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Monte Cerboli, Montecerboli

 

(Montecerboli)

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    MONTE CERBOLI in Val di Cecina. – Castelletto con chiesa plebana (S. Cerbone) già filiale della pieve di S. Maria a Morba, cui fu riunita, nella Comunità Giurisdizione e circa miglia 4 a scirocco delle Pomarance, Diocesi di Volterra, Compartimento di Pisa.
    Risiede sopra un piccolo poggetto di gabbro fra la strada provinciale
    messetana che gli passa a ponente e il torrente Possera confluente a sinistra della Cecina.
    Senza perdersi in congetture sull’origine del nome di Monte Cerboli, che alcuni idearono si chiamasse
    Monte Cerbero a cagione degl’infernali bulicami, dei lagoni e fumacchi emersi dal suo terreno, io non trovo notizie di esso, ne de’loro signori, che siano più antiche di quelle pubblicate dall’Ammirato giuniore nelle aggiunte fatte alle vite dei vescovi di Volterra del vecchio Ammirato. Fra le quali un contratto del 14 gennajo 1160 rogato in Volterra nel chiostro della cattedrale, vertente sopra una permuta fatta tra il vescovo Galgano di Volterra e un certo conte Guglielmino figlio del fu conte Rainuccio, e fratello di altro C. Lottario, quando Guglielimio cedè al Vesc. prenominato tutto ciò che tanto egli come donna Bella di lui moglie possedevano ne’castelli e distretti di Monte Cuccari, di Camporena, di Lajatico, di Ghizzano e di Cedri in Val d’Era, in cambio de'quali beni il vescovo Galgano rinunziò ai due coniugi la terza parte del castello, borgo e corte di Monte Cerboli, obbligandosi inoltre di somministrare ai medesimi, loro vita naturale durante, sei moggia di grano, dodici maggia di annona, e dieci congi di vino alla misura del congio di Monte Cerboli. La qual ultima espressione ci da chiaramente a conoscere, che la comunità di Monte Cerboli fino da quell’età aveva le misure sue proprie.
    Con altro istrumento della
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    stessa provenienza, scritto li 20 dicembre 1173 nel Palazzo vescovile in Volterra, Ranieri degli Ubertini vescovo di detta città fece fine e quietanza per lire 300 pagategli dal Com. di Volterra di tutto ciò che poteva pretendere rispetto a dazii, condanne penali ecc. che il Comune predetto nei tempi addietro aveva imposto e fatto pagare agli abitanti delle Pomarance, di Monte Cerboli, di Leccia, del Sasso e di Serazzano, cinque paesi, sui quali i vescovi volterrani avevano allora una doppia giurisdizione. Infatti nel mese successivo governava in Monte Cerboli un rettore del Vesc. di Volterra, di che ne somministra prova il seguente documento.
    Fra le carte della comunità di Volterra relative a prestazioni di giuramento d’ubbidienza a quel Comune, esiste un atto rogato in Monte Cerboli li 11 gennajo del 1173, (
    stil. fior., o 1174 stile comune) col quale il vicario di Ranieri da Travale rettore del castello di Monte Cerboli per Ranieri Ubertini Vesc. di Volterra assieme con i consiglieri suoi alegge e costituisce un sindaco per recarsi a Volterra a giurare obbedienza a quel potestà, e colà difendere le liti relative alla comunità di Monte Cerboli. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Com. di Volterra).
    Quindi troviamo nei secoli XIII e XIV, che a seconda delle dissensioni, o pacificazioni fra i vescovi e i rappresentanti del Comune di Volterra, gli uomini di Monte Cerboli prestavano obbedienza di sudditanza alla città piuttosto che al loro prelato, e solamente per concordia fatta nel 1253 fu stabilita la restituzione al vescovo Ranieri delle cinque castella di sopra nominate, a condizione che alla morte di lui tornassero in potere della città.
    Frattanto per interesse comune delle parti, a seconda di una nuova convenzione fatta nel 1265 fra
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    il vescovo Alberto degli Scolari e il Comune di Volterra, si esigevano le collette, le condanne ed ogni altro diritto.
    Intorno a questa stessa età Monte Cerboli a tenore dello statuto volterrano del 1288, pagava di tassa anna lire 7286.
    Mediante alcune trattative concluse nel novembre del 1319, state rinnovate quattr’dopo fra i rappresentanti della città e Rainuccio vescovo di Volterra, restò convenuto che i rettori di Monte Cerboli e degli altri quattro castelli sunnominati si dovessero estrarre da una borsa di 200 probi cittadini volterrani a patto di ricevere l’investitura dal vescovo. Ma col progredire del tempo si mancò ai patti per cui nel 29 dicembre del 1349 furono stabilite fra il vescovo ed il Comune di Volterra nuove convenzioni, colle quali fu determinato, che il giusdicente di Monte Cerboli non si potesse nominare eccetto che fra i cittadini volterrani. – Finalmente dallo statuto di Volterra del 1411 rilevasi, che allora nel castello di Monte Cerboli faceva ragione un uficiale inviatovi dal Comune di Volterra.
    Uno degli ultimi atti tendenti a provare un resto di dominio che in Monte Cerboli avevano i vescovi di Volterra, fu scoperto dallo stesso Ammirato giuniore nell’Arch. delle Riformagioni di Firenze.
    È una provvisione della Signoria fatta nel 1429, dalla quale risulta che il Com. di Volterra stante la ribellione accaduta nel 1427, aveva perduto il diritto di eleggere i suoi potestà, e i giusdicenti del contado volterrano. Ma siccome i reggitori della Rep. Fior. avevano molta stima del vescovo Stefano da Prato che allora sedeva nella cattedra volterrana vollero consevare in favore suo gli antichi diritti, fra i quali quello di eleggere e di poter inviare ogni sei mesi i rettori a governare nel civile gli abitanti dei castelli delle
    Pomarance, Monte Cerboli, Sasso, Leccia e Serazzano, rilasciandogli per detto tempo anche la regalìa delle
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    condannagioni. (AMMIRAT. Dei Vesc. di Volterra).
    Non sembra però che ai successori del Vesc. Stefano Aliotti fosse continuato un tal privilegio dalla Rep. Fior a nome della quale d’allora in poi Monte Cerboli con tutto il restante del contado volterrano si governava.
    La chiesa parrocchiale di S. Regolo a Monte Cerboli fu eretta in battesimale dopo che l'antica sua chiesa matrice di S. Maria a
    Morba cadde in rovina. La qual traslazione avvenne verso il 1400 giacchè la Pieve a Morba non solo esisteva nel 1355, siccome lo attesta il sinodo volterrano di detto anno, ma ancora sul declinare del secolo medesimo vien rammentata da Ugolino da Monte Catini nella sua opera De Balneis. – Si vedevano non è gran tempo i ruderi di essa pieve nella località da Gio. Targioni-Tozzetti descritta nel Vol III. de’suoi Viaggi, seconda edizione. – Vedere PIEVE A MORBA.
    Ma ciò che ha reso, e che renderà per lungo tempo segnalato il paese di Monte Cerboli, sono i suoi
    Bulicami, i Fumacchi, i Lagoni di Acido Borico, già descritti all'Articolo LAGONI VOLTERRANI. Poiché sebbene questi di Monte Cerboli non siano per avventura da annoverarsi fra i primi comparsi dentro il territorio della diocesi di Volterra, sono essi però i più copiosi di quanti altri emersero dalle diverte pendici dei monti, nei quali per opposte direzioni hanno origine i fiumi della Cecina, della Cornia e della Merse.
    Non sono, come io diceva, i Lagoni di Monte Cerboli nè i soli nè i primi, poiché Ugolino da Montecatini nel descrivere i Bagni a Morba, che visitò in compagnia dell'amico Coluccio Salutali cancelliere della Rep. Fior., si mostrava quasi sorpreso dei fenomeni prodotti dai
    Lagoni di Castelnuovo i quali si trovano
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    sulla faccia opposta del monte, quasi due miglia a mezzodì dei Bagni a Morba, mentre non fece menzione alcuna dei Lagoni di Monte Cerboli, molto più vicini e nella vallecola medesima dei Bagni che egli visitava.
    Alla comparsa de’
    Lagoni di Monte Rotondo, o per dir meglio, del Lago sulfureo presso Vecchiena, io dubito che volesse riferire l'autore del racconto registrato in un codice della Gaddiana appartenuto a Zacchia Zacchio di Volterra, ora nella Biblioteca Magliabechiana, (Cod. 79 della Cl. XXIII); del quale codice fece parola il prelodato Targionii Tozzetti nel Tomo III. pag. 408 de'suoi Viaggi.
    Ivi si legge che a l'anno 1320 nel territorio di Volterra,
    prope locum Veliene (forse Vecliene) agente terremotu corruit magna terrae quantitas: moxque apparuit ingens calidus, deinde aquae lacus, quae plus quam brachiis quadraginta jacula bantur in altum, con quel che segue….
    Chi sa, soggiunge ravveduto Targioni, che, defalcando la caricatura, non sia qui accennata la
    prima eruzione di qualche Lagone del Volterrano?
    E in quanto ai Lagoni di Monte Cerboli quel dotto fisico naturalista ebbe ragione da dubitare, che essi non dovessero essere molto antichi ......
    «A misura, diceva Giov. Targioni cent'anni fa a misura che l'acque piovane hanno roso e portato via il terreno avventizio delle colline, si sono scoperte le pendici de'monti, e ancora queste col tratto del tempo sono state corrose e scortecciate in guisa che si è venuta a cuoprire qualche piccola porzione di
    filone, in cui stava imprigionata la materia infiammabile, sicché ella ha potuto comunicare coll'aria esterna, e penetrarvi qualche poco d'acqua. Tanto può aver servito per dar principio ad una fermentazione, e sprigionamento d'aria elastica, di calore, ecc...
    Perciò egli è verisimile, che
    molti Lagoni, molte Mofete e molte Acque Termali
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    non sieno d'origine molto antica, ma si sieno principiate a manifestare pochi secoli fa, nella guisa che molti Lagoni, molte Mofete e molte Acque Termali oggidì o si sono intieramente perdute, o hanno mutato natura, ecc….»
    Coteste idee madri del primo naturalista italiano, che tutti gli altri precede nello studio della geognosia del suolo toscano, seppure non si voglia per poco eccettuare Stenone, coteste idee madri torneranno altre volte in campo nella nostra opera, cui Giovanni Targioni ha servito di stimolo, e per quanto sia compatibile coi progressi scientifici di un intiero secolo, somministrò un prezioso modello.
    Io non parlerò della
    melletta dei Lagoni di Monte Cerboli, simile a quella di tutti gli altri Lagoni del territorio volterrano, poiché un chimico famigeratissimo nel 1810 fece conoscerne la natura nel T. II degli Annali dell’I. Museo di Fisica e Storia naturale di Firenze. Da quell’analisi pertanto risulta, che cento parti della terra de’Lagoni si compongono di solfo, 0,40; di silice 0,29; di allumina 00,8; di solfato di ferro 00,8; di solfato di calce 00,5; di ossido di ferro 00,1-1/2; di sostanze estrattive 00,2; perdita 00,6-1/2.
    La ricchezza dei
    Lagoni di Monte Cerboli è tale che da essi soli ritrarre si può annualimente una quantità di acido borico da superare in prodotto quella di tutti gli altri Lagoni del territorio volterrano. Ciò ha dato origine a un nuovo borgo, a una nuova strada, a nuovi edifici, a un ponte nuovo sul torrente Possera, opere tutte dal 1830 al 1839 sorte per opera del Cav. Larderel attivo promotore di questa singolare produzione minerale dei Lagoni. Le quali opere sono fra Monte Cerboli e i Bagni a Morba, presso la riva destra del torrente Possero, e appena 1/4 di miglio toscano a levante della
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    strada R. massetana.
    La parrocchia plebana di S. Cerbone a Monte Cerboli nel 1551 contava 264 abitanti; nel 1745 era ridotta a 146 anime; nel 1833 noverava 277 persone, mentre nel 1839 la popolazione della stessa parrocchia era salita a 398 abitanti.
Localizzazione
ID: 3088
N. scheda: 32930
Volume: 3
Pagina: 369 - 372
Riferimenti: 4690, 32931
Toponimo IGM: Montecerboli
Comune: POMARANCE
Provincia: PI
Quadrante IGM: 119-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1652870, 4789977
WGS 1984: 10.88389, 43.24866
UTM (32N): 652933, 4790151
Denominazione: Monte Cerboli, Montecerboli
Popolo: S. Cerbone a Morba in Montecerboli
Piviere: S. Cerbone a Morba in Montecerboli
Comunità: Pomarance
Giurisdizione: Pomarance
Diocesi: Volterra
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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