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Monte Gemoli, Montegemoli

 

(Montegemoli)

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    MONTE GEMOLI o MONTEGEMOLI in Val di Cecina. – Castello con chiesa plebana (S. Bartolommeo) già filiale di quella di S. Michele a Micciano, nella Comunità Giurisdizione e circa 5 miglia toscane a maestrale delle Pomarance, Diocesi di Volterra , Compartimento di Pisa.
    Risiede sulla cima di una collina gessosa, alla cui base scorre da settentrione a maestrale il fiume Cecina, mentre ai piedi dell'opposta pendice passa il torrente Tressa che a ponente del popolo di Monte Gemoli si accoppia alla Cecina.
    Comecchè questo castello si legga rammentato in una bolla data in Volterra lì 21 maggio 1121 dal Pontefice Callisto II a favore della badia di Morrona, cui confermò le donazioni de'CC. Cadolingi; comecchè nomini lo stesso castello in altra bolla spedita il 1 maggio 1176 dal Pontefice Alessandro III all’abate del mon. di S. Pietro a Monteverdi, e che 10 anni dopo fosse dato in feudo (anno 1186) da Arrigo VI a Ildebrando Pannocchieschi vescovo di Volterra, pure si trova che intorno a quella età nel castello medesimo di Monte Gemoli avevano signoria i conti Aldobrandeschi di S. Fiora e di Sovana.
    Fra i documenti più opportuni a confermare questo vero citerò il testamento del C. Ildebrando dato in Sovana li 22 ottobre 1208.
    (Vedere MONTE GUIDI).
    Rammenterò in secondo luogo una convenzione dell’8 luglio 1226, fatta nella chiesa di S. Bartolommeo a
    Monte Gemoli, fra gli abitanti di questo castello ed i fratelli C. Guglielmo e C. Bonifazio figli del fu Ildebrandino conte palatino di S. Fiora. Trattasi in essa di servigi di prestazioni e tributi da pagarsi dagli uomini di Monte Gemoli ai conti Aldobrandeschi prenominati. – Quindi la porzione del dominio de'conti di Sovana pervenne per diritto di eredità nella contessa Margherita unica figlia ed erede del fu Ildebrandino Rosso
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    conte palatino di Sovana, pur essa degli Aldobrandeschi, maritata al C. Guido di Monfort.
    E siccome si addebitavano gli uomini di Monte Gemoli di aver dato ricetto a quest’ultimo conte dopo fulminata contro lui la sentenza d’interdetto, quindi avvenne che il Pontefice Gregorio X ordinasse l'occupazione di cotesto castello per conto della S. Sede. Ciò pose nel caso i suoi abitanti di dovere incaricare un sindaco, siccome fecero per atto pubblico del 20 aprile 1273, onde difenderli dalle accuse, state loro attribuite, davanti Ranieri proposto del capitolo fiorentino delegato pontificio a ciò destinato.
    A sostenere le difese dei Montegemolesi, o piuttosto i diritti del Comune di Volterra, il potestà e i consiglieri di quest'ultima città, nel dì 23 dello stesso mese ed anno dessero un rappresentante per comparire davanti al rè Carlo d’Angiò, o ai RR. auditori, a cagione del dominio e possesso di Montegemoli contrastato fra la contessa Margherita di Monfort nata Aldobrandeschi, e il Comune di Volterra. – Dondechè il sindaco della stessa citta, nel dì 4 agosto seguente, costituitosi in Siena davanti D. Pietro d'Omberto giudice degli appelli del vicario generale del rè Carlo, protestò contro un precetto mandato al Comune medesimo, di dovere restituire alla contessa Margherita il castello di Monte Gemoli; per la qual cosa il Com. di Volterra si appellava allo stesso rè di Napoli e al pontefice.
    (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Com. di Volterra).
    Finalmente mediante un compromesso stipulato in Ridicondoli, nel 7 luglio 1285, il C. Guido di Monfort a nome della contessa Margherita sua consorte da una pate, e il sindaco del Com. di Volterra dall’altra parte rimisero nell’arbitrio del potestà di Siena, e dei Signori Nove le liti vertenti fra dette parti per conto della giurisdizione di Monte Gemoli e delle sue
    Moje. Un
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    simile compromesso per il medesimo effetto fu fatto fra il rappresentante del Comune di Volterra, ed i conti palatini Ildebrandino e Umberto, figli del fu C. Guglielmo di S. Fiora.
    Aggiungasi a ciò un istrumento di transazione del 1297 rogato nel Castello di S. Fiora, all’occasione della divisione fatta fra i CC. Ildebrandino, Umberto, Arrigo, Guglielmino e Guido figli tutti del C. Guglielmo di S. Fiora da una parte, e la contessa Margherita di Sovana col di lei marito conte Guido di Monfort dall'altra parte, mercé cui il Castello di Monte Gemoli toccò ai figli nati dal C. Guglielmo e dalla contessa Giovanna di S. Fiora.
    (CECINA., Notizie stor. di Volterra e ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit.)
    Anche la famiglia magnatizia de’Panfollia da Colle era condomina delle
    moje di Monte Gemoli, tostochè per istrumento del 12 ottobre 1274 il conte Azzolino del fu C. Alberto di Certaldo e donna Beatrice figlia di Panfollia da Colle di lui consorte costituirono un sindaco all’oggetto di vendere al Com. di Volterra, siccome infatti per contratto del 24 dello stesso mese fu venduta per lire 65 di mon. pis. la loro porzione, ch'era la decima parte, del pozzo delle moje di Monte Gemoli, della casa, terreno, e caldaja di piombo con tutte le sue appartenenze. – Inoltre costa da un altro istrumento, che donna Traversaria, altra figlia del fu Panfollia da Colle, nel 9 settembre 1275 stando in Castel fiorentino, costiuì in procuratore il marito Bettuccio d'Jacopo da Travale per vendere al Comune di Volterra la decima parte del pozzo delle moje di Montegemoli con tutte le sue attinenze. (ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit.)
    Arroge a tutto ciò altro documento della stessa provenienza del 14 giugno 1297, col quale
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    l’abate della badia di S. Maria a Conèo della Congregazione di Vallombrosa nomina un sindaco destinato a ricevere dal Comune di Volterra staja otto di sale, dovute di censo al suo monastero per conto di un pozzo a Monte Gemoli.
    Per ultimo citerò un’istrumento del 21 settembre 1305 fatto nel castello di S. Fiora, col quale i conti palatini Ildebrandino Novello ed Arrigo incaricarono un loro rappresentante a vendere e rilasciare in perpetuo al Comune di Volterra
    il dominio utile e diretto di Monte Gemoli delle sue saline ecc. La qual vendita ebbe effetto per contratto del 15 novembre suseguente, mediante il pagamento di lire 2400 mon. pis.
    Frattanto la frase dell’utile dominio che avevano in
    Monte Gemoli i conti Aldobrandeschi chiaramente ci manifesta, che a quei dinasti apparteneva una porzione di beni allodiali, non già il mero e misto impero sopra il paese e sugli abitanti di Montegemoli. In realtà l'alto dominio si trova sempre nei difensori del Comune di Volterra, cui gli abitanti di Montegemoli prestarono in più tempi giuramento di obbedienza e sudditanza. – Vedere CECINA op. cit. – TARGIONI, Viaggi ecc. T. III.)
    Infatti la comunità di Montegemoli, a forma dello statuto di Volterra del 1788, fu impostata per lire 2400 annue, prova solenne della sua dipendenza dalla giurisdizione di quella città, diciassette anni innanzi la vendita dell'
    utile dominio che avevano nel territorio di Montegemoli i conti Aldobrandeschi di S. Fiora.
    Tre anni dopo l’acquisto preaccennato i signori XII difensori della città e contado di Volterra con deliberazione del 5 aprile 1308 ordinarono, che il castello di Montegemoli fosse munito di mura castellane.
    Nelle vicende politiche accadute dopo la cacciata da Firenze del duca d’Atene, in Volterra salì in gran podere Attaviano della casa Belforti, al segno
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    che non solo ad esso, ma ai di lui figli e fratelli furono date le prime magistrature, ed ebbero in dono dal Com. di Volterra varie castella, fra le quali Monte Gemoli e Monte Catini.
    Ma non passò lunga età che il popolo volterrano disgustato dei modi tirannici di mess. Bocchino figlio e successore nel governo di Volterra ad Attaviano Belforti, con tutta la città nel 1361 si sollevò contro quella potente casata. In favore della quale sollevazione la Signoria di Firenze, inviò a Volterra masnade con il suo capitano del popolo; e frattanto che Bocchino de’Belforti dai sollevati si decapitava, altre truppe da Firenze cavalcavano a Monte Gemoli, e a Monte Caitini, castelli che esse assalirono e presero con altri luoghi difesi dai fedeli dell’estinto signore.
    – M. VILLANI,
    Cronica Lib. X. cap. 67). Contuttociò ai figli del decapitato Bocchino di Attaviano Belforti vennero resituiti i beni dell'avita eredità, compresi quelli di Montegemoli. – Infatti nell’11 gennajo 1386 abitava nel borgo del castello di Montegemoli Filippo di Bocchino d’Attaviano Belforti, nel tempo che egli nominava due procuratori per difendere qualunque sua lite davanti al potestà e al vescovo di Volterra. – Nel castello medesimo di Montegemoli fu rogato un altro istrumento sotto dì 17 gennajo 1387, col quale lo stesso Filippo Belforti e donna Agnese del fu Ciampolo d’Ugo de’Bonsignori di Siena di lui moglie ratificarono tutto ciò ch’era stato concluso relativamente a una lite da essi due coniugi avuta con donna Minuccia di Gio. di Tura de’Montanini di Siena vedova di Andrea di Pietro de'Malevolti e con Guido di lei figlio. (ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit.)
    Nel novembre del 1447 l'esercito napoletano del rè Alfonso d’Aragona, allorché per Val di Cecina penetrò nella maremma volterrana, s’impadronì di molte terre e castelli del contado di
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    Volterra,fra i quali fuvvi anche questo di Montegemoli, dove distrussero case, edifizi e saline.
    Da quell’epoca in poi Montegemoli andò viepiù rovinando, talché oggi è ridotto a un 50 case di villici e di pigionali che vivono quasi tutti lavorando i terreni della fattoria della
    Serra spettante ai conti Guidi di Volterra.
    La pieve di S. Bartolommeo a Montegemoli nel 1551 contava 248 abitanti; nel 1745 ne aveva 205; e nel 1833 la stessa parrocchia noverava 265 abitanti.
Localizzazione
ID: 3120
N. scheda: 33430
Volume: 3
Pagina: 396 - 398
Riferimenti:
Toponimo IGM: Montegemoli
Comune: POMARANCE
Provincia: PI
Quadrante IGM: 119-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1645308, 4799342
WGS 1984: 10.79326, 43.33445
UTM (32N): 645371, 4799517
Denominazione: Monte Gemoli, Montegemoli
Popolo: S. Bartolommeo a Montegemoli
Piviere: (S. Michele a Micciano) S. Bartolommeo a Montegemoli
Comunità: Pomarance
Giurisdizione: Pomarance
Diocesi: Volterra
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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