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Dizionario Geografico Fisico
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Monte Catini, Montecatini di Val di Cecina

 

(Montecatini di Val di Cecina)

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    MONTE CATINI o MONTECATINI in Val di Cecina. – Castello capoluogo di Comunità con chiesa plebana (S. Biagio) nella Giurisdizione Diocesi e circa 7 miglia toscane a libeccio di Volterra, Compartimento di Firenze.
    Trovasi sulla estrema balza di un poggio che stendesi verso scirocco da quello più elevato di Caperciano, ossia del
    Poggio alle Croci a il quale acquapende in due valli, a settentrione nell'Era, a scirocco nella Cecina.
    Non conosco notizie di questo Montecatini, già villa di
    Monte Leone, anteriori al secolo XI, comecché la sua popolazione fosse compresa nel piviere di Gabbreto, della cui comunità sino al 1300 Montecatini faceva parte.
    Infatti in tutti gli atti pubblici, nei quali erano chiamati a prestar giuramento di fedeltà, a pagare tasse, oppure a ricevere rettori dal Comune di Volterra gli abitanti del suo contado, non si trova nominata la comunità di Montecatini prima del secolo XIII. È altresì vero che questo luogo si rammenta in una carta del 29 luglio 1099, con la quale Pietro vescovo di Volterra emise un decreto a favore della chiesa de’SS. Giusto e Clemente posta presso le mura di detta città, alla quale concedeva l’esazione di alcune decime e varii effetti, fra i quali una sorte posta in luogo detto alla
    Quercia presso Monte Catini. Anche un altro istrumento del 6 maggio 1225 parla della cessione della metà di alcuni dazi che il vescovo Pagano fece a prò della Comunità di Volterra di quanto pagavano alla mensa vescovile alcuni castelli e popoli del contado volterrano, fra i quali si trova nominato il castello, o villa di Monte Catini. Vi era però la dichiarazione, che riservava al vescovo la facoltà di esigere gabelle sopra quei popoli , ogni qual volta egli fosse obbligato di recarsi nell’esercito dell’Imperatore.
    All’Articolo
    GABBRETO si
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    vide, che nello statuto di Volterra del 1288, là dove si trattava della prediale dei paesi di quel contado, non è registrato il comune di Montecatini, sivvero quelli di Gabbreto, di Sorbajano, Agnano e di Miemo.
    Da tutto ciò risulta, che la giurisdizione civile di Montecatini a quell'età spettava ai vescovi volterrani, avuta forse da un qualche imperatore, sebbene nel diploma di Arrigo VI al vescovo Ildebrando Pannocchieschi il Castello di Montecatini non si trovi nominato. Nè tampoco saprei dire a qual tempo lo stesso castello si costituisse in comunità, siccome lo erano innanzi di lui i paesi di
    Gabbreto, di Miemo, di Sorbajano e Agnano.
    Per altro verso la metà del secolo XIV Montecatini dal vescovo Filippo de'Belforti era passato sotto il dominio della sua famiglia, cui poi fu tolto nel 1361 dai Fiorentini che lo consegnarono al Com. di Volterra, a cui restò ligio fino a che questa città nel 1472 fu assoggettata alla Rep. fiorentina insieme con il suo contado; e d'allora in poi anche Montecatini seguì costantemente la sorte di Volterra.
    La chiesa parrocchiale di Montecatini fu riedificata verso la metà del secolo XV, nella quale occasione probabilmente ebbe il titolo di plebana, essendovi stato traslocato nel 1463 il battistero dalla pieve di Gabbreto, le cui rovine sono situate nella pendice settentrionale del
    poggio alle Croci, o di Caporciano, in luogo denominato tuttora la Pieve Vecchia.
    Più tardi alla stessa pieve di Montecatini fu annesso il popolo della parrocchia di
    Sorbajano, la cui villa nel 1551 era composta di 17 famiglie con 72 abitanti. – Vedere GABBRETO e SORBAJANO.
    Questo paese non ha dato, che io sappia, uomini distinti per fama o per infamia, seppure
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    non fu quel medico Giovanni di Montecatino, che nel 1450 per incredulità sull'immortalità dell'anima fu in Firenze impiccato e arso. – AMMIRATO, Stor. Fior. Lib.XXII).

    MOVIMENTO della Popolazione del Castello di MONTECATINI IN VAL DI CECINA a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 184; totalità della popolazione 809.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 67; femmine 79; adulti maschi 106, femmine 109; coniugati dei due sessi 207; ecclesiastici 8; numero delle famiglie 127; totalità della popolazione 576.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 255; femmine 239; adulti maschi 189, femmine 169; coniugati dei due sessi 442; ecclesiastici 7; numero delle famiglie 246; totalità della popolazione 1328.
    ANNO 1839: Impuberi maschi 282; femmine 278; adulti maschi 223, femmine 212; coniugati dei due sessi 484; ecclesiastici 8; numero delle famiglie 260; totalità della popolazione 1484.

    Comunità di Montecatini in Val di Cecina. – Il territorio di questa comunità occupa una superficie di 42092 quadrati agrarii, dei quali 1715 quadrati sono presi da corsi d'acqua e da strade.
    Nel 1833 vi si trovavano 2776 abitanti, a ragione di 55 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina con 7 comunità. Dirimpetto a settentrione ha la Comunità di Lajatico, con la quale fronteggia partendo da maestro a grecale mediante il borro di
    Miemo, rasentando per via la rocca di Pietra Cassa, quindi attraversa la strada comunale tra Miemo ed Orciatico per dirigersi con la Doccia nuova sino al così detto Quercione (forse il luogo chiamato la Quercia sino dall'anno 1099?). Qua trova la Comunità di Volterra, da primo di fronte a grecale fino al torrente Ragone, poi mediante lo stesso torrente volta faccia a settentrione per andare
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    incontro al borro di Macchia Lunga, col quale, ripiegando a levante e poi di nuovo a settentrione, arriva sull'antica strada che va da Montecatini a Volterra. Attraversata cotesta via, le due comunità percorrono i borri della Baccherella e della Loggia sino alla strada che viene da Buriano, alla quale dopo breve tragitto sottentrano a scirocco varii rivi influenti nel torrente Cortolla, coll’ultimo de’quali li due territorii dirigonsi nel fiume Cecina, che rasenta il piè del poggio di Decimo nella direzione da grecale a libeccio Costà dirimpetto a scirocco sottentra a contine il territorio della Comunità di Pomarance, col quale questa di Montecatini percorre per mezzo miglio l'alveo della Cecina sino allo sbocco in essa del torrente Trossa. Cotesto che proviene da scirocco è rimontato dalle due comunità sino a un suo confluente sinistro, denominato il borro di Rio, nel quale entrano entrambe per rimontare il valloncello a levante del poggio, di Micciano. Valicato cotesto poggio, i due territorii scendono dirimpetto a libeccio dalla piccola criniera di monti frapposti al valloncello della Trossa e a quello della Sterza. Appena entrato in quest'ultima valletta si presenta la Comunità di Monteverdi, con la quale l'altra di Montecatini fronteggia a ostro, da primo lungo il torrente Risecco sino alla Sterza in cui influisce, poi mediante il corso di quest'ultima fiumana, finché voltando faccia a libeccio entra in un suo influente sinistro, chiamato il borro del Confine, col quale si dirige a levante del Castello della Sassa sulla sommità dei Poggio al Pruno. A questo punto dirimpetto a ponente sottentra la Comunità di Bibbona sino alle sorgenti del borro della Canonica, col quale riscende nella Sterza
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    , che percorre nella direzione di maestrale sostituendogli di faccia la Comunità di Guardistallo, con la quale la nostra ritorna nel fiume Cecina. Alla confluenza dei torrenti Lupicaja a Maltempo, mediante lo stesso fiume Cecina, viene a confine la Comunità di Monte Scudajo sino alla confluenza del borro Lopia. Costà il territorio di Montecatini lascia a libeccio la Cecina per rimontare il borro predetto di fronte a ponente e alla Comunità di Riparbella, insieme con la quale sale i poggi a occidente di Miemo, quindi entra nel botro di S. Cerbone sino alla sua confluenza in quello di Miemo, dove ritrova la Comunità di Lajatico.
    Fra i maggiori corsi d'acqua, che percorrono, o che lambiscono il territorio comunitativo di Montecatini, si novera il fiume Cecina, il quale lo attraversa quasi per mezzo da levante a ponente, mentre fra i maggiori torrenti la
    Trossa ne percorre i confini a grecale, e la Sterza a libeccio.
    Fra le strade rotabili che passano per questo territorio se ne contano tre provinciali; 1. quella di
    Val di Cecina; 2. La strada traversa della Camminata; 3. La strada di Val d’Era. – Vi è inoltre la nuova via comunitativa che staccasi dalla strada di Val d'Era, per condurre a Montecatini, ed è progettata altra via rotabile da Montecatini alle miniere di Caporciano.
    Il territorio di questa comunità rispetto alla fisica formazione e qualità delle sue rocce richiama l'attenzione del geologo e del minerista; essendoché incontrasi in questa contrada una delle principali masse serpentinose della Toscana, costà dove fu scoperta da pochi anni la singolare roccia calcare magnesiaca, cui dal luogo fu dato il nome di
    Miemite; costà dove nei secoli trapassati, ed ora di nuovo, per
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    gl'impulsi e le cure del Sig. Luigi Porte si vanno riattivando le miniere di rame; costà dove si tenta di trarre profitto dai banchi di lignite, che nello steseo territorio si nascondono.
    Per quanto molti naturalisti, da Giovanni Targioni in poi, abbiano visitato la montuosa contrada di
    Montecatini, a me sembra che niuno meglio del Prof. Paolo Savi abbia studiato e descritto la sua fisica costituzione, ch'egli ha fatto conoscere specialmente nelle sue Memorie geologiche sui terreni stratificati annessi alle masse serpentinose, e sulle rocce ofiolitiche della Toscana. (Vedere GIORN. PIS. DEI LETTER. Anni 1837-39).
    Il poggio pertanto di Montecatini, geograficamente e geologicamente contemplato, è da riguardarsi col prenominato Savi come una diramazione di quelli serpentinosi che stendonsi da settentrione a ostro sino costà, a partire dalle colline superiori pisane di
    Colle Montanino, Mante Vaso, Castellina e Riparbella, la quale diramazione dirigendosi per Miemo giunge fino a Montecatini.
    Infatti, se dalla parte di Val d’Era, o dalle
    Moje di Val di Cecina , si sale a Montecatini, dovunque si rivolga l’occhio altro non si vede fuorichè una sterile marna argillosa conchigliare grigio-cerulea (mattajone), la quale ricuopre anche i fianchi del poggio di Montecatini sino presso la sua meta inferiore (circa braccia 400 sopra il livello del mare), mentre la stessa formazione terziaria nel monte di Volterra, che gli è dirimpetto, e precisamente alle grotte di S. Giusto, si trova a circa 840 braccia più elevata del mare attuale. Dove cessa il mattajone, ossia la marna terziaria subappennina del Brocchi, sottentrano le rocce frammentarie composte di ciottoli diversi per qualità e grandezza, i quali consistono in pietra cornea, in diaspro, in calcarea compatta più o meno alterata, in serpentino,
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    in granitone e in altri frammenti di rocce ofiolitiche. Cotesta qualità di depositi, trovandosi sempre in Toscana nelle vicinanze, o a contatto delle masse serpentinose, viene collocata dal Prof. Savi fra le varie specie di gabbro rosso, e conseguentemente nella classe dei terreni terziarj ofiolitici.
    Sotto a simili rocce frammentarie di
    gabbro rosso è nascosta la serpentina che costituisce la parte superiore del poggio alle Croci, ossia di Caporciano, non che il suo fianco a maestrale dove giace la pieve vecchia di Gabbreto, paese che ebbe il nome dalla natura del terreno sul quale riposa. A questa roccia serpentinosa è connessa per gradazione, dal lato orientale, un'alterato macigno, che maschera l'aspetto di una specie di trachite, emersa di sopra il terreno terziario, qualità di roccia che il naturalista pisano classificò fra le segaliti, e su di essa riposa il castello di Montecatini. Se da questo punto uno si dirige a libeccio verso la villa di Sorbajano, lungo la strada che guida a Miemo, sottentra alla selagite una roccia stratiforme di calcare compatto (alberese), attraversata da venule di ferro e di manganese ossidati, le quali venule in alcuni punti della strada sono incrociate da altri filoncini di serpentina diallagica.
    All'incontro nel fianco occidentale del
    Poggio delle Croci, o del monte di Caporciano, corre un potente filone ofiolitico, che trovasi racchiuso tra i gabbri rossi, ovvero fra le rocce calcaree schistose indurate e di tinta rossastra. In mezzo a coteste rocce quel filone aumenta di potenza nel penetrare 30 e 40 braccia sotto la scorza del suolo, comecché né la sua larghezza, ne la sua direzione siano costanti; ed è in esso dove si aprirono le antiche e le moderne escavazioni della miniera di
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    rame solforato, le meglio conosciute, e forse le più ricche in questa specie di metallo di quante altre miniere furono tentate, o che si vanno escavando in Toscana. La materia che riempie il filone è una serpentina diallagica di tinta verde-bottiglia, talvolta giallastra, sparsa di numerose vene formate da una pasta bianco-grigia scagliosa, molle ed untuosa al tatto, tale insomma che acquistò l'aspetto di un’argilla talcosa. In questa sorta di roccia si racchiude una quantità copiosa di noccioli di rocce dioritiche, di steatite indurata; di gabbro rosso, e di ofite a pasta grigio verde, dei quali ciottoli se ne trovano molti metalliferi, ed altri sterili di ogni specie di metallo.
    I noccioli metalliferi non solo variano fra loro di natura e di volume, ma sogliono anche contenere tre varietà di solfuri di rame, cioè il
    rame piritoso giallo, il paonazzo, e il grigio. La prima varietà, detta ancora pirite di rame, è la più copiosa di tutte, sebbene vi si contenga circa un terzo di ferro. In generale cotesti solfuri rendono dal 28 al 33 circa per cento di rame puro. – Corre il tredicesimo anno dacchè si è ritornati a lavorare la miniera di Montecatini, ossia di Caporciano, da una società d'industria minerale, diretta dal sig. Luigi Porte zelante promotore e indagatore di simili intraprese; alla quale società nell’ottobre del 1837 subentrò l'attuale de'fratelli Hall e Sloane.
    Questa miniera, dice il Savi nelle Memorie preindicate, essendo la prima stata fra noi riaperta, può dirsi con tutta verità che abbia servito di scuola per l'arte montanistica quasi dimenticata fra noi: in conseguenza di che infinite difficoltà ed ostacoli dovettero in essa nei primi tempi incontrarsi. Infatti dalla sua riattivazione (anno 1837) fino al bilancio
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    del settembre 1837 inclusive, erano state estratte dalla miniera di Montecatini libbre 1,711,370 di minerale, che resero in metallo di rame puro libbre 400,000 circa. Notabilissime furono le rendite dopo il settembre del 1837, epoca della società attuale, come resulta dal seguente Prospetto:

    Prodotto del Minerale estratto dalle miniere di Montecatini dal 1 ottobre 1837 al 29 febbrajo 1840.

    ANNO 1° Dal 1 ottobre 1837 a tutto il 30 settembre 1838. Libbre 547,007
    ANNO 2° Dal 1 ottobre 1838 a tutto il 30 settembre 1839.
    Libbre 1,003,067
    Cinque mesi del 3° Anno. Dal 1 ottobre 1839 a tutto il 29 febbrajo 1840
    Libbre 559,5oo

    Totale di mesi 29.
    Libbre 2,109,574

    Porzione del minerale dei primi due anni è filato fuso in Toscana ed ha prodotto

    Nel 1° anno, Rame puro
    Libbre 104,868
    Nel 2° anno, idem
    Libbre 204,602
    Totale
    Libbre 309,470

    La qual somma di Libbre 309, 470 fu consumata come appresso

    Nell’interno del Granducato
    Libbre 200,455
    Nelle altre parti d’Italia
    Libbre 109,015
    Totale
    Libbre 309,470

    II minerale rese nel primo anno il 28 - 23/100 per cento di rame puro.
    Nel secondo anno il 31 - 18/100 per cento.
    Altra porzione del minerale dei primi due anni fu mandata in Inghilterra, e rese di rame puro il 33 - 1/8 per cento.
    Le osservazioni termometriche faitte per il corso di 18 mesi continui dal sig. Augusto Schneider, direttore intelligente e costante delle attuali escavazioni, hanno dato una temperatura per lo più uniforme ed eguale in tutte le stagioni; in guisa che nelle gallerie poste a 45 metri circa di profondità la scala di Reaumur segnò da 15 a 16 gradi; e nelle gallerie di 65 a 68 metri di profondità la temperatura salì ai 18 e 19 gradi. In alcuni punti però, dove è
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    poca circolazione di aria il calorico per causa della traspirazione dei lavoranti, è arrivato qualche volta, sino a 22 e 23 gradi.
    Fra le opere grandiose intraprese dai proprietarii attuali della miniera di Montecatini non deve tacersi una nuova gailleria esterna di scolo che porta il nome del vicino borro della
    Macinaja; il di cui ingresso è situato nel fianco volto a grecale del poggio alle Croci. Essa è distante dall'attuale miniera 1350 metri ad un livello di 110 metri più basso dell’ingresso esteriore della miniera, e 65 metri inferiore all'attuale galleria di scolo aperta nel fianco opposto a ponente del poggio alle Croci. – A tutto dicembre 1839 erano stati murati 19 metri dentro la galleria.
    Un’infinita diversità di caratteri presentano le varie masse nettuniane moidificate, che costituiscono il
    gabbro rosso nei poggi di Montecatini, e molte di quelle varietà furono studiate e minutamente descritte dal Prof. Savi nelle due Memorie di sopra citate. Fra coteste varietà egli riscontrò alcuni gabbri con geodi internamente smaltate di uno strato di calce carbonata cristallizzata, sopra la quale furono trovati impiantati altri cristalli di un minerale non da altri conosciuto ne descritto, e che il Savi nominò Caporcianite, onde rammentare la miniera di Caporciano, presso la quale fu da lui segnalato.
    Progredendo il cammino per la via che mena a Miemo, lungo lo sprone occidentale de’poggi che da quello di Caporciano si dirigono verso Monte Vaso e Riparbella e che dividono le acque fluenti in Val di Cerina, da quelle che scendono per la
    Sterza in Val d’Era, si ha quasi sempre sotto i piedi il calcare compatto, o lo schisto argilloso più o meno alterati; fìnchè arrivati alla foce formata dal poggio di Agnano, e da quello detto di Renajo,
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    là dove incominciano le sorgenti del torrente Ragone, ivi si riaffaccia il gabbro rosso presso un filone di serpentino diallagico traversato da vene di asbesto, e di magnesite, filone che colla sua direzione da settentrione a ostro accenna di provenire dal poggio serpentinoso di Orciatico, cui spetta lo sprone meridionale inoltrantesi fra i torrenti Fosce e Ragone fino alla suddetta foce, e di là prolungandosi a scirocco per costituire il poggio di Miemo.
    Il fianco orientale di cotest’ultimo poggio chiude il valloncello di
    Lupicaja, la cui pendice sinistra è coperta di gabbro rosso, mentre alla destra lungo il borro di Miemo compariscono sconnessi e smussati massi di calcare semigranoso, sulla qual roccia si alza il fortilizio di Pietra Cassa. – Rimontando le cupe balze della Lupicaja, coperte di faggi vestiti di licheni barbuti, si arriva alla chiesa e casa della fattoria di Miemo, là dove un filone di serpentina si fa strada fra mezzo a una roccia quarzifera, e serve di matrice o di base alla particolare cristallizzazione di calce carbonata magnesifera, conosciuta in questo secolo sotto il nome mineralogico di Miemite. – Vedere MIEMO.
    Ricapitolando dirò, che il territorio comunitativo di Montecatini in Val di Cecina spetta a tre formazioni diverse; la 1ª. quella dei terreno terziario (
    mattajone) il quale riveste i fianchi inferiori dei poggi di questa Comunità; la 2ª. al terreno stratiforme secondario, più o meno modificato, ossia plutonizzato, quello cioè che costituisce il gabbro rosso e le sue varietà; mentre la 3ª. formazione appartiene alle rocce decisamente plutoniane, come sono la selagite e la serpentina.
    Ognuno di questi
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    terreni esige piante e culture diverse. Il mattajone, ossia quello della marna argillosa conchigliare, in generale è sterile e nudo; e rare sono le piante da frutto o da bosco, meno che qualche rara coltivazione a vigneti. I campi di granaglie ne rucuoprono porzione in primavera, il rimanente nella stessa stagione si riveste di praterie artificiali o naturali formate di trifogli e di lupinella salvatica. Ma appena si arriva a mezza estate cotesta qualità di terreno argilloso inaridisce, si fende ed ogni verzura sparice.
    Più vestito da cespugli e da macchie di sondri, di mortelle, di ginepri, di lillatri e da alberi di lecci, si mostrano i terreni della seconda serie, ossiano i
    gabbreti fra Montecatini e Miemo, lungo la cui diramazione di poggi incontrasi una variata vegetazione ed una cultura a poderi che offre all’occhio un aspetto gradito. Dalla parte di Miemo nel valloncello di Lupicaja vegetano, come dissi, anche i faggi, nè tampoco vi mancano le piante di castagno, ed altri alberi da frutto.
    Gli alveari a Montecatini sono in credito e ben custoditi, perchè danno un miele bianco e squisito. Al qual proposito mi rammento di un’osservazione fatta da alcuni valenti geoponici, i quali credono che il nettare somministrato alle api dai fiori della lupinella salvatica, (
    hedysarium coronarium) che alligna nei terreni argillosi del territorio volterrano, possa contribuire a rendere più saporito e pregiato il miele di questo contado.
    A Montecatini da due lustri a questa parte è stato impresso un movimento da un centinajo di lavoranti nell’escavazione del suo minerale, e giova alla loro morale e ai bisogni inopinati una cassa di risparmio istituita e tenuta dai proprietarii di quelle miniere. – Il minerale però si porta a fondere fuori del
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    territorio comunitativo, o in Inghilterra.
    Di un’antico edifizio mosso dall’acqua situato nel territorio di Montecatini per fondere il ferrio, il rame o altro metallo abbiamo notizia in una lettera autografa del 21 maggio 1433 scritta da Giovanni di Gambone da Montecatino ad Averardo di Francesco e a Giuliano di Averardo de’Medici, resa di pubblico diritto dal dott. Gaye nei Vol. I. del Carteggio inedito di Artisti, pubblicato in Firenze dal Molini nel 1839. (
    Docum. 44 estratto dall’Arch. Mediceo).
    Con motuproprio del primo aprile 1776 in aumento a quello sul regolamento generale del 29 settembre 1774 relativo all’organizzazione delle Comunità del Granducato, il territorio di questa di Montecatini fu formato da 5 precedenti comuni e popoli, cioè, di Montecatini, di Gello, di Querceto, di Sassa, e di Mazzola. – Dopo però il 1833 la cura di Mazzola fu riunito alla Comunità di Volterra, e data a Montecatini l’altra di Miemo con alcuni annessi provenienti delle comunità di Lajatico e di Volterra. – Vedere il quadro qui appresso.
    Montecatini mantiene un maestro di scuola e un medico chirurgo; quello che con lode vi esercita da circa 45 anni l’arte salutare è il dott. Vagnocci ospite benemerito e utile Cicerone ai culti viaggiator che si recano a visitar cotesta interessante contrada.
    Il giusdicente civile e criminale della Comunità è il commissario R. di Volterra, dove risiede la cancelleria comunitativa, l’ufizio di esazione del Registro, la conservazione dell’Ipoteche e l’ingegnere di Circondario. Il Tribunale di prima Istanza è in Firenze.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di MONTECATINI IN VAL DI CECINA a quattro epoche diverse.

    - nome del luogo: Casaglia, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° -, popolazione
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    anno 1833 n° -, popolazione anno 1839 n° 129
    - nome del luogo: Gello, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra,
    popolazione anno 1551 n° 154, popolazione anno 1745 n° 175, popolazione anno 1833 n° 181, popolazione anno 1839 n° 260
    - nome del luogo: Mazzolla, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra,
    popolazione anno 1551 n° 164, popolazione anno 1745 n° 239, popolazione anno 1833 n° 370, popolazione anno 1839 n° -
    - nome del luogo: Miemo, titolo della chiesa: S. Andrea (Rettoria), diocesi cui appartiene: Volterra,
    popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° -, popolazione anno 1833 n° -, popolazione anno 1839 n° 85
    - nome del luogo: MONTECATINI, titolo della chiesa: S. Biagio (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra,
    popolazione anno 1551 n° 809, popolazione anno 1745 n° 576, popolazione anno 1833 n° 1396, popolazione anno 1839 n° 1487
    - nome del luogo: Querceto, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Rettoria), diocesi cui appartiene: Volterra,
    popolazione anno 1551 n° 439, popolazione anno 1745 n° 179, popolazione anno 1833 n° 401, popolazione anno 1839 n° 438
    - nome del luogo: Sassa, titolo della chiesa: S. Martino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Volterra,
    popolazione anno 1551 n° 110, popolazione anno 1745 n° 212, popolazione anno 1833 n° 428, popolazione anno 1839 n° 407

    - Totale
    abitanti anno 1551 n° 1807
    - Totale
    abitanti anno 1745 n° 1481
    - Totale
    abitanti anno 1833 n° 2776

    Entrano nella Comunità di Montecatini di Val di Cecina le seguenti frazioni

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    - nome del luogo: Orciatico, Comunità donde deriva: Lajatico, abitanti anno 1839 n° 52
    - nome del luogo: Buriano, Comunità donde deriva: Volterra,
    abitanti anno 1839 n° 23

    - Totale
    abitanti anno 1839 n° 2881

    MONTE CATINI in Val di Cecina. – Si aggiunga in fine: Nel 1845 la parrocchia di Mante Catini aveva nella Comunità omonima 1672 individui, ed una frazione di 77 persone estendevasi nel territorio comunitativo di Volterra. – Totale Abitanti 1749. Rispetto poi alla popolazione di questa stessa Comunità, essa nell'anno 1833 noverava 2881 Abitanti, e nel 1845 ne aveva 3191, come appresso:

    Casa gli a (
    porzione), Abitanti N° 160
    Gellodi Cecina (
    porzione), Abitanti N° 248
    Miemo (
    porzione), Abitanti N° 98
    Monte Catini di Cecina (
    porzione), Abitanti N° 1672
    Querceto di Cecina,
    Abitanti N° 500
    Sassa,
    Abitanti N° 455

    Annessi

    Buriano; dalla Comunità di Volterra, Abitanti N° 24
    Orciatico;
    dalla Comunità di Lajatico, Abitanti N° 34
    TOTALE
    Abitanti N° 3191
Localizzazione
ID: 3078
N. scheda: 32830
Volume: 3; 6S
Pagina: 345 - 351; 153
Riferimenti:
Toponimo IGM: Montecatini di Val di Cecina
Comune: MONTECATINI VAL DI CECINA
Provincia: PI
Quadrante IGM: 112-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1641892, 4805906
WGS 1984: 10.75284, 43.39418
UTM (32N): 641955, 4806081
Denominazione: Monte Catini, Montecatini di Val di Cecina
Popolo: (SS. Dionigi, Rustico ed Eleuterio a Gabbreto) S. Biagio a Montecatini Val di Cecina
Piviere: (SS. Dionigi, Rustico ed Eleuterio a Gabbreto) S. Biagio a Montecatini Val di Cecina
Comunità: Montecatini Val di Cecina
Giurisdizione: Volterra
Diocesi: Volterra
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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