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Pieve di S. Valentino di Tredozio

 

(S. Valentino)

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    PIEVE, PIEVINA, PIEVE VECCHIA, PIEVACCIA (Plebs). – Nomi generici rimasti a molte chiese battesimali di campagna abbandonate, le quali sebbene mancanti del titolo specifico ci richiamano per avventura, non dirò all’epoca dello stabilimento delle diocesi ecclesiastiche, ma sivvero all’età delle prime chiese sottomatrici, il cui distretto giurisdizionale servì più tardi di modello al perimetro civile delle respettive comunità. – Avvagnachè il pievano, come dissi all’Articolo BOSSOLO (S. PIERO in) era nel tempo stesso il rettore delle anime del suo piviere, ed il sindaco di quella stessa popolazione, ossia comunità. Così la casa di Dio serviva anche di sala comunitativa, e le campane della pieve chiamavano il popolo ad un doppio oggetto, cioè a cantare le glorie di Dio e a salvare nelle occorrenze dai pericoli la patria; Ad Dei gloriam et Patriae liberationem, tale si è il motto costante che leggesi scolpito in quelli strumenti sonori.
    Dondechè potrebbe giovare alla storia il rintracciare nei nomi generici di
    Pieve vecchia i luoghi dove il popolo, ossia la plebe di quel tal distretto soleva riunirsi per adempire ai doveri di cristiano e a quelli di cittadino. Quindi le suddivisioni delle chiese succursali, ossiano parrocchie suffraganee di ciascuna pieve nei secoli posteriori al mille servirono di norma a formare altrettanti comunelli, rappresentati da una di quelle piccole popolazioni, la riunione delle quali costituiva la comunità più o meno vasta a tenore dell’estensione di quel dato piviere.

    PIEVE DI SAN VALENTINO DI TREDOZIO in Romagna nella vallecola del Tramazzo. – Pieve antica col titolo di arcipretura nella Comunità e circa miglia toscane 2 e 1/2 a grecale di Tredozio, matrice di tutti i popoli di cotesta Comunità, nella Giurisdizione di Modigliana, Diocesi di Faenza, Compartimento di Firenze.
    Risiede sopra uno sprone dell’Appennino situato fra il torrente
    Tramazzo
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    , che scorre al suo ponente e quello d’Ibola che bagna le sue falde orientali. – Stando alle memorie tradizionali e ad una iscrizione posta nella chiesa attuale, la pieve di San Valentino rimonterebbe all’anno 562 dell’E V. Però essa e una delle più vetuste battesimali della Romagna granducale, essendochè trovasi rammentata in un istrumento dell’anno 896 (8 settembre) rogato in Ravenna, col quale la contessa Ingelrada di Modigliana lasciata vedova dal duca Martino donò al suo figlio Pietro, oltre la corte che aveva in Modigliana tuttociò ch’ella possedeva nel piviere di San Valentino, a Tredozio ec.
    Il secondo documento che per antichità gli succede sembra quello scritto in Modigliana sotto dì 6 maggio del 1063, nel quale si tratta di una donazione fatta col consenso dell’arciprete di San Valentino da Pietro vescovo di Faenza al cardinale Pier Damiano vescovo d’Ostia e fondatore dell’eremo di S. Barnaba a Gamugno Camaldolensi; la qual donazione consisteva nella metà dei beni e delle decime spettanti alla pieve di San Valentino, meno alcune eccezioni, con l’obbligo al Card. Pier Damiano ed ai suoi Camaldolensi di mandare a Faenza nel giorno di S. Pietro l’annuo tributo di tre soldi minuti di denari veneti. –
    Vedere MODIGLIANA, e TREDOZIO.
    La giurisdizione spirituale della Pieve di San Valentino anticamente si estendeva verso ostro fino a S. Benedetto in Alpi; dal lato di libeccio fino all’Eremo di Gimagno; a settentrione fino presso a Modigliana, e a levante fino alla Rocca S. Casciano. La stessa chiesa plebana fu ricostruita dopo il mille a tre navate con alta torre annessa, dove furono poste tre campane, una delle quali si vuole che sia quella pubblica del castello di Castro Caro. Dai ruderi restati nelle vicinanze di cotesta pieve si rileva, che molte case furono ivi intorno. Alla distanza di
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    un miglio circa a levante della medesima fuvvi un monastero di recluse Domenicane in luogo appellato Affrico, le quali monache vennero poi trasferite nelle vicinanze di Tredozio.
    Questa pieve abbracciava 21 parrocchie attualmente ridotti a 14, fra le quali quella di S. Michele a Tredozio, per quanto sia stata eretta in battesimale. Tali sono, 1. S. Valentino, pieve arcipretura, cui è annesso il popolo di S. Carlo alle
    Casette; 2. S. Michele in Tredozio pieve con l’annesso di S. Valeriano; 3. S. Benedetto in Alpe; 4. S. Maria in Carpine; 5. S. Eustachio in Cannetole; 6. S. Giuliano in Querciolano; 7. S. Maria in Castello con l’annesso di S. Michele in Vediano; 8. S. Biagio in Sarturano, cui è unito S. Martino in Scanello; 9. S. Giorgio in Rosata; 10. S. Lorenzo in Scarzana; 11. S. Maria in Ottignana con S. Maria in Tramonte; 12. S. Cesario in Cesata; 13. S. Martino in Collina; 14. S. Andrea in Pereta. – Le chiese di S. Pietro in Rossignolo e di S. Maria a Rivagotti sono demolite, ed il popolo di quest’ultima è unito a S. Pietro a Castagnara del piviere di S. Stefano a Modigliana.
    Devonsi al prete Signari attuale arciprete di San Valentino importanti restauri di cotesta chiesa, fra i quali il soffitto, l’impiantito ed un camposanto.
    La parrocchia della Pieve di San Valentino nel 1833 contava 320 abitanti, 98 dei quali entravano nel territorio comunitativo di Modigliana.
Localizzazione
ID: 3254
N. scheda: 40320
Volume: 4
Pagina: 237 - 238, 258 - 259
Riferimenti:
Toponimo IGM: S. Valentino
Comune: TREDOZIO
Provincia: FC
Quadrante IGM: 099-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1722365, 4886866
WGS 1984: 11.77909, 44.10275
UTM (32N): 722429, 4887040
Denominazione: Pieve di S. Valentino di Tredozio
Popolo: S. Valentino a S. Valentino (con annesso S. Carlo alle Casette)
Piviere: S. Valentino a S. Valentino (con annesso S. Carlo alle Casette)
Comunità: Tredozio
Giurisdizione: Modigliana
Diocesi: Faenza
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana
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