REPETTI ON-LINE

Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

cerca... .

Monte S. Maria

 

(Monte S. Maria Tiberina)

  •   pag. 1 di 16
    MONTE S. MARIA (Castrum Montis S. Mariae) nella Valle del Tevere. – Castello che ha preso il nome dalla sua chiesa battesimale (S. Maria) e che ha dato per molti secoli il titolo di marchesato all’antica prosapia de’marchesi Bourbon del Monte, una volta del Colle, attualmente capoluogo di Comunità nella Giurisdizione e 3 miglia toscane a scirocco di Lippiano, Diocesi e quasi 4 miglia toscane a libeccio di Città di Castello, Compartimento di Arezzo.
    Risiede sulla cima di un monte, che alzasi quasi a verruca sopra i suoi vicini, ed alle cui falde meridionali scorre il torrente
    Aggia, mentre le sue pendici volte a ponente-maestrale sono lambite dal torrente Erchi. – La sommità della sua torre trovasi a 1212 braccia superiore al livello del mare Mediterraneo, fra il grado 29° 49’ di longitudine e il grado 43° 26’ 5” di latitudine, 10 miglia toscane a ostro della città di Sansepolcro, altrettante a scirocco di Anghiari, e circa 16 miglia toscane a levante di Arezzo.
    Senza bisogno di attenerci ai falsi diplomi degl’imperatori Carlo Magno, Lodovico e Berengario II, nè ad alcuni altri esciti probabilmente dallo scrigno dell’impostore Alfonso Ceccherelli di Bevagna, riserberò all’appendice di quest’opera i documenti atti a dimostrare, che in cotesto monte sino dal secolo X dominava una prosapia di marchesi della Toscana, di origine, ossia che viveva a legge
    Ripuaria, dalla qual prosapia derivarono le nobili famiglie tuttora fiorenti dei marchesi Bourbon del Monte S. Maria stabilite a Firenze, dei marchesi di Petriolo, di Petrella e di Sorbello domiciliate in Perugia, dei marchesi Montini stanziati in Ancona ec.
    All’Articolo LUCCA (Vol. II pag. 836) si vide come sul declinare della terza decade del secolo XI era marchese e duca di Toscana un
  •    pag. 2 di 16
    Ranieri figlio del conte Guido progenitore dei marehesi del Monte S. Maria e di Sorbello. Era lo stesso personaggio a nome del quale un suo castaldo, nell’ottobre del 1014, stando nel Castello di Gragnano in Val Tiberina, permutò dei beni coi rappresentanti del monastero di Popano presso Caprese e dell’abazia di S. Flora e Lucilla de’Benedettini presso Arezzo. Era quel marchese Ranieri, che nell’ottobre del 1016 risedendo in Arezzo vi proferì un placito assistito da Ugo conte di detta città e da altri giudici e magnati; finalmente era quel Marchese medesimo che nel 1026 stava in Lucca con la mira di contrastare il passo alle genti di Carrado II, mentre si recavano a Roma, passando per la Toscana.
    Fu figlio del primo Ranieri marchese di Toscana un Uguccione marchese esso pure, dal quele nacque un marchese Arrigo e un altro Ranieri giuniore. A quest’ultimo ne richiamano due lettere del cardinal S. Pier Damiano (17. e 18. del Lib. VIII); con la prima delle quali quel monaco porporato esortava il detto Marchese a fare ua viaggio in Terrasanta in sconto dei suoi peccati. L’altra lettera è diretta alla chiarissima contessa Guilla moglie dello stesso marchese Ranieri II per indurla a rimediare ai disordini della ricca casa in cui essa era entrata; ed è nella stessa lettera, dove si racconta un caso funesto avvenuto alla moglie del conte Uberto di Soffena, ivi qualificato per fratello uterino del Marchese Uguccione di lei suocero. –
    Vedere BADIA DI SOFFENA.
    Agli
    Articoli ABAZIA DI S. TRINITA’ DELL’ALPI, ANGHIARI, ALTA DI S. EGIDIO, BIBBIANO di Val Tiberina, CASTIGLION FIORENTINO, CESA, CORTONA, FIGLINE di Val di Chiana, MONCIONE, MONTEDOGLIO, MONTERCHI, PILLI e PULICIANO, RIGUTINO, ROCCA DI PIERLE ec. ec. trovansi indicati tali e cotanto autentici documenti da non lasciar più dubbio, che le illustri casate
  •    pag. 3 di 16
    dei marchesi del Monte S. Maria, di Sorbello, di Petrella e loro consorti non siano fra le prosapie più cospicue e più antiche della Toscana; al governo della quale dal 1014 fino al 1027 inclusive presedeva il Marchese Ranieri figlio del conte Guido; e che tanto esso, quanto i di lui successori ebbero castello nella Città di Arezzo, possessioni estesissime in Val di Chiana, e nel Val d’Arno aretino, castelli e giurisdiziani nella Valle superiore del Tevere, in Cortona, a Città di Castello, a Perugia e nei loro contadi.
    Concorre in parte a dimostrazione di un tal vero il testamento rogato nell’ottobre del 1098, meutre infermava nel suo castello di Pierle un Marchese Arrigo, figlio del Marchese Ugone, o Uguccione, e nipote di altro Marchese Arrigo. Per il restante vi suppliscono i documenti degli archivii di quella famiglia, i protocolli dell’
    Archivio Vescovile di Città di Castello, il registro vecchio della comunità di Cortona, le membrane della cattedrale o della badia de’Benedettini di Arezzo, quelle degli Eremiti di Camaldoli, per non dire di tanti altri istrumenti; molti dei quali furono pubblicati dal Muratori, dagli Annalisti Camaldolensi, dal padre Fedele Soldani, dall’abate Camici, dall’Alticozzi, dall’Avv. Coltellini, ec. ec.
    Che se a tutte quelle pergamene autentiche vi fosse alcuno che volesse innestare una carta dell’anno 972, relativa a certa donazione fatta alla badia di S. Maria di Petrojo in Val Tiberina da un conte Guido figlio di un Marchese Ugone, noi avremmo qualche ragione per credere col Pieracci e col Soldani, che il conte Guido del 972 fosse stato padre del primo Ranieri marchese di Toscana nella seconda e terza decade del secolo XI. – Ma all’asserto documento che ogni appoggio tostochè manca il suo originale nella doviziosa collezione delle membrane appartenute alla badia di Passignano, dove si vuole che un
  •    pag. 4 di 16
    dì esistesse.
    Non è qui luogo di trattenersi, nè tampoco di accennare gl’istrumenti spettantt agli ascendenti dei Marchesi di Colle, di Pierle, di Petrella, e di Sorbello, i quali possono dirsi altrettante diramazioni dei Marchesi del Monte S. Maria. Scopo attuale fia piuttosto quello di riandare brevemente sulle vicende storiche del paese e sulle imprese dei dinasti che per otto secoli continui vi signoreggiarono.
    All’
    Articolo LIPPIANO è stata indicata l’epoca nella quale i popoli di quel territorio furono accolti in accomandigia dalla Signoria di Firenze, previa però l’annuenza dei marchesi del Monte S. Maria. – All’Articolo poi di MONTERCHI si vedrà che il suo distretto comunitativo corrisponde a un dipresso a quello dell’antico pievanato di S. Antimo, i di cui popoli fino dal 1194 da un Marchese Uguccione del Monte S. Maria furono posti sotto la giurisdizione politica del Comune di Arezzo.
    Era, io penso, cotesto marchese Uguccione lo stesso che nel 1202 unitamente al fratello suo Marchese Guido con rogito del 29 maggio di detto anno sottomise i suoi castelli di Val di Pierle all’Accomandigia del Comune di Perugia.
    Il qual Marchese Uguccione nasceva dal Marchese Ranieri III di questa dinastia, e che fu avo di un altro Uguccione giuniore marchese di
    Valiana, o di Valiano, cui spetta un trattato concluso nel 27 dicembre del 1249 col Comune di Cortona rapporto al castello e porto di Valiano in Val di Chiana. – Vedere VALIANO in Val di Chiana.
    Che il sopranominato Marchese Uguccione figlio di Ranieri III fosse il genitore di un Marchese Ranieri IV rammentato in una carta dell’anno 1226, e che da costui provenisse un Marchese Guido del Monte S. Maria, non vi sono ragioni da asserirlo nè da negarlo. Non saprei peraltro su quali basi appoggiarmi per sostenere col
  •    pag. 5 di 16
    canonico Giulio Mancini di Città di Castello, che da esso Marchese Guido si debba incominciare la branca dei toparchi del Monte S. Maria, mentre egli supponeva che fosse stato il primo Marchese, il quale dopo la morte dell’Imperatore Federigo II (anno 1250) per dedizione spontanea del popolo occupò e si costituì signore di quel castello, da cui i suoi figli e discendenti presero il distintivo, e dove lo stesso Marchese Guido edificò un palazzo di residenza per se e per i di lui eredi – (G. MANCINI Memor. sopra due monete di Lucca, nel Giornale Arcadico T. 32).
    È quel medesimo Marchese Guido di
    Valiana che nel 1245 copriva la carica di potestà in Volterra, rieletto dallo stesso Comune per sei mesi nell’anno successivo.
    Che i marchesi di
    Valiana, o di Valiano nella Val di Chiana, fossero del ramo dei marchesi del Monte S. Maria danno ragione di crederlo i fatti che sul conto loro si raccontano nelle storie del secolo XIV, specialmente nella cronica di Giovanni Villani, e nella storia fiorentina dell’Ammirato. L’ultimo dei quali scrittori riscontrò nell’archivio delle Riformagioni di Firenze un trattato di alleanza pubblicato alla fine del 1323 fra i Comuni di Firenze, di Siena, Bologna, Perugia, Orvieto, Gubbio e altre comunità e signori di parte Guelfa, ad oggetto precipuamente di poter ricuperare Città di Castello stata presa dai Tarlati di Arezzo. Nella quale circostanza fu eletto per sei mesi in capitano generale della taglia un altro Marchese del Monte S. Maria, di nome Guido, quello stesso Guido che Giovanni Villani qualificò col tilolo di Marchese di Valiana.
    Sett’anni dopo il medesimo toparca fu nominato a potestà della Repubblica di Siena, e nel 1331 in capitan generale dalla Repubblica Fiorentina con l’onorevole incarico di riformare il governo
  •    pag. 6 di 16
    di Pistoja, dove volle che restasse nel 1332 in qualità di conservatore della pace. (Op. cit. Lib. XIII).
    Ma un Marchese Guido del Monte S. Maria non era più tra i vivi nel 1335, quando il Comune di Firenze nominò a capitan generale del suo esercito Giovanni Marchese figliuolo del defunto Marchese
    Guido del Monte, chiamato Collotorto, cioè, in quell’anno medesimo in cui un Marchese di Valiana nell’ultima notte del settembre 1335 si partì dal Monte S. Maria con molte truppe de’Perugini e di altri collegati per cacciare, come fece, i Tarlati da Città di Castello. (G. VILLANI, Cronic. Lib. XI capitolo 37, e AMMIR. Stor. Fior. Lib. VIII).
    Appella al medesimo Giovanni marchese del Monte S. Maria una lettera de’25 novembre 1336 direttagli dalla Signoria di Fireaze per invitarlo a prendere il comando dei suoi eserciti per sei mesi, nella qual carica fu poi confermato nell’anno appresso. – (AMMIR.
    Op. cit. Lib. VIII).
    Anche le cronache sanesi hanno conservato la memoria di un marehese Ugolino di Guido del Monte S. Maria, probabilmente fratello di Giovanni testè rammentato; il qual Marchese fece da potestà in Siena nell’ultimo semestre dell’anno 1336.
    In quel tempo però si direbbe che fossero esistiti due personaggi della stessa prosapia di marchesi col nome di Giovanni, tostochè nell’anno 1343 all’occasione della cacciata del duca d’Atene, fu potestà in Firenze un
    Giovanni Marchese di Valiana, confermato a tutto maggio 1344, ne1 tempo medesimo che Giovanni Marchese del Monte S. Maria si recava ambasciatore della Repubblica Fiorentina in Arezzo per indurre quei cittadini a riconoscere e uniformarsi al governo di Firenze.
    Ma che il potestà di Firenze a quel tempo fosse lo estesso personaggio che designavasi col doppio titolo di Marchese Giovanni del Monte S. Maria, e
  •    pag. 7 di 16
    di marchese di Valiana, ne abbiamo la certezza da due pergamene appartenute alla badia di Passignano, ora nell’Archivio Diplomatico Fiorentino.
    La prima del 4 novembre 1343 contiene una sentenza pronunziata dal Marchese Giovanni del Monte S. Maria
    potestà e difensore della libertà del Comune di Firenze. La seconda del 19 febbrajo 1343 (1344 stil. com.) appella ad altra sentenza emanata dal Marchese Giovanni del Monte S. Maria potestà di Firenze. – (loc. cit. Carte di Volterra e dell’ARCHIVIO GEN.) – (G. VILLANI Lib. XII cap. 17 e 20. – AMMIR. Lib. IX).
    Di due altri Marchesi del Monte S. Maria contemporanei del prenominato s’incontra qualche menzione nelle Riformagioni Fiorentine all’anno 1345, quando il Marchese Angelo di quella prosapia fu eletto capitano e difensore del popolo di Firenze, dove nove anni dopo (1353) troviamo potestà il nobile mess. Piero, pur esso de’marchesi del Monte; e ciò due anni innanzi che le cronache di Siena riportassero sotto l’anno 1355 il nome di un vicario imperiale in quella città, che fu Ugolino di Ranieri de’marchesi del Monte S. Maria.
    A questo suddetto anno 1355 ci richiama un fatto accaduto nel Borgo S. Sepolcro dove il vescovo di Città di Castello si era recato per battezzare un figlio nato al Marchese Piero del Monte S. Maria, di cui si trova un minuto racconto in un transunto storico della Badia del Borgo S. Sepolcro. – (ANNAL. CAMALD. T. VI
    all’anno 1357).
    Nel 1371 cuopriva l’uffizio di capitano del popolo fiorentino un altro marchese Guido, chiamato
    Guiduccio del Monte S. Maria, mentre sei anni dopo (nel 1377) tornò a Firenze a far da potestà il Marchese Piero prenominato. Nel 1376 egli esercitò in Siena l’incarico medesimo con titolo di senatore, quando a lui diresse (ERRATA: una
  •    pag. 8 di 16
    lettera) quattro lettere S. Caterina di Siena. Nella stessa carica di potestà fu chiamato dai Fiorentini nel 1381, il marchese Giovanni Corazza pur esso della casa del Monte S. Maria.
    Al prenominato Marchese Piero del Monte S. Maria, non che ai Marchesi Angelo e Ugolino di Guiduccio della stessa consorteria, appella un privilegio concesso nel 14 maggio 1382 dall’Imperatore Carlo IV, col quale veniva confermato ad essi il titolo di marchesi del Monte S. Maria da continuarsi nella loro linea per ordine di primogenitura.
    Ma qui cominciano gli atti di accomandigia di quei marchesi alla Repubblica Fiorentina, a partire dal preaccennato marchese Piero del Monte S. Maria; il quale fu ricevuto nel 1390 insieme coi suoi figli, ville, castelli e giurisdizioni sotto la protezione della Signoria di Firenze. Un simil atto si rinnovava nel 27 gennajo 1425 a favore dei fratelli Cerbone e Lodovico del Monte S. Maria figli del Marchese Jacopo, i qual furono ricevuti in accomandigia con tutti i loro castelli a nome del Comune dai Dieci di Balia, che distesero i capitoli. Una delle condizioni imposte era il tributo del palio alla chiesa di S. Giovan Battista in Firenze.
    Infatti fra le pergamene dell’Arch. Gen., ora nel Diplomatico di Firenze, esiste un mandato di procura del Marchese Cerbone del Monte S. Maria fatto nel Castello omonimo li 20 giugno 1451 per mandare la solita offerta del palio alla Signoria di Firenze.
    Dipoi nel 16 agosto 1478 la Repubblica Fiorentina volle accordare lo stesso privilegio a Giovan Matteo di Lodovico dei marchesi di Sorbello, anche in benemerenza di avere egli valorosamente combattuto in ajuto dei Fiorentini contro l’esercito napoletano del re Alfonso d’Aragona. In conseguenza di ciò la Signoria di Firenze, correndo l’anno 1482, affidò alla guardia e fedeltà del Marchese di Sorbello l’importante rocca di Castro Caro in Romagna.
  •    pag. 9 di 16
    – (AMMIR. Op. cit. Lib. XXIV, e XXV).
    Altra accomandigia fu fatta sotto li l0 marzo 1495 a favore del Marchese Carlo di Ugolino del Monte S. Maria, e rinnovata nel 12 gennajo 1512 ad istanza di Girolamo e Francesco figliuoli del marchese Ranieri del Monte l’ultimo dei quali, il marchese Francesco, nel febbrajo dell’anno 1518 rimase ferito nel momento, in cui egli pe’Fiorentini difendeva Città di Castello investita dalle armi del duca d’Urbino, cui dovè rendersi.
    Che più, all’anno 1529 le storie fiorentine ricordano un Marchese Taddeo dei marchesi del Monte S. Maria valoroso capitano alla difesa di Firenze assediata, e nel 1554 un Marchese Piero della stessa linea fra le file delle truppe imperiali e medicee per battere la città di Siena, dopo la cui resa fu a lui affida la guardia del forte a Porta Camullia. – (AMMIR.
    Op. cit. Lib. XXIX, XXX e XXXIV.)
    Non debbo tampoco omettere qui di ricordare un lodo approvato dal governo di Firenze, in data dei 25 febbrajo 1532 (1533
    stil. com.), e sett’anni dopo dal Duca Cosimo de’Medici, quindi nel 22 giugno 1574 dal Granduca Francesco confermato, allorchè fu decretato di aggiungere al grado della nobiltà e lustro della prosapia del Monte S. Maria gli onori della cittadinanza fiorentina.
    In vigore del lodo testè accennato fu deciso che il più vecchio della famiglia fosse
    pro tempore di diritto il principe del castello e del territorio del Monte S. Maria senza pregiudizio delle ragioni del Marchese Ferrante del Monte dopo la morte del Marchese Montino di lui padre.
    Nel 31 luglio 1589, e nel 22 settembre 1606 furono rinnovate le accomandigie a favore de’marchesi Gio. Battista, Taddeo e Orazio del Monte alle solite condizioni, più una qualche limitazione rispetto alla facoltà di far uso
  •    pag. 10 di 16
    dell’armi da fuoco. Uno di quei marchesi, Gio. Battista Bourbon del Monte dopo aver militato in qualità di generale, nel 20 novembre del 1601 ottenne in feudo dal Granduca Ferdinando I per se, per i suoi figli e discendenti maschi il marchesato di Pian Castagnajo. – Vedere PIAN CASTAGNAJO.
    Altro simile atto di accomandigia per il marchesato del Monte S. Maria fu concesso al cardinal Francesco Maria figlio del Marchese Ranieri del Monte dal Granduca Cosimo II, con diploma dell’11 settembre 1615; e di nuovo sotto dì 17 luglio 1641 al Marchese Fabio dal Granduca Ferdinando II, riunovato nel dì 29 novembre 1671 dal Granduca Cosimo III, a favore e a nome del marchese Francesco figlio del Marchese Fabio sopra nominato.
    L’ultima conferma delle accomandigie del marchesato del Monte S. Maria sotto il governo Mediceo cadde nell’anno 1731, con l’obbligo a quei toparchi di offrire ogni anno nel giorno di S. Giovanni Battista un palio di seta della valuta almeno di dieci fiorini d’oro. Ma questo tributo terminò coll’abolizione degli omaggi al principio del secolo attuale, e finalmente dopo il lungo periodo di otto secoli cessò anche il feudo marchionale, atteso l’articolo cento della pace di Vienna (agosto del 1815). In consegeuenza di quel trattato il marchesato del Monte S. Maria fu incorporato al Granducato di Toscana, il cui governo ne istituì una nuova Com. sotto la giurisdizione del potestà di Lippiano per il civile, e sotto il Vicar. Regio di San Sepolcro per il politico e per il criminale.
    Non conoscendo però lo stato della sua popolazione anteriormente al 1815, ci limiteremo a riportare nel quadro seguente il movimento della medesima a tre epoche recenti; vale a dire, quelle del 1818, del 1833 e del 1839.
    Esiste in Monte S. Maria di fondazione dei marchesi un frequentato monastero di monache Benedettine
  •    pag. 11 di 16
    sotto l’invocaziono di S. Maria Maddalena.

    MOVIMENTO della Popolazione della Parrocchia del MONTE S. MARIA a tre epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1818: Impuberi maschi 38; femmine 22; adulti maschi 41, femmine 47; coniugati dei due sessi 46; ecclesiastici dei due sessi 26; numero delle famiglie 35; totale della popolazione 220.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 38; femmine 28; adulti maschi 31, femmine 43; coniugati dei due sessi 64; ecclesiastici dei due sessi 24; numero delle famiglie 39; totale della popolazione 228.
    ANNO 1839: Impuberi maschi 31; femmine 30; adulti maschi 47, femmine 56; coniugati dei due sessi 80; ecclesiastici dei due sessi 25; numero delle famiglie 43; totale della popolazione 269.

    Comunità del Monte S. Maria. – Il territorio di questa comunità occupa una superfìcie di 20803 quadrati agrari, 497 dei quali spettano a corsi d’acqua e a strade.
    Nel 1833 vi abitavano 2649 persone, a ragione ripartitamente di 104 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina dal lato di ostro in parte, e dal lato di libeccio con la Cormunità di Arezzo mediante le prime fonti dell’
    Aggia e del Padonchia, coll’ultimo de’quali torrenti il territorio del Monte S. Maria va girando sul fianco del Monte Marzana a guisa di un semicerchio, fino a che dopo mezzo miglio arriva alla confluenza del fosso Riccianello. Qui la Comunità del Monte S. Maria lascia fuori il torrente Padonchia e la Comunità di Arezzo, trovando a maestro quella di Monterchi, e di conserva con quest’ultima l’altra si dirige a grecale sino passato il Castello di Lippiano per il tragitto di circa tre miglia. Dopo di che voltando faccia a settentrione, per termini artificiali va a trovare la Comunità di Città di Castello dello Stato pontificio, con la quale fronteggia di rimpetto a settentrione e a
  •    pag. 12 di 16
    levante fino a che non ritorna a toccare dal lato di ostro il territorio comunitativo di Arezzo.
    La Comunità di S. Maria a Monte è quasi tutta montuosa e senza strade rotabili, qualora si eccettui quella malagevole che dal capoluopo scende sulla strada provinciale fra Monterchi e Città di Castello.
    Fra le sue prominenze montuose quella su cui è fabbricata la torre e il paese del Monte S. Maria è la più alta di tutte le altre della stessa comunità.
    I maggiori corsi d’acqua della Comunità in discorso sono il torrente
    Aggia dal lato di scirocco e quello Padonchia che scende dal monte Marzana a ponente-libeccio del capoluogo.
    La natura del suolo di questa contrada consiste per la massima parte in macigno, o in grès castagnolo, denominato tufo, o pietra tufina; e la sua cultura agraria si riduce a boschi, a selve di castagni, a prati naturali e a semente di granaglie.
    Le due famiglie de’marchesi Bourbon del Monte S. Maria residenti in Firenze conservano costà varie possessioni allodiali con case e livelli che rimontano al tempo in cui i loro antenati risedevano in quel palazzo marchionale.
    Vi si raccolgono pure nella stagione invernale degli ottimi tartufi. Fra gli animali da frutto, quelli che danno una maggior risorsa sono i majali e le pecore.
    Hanno luogo nella stessa Comunità due meschine fiere annuali, una delle quali suol tenersi nel capoluogo il primo lunedì dopo l’Ascensione, e l’altra il giorno 16 di agosto nel villaggio di Marzana.
    Il commercio di questa comunità si fa specialmente nei (
    ERRATA: mercati di Anghiari e di Sansepolcro) mercati d’Anghiari, di Monterchi e di Sansepolcro, giacchè mancano di mercati settimanali (ERRATA: i castelli vicini di Monterchi, e di Lippiano) il castello vicino di Lippiano.
    La Comunità del Monte S. Maria mantiene un medico e un maestro di
  •    pag. 13 di 16
    scuola.
    Il suo potestà risiede in Lippiano, il Vicario Regio, la cancelleria comunitativa, l’ingegnere di Circondario e l’ufizio di esazione del Registro sono in Sansepolcro, la conservazione delle Ipoteche e il tribunale di Prima Istanza in Arezzo.

    QUADRO della Popolazione della Comunità del MONTE S. MARIA a tre epoche diverse.

    - nome del luogo: Arcalena, titolo della chiesa: S. Luca (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello, popolazione anno 1818 n° 104, popolazione anno 1833 n° 111, popolazione anno 1839 n° 81
    - nome del luogo: Ciciliano, titolo della chiesa: S. Donnino (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 63, popolazione anno 1833 n° 126, popolazione anno 1839 n° 113
    - nome del luogo: Graziano, titolo della chiesa: S. Lucia (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 55, popolazione anno 1833 n° 59, popolazione anno 1839 n° 82
    - nome del luogo: Lippiano, titolo della chiesa: S. Michele (Pieve), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 305, popolazione anno 1833 n° 304, popolazione anno 1839 n° 250
    - nome del luogo: Marcignano, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 106, popolazione anno 1833 n° 150, popolazione anno 1839 n° 151
    - nome del luogo: Marzana, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Rettoria), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 295, popolazione anno 1833 n° 271, popolazione anno 1839 n° 393
    - nome del luogo: MONTE S. MARIA, titolo della chiesa: S. Maria (Pieve), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 220, popolazione
  •    pag. 14 di 16
    anno 1833 n° 228, popolazione anno 1839 n° 269
    - nome del luogo: Paterna, titolo della chiesa: S. Pietro (Rettoria), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 128, popolazione anno 1833 n° 155, popolazione anno 1839 n° 167
    - nome del luogo: Pecorata, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 57, popolazione anno 1833 n° 71, popolazione anno 1839 n° 74
    - nome del luogo: Petena, titolo della chiesa: S. Andrea (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 66, popolazione anno 1833 n° 103, popolazione anno 1839 n° 111
    - nome del luogo: Petriolo, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 59, popolazione anno 1833 n° 87, popolazione anno 1839 n° 86
    - nome del luogo: Pezzano, titolo della chiesa: S. Stefano (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 62, popolazione anno 1833 n° 81, popolazione anno 1839 n° 92
    - nome del luogo: Piantrano, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 123, popolazione anno 1833 n° 132, popolazione anno 1839 n° 112
    - nome del luogo: Prato, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 173, popolazione anno 1833 n° 193, popolazione anno 1839 n° 210
    - nome del luogo: Prine, titolo della chiesa: S. Biagio (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 64, popolazione anno 1833 n°
  •    pag. 15 di 16
    81, popolazione anno 1839 n° 78
    - nome del luogo: Ranzola, titolo della chiesa: S. Marco (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 76, popolazione anno 1833 n° 109, popolazione anno 1839 n° 121
    - nome del luogo: Satriano, titolo della chiesa: S. Leone (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 30, popolazione anno 1833 n° 67, popolazione anno 1839 n° 47
    - nome del luogo: Trevina, titolo della chiesa: S. Cristofano (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 121, popolazione anno 1833 n° 185, popolazione anno 1839 n° 158
    - nome del luogo: Verciano, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Città di Castello,
    popolazione anno 1818 n° 67, popolazione anno 1833 n° 78, popolazione anno 1839 n° 69
    - Totale
    popolazione anno 1818 n° 2175

    Entrano nella Comunità di Monte S. Maria le seguenti frazioni

    - nome del luogo: Cagnano, Comunità donde proviene: dalla Comunità estera di Città di Castello, abitanti anno 1833 n° 38, abitanti anno 1839 n° 39
    - nome del luogo: Val di Petrina, Comunità donde proviene: dalla Comunità estera di Città di Castello,
    abitanti anno 1833 n° 12, abitanti anno 1839 n° 14

    - Totale
    abitanti anno 1833 n° 2649
    - Totale
    abitanti anno 1839 n° 2713

    MONTE S. MARIA nella Val Tiberina. – In fine si corregga. Il suo potestà attualmente risiede in Monterchi. – Vedi anche L'APPENDICE seguente rispetto agli antichi
    March. del Monte S. Maria.
    Nel 1833 la Comunità del MONTE S. MARIA contava 2649 Abitanti e nei 1845 ne noverava 2701, come appresso:

    Arcolena,
  •   pag. 16 di 16
    Abitanti N.° 84
    Ciciliano,
    Abitanti N° 108
    Graziano,
    Abitanti N° 76
    Lippiano,
    Abitanti N° 233
    Marcignano,
    Abitanti N° 140
    Marzana,
    Abitanti N° 395
    MONTE S. MARIA,
    Abitanti N° 256
    Paterna,
    Abitanti N° 169
    Pecorata,
    Abitanti N° 67
    Petena,
    Abitanti N° 102
    Petriolo (
    del Monte S. Maria), Abitanti N° 88
    Pezzano,
    Abitanti N° 95
    Piantrano,
    Abitanti N° 125
    Prato,
    Abitanti N° 215
    Prine,
    Abitanti N° 77
    Ranzola,
    Abitanti N° 111
    Satriano,
    Abitanti N° 63
    Trevina,
    Abitanti N° 171
    Verciano,
    Abitanti N° 69

    Da Parrocchie Estere

    Cagnano, Abitanti N° 36
    Val di Petrina,
    Abitanti N° 21
    TOTALE
    Abitanti N° 2701
Localizzazione
ID: 2945
N. scheda: 33820
Volume: 3; 6S
Pagina: 423 - 429; 156
Riferimenti: 17141
Toponimo IGM: Monte S. Maria Tiberina
Comune: MONTE SANTA MARIA TIBERINA
Provincia: PG
Quadrante IGM: 115-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1755997, 4814241
WGS 1984: 12.16405, 43.43887
UTM (32N): 756060, 4814416
Denominazione: Monte S. Maria
Popolo: S. Maria a Monte S. Maria
Piviere: S. Maria a Monte S. Maria
Comunità: Monte S. Maria
Giurisdizione: Lippiano
Diocesi: Città di Castello
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
  trova nel testo
 
  scarica scheda
  aggiungi note