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Monterchi - Cerfone

 

(Monterchi - Torrente Cerfone)

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    CERFONE in Val Tiberina. Due torrenti omonimi, a uno dei quali più copioso dell’altro fu dato abusivamente il nome di fiume, confluiscono nella fiumana della Sovara, prima che questa scarichi le sue acque nel Tevere.
    Il minore
    Cerfone ha la sua origine sul d’orso dell’Alpe di Catenaja fra Caprese ed Anghiari, e si vuota nella Sovara poco dopo essere passato sotto il Ponte alla Piera. – Il maggiore Cerfone nasce sul monte di Mazzana nel confine australe della Comunità e Diocesi di Arezzo, di dove scende per il vallone che porta il suo nome, lungo il quale fu aperto il gran cammino per l’Adriatico. Giunto sotto il castello di Monterchi accoglie il torrente Padonchia due miglia innanzi di confluire nella Sovara, e tre miglia lungi dallo sbocco di questa fiumana nel Tevere.

    MONTERCHI (
    Mons Ercli e talora Mons Herculi) in Val Tiberina. Castello munito di rocca e di mura castellane con chiesa arcipretura (S. Simeone Profeta) capoluogo di Comunità, ora sotto la Giurisdizione di Lippiano, nella Diocesi di Sansepolcro, già di Città di Castello, Compartimento di Arezzo.
    Risiede sopra un colle bagnato da ponente a grecale dal torrente
    Cerfone, e da scirocco a levante dal torrente Padonchia, che costà a piè del poggio di Monterchi al primo si accomuna, e poi due miglia più avanti con la Sovara ingrossa finchè dopo altrettanto cammino sbocca nel Tevere.
    Il castello di Monterchi è situato fra il grado 29° 46’ 2" di longitudine e il grado 43° 29’ di latitudine, sopra scoscesa e isolata collina che sporge avanti in una ritonda valletta, cui fanno corona più eminenti poggi vestiti di alberi e adorni di verzura, di ville e castella. Sta a lui dirimpetto
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    circa un miglio a settentrione il poggio su cui risiede il Castello di Citerna, compreso nello Stato pontificio; ed ha 6 miglia a maestro di Terra di Anghiari; altrettante a levante Città di Castello; 9 miglia a settentrione-grecale Borgo S. Sepolcro, e 16 miglia a libeccio la città di Arezzo.
    Non volendo tenere conto di apocrifi documenti, non saprei citarne alcuno più antico, che rammenti questo paese, di un istrumento del gennajo 1095 scritto in Monterchi (
    Actum Monterclo); col quale due fratelli insieme colle loro mogli donarono al vicino monastero di S. Veriano di Ajole un manso, o piccolo podere con casa, orto e vigna posto nel casale di Scanno. – (ANNAL. CAMALD.).
    Avvegnachè mi sembra dubbio, se a questo
    Monterchi, o piuttosto al Montecchio di Val di Chiana debba riferirsi quel Pagano di Suppone di Montercle, rammentato in una carta aretina del 1092, pubblicata dal Muratori nelle sue Antichità del Medio Evo.
    All’
    Articolo MONTE S. MARIA citai un documento del 26 settembre 1194, inserito nel Libro XX dei capitoli delle Riformagioni di Firenze, mediante il quale un marchese Uguccione dei Marchesi di Colle, ossia del Monte S. Maria, pose sotto l’accomandigia del Comune di Arezzo con tutto il territorio, le ville e castella del pievanato di S. Antimo in Val Tiberina, a condizione però che que’popolani dovessero stare agli ordini, far guerra e pace a difesa e in favore del Comune di Arezzo, e coll’inibizione di far pace o tregua con il Comune di Città di Castello.
    Fin d’allora io dubitai che quel marchese Uguccione fosse figlio del Marchese Ranieri III, padre di altro Marchese Ranieri e avo di un Uguccione giuniore state Marchese di
    Valiana, o di Valiano in Val di Chiana.
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    – Fu pure avvertito, che il territorio dell’antico pievanato di S. Antimo corrispondeva a un dipresso al territorio di Monterchi.
    E ben deve intendersi a
    un dipresso, stantechè l’antica chiesa plebana di S. Antimo, ch’è tuttora situata nella parrocchia di Monterchi sui confini dello Stato pontificio, quasi egualmente distante da Monterchi che da Citerna, non solo era la battesimale de’Monterchiesi, ma ancora degli abitanti del Castello di Citerna, compresi nello Stato pontificio del vicino distretto di Citta di Castello. Ciò apparisce dalla bolla con la quale Leone X nell’atto di costituire la chiesa abaziale di Sansepolcro in cattedrale (anno 1520) concedè al nuovo vescovo Borghese fra le pievi questa di S. Antimo con i suoi membri, eccettuata la porzione compresa nel distretto di Citerna, e in quello di Città di Castello che si conservarono alla diocesi di quest’ultima città.
    Infatti l’attual chiesa di S. Antimo, benchè ridotta a benefizio, conservò per lunga età il nome di
    Pieve vecchia, e nella sua collazione fatta la prima volta nell’anno 1569 dal vescovo di Sansepolcro, e in tutte le altre investiture posteriori, si diede sempre alla medesima il titolo di chiesa e pievania di S. Antimo, fino a che essa nell’anno 1684 venne qualificata Pieve senza cura; alla qual epoca la stessa chiesa di S. Antimo fu restaurata dal conte Francesco Delci suo rettore beneficiato.
    Infatti sino alla fine del secolo XVII il giorno della commemorazione di S. Antimo (11 maggio) riguardavasi in Monterchi e in Citerna come festivo, e per un altro secolo il clero e popolo de’due paesi si recavano processionalmente nel giorno dell’Ascensione a visitare quest’antica battesimale. Finalmente nel 1792 al titolo di
    Pieve senza cura venne sostituito quello di Abazia di S. Antimo. – La qual cosa non solo ci
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    richiama alla memoria un documento del 1268 citato dagli Annalisti Camaldolensi, nel quale si rammenta un Frediano abate di Monterchi, ma ancora un istrumento, in cui si fa menzione di un resedio a S. Antimo della badia di Prataglia. – Per fare credere che costà in S. Antimo esistesse qualche monastero, citasi un frammento di lapida sepolcrale ritrovata fra le rovine delle navate laterali della stessa chiesa plebana, nella quale pietra fu scolpito una specie di pastorale cui sono appese varie croci abaziali, due delle quali restate nel frammento. I suoi caratteri piuttosto antichi sono in parte consunti, ma altri più moderni, che dicono: S. Abate Dino, furono incisi in quel marmo fra un contorno di pampani con grappoli d’uva.
    Era la chiesa di S. Antimo grande a tre navate, attualmente però ridotta alla sola di mezzo, scorciata anch’essa nella sua lunghezza per essere stata la tribuna convertita ad uso di una casa colonica. – Sotto il secondo arco, a mano sinistra entrando, trovasi tuttora la metà di una vasca, servita probabilmente al battistero per immersione. Ora questa chiesa è un benefizio semplice con un ricco patrimonio consistente di beni stabili, parte de’quali situati nello Stato pontificio, e parte nel territorio Granducale.
    S’ignora quando la chiesa arcipretale di S. Simeone a Monterchi fu dichiarata pieve, comecchè dai libri parrocchiali, i quali risalgono all’anno 1569, apparisca, che già a questa suddetta epoca essa aveva fonte battesimale.
    Tornerò a parlare de’posteriori destini del piviere di Monterchi dopo aver fatto parola delle vicende politiche cui furono soggetti i suoi abitanti.
    Dopo fatta la cessione dal Marchese Uguccione alla città di Arezzo del pievanato di S. Antimo, di cui, come si è detto, faceva parte il paese con il distretto comunitativo di Monterchi, presentasi un altro documento del 1266, esistente pur esso nelle Riformagioni di Firenze,
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    donde rilevasi, che i due castelli di Monterchi e di Lippiano, entrambi stati sottoposti ai marchesi del Monte S. Maria, erano governati in quel tempo da un Ranieri di Andrea d’Jacopo presidente, signore e rettore de’medesimi. Il qual presidente in quell’anno sottomesse alla citta di Arezzo i suddetti due castelli con i respettivi territorii, a condizione che a lui ne fosse conservato il governo.
    A qual famiglia questo Ranieri appartenesse mi è ignoto, ma che Monterchi nelle prime decadi del secolo XIV, al pari di Citta di Castello, del Borgo S. Sepolcro e di tanti altri luoghi di Val Tiberina, cadesse in potere del vescovo Guido Tarlati e di Pier Saccone suo fratello, non ne lascia dubbio alcuno la storia.
    Per più di un secolo i Pietramalesi dominarono in Monterchi, prima con l’appoggio de’Visconti, alla guardia delle cui milizie Pier Saccone nel 1352 consegnò il Castello d’Elci sul dorso del monte di Marzana. Lo che avvenne nell’anno stesso che quel castello per subito terremoto subissò, e vi seppellì tutta la guarnigione. Finalmente dopo il 1383 i Pietramalesi stettero in Monterchi come raccomandati de’Fiorentini fino a che nel 1440 Donna Anfrosina da Montodoglio vedova di Bartolommeo Tarlati signor di Monterchi, all’ingresso di luglio del 1440, fu cacciata insieme con tre sue figliuole da questo castello per ribellione contro la Repubblica Fiorentina, avendo essa favorito la parte del duca di Milano, il cui esercito era stato pochi giorni innanzi (29 giugno) fiaccato e disperso sotto Anghiari.
    Tosto gli abitanti di Monterchi, e quelli del castello di Montagutello sopra Scandolaja, si sottomessero al Comune di Firenze per atto del 12 luglio 1440 con alcune esensioni speciali, le quali per provvisione del 16 agosto successivo furono dichiarate comuni anche alle persone di Pantaneto e di Elci, purchè queste si fossero portate ad abitare a Monterchi o a
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    Montagutello. – Vedere SCANDOLAJA.
    Nella guerra mossa nel 1478 dal Pontefice Sisto IV e dal re di Napoli ai Fiorentini, i Dieci di Balia affidarono la guardia di Anghiari, del Borgo S. Sepolcro e di Monterchi a Niccolò Vitelli, il quale era stato cacciato da Città di Castello. Al che facilmente si prestava la situazione favorevole di quest’ultimo castello, il quale durante l’assedio di Firenze fu da un altro Vitelli (Alessandro) sebbene senza effetto strettamente circondato di armati; se non chè, sentita la caduta di quella città, anche i Monterchiesi doverono soggiacere alla sorte della capitale.
    Nell’altra guerra, accesa nell’anno 1643 fra la Toscana ed il Papa, Monterchi fu di nuovo assalito e preso non senza qualche sacrifizio dalle truppe pontificie, sebbene pochi giorni dopo dalle soldatesche toscane venisse ritolto al nemico.
    I bastioni e le mura che circondano il castello con due porte alla saracinesca, e la sovrastante rocca in parte conservata, danno un’idea della valida resistenza che poteva farsi costà, se non dopo, almeno innanzi l’invenzione della polvere.
    La chiesa arcipretura di S. Simeone Profeta esisteva fino dal secolo XV, e forse anche prima, giacchè essa è rammentata nello statuto di questa comunità dell’anno 1451, nel quale si prescriveva l’obbligo di recarvi ogni anno un’offerta di cera nella festa del santo titolare. Cotesta chiesa però è situata in un biscanto della piazza pubblica nel ripiano adiacente alla sovrastante rocca, da un lato della quale esiste il pretorio.
    Nel 1533 essa fu in qualche modo ingrandita, ma per secondare il tortuoso giro delle vecchie mura castellane che la fiancheggiano, aveva le sue pareti irregolari, e gli altari distribuiti senz’ordine.
    Dal 1831 al 1833 nel luogo medesimo difettoso fu essa da fondamenti ricostruita con meno irregolare architettura sul disegno dell’attuale arciprete Can. Pietro Valbonesi, e ridotta possibilmente elegante e ricca di stucchi, per quanto
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    manchi sempre lo spazio per entrarvi di facciata.
    Dal prenominato statuto apparisce, che in Monterchi nel secolo XV esisteva un monastero di Clarisse oltre quello tuttora in piedi delle Benedettine, la cui chiesa è stata ora restaurata con molta eleganza. Nel circondario della parrocchia esisteva un convento di frati Francescani, la cui famiglia dopo la metà del secolo XVIII venne soppressa, e quindi il fabbricato nel 1788 ridotto ad uso di dogana.
    Le chiese soggette al pievano di Monterchi erano 15, riunite in nove parrocchie; cioè, 1. S. Lorenzo a
    Gambazzo con S. Michele a Pianezze, cui è raccomandata quella de’SS Lorenzo e Cristofano a Col di Chio; 2. S. Pietro a Ripoli, cui fu annessa quella di S Lucia alla Casanuova; 3. S. Angelo a Padonchia, alla quale furono aggregate le chiese di S. Agata in Pocaja e di S. Andrea a Vicchio; 4. S. Biagio a Pocaja con l’annesso di S. Lucia a Pantaneto; 5. S Sisto a Petretole; 6. S. Lorenzo a Ricciano; 7. S. Luca a Borgacciano; 8. S. Maria a Fonaco; 9. S. Apollinare alla Villa.
    Se vi è da notare in questo castello alcun palazzo particolare di qualche apparenza, esso è quello della casa avita degli Alberti, famiglia che onora Monterchi per il dotto giureconsulto Giovanni Alberti, il quale fiorì tra il cadere del passato e il sorgere del presente secolo.
    Non starò a rammentare altre persone distinte nate in questo paese, fra le quali un
    Monanni ed un Ugolinelli, che il primo di essi fu Vescovo di Terracina e l’altro di Viterbo; nè dirò di quell’Orlandini che
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    si distinse per valoroso coraggio nella giornata campale a Kanisca vinta dagli Austriaci sopra i Turchi.
    In Monterchi ha luogo un mercato settimanale, che cade nel giorno di martedì, quantunque per svista all’Articolo MONTE S. MARIA, fosse detto, che Monterchi mancava di mercati. Vi hanno luogo inoltre cinque fiere annuali di qualche concorso, le quali cadono nel 15 gennajo, nel martedì di Pentecoste, nel 16 agosto, nel terzo martedì di settembre e nel 25 ottobre.
    La Comunità mantiene un medico condotto, e l’attuale Dott. Andrea Vignini da un mezzo secolo a questa parte vi esercita indefesso l’arte salutare. – Risiedevi ancora un chirurgo e un pubblico maestro di scuola elementare per i ragazzi, mentre alle fanciulle suppliscono le monache Benedettine per mezzo di due maestre che convivono in monastero.

    CENSIMENTO della Popolazione della Parrocchia arcipretura di MONTERCHI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 123; totalità della popolazione 565.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 65; femmine 64; adulti maschi 49, femmine 96; coniugati dei due sessi 130; ecclesiastici dei due sessi 41; numero delle famiglie 98; totalità della popolazione 438.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 70; femmine 68; adulti maschi 98, femmine 119; coniugati dei due sessi 191; ecclesiastici dei due sessi 32; numero delle famiglie 108; totalità della popolazione 578.
    ANNO 1839: Impuberi maschi 77; femmine 71; adulti maschi 106, femmine 103; coniugati dei due sessi 188; ecclesiastici dei due sessi 31; numero delle famiglie 113; totalità della popolazione 576.

    Comunità di Monterchi. – Il territorio di questa comunità occupa una superficie di 8223 quadrati, dei quali 207 sono presi da corsi d’acqua e da pubbliche vie. Vi si trovava nel 1833 una popolazione di 2452 abitanti a ragione proporzionatamente
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    di 245 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina dal lato di grecale con la Comunità di Città di Castello dello Stato Pontificio, e per tutti gli altri lati con tre comunità del Granducato. – Dalla parte di maestro a ponente del capoluogo ha di fronte il territorio di Anghiari, a partire dal podere di
    Matafredda sulla sinistra del torrente Sovara, che quà attraversa per andare incontro al fosso Caligliano, e quindi entrare nel rio della Cascina, col quale taglia la strada Regia d’Urbino passando a levante di Bagnara, cui sta dirimpetto il torrente Cerfone, che cavalca presso un influente destro denominato il rio Burrone. Con esso sale i poggi che separano le acque del Cerfone da quelle del torrente Padonchia sino a che arriva presso la chiesa di Tarsignano; davanti alla quale sottentra a confine la Comunità di Arezzo, da primo dirimpetto a libeccio, quindi dopo mezzo miglio voltando faccia a ostro si presenta di contro il territorio della Comunità del Monte S. Maria. Con quest’ultima l’altra di Monterchi fronteggia per il tragitto di buone tre miglia incamminandosi di conserva verso levante finchè entrano nel fosso Riccianello, mercè cui si dirigono fra grecale e levante verso il casale di Monte Miliano nel popolo di Petretole. Costà la Comunità di Monterchi lascia a ponente il fosso prenominato incamminandosi verso levante, e quindi voltando direzione a settentrione per arrivare sul confine della Comunità di Città di Castello dello Stato pontificio, con la quale cavalca l’ultimo tronco del torrente Cerfone percorrendo sino al torrente Sovara un tragitto di circa tre miglia dirimpetto a grecale passando alla base settentrionale del poggio di Monterchi per una linea
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    di termini di pietra posti sul confine dei due Stati.
    Fra i principali corsi d’acqua che lambiscono, o che attraversano il territorio di questa comunità, si contano i torrenti
    Cerfone, Sovara e Padonchia tributarii tutti del vicino Tevere. Fra le strade rotabili havvi la regia di Urbino, e la comunitativa che staccasi dalla Regia suddetta alla Villa S. Apollinare e che mena a piè del poggio di Monterchi, di dove continua per Città di Castello. Un altro tronco di via rotabile parte dalla regia d’Urbino alla dogana di Pontaneta per congiungersi alla prenominata via fra Monterchi e Citerna, dov’è la dogana.
    La struttura fisica del suolo della parte montuosa di questa comunità consiste generalmente di macigno e di schisto argilloso, delle quali due rocce è formato anche il poggio di Monterchi, mentre le sue falde inferiori e l’adiacente pianura sono coperte di terreno di trasporto cosperso di ciottoli e di ghiaja.
    La qualità delle piante di cui sono rivestiti i poggi a levante del
    Cerfone sono querce, quercioli e macchie di ginestre; però nel valloncello del Padonchia abbondano le selve di castagni, vigne e coltivazioni a sementa, le quali ultime due sono assai più comuni nelle vicinanze di Monterchi. La coltura dell’erba guado (Jsatis tinctoria Linn.) formava nel territorio di questa comunità un’oggetto di risorsa nei tempi andati. Attualmente vi sono sostituite altre piantagioni consistenti per lo più in semente di leguminacee e di cereali. Ma la pastorizia, e segnatamente quella del bestiame porcino, costituisce la maggiore risorsa territoriale di questa Comunità.
    Risiedeva in Monterchi un podestà, la cui giurisdizione con la legge dell’agosto 1838 fu riunita a quello di Lippiano dipendente attualmente pel criminale dal Vicario Regio di Sansepolcro e per la polizia
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    dal Commissario Regio di Arezzo, dov’è la Conservazione dell’Ipoteche. – La Cancelleria comunitativa, l’ufizio del Registro e l’ingegnere di Circondario sono in Sansepolcro, ed il tribunale di Prima Istanza in Arezzo.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di MONTERCHI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    - nome del luogo: Borgacciano, titolo della chiesa: S. Luca (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), popolazione anno 1551 n° 120, popolazione anno 1745 n° 99, popolazione anno 1833 n° 116, popolazione anno 1839 n° 113
    - nome del luogo: Fonaco, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello),
    popolazione anno 1551 n° 64, popolazione anno 1745 n° 75, popolazione anno 1833 n° 82, popolazione anno 1839 n° 86
    - nome del luogo: Gambazzo, Pianezze e Col di Chio, titolo della chiesa: SS. Angelo, Lorenzo e Cristofano (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello),
    popolazione anno 1551 n° 121, popolazione anno 1745 n° 15, popolazione anno 1833 n° 210, popolazione anno 1839 n° 242
    - nome del luogo: MONTERCHI, titolo della chiesa: S. Simone Profeta (Pieve Arcipretura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello),
    popolazione anno 1551 n° 565, popolazione anno 1745 n° 435, popolazione anno 1833 n° 578, popolazione anno 1839 n° 576
    - nome del luogo: Padonchia, Vicchio e S. Agata, titolo della chiesa: SS. Angelo e Andrea (Cura annessa a Monterchi), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello),
    popolazione anno 1551 n° 320, popolazione anno 1745 n° 325, popolazione anno 1833 n° 282, popolazione anno 1839 n° 293
    - nome del luogo: Petretole, titolo
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    della chiesa: SS. Sisto e Apollinare (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello), popolazione anno 1551 n° 84, popolazione anno 1745 n° 60, popolazione anno 1833 n° 82, popolazione anno 1839 n° 95
    - nome del luogo: Pocaja e Pantaneto, titolo della chiesa: SS. Biagio e Lucia (Prioria), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello),
    popolazione anno 1551 n° 168, popolazione anno 1745 n° 293, popolazione anno 1833 n° 378, popolazione anno 1839 n° 391
    - nome del luogo: Ricciano, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello),
    popolazione anno 1551 n° 54, popolazione anno 1745 n° 117, popolazione anno 1833 n° 181, popolazione anno 1839 n° 193
    - nome del luogo: Ripoli e Casanuova, titolo della chiesa: SS. Pietro e Lucia (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Città di Castello),
    popolazione anno 1551 n° 204, popolazione anno 1745 n° 313, popolazione anno 1833 n° 172, popolazione anno 1839 n° 165
    - nome del luogo: Scandolaja già Abazia di Montagutello, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Arezzo,
    popolazione anno 1551 n° 301, popolazione anno 1745 n° 152, popolazione anno 1833 n° 80, popolazione anno 1839 n° 98
    - nome del luogo: Tarsignano (*), titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Cura), diocesi cui appartiene: (
    ERRATA: Sansepolcro, già Arezzo) Sansepolcro (già Città di Castello), popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° 87, popolazione anno 1833 n° 90, popolazione anno 1839 n° 54
    - nome del luogo: Villa S. Apollinare (*), titolo della chiesa: S.
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    Apollinare (Cura), diocesi cui appartiene: Sansepolcro (già Arezzo), popolazione anno 1551 n° -, popolazione anno 1745 n° 163, popolazione anno 1833 n° 201, popolazione anno 1839 n° 235

    - Totale
    abitanti anno 1551 n° 2001
    - Totale
    abitanti anno 1745 n° 2134
    - Totale
    abitanti anno 1833 n° 2452
    - Totale
    abitanti anno 1839 n° 2541

    N. B.
    Le ultime tre Parrocchie contrassegnate con l’asterisco (*) mandano una porzione della loro popolazione nella Comunità d’Anghiari, non calcolata nel quadro superiore.

    MONTERCHI nella Val Tiberina. – Si aggiunga, e si corregga. – Anche Monterchi ha un mercato settimanale. E dopo la notificazione del 22 aprile 1843 fu ripristinata la sua potesteria invece di quella di Lippiano che si soppresse.
    Inoltre nella terza colonna del QUADRO della sua Popolazione, deve leggersi: la parrocchia di
    Tarsignano è nella Diocesi di Arezzo e non di S. Sepolcro, alla quale ultima spetta quella della villa S. Apollinare.
    Nel 1833 la Comunità di Monterchi noverava 2452 Abitanti e nel 1845 ne aveva 2648, come appresso:

    Borgacciano,
    Abitanti N.° 115
    Fonaco,
    Abitanti N.° 84
    Gambazzo,
    Abitanti N.° 228
    Monterchi,
    Abitanti N.° 623
    Padonchia,
    Abitanti N.° 307
    Petretola,
    Abitanti N.° Abitanti N.° 108
    Pocaja,
    Abitanti N.° 419
    Ricciano,
    Abitanti N.° 172
    Ripoli (
    di Monterchi), Abitanti N.° 162
    Scandolaja (
    porzione), Abitanti N.° 113
    Tarsignano (
    porzione), Abitanti N.° 63
    Villa S. Apollinare (
    porzione), Abitanti N.° 254
    TOTALE
    Abitanti N.° 2648
Localizzazione
ID: 3132
N. scheda: 34230
Volume: 1; 3; 6S
Pagina: 657; 494 - 499; 159
Riferimenti: 47431
Toponimo IGM: Monterchi - Torrente Cerfone
Comune: MONTERCHI
Provincia: AR
Quadrante IGM: 115-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1751648, 4819469
WGS 1984: 12.11281, 43.48735
UTM (32N): 751712, 4819644
Denominazione: Monterchi - Cerfone
Popolo: S. Simone Profeta a Monterchi
Piviere: S. Simone Profeta a Monterchi
Comunità: Monterchi
Giurisdizione: Lippiano
Diocesi: (Città di Castello) - Sansepolcro
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
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