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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Montopoli, Monte Topoli, Topari, Taupari

 

(Montopoli in Val d'Arno)

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    MONTOPOLI, già MONTE TOPOLI, TOPARI, e TAUPARI, nel Val d’Arno inferiore. – Terra, già Castello con borgo annesso difeso da muri e da torri con chiesa plebana (SS. Stefano e Giovanni Evangelista, stata filiale della distrutta pieve di S. Pietro a Mosciano, caposesto diocesano e capoluogo di Comunità nella Giurisdizione di Sanminiato, Diocesi medesima, una volta di Lucca, Compartimento di Firenze.
    Questo paese, che Boccaccio qualificava per
    castello insigne, risiede sul dorso di un poggio tufaceo fra l’Evola che passa al suo levante e i torrenti Chiecina e Cecinella che scendono al suo ponente libeccio, mentre dal lato di settentrione corre il fiume Arno sotto la strada Regia pisana che attraversa il suo territorio per l’altipiano di S. Romano.
    Trovasi Montopoli fra il grado 28°25’ longitudine e 43°40’2” latitudine, a una elevatezza di circa 230 braccia sopra il livello del mare Mediteraneo, 4 miglia toscane a ponente di Sanminiato, 6 a levante di Pontedera, 5 a settentrione di Palaja, e 20 miglia toscane a levante scirocco di Pisa.
    Senza perdersi in congetture, né in fallaci etimologie sull’origine e nome di Montopoli, o
    Monte Topori, dirò che i primi incunabili di questa Terra si confondono con quelli della distrutta sua pieve di S. Pietro a Mosciano, o Musciano, esista nel podere appellato tuttora della Pieve, posto fra la strada comunitativa che da Montopoli va alle Capanne e il torrente Cecinella. Della quale pieve esistono memorie fra le carte dell’Arch. arcivescovile di Lucca, a partire almeno dall’anno 746, quando il Vescovo di quella città diede l’investitura della chiesa battesimale di S. Pietro a Mosciano alla presenza e col consenso di due centenarj, o capi di quella popolazione e di
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    tutti i parrocchiani. – Vedere MOSCIANO (PIEVE di).
    Nei secoli intorno al mille i vescovi di Lucca esercitarono il doppio diritto civile ed ecclesiastico sul castello e abitanti di Montopoli e sopra il suo distretto.
    Uno degli atti più manifesti di padronanza dei prelati lucchesi sopra gli uomini di Montopoli fu quando Rodolfo vescovo di Lucca verso la fine del secolo XII rilasciò Montopoli in pegno al suo creditore per la somma di 2300 soldi d’argento. E ciò sino a che Montopoli non venne redendo dal vescovo Benedetto successore di Rodolfo, il quale restituì i 2300 soldi al creditore lucchese nella guisa che si dichiara in un atto pubblico de’29 ottobre 1191 rogato in Lucca alla presenza di varj testimoni e di un console della stessa città. –
    Vedere LUCCA VOL. II pag. 842.
    Al che arroge l’atto di rinunzia, fatto li 19 marzo 1138 nel borgo San Genesio da due figli del fu Bernardo di Lucardo in mano di Baldicione console di Lucca, del castello di Montopoli a favore di Uberto Vescovo di detta città, alla presenza di un console di Pisa, e di diversi altri consoli fiorentini. – (MEM. LUCCH., T. IV. P. II.)
    Anche in un lodo del 12 aprile 1157, pronunziato dall’arbitro fra il popolo di Marti e questo di Montopoli si citano i consoli di quest’ultimo paese, affinché facessero dichiarare con giuramento agli uomini più anziani e probi del paese, quali erano i confini antichi e meno controversi fra il territorio di Montopoli e quello di Marti. –
    Vedere il seguito dell’articolo alla Comunità.
    Questo stesso documento ci mette sempre più in chiaro che Montopoli sino dal secolo XII aveva i suoi consoli, succeduti probabilmente ai
    centenari della pieve di Mosciano, senza poter dire però che il paese in questione
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    si reggesse a comune.
    Ad ogni modo è certo che in Montopoli i vescovi di Lucca continuarono ad esercitare giurisdizione baronale; sebbene nel secolo XII l’alto dominio di cotesta contrada fosse stato accordato al Comune di Pisa. Ciò viene dimostrato da un diploma concesso a quella repubblica da Federigo I (anno 1161), confermato da Arrigo VI (anno 1192), da Ottone IV (25 ottobre 1209), da Federigo II (anno 1220) e da Carlo IV (9 gennajo 1355); in guisa che in tutti quei privilegi si dichiara, che Montopoli al pari dei paesi situati fra l’Elsa e l’Evola dipendeva dalla giurisdizione politica della Repubblica pisana. Ma ciò che implica l’andamento della storia si è quello di trovare quasi nel tempo stesso, che due di quegl’imperatori confermavano con altri diplomi ai vescovi di Lucca il diritto feudale sopra il castello e corte di Montopoli.
    Tale fu un privilegio dato in Fuligno li 14 dicembre 1209 dall’Imperatore Ottone IV a favore di Roberto vescovo di Lucca, e l’altro spedito da Pisa li 15 febbrajo 1355 da Carlo IV a Berengario principe dell’Impero e vescovo di Lucca, entrambi i quali sovrani confermarono ai gerarchi della cattedrale di S. Martino quel diritto feudale che essi, o più non avevano, o debolmente esercitavano sopra varii castelli della loro diocesi, fra i quali è noverato anche
    Montopoli.
    La prova più solenne che questo Castello sul cadere del secolo XII fosse tuttora soggetto ai vescovi di Lucca, si affaccia in un atto pubblico del 20 agosto 1180, fatto nell’episcopio di S. Martino davanti il vescovo Guglielmo da due consoli di Montopoli per essi e per tutti i
    militi e a nome del popolo di detta Terra, i quali supplicarono quel vescovo loro padrone a volere liberare il Comune di Montopoli e tutti i suoi abitanti, nobili e
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    popolo, dall’interdetto fulminato per la Guida (forse una guida di cavalleria) che quei militi tenevano armata contro la volontà del loro vescovo e signore; e solamente furono liberati dall’interdetto dopo aver essi giurato nelle mani del prelato di stare d’allora in poi ai di lui comandi o a quelli de’suoi successori. A tali condizioni il Vescovo Guglielmo concedé a titolo di benefizio ai due consoli predetti per essi e per tutti i militi di Montopoli la metà della prenominata Guida, purché con essa militassero a onore della mensa, del Vescovo Guglielmo e de’di lui successori. – (MEMOR. LUCCH. T. IV. P. II.)
    Aggiungasi, che nel 1195 vacando di rettore la chiesa parrocchiale di S. Stefano a Montopoli, i consoli uniti al gastaldo di questo paese supplicarono il vescovo di Lucca loro signore ad eleggere il nuovo parroco della medesima. In conseguenza di ciò il Vescovo Guido con atto pubblico del 29 ottobre di detto anno, come patrono della chiesa di Montopoli e signore della stessa Terra elesse ed instituì il sacerdote Ricovero in rettore della cappella di S. Stefano a Montopoli;
    quia sum, diceva il Vescovo Guido, pro Episcopatu Patronus ejusdem Ecclesiae, et Dominus illius Terrae. – (MEMOR. LUCCH. T.IV. P. II.)
    Anche il Pontefice Gregorio IX nel 1237 ordinò agli anziani e all’arcivescovo di Pisa di fare restituire al vescovo di Lucca alcune sue castella prese nel tempo che Pisa era in guerra coi Lucchesi, e nominatamente i castelli di Palaja, S. Gervasio, Monte Castello, Patriglione e
    Montopoli. Lo che accadeva nell’anno medesimo, in cui i rappresentanti di varii magnati e comunità di lega ghibellina si riunirono in S. Maria a Monte per affidare a degli arbitri la decisione vertente fra loro rapporto ad
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    alcuni diritti, alla qual convenzione furono ammessi anche i sindaci della comunità di Montopoli.
    Se però in quell’occasione i Pisani ubbidirono ai comandamenti di Gregorio IX, non tardarono molto a presentarsi nuovi motivi da muover guerra a Lucca e al loro vescovo, cui occuparono nel 1252 dopo un sanguinoso fatto d’armi il castello di Montopoli. Ma appena giunsero novelle del fatto alla Signoria di Firenze alleata de’Lucchesi, fu dato ordine all’esercito fiorentino che da Tizzana nel pistojese si recasse contro l’oste pisana; la quale fu assalita e sconfitta nei campi di Pontedera.
    Sebbene Montopoli allora ritornasse in mano ai Lucchesi, questi lo tennero per poco; avvegnaché la stessa Terra era ricaduta sotto il dominio di Pisa quando Giovanni Visconte giudice di Gallura, grande e potente cittadino pisano, nel 1274, fatto capo de’fuoriusciti guelfi di quella città, contrasse lega coi Fiorentini, coi Lucchesi e con gli altri nemici del governo di Pisa; quindi messosi alla testa di una loro armata nell’anno medesimo di ottobre si recò con la sua oste sopra Montopoli, quale ebbe a patti, che il Castello rimanesse al giudice di Gallura, il quale peraltro nel maggio del 1275 morì in Sanminiato. – (GIOVANNI VILLANI,
    Cron. Lib. VI c. 49, e Lib. VII. C.45.)
    Di poi i Fiorentini nel 1284 rinnovando l’alleanza coi Comuni di Lucca e di Genova, fra i patti della lega fuvvi questo: che i Lucchesi dovessero procurare che il loro vescovo non facesse pagare alle mercanzie e vettovaglie de’Fiorentini il dazio per il pedaggio di Montopoli; lo che dimostra ad evidenza la continuazione di dominio esercitata da quei prelati sopra la Terra in discorso.
    Posteriormente alla detta epoca sembra però che i Montepolesi si costituissero in una certa libertà, tostoché nel 1313 senza alcuna dipendenza dal vescovo di Lucca o da altri popoli, si stabilirono i confini
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    fra quel distretto e l’altro suo vicino di Comugnoli (specie di castelletto esistito fra Stibbio, S. Romano e Sanminiato) quando fu aperta una via dal fiume Arno in fino a Cambiano, oggi Gabbiano, quella intendendosi servire d’allora in poi di linea di confine fra i due popoli – Vedere COMUGNORI.
    Anche nel 1312 gli uomini di Montopoli, essendo in guerra con gli abitanti dell’opposto castel di Marti, ricorsero all’appoggio de’Lucchesi, siccome ai Martigiani loro emuli non mancò il pronto soccorso di Pisa da cui fu messo in rotta l’oste Lucchese. Quindi il Comune di Montopoli ai primi dell’anno 1314 (stile comune) si diede a’Sanminiatesi pochi mesi innanzi che il loro paese venisse occupato dai Fiorentini.
    Ma allora appunto era entrato al comando di Pisa il valente capitano Uguccione della Faggiuola, il quale, dopo essersi fatto signore anche di Lucca, con un esercito di 25000 fanti e di 2000 cavalli nell’aprile del 1315 (stile comune) marciò verso Montopoli tagliando alberi e viti, guastando grano e biade; nel tempo che la sua oste combatteva e atterrava la torre di S. Romano, la rocca di Stibbio ed occupava a viva forza molti altri castelli del distretto di Sanminiato, fra i quali anco Montopoli. – (GIO. LELMI,
    Diario Sanminiat.)
    Stette questa Terra sottoposta al governo di Uguccione, e quindi di Castruccio signore di Lucca, finche alcuni fuoriusciti guelfi Lucchesi d’accordo con un capo popolo di Montopoli a dì 5 febbrajo del 1325 (stile comune) ribellarono Montopoli che fu tosto sottomesso al Comune di Firenze.
    Allora fu che la Repubblica Fiorentina stabilì costà una forte guardia considerando Montopoli e Monte Santa Maria i due posti avanzati del suo distretto occidentale.
    Sennonché Castruccio appena tornato da Roma (nella primavera del 1328), essendo cavalcato con le sue genti nel Valdarno queste penetrarono fino all’antiporto del Castello
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    di Montopoli non senza intelligenza di alcuno di dentro. Ma i soldati che vi erano per la repubblica fiorentina avendo sentito alcunché del tradimento, corsono a difendere vigorosamente la porta, e uccisi molti di coloro che erano già entrati, costrinsero i nemici a tornare indietro. – (AMMIR. Stor. Fior. Lib. VII.)
    Che se la morte di Castruccio, accaduta in quell’anno istesso, in mezzo alle sue vittorie sconcertò il vasto piano del capitano lucchese; se nella pace fra i Pisani i Fiorentini ed altri popoli, firmata li 12 agosto 1329 nella chiesa parrocchiale di Montopoli, fu incluso anche questo paese; non avvenne perciò che i Pisani e i Lucchesi, perdessero di vista l’acquisto di Montopoli, cui però dovettero rinunziare entrambi col trattato fatto nel 1339 fra i Comuni di Lucca e di Firenze, Mastino della Scala e i Veneziani, col quale si rilasciarono ai Fiorentini tutte le Terre che essi già ritenevano dei Lucchesi in Val di Lima, in Val di Nievole e nel Val d’Arno inferiore, fra le quali Fucecchio, S. Croce, Castel Franco, S. Maria a Monte e Montopoli. – Ciò nonostante vi si rivolse per prenderle l’oste pisana mentre Lucca era dominata dai Pisani; locché avvenne appena cacciato da Firenze il duca d’Atene (anno 1343). Nella quale occasione la repubblica fiorentina perdé molte città, terre e castella per colpa, diceva Giovanni Villani, dei nostri rei e barattieri cittadini e castellani di quelle. – (GIOVANNI VILLANI,
    Cronic. Lib. XI e XII.)
    In questo mezzo tempo accadde un fatto singolare, allorché nel maggio dell’anno 1343 fu eletto in Firenze in potestà di Montopoli il milite Cipolla di Lapo del popolo di S. Maria Maggiore, il quale nell’atto di recarsi al possesso del nuovo uffizio in Montopoli (16 maggio 1343) presentò le lettere credenziali non già del duca Gualtieri,
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    ma del gonfaloniere di giustizia e dei priori delle arti di Firenze, singolarità forse unica in tutti gli altri accessi agl’impieghi di potestà del contado e distretto fiorentino in tempo della signoria del duca d’Atene. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte degli Archivi gen.)
    Però innanzi che terminasse l’anno 1343, all’occasione di un trattato firmato li 15 novembre nella sagrestia della pieve, attualmente cattedrale di Sanminiato, fu convenuto, che i Pisani e i Lucchesi non si dovessero intromettere più negli affari politici rispetto a quelle terre e castelli appartenuti in addietro al distretto di Lucca e che poi avevano ubbidito a Firenze, fra i quali paesi s’intendessero stabilmente sottoposti al dominio fiorentino i castelli di Montopoli, di S. Maria a Monte, la fortezza dell’Altopascio ecc. – (AMMIR.
    Stor. Fior. Lib. IX.)
    Non per questo i nemici del Comune di Firenze abbandonarono il pensiero di riavere Montopoli, siccome infatti lo riebbero nel 1347, dopo che il partito dei Gambacorti ebbe cacciato da Pisa la contraria setta de’Raspanti; ma due anni dopo una cavalcata di Fiorentini scortata da Stoldo di Giovanni de’Rossi riconquistò alla repubblica il castello medesimo con altri paesi del Valdarno inferiore.
    Fu allora che con atto dell’8 agosto 1349 Montopoli si sottopose e giurò fedeltà al governo della Signoria di Firenze; la quale con sua provvisione decretò l’istituzione di un vicario per il Val d’Arno di sotto, da cambiarsi ogni sei mesi, fissando per allora la sua residenza in Montopoli con soldati e ufficiali sufficienti a riparare ad ogni sorpresa. Il qual vicario venne traslato in Sanminiato dopo l’acquisto di questa Terra (anno 1370), dove anche oggidì tiene la sua sede.
    Il fatto suddetto che determinò i Fiorentini a destinar Montopoli a residenza di un vicario, per far ragione agli abitanti del Val d’Arno inferiore, darebbe forse peso a quanto
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    supponeva il Lami, il quale nella Notizia sullo stato della Toscana del 1376, data fuori dal Lambeccio, trovando segnata Montopoli per la prima volta fra le 15 terre del Val d’Arno di sotto, ne dedusse, che questo fosse stato una volta il paese più considerabile di cotesta porzione del Valdarno. Ma oltre che in quella Notizia i luoghi sono designati a seconda della posizione geografica della valle, cioè, il primo e l’ultimo delle parti estreme; e non a tenor della grandezza loro, giova anche avvertire, che tra i 15 paesi del Valdarno inferiore ivi accennati, non vi erano che quelli stati una volta, ma allora non più, dipendenti dal Comune di Lucca, dei quali segnossi per ultimo il paese di Staffoli, e per primo il castel di Monte Topoli, sebbene esso fosse già da gran tempo del Comune di Firenze, e conseguentemente del partito guelfo, contrario a quello dell’Impero. È altresì vero che in Montopoli a quell’età avevano fissato domicilio alcune nobili famiglie lucchesi e pisane; come quelle degli Opizzi di Lucca, rammentata nell’anno 1366 all’Articolo MONTE VECCHIO di MONTOPOLI, e un ramo degli Upezzinghi di Pisa abitante in Montopoli all’epoca della pace del 1329; senza dire de’militi, ossiano nobili di Montopoli, della cui casta fu fatta menzione qui sopra intorno all’anno 1180.
    E forse appartenne a qualche altra illustre famiglia quel capitano Bindo da Montopoli che nel 1397 per ordine della Signoria di Firenze si recò in soccorso del duca di Mantova con 200 soldati a cavallo.
    Nella guerra mossa nel 1432 da diversi potentati ai Fiorentini, una compagnia condotta dal capitano di ventura Bernardino della Carda, essendo venuta ad accamparsi presso Montopoli, fu assalita al Caste del Bosco dal Tolentino generale de’Fiorentini, sotto del quale militava quel Jacopo
    Accattabriga
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    da Castelfranco di sotto, capo di 70 lance, che in quel combattimento diede prove di valore, sebbene restasse prigione de’nemici. – (AMMIRAT. Stor. Fior. Lib. XX.)
    Montopoli rimase costantemente fedele al governo di Firenze fino agli eventi del 1529, quando fu assediata questa città dalle armate di Carlo V e di Clemente VII, per maneggio dei di cui partigiani fu ribellata alla Repubblica anche cotesta Terra, sebbene essa ben presto tornasse alla devozione del Comune di Firenze mercé quel capitano Michele da Montopoli figlio di Andrea Toscani Rustichelli, il quale assistito dai suoi commilitoni caricò il generale nemico Pirro da Stipicciano in una zuffa che si accese sotto le mura di Montopoli, che l’anno dopo comandava una compagnia di fanti sotto il valoroso Ferruccio che gli affidò la guardia della città di Pisa unitamente ad altri capitani e al commissario della Repubblica Fiorentina in detta città. – (AMMIR
    . Stor. Fior. Lib. XXX.)
    Dopo la caduta di Firenze Montopoli si sottomise al governo Mediceo, ed in segno di sua obbedienza fece tosto (nel 1531) dipingere sulla facciata del pretorio l’arme delle palle. – (
    MS. nella Marucelliana, Lett. A. N.°229.)
    Questo paese nel giorno della festività di S. Giovanni Battista inviò fino al 1807 l’annuo tributo di sudditanza a Firenze sopra un gran carro dipinto che sosteneva la sua arme parlante, consistente in due topi d’argento sopra sei monti d’oro, arrampicati uno opposto altro ad una croce rossa.
    Gli statuti di Montopoli più antichi fra i superstiti sono del 1360, riordinati nel 1410, mentre era potestà di questa Terra per la Signoria di Firenze Geri de’Galigari cittadino fiorentino. – (
    MS. nella Marucelliana, Lett. A. N. 229.)
    Gli accennati statuti di Montopoli danno a vedere la forma del suo governo municipale, consistente allora in sei difensori, o governatori
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    che si cambiavano ogni 4 mesi, oltre ad un magistrato de’capitani di parte guelfa sottoposto a quello di Firenze.
    Una delle rubriche dello statuto del 1360 accorda facoltà a qualunque abitante del
    borgo vecchio di Montopoli di poter fare l’orto davanti alla sua casa coll’onere di pagare alla Comunità l’annuo censo di un soldo per ciascun orto; e in altra rubrica si obbligano i proprietari delle case che hanno l’appoggio sulle mura castellane, di mantenere a loro spese quel muro pubblico.
    Lo che se non bastasse a dimostrare che il castello antico di Montopoli era circondato di muraglie, lo darebbe a congetturare l’alta torre superstite della fortezza, e le quattro distrutte porte per le quali si entrava nel Castello, che una a settentrione appellata porta S.
    Giovanni, l’altra a scirocco detta la porta d’Uliveta, la terza a levante denominata di Barberia, e la quarta a ponente del Falcone, che nel 1592 fu incorporata nel fabbricato del Monastero di S. Marta.
    Ma le mura di Montopoli verso la metà del secolo XV restarono in parte diroccate da un terribile incendio; per la qual causa la Signoria di Firenze, con sua provvisione del 20 aprile del 1453 ordinò, che de’fiorini 250 d’oro della tassa dovuta all’Uffizio del Monte dal Comune di Montopoli, questo ne pagasse la metà per due anni, a condizione che spendesse l’altra metà nel risarcimento della porzione delle mura rovinate per causa di un incendio fierissimo. – (ARCH. DIPL. FIOR.
    Carte della Comunità di Montopoli.)
    Chiese e Stabilimenti pii. – La chiesa principale di Montopoli è la sua parrocchia plebana sotto l’invocazione dei SS. Stefano e Giovanni Evangelista. Essa che abbraccia sotto la sua giurisdizione quasi tutto il distretto comunitativo, nel 1260 era la prima prioria del piviere di
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    S. Pietro a Mosciano o Musciano, la cui battesimale era posta un miglio toscano circa a maestro di Montopoli, fra la strada che guida alle Capanne sulla Regia postale e il torrente Cecinella. Sino al cadere del secolo XVIII esisté nel luogo della Pieve vecchia un piccolo oratorio a contatto della casa colonica di un podere spettante ai pievani di Montopoli. La suddetta pieve che portava il nomignolo di Mosciano da un casale situato sulla riva opposta della Cecinella, attualmente nella Giurisdizione di Marti, Comunità di Palaja, al principio del secolo XV fu riunita alla sua chiesa filiale di S. Stefano in Montopoli. Ciò è dimostrato da una deliberazione presa li 14 marzo del 1420 (stile comune) dai regolatori delle entrate e uscite del Comune di Firenze, in cui si leggono le seguenti espressioni: “Atteso che la pieve di Mosciano e la chiesa di S. Stefano di Montopoli erano state unite dal Vescovo di Lucca Niccolò Guinigi (che sedé nella cattedra di S. Martino fra il 1494 e il 1425), e che il pievano aveva pagato per detta chiesa una rata sopra l’imposizione di 30,000 fiorini d’oro, ecc., perciò si delibera che il detto parroco non debba essere aggravato né molestato di più”. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Montopoli.)
    Prima però di questa formale riunione della pieve vacchia alla nuova, la chiesa parrocchiale di S. Stefano a Montopoli doveva essere stata insignita del fonte battesimale e del titolo di pieve, siccome lo dimostra altra pergamena della stessa provenienza scritta li 15 giugno dell’anno 1349, con la quale Filippo de’Rossi di Parma canonico parmense e lucchese, e vicario capitolare di Lucca, vacante detta sede, avendo conferito al prete Cipriano di Pistoja la chiesa
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    di S. Matteo a Uliveta del castello e sotto la pieve di S. Stefano di Montopoli, commette al prete Angelo rettore di S. Michele di Limite di metterlo al possesso, ecc. (loc.cit.)
    La pieve di Montopoli era divenuta di giuspadronato del popolo sino da quando fu eretta in chiesa battesimale, siccome lo conferma una deliberazione presa li 27 agosto 1492 dal consiglio generale di detta comunità, con la quale fu investito mess. Piero del fu Lorenzo de’Medici in arbitro del Comune, affinché presentasse una persona idonea alla pieve de’SS. Stefano e Giovanni di Montopoli, che era
    di padronato del popolo, vacante di parroco per morte di Cosimo Ferrini. Lo ignoro se per nuovo pievano eletto fosse quel Francesco Minerbetti che il popolo di Montopoli ricusò di accettare nel 1499, e per cui furono inviate da Roma lettere monitore; so bensì che allo stesso Minerbetti nel settembre del 1511 fu poi conferita dai parrocchiani la stessa pieve, confermandone l’investitura il vicario vescovile di Lucca con breve del 19 settembre di quell’anno. Di poi il pievano stesso Francesco Minerbetti affittò per tre anni i beni della sua pieve per 42 scudi d’oro con i patti di che nell’istrumento rogato in Firenze li 2 febbrajo 1515. – (loc. cit.)
    Nel 13 novembre del 1525 la stessa pieve fu poi conferita dal Pontefice Clemente VII a Francesco di Niccolò di Filippo de’Medici insieme con le cappelle della SS. Annunziata e di S. Francesco situate nella chiesa plebana vacata per rassegna fatta dal pievano Leonino Leonini. (
    loc.cit.)
    Al tempo del pievano de’Medici qui sopra nominato fu fatto il quadro della SS. Annunziata, a pié del quale è registrato l’anno MDXXVI; come pure è opera sua la pila di marmo per l’acqua benedetta posta all’ingresso
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    della chiesa con l’arme de’Medici.
    La pieve di Montopoli minacciando ai tempi nostri rovina fu restaurata tra il 1817 e il 1823 con la spesa di 22850 lire, metà delle quali raccolte da pie oblazioni e il restante somministrato dalla pietà del Principe suo patrono, e dalle rendite della pieve. – La chiesa ha una sola navata con lo sfondo di una cappella a
    cornu epistolae.
    Il monastero, ora conservatorio di S. Marta, fu fondato dov’era la porta del
    Falcone tra il 1592 e il 1598 per disposizione testamentaria di Simone di Sebastiano Ganucci, che visse e morì in Montopoli; il quale lasciò sei poderi per quelle monache Agostiniane dopo aver ottenuto dal Vescovo di Lucca la facoltà d’impiegare nella fabbrica del Monastero le pietre delle deserte e rovinose chiese poste nel distretto di Montopoli, cioè, S. Martino di Vajano, S. Andrea e S. Matteo a Uliveta. Un altro legato fu fatto dalla moglie del suddetto Ganucci per la fondazione di una cappellina in S. Marta, siccome apparisce dal suo testamento del 12 settembre 1598, col quale instituì suo erede universale Lodovico Antonio di Pietro Cardi da Cigoli con obbligo di dipingere una tavola da altare per la chiesa di S. Marta rappresentante la resurrezione di Lazzaro con S. Marta e S. Maria Maddalena. Infatti la pia intenzione della testatrice fu eseguita da quel bravo pittore, vedendosi tuttora cotesta tavola all’altare maggiore della chiesa di S. Marta. Il monastero delle Agostiniane di Montopoli nel 1814 restò nel numero de’RR. Conservatorii del Granducato per l’educazione delle fanciulle.
    Anche Montopoli ebbe il suo spedale per i pellegrini fuori di
    Porta Uliveta, rammentato in un estimo antico di Montopoli sotto il titolo della SS. Annunziata; la cui chiesa ridotta a compagnia del SS. Sacramento,
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    fu di corto restaurata e adornata. – (MS. citato)
    Comunità di Montopoli. – Il perimetro territoriale di questa Comunità, che presenta la figura di una piramide la cui base posa sull’Arno, attualmente abbraccia una superficie di 4286 quadr., 223 dei quali sono per corsi d’acqua e strade. – Vi stanziava nel 1833 una popolazione di 2886 persone, a ragione di 570 abitanti per miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
    Confina con quattro Comunità, due delle quali, Castelfranco di sotto, e S. Maria a Monte, mediante il corso dell’Arno, a partire dalla base settentrionale della collina di S. Romano presso le
    Buche, sino oltrepassata la confluenza del torrente Voghera, dove cessa la Comunità di castel Franco e sottentra nella ripa opposta dell’Arno il territorio di S. Maria a Monte che questa di Montopoli fronteggia proseguendo il cammino dell’Arno fino passata la confluenza del torrente Cecinella di là dai prati di Vajano.
    Allora abbandona l’Arno e voltando faccia da maestrale a libeccio trova di contro la Comunità di Palaja, con la quale la nostra si dirige a scirocco per i fossi verso la
    Casa vecchia di Vajano, donde ripiega a libeccio per rasentare la Casa nuova, altro podere di Vajano; quindi ritorna nella direzione di scirocco per attraversare la strada regia pisana davanti all’ingresso dello stradone della villa di Varramista. Di costà passa sul ponte della Cecinella, il cui torrente divide le due Comunità che di conserva lo rimontano fino passata la confluenza del fosso che scende dal poggio di Marti presso il casal di Mosciano. Oltrepassato cotesto fosso il territorio della comunità di Montopoli si scosta un breve tratto verso ponente per quindi ritornare e attraversare la Cecinella. Allora voltando la fronte
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    da libeccio a ostro e quindi a levante trova dirimpetto il territorio comunitativo di Sanminiato, col quale fronteggia per il tragitto di circa tre miglia toscane in linea quasi retta dirigendosi da ostro a settentrione per i colli di Gabbiano e di Montaltino e di là sulla strada Regia pisana, che attraversa presso il borgo di S. Romano alla XXIX pietra miliare, donde poi scende sino alla ripa sinistra dell’Arno verso le Buche, dirimpetto alla Comunità di Castelfranco.
    Fra le strade rotabili che passano per questa Comunità, oltre la Regia pisana che attraversa il suo territorio dal ponte della
    Cecinella sino al borgo di S. Romano, si contano due tronchi di strade comunitative, i quali da S. Romano e dalle Capanne staccansi dalla Regia pisana per dirigersi dentro Montopoli, dove si riuniscono ad altra via comunitativa che dal borgo superiore di Uliveta conduce al castel di Monte Bicchieri
    L’Arno e la
    Cecinella sono i maggiori corsi d’acqua che da tempo immemorabile lambiscono il territorio di questa Comunità, uno verso settentrione e l’altro dirimpetto a libeccio.
    Dico da
    tempo immemorabile, tostoché un documento pubblicato dal ch. ab. Telesforo Bini in un suo Ragionamento storico sui Tempieri di Lucca, che fa parte del T. X degli Atti della R. accademia lucchese di scienze lettere e arti, dà a conoscere, che fino dal secolo XII essendo insorte vertenze per cagione di confini fra il Comune di Montopoli e quello di Marti, fu definita la lite dal giudice compromissario, il quale sotto di 12 aprile 1157 nella piaggia della Chiecina presso il Monte di Vena pronunziò il suo lodo, dichiarando che la corte e distretto di Montopoli dalla parte di Marti era designato dalla confluenza della
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    Chiecina nella Cecinella, e di là lungo il corso di quest’ultima sino all’Arno; il quale confine si dice ivi, essere lo stesso di quello che gli abitanti di Montopoli conservarono già da trent’anni addietro senza alcuna molestia legale.
    Non sempre però i popolani di Montopoli si acquetarono al suddetto lodo, mentre due secoli dopo, volendo essi oltrepassare i confini stabiliti, fu portata la causa a Firenze davanti i cinque conservatori del contado e distretto fiorentino, dai quali per rogito di mess. Gio. Battista del fu Albizzo di Luca degli Albizzi fu dettata sentenza li 11 maggio 1486 né seguenti termini: “che la porzione di terreno goduta
    ab immemorabili dal Comune di Marti e pretesa dagli abitanti di Montopoli fosse mantenuta alla prima comunità”. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Montopoli).
    Rispetto poi ai confini della stessa comunità con quella di Castelfranco mediante l’Arno, esiste un altro lodo del 31 luglio 1375 dato nella loggia del vicario di Sanminiato dagli arbitri eletti dalle parti, col quale fu concordato sulla questione dei molini e sulla pescaja di Castelfranco posta nella ripa d’Arno spettante alla Comunità di Montopoli. – (
    loc. cit.)
    Finalmente dalla parte orientale la comunità di Montopoli determinò i suoi confini, come dissi, sino dall’anno 1307 con il territorio di Comugnoli, attualmente compreso nella Comunità di Sanminiato, mediante la via che tuttora si pratica fino da quel tempo, dal fiume Arno salendo per S. Romano sul colle di Gabbiano.
    La fisica struttura delle colline di Montopoli, a partire da San Romano, spetta a un tufo terziario superiore d’indole siliceo calcare contenente resti di conchiglie marine, e in qualche parte racchiudente anche de’resti di grandi mammiferi di specie perdute, mentre il piano fra la
    Cecinella e l’Arno è stato colmato di recente dal terreno di
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    alluvione, siccome lo dimostrano i campi di Vajano, o Lavajano, alla sinistra della Cecinella, là dov’esisteva un lago palustre, ristrettosi a poco a poco e finalmente sparito dopo il secolo XIII. – Vedere LAVAJANO, o LAVIANO (PIEVE DI).
    Presso la confluenza della
    Chiecina nella Cecinella, a poca distanza da Montopoli, sebbene nella Comunità di Palaja, esiste una polla d’acqua minerale acidula, che affacciasi fra pozzanghere sparse qua e là in un terreno di aspetto giallo scuro; dove, malgrado la mancanza di un più facile accesso, di sufficienti ripari e di abitazioni, accorrono bene spesso varj paesani affetti da croniche reumatalgiche; Coteste acque depositano nel loro letto una materia colorita in giallo rossastro dall’ossido di ferro, seppure non fosse una conserva.
    In quanto spetta ai principali prodotti agrari di questo suolo, dirò, che in generale esso è piuttosto ubertoso, mentre ai boschi di
    avellane (nocciuole), di querci e di lecci, che cuoprivano nei secoli trapassati la maggior parte dei colli di questa comunità, sono in gran parte sostituite rigogliose piantagioni d’olivi, di viti e di altri alberi fruttiferi disposte a terrazze, nei cui ripiani vegetano le piante graminacee e leguminose, mentre la già palustre pianura al di sotto del ponte della Cecinella è ricoperta da semente di cereali, di mais, di piante filamentose e di praterie capaci di nutrire e allevare un copioso numero di bestiame.
    Che una volta il prodotto delle nocciole fosse di qualche considerazione per Montopoli, e che questo frutto salvatico delle colline di Val d’Evola si tenesse in qualche pregio anche dai principi della Toscana, lo danno a divedere li stanziamenti deliberati dal consiglio comunitativo di Montopoli, quando nel giugno del 1540, e del 1546 fu rimborsato il camarlingo
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    di quella comunità di lire 2.10. – per gabella e per i facchini che avevano portato in Firenze per S. Giovanni a S. Eccellenza il signor Duca Cosimo le solite nocciole a quel sovrano mandate in regalo dalla Comunità di Montopoli. – (MS. della Marucelliana di sopra citato.)
    Circa il frutto de’bestiami, quello delle pecore doveva essere una volta per Montopoli di qualche importanza, tostoché il lavoro della lana era costà un articolo di considerazione. A dar peso a tale congettura si cita l’impronta dell’arte della lana di Firenze, tuttora scolpita costà sulla piazza del mercato nella facciata del palazzo comunitativo.
    In molte abitazioni più vetuste e più centrali del Castello di Montopoli si vedono tuttora due ordini di finestroni fatti ad archi aperti, ciò che tende a confermare esservi stati nei secoli trapassati de’loggiati, attualmente murati.
    Delle varie torri esistite in Montopoli la comunità possiede quella della rocca, ch’è alta braccia 40, e la torre che serve di campanile alla pieve dell’altezza di braccia 47. Anche una terza pubblica torre si trova presso la distrutta porta orientale detta di
    Barberia.
    Gli avanzi di una quarta torre esistono nella parte superiore del paese.
    Il mercato settimanale che si tiene in Montopoli nel giorno di lunedi fu accordato dalla Repubblica Fiorentina sino dall’anno 1446. Vi concorrono però pochi generi e pochi compratori. Di maggiore affluenza bensì è una fiera che ha luogo costà nel giorno 29 settembre.
    La potesteria di Montopoli fu soppressa sotto il governo Mediceo, quando venne riunita a quella di Castelfranco di sotto, fino a che il Grandcuca Leopoldo I con la legge del 30 settembre 1772, relativa al nuovo compartimento dei tribunali di giustizia dello Stato fiorentino, sottopose la Comunità di Montopoli, sia per il criminale come per il civile e per la polizia al vicariato regio di Sanminiato.
    La
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    Comunità mantiene un medico ed un maestro di scuola. Le fanciulle possono ricevere l’istruzione morale e della mano d’opera dalle oblate del conservatorio di S. Marta.
    La cancelleria comunitativa sta in Castelfranco di sotto, la conservazione delle Ipoteche (
    ERRATA: a Pisa) a Livorno, l’ufizio di esazione del Registro, l’ingegnere di Circondario e il tribunale di Prima Istanza sono nella città di Sanminiato.

    CENSIMENTO della Popolazione della Comunità e Parrocchia di MONTOPOLI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -; femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 174; totalità della popolazione 886.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 277; femmine 217; adulti maschi 363; femmine 480; coniugati dei due sessi 237; ecclesiastici dei due sessi 77; numero delle famiglie 297; totalità della popolazione 1651.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 515; femmine 424; adulti maschi 485; femmine 493; coniugati dei due sessi 909; ecclesiastici dei due sessi 60; numero delle famiglie 449; totalità della popolazione 2886.
    ANNO 1839: Impuberi maschi 542; femmine 526; adulti maschi 461, femmine 453; coniugati dei due sessi 976; ecclesiastici dei due sessi 62; numero delle famiglie 528; totalità della popolazione 3020.

    N. B.
    Nell’anno 1839 entravano nella Comunità di Montopoli dalla Parrocchia di Castel del Bosco situata nel territorio comunitativo di Palaja n° 86 individui. Per modo che la Comunità di montopoli in detto anno aveva nel totale Abitanti N° 3106, a proporzione cioè di 616 Abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.

    MONTOPOLI nel Val d’Arno inferiore. – Dove dice che questa Terra stette sottoposta a Uguccione e quindi a Castruccio Signori di Lucca, deve aggiungersi, qualmente in quell’intervallo sembra che Montopoli ritornasse sotto il dominio fiorentino, siccome lo dimostra una riformagione della Signoria di Firenze del 10 febbrajo 1321 (stile
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    comune),colla quale si ordina di spendere fino a 150 fiorini d’oro nella riparazione della rocca di Montopoli. – (GAYE, Opera cit.)
    Nel 1833 la Comunità di MONTOPOLI contava 2886 Abitanti e nel 1845, compresovi un annesso, aveva 3325.individui, cioè:

    MONTOPOLI,
    Abitanti N.° 2571
    San Romano (
    porzione), Abitanti N.° 663

    Annessi

    Castel del Bosco; dalla Comunità di Palaja, Abitanti N.° 91
    TOTALE
    Abitanti N.° 3325
Localizzazione
ID: 2857
N. scheda: 35000
Volume: 3; 6S
Pagina: 593 - 601; 164 - 165
Riferimenti: 35370, 45360, 62900
Toponimo IGM: Montopoli in Val d'Arno
Comune: MONTOPOLI IN VAL D'ARNO
Provincia: PI
Quadrante IGM: 105-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1642008, 4836774
WGS 1984: 10.76235, 43.67197
UTM (32N): 642072, 4836949
Denominazione: Montopoli, Monte Topoli, Topari, Taupari
Popolo: SS. Stefano e Giovanni a Montopoli
Piviere: (S. Pietro a Mosciano) SS. Stefano e Giovanni a Montopoli
Comunità: Montopoli
Giurisdizione: S. Miniato
Diocesi: (Lucca) S. Miniato
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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