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Motrone, Mutrone

 

(Motrone)

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    MOTRONE, o MUTRONE (Castrum Mutronis) nel littorale di Pietrasanta. Rocca distrutta nel principio del secolo XIX i cui ruderi veggonsi tuttora presso la riva del mare, nella parrocchia di S. Rocco a Capezzano, Comunità Giurisdizione e circa due miglia toscane a ostro di Pietrasanta, Diocesi di Pisa, già di Lucca, Compartimento pisano.
    La rocca di Motrone era in origine fondata sulla battuta del mare, che si è discostato un quarto di miglio dalle sue rovine, lungo l’antica via regia dalla quale prese il nome Viareggio, presso lo sbocco del fiume di Seravezza, appellato costà il
    fosso delle Prata, o Fiumetto, già Fiume vecchio della Versilia.
    È cosa incerta per me, se questo luogo di
    Motrone prendesse il vocabolo da un fosso o canale del territorio di Camajore rammentato in una membrana lucchese del 7 gennajo 810, riguardante la compra fatta da Jacopo vescovo di Lucca di vari pezzi di terra del distretto di Nocchi sopra Camajore, alcuno dei quali terreni confinava col rio appellato Mutrone, o Motrone. – (MEMOR. LUCCH. T. V. P. II.)
    In una carta del 2 settembre 954 pubblicata di fresco nella P. III T. V delle Memorie per servire alla storia di Lucca, relativamente ad una permuta di beni posti in Versilia di pertinenza della pieve di S. Felicita in Val di Castello, è rammentato un
    Cafaggio presso Mutrone confinante con la selva di Capezzano, d’appresso al rio di Motrone si fa parola in altro istrumento (ERRATA: del 25 agosto) del 25 settembre 983, ivi pubblicato.
    Non dirò col Tegrimi biografo di Castruccio che il Castello di Motrone sia stato anticamente un sepolcreto, mentre gli Annali di Caffaro lo qualificano un porto fino dal secolo XII,
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    quando i Genovesi uniti ai Lucchesi innalzarono sulla riva del mare la prima torre di legno, stata poi dal Comune di Lucca convertita in un fortilizio di materiale, che l’annalista Beverini descriveva presso a poco così:
    Motrone per sito, per opere e per valore della sua guarnigione era una rocca sicurissima, poiché per un lato dal mare e per l’altra parte da una gran fossa trovavasi cinta e difesa. Avvegnaché questa fortezza presentava una figura quadrata con quattro torri pure quadrate ai suoi angoli, e una quinta torre in mezzo maggiore delle altre, alta da terra 40 cubiti.
    Io non saprei se fosse stata ridotta a tale stato la rocca di Motrone tosto che ai Lucchesi per forza d’armi nel 1172 riescì di ritorla ai Pisani che l’avevano due anni innanzi occupata, e che scambievolmente più tardi ripresero nelle guerre sotto l’impero di Federigo II fra i due popoli guerreggiate.
    So bene che consideravasi a quel tempo Motrone un fortilizio di tale importanza, che nella pace del 1254 i Fiorentini arbitri delle parti belligeranti misero fra i patti, che i Pisani dovessero restituire questa rocca ai Lucchesi. – (
    Annal. Lucens.)
    Che se allora dai Pisani quella consegna non fu eseguita, vi si trovarono però costretti due anni dopo (1256) allorché in conseguenza della vittoria riportata a S.Jacopo a Metato in Val di Serchio i Pisani dovettero accettare dall’oste condizioni molto più dure di quelle del 1254; una delle quali fu la consegna alle armi de’Fiorentini della rocca di Motrone, affinchè ne disponessero a loro volontà. Fu in quella circostanza che rifulse splendidissima la virtù spartana di un senatore della repubblica fiorentina; voglio dire di Aldobrandino Ottobuoni, il quale avendo proposto in consiglio alla Signoria, che la fortezza di Motrone per esser troppo di lungi dal territorio fiorentino si dovesse atterrare piuttosto che
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    conservare, trovò quella proposizione molti fautori in senato; nè altro restava che nella tornata del giorno appresso di passarla ai voti. E fu allora che i Pisani per mezzo di un fedele ministro fecero profferire segretamente all’Ottoboni quattro e più mila fiorini d’oro, purché egli facesse opera davanti al senato fiorentino che Motrone si disfacesse. Ciò bastò all’Aldobrandino, che, sebbene non molto agiato di beni di fortuna, era ricchissimo di onore, per accorgersi quanto fosse per essere contraria all’interesse della patria la sua prima proposizione. Dondechè tornato il dì seguente in consiglio, con tanta pacatezza di animo e buone ragioni perorò in senso tutto contrario alla opinione esposta nel giorno antecedente, che seppe indurre i suoi colleghi già propensi al far atterrare, a custodire invece per la repubblica il forte di Motrone. La quale rocca per decreto pubblico si dichiarò che si conservasse illesa dai Fiorentini, dai quali fu poi ai Lucchesi loro alleati fedelmente riconsegnata. – Ma la rabbia de’ghibellini dopo la vittoria di Montaperto si rivoltò anche contro Lucca; il cui governo allora guelfissimo non potè ulteriormente resistere, sicché i Lucchesi nel 1264 furon costretti di consegnare la rocca di Motrone alle truppe del C. Guido Novello vicario pel re Manfredi in Toscana. Con tuttociò non riescì lungo il trionfo de’Pisani e del ghibellino partito, mentre la loro speranza e sostegno maggiore mancò col re Manfredi a Benevento nell’estate del 1266; dondechè poterono i Lucchesi ottenere dal re Carlo d’Angiò quello che a forza d’armi egli ben presto riconquistò, il forte di Motrone. – (Annal. Lucens. ad ann. 1267.)
    Era costantemente Motrone sotto il dominio de’Lucchesi, quando il loro signore e capitan generale, Castruccio degli Antelminelli, al dire del suo biografo Tegrimi, ordinò intorno a quella rocca opere di difesa maggiore, tentando di riunire costà in un
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    solo alveo tutte le acque che scendono dai monti della Versilia alla marina di Pietrasanta, e volendo ampliare il bacino di quello scalo per ridurlo, se fosse stato possibile a guisa di porto suscettibile di ricevere barche maggiori. Ma la morte del valoroso capitano lucchese scombussolò i più vasti progetti economici e politici di quell’uomo straordinario, e Motrone ricadde ben presto in poter dei Pisani. Tale era lo stato di Motrone quando vi sbarcò il celebre Petrarca durante la guerra battagliata nel 1343 fra Luca Visconti signor di Milano, e i Pisani che con somma forza il suo Motrone difendevano. – Vedere LERICI. (FR. PETRAR. Epist. famil. Lib. V N.° 3.)
    Ma appena che i Lucchesi per opera di Carlo IV furono emancipati dalla dipendenza del governo di Pisa (anno 1379, i loro Anziani decretarono una magistratura de’
    consoli di mare, affinchè procurasse la sicurezza alle merci e ai mercadanti nel porto di Motrone. – (BEVERINI, Annal. Lucens.)
    Finalmente questo fortilizio trovandosi sul confine australe della comunità di Pietrasanta, venne staccato nel 1513 dal dominio lucchese a tenore del lodo pronunziato dal Pontefice Leone X, che assegnò quel territorio alla Repubblica fiorentina, dalla quale passò nei Granduchi di Toscana. –
    Il governo di quella e di questi tenne in Motrone una piccola guarnigione fino a che caduta la Toscana sotto il regime francese, Motrone in un bel giorno dalle navi inglesi a furia di cannonate fu sino ai fondamenti distrutto. –
    Vedere PIETRASANTA, Comunità.
Localizzazione
ID: 2896
N. scheda: 35400
Volume: 3
Pagina: 620 - 622
Riferimenti: 10640
Toponimo IGM: Motrone
Comune: PIETRASANTA
Provincia: LU
Quadrante IGM: 104-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1597019, 4863411
WGS 1984: 10.20925, 43.91899
UTM (32N): 597082, 4863585
Denominazione: Motrone, Mutrone
Popolo: S. Rocco a Capezzano
Piviere: S. Martino a Pietrasanta
Comunità: Pietrasanta
Giurisdizione: Pietrasanta
Diocesi: (Lucca) Pisa
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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