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Monte di Croce

 

(SO di Fornello)

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    MONTE DI CROCE in Val di Sieve. – Castello diruto sopra un monte omonimo che fa parte del Monte Giovi, fra Monte Rotondo, Monte Fiesole e la Pieve a Doccia, al di cui popolo fu annesso quello de’SS. Miniato e Regolo al Monte di Croce, nella Comunità Giurisdizione e circa 4 miglia toscane del Pontassieve, Diocesi e Compartimento di Firenze.
    Fu questo Monte di Croce con le sue appendici uno dei più forti castelli che fino dal mille possedettero i conti Guidi.
    All'Articolo GALIGA, Vol. II. Pag. 380 e 381, è citato un atto spedito da Ravenna nel 14 aprile del 1960 dal marchese Obertosalico figlio del re Ugo al suo fedele Guido, che io dubitai fosse della famiglia de’conti Guidi. – Trattasi in quell’atto di una tenuta tra la Sieve e l’Arno, avente a confine dal primo lato il torrente
    Argomenna, dal secondo lato il rio di Farneto, dal terzo la terra di Galiga e dal quarto lato alcuni predii di Caterano e Tilliano, luoghi tutti situati nel piviere di Doccia e nelle vicinanze del Monte di Croce.
    Comunque sia, i conti Guidi sul declinare del secolo XI erano padroni della chiesa, castello, e abitanti del Monte di Croce. Lo dimostra prima di tutto una carta del luglio 1097, rogata nel
    Monte di Croce judicaria fiorentina, con la quale il conte Guido Guerra diede la libertà a due fratelli, di lui schiavi, in guisa che, volendo assolverli da ogni vincolo di servitù, li consegnò nelle mani del parroco, dal quale furono accompagnati intorno all’altare della SS. Vergine Maria, situato nel Castello del Monte di Croce, nel modo prescritto dall’editto del rè Luitprando, e dopo averli passati in quarta mano, furono essi dichiarati esenti da ogni condizione servile, in
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    guisa da poter vivere in perpetua libertà. Segue la firma con la dichiarazione del conte Guido, poi quelle di cinque testimoni, del prete e del notaro che rogò l’atto. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Opera di S. Jacopo di Pistoja. – LAMI, Monum. Eccl. Flor. T. IV.)
    Monte di Croce fu tra i primi castelli disfatti dal Comune di Firenze allorché la città, cresciuta di popolo e di podere, cercò di distendere il suo contado, e di allargare, come dice il Villani, la sua signoria; cosicché qualunque castello o fortezza non le ubbidisse, gli faceva guerra. Infatti i Fiorentini di primo slancio, nel 1107 corsero a guerreggiare e presero per forza il Castello di
    Monte Orlandi; secondariamente, nel 1113, il Castello di Monte Cascioli, ch’erano entrambi de’conti Cadolingi; in terzo luogo, nel 1135, il castello di Monte Buoni, il quale era di que’della casa de’Buondelmonti; e finalmente andarono a oste a Monte di Croce per il qual ultimo castello il Com. di Firenze guerreggiò coi CC. Guidi; che le castella di questi erano troppo presso alla città. Per la stessa causa nel 1146 tornaronvi i Fiorentini con le loro masnade, le quali nel giugno del 1147 restarono sconfitte dal conte Guido vecchio (IV di questo nome) ajutato dagli Aretini. Ma nuova oste fu spedita nel 1154 a Monte di Croce dal Comune, che l’ebbe, e comandò si disfacesse infino alle fondamenta; e poi le ragioni che v’avevano i conti Guidi, non potendone questi ritrarre frutto, vennero da essi alienate al vescovo di Firenze. (MALESPINI, Istoria Fior. Cap. 78. – G. Villani Cronic. Lib. IV. cap 37.)
    Cotesta vendita per altro non ebbe il suo effetto prima del 1226, alla qual epoca
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    il Comune di Firenze ajutò di denari il vescovo Giovanni per comprare non solamento il castellare del Monte di Croce col suo distretto e ragioni livellarie, ecc., ma ancora Monte Giovi, Monte Rotondo e Galiga con le loro pertinenze. (AMMIR. Stor. Fior. Lib. I).
    Fu fatto il contratto nel 26 gennajo del 1226 fra i CC. Guido, Marcovaldo e Aghinolfo fratelli e figli del C. Guido Guerra da una parte come venditori, e dul fu Gherardo Aldobrandino del fu Gherardo Adimari, acquirente in nome di Giovanni da Velletri Vesc. di Firenze, cui nel 13 febbrajo successivo l’Adimari consegnò i luoghi in nome della sua mensa acquistati.
    Cotesta cessione accadde sei anni dopo che l’Imperatore Federigo II aveva concesso un diploma ai quattro figli del conte Guido Guerra VI, ai quali confermava tutti i feudi stati dall’Imperatore Arrigo VI accordati al loro genitore, e nel quale è rammentato anche il castello, benché distrutto e perduto, del
    Monte di Croce, con quelli venduti di Monte Rotondo, e di Galiga.
    La cosa per altro che fece maggior impressione ad alcuni scrittori, fu di sentire dallo stesso Imperatore Federico II confermati ai CC. Guidi i feudi medesimi in un altro privilegio, dato in Cremona nell’aprile del 1247, a favore de'CC. Simone e Guido Novello figliuoli del C. Guido
    Guerra VI; vale a dire, 21 anno dopo che i loro maggiori avevano alienato il castello e poggio del Monte di Croce con quelli di Galega e di Monte Rotondo ai vescovi fiorentini. Ma ogni dubbio viene chiarito da moltissimi altri diplomi di simil fatto nei quali si ricettavano i privilegi dei precedenti imperatori per quanto in essi venisse fatta menzione di feudi, di rocche, castelli, e paesi da più secoli perduti, o dagli antichi padroni alienati e al
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    territorio di qualche Rep. incorporati.
    Dalle cose state accennate all’
    Articolo GALIGA (Vol. II. pag. 381) pertanto apparisce, che fino dall’anno 1115, di febbrajo, un Gherardo figlio del fu Berto aveva donato alla badia di S. Miniato al Monte sopra Firenze tutti i suoi beni posti nei distretti di Caliga e di Montalto, non che nel castello del Monte di Croce e suo distretto con il padronato della chiesa di S. Romolo ivi situata. – Vedere MONTALTO nel Val d’Arno sopra Firenze.
    Frattanto gli uomini del
    Monte di Croce si governavano da un giusdicente sotto gli ordini dei vescovi di Firenze, i quali eleggevano a tale ufizio dei nobili fiorentini, siccome può vedersi nel Lami. (Monum. Eccl Flor. pag. 52-70).
    Questo suddetto scrittore indicò compresi nel distretto del Monte di Croce i popoli del piviere di S. Andre a Doccia, e alcuni del piviere di Acone, cioè, della parrocchia di S. Alessandro, ora di S. Martino a
    Sieci; della pieve di S. Andrea a Doccia; di S. Margherita ad Aceraja; di S. Maria al Fornello; di S. Brigida a Colognole; di S. Lorenzo a Galiga; di S. Martino a Farneto; di S. Bartolommeo a Montalto; e di S. Romolo a Monte di Croce. – Vedere MONTE ROTONDO nel Val d’Arno fiorentino.
Localizzazione
ID: 3098
N. scheda: 33090
Volume: 3
Pagina: 375
Riferimenti:
Toponimo IGM: SO di Fornello
Comune: PONTASSIEVE
Provincia: FI
Quadrante IGM: 106-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1693799, 4855955
WGS 1984: 11.41123, 43.83281
UTM (32N): 693862, 4856129
Denominazione: Monte di Croce
Popolo: (SS. Miniato e Rogolo al Monte di Croce annesso a) S. Andrea a Doccia
Piviere: S. Andrea a Doccia
Comunità: Pontassieve
Giurisdizione: Pontassieve
Diocesi: Firenze
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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