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Corsignano - Pienza - Vescovati della Toscana (Pienza)

 

(Pienza)

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    CORSIGNANO in Val d’Orcia. Villaggio convertito nella città di Pienza dal pontefice Pio II, già al secolo Enea Silvio Piccolomini, con la mira di onorare il luogo dove nacque quel gerarca, erigendo una nuova cattedrale presso la chiesa di S. Vito di Corsignano, al cui sacro fonte egli fu rigenerato.
    Era la pieve di Corsignano fra le chiese del vescovato aretino comprese nel contado senese, per le quali sorse controversia fra i prelati delle due diocesi sino dal principio del secolo VIII.
    Ebbe podere in Corsignano assai prima dei Piccolomini la badia del Montamiata; avvegnachè esistono istrumenti di compre fatte da quei monaci nel casale di Corsignano sino dal mese di maggio dell’828. Quindi è, che nei privilegi imperiali di Corrado II, sotto gli anni 1027 e 1036, fu confermata al monastero prenominato la
    corticella che possedeva in Corsignano con tutte le sue appartenenze. – Vedere PIENZA.

    VESCOVATI DELLA TOSCANA. – Nella Toscana cisappennina della presente Opera contansi attualmente 22 Vescovati e quattro Arcivescovati; dieci dei quali Vescovati esistevano sino dalla prima età di Giovanni Villani. Tali sono le diocesi di
    Arezzo, di Chiusi, di Fiesole, di Roselle (Grosseto), di Luni (Sarzana) di Pistoja, di Populonia(Massa Marittima) di Soana, di Volterra e di Brugnato. – Spettano ai 12 Vescovati più moderni quelli di Cortona, di Montepulciano, di Pienza, di Montalcino, di Colle, di Prato, di Sansepolcro, di Sanminiato, di Pescia, di Pontremoli, di Livorno e di Massa Ducale. – Delle 22 diocesi tre sono rette dai vescovi delle diocesi vicine più antiche, come sarebbe il vescovo
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    di Chiusi che regge la chiesa di Pienza; quello di Pistoja che è parimente vescovo di Prato, e l'altro di Luni Sarzana che ora è diocesane di Brugnato.
    Sono suffraganei dell'arcivescovo di Firenze i vescovi di Fiesole, di Pistoja e Prato, di Colle, di Sanminiato e di Sansepolcro. – L' arcivescovo e primate di Pisa è anche metropolitano delle diocesi di Livorno e di Pontremoli. – Sono suffraganei dell' arcivescovo di Siena quelli di Chiusi e Pienza, di Grosseto, di Massa Marittima e di Soana; e di corto fu dato per suffraganeo all' Arcivescovo di Lucca il vescovo di Massa Ducale; mentre quello di Brugnato, innanzi l'unione della sua diocesi all'antica di Luni Sarzana, era suffraganeo dell'arcivescovo di Genova.
    Dipendono immediatamente dalla S. Sede
    i Vescovi di Arezzo, di Volterra, di Luni Sarzana, di Cortona, di Montalcino, di Montepulciano, e di Pescia. – Vedere l'Articolo ARCIVESCOVATI della Toscana Granducale.
    Entrano poi nella Romagna Granducale quattro diocesi dello Stato Pontificio, cioè, quelle di
    Bertinoro, ili Faenza, di Forlì e di Sarsina, l’ ultima delle quali per l'am-ministrazione ecclesiastica è stata affidata di corto al vescovo di Bertinoro.

    PIENZA in Val d'Orcia. – Piccola città vescovile, capoluogo di Comunità e di Vicariato regio, nel Compartimento di Siena.
    Siede nella sommità pianeggiante sopra il lembo australe di una collina tufacea dirupata dal lato di ostro dove restano gli avanzi delle sue mura castellane attualmente restaurate, fra il gr. 29, 20' 5" longitudine
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    e il gr 43 4' 8" latitudine, ad una elevatezza di br. 905 sopra il livello del mare calcolata dalla sommità del campanile del duomo, 32 miglia toscane a scirocco di Siena passando per S. Quirico 10 a levante di Montalcino, 9 miglia toscane a ponente di Montepulciano, e 18 a maestale di Chiusi passando per le Foci.
    Questa città è di figura ovale e gira quasi un miglio, con tre porte aperte e due postierle chiuse. Dalla parte di ponente è la porta principale denominata al
    Murello, per la quale entra la strada provinciale che viene da S. Quirico e da Montepulciano. Dalla parte di levante è la porta al Ciglio, per la quale si va a Monticchiello e al Castellucci delle Foci. La terza voltata a ostro è la Porta al Santo, così detta perchè di qui entro la reliquia insigne di S. Andrea patrono della città e della diocesi, che Pio II mandò da Roma. Le altre due postierle murate guardano di fronte a settentrione.
    Se la storia di Pienza puo ristringesi in brevi periodi, limitandosi a pochi secoli, non vi è altronde alcuna città, che sia per contare primordj più angusti di questa. Avvegnachè Pienza fu edificata nel perimetro di Corsignano dal Pont. Pio II Piccolomini, il quale la dichiarò città vescovile dandole il nome di Pientina, per essere stato battezzato egli stesso nella pieve di S. Vito posta fuori del Castello di Corsignano che fu costà dove poi sorse Pienza.
    Infatti il duomo, il sottostante battistero di S. Giovanni, il grandioso palazzo Piccolomini, la canonica, il pretorio, il palazzo vescovile e la torre che serve di campanile, oltre quella del pretorio, tutto e opera della munificenza di Pio II, cui vollero far la corte diversi cardinali e prelati sue creature coll'innalzare nella
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    nuova città varie altre palazzine private.
    Ma sentiamo la descrizione topica di questa città da chi scrisse i Commentarj di Pio II. – Risiede Pienza nella Val d'Orcia alla destra della strada romana che da Radicofani passa per San Quirico, sulla sommità estrema di un poggio, la cui superficie pianeggiante ha circa un miglio di lunghezza, meno assai di larghezza, salubre per clima e per aria come per produzioni agrarie squisite.
    Una gran parte dell'antico castello di Corsignano a quella età apparteneva alla nobil famiglia sanese de’Piccolomini, e Silvio padre del Pont. Pio II con la consorte si era ritirato per economia nei suoi possessi di Corsignano, dove dalla prolifica moglie donna Vittoria de'Forteguerri gli nacque nel 1405 e qui passò la sua adolescenza quell'Enea Silvio che poi venne innalzato al pontificato col nome di Pio II.
    All'Articolo CORSIGNANO fu annunziato che nella sua chiesa plebana de'SS. Vito e Giovan Battista fu tenuto al sacro fonte non solo il Pontefice Pio II, ma ancora Pio III suo nipote per sorella e successore di nome nella cattedra del Vaticano.
    memoria di ciò leggesi scolpito in quel battistero il distico seguente:

    Hic duo Pontifices sacri baptismatis undas,
    Patruus accepit, et Pius inde Nepos.

    Era questa di Corsignano una delle antiche chiese battesimali della Diocesi di Arezzo questionate sino dal principio del secolo VIII fra i vescovi sanesi e aretini,
    A quell'Articolo fu detto pure che molti secoli innanzi dei Piccolomini ebbero potere in Corsignano i Benedettini del Mont Amiata, citando per prova un istrumento di quella badia scritto nel maggio dell’anno 828, e i privilegi dall'Imperatore Corrado II nel 1027 e 1036 a quei monaci accordati, cui fra le altre cose venne confermata una
    corticella che possedeva in Corsignano quella badia.
    Dal secolo IX sino al XIII la storia tace relativamente alle vicende politiche e di questo
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    paese, e appena e nota una deliberazione de'Signori Nove di Siena del 1272, per la quale Corsignano fu desinato residenza di un giusdicente civile. – Appella al secolo XIV un monastero di recluse stato in Corsignano o nel suo territorio con uno spedale intitolato a S. Gregorio rammentati entrambi nei libri del Consiglio di Siena del 1365 e del 1360 a cagione di certe elemosine assegnate loro annualmente da quel governo.
    Un secolo dopo (febbrajo 1419) all'occasione del primo passaggio di Pio II per Corsignano, cadde in mente a quel Pontefice d'innalzare nel Castello dove egli nacque una più grandiosa chiesa con nuovi palazzi servendosi dell'opera di un architetto fiorentino, Bernardo Rosellini, che con molta lode aveva operato sotto il Pont. Niccolò V, e non già Francesco di Giorgio sanese, come supposero i più dietro l'asserto del Vasari. – (
    Comment. Pii II lib. IX). – Quindi Pio II nel terzo suo viaggio a Pienza (agosto 1462) trovando le fabbriche tanto sacre come profane molto avanzate e quasi che rivestita da tutti i lati la piazza, adunati a concistoro i cardinali del suo seguito, nel 13 agosto distese in Pienza la bolla di erezione in cattedrale della nuova chiesa per pubblicarla nel giorno della sua consacrazione; lo che accadde nel di 29 di detto mese, dedicandola alla B.V. Assunta in cielo, e dichiarandola cattedrale insieme a quella di S. Salvatore a Montalcino. Mediante la qual bolla diversi popoli delle diocesi limitrofe di Grosseto, di Chiusi e di Arezzo furono dati alle due concattedrali; e il vescovo delle due chiese novelle fu assoggettato immediatamente alla S. Sede. – Vedere PIENZA Diocesi.
    In questo frattempo la Rep. di Siena volendo condiscendere alle premure già esternate dal Pont. Pio II, mentre era cardinale, con deliberazione del 30 aprile 1459 concedé
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    agli abitanti di Corsignano alcuni privilegj ed esenzioni dalle gravezze pubbliche e l'uso di un grosso mercato o fiera annuale di sei giorni da incominciare il 3 di maggio. I quali privilegj furono rinnovati dal Comune di Siena a favore de'Pientini con deliberazione de'5 giugno 1494, fino a che con provvisione del 4 dic. 1514 furono accordate alla stessa città quattro fiere annuali di tre giorni ciascuna, cioé per S. Gregorio di marzo, per la S. Croce di maggio, per S. Matteo di settembre, e per S. Caterina di novembre; inoltre fu data facoltà ogni giovedì di ciascun mese di fare un mercato con le franchigie consuete godersi nei mercati di Asinalunga.
    L'autore de'Commentarj di Pio II descrive con gran minutezza il palazzo Piccolomini eretto in Pienza, il duomo e il sottoposto tempio di S. Giovanni a similitudine del S. Giovanni di Siena, sennonchè in questo di Pienza esistono due grossi pilastri che sorreggono la volta superiore nel lato discosceso della collina, il cui suolo a poco a poco e insensibilmente va avvallando in guisa che nel giro di sopra tre secoli e mezzo il tempio interiore e la parte soprapposta del superiore si è avvallata di braccio uno e nove soldi senza nobile dissesto.
    Soffrì poi la città di Pienza nell'anno 1502 gravissimi danni, quando Cesare Borgia, nominato il duca Valentino, passò con numerose oste da Pienza per soste. nere in apparenza il tiranno Pandolfo Petrucci ma in sostanza con la mira di sottentrarre nel suo posto a tiranneggiare il popolo sanese.
    Nuovi danni nel 1530 riceverono i Pientini dalle soldatesche di Carlo V, di quell’Imperatore che nel 1536 visitò di passaggio la oitia di Pienza, dove pure due anni dopo passo il Pont. Paolo III di ritorno dal coogresso di Nizza. Imperocché appena l'esercito cesareo papale ebbe soggiogato il popolo di
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    Firenze conquistata quella città, dopo aver saccheggiato Lucignano in Val di Chiana, si volse in Val d'Orcia; e fu in Pienza, dove il general Ferrante Gonzaga fermo qualche tempo le sue truppe per indurre il governo sanese a ribandire i fuorusciti e ribelli e abilitarli a tornare liberi in patria, dove voleva che fosse rimesso in seggio l'ordine de'Nove.
    Quietarono per poco in Siena le parti, poichè nel gennajo del 1531, mentre il Gonzaga era sempre acquartierato in Pienza a negoziare con gli ambasciatori di Siena sul modo di quietare le divisioni civili, si levò iu quella città nuovo romore, nel quale il partito de'Nove fu suparato, e molti di quella fazione dall’ordine de’popolani e de'riformatori restarono trucidati.
    Allora il Gonzaga si mosse col grosso del suo esercito da Pienza e venuto ad accamparsi nei contorni di Siena, fermato che ebbe il suo quartiere a Cuna, mostrò di voler dare ad ogni modo una nuova forma al reggimento della repubblica sanese. –
    Vedere SIENA.
    Maggiori disastri sopportati furono dai Pientini durante l'ultima guerra di Siena per le tante volte che Pienza dai combattenti fu presa, perduta e riconquistata.
    E prima di tutto nel 1553 all'aprire della campagna essendo entrato l'esercito imperiale dalla parte di Val di Chiana i Sanesi inviarono in quel tempo con 500 fanti il capitano Giordano Orsini a presidiare la città di Pienza. Ma questi non avendo avuto tanto spazio di tempo da farvi ripari sufficienti da resistere ai colpi dell'artiglieria, giacché se la città non mancava di fossi questi erano stati ripieni, gli parve miglior consiglio di abbandonarla per conservar quelle genti alla guardia di Montalcino, dove si diressero gli abitanti più distinti di Pienza con le loro cose–(Adriani
    Stor. dei suoi tempi.)
    Giunti gli imperiali sotto le mura di Pienza, la mattina del 28 fabbrajo
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    1554, facilmente se n’impadronirono e la ritennero fino al mese di giugno dello stesso anno, quando la comparsa di una numerosa flotta turca nelle coste di Napoli decise Carlo V a comandare al generale del suo esercito di accorrere dai contorni di Siena nella Puglia, sicchè la città di Pienza fu allora dalle truppe cesaree abbandonata.
    Tornato però l’esercito Teutonico-Spagnuolo donde era partito, uno dei capitani ausiliarj di quello, il conte di Santa Fiora, ebbe ordine di recarsi co’suoi a liberare i Montepulcianesi dalla continua noja che dava loro l'oste francese e sanese stanziato a Chianciano, a Pienza e a Monticchiello.
    Che però il conte di S. Fiora dopo aver radunato un corpo di fanti o cavalli, fornito di artiglieria, si mosse da Buonconvento per San Quirico, e di costà mandò un trombetta a Pienza minacciando quegli abitanti di andarvi a campo con l'esercito se non gli si rendevano al primo avviso. Dondechè da Pienza furono mandati al conte ambasciadori con autorità di consegnare la città, salve le robe e le persone. – Ma perchè i molti luoghi presi non si potevano dagl'Imperiali così ben guardare, avvenne presto che anche Pienza dalle truppe francesi fu rioccupata.
    Appena peraltro dovè Siena accettare una capitolazione e nel 21 aprile 1555 aprire le porte alle truppe cesareo-medicee, una parte dell'esercito assediante sotto il comando del capitano Chiappino Vitelli essendosi diretto verso Radicofani cacciò il nemico da Pienza.
    Ma dovendo il Vitelli retrocedere dalla non fortunata impresa di Radicofani, nè volendo che Pienza, già molte volte presa e perduta, dasse più noja, il capitano stesso ebbe ordine di fermare il campo vicino a Pienza e di atterrare le sue mura in maniera che più non vi si potessero annidare i francesi nè farne frontiera. Il che dopo essere stato fedelmente eseguito, i soldati a piedi si ridussono di
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    stanza a Monticchiello, e la cavalleria si distribuì per le castella dove trovavansi foraggi e provvisioni bastanti a mantenerla nell’inverno.
    In questo frattempo a Pienza ritornarono i francesi, i quali trovandola tutta aperta e sfasciata si acquartierarono nella chiesa maggiore, nel campanile e nel palazzo del Comune, intenzionati a difendersi contro le truppe che era per condurvi il conte di Santa Fiora. Il qual capitano non avendo dato ai nemici spazio maggiore a fortificarvisi, tosto gli cacciò da Pienza e alcuni che furono più tardi a rendere il campanile vennero impiccati.
    Non passò per altro gran tempo innanzi che rientrassero in Pienza le truppe francesi, le quali con rialzare le mura di sassi a secco si andavano alla meglio riparando costà; sennonchè lo impedì Pietro Jacopo della Staffa nobile perugino il quale vi accorse con 50 cavalli ed alcuni fanti Spagunoli. Allora la guarnigione di Pienza vedendosi cingere in luogo dov'erano troppo deboli ripari e poche vettovaglie, per la porta
    al Ciglio che da Pienza mena a Monticchiello si ritirò.
    Così riconquistata la città furono lasciati alla sua guardia due compagnie d’Italiani e Pietro Jacopo della Staffa coi suoi cavalli. Ma senz'altro ajuto di fuori, ed essendosi partiti molti di quei fanti, i Francesi di Monticchiello di notte tempo, non avendo forti ostacoli da superare, con poca fatica rientrarono in Pienza, dove fecero prigione Pietro Jacopo della Staffa con la cavalleria ed alcuni fanti con esso rimasti.
    Finalmente morto Carlo V o conclusa la pace fra le corone belligeranti, le truppe francesi per ordine del loro sovrano nell'agosto del 1559 dovettero consegnare a quelle del sovrano di Firenze la città di Pienza con quelle di Chiusi, di Montalcino o tutti gli altri paesi da esse fino allora presidiati. – (ADRIANI,
    Storia de’suoi tempi. Lib. XIV)
    Dopo il 1559 i Pientini divenuti
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    sudditi del Grauduca di Toscana non ebbero a incontrare altre avventure guerresche, sicchè la loro sorte se non migliorò, nettampoco fia da credere che deteriorasse gran fatto per quanto la sua popolazione per due secoli andasse sensibilmente diminuendo. Imperocchè quantunque s’ignori la statistica del 1551, si sà peraltro che la città di Pienza nel 1591 noverava 1585 abitanti; che nel 1640 contava 993 anime, e che nel 1745 era ridotta a soli 693 abitanti. Però nell'anno 1833 essa era risalita a 1222 abitanti e nel 1840 non aveva più che 1109 individui. – Vedere il prospetto del Censimento qui appresso.

    Edifizi sacri e Stabilimenti pii.

    Cattedrale
    . – Il duomo di Pienza fu minutamente descritto dall’autore dei Commentarj di Pio II e da molti scrittori più moderni. È un tempio a tre navate con otto colonne per parte, vasta tribuna e grandioso altar maggiore. Esso è fabbricato di pietra tufacea del paese, meno la facciata e le gradinate che sono di travertino cavato dal poggio de'Bagni di Vignone in Val d'Orcia.
    Oltre una pingue dotazione, la cattedrale di Pienza fu arricchita dal di lei fondatore di preziose reliquie e di ricche suppellettili, fra le quali e segnalato il dono ricevuto da Pio II della Rosa d'oro, che pesava once 14, ma che fu venduta per convertirne il valore in due statuette d'argento. Non sono da tacersi 16 libri corali superbamente miniati, ed una grossa campana fusa nel 1463 da Giovanni Tofani da Siena, intorno alla quale si leggono tre distici relativi alla edificazione della città di Pienza, del seguente tenore:

    Parva fui nuper, qualis delubra deceret,
    Et non urbani moenia pressa loci.
    Mox Pius, ut templum construxit, et intulit urbem
    Quantam urbs, atque aedes postulat, esse jubet;
    Ergo Pientinos si latius impleo campos,
    Nunc urbi, sed
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    tunc oppidulo sonui.
    JOANNES TOFANI de Senis fecit,
    «Anno 1463»

    Dalla data pertanto del 1463 risulta che all'apertura della cattedrale questa campana non era stata fusa, mentre in luogo di essa esisteva una vecchia campana detta de'chierici, appartenuta alla soppressa chiesa parrocchiale di S. Maria fuori di Pienza che portava impresso l'A.D. 1280
    Victoriae Virgini, stata rotta e rifusa di maggior peso nel 1808.
    Pieve de’SS. Vito e Modesto a Corsignano ed altre chiese di quel distretto. – L'antica matrice de’Pientini trovasi un terzo di miglio toscano fuori di Pienza dal lato di libeccio ridotta attualmente a oratorio, dove il preposto della cattedrale è tenuto a fare la festa nel giorno di S. Vito.
    La rozzezza de’bassorilievi che ne adornano le due porte, il suo sotterraneo a uso delle antiche basiliche e le finestre a feritoje, sono segni sufficienti per dichiarare quest’edifizio di costruzione dei primi secoli dopo il mille.
    Vi si conserva sempre il battistero di pietra con l’iscrizione stata qui sopra riportata, colla quale si volle rammentare ai posteri che in essa pieve fu battezzato Pio II e il suo nipote Pio III, benchè della famiglia Tedeschini originaria e domiciliata in Sarteano.
    Inoltre pochi passi fuori della porla al Ciglio, era una chiesa suffraganea della pieve di S. Vito sotto il titolo di S. Maria, nel sito dove tuttora esiste un portico spazioso di pietra tufacea lavorata a bozze, sul cui frontone havvi una statua in marmo di Maria SS. Aveva diritto su questa chiesa
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    succursale il pievano de'SS. Vito e Modesto innanzi che per istrumento del 1 febbrajo 1345 rogato da ser Luca di Nanni la rinunziasse alla Comunità di Corsignano, poscia di Pienza.
    Nell’opposto suburbio fuori della porta al Murello, nel luogo occupato attualmente da una casa colonica denominata di S. Gregorio, esisteva un monastero di suore Benedettine con chiesa intitolata a quel santo, la quale fu profanata nel 1786. – Sino dalla prima metà del secolo XIV si ha avviso di cotesto monastero nei libri dei consigli della Campana dell’
    Archivio Diplomatico di Siena, quando a di 24 ottobre 1345 i Signori Nove deliberarono un'elemosina di grano in favore di quelle suore. – Ma nel 1439 la sciagura de’tempi o la miseria obbligò le monache di S. Gregorio ad abbandonare quel ritiro, sicchè il Pontefice Eugenio IV ad istanza di Cristofano Paoli pievano di S. Vito a Corsignano con bolla del 17 marzo 1441 autorizzò il vescovo di Siena a sopprimere in perpetuo il Monastero di S. Gregorio e riunire i suoi fondi alla pieve di Corsignano. Lo chè fu poi eseguito in vigore di una sentenza di quel delegato apostolico sotto lì 12 maggio 1442 indiritta a Roberto vescovo di Arezzo.
    Vincenzo Vannucci cittadino Pientino nelle Memorie MSS. della sua patria asserisce, che nel 1421 col permesso del Pontefice Martino V suor Francesca d'Andrea Vanni di Siena badessa del Monastero di S. Gregorio in Corsignano vendè un tenimento in luogo denominato la
    Fonte di Pozzuolo della misura di 12 staja al nobil nomo Silvio di Silvio Piccolomini, cioè al padre del Pontefice Pio II, che l'acquistò.
    Infatti il tenimento della
    Fonte di Pozzuolo esiste sempre sotto questo vocabolo nelle vicinanze di S. Gregorio.
    Convento di S. Francesco, attualmente Seminario. – Era costì un convento di Francescani Minori, la
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    cui fondazione si vuole assai prossima alla morte del serafico fondatore dell'Ordine. – Fu in origine di tenue conto e ristretto a pochi frati da contemplarlo un ospizio piuttosto che un convento. Infatti dei Frati Minori di Pienza non è fatta menzione alcuna dal Waddingo negli Annali de'Minori, nè tampoco nel bollario francescano.
    Solamente è noto che dalla casa Piccolomini e da Papa Pio II riceverono benefizi que'claustrali, sicchè nella vaga loro chiesa si conserva il gentilizio sepolcro di quella famiglia con le armi del pontefice Pio II fatte dalla stessa mano che dipinse quelle della Cattedrale. Cotesto convento fu soppresso nell'anno 1653 da Monsignor Giovanni Spennazzi vescovo di Pienza per apostolica facoltà delegatagli con la mira di erigervi un seminario vescovile, a seconda del Concilio di Trento. Questa misura per altro incontrò non piccoli ostacoli per parte della civica magistratura che pretendeva avervi dei diritti; ma dopo le lettere del 24 dicembre 1653 dal presidente della consulta di Siena dirette al capitan di giustizia in Pienza, quel magistrato, sebbene facesse la sua protesta, dovè recedere dall’ardita impresa e consegnare le chiavi del locale con tutti i beni mobili e immobili appartenuti a quel convento. Monsignor Spennazzi fece tosto por mano alla riduzione della fabbrica per l’uso cui voleva destinarla, ma appena che fu elevato alla sacra porpora, dopo aver fondato un Monte Pio, e istituito de’proprj fondi nella Cattedrale il penitenzierato fu rapito dalla morte, previo un legato sotto nome d'incognito benefattore di scudi 1460 per facilitare ai di lui successori il compimento e l’apertura del seminario desiderato.
    La vacanza peraltro di sei anni della sede vescovile di Pienza, e l'impegno della popolazione a ristabilirvi i frati Conventuali mosse il Pontefice Alessandro VII a rimetterveli, siccome avvenne nel giugno dal 1659, e costì i Conventuali si mantennero sino a che con
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    decreto vescovile del 2 novembre 1788 di nuovo il suddetto convento venne soppresso. Allora il benemerito vescovo Giuseppe Pannillni vi aprì un convitto sotto il titolo di accademia ecclesiastica, cui furono date le rendite tutte della famiglia religiosa soppressa, e dove vennero ammessi con retta discreta i chierici delle due diocesi di Pienza e Chiusi, fino a che per sovrano rescritto del 5 luglio 1792 la detta accademia fu soppressa, e consegnati i suoi fondi al vescovo prenominato per instituirvi, come infatti egli eseguì, un seminario vescovile.
    Ad aumentare il patrimonio di questo pio istituto furono aggiunti i fondi de'soppressi frati Conventuali di Radicofani, e alcune rendite del piccolo seminario di Chiusi a questo riunito. Allora Monsignor Pannillini fece notabilmente ingrandire la fabbrica del nuovo seminario; la quale anche più venne accresciuta dal Vescovo Giacinto Pippi ultimo defunto che rinnovò il locale delle scuole, e rese la fabbrica capace di 50 giovani a convito, oltre i quartieri pei superiori e maestri. Egli ne aumentò pure i fondi coll'acquisto di un utile predio, e nel 1825 con l’annuenza del Regio governo impose a favore dell’istituto medesimo la tassa dell'uno per cento su tutti i benefizj ecclesiastici vacanti.
    Buonissimo è il regolamento per l’istruzione morale e scientifica mercè lo zelo e la dottrina dell'attual rettore signor canonico Angelo Chellini, alla cui urbanità debbo le notizie ecclesiastiche di Pienza sua patria. – Sono ammessi alle scuole del seminario di Pienza anche i chierici non convittori, ed i giovani secolari, i quali vengono iniziati nelle belle lettere latino e italiane, nello studio della Filosofia, compresavi qualche parte di Fisica sperimentale, essendochè il luogo pio è stato provvisto a tal uopo di qualche macchina, oltre una copiosa biblioteca.
    Conservatorio di S. Carlo, già Monastero di Agostiniane. – Esisteva sino dal secolo XIV sulle mura castellane di
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    Corsignano un ospizio sotto il vocabolo di fraternita, nel cui locale attualmente esiste un conservatorio di oblate. Ivi facevansi le pubbliche scuole, e davasi ricetto ai pellegrini e ai poveri malati. Il Comune di Corsignano ne aveva la soprintendenza ed amministrativa delle sue rendite, le quali dal pientino Patrizio Vagnoli furono aumentate al seguo che con le sue entrate si provvede alla provvisione del medico e del chirurgo e a due doti annuali.
    La fraternita suddetta fu soppressa per motuproprio del 18 marzo 1754, e i suoi beni incorporati allo spedale di S. Maria della Scala di Siena, cui vennero accollati anche gli oneri che tuttora si eseguiscono.
    Sul principio del secolo XVII la fraternita avendo acquistato un altro fabbricato vendè l'antico situato sulle mura castellane al canonico Ottavio Preziani di Pienza, decano della Metropolitana di Siena, dopo averne ottenuta licenza dal civico magistrato nel dì 12 aprile 1613; e allora il nuovo proprietario fece ridurre cotesto locale ad uso di monastero con chiesa annessa. Ma innanzi che l'opera fosse terminata, al pio fondatore terminò la vita, sicchè egli con suo testamento rogato in Siena li 22 giugno del 1622 assegnò 2000 scudi per il compimento della fabbrica del Monastero divisato, oltre scudi 2500 stati già spesi. Con tali ed altre oblazioni fu aperto alle suore professanti la regola agostiniana il monastero sotto l’invocazione di S. Carlo Borromeo, come da bolla del Pontefice Urbano VIII data in Roma li 5 gennajo del 1633 apparisce, e la cui opera fu in grado di comprare molti beni stabili per la sussistenza di quelle recluse; lo chè risulta da un nitido codice in pergamena, che si conserva in cotesto stabilimento. Quindi per le savissime leggi di LEOPOLDO I alle claustrali Agostiniane successe l'attuale conservatorio di oblate, cui gli Augusti Sovrani successori hanno aumentato le rendite
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    e fatto ingrandire il fabbricato per ridurlo più idoneo al convitto di fanciulle educande, le quali vi trovano ottima istruzione, non escluso lo studio della lingua e della musica, oltre una scuola per quelle non convittrici.
    Esistono in Pienza altre pie istituzioni, come per esempio una del benemerito dottor Paolo Preziani, il quale con testamento del 19 novembre 1616 assegnò l'annua rendita di scudi cento per quattro doti a oneste fanciulle pientine da nominarsi dal vescovo. Tale sarebbe il legato lasciato per testamento del 17 gennajo 1672 dal canonico Bernardino Trabocchi di Pienza a favore dell'opera della Cattedrale coll'onere di scudi 12 annui da dispensarsi a due fanciulle tirate a sorte. Altrettanto fece l'altro cittadino Teofilo Volpini con suo testamento de’3 maggio 1676. Tutte le quali beneficenze sussistono ancora, ed ultimamente per disposizione del vescovo Pannilini si dispensa una dote annua di 15 scudi prelevata dai redditi di un capitale lasciato alla mensa pientina da quel benemerito prelato.
    Pienza ebbe anche un piccolo Monte di pietà fondato verso il 1645 dal Vescovo Giovanni Spennazzi col tenue capitale di scudi 400, ma esso dal 1820 in poi non esiste più per derubamento notturno accaduto.
    Questo paese può vantarsi di esser patria di Enea Silvio Piccolomini poi Papa Pio II e forse del suo nipote di sorella Pio III; siccome è stato culla a Giorgio Santi che fu uno dei più esperti naturalisti che abbia avuto la Toscana sul cadere del secolo XVIII e sul principiare dell'attuale.

    CENSIMENTO della Popolazione della Città di PIENZA a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1640: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -; femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 176; totale della popolazione 993.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 106; femmine 98; adulti maschi 94; femmine 121; coniugati dei due
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    sessi 226; ecclesiastici dei due sessi 48; numero delle famiglie 169; totale della popolazione 693.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 128; femmine 233; adulti maschi 132; femmine 142; coniugati dei due sessi 397; ecclesiastici dei due sessi 100; numero delle famiglie 230; totale della popolazione 1222.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 129; femmine 144; adulti maschi 208, femmine 152; coniugati dei due sessi 402; ecclesiastici dei due sessi 74; numero delle famiglie 236; totale della popolazione 1109

    COMUNITA’ DI PIENZA – Il territorio comunitativo di Pienza all'attivazione del Catasto occupava una superficie territoriale di (
    ERRATA: 3488) 35809 quadrati, dei quali 1320 erano presi da corsi d'acque e da pubbliche strade. – Nel 1833 vi abitavano familiarmente 2969 individui, a proporzione di (ERRATA: 73 abitanti) 69 abitanti circa per ogni miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
    La figura iconografica di questo territorio si accosta a quella di un romboide con gli angoli sporgenti, uno a maestro e l'altro a scirocco, quest'ultimo peraltro acutissimo e prolungato. – Confina con 9 comunità. Dirimpetto a ponente ha quella di S. Giovanni d’Asso a partire dalla confluenza del fosso
    Stagnelli nel torrente Trove, ma dopo aver rimontato per breve tragitto il fosso suddetto passa attraverso alle piagge cretose di Cusona mediante termini artificiali, oppure per il tortuoso andamento d'alcuni fossi sino a che arriva in quello di Cusona, dove sottentra a confine dal lato di libeccio la Comunità di San Quirico. Con questa il territorio di Pienza entra nel fosso de’Scannelli, quindi salgono insieme sui poggi marnosi su cui passa la via rotabile che guida da San Quirico a Pienza, di là dalla quale sempre lungo termini artificiali scendono nella Valle dell'Orcia, dove entrano nel fosso Sambuco che proviene dalle colline meridionali di Pienza, e con esso
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    trapassano l'abbandonata strada regia romana per arrivare lungo l'alveo di quel torrente nel fiume Orcia. Mediante il corso retrogrado dell'Orcia il territorio della Comunità di Pienza ha dirimpetto a ostro la Comunità di Castiglion d'Orcia fino alla confluenza del torrente Formone, e di 1à proseguendo l'alveo del fiume stesso e piegando alquanto la fronte dirimpetto a scirocco trovasi il confine con la Comunità di Radicofani, con la quale fronteggia sino alla confluenza del torrente Spineta. Costì lascia l'Orcia a sinistra e voltando faccia a levante trova la Comunità di Sarteano, con la quale l'altra di Pienza retrocedendo da scirocco a maestrale fronteggia per lungo cammino dirimpetto a grecale col percorrere una linea quasi parallela a poca distanza dall'Orcia, lungo la quale trapassa il fosso di Gragnano sopra S. Piero in Campo, quindi cavalca quello detto della Foscola finchè per termini artificiali arriva sul torrente Miglia che scende in Orcia dalle Foci del Castelluccio. Allora rimontando l'alveo del Miglia volta faccia da grecale a scirocco, finché alla confluenza del rio Chiarantana in Miglia trova il territorio della Comunità di Chianciano. Con questo il nostro di Pienza fronteggia prima dal lato di levante mediante il suddetto rio, poi per la strada comunitativa che guida alle Foci del Castelluccio sino passata la chiesa parrocchiale di S. Bernardino, dove sulle spalle del monte di Chianciano o di Sellena sottentra a confine dirimpetto a grecale la Comunità di Montepulciano. Di conserva con questa la Comunità di Pienza percorre il giogo de’poggi che separano la Val di Chiana dalla Val d'Orcia sino a che sopra le scaturigini del torrente Treisa trova la strada provinciale appellata Traversa di Montepulciano. Mediante cotesta
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    via di contro a settentrione-grecale presentasi a confine il territorio della Comunità di Torrita, col quale trapassa la strada suddetta per sino che giunto sul poggio di Tralignano trova la Comunità di Trequanda. Con quest’ultima l'altra Comunità di Pienza corre di conserva dirimpetto a settentrione mediante le scaturigini del torrente Tuoma fino al ponte che quel torrente cavalca dove entra nella strada comunitativa di Castel Muzzi, mercè della quale i due territorj comanitativi, giungono al mulino di S. Anna in Camprena. Ivi trovano il torrente Trove sempre dirimpetto a settentrione con il di cui alveo arrivano alla confluenza del fosso Stagnelli, dove il territorio di Pienza ritrova la Comunità di S. Giovanni d'Asso.
    Fra i corsi d'acqua maggiori che scorrono per il territorio comunitativo di Pienza, ad eccezione dell’Orcia che ne lambisce i confini dal lato di ostro e di scirocco, vi è appena da contare il torrente
    Treisa, il quale nasce e termina in Orcia scorrendo sempre dentro il territorio di questa Comunità.
    Rispetto alle strade rotabili havvi la via provinciale
    Traversa di Montepulciano che staccasi dalla regia romana a San Quirico per andare a Pienza e di li per il Palazzo Massaini a Montepulciano. Tre altre strade comunitative rotabili si staccano dalla Traversa, la 1. che va a Castel Muzzi, a Petrojo, ecc., l’altra a Monte Follonica e la 3. che da Pienza mena a Monticchiello. Vi era inoltre lungo la destra ripa dell'Orcia la strada postale romana, presso il confine meridionale della stessa Comunità, la quale però fu da molto tempo abbandonata.
    Rispetto alla struttura fisica del terreno, i contorni di Pienza e di San Quirico al pari di quelli di Siena hanno fornito ai naturalisti Baldassarri, Soldani, Santi ed al vivente Prof. Cav. Gaspero Mazzi ubertosi materiali
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    confacenti a far conoscere non solamente la struttura geognostica della contrada, ma da potere arricchire i musei di una vistosa e variata congerie di corpi fossili marini che sogliono abbondare coteste piaggie cretose.
    Le osservazioni del Santi relativamente alla disposizione e varietà delle rocce costituenti il terreno terziario della Comunità di Pienza corrispondono perfettamente a quelle del suo concittadino Prof. Cav. Gaspero Mazzi, alla cortesia del quale debbo le osservazioni seguenti:
    «La sommità della collina dove risiede Pienza, ch'è quasi nel centro della sua comunità, trovasi a 851 braccia toscane sopra il livello del mare, giacchè il piano del campanile del duomo dove il P. Inghirami fissò la sua triangolazione è 54 braccia superiore al piano della piazza di Pienza».
    «Essa collina è coperta da un'altissimo banco di tufo arenario-calcareo, quasi orizzontalmente situato, cui sta sottoposto l’immenso deposito di argille marnose calcaree conchigliari denominate nel paese
    le crete; la quale formazione marnosa si estende lungo la strada postale da Siena sino a Radicofani senza interruzione».
    «Il banco arenoso calcare che cuopre cotesta zona argillosa è composto di sabbia marina a grana assai grossa; è di color giallo pallido o giallo-grigio molto compatto, e si appella nel paese
    pietra tufacea. Cotesta roccia rispetto al colore e indole terziaria è analoga at tufo di Siena, diversa però in quanto alla sua durezza; avvegnachè il tufo di Pienza al pari della panchina di Volterra si presta ai lavori di scalpello per soglie, gradini, ecc., ed è generalmente la pietra con la quale si fabbricano lo abitazioni della città».
    «Il tufo terziario pertanto, che forma un esteso coperchio alle crete argillose, dalle quali esso in questa contrada è circondato costituisce nella collina di Pienza un potente banco leggermente verso maestrale inclinato, dal qual lato quel banco stesso alla distanza di tre miglia si
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    perde nella marna cerulea ossia nelle crete».
    « All'opposto dal lato orientale e meridionale della collina su cui è fabbricata Pienza il banco tufaceo cessa bruscamente in guisa che da cotesta parte il fianco di quel poggio sembra tagliato a picco, e presenta all'occhio nudo tutta la sua spessezza e profondità, la quale può calcolarsi dell'altezza di circa cento braccia».
    « Nelle parti inferiori, e precisamente presso dove il tufo confina e si perde nella creta, ossia marna terziaria, la roccia abbonda più che altrove di parti calcaree, per cui il tufo diviene alquanto più solido e compatto, sebbene di aspetto cavernoso, mentre la porzione che le sovrappone è formata da un ammasso arenoso più grossolano e meno ricco di calce».
    «In cotesta qualità di terreno terziario sono rinchiusi molti frammenti di conchiglie fossili di varia qualità e grandezza, fra le quali più abbondanti e visibili sono quelle del genere
    pettini, delle ostriche, degli echini e di molti zoofiiti, ma rare volte tali fossili si trovano interi ed intatti. Assai più copioso è il novero delle conchiglie fossili nelle crete, dove le veneri, i carditi, le arche, i pettini, le grifee, le ostriche e molte altre varietà di conchiglie bivalvi di più varietà veggonsi ora mescolate ora aggruppate insieme di una sola specie. Sebbene siano più rare delle bivalvi, non mancano costà le conchiglie univalvi, come le turritelle i dentali, i bucini, le natiche, le ceriti, i murici, i cami, le serpule, ecc.»
    A testimonianza poi del Santi, del Baldassarri e del Mazzi in alcune ripe dei fossi che scendono in Orcia, e specialmente lungo l'alveo
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    del torrente Tuoma all'oriente di Pienza, spesso ravvisasi la roccia calcarea traforata da mituli litofaghi, sebbene raramente quei naturalisti vi abbiano trovato il nucleo pietroso, e rarissimamente il guscio conchigliare.
    Strati di tufo e di argilla congeneri a quelli della collina di Pienza si presentano verso la parte settentrionale del suo territorio, cioè nelle colline di Fabbrica e del Palazzo Massaini, salendo verso la criniera dei poggi che separano, il bacino dell'Orcia da quello della Chiana, dove nascono i torrenti
    Tuoma e Trove.
    Frattanto è da avvertire che alla distanza di circa 4 miglia toscane a ponente e maestrale di Pienza, nella collina di S. Anna a Camprena emersero di mezzo alle
    crete monticelli di roccia calcare cavernosa ottima da far calcina, di cui trovansi gl’identici a Monte Lifrè, a Petrojo, a Monte Follonica, e in altre località situate lungo la giogana de’poggi che separano le acque della Valle dell’Asso da quelle di Val di Chiana.
    In conclusione la Comunità Pientina è formata nella massima parte da estesi e profondi banchi di marna terziaria cerulea, i quali costituiscono oltre i tre quarti di quel suolo comunitativo sottoposto al tufo calcareo arenoso giallo rossastro, su cui è fabbricata la città di Pienza.
    Vedesi a ostro della stessa città e precisamente nel suo meridiano sporgere gigantesca la trachitica cupola del Monte Amiata, dalla cui base la Comunità di Pienza è divisa di contro a ostro mediante l’Orcia, mentre dal lato di scirocco l'Orcia medesimo la separa dalla montagna di Radicofani, il di cui vertice è formato dai prodotti di un vulcano estinto, adagiati sui banchi di
    creta, o marna terziaria, di tratto in tratto interrotti da rocce di calcare compatto a cavernoso, da arenarie, o da banchi assai potenti di ghiaja.
    Dirimpetto poi a levante Pienza ha
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    la montagna calcarea di Cetona, già detta Monte Pisis o Presi, sul di cui fianco occidentale nasce il fiume Orcia, mentre da grecale a maestrale l'orizzonte di Pienza è più ristretto perchè se gli parano innanzi i poggi calcareo tufacei e argillosi di Totona, Totonella, Montepulciano, Monte Follonica e Petrojo. – Finalmente verso ponente si alza ad un'elevatezza maggiore che non è il poggio di Pienza quello di Montalcino formato di calcare compatto e di grès secondario, la cui base peraltro si nasconde fra le crete terziarie.
    Le acque correnti de’torrenti
    Treisa, Trove e Tuoma, oltre quelle di tanti altri fossi minori tributarii dell'Orcia, corrodendo continuamente le piagge lungo le quali essi scorrono, hanno reso e rendono ognora più scabri, diseguali e impraticabili i fianchi delle colline cretose del territorio di Pienza; dondechè diviene per costà indispensabile non che necessaria la coltivazione orizzontale o a spina, come quella delle colmate di monte praticata dal Marchese Ridolfi a Meleto in Val d'Elsa, e come vanno praticando i fratelli Mazzi nei loro effetti non solo per rattenere e impedire la dispersione della creta, ma ancora per marnare questa col tufo.
    Pienza come Siena ha in vicinanza de’suoi colli molte scaturigini di acque termali, ed una non termale trovasi nella stessa sua collina in luogo detto
    Casale, la quale è designata dal suo odore solfureo col vocabolo di Acqua puzzola.
    Il Santi che la descrisse nel suo viaggio secondo per le due provincie sanesi (Vol. II pagina 298) avvisò, che il suo fondo è limaccioso e l'acqua poco profonda, che le continue emanazioni di gas idrogeno solforato e di gas acido carbonico vi causano un'apparente ebollizione, e diffondono nelle vicinanze un fetore zulfureo, intollerabile quando regna il vento
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    scirocco. – Vedonsi pure nelle vicinanze dell’Acqua Puzzola altre piccole aree bianche, spogliate totalmente di ogni vegetazione, perforate da varii pertugi, e da alcuni cretti profondi, dai quali forami esalano emanazioni mefitiche totalmente composte dei sunnominati due gas.
    Lo che ci rammenta quanto fu registrato su questo proposito nei Commentarii di Pio II, rispetto agli aliti soffocanti e perpetui dei gas che scaturivano di sotto al tufo nello scavare i fondamenti della cattedrale di Pienza a cento e più piedi sotto la superficie del suolo, e per cui vi restarono soffocati molti lavoranti. Oltre di che il prelodato naturalista Santi indicò nello strato tufaceo della collina di Pienza delle venature di
    Piligno bituminoso, il quale soffregato tramanda un forte odore solforoso.
    Fra le acque minerali che scaturiscono nel territorio comunitativo di Pienza sarebbero da notarsi quelle salso-marine pullulanti quà e là di mezzo alle crete fra il torrente
    Tuoma e la fiumana dell'Asso; ma coteste acque vengono artatamente dalle guardie o naturalmente disperse.
    In quanto alla cultura agraria il territorio di Pienza abbonda di campi di cereali, di praterie, di vigne, di olivi che vi producono olio eccellente e vini spiritosissimi, specialmente bianchi, ed è singolarmente accreditato il delicato formaggio fatto con latte di
    pecore che si nutriscono di timi, santoreggie, artemisie marittime e altre piante aromatiche comunissime nelle crete, ossia nel mattajone delle valli terziarie dell'Elsa, dell'Orcia, dell’Arbia, dell'Asso e dell'Ombrone sanese.
    Non vi sono industrie parziali oltre quelle delle arti necessarie ai bisogni domestici; nè vi si praticano mercati settimanali, avendo vicini quelli di San Quirico e di Montepulciano. Vi sono però tre fiere annuali, la prima delle quali cade nel 21 giugno, la seconda nel 21 agosto, e la terza nel 21 settembre. Quest’ultima è di grandissimo concorso, mentre suol farvisi
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    un vistoso commercio di bestiame, di formaggi, di canape e di mercerie.
    La Comunità mantiene un medico, un chirurgo ed un maestro di scuola, oltre quelli del seminario, mentre le fanciulle della città sono gratuitamente istruite dalle maestre del conservatorio di S. Carlo.
    Risiede in Pienza un vicario regio che ha la giurisdizione civile sulla sola Comunità di Pienza, ma che per la criminale abbraccia anche la potesteria di San Quirico.
    Pienza ha la sua cancelleria comunitativa in San Quirico; l’ingegnere di Circondario in Montalcino; l’ufizio del Registro, la conservazione delle Ipoteche ed il tribunale di Prima istanza sono in Montepulciano.

    QUADRO della Popolazione della Comunità di PIENZA a quattro epoche diverse

    - nome del luogo: Camprena*, titolo della chiesa: S. Anna (Cura), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Arezzo), abitanti anno 1640 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 160, abitanti anno 1840 n° 159
    - nome del luogo: Castellaccio alle Foci già Chiarantana*, titolo della chiesa: S. Bernardino (Cura), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Chiusi), abitanti anno 1640 n° 54, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 238, abitanti anno 1840 n° 254
    - nome del luogo: Castel Muzzi (1), titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Arezzo), abitanti anno 1640 n° 330, abitanti anno 1745 n° 214, abitanti anno 1833 n° 388, abitanti anno 1840 n° -
    - nome del luogo: Cusona*, titolo della chiesa: SS. Lorentino e Pergentino (Pieve), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Arezzo), abitanti anno 1640 n° 86, abitanti anno 1745 n° 249, abitanti anno 1833 n° 178, abitanti anno 1840 n° 188
    - nome del luogo: Monticchiello, titolo della chiesa: SS. Leonardo e Cristofano (Prepositura), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Chiusi), abitanti anno 1640 n° 813, abitanti anno 1745 n° 669, abitanti anno 1833 n°
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    614, abitanti anno 1840 n° 639
    - nome del luogo: Palazzo Massaini e Fabbrica, titolo della chiesa: S. Regolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Arezzo), abitanti anno 1640 n° 183, abitanti anno 1745 n° 209, abitanti anno 1833 n° 336, abitanti anno 1840 n° 351
    - nome del luogo: PIENZA città, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Cattedrale), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Arezzo), abitanti anno 1640 n° 993, abitanti anno 1745 n° 693, abitanti anno 1833 n° 1222, abitanti anno 1840 n° 1109
    - nome del luogo: S. Piero in Campo*, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Chiusi), abitanti anno 1640 n° 543, abitanti anno 1745 n° 40, abitanti anno 1833 n° 68, abitanti anno 1840 n° 64
    - nome del luogo: Spedaletto, titolo della chiesa: S. Niccolò (Pieve), diocesi cui appartiene: Pienza (già di Chiusi), abitanti anno 1640 n° 160, abitanti anno 1745 n° 68, abitanti anno 1833 n° 89, abitanti anno 1840 n° 228
    - Totale abitanti anno 1640 n° 3162
    - Totale abitanti anno 1745 n° 2142
    - Totale abitanti anno 1833 n° 3193
    - Totale abitanti anno 1840 n° 2992

    N. B.
    I popoli contrassegnati con l’asterisco * nelle ultime due epoche mandavano fuori di questa Comunità:
    anno 1833, abitanti n° 224
    anno 1840, abitanti n° 264

    Restano:
    - Totale anno 1833, abitanti n° 2969
    - Totale anno 1840, abitanti n° 2728

    (1)
    Il popolo di Castel Muzzi dopo il 1833 fu compreso nel territorio della Comunità di Trquanda. – Vedere TREQUANDA, Comunità.

    DIOCESI DI PIENZA – Questa diocesi fu eretta, come si disse, nel 1462 dal Pontefice Pio II che dichiarò la sua chiesa maggiore concattedrale con quella di Montalcino, il cui unico preside volle immediatamente sottoposto al romano Pontefice.
    All’Articolo MONTALCINO (DIOCESI) fu avvisato che nel 1528 il Pontefice Clemente VII distaccò temporaneamente
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    la Pientina dalla cattedrale Montalcinese dando a reggere ciascheduna di esse ad un vescovo, e ciò fino a che il Pontefice Clemente VIII nel 1600 separò affatto le due cattedrali. Finalmente il Pontefice Clemente XIV con breve del 17 giugno 1772 stabilì in perpetuo la chiesa di Pienza concattedrale di quella di Chiusi.
    Sebbene il Pontefice Pio II avesse decretato che la nuova chiesa di Pienza dovesse essere ufiziata da un capitolo di nove canonici con tre dignità, con bolla però del 29 gennajo 1463 limitò il numero a cinque canonici con tre mansionarj oltre l'unico dignitario, il preposto, che dichiarò nel tempo stesso pievano di Pienza, traslatandolo dalla soppressa pieve de’SS. Vito e Modesto a Corsignano.
    Volendo conoscere il nome e il titolo delle prebende dei cinque canonici di prima istituzione, eccoli:
    Al canonico Marco di Francesco il Papa assegnò in prebenda la pieve di S. Stefano a
    Cennano coi suoi beni. Al canonico Domenico di Stefano l’abazia di S. Maria de'Benedettini a Monte Follonica. Al canonico Giovanni della Rocca il priorato abaziale di S. Filippo presso i Bagni omonimi. Al canonico Bartolommeo di Radicofani il priorato di S. Niccolò dell’ordine Teutonico in Monticchiello, ed al Can. Gio. di Cristofano da San Quirico la pieve e redditi della chiesa di Cusona.
    Comecché la morte immatura del Pontefice Pio II (16 agosto 1464) sconcertasse coteste disposizioni relativamente ai cinque canonici prenominati; pure vi portarono in seguito rimedio i vescovi di Pienza, col sopprimere e ammensare a quel capitolo i beni e rendite della chiesa rurale di S. Pietro a
    Chiatina presso Monte Oliveto maggiore, quelli di altra chiesa presso Chiusure, i beni della soppressa chiesa di S. Maria in Villa presso Seggiano, gli altri del Monastero di S. Croce presso
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    Monticchiello, della chiesa di S. Regolo a Fabbrica, villa che fu del crudele Alfonso Piccolomini, la cui chiesa parrocchiale rovinata da un turbine fu riedificata sul declinare del sec. XVIII nel villaggio di Palazzo Massaini. – In seguito furono istituiti nel Duomo di Pienza altri sei canonicati fondati da varie persone pie, a due dei quali vennero conferite due altre dignità, l’arcidiaconato e l'arcipresbiterato.
    Per assegnare al vescovo di Pienza una conveniente giurisdizione diocesana il Pontefice Pio II mediante bolla del 29 gennajo 1463 distaccò dalla diocesi di Chiusi la Rocca Tentennana, ora detta Rocca d'Orcia, Castiglion d’Orcia coi Bagni di Vignone, Campiglia d’Orcia coi Bagni di S. Filippo, S. Pietro in Campo, Contignano, il Vivo, Castelvecchio, Monticchiello e Fabbrica. E per egual modo dalla diocesi di Arezzo distaccò la pieve di S. Vito a Corsignano convertita nella cattedrale di Pienza, quelle di San Quirico, di S. Giovanni d'Asso, di Lucignano d’Asso. di Monteron Griffoli, di
    Cennano, ora di Castel Muzzi, le pievi di Monte Follonica, di Torrita, di Scrofiano, di Ciliano, e le parrocchie di Vergelle, di Montisi, di Camprena di Trequanda e di Petrojo. – Più tardi la pieve di S. Valentino presso Monte Follonica fu ammensata al capitolo di Pienza con bolla del 15 novembre 1529 dal Pontefice Clemente VII. Arroge che dopo la prima erezione altre pievi vennero aggiunte alla diocesi suddetta, come fu quella di Monte Giovi smembrata dalla diocesi Chiusina, le chiese di Asinalunga, di S. Pietro ad Mensulas, di Bettolle, di Percenna presso Buonconvento, di S. Nazzario della pieve a Salti, tutte staccate dalla diocesi aretina.
    È inutile aggiungere le variazioni sofferte posteriormente dalla diocesi Pientina nella sua giurisdizione territoriale dopo quanto fu avvertito all'
    Articolo MONTALCINO, Diocesi.
    Essa è stata governata finora da 23 vescovi, i primi 17 dei quali
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    furono registrati nell’Italia Sacra in Episc. Pientina dall’Ughelli, e dal suo continuatore Coleti, cioè dal 1462 al 1714, quando fu traslato dalla sede di Massa in questa di Pienza il vescovo Ascanio Silvestri. La sede di Pienza e Chiusi è vacante dal dì 30 dicembre 1839 per morte del Vescovo Giacinto Pippi di Siena.

    Stato della DIOCESI DI PIENZA all’anno 1840 per Vallate e Comunità.

    - NELLA VALLE DELL’ORCIA

    1.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: PIENZA, S. Maria Assunta (Cattedrale)
    nome della Comunità: Pienza (1)
    numero degli abitanti: 1109
    2.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Monticchiello, S. Leonardo (Prepositura)
    nome della Comunità: Pienza (1)
    numero degli abitanti: 639
    3.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Castelluccio, S. Bernardino (Pieve)
    nome della Comunità: Pienza (1)
    numero degli abitanti: 254
    4.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Fabbrica e Palazzo Massaini, S. Regolo (Cura)
    nome della Comunità: Pienza (1)
    numero degli abitanti: 351
    5.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Spedaletto, S. Niccolò (Pieve)
    nome della Comunità: Pienza (1)
    numero degli abitanti: 228
    6.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: S. Piero in Campo, S. Pietro (Cura)
    nome della Comunità: Pienza (1)
    numero degli abitanti: 64
    7.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Castel Vecchio, S. Eustachio (Pieve)
    nome della Comunità: Radicofani (2)
    numero degli abitanti: 226
    8.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Contignano, S. Maria Assunta (Pieve)
    nome della Comunità: Radicofani (2)
    numero degli abitanti: 243

    - NELLA VALLE DELL’ASSO

    9.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Camprena, S. Anna (Cura)
    nome della Comunità: Pienza (1)
    numero degli abitanti:
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    159
    10.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Cusona, SS. Lorentino e Pergentino (Pieve)
    nome della Comunità: Pienza (1)
    numero degli abitanti: 188
    11.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: S. Giovan d’Asso, S. Giovanni (Pieve)
    nome della Comunità: S. Giovan d’Asso (3)
    numero degli abitanti: 461
    12.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Lucignan d’Asso (Prepositura)
    nome della Comunità: S. Giovan d’Asso (3)
    numero degli abitanti: 237
    13.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Monteron Griffoli (Pieve)
    nome della Comunità: S. Giovan d’Asso (3)
    numero degli abitanti: 412
    14.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Vergelle, S. Maria (Cura)
    nome della Comunità: S. Giovan d’Asso (3)
    numero degli abitanti: 133
    15.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Trequanda, S. Andrea (Prepositura)
    nome della Comunità: Trequanda (4)
    numero degli abitanti: 919
    16.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Petrojo, S. Pietro (Prepositura)
    nome della Comunità: Trequanda (4)
    numero degli abitanti: 619
    17.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Sicille, S. Maria (Cura)
    nome della Comunità: Trequanda (4)
    numero degli abitanti: 140
    18.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Castel Muzzi, S. Maria Assunta (Pieve)
    nome della Comunità: Trequanda (4)
    numero degli abitanti: 354
    19.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Montisi, SS. Annunziata (Pieve)
    nome della Comunità: Trequanda (4)
    numero degli abitanti: 472
    20.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Montisi, SS. Flora e Lucilla (Cura)
    nome della Comunità: Trequanda (4)
    numero degli abitanti: 401
    21.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Belsedere, S. Antonio Abate (Cura)
    nome della Comunità: Trequanda
  •    pag. 31 di 33
    (4)
    numero degli abitanti: 152

    - NELLA VALLE DELL’OMBRONE

    22.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Chiusure, S. Michele (Arcipretura)
    nome della Comunità: Asciano (5)
    numero degli abitanti: 598
    23.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: S. Nazzario, S. Nazzario (Cura)
    nome della Comunità: Asciano (5)
    numero degli abitanti: 244
    24.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Canonica Grossennana, S. Maria Assunta (Cura)
    nome della Comunità: Asciano (5)
    numero degli abitanti: 150

    - NELLA VAL DI CHIANA

    25.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Asinalunga, S. Martino (Collegiata)
    nome della Comunità: Asinalunga (6)
    numero degli abitanti: 1325
    26.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Asinalunga, S. Lucia (Prioria)
    nome della Comunità: Asinalunga (6)
    numero degli abitanti: 752
    27.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Asinalunga, S. Pietro ad Mensulas (Pieve)
    nome della Comunità: Asinalunga (6)
    numero degli abitanti: 1142
    28.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Amorosa, S. Maria Assunta (Prioria)
    nome della Comunità: Asinalunga (6)
    numero degli abitanti: 222
    29.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Bettolle, S. Maria e S. Cristofano (Prepositura)
    nome della Comunità: Asinalunga (6)
    numero degli abitanti: 1566
    30.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Guazzino, S. Maria (Cura)
    nome della Comunità: Asinalunga (6)
    numero degli abitanti: 529
    31.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Scrofiano, S. Biagio (Collegiata)
    nome della Comunità: Asinalunga (6)
    numero degli abitanti: 890
    32.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Torrita, SS. Martino e Costanzo (Collegiata)
    nome della Comunità: Torrita (7)
    numero degli abitanti: 2824
    33.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza:
  •    pag. 32 di 33
    S. Valentino a Monte Follonica (Pieve)
    nome della Comunità: Torrita (7)
    numero degli abitanti: 163
    34.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Monte Follonica, S. Leonardo (Pieve)
    nome della Comunità: Torrita (7)
    numero degli abitanti: 831
    35.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Monte Follonica, S. Bartolommeo (Cura raccomandata nel 1840 provvisoriamente alla precedente)
    nome della Comunità: Torrita (7)
    numero degli abitanti: -
    36.
    Nome del luogo e titolo della chiesa della Diocesi di Pienza: Ciliano, S. Lorenzo (Cura)
    nome della Comunità: Torrita (7)
    numero degli abitanti: 208
    - TOTALE abitanti n° 19255

    PIENZA città in Val d’Orcia. – Si aggiunga. – Nella visita fatta li 26 aprile 1558 dai 4 deputati della Repubblica di Siena in Montalcino si rileva, che innanzi la guerra la città di Pienza levava annualmente da Grosseto moggia otto di sale, ma che allora per essere andata la città 15 volte a sacco la Repubblica glielo donava.
    Con notificazione del 22 aprile 1813 furono assegnati alla giurisdizione civile e criminale del tribunale vicariale di Pienza i comunelli di Petrojo e di Castelmuzio, rimanendo determinali i confini, quanto alla giurisdizione fra Montepulciano e Pienza, la strada comunitativa da Pienza a Torrita fino alla Provinciale detta dei Monti; e quanto alla giurisdizione fra Asinalunga e Pienza, il fosso di
    Mugnaja che imbocca nel rigo di Montisi, e la strada Provinciale detta dei Monti fino alla Comunitativa di Torrita.
    Nel 1833 la COMUNITÀ DI PIENZA contava 2969 persone; e nel 1845 noverava 2905 Abitanti, come appresso:

    Camprena (
    porzione), Abitanti N.° 75
    Castelluccio (
    porzione), Abitanti N.° 155
    Cusona (Pieve) (
    porzione), Abitanti N.° 184
    Montichiello,
    Abitanti N.° 627
    Palazzo Massaini (
    porzione), Abitanti N.° 367
    PIENZA (Città),
  •   pag. 33 di 33
    Abitanti N.° 1308
    S. Piero in Campo (
    porzione), Abitanti N.° 39
    Spedaletto in Val d’Orcia,
    Abitanti N.° 150
    TOTALE
    Abitanti N.° 2905
Localizzazione
ID: 3222
N. scheda: 39910
Volume: 1; 4; 5; 6S
Pagina: 807; 190 - 202; 705; 182
Riferimenti:
Toponimo IGM: Pienza
Comune: PIENZA
Provincia: SI
Quadrante IGM: 121-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1718144, 4772864
WGS 1984: 11.68048, 43.07867
UTM (32N): 718208, 4773038
Denominazione: Corsignano - Pienza - Vescovati della Toscana (Pienza)
Popolo: S. Maria Assunta a Pienza
Piviere: S. Maria Assunta a Pienza
Comunità: Pienza
Giurisdizione: Pienza
Diocesi: (Arezzo) Pienza
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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