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Monte Scudajo, Montescudajo

 

(Montescudaio)

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    MONTE SCUDAJO, o MONTESCUDAJO (Mons Scutarius) in Val di Cecina. – Castello con chiesa plebana, caposesto diocesano (S. Maria Assunta) capoluogo di Comunità nella Giurisdizione e circa miglia toscane 1e 1/2 a maestro di Guardistallo, Diocedi di Volterra, Compartimento di Pisa.
    Siede sull’ultima e più depressa eminenza settentrionale de’poggi che con quelli della Gherardesca corrono da ostro a settentrione-maestrale paralleli al littorale, da cui Monte Scudajo è 7 miglia toscane a levante, circa mezzo miglio a ponente del fiume
    Cecina, il quale lambisce la base del Monte Scudajo anche dal lato di settentrione. – Trovasi nel grado 28° 17’ longitudine e 43° 19’ 6’’ latitudine a 5 miglia toscane a settentrione-grecale di Bibbona, altrettante a levante del Ponte di legno che cavalca sulla Cecina la strada Regia Maremmana; 12 miglia toscane a grecale di Rosignano; 20 miglia toscane a libeccio di Volterra, e 36 a ostro di Pisa.
    Questo castello, che un dì lo rese di qualche importanza la sua posizione per trovarsi sull’ingresso della Val di Cecina, e dei possessi della potente prosapia che vi dominò, ha dato il titolo a una contea della famiglia Gherardesca, del ramo precipuamente del conti di Settimo nel Val d’Arno pisano. Al qual ramo infatti appartenne quel conte Gherardo figlio di altro conte Gherardo e di Berta, il quale nel 3 ottobre 1091, stando nel luogo di Settimo,
    judicaria pisense, fondò nella sua chiesa di S. Maria in Monte Scudario un monastero di vergini sotto la regola di S. Benedetto, con prescrivere varie condizioni alla nuova famiglia di quell’asceterio, riservando a se ed ai suoi eredi il diritto della elezione della superiora.
    Nel 1092, sotto di 15 maggio, lo stesso C. Gherardo, mediante istrumento rogato nel coro della chiesa di quel monastero, concedè alla badia di S. Maria di Monte
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    scudajo il giuspadronato della chiesa di S. Andrea, posta nel castello dello stesso nome; inoltre egli donò al monastero medesimo tutte le pile e frantoi da ulive situati nel distretto di Montescudajo con facoltà alle monache di poter far pascolare in tutto il distretto e contea del donatore il bestiame che quelle religiose avessero tenuto a suo conto oppure dato a socio.
    Nel 24 luglio 1098 il prefato Conte Gherardo e Stefania sua moglie, mentre abitavano nel Castelo di Settimo, offrirono al monastero di S. Maria presso Monte Scudajo, dove allora era badessa donna Massimilla, un pezzo di terra posto in luogo detto
    Albareto. – (MACCIONI, Difesa dei Conti della Gherardesca).
    Fra le carte appartenute al Monastero di S. Lorenzo alla Rivolta di Pisa avvene una del 25 luglio 1160, scritta nel claustro del monastero di S. Andrea in Pisa nella camera dove il Conte Gherardo del fu Conte Gherardo giaceva infermo; col quale atto lo stesso infermo unitamente alla contessa Adelasia moglie sua ed al di lui fratello Conte Ranieri donarono allo spedale di S. Leonardo di Stagno diversi beni posti nel distretto di Bibbona e di Guardistallo con la terza parte di un mulino situato nella Cecina sotto la
    badia di S. Maria di Monte Scudajo, in luogo detto Vado alla Lepre. Alla quale donazione nel giorno 11 del mese successivo dal Castello di Settimo prestò il consenso la contessa Erminia moglie del suddetto Conte Ranieri.
    Di un altro conte Gherardo giuniore, figlio che fu del Conte Lotto di
    Montescudajo, è fatta menzione in altra pergamena scritta nel 1304, nella quale si tratta di un’enfiteusi che donna Francesca da Corvaja badessa del Monastero di Tutti i Santi di Ripa d’Arno in Pisa fece di varii
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    pezzi di terre che quest’ultimo monastero possedeva ne’territori di Bibbona, Casale, Guardistallo, Montescudajo e Casal Giustro. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte citate).
    Lo stesso conte Lotto di Montescudajo assieme al Conte Bonifazio di Donoratico nel 1305 fecero scorreria con le loro masnade nel territorio volterrano, siccome apparisce da una membrana riportata dal Cecina nelle sue Notizie istoriche di Volterra. Più noti ancora dell’avo furono i nipoti del Conte Lotto, cioè i Conti Gabbriello e Ugo della Gherardesca figli di Giovanni, chiamato il
    Bacarozzo, conte di Montescudajo, i quali, dopo la morte del padre, col favore del Conte Bonifazio Novello signore e capitano generale di Pisa e di Lucca, avendo ottenuto il governo della Maremma pisana sotto titolo di vicarj della Repubblica, comandavano alle guarnigioni e soldatesche sparse in quelle castella all’occasione della guerra fra i Pisani e Luchino Visconti di Milano, la cui oste erasi innoltrata nella Maremma di Pisa; e fu, allora che i nipoti del conte Lotto si ribellarono alla madre patria, assoggettandosi i popoli stati alla lor difesa affidati. Dopoché i castelli ribellati dai conti Gabbriello e Ugo di Bacarozzo furono tornati all’obbedienza di Pisa, il senato di quella città nel 1340 ordinò a Niccolò di Casteldurante loro ufiziale nelle terre e castella della Gherardesca di non obbligare i Bibbonesi a portare pietre al nuovo Ponte sulla Cecina, conforme erano obbligati indistintamente tutti gli altri popoli di quel capitanato. – (RIFORMAG. DI FIRENZE) Vedere CECINA fiume.
    Nel 1355 il Tronci ne’suoi Annali pisani rammenta un conte
    Paffetta, e nel 1361 un Ugo tra i conti della Gherardesca signori di Montescudajo; i cui discendenti nel tempo della guerra di Pisa, avendo abbracciato nel 1355 il partito de’Fiorentini infestarono il contado pisano finché al principio del 1405 i Dieci
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    di Balia di guerra del Comune di Firenze, dopo ricevuta la sottomissione della Castellina marittima, di Rosignano, di Guardistallo e di Montescudajo, non vollero che in quest’ultimo abitassero i conti Gabbriello, Giovanni, Arrigo, Niccolo e Vinceslao, tutti della Gherardesca, stati signori di detto castello; per modochè que’conti veggendo di non potersi difendere, si costituirono davanti al magistrato de’Dieci di Balia, acciocchè in raccomandigia perpetua li ricevesse, siccome avvenne, con tutti i loro figli, possessioni ecc., talché per atto pubblico del 10 febbrajo 1407 (stile comune), i medesimi conti furono eletti e costituiti vicarj per la Repubblica Fiorentina nei paesi della Gherardesca.
    Cotesta vicaria, detta anche della Maremma pisana, comprendeva sotto la sua giurisdizione Guardistallo, Montescudajo, Casale, Bibbona, Bolgari, Castagneto, Segalari, Donoratico ecc.
    Nuovi atti di sottomissione dei conti di Montescudajo alla Rep. Fior. appariscono sotto dì 13 settembre 1428, quando fu loro proibito d’estrarre dalla spiaggia della Gherardesca, o di scaricarvi granarie senza il pagamento delle gabelle. – Un altro fatto accadde nel dì 14 ottobre 1466, quando il conte Simone di Bolgari e il conte Gherardo di Monte Scudajo coi loro uomini vennero assoluti da certa condanna stata proferita contro essi da Lorenzo Soderini capitano di giustizia a Campiglia. – Anche un atto del giorno 11 aprile 1406 tratta d’incorporare al fisco della Rep. Fior. i beni appartenuti al conte Fazio della Gherardesca fratello che fu del C. Bernardo di Montescudajo qualificato ribelle del Comune di Firenze per aver abbraccialo la causa del rè Alfonso di Aragona. Al di cui esercito nel 1447 per l’opera di quel conte e del Conte Arrigo suo consorto fu facile impossessarsi de’castelli di Montescudajo, Guardistallo, Bolgheri, Torre S. Vincenzo e Riparbella; ma non gli fu egualmente facile di aver Campiglia, la qual Terra da quelli di dentro valorosamente venne difesa. – (RIFORMAG. DI FIR. E
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    AMMIR. Stor. Fior. Lib. XII.) – Vedere CAMPIGLIA DI MAREMMA.
    Anche nella guerra del 1478, provocata contro Firenze dal Pontefice Sisto IV e dal rè Ferdinando figlio di Alfonso d’Aragona, Montescudajo fu assalito dall’oste papalina e napoletana, quindi nel marzo del 1479 ripreso e saccheggiato dalle truppe del conte Orsini di Pitigliano che militavano pei Fiorentini.
    Dopo questo avvenimento ai CC. di Montescudajo non restò appena che il titolo coi belli allodiali, essendo che il paese fu costituito in comunità e in potesteria del distretto fiorentino.
    Nei primi anni del governo di Cosimo I Montescudajo, Guardistallo e Casale rifecero i loro Statuti (11 settembre 1538) che approvaronsi in Firenze nel 20 gennajo 1550 dai deputati a ciò destinati. In quelli riformati nel 1583, alla rubrica 5.a si assegnano lire 70 per la festa dell’Assunta nella chiesa abbaziale della Comunità di Montescudajo, e lire 40 per la festività de’SS. Fabiano e Sebastiano patroni della stessa Comunità.
    Nel 1648 il Granduca Ferdinando II con diploma del 10 maggio eresse Montescudajo in feudo con titolo di marchesato a favore di Ferdinando Ridolfi di Firenze, con facoltà al nuovo investito, nel caso di non lasciar figli e discendenti, di poter nominare per atti di ultima volontà uno dei suoi fratelli, o alcun figlio di questi o loro discendenti per ordine di primogenitura. In conseguenza di tale facoltà il detto Marchese Ferdinando Ridolfi con suo testamento nominò per successore al marchesato di Montescudajo il Cav. Pietro Ridolfi suo fratello carnale, con la successione de’suoi figli maschi; l’ultimo de’quali fu il Marchese Niccolò Figlio del suddetto Cav. Pietro, per la di cui morte senza discendenza il detto feudo ritornò alla camera granducale, la quale sotto dì 3 dicembre 1727 per gli atti del Magistrato supremo ne prese possesso. Ma sotto di 30 settembre 1735 il Granduca
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    Gian Gastone rinnovò l’investitura nulla persona del Cav. Cosimo Ridolfi da passare ai di lui fratelli, e di poi ai di lui nipoti col medesimo ordine di primogenitura; cotest’investitura finalmente fu per l’ultima volta nel 1738 a favor del medesimo confermata dal Granduca Francesco II.
    Soppresso che fu il monastero delle monache di S. Maria sotto Montescudajo, il suo ricco patrimonio fu assegnato al parroco arciprete, la cui chiesa di S. Andrea prese il titolo di S. Maria e il pievano arciprete quello di
    abate, sebbene la badia omonima fu, come dissi, un monastero di donne.
    Alcune rovine di questo convento esistevano ancora’al tempo di Giovanni Targioni-Tozzetti in un risalto di collina fra Montescudajo e il fiume Cecina, consistenti in volte di smalto, che da’paesani si appellano sempre della
    Badia.
    Lo stesso scrittore avvisa, che nell’archivio
    de’Nove Conservatori del Contado fiorentino, in una filza del 1563 al 1564, esistevano scritture riguardanti la controversia tra il conte e l’abate di Montescudajo come possessore dei beni della badia, specialmente rispetto ai frantoj da olio fino del 15 maggio 1092 stati concessi a quel monastero dal Conte Gherardo della Gherardesca suo fondatore. All’epoca del sinodo volterrano (anno 1356) Montescudajo non aveva parrocchia, ma solamente uno spedaletto, situato forse dov’esiste l’oratorio di S. Lucia sulla strada rotabile che scende al Fitto di Cecina.
    La sua popolazione a quella età era compresa nel pop. della pieve di S. Giovanni a
    Casal Giusto, finché il suo battistero sul finire del secolo XIV, o al più tardi nel secolo XV fu trasportato nella chiesa di S. Andrea in Montescudajo.
    E siccome all’Articolo CASAL GIUSTRI (Vol. I. pag. 544
    in calce) rinviai il lettore a questo di MONTE SCUDAJO, e duopo far qui parola di essa pieve e dell’ubicazione di Casal Giustri
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    Cotesto luogo, ora detto
    Casa Giustri, dà il nome alla strada rotabile fra Montescudajo e la Magona del Fitto di Cecina, come pure a un borro che attraversa da ostro a settentrione il territorio di questa comunità. – Nel 13 novembre 1203 fu rogato davanti la porta di Casal Giustri un istrumento, col quale Tancredi pievano della chiesa di S. Giovanni a Casal Giustri assieme con due consoli di detto luogo venderono allo spedale di S. Leonardo di Linaglia per soldi 15 di denari nuovi pisani un pezzo di terra posto nella vallecola di Linaglia. –(ARCH. DIPL. FIOR. Carte del Mon. di S. Lorenzo alla Rivolta di Pisa).
    La pieve abbaziale di S. Maria a Montescudajo è uno de’capotesti della diocesi di Volterra, cui sono state assegnate le seguenti sei chiese parrocchiali; 1. S. Lorenzo a
    Guardistallo; 2. S. Andrea a Casale; 3. S. Ilario a Bibbona; 4. S. Lorenzo a Gello; 5. S. Giovanni a Casaglia; 6. S. Biagio a Monte Catini.
    La popolazione della parrocchia di Montescudajo essendo quella stessa della sua comunità, sarà riportata al fine del presente articolo.
    Comunità di Montescudajo. – Questa comunità occupa un territorio di 5350 quadrati, dei quali 403 quadrati sono presi da corsi d’acqua e da strade. – Nel 1833 vi abitavano 930 persone, a ragione di 152 individui per ogni miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
    Confina con i territorj di quattro comunità. Dal lato di levante per corto tragitto ha di fronte la Comunità di Montecatini di Val di Cecina mediante il fiume omonimo, a partire dalla confluenza in esso del torrente
    Lupicaja a Maltempo sino allo sbocco del torrente
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    Lopia, di là dal quale il fiume torcendo alquanto da settentrione a maestrale sottentra a confine per più lungo tragitto la Comunità di Riparbella, con la quale percorre il tortuoso alveo della Cecina fino allo sbocco in esso del torrente Linaglia che scende alla sinistra del fiume sopra la Magona del Fitto. Costà voltando faccia da maestro a ponente-libeccio succede a confine la Comunità di Bibbona, con la quale l’altra di Montescudajo rimonta il torrente predetto sino passata la strada comunitativa diretta dal Fitto della Cecina a Guardistallo, di là dalla quale passa per il termine del Poggetto rosso, e quindi lasciato fuori il torrente stesso di Linaglia si dirige verso levante al confine de’Tré termini, dove trova la Comunità di Guardistallo. Con questa salendo le pendici occidentali della collina di Montescudajo arriva sul borro del Rio, col quale rasenta la strada pedonale delle Mulina, poi trapassa il borro detto delle Monache e la strada comunitativa fra Montescudajo e Guardistallo, al di la della quale scende verso levante nel botro delle Ficaje, e insieme con esso entra in altro borro appellato del Pelliccia. Qui voltando direzione da levante a settentrione ritrova poco dopo il fiume Cecina quasi dirimpetto alla confluenza del torrente Lupicaja, dove ritorna a confine la Comunità di Montecatini.
    Fra i corsi d’acqua il maggiore è quello del fiume Cecina, il quale per il tragitto di circa 5 miglia toscane costeggia da levante a grecale poi da settentrione a maestro questa comunità.
    Due sole strade rotabili portano al capoluogo, quella che staccasi dalla via Emilia al ponte di legno di Cecina, denominata la strada di
    Casa Giustri, o Casal Giustri, dal luogo per dove si
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    passa innanzi di arrivare a Montescudajo, e la strada detta di Riparbella, la quale conduce sulla Cecina, che si guada per recarsi al Castello testè nominato. Tutte le altre vie comunitative sono pedonali: tale è la via nuova e vecchia di Volterra, quella di Guardistallo, l’altra de’Mulinari ecc. ecc.
    Circa alla qualità del terreno di questa comunità, quello di collina consiste quasi tutto di marna argillosa (
    mattajone) corrosa in gran parte dai botri e dalle pioggie dirotte, le quali vanno ogni dì scalzando e portando via la marna più superficiale, siccome quasi da per tutto è stata scoperchiata e trascinata nel fiume la corteccia del tufo arenario-calcare che doveva ricoprire in generale il terreno marnoso marino. Quello poi della pianura è formato da ripetuti depositi alluviali.
    I prodotti di suolo si riducono a boschi cedui e d’alto fusto, a selve di castagni, a sementa di granaglie e a vigne con qualche porzione destinata agli olivi e a pasture naturali, donde hanno nutrimento buovi, vacche, pecore ed altri animali.
    La comunità di Monlescudajo mantiene un medico chirurgo e un maestro di scuola. – Non vi sono mercati settimanali, e una sola fiera ha luogo nel giorno 22 di agosto sulla sinistra riva del fiume Cecina.
    La cancelleria comunitativa di Montescudajo e il giusdicente sono in Rosignano, l’ingegnere di Circondario, l’ufizio della esazione del Registro, la conservazione dell’Ipoteche, e il Tribunale collegiale risiedono in Pisa
    .

    CENSIMENTO della Popolazione della Parrocchia arcipretura di MONTESCUDAJO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO (ERRATA: 1351) 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 114; totalità della popolazione 616.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 63; femmine 49; adulti maschi 70, femmine 102; coniugati dei
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    due sessi 116; ecclesiastici dei due sessi 4; numero delle famiglie 113; totalità della popolazione 404.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 194; femmine 138; adulti maschi 105; femmine 133; coniugati dei due sessi 356; ecclesiastici dei due sessi 4; numero delle famiglie 196; totalità della popolazione 930.
    ANNO 1839: Impuberi maschi 170; femmine 160; adulti maschi 148, femmine 142; coniugati dei due sessi 376; ecclesiastici dei due sessi 4; numero delle famiglie 199; totalità della popolazione 1000

    MONTESCUDAJO nella Val di Cecina. – Si aggiunga. – Dopo che la potesteria di Guardistallo fu soppressa ed eretta in sua vece quella di Bibbona, la Comunità. di Montescudajo dipende pel civile da quest’ultimo potestà, mentre il cancelliere Comunitativo e l’ingegnere di Circondano risiedono in Guardistallo.
    Rispetto agli antichi dinasti di Montescudajo della Casa Gherardesca, vedasi la seguente APPENDICE.
    Nel 1833 la Comunità di MONTESCUDAJO contava 930 Abitanti, e nel 1845, compresi 89 Abitanti di un suo annesso, ascendevano a 1142 individui, cioè:

    MONTESCUDAJO,
    Abitanti N.° 1053

    Annessi

    Fitto di Cecina; dalla Comunità di Bibbona, Abitanti N.° 89
    TOTALE
    Abitanti N.° 1142
Localizzazione
ID: 3161
N. scheda: 34510
Volume: 3; 6S
Pagina: 527 - 531; 161
Riferimenti: 57420, 34511
Toponimo IGM: Montescudaio
Comune: MONTESCUDAIO
Provincia: PI
Quadrante IGM: 119-4
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1631946, 4798349
WGS 1984: 10.62826, 43.32797
UTM (32N): 632009, 4798523
Denominazione: Monte Scudajo, Montescudajo
Popolo: S. Maria Assunta di Casal Giustri a Montescudajo
Piviere: S. Maria Assunta di Casal Giustri a Montescudajo
Comunità: Montescudajo
Giurisdizione: Guardistallo
Diocesi: Volterra
Compartimento: Pisa
Stato: Granducato di Toscana
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