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Montisi, Monte Ghisi, Monte Chisi

 

(Montisi)

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    MONTISI, già MONTE GHISI, o MONTE CHISI nella Valle dell’Asso. – Castello, stato ridotto a un lungo borgo aperto con due chiese parrocchiali, che una plebana (S. Maria) e l’altra rettoria (SS. Flora e Lucilla) nella Comunità e circa 3 miglia toscane a ostro libeccio di Trequanda, Giurisdizione di Pienza, Diocesi medesima, una volta di Arezzo, Compartimento di Siena.
    Risiede sulla cima pianeggiante in una collina tufacea vestita per ogn’intorno di rigogliose piante di olivi e di vigneti.
    Tutta la contrada di Montisi col palazzo torrito, case e distretto fù signoria dei Cacciaconti della Scialenga e Berardenga derivati dal conte Winigi di origine francese, il quale tenne il governo di Siena per gl’imperatori Carolingi sul declinare del secolo IX. – V
    edere Asciano e Berardenga.
    Infatti nella torre del castello di Montisi, detta poi il palazzo, teneva residenza un ramo dei Cacciaconti, cui nei secoli XII e XIII numerosi vassalli suoi fittuarj recare dovevano l’annuo censo per le terre che tenevano ad enfiteusi e a colonia. Fra i molti documenti tendenti a dimostrare questo vero ne citerò cinque pubblicati dall’antiquario alemanno
    C.F.Rumorh nella sua operetta, pubblicata in Amburgo nel 1830, sulle Origini al proscioglimento de’coloni in Toscana, i quali documenti furono dello stesso autore copiati dagli originali esistenti nell’archivio dello spedale della Scala di Siena.
    Il primo è un istrumento rogato in
    Monteghisi li 9 novembre dell’anno 1213, in cui si tratta della vendita fatta da un Rinaldo Griffolini di Monteghisi e da Giuditta sua moglie per lire 200 sanesi di tre parti pro indiviso degli uomini, case massarizie, ossia poderi, che i detti coniugi possedevano in Monteghisi e nella curia di Montorio; specificando distintamente i fittuarii col loro nome proprio, con quello del padre e
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    talvolta col soprannome o casato. Il secondo documento, dato pur esso in Monteghisi nel primo giorno d’agosto del 1218, è una ricognizione di dominio diretto fatta dai livellarii e vassalli de’Cacciaconti signori di Montisi e del suo distretto. Il terzo documento del 25 agosto 1218 è un lodo, nel quale sono richiamati a riconoscere il padrone diretto cento e più capi di famiglia, tutti livellarii de’detti Cacciaconti; i quali con quell’atto si obbligavano mandare a loro spese ogn’anno sino al palazzo di messer Guido Cacciaconti, di Rinaldo e Ildebrandino figli di Cacciaconte, così pure pagare ai loro eredi in Monteghisi il canone dovutogli in grano per l’affitto dei poderi che essi tenevano dai Signori Cacciaconti nei confini di Monteghisi e di Montorio. Il grano, che pagavano annualmente i fittuarii ivi nominati ascendeva alla vistosa somma di 2120 staja. – Il quarto documento del 14 ottobre 1223 versa sopra il fitto di un podere situato nel distretto di Castel Muzi e di Monteghisi per l’annuo tributo di 12 staja di frumento da portarsi a spese del livellario in Monteghisi alla casa di Guido Cacciaconti ivi presente, oppure de’suoi eredi.
    Finalmente il quinto documento del 1232 dato in
    Monteghisi tratta di un’obbligazione fatta da Ildebrandino genero di Ranuccio seniore per sé e per i suoi eredi ai fratelli Cacciaconte e Ildebrandino figliuoli di Guido Cacciaconti, col quale atto il fittuario si obbliga retribuire ogn’anno 18 staj di grano per un podere che teneva da loro situato nella corte di Monteghisi; qualificandosi nel tempo stesso dei Cacciaconti vassallo; et ex eo vestrum hominem me deinceps esse confiteor, et dictum frumentum promitto vobis dare et pagare ad ipsum starium, cum quo datur ad fictum, et deferre
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    in palatio de Monti Ghisi per totum mensem augusti sub pena dupli. – (Oper. cit. e Archivio dello Spedale della Scala di Siena).
    I Cacciaconti di Montisi sino dal 1175 si erano posti sotto l’accomandigia della Repubblica di Siena, la quale sottomissione fu rinnovata nel 1197, sino a che nel secolo successivo il conte Simone del fu conte Rainuccio de’Cacciaconti, avendo diviso i beni e castelli aviti coi suoi due fratelli Fazio e Cacciaconte, per atto di ultima volontà rogata da Ugolino di maestro Bernardino chierico e notaro, volle istituire suo erede lo spedale di S. Maria della Scala di Siena in tutto ciò che egli possedeva nel castello e corte di Montisi. Infatti dopo la morte del conte Simone, con atto del 20 settembre 1295 dal rettore e frate dello spedale della Scala di Siena furono eletti i sindaci ad oggetto di prendere possesso dei beni di Montisi spettanti a detta eredità sia di vigne, selve e oliveti, come in case ecc., tra le quali possessioni è supponibili che vi fosse la torre, ossia il palazzo che i Cacciaconti innanzi detta epoca volevano abitare in Montisi.
    Infatti in un libro di detto ospedale intitolato
    Memorie di Montisi, a c. 98 viene descritta la stessa torre o palazzo di detto borgo ne’seguenti termini: “Una bella fortezza a uso di palazzo con torre, suoi antiporti e ponte levatojo con chiostro in mezzo e con una bella cisterna murata con fossi e controfossi intorno e con tutte quelle appartenenze che si richiedono ad una fortezza da rendersene bene sicuro". Quindi, ivi si aggiunge "qualmeno nel detto circuito vi sono più abituri, cioè, stanze da granaj, ciglieri e cantine, la qual fortezza è posta presso il castello predetto di Montisi.”
    La fortezza di cui si parla fu ridotta ad
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    uso di fattoria o Grancia dello spedale della Scala di Siena, e quindi allo stesso uso conservasi dagli attuali possessori di detta tenuta, la quale nel 1762 fu dal governo alienata con tutti i poderi, boschi, case e altre pertinenze alla nobil famiglia fiorentina Mannucci Benincasa di Firenze, che attualmente la possiede.
    Nel secolo XV e forse anche nei precedenti faceva ragione in Montisi un giusdicente senese di seconda classe. Gli uomini di Montisi si sottomisero al governo di Cosimo I nell’ottobre del 1554.
    In una devota cappella dedicata alla Madonna delle Nevi, situata fuori dal borgo di Montisi lungo la via che porta (
    ERRATA: a Castel Muzi) a S. Giovanni d’Asso, vi sono sepolti il dottore Ignazio de’Vegni stato medico della Regia Corte di Toscana sulla fine del secolo XVIII, ed il segretario intimo dei quattro defunti Sovrani, quale fu il nobile Giovanni Tommaso Mannucci Benincasa che morì nel marzo del 1814 in Montisi, dov’egli stesso era nato.
    Nella chiesa della pieve di Montisi sopra la porta interna vi è una tavola antica, che mi si disse dipinta in origine per l’altar maggiore del celebre Simone Memmi di Torrita. Non meno pregiata è un’altra tavola esistente nel coro della stessa chiesa, opera di Neroccio di Bartolommeo Landini, fatta fare nel 1496 da Matteo Paci. Vi sono due altri buoni quadri pur essi della scuola sanese, uno del Cav. Nasini e l’altro dipinto nel 1635 da Stefano Volpi allievo del Casolani.
    Montisi nel 1595 aveva 558 abitanti; nel 1640 ne noverava 659, nel 1745 la parrocchia della pieve di S. Maria a Montisi contava 321, e quella di SS. Flora e Lucilla 266 abitanti, mentre nel 1833 la prima parrocchia faceva 467, e la seconda 304 abitanti.

    MONTISI nella Valle dell’Asso. – Al suo luogo si corregga e si aggiunga: che il
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    castello e distretto di Montisi nel 1842 passò dalla Giurisdizione di Pienza a quella di Asinalunga, riunita nel 1846 al Comparimento di Siena. – Dove poi si parla di un quadro di Simone Memmi esistente sulla porta della chiesa plebana, si dica, che sopra la porta interna di detta chiesa vi è una tavola antica, levata dal coro, ma è opera del senese Neroccio.
    Un libro intitolato:
    Memoria di Montisi dello spedale della Scala di Siena, esistito nel Cabreo di detto spedale e scritto nel 1762, passò nei fratelli Cavalier Pietro Leopoldo, e Francesco Mannucci Benincasa attuali possessori dell’antica Grancia di Montisi, stata acquistata nel 1779 da detto spedale. In quel libro pertanto al fol. 98 viene descritta la casa torrita, che lo spedale della Scala aveva in Montisi nei termini seguenti:
    «Una bella fortezza a uso di palazzo con torre e più antiporti con ponte levatojo e chiostro in mezzo avente sotto una grande cisterna murata, il qual palazzo è circondato di fossi e controfossi con tutte quelle appartenenze che si richieggono ad una fortezza. E nel detto circuito vi sono più abituri, cioè stanze di granai,
    ciglieri, cantine, ecc.»
    Si avverta inoltre che la chiesa della Madonna delle Nevi situata fuori del borgo di Montisi è posta lungo la via provinciale di Maremma, altrimenti detta
    Strada Traversa de’Monti che passa da Montalcino, di dove s’incammina nella Repubblica Grossetana, la quale incontra al così detto luogo de’Cannicci.
Localizzazione
ID: 2853
N. scheda: 34950
Volume: 3; 6S
Pagina: 590; 164
Riferimenti: 33630
Toponimo IGM: Montisi
Comune: SAN GIOVANNI D'ASSO
Provincia: SI
Quadrante IGM: 121-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1715634, 4781655
WGS 1984: 11.6531, 43.15847
UTM (32N): 715698, 4781830
Denominazione: Montisi, Monte Ghisi, Monte Chisi
Popolo: S. Maria Annunziata a Montisi
Piviere: S. Maria Annunziata a Montisi
Comunità: Trequanda
Giurisdizione: Pienza
Diocesi: (Arezzo) Pienza
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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