REPETTI ON-LINE

Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

cerca... .

Monte Nero, Montenero

 

(Montenero)

  •   pag. 1 di 6
    MONTE NERO, o MONTENERO in Val d’Orcia. – Castello con chiesa plebana (S. Lucia) nella Comunità Giurisdizione e circa miglia 6 a grecale di Cinigiano, Diocesi di Montalcino, già di Chiusi, Compartimento di Siena.
    Riposa Monte Nero sopra la sommità di un poggio omonimo presso la strada che da Castel del Piano mena a
    Cannicci nella Regia grossetana, sulla ripa sinistra dell’Orcia, che gli passa sotto dal lato di settentrione mentre un poco più distante di là scorre verso levante l’Ente suo tributario.
    Ebbe in questo castello dominio sino dal mille la casa de’conti Aldobrandeschi per una metà, e per l’altra metà la badia di S. Salvatore sul Mont’Amiata. Ciò è dimostrato da una pergamena del 7 febbrajo 1015 scritta in Grosseto presso la pieve (ora cattedrale) di S. Maria, col quale atto il Conte Ildebrando figlio del fu Conte Rodolfo di Roselle e della contessa Guilla, per il merito di una fermezza d’oro, promise a Winizzone abate del Monastero del S. Salvatore sul Mont’Amiata, non solo per se, ma ancora a nome dei suoi eredi, di non contendergli la metà del monte e poggio dov’era il castello di Monte Nero ec. La qual giurisdizione sopra la metà di detto castello nel 1017 venne confermata alla stessa badia da un privilegio dell’Imperatore Corrado il Salico.
    Anche più estesa fu la protesta fatta nel 8 dicembre 1047 dal Conte Ildebrando figlio del suddetto conte Ildebrando di Rodolfo, quando per il merito di un altro anello d’oro si obbligò per se e per i suoi eredi di non molestare l’abate Tenzone del Mont’Amiata nè muovergli causa per tutto ciò che il Conte Ildebrando suo padre aveva rinunziato e ceduto alla badia Amiatina; cioè sulla metà del poggio e del castel di Monte Nero, delle chiese, cappelle, mura, acque, ville, terreni, ec.
  •    pag. 2 di 6
    le quali cose dal padre erano state fino allora ritenute come proprie – Vedere l’Articolo GROSSETO.
    Arroge a ciò un placito del 19 febbrajo 1078 pronunziato dalla gran contessa Matilda ad istanza di Gherardo abate del Monastero Amiatino, a conferma della metà del Castello di Monte Nero, cappelle, case, ville ec. (ARCH. DIPL. FIOR.
    Carte della Badia suddetta).
    Nuove inquietudini ebbero a soffrire i monaci Amiatini rapporto al possesso di Monte Nero sotto il regno di Federigo II. Del quale Imperatore conservavasi in quell’archivio una lettera autografa del 27 agosto 1244 diretta a Pandolfo di Fasianella suo capitano generale in Toscana, cui ordinava di far citare i Visconti di Campiglia usurpatori del Castello di Monte Nero, e i conti Aldobrandeschi di Pitigliano che avevano preso il Castello di Pian Castagnajo, contro i diritti del Monastero di Mont’Amiata, cui entrambi appartenevano. Quindi al principio di ottobre 1245, nella città di Foggia fu pronunziata sentenza dall’Imperatore, che condannava gli uomini di Monte Nero a pagare le decime al Monastero di Monte Amiata, e ordinava di mettere quei monaci al possesso di altrettanti beni della Comunità di Monte Nero quanti bastassero a cuoprire il debito di dieci anni di decime non soddisfatte.
    In conseguenza di ciò gli uomini di detto Castello nel 28 ottobre del 1246 promisero all’abate del Monastero di S. Salvadore di pagare di lì alle calende di dicembre lire 50 per le decime di dieci anni arretrate, e di soddisfarle in seguito annualmente a forma della sentenza imperiale testè citata – (ARCH. DIPL. FIOR.
    Carte di detta badia).
    Fra i molti padroni che ebbero podere in Monte Nero le carte Amiatine sul declinare del secolo XIII ci scoprono un Gualterotto di Monaldo e un Paganello suo figlio conti di Monte’Giovi, i quali nel dì 19 giugno
  •    pag. 3 di 6
    1262, stando nel loro castello di Monte Giovi, fecero compromesso coi rappresentanti la comunità di Monte Nero, rimettendosi al giudizio di Ventura di altro Ventura da Monte Latrone rispetto alle differenze che vertevano tra di loro per cagione di affitti, dazi, servigi ecc. Aggiungasi che un Inghiramo figlio del predominato Gualterotto in due altre carte è qualificato conte di Monte Nero. La prima è un istrumento del 5 marzo 1283, quando il detto Conte Inghiramo insieme colla sua consorte donava al Monastero Amiatino tutti i beni che aveva nel Castello e distretto di Monte Nero, in quelli di S. Angelo in Colle, e di Camilliano con tutti i tributi, ritti, pedaggi ec. La seconda carta del 7 novembre 1296, riguarda un compromesso fatto nel Monastero di S. Prospero del castellare di Siena fra il sindaco delle monache suddette e quello della badia Amiatina per terminare le vertenze insorte a cagione dell’eredità di donna Lucia stata moglie di Paganello Conte di Monte Nero. Anche un contratto del 16 ottobre 1284 fatto in Monte Latrone ci scuopre un Soarzio d’Arrigo da Monte Nero che vendè a D. Pietro Abate del Monastero più volte rammentato tutto ciò che egli possedeva in Monte Nero e suo distretto, ricevendone la valuta in lire 400 di denari sanesi – (ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit.).
    Lo stesso D. Pietro abate del Monastero Amiatino, per istrumento fatto in Monte Nero nel dì 3 marzo 1293, acquistò in compra da un Malavolti di Siena la ventesimaquarta parte di quel castello con tutte le sue pertinenze ritirandone il prezzo di lire 120 di denari sanesi. La qual porzione di Monte Nero poco innanzi (3 febbrajo 1291) era stata venduta al Malavolti da Riguccio del fu Crescenzio di Grosseto per la somma di lire 160 di
  •    pag. 4 di 6
    moneta sanese.
    Rapporto a tanti signori, conti e
    valvassori del Castello di Monte Nero, fra loro coetanei, le Riformazioni di Siena per avventura vengono a toglierci d’imbarazzo. Essendochè trovasi ivi un istrumento del 28 novembre 1363, dove compariscono un Gualterotto di Monaldo, un Pietro e Amadeo di Griffolino, un Paganello di altro Paganello e un Soarzio di Arrigo, qualificati tutti conti di Monte Nero, i quali confessano che i loro antenati riceverono in feudo dall’abbate di S. Salvatore il castello di Monte Nero nella diocesi di Chiusi con il suo distretto. (RIFORMAGIONI DI SIENA. Balzana N°25).
    Frattanto con tutti gli acquisti fatti e donazioni ricevute, con la sentenza dell’Imperatore Federigo II a favore del monastero del Mont’Amiata, non sembra che i conti Aldobrandeschi avessero rinunziato a’loro diritti sopra cotesto castello, come non vi rinunziarono per quello di Pian Castagnajo. Per dar credito a quanto dissi giova una bolla del Pontefice Onorio IV spedita da Roma li 5 giugno 1286, con la quale quel Pontefice dopo aver affidato a Simone di Gandolfo suo cappellano una causa vertente fra il monastero suddetto da una parte, il conte Guido di Monfort e la contessa Margherita Aldobrandeschi sua moglie dall’altra parte a motivo del Castello di Pian Castagnajo non che per la metà del Castello di Monte Nero e sue pertinenze, con la presente bolla comandava al pievano di S. Giovanni di Radicofani nuovo delegato pontificio di far citare il detto Conte di Monfort e la contessa Margherita sua moglie, inoltre il potestà e Comune di Siena, acciò dentro un mese comparissero in Roma davanti Sua Santità per sentire deliberare rapporto al dominio di Monte Nero ciò che sarebbe conforme alla giustizia – (ARCH. DIPL. FIOR.,
    loc. cit.). – Vedere MONTE GIOVI in Val d’Orcia.
    Pertanto dalla bolla pontificia
  •    pag. 5 di 6
    qui sopra indicata si rileva, che il Comune di Siena cominciò da quell’epoca ad affacciare dei diritti sopra Monte Nero, per quanto il suddetto castello continuasse molto tem|po dopo a dipendere dai conti Aldobrandeschi e dagli abati del Monastero di S. Salvadore nel Mont’Amiata.
    Infatti fu accolto costà nell’ottobre del 1327, dove infermò e morì, il vescovo di Arezzo Guido Tarlati, quando per la via della Maremma egli benchè interdetto faceva ritorno alla sua residenza. La qual circostanza ci rammenta la parentela fra la casa Tarlati di Arezzo ed i conti Aldobrandeschi, cui apparteneva la contessa Giovanna, qualificata moglie di Tarlato Tarlati in una iscrizione posta nel 1340 alla chiesa di Montecchio sotto Bibbiena –
    Vedere MONTECCHIO nel Val d’Arno casentinese.
    In seguito però Monte Nero e Monte Giovi, al pari di altri castelli situati nelle valli dell’Orda e dell’Ombrone, erano caduti in potere dei Salimbeni, siccome apparisce dal lodo del 1375 sentenziato dalla Signoria di Firenze tra quei magnati e il Comune di Siena.
    Dondechè nel 1400 gli abitanti di Monte Nero si diedero alla repubblica sanese, dalla quale furono accolti a condizione di offrire per la festa dell’Assunta un palio del valore almeno di fiorini dieci – (ARCH. DIPL. SAN.
    Kaleffo nero N° 274).
    Quattro anni dopo il governo sanese ordinò la restaurazione del cassero, nel quale vi spese la somma di lire 957.
    L’antica chiesa plebana di Monte Nero, collocata alla distanza di circa 2 miglia dal castello, era dedicata a S. Mustiola.
    La pieve attuale di S. Lucia esiste dentro il paese, dove si trova un’oratorio ufiziato dal cappellano curato, nel quale si venera una divota immagine di S. Maria della Misericordia trasferitavi dalla vecchia pieve.
    Gli abitanti di Monte Nero si sottomisero alla corona Medicea per atto pubblico del 2 settembre 1559.
    In questo paesello nacque nel secolo XV
  •   pag. 6 di 6
    il celebre botanico Mattioli, di cui suole indicarsi al forestiero la casetta natale, sebbene recentemente dall’attual possessore sia stata in gran parte rifatta.
    La parrocchia di Monte Nero nel 1595 aveva 898 abitanti; nel 1640 ne contava 363; nel 1745 comprendeva 260 anime, e nel 1833 noverava 424 abitanti.
Localizzazione
ID: 2959
N. scheda: 33970
Volume: 3
Pagina: 447 - 449
Riferimenti:
Toponimo IGM: Montenero
Comune: CASTEL DEL PIANO
Provincia: GR
Quadrante IGM: 129-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1701694, 4757513
WGS 1984: 11.47305, 42.94512
UTM (32N): 701758, 4757687
Denominazione: Monte Nero, Montenero
Popolo: S. Lucia a Montenero
Piviere: S. Lucia a Montenero
Comunità: Cinigiano
Giurisdizione: Cinigiano
Diocesi: (Chiusi) Montalcino
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
  trova nel testo
 
  scarica scheda
  aggiungi note