32480
Volume: 3
Pagina: 321 - 322
Riferimenti: 19750, 37500, 32481
Toponimo IGM: Montapertaccio
Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA
Provincia: SI
Quadrante IGM: 120-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1697850, 4798650
WGS 1984: 11.44065, 43.31623
UTM (32N): 697913, 4798825
Denominazione: (Montaperto, Monte Aperto, Montaperti) Montapertaccio
Popolo: S. Maria a Dofana
Piviere: S. Maria Assunta a Pacina
Comunità: Castelnuovo Berardenga
Giurisdizione: Castelnuovo Berardenga
Diocesi: Arezzo
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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