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Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

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Monte Laterone, Monte Latrone - Zancona, Zancone

 

(Montelaterone - Torrente Zancona (a SO))

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    MONTE LATERONE, o MONTE LATRONE, talvolta Saxum Laterone, nella Valle dell’Orcia. Castello sopra il dorso di un poggio omonimo con rocca ed una chiesa plebana arcipretura (S. Clemente) cui sono annesse le chiese di S. Maria a Lamola e di S. Vittoria a Monte Latrone, nella Comunità Giurisdizione e circa 2 miglia toscane a maestrale di Arcidosso, Diocesi di Montalcino, gia di Chiusi, Compartimento di Grosseto.
    È situato sopra la prominenza di un monte di arenaria che inoltrasi da Arcidosso verso maestro, fra la strada che mena allo sbocco dell’Orcia nell’Ornbrone, lungo il torrente
    Zancona, che ne lambisce la base da ostro a ponente.
    La rocca del Monte Latrone è posta nella parte più elevata del castello sopra una scolliera circondata da precipizi.
    Fino dal sec. IX Monte Latrone era posseduto dai monaci del Montamiata, confermato ai medesimi da varii imperatori e segnatamente dall’Imperatore Berengario I con diploma del dicembre 915, quando egli affidò i1 governo del monastero di S. Salvatore sul Montamiata al Marchese Guido suo figlio. Anche l’Imperatore Corrado II, nel 5 aprile del 1027, e di nuovo nel 1036 confermò a Winizzone abate di detto monastero ed ai suoi monaci fra le altre cose la corte con la pieve di S. Maria in Lamole, il castello di Monte Lotrone e sue appendici. Furono poi rogati dentro il castello medesimo due istrumenti nel 6 aprile 1207 e nel 28 maggio 1209, che uno di essi davanti Gualfredo Vescovo di Chiusi, e 1’altro fatto nella curia di D. Barlolommeo monaco del Montamiata proposto della chiesa di Montelatrone. Ott’anni dopo, entrati nella badia Amiatina i Cistercensi in luogo dei monaci neri, il Pontefice Gregorio IX con bolla del 16 febbrajo 1236 diretta all’abate
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    di S. Severo d’Orvieto, ordinò loro di procurare che gli uomini del castel dell’Abbadia, e gli abitanti del Castello di Monte Latrone prestassero all’abate del Montamiata i servigi e gli oneri stati soliti per lo addietro retribuire ai monaci neri della stessa badia. Nel 1240 ai 15 giugno D. Manfredi abate del monastero Amiatino, risedendo nella curia di Monte Latrone, inviò protesta a D. Graziano castellano imperiale d’Arcidosso ad oggetto di far conoscere che al suo monastero apparteneva la metà per indiviso del mercato di Lamola. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della badia Amiatina).
    Fino alla suddetta età il Castello di Monte Latrone, sebbene in quanto alla giurisdizione politica dipendesse dagli abati di S. Salvatore, pure rispetto all’alto dominio fu sottoposto al Comune di Orvieto, oppure alla Repubblica di Siena; la quale fino dal principio del secolo XIII questo al pari di molti altri castelli del Mont’Amiata fece occupare. Infatti nel 21 marzo dell’anno 1204 il sindaco della badia di S. Salvatore e il castellano di Monte Latrone si obbligarono cedere alla Repubblica di Siena il detto castello, e poco dopo fu fatto giuramento dagli abitanti del Monte Latrone con la condizione di pagare lire 15 di censo annuo, e un cero di libbre 12 per la festa di S. Maria di agosto alla chiesa maggiore di Siena.
    Lo stesso giuramento di fedeltà a Siena fu rinnovato dagli uomini di Monte Latrone nel dì l0 luglio 1217, quindi nel 30 ottobre 1254 nella piazza di detto castello davanti alla chiesa di S. Clemente fu confermato. Finalmente nel 3 dicembre 1256, nel 18 marzo 1257, e nel 19 maggio 1259 rinnovaronsi gli atti stessi dal popolo adunato nella chiesa di S. Vittoria di Monte Latrone in presenza degli ambasciatori di Siena. (ARCH.
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    DIPL. SAN. Kaleff. vecch.)
    Ma insorta fra i Senesi e gli Orvietani nuova guerra, nel 1260, il conte Ildebrandino si mosse da Arcidosso, e riunite le sue masnade a quelle degli Orvietani, assalì e si impossessò del Castello di Monte Latrone. Per la qual cosa il popolo sanese inviò tosto costà fanti e cavalli per discacciarne l’oste, ma non essendo le truppe di Siena sufficienti all’opera, vennero raccolte nuove genti dal contado, sicchè con le tedesche inviate da Napoli, appena accaduta la battaglia di Montaperto, i Sanesi furono in grado di riacquisiare nell’anno istesso Monte Latrone dopo avere i suoi abitanti sostenuto un corto assedio.
    A questo fatto ne richiama una carta del 1266 della badia Amiatina, consistente in una specie d’inventario dei danni recati dai Sanesi a quel monastero durante 1’assedio e occupazione del castello di Monte Latrone.
    Nel 1263 gli uomini di Monte Latrone, adunati in consiglio, di consenso dell’abate di S. Salvatore avevano già convenuto di prendere il rettore o podestà ad elezione della Signoria di Siena.
    Dissi di consenso dell’abate del Montamiata, mentre tutti i documenti di quell cenobio concorrono a provare anche dopo il 1266 1a giurisdizione civile di quei mitrati sopra gli uomini di Monte Latrone.
    Tale fu un monitorio del 5 febbrajo 1294 col quale D. Currado monaco e procuratore dell’abate di S. Salvatore protestò davanti al notaro del potestà di Monte Latrone contro gli abitanti del detto castello per gl’istrumenti, privilegi, e atti pubblici stati da essi tolti dal cassero, o torre di quel comune in pregiudizio del monastero Amiatino, alla qual epoca ivi si dichiara, che la badia di S. Salvadore era sottoposta al Comune e Consoli di Orvieto.
    Inoltre si dimostra, se non il diretto, l’utile dominio sul territorio e castello di Monte Latrone a favore dei monaci Amiatini da un mandato di
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    procura del 20 novembre 1365 fatto dall’abate Giovanni Neri di Firenze a nome anche dei suoi confratelli di S. Salvatore in testa del monaco D. Pietro di Bencivenni per risquotere dal comune di Monte Latrone l’annuo canone di lire cento. E qualcosa più del giuspatronato ci scuopre un altro documento del 17 luglio 1381 fatto in Monte Latrone da D. Andrea Bucci come procuratore dell’abate e monaci Amiatini, nel quale si dice, che avuti in considerazione i diritti di quel Monastero sui beni lasciati da Galasso Albergotti di Arezzo, e da donna Servita sua moglie, già abitatori di Monte Latrone, per esser morti quei due coningi senza figli ed altri legittimi eredi, il detto sindaco con quell’atto entrava al possesso dei loro beni ivi descritti.
    Tale lo mostra un atto dell’8 gennajo 1289 fatto nella curia dell’abate in Monte Latrone, col quale gli uomini di detto castello elessero un sindaco per ricevere dall’abate di S. Salvatore alcune grazie che proponevasi accordargli circa allo statuto sull’eredità
    ab intestato; mercè cui fu deliberato, che in casi simili succedesse il parente più prossimo e che fossero validi i legati di coloro che faceveno testamento verbale.
    Tale inoltre può dirsi un atto rogato in Monte Latrone li 2 aprile 1293, col quale D. Pietro abate del Monastero predetto per terminare le vertenze nate pei confini tra il Comune di Monte Latrone e quello di Monte Nero, destina sette massari per parte, affinchè fissassero i termini sui1uoghi controversi.
    Finalmente nel 1369 i Signori XII di Siena accordarono agli abitanti di Monte Latrone condizioni onorevoli; fra le quali furonvi le seguenti, 1° difendere e proteggere il comune e uomini di Monte Latrone poco innanzi assoggettatisi alla Repubblica; 2° edificare sulla sommità del paese un cassero (la rocca) per difesa e guardia della sottostante terra;
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    3° viceversa che gli uomini di Monte Latrone dovessero recare a Siena ogn’anno per S. Maria d’agosto un palio del valore almeno di 20 fiorini; 4° che fosse in arbitrio dei Signori XII di levare o aumentare i capitoli delli statuti di Monte Latrone; 5° e che terminata ogni rissa e discordia avuta, dovesse mantenersi perpetua pace fra gli uomini di detto comune e quegli d’Arcidosso, ec. (loc. cit. Kaleff. nero.)
    Dal suddetto trattato pertanto apparisce, che il cassero di Monte Latrone, di cui fanno menzione più carte della badia Amiatina, tra le quali una scritta li 16 ottobre 1284, doveva essere nel 1369 rovinato.
    Importanti per la storia municipale di questa contrada sono i capitoli dai reggitori del Comune di Siena al popolo di Monte Latrone accordati sotto di 17 aprile 1417, come quello; 1° che nel termine di 18 mesi dal dì che restava terminata la guerra accesa fra la Repubblica senese e il Conte Bertoldo Orsini di Pitigliano, il comune di Monte Latrone dovesse fabbricare un ponte
    sopra il fiume Zancona, che per antico vi soleva essere; 2° che per detta spesa gli veniva rilasciato il dazio o gabella che soleva pagarsi di 6 denari per ciascuna soma di mosto, di soldi 3 per ogni soma d’uva ecc., e così il ritratto delle gabelle di carne, pesce, vino, o altro che si vendeva a minuto, dazi tutti di pertinenza del comune di Siena. (ARCH. DIPL. SAN. Kaleffo rosso).
    In quanto alle chiese già comprese dentro il territorio e giurisdizione di Monte Latrone è da rammentarsi l’antichissima pieve di S. Maria a
    Lamola, o Lamole, ora semplice oratorio posto nella direzione e giurisdizione di Arcidosso.
    Di essa è fatta parola in un privilegio dell’anno 855 dell’Imperatore Lodovico II, confermato
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    nell’860 dall’Imperatore Arnolfo alla badia di S. Salvadore, da Berengario nel 915, da Corrado II nel 1036, ed in seguito da bolle esistenti di varj pontefici. Anche un istrumento dell’Archivio Amiatino, del gennajo 853, è dato nel vico di Lamole, dove quelli abati stabilirono il mercato sabatino, concesso dall’Imperatore Guido al loro monastero per privilegio spedito da Roselle nel 14 settembre 892. Dondechè nella protesta fatta, sotto dì 15 giugno 1240, dall’abate del Montamiata apparisce che quel mercato da tempo antico si teneva ogni sabato in Lamole, e che il frutto apparteneva per metà alla precitata badia, a pregiudizio della quale coll’annuenza imperiale era stato aperto di corto un altro mercato in Arcidosso. – Vedere GROSSETO, e SOVANA.
    La chiesa di S. Maria a Lamole a tre navate è di struttura del medio evo, e vi si conserva un simulacro di Maria SS., a cui sogliono ricorrere per devozione i popoli de’paesi limitrofi.
    L’epoca però del suo fabbricato dovrebb’essere posteriore al 1264, stantechè in detto anno per cagione di guerre la chiesa plebana di Lamole fu soggetta a un bruciamento.
    (ARCH. DELLO SPEDALE DI SIENA). – Vedere LAMOLE, o LAMOLA, AMOLA.
    Del convento di S. Processo, abitato sino dal secolo XIV dai Minori Conventuali, esistono gli avanzi con vasta chiesa annessa in mezzo a una campagna fra Monte Latrone e Castel del Piano presso il fiumicello
    Ente. A cotesto claustro appella un testamento fatto in Monte Latrone li 14 dicembre l349, col quale maestro Fuccio del fu Bindo di detto castello dispone di esser sepolto nella chiesa di S. Processo de’Frati Minori. Questo convento fu soppresso sino dall’anno 1783 e i di lui beni ammensati e quelli dello spedale di Castel del Piano. Esistono
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    altresì i ruderi dell’antica cella di S. Benedetto de Saxo Laterone accennata nelle bolle di Gregorio V (anno 996, 26 maggio), e di Eugenio III a favore della badia Amiatina.
    Nel novero delle chiese di Monte Latrone eravi la prepositura di S. Vittoria, che fu la prima parrocchia di questo castello, riunita nel secolo XV alla cura di S. Clemente, state entrambe filiali della pieve di S. Maria a Lamola sino a che quella di S. Clemente fu innalzata all’onore di pieve con titolo di arcipretura.
    Nacque in Mante Latrone nel secolo XIV il padre Andrea dell’Ordine francescano, che fu vescovo di Laodicea, e patriarca di Antiochia, morto nel 1396.
    La parrocchia di S. Clemente a
    Monte Latrone, o Laterone nel 1595 aveva 811 abitanti, nel 1640 ne contava 626, nel 1745 era discesa a 558 anime, ma nel 1833 la sua popolazione era salita a 1202 abitanti.

    MONTE LATERONE in Val d'Orcia. – Si aggiunga. – Nella visita fatta a questo castello nel 18 aprile del 1558 dai deputati della Repubblica di Siena in Montalcino, i sindaci del Comune di Monte Laterone dichiararono, che nel loro paese risiedeva sei mesi dell’anno il potestà (vicario) dove per gli altri sei mesi restava un semplice vicario (
    potestà minore) col salario al primo di lire 191, ed al secondo di lire 83; e che annualmente levava da Grosseto moggia quattro di sale, a ragione di 21 scudi d'oro il moggio, pari a lire 672.

    ZANGOLA, o ZANCONE in Val d'Orcia. – Fiumana, la quale raccoglie tutte le acque, che scendono dalle pendici occidentali del Monte Amiata, e da quelle settentrionali del Monte Labbro, dove il
    Zanconci sino dalla sua origine porta lo stesso nome. Di là dirigendosi a settentrione passa fra il poggio
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    di Roveta che lascia al suo ponente e la Terra di Arcidosso che resta al suo levante quindi piegando a maestro, lambisce la base occidentale del Monte Laterone, lasciando alla sinistra il castello di Monticello. Costì riprende la direzione di settentrione per innoltrarsi sotto Monte Giovi, dove se gli accoppia il torrente del Vivo, già ingrossato dal borro Vetra di Seggiano e dal fiumicello Ente di Arcidosso, e finalmente termina col maritarsi al fiume Orcia dirimpetto alla villa di Velona dopo circa 14 miglia toscane di cammino sotto nome talvolta del fiumicello Ente, ch’ è uno de' suoi tributarj. – Vedere ENTE, O LENTE in Val d'Orcia.
Localizzazione
ID: 2929
N. scheda: 33610
Volume: 3; 5; 6S
Pagina: 407 - 409; 838; 155
Riferimenti: 2110
Toponimo IGM: Montelaterone - Torrente Zancona (a SO)
Comune: ARCIDOSSO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 129-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1705160, 4751445
WGS 1984: 11.51327, 42.8896
UTM (32N): 705223, 4751619
Denominazione: Monte Laterone, Monte Latrone - Zancona, Zancone
Popolo: S. Clemente a Monte Laterone (con annesso S. Maria a Lamola)
Piviere: S. Clemente a Monte Laterone (con annesso S. Maria a Lamola)
Comunità: Arcidosso
Giurisdizione: Arcidosso
Diocesi: (Chiusi) Montalcino
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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