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Monte Catini, Montecatini, Monte Catino

 

(Montecatini Alto)

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    MONTE CATINI, MONTECATINI e MONTE CATINO in Val di Nievole. – Terra cospicua, già forte castello, capoluogo di Comunità e di piviere, nella Giurrisdizione e quasi 3 miglia toscane a maestrale di Monsummano basso, Diocesi di Pescia, una volta di Lucca, Compartimento di Firenze.
    Risiede fra due prominenze di uno di quei poggi che si staccano dagli sproni occidentali della montagna di Pistoja, e che girando ad arco, da grecale a libeccio, è incavato nel mezzo a guisa di carena di nave; per lo che derivò probabilmente il nome di catino al poggio e quindi al paese di Monte Catino. Calcolata l’elevatezza e la posizione di Montecatini dalle due più prominenti estremità, fu trovata essere circa 480 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo. È posta fra il grado 28° 27' di longitudine e il grado 43° 54' di latitudine; 2 miglia a grecale dalle sottostanti terme; circa 7 miglia a levante di Pescia; 17 miglia toscane da Lucca nella stessa direzione; 28 a grecale di Pisa; 8 a ponente-libeccio di Pistoja, e 28 miglia toscane a ponente di Firenze. L’origine di questo Montecatini si nasconde al pari di tanti altri luoghi nell’oscurità della storia; e sebbene sia supponibile che questo paese, uno dei più popolosi e più importanti della Val di Nievole possa rimontare ad un'epoca remotissima, finora non conosciamo documenti ad esso relativi, che siano da dirsi anteriori al secolo XII.
    Nè voglio dubitare che alcuno oggi si lasci vincere dalle parole di G. Villani, il quale al lib. X cap. 156 della sua Cronica fù d’avviso, che il nome di Monte Catino sia stato Monte Catellino, perocché Catellina uscito di Roma di prima il puose per sua fortezza, e là si ridusse quando uscì di Fiesole innanzi che da'Romani fosse sconfìtto nel piano di Piceno, detto oggi Piteccio . E questo racconto (soggiunge egli) troviamo per autentica cronica; e non è da maravigliare se quello sito ha avuto
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    molte mutazioni e battaglie, perocché di certo è delle reliquie di Catellina .
    Agli Articoli MAONA e MONSUMMANO fu già avvertito, che i nobili, ossiano i Lambardi , i quali intorno al mille dominavano quei due castelli, erano signori eziandio di Montecatini. Uno di essi, per nome Ildebrando figlio di Guido d'Ildebrando de’Lambardi di Maona, nel 1074, donò alla cattedrale di Lucca, nelle mani del suo vescovo Anselmo, la sesta parte del castello di Montecatini e suo distretto compresa un egual porzione di padronato sulla chiesa parrocchiale di S. Michele, posta dentro il castello. La qual donazione fu confermata alla cattedrale lucchese da un placito della contessa Beatrice, spedito in Firenze li 7 maggio 1079, e nove anni dopo, mediante rogito fatto in Pescia nel 1084, anche da Rolando di Saracino nipote del prenominato Ildebrando di Guido. Col quale atto Rolando ritenne a titolo di benefizio quella porzione di Montecatini che il defunto Ildebrando suo zio aveva donato alla cattedrale di S. Martino.
    Nuove possessioni acquistarono in Montecatini i successori del vescovo Anselmo mediante istrumento del 3 marzo 1128, col quale il priore di S. Mato sul Mont'Albano vendè alla mensa di S. Martino e per essa a Uberto vescovo eletto di Lucca dei beni posti in Val di Nievole e a Montecatini. – Vedere MAONA.
    Tali acquisti per compra , per donazione, ossia per infeudazione, di una porzione del castello di Montecatini per altro non spogliavano gli antichi valvassori, o Lambardi di Maona , dell’utile dominio e giurisdizione, che solevano riservarsi sui beni alienati, o sulle cose donate; e ciò ad oggetto di avere la protezione ora dei Lucchesi, e tal altre volte dei Pistojesi, due popoli sempre rivali e spesso in guerra fra loro a cagione di confini.
    Infatti la situazione di Montecatini è tale, che sebbene a quell’età il suo distretto fosse compreso nel contado e territorio
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    lucchese, aveva però a ridosso nei monti superiori, da settentrione a levante i castelli di Marliana, della Verruca ( ERRATA : e di Serravalle) e di Serra, dipendenti dal Comune di Pistoja. – Vedere MASSA e COZZILE.
    Ad accrescere motivo di disgusto e malumore fra i governi di Lucca e Pistoja, si aggiungeva quello dei beni che possedevano nel territorio di Maona e di Montecatini nella giurisdizione di Lucca due monasteri del territorio pistojese; cioè il priorato di . S. Mato , di cui si è fatto testè parola, e il monastero di S. Bartolommeo di Pistoja.
    Da quest’ultima badia presero a livello molti effetti Ildebrando di Guido di Maona, e dopo di lui l’ottennero di 29 in 29 anni molti altri nobili della stessa consorteria di Lambardi , per atto del febbrajo 1116, stipulato nella curia delle pieve a Nievole, vale a dire nel territorio di Montecatini.
    Questo castello di Montecatini comincia a figurare nella storia municipale dacché i suoi abitanti, verso l’anno 1177, presero parte nella guerra tra i Lucchesi e i Pistojesi; nella quale occasione i Montecatinesi disfecero il vicino Castello di Marliana, occuparono parte di quei terreni, e fecero prigioni alcuni de'suoi abitanti, di Verruca e di Serravalle. Ciò apparisce da un trattato di tregua per 10 anni stipulato li 20 aprile del 1179 presso il fiume Nievole, in luogo detto Campo saldo , alla presenza dei sindaci di Pistoja, di Serarvalle e di Marliana, e di Guido Borgognone da una parte, dei Lucchesi, dei
    Consoli di Monte Catini , e di altri socii dall'altra parte. Col qual trattato fu dichiarato; 1. che in caso di guerra fra i Pistojesi e i Lucchesi fosse lecito a Guido Borgognone ed ai Montecatinesi di aiutare il Comune di Lucca e di cavalcare nel suo esercito; 2. che i Montecatinesi dovessero permettere ai Pistojesi e ai Marlianesi di riedificare senza contrasto il castello di
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    Marliana; 3. che i Montecatinesi prima del 7 maggio successivo restituissero i prigionieri, tanto quelli di Marliana, quanto della Verruca, e tutte le possessioni prese agli uomini di Serravalle dacché incominciò la guerra (cioè dall’anno 1177 in poi), 4. che gli uomini di Montecatini avrebbero reso a Guido Borgognone tutti i beni e possessioni a lui prese durante la stessa guerra, ecc. – Segue al trattato il giuramento prestato da quattro consoli di Montecatini alla presenza di varii testimoni, fra i quali il prete Uguccione pievano di Montecatini. (ZACCHER. Anecd. Pistor .)
    Infatti l'annalista lucchese Tolomeo trovò nei registri di quella città, che nel 1181 il conte Guido di Borgognone, il quale era signore di Monsummano , della Verruca e di Serra , giurò davanti agli anziani di Lucca di dare loro in mano i trè castelli nominati qualora si riaccendesse la guerra con i Pistojesi; e poco dopo lo stesso scrittore fa menzione del giuramento di fedeltà prestato dagli uomini di Montecatini al Comune di Lucca.
    Il Pad. Idelfonso nel T. XI delle Delizie degli Eruditi toscani, fra le molte notizie ivi raccolte sopra i dinasti di Montecatini, Maona, Monsummano ecc., cita un documento delle Riformagioni di Firenze del 21 luglio 1184, col quale Tignoso causidico di Montecatini, uno dei sette consoli di Lucca firmati nell’istrumento, giura a nome di quel Comune che difenderebbe per 20 anni tutte le persone e cose della città e contado di Firenze, particolarmente contro i Pistojesi, e fornirebbe a spese de’Fiorentini 150 cavalli e 500 fanti, previe alcune eccezioni ivi specificate. – In altra scrittura dell'Arch. di Stato di Lucca dell’aprile 1208 trattasi di una citazione fatta a nome di Roberto vescovo di Lucca a Guido da Montecatini figlio del fu Borgognone, il quale abitava in questo stesso castello, affinchè dentro un dato termine fosse comparso nella corte di Monsummano. – Figli dello stesso Guido erano i
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    fratelli Sanguigno , Anselmo e Ridolfo , i quali, nel 10 marzo dell'anno 1233, rinunziarono a Guercio vescovo eletto di Lucca il padronato di detta chiesa, e quindi ai 22 aprile dello stesso anno giurarono fedeltà al vescovo medesimo per la porzione del castello e corte di Montecatini, che essi ritenevano in feudo dalla sua measa episcopale ( loc. cit .)
    Dal suddetto Anselmo di Guido nacque Arrigo, il quale nel 1235 troviamo console in Lucca; e di Arrigo fu figlio un Dino da Montecatini, di cui si ha memoria in un istrumento dell’11 febbrajo 1296, quando egli vendeva ad Aldobrandino di Guidiccione cittadino di Lucca i diritti ed azioni che aveva sopra una casa posta in detta città. Del qual Dino, soggiunge il P. Ildefonso, discendono i signori Montecatini di Ferrara, mentre Sanguigno di Guido divenne stipite della casa magnatizia de’Montecatini di Lucca. – Infatti di Sanguigno era pronipote ser Nicolao di Sanguigno notaro, il quale mori in Lucca nel 1368, siccome lo dichiara un’iscrizione sepolcrale nella chiesa di S. Romano alla cappella gentilizia della casa Montecatini, in cui si legge quanto appresso: Hoc est Sepulcrum Ser Nicolai Domini Sanguinei de Lambardis de Monte Catino notarii Lucanae civitatis et Johannis ejusdem filii et suorum descendentium, qui Ser Nicolaus obiit An. MCCCLXVIII . ( Oper. cit .)
    Ma ritornando alle vicende storiche della terra, dopo il secolo XII troviamo Montecatini costituita in comunità, avente palazzo di residenza, magistrati e statuti proprii. Le quali cose si rilevano, fra gli altri documenti, da alcune membrane del secolo XIII appartenute alla Comunità di Massa e Cozzile, e al soppresso convento degli eremitani Agostiniani di Montecatini, attualmente esistenti nell' Arch. Dipl. di Firenze .
    Citerò fra le prime una convenzione del dì 8 ottobre 1208 fatta fra i popoli di Montecatini, di Maona e di Massa e Cozzile per causa di confini territoriali. Anche un rogito
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    del 22 agosto 1266 fu scritto in Montecatini nel palazzo del Comune. Citerò fra le seconde una rubrica dello statuto della Comunità di Montecatini, colla quale si assegna al convento di S. Margherita degli Agostiniani una limosina annuale, e un lodo del 22 dicembre 1297 fra le comunità di Montecatini e di Massa e Cozzile, pronunziato dagli arbitri a cagione di confini. – Vedere MASSA e COZZILE. «Non solo la politica condizione di questa terra, dice il dott. Malucelli nella sua Statistica medica della Comunità e de’Bagni di Montecatini , pubblicata nel 1839, ma la fisica forza di sua popolazione rendevano allora la torra di Montecatini di somma importanza ed appetita dalle due emule repubbliche di Firenze e di Lucca. – L'area di sua più alta superficie, i suoi ripiani, le inclinazioni stesse del monte che guarda Ponente da numerose case e torri già disseminate; i ruderi delle diroccate mura, che la sua mediocre estensione descrivevano, le sue 25 altissime torri, che d'altrettante nobili e potenti famiglie davan fede; le sette porte che aprivano alla terra l’ingresso, prova tuttociò quanto Montecatini fosse numerosa d’abitanti, ecc.»
    Ne tampoco la storia tacque una circostanza, quando due anni dopo la battaglia di Montaperto ai Guelfi della Toscana refugiati, e quindi espulsi da Lucca, offrivano i Montecatinesi ospitale ricetto nelle loro mura in un momento in cui tutte le terre e città dalla Toscana ricusavano di accogliergli. (AMMIR. Stor. fior . Lib. II).
    Dalli spogli delle Riformagioni di Fir. pubblicati nell’opera citata del P. Ildefonso si conosce , come dalla Rep. Fior.,poco innanzi l’assedio fatto a Firenze dall’Imp. Arrigo VII fosse inviata numerosa cavalcata a Pistoja per fornire il castello di Montecatini, i militi della quale al loro ritorno vennero pagati dalla cassa della Rep. nel febbrajo del 1313 ( stile fior .)
    Ma chi rese maggiore celebrità a questa terra fu la strategica che precede la gran battaglia
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    di Montecatini, quella giornata cioè che divenne per la parte guelfa una seconda Montaperti.
    Erasi reso Uguccione della Faggiuola capitano di Pisa e signore di Lucca quando i Fiorentini, venuti in timore grande i della crescente potenza di questo avventuriero ghibellino, per non fare maggiore la vittoria di un cotanto ardito nemico, volsono le loro armi verso la Val di Nievole; e Montecatini e Monsummano, due castelli lucchesi per posizione fortissimi, conquistarono e di gente e vettovaglie fornirono. Della qual cosa appena informato il Faggiuolano, a guisa di fulmine venne e si accampò con gagliardo esercito sotto Montecatini, rinfrancando e l’ardire di quei ghibellini che meno animosi sembravano dopo l’arrivo a Firenze di Filippo principe di Taranto col suo figlio Carlo e col fratello Pietro conte di Gravina, inviati con numerosa cavalleria dal rè Roberto di Napoli a sostegno della parte guelfa in Toscana.
    Seguitavano costà le insegne di Uguccione 20,000 fanti e 2500 cavalli, dei quali Matteo Visconti di Lombardia, il vescovo Guido Tarlati di Arezzo, e i conti Aldobrandeschi di Maremma avevano mandato un buon numero; cui si erano uniti i fuorusciti di Firenze. Fu allora che Uguccione guidò per la prima volta i Lucchesi a combattere contro l’antico loro partito.
    Ma nell'altro campo era di gran lunga maggiore l’esercito del principe di Taranto e dei Fiorentini; cui avevano mandato aiuto le città di Siena, di Bologna, di Gubbio, di Città di Castello e di Perugia. Quasi tutta Italia sembrava commossa aspettando l’esito di questi due grandi eserciti, da i quali pareva che si contendesse non tanto del castello di Montecatini, ma quale dei due partiti, se il guelfo o il ghibellino, avesse a prevalere in Italia. Correva il giorno 7 di agosto del 1315, nè vi era altro che il piccol fiumicello della Nievole che stasse di mezzo a tanta oste, quando Uguccione avendo novelle, che i guelfi delle sei miglia del contado intorno a Lucca s'incamminavano verso la città, e
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    che già avevano rotta una porta e resa impraticabile la strada donde venia la vettovaglia all'esercito del Faggiuolano in Val di Nievole, prese la determinazione di levar l’assedio da Montecatini e di bruciare gli alloggiamenti.
    Appena potè scoprirsi, che egli disloggiava dal campo e si partiva, i Fiorentini come vittoriosi con liete grida levarono il romore esclamando, che Uguccione fuggiva. E già nella mattina del 29 agosto al primo urto l’esercito ghibellino indietreggiava; allorché il Faggiuolano incrudelito per avere inteso la morte di Francesco suo Figliuolo, accorse giganteggiando in mezzo alle file a inanimire i suoi, sicché tutti nel suo passare mettendosi in ardenza, portarono lo scompiglio e la morte fra i nemici; e Pietro di Gravina con Carlo di Taranto, figlio del principe capitano generale, giacquero svenati sul campo coi primi fra i guelfi, molti dei quali incalzati dal vincitore furono spinti nei pantani della Nievole, dove affogarono. – La giornata del 19 agosto 1315 fu per la sconfitta se non per le conseguenze, un altar’Arbia novella; e Napoli, Firenze, Siena, Perugia, Bologna, ecc. piansero i loro cittadini più illustri e più valorosi, sicché vidersi quei popoli vestire a bruno. Il rimanente dell’esercito ghibellino si salvò, parte a Pistoja, parte a Fucecchio e nei colli della Cerbaja. Dopo la vittoria Uguccione incontanente s’impadronì di Montecatini, e poco dopo del castello di Monsummano e di tutti gli altri ch’erano stati tolti l’anno innanzi dai Fiorentini ai Lucchesi. Nè ai primi riescì più di riaverli se non dopo le inaspettate vicende politiche, dalle quali furono afflitti i secondi per la morte intempestiva del loro più famoso concittadino e signore, Castruccio degli Antelminelli.
    Se divennero celebri i campi di Montecatini in Val di Nievole mediante la vittoria riportata da Uguccione, non furono meno segnalati i luoghi medesimi, allorché i Fiorentini, nel 1330 tornarono costà per mettere un’assedio formale a Montecatini sotto il comando di valente ufiziale del genio, Americo Donati cittadino fiorentino. Donde avvenne che inutilmente nel 23
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    aprile vi cavalcò con molta gente d'arme Gherardino Spinola signor di Lucca senza poter fornire, nè appressarsi a Montecatini. “Imperocché i Fiorentini (dice il Villani) avevano afforzato l’assedio e fatte per loro fosse e tagliate verso la parte di Lucca, e volto in quelle i fiumi della Pescia e della Borra. E poiché a dì due di maggio vegnente il detto mess. Gherardino raunata più gente, e avuto da’Pisitni ajuto, fece ancor prova di fornire Montecatini, e per simil modo, e per le dette fosse e tagliate, non vi potè appressare, nè quelle passare; perché nell’oste de’Fiorentini erano più di mille cavalieri e popolo grandissimo. E nota lettore (è sempre il Villani che parla) che dappiè di Serravalle infino a Buggiano per i Fiorentini era affossato e staccato e imbertescato spesso tutta la detta bastita, e il campo e l’assedio de’Fiorentini con guardie per tutto, e i detti fossi pieni d’acqua e accozzati insieme, e messi in quegli il fiume della Nievole e quello della Borra. La quale bastita tenea più di sei miglia nel piano; e dalla parte del monte tra le castelletta d’intorno e altri battifolli (erano più di dodici) per i poggi e tagliate fatte e barre di legname messe, stavano di dì e di notte guardie con grossa gente a piè; sicché di Montecatini non potea uscire ne entrare gente ne vittuaglia, se non quello che si prendevano in preda nelle pendici e circostanze del poggio. E girava la detta impresa e guardia de’Fiorentini da quattordici miglia, talché fu tenuta gran cosa e ricca impresa a chi la vidde, che fummo noi di quelli; opinando lo storico medesimo, che la bastita e la cinta di steccati fatta da Giulio Cesare al castello di Aliso, o Alesia , in Borgogna (JUL. CAESAR. Comment . Lib. VII) non fosse maggiore, ne cosi grande come quella che i Fiorentini feciono intorno a Montecatini” – (G. VILLANI, Cronic . Lib.
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    X. Cap. 15).
    Quindi al cap. 155 lo stesso Villani riprende a discorrere, in qual modo i Fiorentini per lungo assedio ebbono nel 1330 il forte castello di Montecatini, per cui fu fatto un terzo tentativo dal signore di Lucca, al quale, nel di 11 giugno dello stesso anno, essendo a lui arrivato un soccorso da Lombardia di 450 cavalieri tedeschi, e trovandosi allora con più di 1300 soldati a cavallo e pedoni moltissimi, uscì fuori a oste per soccorrere Montecatini.
    I Fiorentini, dice lo storico, dopo rinforzata la loro oste di 1500 cavalieri e di popolo grandissimo, s’accamparono col grosso dell’esercito in sul Brusceto lungo il torrente Borra , là dove esisteva un'ospedaletto. ( Vedere MASSA E COZZILE Vol. III pag. 110 e 114). ”Quasi all’incontro era l’oste de’Lucchesi, il fosso e steccato in mezzo, e nondimeno erano fornite di guardie il procinto e la pieve a Nievole sotto Montecatini. Alla fine, a di 22 di giugno innanzi giorno fu armata l’oste de’Lucchesi, e mandati segretamente la notte 350 cavalieri e 500 pedoni delle migliori masnade infino presso a Serravalle, cioè, di rimpetto al luogo detto la Magione , ove era meno guardia; e passato per forza il ponte alla Gora sopra la Nievole, vennero alla Pieve, e a quella combatterono colla guarnigione e guardie de’Fiorentini, e sconfissonli. Dondechè l’oste lucchese avendo saputo preso da’ suoi il passo, si diresse verso quella parte per rompere l’esercito degli assedianti e fornire il castello. Ma ciò veggendo i Fiorentini vi mandarono soccorso di 500 cavalieri e pedoni assai, i quali vi furono si presto, che non lasciarono passare più della gente de’Lucchesi, e quelli ch’erano passati non poterono tornare addietro senza pericolo di loro, onde si raccolsono al poggio di Montecatini, e di lassù feciono molti assalti alle bastite de’Fiorentini di dì e di notte ; e dall’altra parte di fuori
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    facea il simile mess. Gherardino Spinola col rimanente delle truppe lucchesi. Udito il sucesso di queste cose a Firenze, s'inviarono costà nuove milizie e con nuovo comandante, il potestà Corrado Tronci da Fuligno; talché otto giorni dopo tanta gente era giunta che raddoppiossi l’oste de’Fiorentini, sicché veggendosi il signor di Lucca in pericolo di esser rotto, abbandonata con poco suo onore l’impresa, si partì dal campo, e ritrasse con sua oste parte a Pescia, e parte a Vivinaja (ora Monte Carlo), quindi a Lucca. I Fiorentini allora si volsono con ogni studio a gran stringere d’assedio Montecatini, ponendo un battifolle al luogo detto le Quarantole si d’appresso al castello, che tolsono le fontane di fuori per modo, che que’di dentro non avendo più di che viveri, stando male a acqua per bere, patteggiarono di rendere Montecatini liberamente al Comune di Firenze, salve le persone, armi e cavalli. Lo che essendo stato conceduto, a dì 19 di luglio del 1330 uscite le masnade a piè e a cavallo dei Lucchesi, dopo 11 mesi d'assedio vi entrarono i Fiorentini, i quali non vi trovarono dentro vittuaglia per tre dì.» – (G. VILLANI, Cronic. loc. cit. )
    «Pel quale acquisto, soggiunge il Villani, (ivi cap. 156) fu grande abbassamento dello stato del signor di Lucca, e dei Lucchesi, ad esaltazione e grandezza de’Fiorentini, come se si trattasse d’una grande vittoria. Frattanto molte dispute, e più consigli si tennero in Firenze, se Montecatini fosse da disfarlo al tutto, o da lasciarlo in piede; parendo a molti, che quando non per altro si dovesse disfare in perpetuo segno e memoria di vendetta della sconfitta nel 1315 ricevuta a piè di quello e per cagion sua, oltre il scemare spesa di guardia a custodirlo, e di guerra al Comune. Ma prevalse l’opinione di lasciarlo in piede, e la recente calamità succeduta senza colpa degli abitatori restò vinta dalla memoria di un antico benefizio, ricordandosi
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    che, al tempo che gli usciti guelfi di Firenze furono cacciati da Lucca (anno 1263), niuna terra, città o castello di Toscana gli volle ritenere altro che quegli di Montecatini, i quali proferirono di accogliergli fra le loro mura »
    Per questa cagione, e ancora perché non era finita la guerra tra i Fiorentini e Lucchesi, essendo allora Montecatini una forte terra di frontiera, si deliberò di lasciarla in piede, e vi furono rimessi i guelfi usciti, a condizione che i Montecatinesi giurassero, siccome in fatti essi in quello stesso anno giurarono nella loro chiesa parrocchiale di S. Michele, ubbidienza e fedeltà perpetua al Comune di Firenze, e promisero le fazioni reali e personali coll’offerta nel dì di S. Giovanni Battista alla sua chiesa in Firenze di un ricco cero, che i Montecatinesi, fino al principio del secolo corrente, solevano inviare sopra un gran carro, nella cui sommità campeggiava l’emblema parlante di un catino sopra tre monti.
    Quindi la comunità di Montecatini fu compresa nelle capitolazioni delle terre designate sotto nome di Capi della Val di Nievole , le quali poi vennero confemate dalle trattative concluse nel 1339 tra i Fiorentini, li Veneziani e Mastino della Scala signor di Lucca.
    Rimonta alla stessa epoca l’istituzione in Montecatini di un podestà, alcuno dei quali trovasi rammentato negli atti di possesso esistenti fra le carte dell’ Arch. Gen. venute in quello Diplomatico di Firenze , due delle quali pergamene del 23 Dicembre 1353, e 4 giugno 1355 furono scritte dal notaro Giovanni del fu ser Lemmo da Montecatini.
    Ma non devesi passare sotto silenzio l’elezione fatta all'ufizio di potestà di questa terra dello storico fiorentino Melchiorre, o Marchionne di Coppo Stefani, trovando, ch’egli prese possesso di detta potesteria nel dì 18 maggio 1377, in quel tempo in cui lo stesso Melchiorre, a tenore di una rubrica delle sue storie, quando non siavi errore di data cronica, comparisce in
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    Romagna inviato dai Dieci della Balia di guerra contro il conte di Dovadola : donde egli non tornò prima del 10 giugno dello stesso anno. ( Vedere DOVADOLA Vol. II. pag. 40, 41).
    In quel medesimo anno 1377, ai 16 di giugno, entrò a nuovo castellano della rocca di Montecatini un Agnolo di Piero del comune di Ripamortaria in Val di Pesa, mentre intorno alla stessa epoca erano insorte nuove discordie fra i Pistojesi e i Montecatinesi, al che si aggiunsero i danni recati dalle scorrerie dei Pisani che inquietarono tutta la Val di Nievole, per cui fu giuoco forza di esiliare nel 1377 da questa provincia molti ghibellini.
    A cotesta medesima età ci richiama la memoria di un uomo celebre nel suo secolo, di Ugolino da Montecatini dottore di medicina, il quale nel 1404 risiedeva in patria, dove, qual cittadino, intervenne a un consiglio generale tenuto li 29 aprile di detto anno per cagione di vertenze rapporto a confini, pedaggi e gabelle fra le due comunità di Montecatini e di Massa. – Vedere MASSA e COZZILE.
    In questo mezzo tempo, se gli abitanti di Montecatini non ebbero turbazioni politiche, essi però furono afflitti da quelle economico-sanitarie per cagione specialmente della peste che inferì nel 1399.
    Nuovo grido di guerra destò non piccola agitazione anche in questo paese dopo che la Rep. di Firenze nel 1429 mosse d’armi contro Paolo Guinigi signor di Lucca. Alle quali conturbazioni succederono funeste epidemie che maltrattarono ripetute volte (negli anni 1434, 1462, e 1467 ) la popolazione della subiacente pianura. Quindi è che la Comunità di Montecatini trovandosi esausta di mezzi onde restaurare le fabbriche rovinate delle salutifere sue acque minerali, nel 1477 i rappresentanti di lei ricorsero al senato di Firenze perché vi provvedesse. Infatti con riformagione del 17 ottobre la Signoria decise di assegnare per il corso di dieci anni la somma di lire 300
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    destinata alla riparazione delle vecchie ed alla costruzione delle nuove fabbriche, e di rilasciare a favore della comunità di Montecatini il provento de’bagni, ecc.
    Ma l’escursioni ostili dei Veneziani, fatte nell'estate del 1496 in Val di Nievole, e quindi la guerra suscitala nell’anno 1529 contro Firenze per la restituzione forzata della famiglia Medici alla città e agli onori, resero fatale anche ai Montecatinesi la venuta dell’esercito Cesareo-Papale, dal quale fu inondata la Toscana.
    E ad onta che fosse stata promessa agli abitanti della Val di Nievole l’esenzione dagli alloggi, il paese fu tutto invaso nell’agosto del 1530; da Spagnuoli e da Tedeschi, i quali all’occasione d’inseguire l’esercito del Ferrucci verso la Montagna di Pistoja, attraversando per questa valle col capitan calabrese Fabbrizio Maramaldo, vi esercitarono ogni specie di barbarie.
    Ventitrè anni dopo caduta Firenze (anno 1553) quando il duca Cosimo I con gli eserciti dell’Imperatore Carlo V faceva guerra a Siena, Montecatini fu occupata dalle armi francesi sotto il comando di Piero Strozzi, che lasciò alla guardia della stessa terra Alessandro da Rieti Capitano di gran nome con 800 soldati. Sennonché dopo la battaglia di Marciano che decise della sorte della Rep. di Siena, il duca di Firenze spedì una mano di soldati con artiglieria sotto Montecatini, sicché gli abitanti tumultuando per timore di patire d’acqua, e mancando loro insieme la vettovaglia, forzarono il capitano della piazza a venire cogli assedianti a un accordo, che fu poco onorevole, perocché dovè promettere di non servire per un anno con le truppe del presidio, di uscire dalla terra senz’arme e col le bandiere nel sacco, siccome avvenne due giorni dopo che i molti banditi di Cosimo erano fuggiti di notte salvandosi per le montagne.
    Ne qui si arrestò la vendetta del vincitore, mentre Montecatini, che nel 1330 era stato rispettato dalla Rep. Fior., non fu risparmiato da Cosimo de’Medici, il quale ordinò che ogni sorta di fortificazione insieme alle sua mura castellane dai fondamenti si distruggessero,
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    il qual comandamento essendo stato con troppo rigore eseguito, venne l’ultimo danno apportato perfino alle antiche fabbriche delle sottostanti terme minerali.
    Infatti il dott. Bicchierai nella storia di quei Bagni riporta nel sommario N.° 2 una lettera scritta lì 28 gennajo 1561 dal magistrato dei Nove Conservatori dello Stato fiorentino ai rappresentanti della Comunità di Montecatini, perché informino donde fosse meglio trar la spesa necessaria per rassettare detti Bagni. Dalla supplica però nel 1569 inviata dagli uomini di Montecatini a Cosimo I, acciocché si contentasse di esonerare la loro Comunità dalla tassa per la fortificazione di Monte Carlo, non sembra che in realtà vi sì provvedesse, poiché quei comuinsti ivi dichiararono di non aver per la povertà d’essi facultà di rassettare e riparare li Bagni di quel luogo .
    Alla qual supplica essendo stato risposto col visto, fu fatta dieci anni dopo nuova istanza allo stesso Cosimo, già Granduca, mostrando, che le terme Montecatinesi si trovavano ridotte in mal essere per le guerre e altri infortunii, e che a volerle restaurare occorreva la spesa di circa mille ducati. Che però la Comunità pregava di nuovo S. E. Sereniss. Coll’offrire alla Corona i Bagni in pieno dominio, supplicandola a conservare alcune esenzioni agli uomini di Montecatini ec.
    Nel luglio del 1379 fu risposto che si risolverà, se l'arte degli speziali vorrà attenderci essa.
    Con animo più benigno accettò l’offerta il successore di Cosimo I, allorché a una consimile supplica presentata nel novembre del 1533 il Granduca Francesco I fece rispondere: che S. A. accettava volentieri l’offerta e che aggradiva questa generosità dai rappresentanti della comunità di Montecatini, avendo egli intenzione di ridurre li stessi Bagni a benefizio del pubblico e dimostrare quanto le sia stato grato il presente dono.
    All’Articolo BAGNI DI MONTECATINI Vol. I. pag. 219, a proposito della donazione di coteste terme al G. D. Francesco I, feci osservare, che esse eransi rese per causa di mal'aria impraticabili nella stagione delle bagnature.
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    Alla qual cosa contribuì assaissimo un errore commesso dai reggitori della Rep. Fior, nel 1430, quando fu Stabilita la barriera allo scolo del padule di Fucecchio. Che però Francesco I fece abbassare alquanto la cateratta dell’emissario del padule Fucecchiese; ma di troppo breve durata fu quell'ordine, e conseguentemente vana riesci la speranza di vedere allontanata la causa principale di tante malattie endemiche, tostochè le acque fluenti, fatte di nuovo stagnanti, tornarono a spagliare nella circostante pianura, mediante il sostegno rialzato al ponte alle Calle .
    In conseguenza di ciò può dirsi, che tanto la provvisione dalla Rep. Fior. Nel 1477 deliberata per restaurare le terme di Montecatini, quanto il dono libero di queste fatto dalla comunità al secondo Granduca di Toscana, rimasero per i Montecatinesi e per gli abitanti della Val di Nievole senza il desiderato effetto, talché i suoi bagni sotto il governo di Cosimo III si davano in appalto dallo scrittojo delle RR. fabbriche per 80 scudi l’anno; e cotesto sistema continuò fintantoché non vi rivolse un occhio benefico il Solone della Toscana. – Vedere BAGNI DI MONTECATINI.
    Non ostante cotesti infortunii, l’amenità del sito, l’industria agraria mai spenta costà, il paterno regime e il favore dei Granduchi della dinastia felicemente regnante in Toscana contribuirono a rendere di mano in mano più salubre, più comodo e più aggradevole ai bagnanti il soggiorno alle terme, la fisica e morale esistenza agli abitanti della contrada.
    Storia ecclesiastica e stabilimenti pii di Montecatini . – Antichissime sono le memorie istoriche della chiesa principale, ossia della pieve di Montecatini, sino da quando essa era situata a pie del monte dove attualmente si trova la borgata e la chiesa della Pieve a Nievole. La quale ultima dopo aver ceduto il battistero e il suo titolare di S. Pietro alla chiesa di S. Michele in Montecatini, col titolo di S. Marco e di semplice parrocchia si rimase.
    Un documento già pubblicato dal Muratori
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    nella dissertazione LXX dell’ Antichità del medio evo , giova fra gli altri a confermare il regio diritto, che sino dai tempi longobardici si esercitava dal Sovrano sopra il clero e le cose loro nei casi di controversa giurisdizione spirituale.
    È un giudicato tenuto costà nella basilica di S. Pietro a Nievole (febbrajo dell'anno 716) un anno dopo quello anco più importante di Siena, da un delegato del rè Liutprando, assistito dal vescovo
    Specioso (di Firenze), da Walperto Duca (di Lucca), da Aachi Castaldo e da altri giudici secolari, ivi chiamati per assistere a una discussione fra l’avvocato di Talesperiano vescovo di Lucca, e quello di Giovanni vescovo di Pistoja; ciascuno dei quali pretendeva spettassero alla loro diocesi due chiese battesimali, che si asserivano dal difensore del Vesc. Lucchese essere state dal tempo dei Romani in poi sempre noi sempre sotto la giurisdizione della chiesa di S. Pietro (cioè a Nievole); e perciò dopo varie prove alla diocesi di Lucca dal delegato regio furono confermate.
    Che cotesta Pieve a Nievole si appellasse anche Pieve di Montecatini , per quanto essa fosse alquanto lungi dal paese omonimo, lo danno bastantemente a conoscere due istrumenti, uno dei quali inedito del 27 aprile 1224 esiste fra le membrane del Vescovato di Pistoja, ora nell' Arch. Dipl. Fior .
    È una ricognizione in dominum , previo giuramento fatto nel dormentorio della canonica di Montecatini da Jacopo del fu Ridolfo da Castiglione per se e per i di lui consorti nelle mani di Ermanno pievano di Montecatini, procuratore a ciò destinato da Graziadio vescovo di Pistoja, per conto di beni che il predetto Jacopo con i suoi parenti teneva ad enfiteusi dalla mensa vescovile pstojese.
    L'altro documento ce lo fornisce Lucca nel catalogo delle chiese della stessa diocesi scritto nel 1260, e diviso per pivieri; nel quale catalogo non già sotto nome di Pieve
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    a Nievole, ma sivvero di Montecatini trovasi descritta questa di S. Pietro con le succursali sottoposte, fra le quali manca la cappella di S. Michele.
    Allora la pieve di S. Pietro a Montecatini era matrice di dieci chiese; cioè 1. S. Maria a Gonsa (sic); 2. S. Maria a Ripa (cura con monastero di monache nel borgo di Montecatini tuttora esistente); 3. S. Stefano d i Maona (distrutta); 4. S. Nicolao a Monsummano (attualmente pieve); 5. S. Maria d i Torsciano (distrutta); 6. S. Bartolommeo di Gragnano (situata probabilmente dove dicesi alla fonte di Gagliano fuori di Montecatini); 7. S. Pietro di Casciano (forse la cura dell’antica Pieve a Nievole); 8. Cella d’Agnello della Croce Brandelliana (descritta al suo articolo); 9. ospedale di S. Giovanni di Montecatino (che fu una commenda di Malta, attualmente oratorio nel borgo.)
    Che però nel piviere di Montecatini non essendo registrata la cappella di S. Michele, vi è ragione di credere che essa avesse ceduto il suo titolo a quello di S. Pietro, dopo avuto il battistero, e restasse l’antico titolo dell’Opera.
    Infatti nella conferma che il vescovo di Lucca negli anni 1368 e 1383 fece de pievani eletti dai canonici di essa pieve, furono qualificati pievani della battesimale di S. Pietro a fievole, detta di Montecatini . – Vedere PIEVE A NIEVOLE. (LIVI, Memorie di Monte Catini cap. X.)
    Dopo la chiesa plebana di Montecatini si presenterebbe per ordine di antchità il romitorio di S Maria a Rio Affrico , designato nel catalogo del 1260 sotto il piviere di Massa e Cozzile, sebbene il luogo dove fu l’eremo ed il Rio Affrico , da cui prese il nome, siano compresi nel territorio della Comunità di Montecatini.
    Giova per altro avvertire, che le più vecchie
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    carte appartenute a quell'eremo di Frati Agostiniani sono alterate nella data cronica da mano moderna, mentre nella prima, invece di segnare il 3 aprile dell’anno 1222 in Montecatini, fu sostituito l’anno 822.
    Coteste alterazioni unite ad una certa cronica scritta in volgare nel principio del secolo X indussero in inganno il Padre Torelli ne’suoi Secoli Agostiniani , il quale discorrendo della distruzione dell’eremo di Riaffrico fa rimontare un tale accidente ai 12 maggio dell’anno 903, epoca, a detta del falso cronista, cui risalirebbe l'erezione del convento di S. Margherita vicino alle mura di Montecatini, ma però di fuora .
    Il fatto sta che non fu se non sul declinare del secolo XIII, che i romiti Agostiniani di Rio Affrico ottennero dal Paganello vescovo di Lucca un breve spedito nel 9 agosto 1276 a Fr. Simone provinciale degli Eremitani di S. Agostino, col quale concedeva facoltà al medesimo di porre la prima pietra fondamentale della nuova chiesa che volevasi erigere, siccome fu eretta, nel borgo di Montecatini lungo la via che scende alle terme; nella qual circostanza l’ordinario accordava indulgenze ai contribuenti a tale opera.
    Con altro breve dello stesso vescovo, in data di Lucca del 13 febbrajo 1283, si esortavano tutti i diocesani a prestare ogni aiuto possibile ai frati Eremitani di Montecatini per la loro chiesa. La quale un secolo dopo pare che ricevesse un qualche ingrandimento, siccome lo da a credere una lettera enciclica scritta nel Castello di Montecatini li 4 gennajo 1345, all’occasione che Fr. Guglielmo Vesc. di Lucca concedeva indulgenze a chi concorreva con elemosine all’ampliazione della chiesa di S. Margherita dei frati Agostiniani di Montecatini per maggior comodo delle funzioni . – Questa famiglia religiosa fu soppressa nel 1782, nella qual circostanza la chiesa fu ridotta a oratorio.
    Allo stesso secolo XIII risalgono le memorie della chiesa e convento dei SS. Jacopo e Filippo dei frati Carmelitani eretto nel
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    1296 con l'annuenza del vescovo Paganello nel luogo, dove anni innanzi si era aperto uno spedaletto. Esiste sulla prominenza a grecale del poggio di Montecatini presso un fortilizio denominato il Castelnuovo . La chiesa ed il convento suddetto furono restaurati nel 1764, non più che ott’anni innanzi la soppressione di quella famiglia religiosa.
    Le monache Agostiniane di Montecatini sebbene contino un’epoca più recente degli altri due conventi di regolari, sono oggi le sole tra i claustrali superstiti. Esse costituironsi nell’anno 1532 nel borgo presso la chiesa di S. Maria a Ripa, che fu una delle auliche parrocchie succursali della pieve di S. Pietro in Montecatini.
    Può a sua gloria questo paese vantarsi di avere dato la culla a Ugolino da Montecatini che dei Bagni d’Italia lasciò un trattato, e che fu il primo a conoscere le virtù di quelli della sua patria; dalla quale patria passò da vecchio a stabilire la sua famiglia in Firenze. Da Montecatini traeva pure l'origine mess. Lemmo Balducci, che nel 1384 in Firenze eresse dai fondamenti e dotò l’ospedale di S. Matteo. Non parlo di un altro medico, appellato Giovanni da Monte Catino, il quale dopo essere stato più volte dal santo arcivescovo Antonino tentato con ragioni, con preghiere e con minacce di ritrarsi dall’opinione sulla immortalità dell’anima che egli negava; nulla giovando, fu dato come impenitente alla corte secolare di Firenze, dove nel 1450 impiccato e poscia arso. – Vedere MONTICATINI in Val di Cecina.
    Rammenterò piuttosto un Vincenzio Martinelli nativo di questo Montecatini che di straniere storie e di morale nel secolo XVIII scriveva. Di costà pure trasse i natali il dott. Gaetano Livi medico e storico, per la di cui opera nello stesso secolo sorgevano a novella vita le Terme Montecatinesi state quasi fino allora dimenticate; mentre un suo erede il dott. legale Leone Livi nel principio del secolo attuale un libro sulle memorie di Montecatini ed un lungo catalogo di uomini illustri
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    di questa sua patria nel 1811 dava alle stampe. Ma ognuna delle opere qui accennate sembra vinta dalla Statistica Medica della Comunità e dei Bagni di Montecatini del dott. Silvestro Maluccelli , medico distinto, e da molti anni condotto nella stessa terra, che egli tiene in luogo di patria.

    PROSPETTO della Popolazione della Comunità di MONTECATINI IN VAL DI NIEVOLE a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 244; totalità della popolazione 984.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 232; femmine 158; adulti maschi 277, femmine 397; coniugati dei due sessi 238; ecclesiastici dei due sessi 81; numero delle famiglie 337; totalità della popolazione 603.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 431; femmine 393; adulti maschi 342, femmine 340; coniugati dei due sessi 900; ecclesiastici dei due sessi 16; numero delle famiglie 461; totalità della popolazione 1140.
    ANNO 1839: Impuberi maschi 504; femmine 461; adulti maschi 354, femmine 386; coniugati dei due sessi 879; ecclesiastici dei due sessi 21; numero delle famiglie 474; totalità della popolazione 1201.

    N. B. La popolazione abbraccia l’intera giurisdizione parrocchiale di Montecatini, essendochè la sola Terra di Montecatini attualmente non comprende più di ottanta case con 600 abitanti.

    Comunità di Montecatini in Val di Nievole . – Il territorio di questa comunità occupa una superficie di 8823 quadrati 261 dei quali spettano a corsi d'acqua e a strade. – Vi si trovava nel 1833 una popolazione di 5340 abitanti, a ragione di 502 persone per ogni miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
    La figura corografica del suo territorio è quasi conica con la base che posa sul monte verso settentrione, mentre la punta guarda a ostro e arriva sino al padule di Fucecchio. – Confina con 5 comunità;
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    dal lato di settentrione ha di fronte il territorio comunitativo di Marliana, a partire da maestrale dall’Immagine de'Confittori, donde poi per termini artificiali sale sul poggio fino alle sorgenti del fosso di Serravalle, mercé cui voltando faccia da settentrione a levante scende nel fiume Nievole, il di cui alveo seconda per breve tragitto e poscia attraversa per dirigersi di faccia alla Comunità di Seravalle i che ha dirimpetto a scirocco e con la quale fronteggia mediante termini artificiali, sino a che non trapassa la strada R. pistojese per ritornare sulla sponda destra della Nievole.
    Costà sottentra la Comunità delle Due Terre ossia di Monsummano e Monte Vettolini, e insiem con essa l’altra cammina di conserva mediante i dello fiume, poscia per termini artificiali per il corso di circa tre miglia toscane sino alla riunione della Fossa Nuova col Canal maestro del Terzo.
    A questa confluenza presentasi a confine la Comunità di Buggiano, con la quale la nostra corre dirimpetto a ostro per un corto tragitto fra il canal del Terzo e la Pescia Nuova. Questa Fossa dal lato di libeccio accompagna le due comunità fino al fosso del Pedicino lungo lo stradone del Granduca. Costà dirimpetto a ponente sottentra la Comunità di Massa e Cozzile, con la quale questa di Montecatini entra nella via di Biscolle, attraversa la pianura della Traversagna, trapassa la strada R. pistojese, e finalmente entra nel torrente Borra, il di cui corso rimonta sul poggio della Forretta; quindi percorre la via di Riffrico e poi per quella doganale arriva all’Immagine de'Confittori, dove ritrova la Comunità di Marliana.
    Niuna montuosità di questo territorio è più elevata di quella porzione su cui siede Montecatini, ed è di costà donde si diramano con docile declive sino nella più bassa pianura della Nievole gli ultimi contrafforti dell’Appennino pistojese.
    Fra i maggiori corsi di acqua che attraversano, o che lambiscono questa comunità, si contano la Nievole , la Borra e il
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    Salsero . Quest’ultimo è mantenuto perenne da una massa d'acqua non mai minore di mezzo braccio quadro anco in tempo di siccità. Esso prese il nome di Salsero dalle acque salse delle Terme che in esso si vuotano dopo aver raccolto i superiori scoli che scendono dalla faccia meridionale e occidentale del poggio Montecatinese. Così il Salsero , dopo di essere vistosamente accresciuto dalle acque termali, va a congiungersi con la Borra poco lungi di là, e non più con la Nievole come in antico. Allora le materie trascinate da questa fiumana in pianura avevano rialzato l’alveo del fiume sopra il livello della circostante campagna in guisa che le sue acque miste alle minerali infiltrando nei bassi fondi, v’impadulavano a danno della economia della salute di quegli abitanti. – Vedere BAGNI DI MONTECATINI.
    Alle infiltrazioni accennate aggiugevansi quelle di altre acque, poco più poco meno salse, derivanti da stilicidii che sogliono infiltrare tra mezzo al tufo, di cui abbonda il terreno a levante de’Bagni.
    Fra le strade rotabili, dopo quella R. postale pistojese, attraversante quasi di mezzo al territorio, primeggia il magnifico stradone che staccasi dalla R. pistojese alla 29.ma pietra miliare. Inoltre si contano tre strade comunitative di facilissimo accesso e carreggiabili che portano la Terra di Montecatini; una delle quali ha doppio principio, perché un ramo parte dalla strada R. al 27° miglio, di faccia allo sbocco della strada di Val d'Arno, o Empolese , e l'altro ramo si stacca dal borgo della Pieve a Nievole ; la seconda via sbocca sulla strada R. pistojese al Ponte alla Borra presso il luogo di Brusceto passando per i Bagni, ed è chiamata via di Maone ; la terza finalmente è la via della Nievole anch'essa in doppio ramo divisa, uno dei quali si stacca dal confine di
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    Serravalle, l’altro da quello di Casore in comunità di Marliana . Una quarta strada comunitativa è stata recentemente ridotta praticabile alle ruote, ed è quella che da Montecatini per Galliano introduce nella strada di Marliana.
    La pianura parimente è ben provvista di molte e commode strade rotabili. Bella e grandiosa è la via nuova che dal ponte ultimo della Nievolina conduce al Porto de’Masoni .
    Parte da questa via un tronco non meno spazioso di strade che passa presso la fattoria del Terzo per andare al Porto delle Case sul Pedule di Fucecchio. – È pure rotabile la via che dalla Pieve a Nievole conduce a Monsummano basso.
    Per ciò che spetta alle acque minerali scaturienti alle falde occidentali del monte, non starò a ripetere ciò che fu detto all’ Articolo BAGNI DI MONTECATINI. (Vol. I pag. 248 e seg.)
    In quanto alla natura del suolo, che cuopre la parte montnosa di questa comunità, il macigno, o pietra arenaria, e il calcare compatto, o alberese, sono le due rocce, le quali alternativamente con gli strati schistosi formano l’ossatura de’poggi Montecatinesi. Sennonché quello di Montecatini è quasi tutto coperto di macigno, mentre nell’altro di Maone, situato a ponente, si mostra la roccia alberese, la quale si riaffaccia alla base meridionale del poggio di Montecatini. – Gli strati schistosi alternati col macigno consistono in galestro tinto in rosso smorto, oppure in cenerognolo, i quali facilmente sfaldando, lasciano un facile adito agli agenti meteorici, onde stritolarsi e ridursi in terra vegetale.
    Se dalla costa si scende nella pianura, a partire dai bagni del Tettuccio sino al Canal del Terzo , il suolo che serve di
    mantello alle ultime pendici dei monti spetta a un tufo e a una marna terziaria marina; ma questa e quello sono profondamente coperti da un deposito palustre vegetabile che
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    nocque, siccome potrebbe nuocere ancora, alla vita, se le provvide cure del governo, mercè la salutare istituzione della Camera di soprintendenza comunitativa e del Corpo degl’ingegneri di acque e strade, non vi portassero una vigile attenzione. – Vedere BAGNI DI MONTECATINI.
    Fra, i prodotti agrarii, quelli della parte superiore dei poggi consistono in boschi cedui e di alto fusto, o in selve di castagni. A queste sottentrano più in basso gli uliveti, i vigneti, i gelsi e le piante di varie qualità di frutti sparse nei poderi; i quali sono assai più pingui di sementa nel piano, dove si perde l’ulivo non però la vite, nè il gelso con molte varietà di alberi da frutto.
    I vigneti della piaggia meridionale e occidentale del poggio di Montecatini producono vini squisiti, ed era un di tenuto in pregio quello della Vernaccia al segno che i rappresentanti della Comunità come cosa prelibata del paese, ne presentarono pochi fiaschi in dono al duca Cosimo dei Medici, allorché nel 1556 visitò Montecatini, due anni dopo che il paese fu di suo ordine smantellato. Odiernamente alla Vernaccia sono sostituiti il rinomato Aleatico il Vin santo e la Borgogna .
    Ma chi bramasse più esatti e più estesi dettagli sulla topografia fisica e sulla statistica agraria di questa comunità legga il cap. II, o piuttosto tutto il pregevole libro della Statistica Medica della Comunità e de’Bagni di Monte Catini del dott. Silvestro Maluccelli , in cui trovasi anche un quadro dei prodotti agrarj del suolo Montecatinese.
    Dal suo calcolo però risulterebbe, che la parte montuosa di questa comunità occupasse 6574 quadrati agrarii, e la pianura 4740 quadrati, detratti i corsi d’acqua e le strade. In tutto quadrati 11314, in guisa che ne risulterebbe un aumento di 2752 quadrati più del vero.

    Prodotti agrarii in Monte

    Bosco
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    ceduo e di alto fusto    Quadrati 1000
    Selve di Castigni                    Quadrati 1604
    Terre a Poderi              Quadrati 3970
     Somma                                  Quadrati 6574

    II prelodato scrittore dei 3970 quadrati agrarii di terreno fruttifero destina 2000 quadrati alla coltura degli ulivi e granaglie calcolando il numero delle piante d’olivo esistenti nei poderi ad una media distanza di 14 braccia, crede che tutto lo spazio dagli olivi occupato si ridurrebbe a quadrati 49, cioè a braccia 49,000, in guisa che vi si dovrebbero contare 35,000 olivi. Calcolando egli cumulativamente il loro prodotto, un anno per l’altro, a libbre 3 di olio, si avrebbero da questa Comunità circa libbre 105,000 di olio per anno.
    – Dopo l’olio il vino è il prodotto più considerevole dei poderi di poggio.
    In ogni quadrato agrario di terreno vitato alla guisa che si costuma in Val di Nievole, cioè, situando la vite alla distanza di due braccia una dall'altra, la coltivazione della pianta medesima sparsa ne'2000 quadrati agrarii sopra indicati, formerebbe nel totale la somma di 363,825 viti col prodotto di barili 9095 di vino di molta forza e durata.

    Prodotti agrarii in Pianura

    Granaglie                                Quadrati 2300
    Segalato                                              Quadrati 768
    Fromentone, saggina, legumi ec.        Quadrati 1478
    Prati naturali                            Quadrati 194
    Somma                                              Quadrati 4740

    Circa 12,000 sarebbero i gelsi sparsi nei campi, il cui prodotto in foglia si valuta ascendere a 300,000 libbre.
    Non meno di 2000 pioppi crescono sugli argini della Nievole , del Salsero , e della Borra nel piano montecatinese.
    In quanto al bestiame da frutto e da lavoro, si coniano da 590 bovi aranti 200 vitelli, 1600 capi tra majali e castrati, 80 merini e circa 260 bestie cavalline.
    Fra le arti d’industria commerciale contansi tre fornaci da calcina a
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    Maona, che sebbene cuocano soli sei mesi dell’anno, servono ad introdurre in questa comunità la somma netta di lire 7500.
    Un'altra fornace da mattoni e da calcina, ed una tintorìa sono stabilite nel borgo della Pieve a Nievole, dove risiede un medico-chirurgo condotto dalla Comunità, la quale mantiene un altro medico e un chirurgo residenti nella Terra con l’obbligo di assistere i poveri che nella stagione della bagnatura vengono allo spedale dei sottoposti Bagni.
    In Montecatini, dall'epoea della seconda sua sottomissione alla Rep. Fior. (8 agosto 1330) fino all'organizzazione Leopoldina, vi teneva ragione nel civile il potestà di Buggiano, il quale risiedeva sei mesi per luogo alternativamente col suo ufiziale.
    Il potestà di Montecatini da pochi anni è stato traslocato in Monsummano basso con la giurisdizione civile sopra ambedue le Comunità. Risiede pure in Monsummano l’ingegnere di Circondario. La cancelleria comunitativa è rimasta a Montecatini, la quale serve anche alla Comunità delle Due Terre. – L’ufizio di esazione del Registro e la conservazione delle Ipoteche sono in Poscia; il tribunale di prima Istanza in Pistoja.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di MONTECATINI IN VAL DI NIEVOLE a quattro epoche diverse.

    - nome del luogo: MONTECATINI, titolo della chiesa: S. Pietro (Pieve Prepositura), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° 984 (con S. Marco a Pieve a Nievole), popolazione anno 1745 n° 1375, popolazione anno 1833 n° 2422, popolazione anno 1839 n° 2603
    - nome del luogo: Pieve a Nievole, titolo della chiesa: S. Marco (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pescia (già di Lucca), popolazione anno 1551 n° 984 (con S. Pietro a Montecatini), popolazione anno 1745 n° 1953, popolazione anno 1833 n° 2750, popolazione anno 1839 n° 2981

    - Totale abitanti anno 1551 n° 984
    - Totale abitanti
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    anno 1745 n° 3328

    Entra nella Comunità di Montecatini di Val di Nievole la seguente frazione

    - nome del luogo: Traversagna, Comunità donde proviene: Massa e Cozzile, abitanti anno 1833 n° 168, abitanti anno 1839 n° 5776

    - Totale abitanti anno 1833 n° 5340
    - Totale abitanti anno 1839 n° 6918

    MONTE CATINI in Val di Nievole. – In fine si corregga: che il cancelliere Comunitativo e l'ingegnere di Circondario attualmente risiedono in Monsummano basso. Anche al Quadro della popolazione del 1833 ascendente a 5340 Abitanti si aggiunga quella del 1845, la quale ammontava a 6040 individui, cioè:


    MONTE CATINI di Val di Nievole
    Abitanti N° 2782
    Pieve a Nievole, Abitanti N° 3076

    Annessi

    Traversagna; dalla Comunità di Massa e Cozzale , Abitanti N°  182
    TOTALE Abitanti N° 6040
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Localizzazione
ID: 3079
N. scheda: 32840
Volume: 3; 6S
Pagina: 351 - 363; 153
Riferimenti: 29800, 40260, 56900, 32841
Toponimo IGM: Montecatini Alto
Comune: MONTECATINI-TERME
Provincia: PT
Quadrante IGM: 105-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1643705, 4861995
WGS 1984: 10.79015, 43.89862
UTM (32N): 643768, 4862170
Denominazione: Monte Catini, Montecatini, Monte Catino
Popolo: S. Pietro a Montecatini
Piviere: S. Pietro a Montecatini
Comunità: Montecatini Val di Nievole
Giurisdizione: Monsummano
Diocesi: (Lucca) Pescia
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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