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Monte Falcone, Montefalcone, Montefalconi

 

(Montefalcone)

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    MONTE FALCONE, MONTEFALCONE (Mons Falconis) nel Val d’Arno inferiore. – Villa con tenuta signorile, già Castello dal quale ha preso il vocabolo la parrocchia de’SS. Quirico e Giulitta a Monte Falcone dell’antico piviere di S. Maria a Monte, nella Comunità Giurisdizione e circa due miglia a settentrione di Castelfranco di sotto, Diocesi di Sanminiato, già di Lucca, Compartimento di Firenze.
    Per quanto Monte Falcone non sia più che 200 braccia superiore al livello del mare, pure la sua è una delle prominenze più alte della piccola giogana della Cerbaja, la quale costeggia da grecale a libeccio la ripa destra della
    Gusciana attraversata da una strada rotabile che da Castelfranco sbocca nella R. pistojese a Staffoli.
    Il trovare nelle vecchie scritture segnato questo luogo col nome di
    Mons Falconis, da molta probabilità per far credere che Monte di Falcone fosse detto, o dalla figura pizzuta, o dal fondatore del luogo, nella stessa guisa che si chiamarono Monte Falco, o Monte Falcone due prominenze di poggi, una delle quali presso S. Casciano in Val di Pesa, e l’altra sulla Montagnuola di Siena, senza dire di altri Monti Falconi fuori della Toscana.
    I più antichi signori di questo
    Monte Falcone della Cerbaja furono i conti Cadolingi di Fucecchio, l'ultimo individuo della qual prosapia, il C. Ugo del fu C. Uguccione, con suo testamento dell’anno 1113 ordinò, che la metà di questo Monte Falcone col suo distretto e con altri paesi del Val d’Arno, e della Cerbaja fosse data alla mensa vescovile di Lucca. Infatti per atto pubblico rogato in Fucecchio li 28 ottobre 1114 il notaro Alberto esecutore testamentario del C. Ugo cedè, e aggiudicò per un anello di 300 lire di denari lucchesi, a Rodolfo Vesc. di Lucca, fra gli altri
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    beni et medietatem (cito le parole dell’istrumento) de castello et curie de Monte Falconis cum omni pertinentia sua.., et tributum et reddittum et districtum: excepto bona ecclesiarum quae predictus Ugo comes filius quondam Uguccionis comitis refutavit in infirmitate, de qua mortuus fuit; et excepto feudum masnadarum de caballariis. – Vedere l’Articolo III FUCECCHIO Vol. II. pag. 351.
    Di molti altri istrumenti rogati in Monte Falcone sulla fine del secolo XII, o al principio del susseguente, ne fu dato cenno dal Lami nel suo Odeporico. Appellano essi a cessioni fatte da diversi abitanti di Monte Falcone in favore della mansione dell’Altopascio, o dello spedal nuovo della SS. Trinità di Cerbaja.
    Rammenterò fra queste un rogito, col quale due coniugi di Monte Falcone venderono al rettore dello spedale della SS. Trinità di Cerbaja tre pezzi di terra posti nei confini di Monte Falcone; il quale atto fu stipulato li 23 agosto 1207
    fuori delle nuove mura della città di Lucca.
    Cotesta indicazione per avventura presta un altro appoggio alle parole del privilegio concesso nel 1209 ai Lucchesi dall’Imperatore Ottone IV; in cui si rammentano i muri secchi e quelli del nuovo cerchio della città di Lucca. –
    Vedere Lucca Vol. II. pag. 845.
    Lo stesso Lami riporta un lodo in cui è inserito un istrumento dell’ottobre 1270, col quale due nobili venderono per cento lire al comune di Castelfranco 23 delle 48 parti del territorio di Monte Falcone, mentre le altre 25 parti furono comprate dulla comunità di Santa Croce, in guisa che il distretto di Montefalcone fu tenuto per qualche tempo diviso fra le accennate due comunità.
    Per altro il Castello durare non dovette molto tempo in quello stato, tostochè della comunità di Monte Falcone non lascia alcun dubbio un sigillo illustrato dal Manni nel Vol.
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    XI de’suoi Sigilli antichi.
    Aggiungasi a tutto ciò che il sindaco del comune di Monte falcone intervenne e fu rammentato pur esso nella pace conclusa in Napoli nel maggio del 1317 tra molte comunità della Toscana.
    Inoltre il Castello di Monte Falcone a quel tempo figurò nella storia militare per aver resistito otto giorni (dal 21 al 29 luglio 1325) all’oste fiorentina innanzi di ammetterla dentro, benché poco dopo fosse ripreso (ai primi di ottobre) dai Lucchesi vincitori all’Altopascio. Quindi soggiunge il Villani, il cartello di Montefalcone fu fatto disfare da Castruccio, per non averlo a guardare, allorché con sua oste se ne venne in sul contado di Firenze a guerreggiare i Fiorentini.
    Arroge al guasto dato, e alla ripartizione del castello di Montefalcone un decreto del 9 maggio 1343, col quale il duca d’Atene signore della città di Firenze, dichiarò esenti dal pagare gravezze e debiti per quattr’anni gli abitanti di Montefalcone, a condizione di rifabbricare eglino il disfatto loro castello.
    (MANNI Sigilli Antichi Vol. XI pag. 96).
    In questo meno tempo una parte di Monte Falcone e del suo distretto fu venduta alla nobil famiglia degli Albizzi di Firenze, per conto della quale e della Comunità di Caslelfranco nel 1380 fu pronunziata una sentenza dal sicario di Sanminiato, in cui vien fatta menzione di un lodo stato anteriormente pronunziato dagli arbitri fra delle parti a cagione di vertenze relative a Montefalcone.
    Inoltre in uno de’libri della comunità di Castelfranco, anno 1405, a carte 38, si legge, che Maso degli Albizzi da Firenze ricorse ai rappresentanti delle comunità di Castel franco, perché questi facessero restaurare la fortezza di Montefalcone, al quale effetto dal consiglio generale fu ordinato mandarvisi 50 opere il giorno, da durare per giorni otto.
    (LAMI, Odepor. p. 493).
    Questo fatto
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    darebbe a conoscere, che il decreto del duca d’Atene di fortificare Montefalcone fosse rimasto senza effetto, o che i lavori da esso ordinati non si fossero compiti.
    Nel suddetto archivio comunitativo conservasi l’originale di un lodo del 30 gennajo 1427, rogato da ser Francesco di Pietro Giacomini, tra la comunità di Castelfranco, e Rinaldo di Maso degli Albizzi e suoi, a cagione di Montefalcone. Di più, ai 20 marzo del 1443 il potestà di Firenze ad istanza dei signori Albizzi scrisse lettere al giusdicente di Castelfranco, affinchè egli rammentasse ai rappresentanti di quella comunità la sentenza del 1380, e il lodo del 1427 relativamente a Montefalcone.
    Finalmente a di 9 marzo del 1401 dal cancelliere di Castelfranco fu rogato un istrumento di dichiarazione di confini fra il territorio comunitativo di Castelfranco e quello di Montefalcone. La qual dichiarazione ci fa strada per riportare a quell’epoca, se pure non m'inganno, il sigillo del
    Comune di Monte Falcone illustrato da Domenica Maria Manni.
    In quanto all'antichità della chiesa de’SS. Quirico e Giulitta a Montefalcone ne abbiamo una prova nella bolla del Pontefice Eugenio III diretta nel 6 gennajo del al pievano di S. Maria al Monte. –
    Vedere MARIA (S.) AL MONTE.
    Però il Lami dubitò che la prima chiesa di Montefalcone esistesse a piè della collina presso al ponte della
    Gusciana di rimpetto a Castelfranco, dove anco in oggi S. Quirico s'addimanda, ma quella chiesa di S. Quirico era sotto altro nomignolo, cioè nel vico Pontioni prope fluvio Arme (la Gusciana) cui riferisce una membrana del novembre anno 740 pubblicata nel T. V. P. II delle Memorie lucchesi.
    L’attual chiesa parrocchiale di Montefalcone sta sul giogo del colle presso la villa signorile degli Albizzi, sorta sopra le vestigia del castello, che dal secolo XV conservasi di
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    padronato della stessa famiglia magnatizia. Infatti nel 1562 era rettore di
    della chies Giovanni degli Albizzi che fu anche pievano di S. Maria a Monte.
    In quanto alla tenuta di Montefalone non vi sono parole più vere di quelle scritte nel Giornale Agrario Toscano (T. V. dell’anno 1831) dagli zelanti compilatori, là dove da essi loro si rende conto di una
    Gita agraria nel Val d’Arno inferiore e pisano.
    «Dalla villa di Montefalcone si gode una delle più ampie e più incantatrici vedute della Toscana; di dietro in lontananza la Val di Nievole e più presso il padule e il lago di Bientina: da uno dei lati la Val di Buti e il Monte Pisano, dall'altro la montagna di Pietramarina (
    Mont’Albano) e le sue collinette coi paesi sottostantit d’innanzi poi un orizzonte ampissimo che a diritta trapassando Volterra giunge fino alla maremma pisana, e a sinistra abbraccia la Val di Nievole; e sotto l'occhio una vasta e ridente pianura, dove di mezzo a campagne lussureggianti di rigogliosa vegetazione sorgono Fucecchio, S. Croce e Castelfranco, serpeggia placido l’Arno, e il diritto canale di Gusciana segna come di una lista di cristallo la verdura dei prati naturali».
    «Percorrendo da Montefalcone la costa meridionale di quelle colline, veggonsi queste coperte di folti uliveti, la sottostante pianura di praterie naturali, di loppi, di viti e di semente, mentre scendendo dal lato di settentrione, la schiena dei colli mostrasi vestita di magnifici e immensi boschi che diedero il nome di
    Cerbaja, alla contrada, e chi; per un insensibile declive si estendono dalle colline di Poggio Adorno, di Montefalcone, del Pozzo, e di S. Maria a Monte fino al padule di Bientina e alla Pescia di Collodi».
    «Eppure il terreno che così ben rivestito sorprende, che ha
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    l’aspetto di non ordinaria feracità, è anzi che no sterile ed ingrato. Guai, dicevano gli agronomi viaggiatori, guai se una incauta avidità di guadagno, o un folle prurito di novità spingesse alle radici di quelle piante una marra sacrilega. Ma gl’illuminati possidenti di queste boscaglie ne comprendono tutto il pregio e ne hanno una sollecita e giudiziosa cura».
    «Che anzi parecchi di loro vanno riducendo a bosco dei terreni già coltivati, ed il sig. priore Albizzi nella vasta sua fattoria di
    Montefalcone ha dato il bell’esempio di ridurre a palina e a pineta un podere ch’era una di quelle grillaje dove muor di fame e s’indebita disperatamente il contadino».
    Ma qui non si arrestano gli elogi dei compilatori a favore del Cav. Albizzi a il quale a una famiglia colonica di un podere di poggio, che stentatamente suppliva a sostentarla, si è obbligato di dare, invece della metà, tre quarte parti della raccolta con l’intiero prodotto delle poche viti. E siccome queste non bastano a somministrargli il vino bisognevole, gliene passa qualche altro poco di soprappiù, in guisa che il buon contadino, avendo di che vivere senza far debito, benedice l’amorevolezza del suo generoso padrone, e cerca con la sua famiglia ogni via possibile di far fruttare quanto mai possa quelle zolle».
    La parrocchia de’SS. Quirico e Giulitta a Monte Falcone nel 1833 contava 98 abitanti.
Localizzazione
ID: 3106
N. scheda: 33200
Volume: 3
Pagina: 383 - 385
Riferimenti: 13320
Toponimo IGM: Montefalcone
Comune: CASTELFRANCO DI SOTTO
Provincia: PI
Quadrante IGM: 105-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1639811, 4843010
WGS 1984: 10.73673, 43.72851
UTM (32N): 639875, 4843185
Denominazione: Monte Falcone, Montefalcone, Montefalconi
Popolo: SS. Quirico e Giulitta a Montefalcone
Piviere: S. Maria Assunta e S. Giovanni Evangelista in S. Maria a Monte
Comunità: Castel Franco di Sotto
Giurisdizione: Castelfranco di Sotto
Diocesi: (Lucca) S. Miniato
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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