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Monte Massi

 

(Montemassi)

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    MONTE MASSI nella Maremma grossetana. – Castello con rocca a doppiocerchio e chiesa plebana (S Andrea apostolo) nella Comunità Giurisdizione e circa 5 miglia a ponente di Roccatederighi, Diocesi e Compartimento di Grosscto.
    Risiede la rocca sopra uno scoglio di Gabbro sporgente dalla cima di un monte fiancheggiato alla sua base orientale dal fosso
    Asina, e nel lato occidentale dal torrente di Follonica, mentre sulla faccia volta a ostro scaturisce per vari rami il fosso Raspolino, tributario questo e quello della fiumana Bruna.
    Il paese situato sotto la rocca è diviso in due borgate, quella superiore ha una meschina piazzetta con piccola chiesa parrocchiale e una casa comunale che nei secoli scorsi servì di pretorio.
    Fu questo castello uno dei feudi dei conti Aldobrandeschi, di che si trova memoria in una carta del 1076, quando un Conte Ildebrando e la Contessa Giulitta sua consorte donarono alla chiesa de’SS. Andrea e Genziano di Monte Massi il padronato delle chiese di S. Margherita e di S. Lucia a Sassoforte.
    Dopo essere stata abbattuta la potenza dei conti AIlobrandeschi nella Maremma grossetana, e conquistata dal Comune di Siena la loro sede capitale, allora la stessa oste nel 1259 rivolse il cammino verso il fortilizio di Monte Massi. Già da molti mesi era stretto di assedio quando s’intese che un esercito fiorentino era giunto nelle vicinanze di Colle, sicchè l’oste sanese dovè abbandonare l’impresa di Monte Massi per correre a sostegno della madre patria.
    Ma avuta in favore la battaglia di Montaperto, le truppe vittoriose tornarono tosto sotto Monte Massi, avendo alla testa il potestà di Siena; nè corsero molti giorni dacchè il castello fu assalito, preso e le sue mura castellane smantellate.
    Al principio però del secolo XIV signoreggiavano in Monte Massi i nobili Pannocchieschi, avvegnachè risedeva nel cassero di Montemassi messer Nello
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    del fu Inghiramo de’signori del castel di Pietra, il quale Nello per istrumento del dì 11 maggio 1306, stipulato nel Castello di Montemassi, a nome di donna Verducca del fu Meo futura sposa di Talino del fu Benvenuto del castel di Pietra, assegnò alla medesima lire 300 di dote. Con altro istrumento del 4 novembre 1309, rogato nel cassero di Montemassi, lo stesso Nello del fu Inghiramo de’Pannocchieschi consegnò al prenominato sposo la dote di donna Verducca del fu Meo in tanti beni stabili ivi descritti – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Città di Massa).
    Comunque fosse del dominio baronale dei Pannocchieschi in Monte Massi, certo è che questo castello nel 1328 fu fatto ribellare ai Sanesi da Castruccio Antelminelli giovandosi del mezzo dei figli di Bandino da Sticciano, i quali ottennero a tal uopo dei soldati da Castruccio e da Lodovico il Bavaro per difesa di esso castello. Anche allora la Repubblica sanese vi mandò una poderosa oste sotto il comando del suo potestà Guido Ricci di Modena, per la quale impresa anche i Fiorentini inviarono una porzione delle loro masnade.
    Dondechè, dopo essere stato stretto di assedio, Monte Massi nello stesso anno si rese per fame, e poco stante la Repubblica di Siena comandò si disfacesse quel fortilizio, al qual effetto vi spese la moneta di lire 2834. Tanta fu l’allegrezza ed il giubbilo provato dal popolo sanese per l’acquisto di cotesto castello, che la Signoria ordinò al celebre pittore sanese Simone di Martino, l’amico del Petrarca, di dipingere l’assedio di Monte Massi nella sala del Consiglio nel palazzo del Concistoro, testè illustrata dal conte Pompeo Litta.
    Ma nel 1374 i Salimbeni sdegnati per l’oltraggio ricevuto dal governo di Siena, che aveva fatto decapitare uno di loro famiglia e altri della stessa consorteria mandati prigioni nel castello di Perolla,
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    raccolsero prezzolate masnade, le quali unite ai loro fedeli corsero a predare molti luoghi del contado di Siena, nel tempo che tolsero alla repubblica i castelli di Monte Massi e di Boccheggiano.
    In conseguenza la Signoria di Siena elesse tosto il magistrato dei Dieci di balia di guerra, cui comandò l’oste per vendicare l’ingiuria ricevuta, ed ottenne pur allora in aiuto fanti e cavalli da Firenze e da Lucca. Dall’altra banda i Salimbeni misero insieme tanti aderenti armati che riescirono sufficienti non solo di resistere a cotanto impeto, ma ancora per mettere in rotta sotto Boccheggiano gli stessi assalitori. Finalmente nel 1375 le parti belligeranti avendo fatto compromesso delle differenze loro nella Signoria di Firenze, fu deciso che i Salimbeni consegnassero agli ambasciatori fiorentini la rocca già rifatta di Monte Massi per restituirla, come poi fecero, al Comune di Siena. (MALEVOLTI,
    Istor. Sanesi P. I e II).
    Pochi anni dopo la Repubblica sanese trovandosi in bisogno di moneta per le gravi spese sostenute a cagione delle guerre insorte coi Fiorentini, quando il governo di Siena si diede a Giovanni Galeazzo duca di Milano, fece aprire delle trattative con messer Cristofano del fu Mino
    dè Verdelli col quale per istrumento del 23 agosto 1392 restò convenuto di cedergli il possesso del Castello di Monte Massi e suo distretto per il tempo di sette anni, cioè dal dì 8 agosto 1392 a tutto il 7 agosto del 1399, a condizione di goderne il mero e misto impero, compreso il giuspadronato della sua chiesa parrocchiale; e ciò mediante lo sborso di 8000 fiorini d’oro, con obbligo però di non venderlo, nè impegnarlo ad alcuno, mentre il governo di Siena in quell’intervallo doveva mantenere a sue spese un castellano con otto soldati per guardia della rocca di Monte Massi. – (ARCH. DIPL.
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    DI SIENA, Kaleffo rosso N°21 e 23).
    Per quanto, a seconda del contratto dell’8 agosto 1392 la Rep. di Siena dietro il rimborso della somma medesima di 8000 fiorini, dovesse ricevere dal
    Verdelli l’oppignorato Castello di Monte Massi, ciò non ebbe effetto prima del 29 agosto 1404, quando i priori e governatori del Comune di Siena unitamente al capitano del popolo deliberarono di ricomprarlo da Cristofano di Pietro del fu messer Cristofano de’Verdelli, previo il consenso di Mino di Cercerchia, di Giovanni e Niccolò di Galgano, e di Guccio Bichi suoi più prossimi parenti. Dondechè i sindaci del Comune di Siena ripresero la consegna del Castello di Monte Massi, suo cassero e fortilizio con tutte le ragioni e pertinenze nei modi e forme che già messer Cristofano di Mino, avo paterno dell’anzidetto cessionario, l’aveva ricevuto dal Comune per il prezzo di
    sopra accennato. Uno dei capitoli della consegna fu quello di fare la descrizione dei confini del distretto di Monte Massi, mentre con altro articolo la Signoria di Siena si obbligava rimborsare detto Cristofano delle spese da esso fatte in un casamento edificato dentro il castello. Finalmente era tra i patti stipulati quello di assolvere il
    Verdelli da tutti i bandi e condanne dal potestà di Siena contro di esso pronunziate; accordando al medesimo Cristofano, ai suoi fratelli e discendenti la qualità di cittadini popolani sanesi. (ARCH. DIPL. SAN. Kaleffo rosso N° 40).
    Tornato che fu al possesso del castello di Monte Massi, il Comune di Siena deliberò di smantellare per la seconda volta cotesta rocca stante la ragione che si disse essere di troppa spesa alla Repubblica. (ARCH. DIPL. SAN.
    Libro delle Riformagioni Sanesi dal 1403 al 1409).
    Nel 1413 risedeva costà un giusdicente sanese di seconda
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    classe. Dalla detta epoca il popolo di Monte Massi ubbidì costantemente al governo della città di Siena, nel cui archivio si conserva lo statuto più antico superstite, scritto nel 1533.
    Questo paese al pari di altri della Maremma sanese con atto pubblico de’27 agosto 1559 si sottomise alla monarchia Medicea.
    Finalmente Monte Massi con il suo distretto fu eretto in feudo dal Granduca Ferdinando II, con titolo di marchesato, mediante un diploma del 19 settembre 1632 a favore di Giovan Cristofano de’marchesi Malaspina di Mulazzo, e maestro di camera della vedova Granduchessa madama Cristina di Lorena, già da qualche tempo fatto Marchese di Rocca Tederighi. Fu dato cotesto feudo a condizione di passare ne’figli e discendenti maschi dell’investito con ordine di primogenitura. Sennonchè il di lui pronipote Cesare Malaspina, previo il consenso del Granduca Leopoldo I, per atto del 7 aprile 1770 vendè i suoi diritti sul marchesato di Monte Massi e sopra l’altro di Rocca Tederighi al marchese Giovanni di Domenico Cambiaso di Genova, con ordine però al giudice ordinario di Siena di sorvegliare all’effettuazione del rinvestimento del prezzo, e con altre condizioni volute dal rescritto sovrano dei 21 novembre 1768. Sei anni innanzi cotesta alienazione, cioè, nel 1764 i due castelli di Rocca Tederighi e di Monte Massi coi loro distretti contavano tutt’insieme 595 abitanti.
    Sino dal secolo XIV la chiesa parrocchiale di Monte Massi era sotto l’invocazione di S. Andrea apostolo, S. Genziano e S. Feriolo. – Essa nel 1595 faceva 321 abitanti, nel 1640 era ridotta a 140 abitanti, nel 1717 la sola parrocchia di S. Andrea a Monte Massi ne contava 201, e nel 1833 aveva 274 abitanti –
    Vedere ROCCASTRADA Comunità.

    MONTE MASSI nella Maremma Grossetana. – Si aggiunga al suo luogo anche la notizia che ci fornisce di questo paese e dei
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    suoi dinasti una carta del 16 gennajo 1319 riguardante la quietanza falla a donna Fresca figlia di messer Nello del fu Inghiramo de' Pannocchieschi, allora moglie di Bindino da Sticciano stipulante per detto messer Nello de' Pannocchieschi, che per lui ricevè lire 400 di denari sanesi presi a mutuo. – Nel 12 luglio del 1323 poi la stessa donna del fu messer Nello restata vedova di Bindino da Sticciano, stando in Siena insieme a Fr. Giovanni del fu Ugo frate Agostiniano, entrambi esecutori testamentarj del fu Bindino di lei marito, fecero procura in persona incaricata di esigere fiorini 300 d'oro dovuti al suddetto Bindino dal Comune di Scarlino. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte del Mon. De’ S. Pietro e Paolo a Monticiano).Vedere STICCIANO.
    Nella visita fatta li 12 maggio del 1558 a Monte Messi dai deputati della Repubblica sanese in Montalcino il sindaco di questo Comune dichiarò, che ivi allora risiedeva un giusdicente civile dipendente dal potestà (
    vicario) di Monte Pescali e che levava da Grosseto annualmente non più di sei o sette staja di sale.
Localizzazione
ID: 2947
N. scheda: 33840
Volume: 3; 6S
Pagina: 430 - 432; 157
Riferimenti: 27420
Toponimo IGM: Montemassi
Comune: ROCCASTRADA
Provincia: GR
Quadrante IGM: 128-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1668348, 4761889
WGS 1984: 11.06591, 42.9926
UTM (32N): 668411, 4762063
Denominazione: Monte Massi
Popolo: S. Andrea a Monte Massi (con annesso Lattaja)
Piviere: S. Andrea a Monte Massi (con annesso Lattaja)
Comunità: Roccastrada
Giurisdizione: Roccastrada
Diocesi: Grosseto
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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