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S. Pietro, S. Piero in Campo - Badia di S. Pietro in Campo - Orcia

 

(S. Piero in Campo - Fiume Orcia)

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    CAMPO (S. PIETRO IN) in Val d’Orcia. Chiesa parrocchiale già Badia dei Camaldolensi. – Vedere BADIA di S. PIETRO in CAMPO.

    BADIA DI S. PIETRO IN CAMPO in Val d’Orcia, sulla destra ripa di questo fiume, nella Comunità Giurisdizione e 10 miglia toscane circa a scirocco di Pienza, della cui Diocesi fa parte, sebbene in origine dipendesse da quella di Chiusi, nel Compartimento di Siena.
    Le sue memorie risalgono al 1031, quando era di padronato dei conti di Sarteano; i quali, ora donavano, ora ritoglievano il donato a quei cenobiti. Passò dai Benedettini ai Camaldolesi di S. Benedetto del Vivo accomunandone il nome per concessione del pontefice Eugenio III, siccome apparisce da una sua bolla spedita in Marturi (Poggibonsi) sotto il dì 13 gennajo 1147, firmata da sette cardinali e da tre vescovi. In virtù della quale, a petizione di Rustico priore del monastero del Vivo, furono uniti e confermati al medesimo quelli eziandio di
    S. Pietro in Campo, di S. Pietro di Argiano ed altri con tutte le possessioni e le decime accordategli dal vescovo di Chiusi; a condizione però, soggiunge ivi il pontefice, che le terre siano con le proprie braccia dai regolari stessi coltivate “ut de laboribus, quos propriis manibus sumptibusque colligitis, alicui dare decimas non cogamini.”(Murat. Ant. M. Aevi) I Camaldolensi di S. Pietro in Campo per liberarsi dalle molestie dei Conti Manenti di Sarteano, e dai diritti diocesani che ripetevano i vescovi di Chiusi sopra varie chiese di padronato di questa Badia, rassegnarono il monastero di S. Pietro in Campo, e l’Eremo del Vivo con tutti i loro beni e dipendenze, nell’anno 1231, sotto la tutela della Repubblica senese, confermando tale accomandigia il vicario Imperatore di Federico II in S. Quirico; benchè poco dopo (1243)
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    quei monaci si affidassero più volentieri alla protezione del Comune di Montepulciano, raccomandato esso stesso della Repubblica fiorentina. (ANNAL. CAMALD.)
    La Badia di S. Pietro in Campo insieme con l’Ereme del Vivo furono uniti nel 1324 al monastero della
    Rosa presso Siena, e posteriormente a quello di S. Mustiola in città.
    La Badia di S. Pietro è da lunga mano caduta in rovina; sussiste però la chiesa e la canonica del parroco che ha sotto di sé 41 abitanti. –
    Vedere EREMO del VIVO.

    CAMPO (S. PIETRO IN) nella Val di Orcia – Si aggiunga. – Nel 1845 questa parrocchia aveva nella Comunità principale di Pienza 39 Abitanti ed in quella di Sarteano una frazione di 25 individui. Totale
    Abitanti 64.

    ORCIA (
    Urcia e Urcius fl.) – Grossa fiumana che porta comunemente il nome di fiume e che partecipa la sua denominazione ad una valle secondaria, tributaria di quella dell'Ombrone sanese.
    Non intratterrò i lettori sull'etimologia del nome d'
    Orcia, che alcuni supposero provenuto dalla famiglia Urcia, nella guisa che fecero derivare il vocabolo del fiume Ombrone dai popoli Umbri che in coteste parti innanzi gli Etruschi fecero abitare. Dirò bensì che l'Orcia è quella vadosa fiumana rammentata in un privilegio concesso dall'Imperatore Lodovico Pio alla badia di S. Antimo presso Montalcino sotto nome di Vadus Ursus, indizio non dubbio che sino d'allora era qualificata per Vado, mancando di ripe e spagliando le sue acque per la valle. Il qual difetto, per esser comune alla Magra, fu da Lucano anco questa qualificata al pari dell'Osa vadosa, quando nella sua Farsaglia cantò:

    Nullasque vado qui Macra moratus
    Alnos, vicinae percurrit in aequora Lunae.

    L'Orcia ha la sua origine sulle spalle voltate a ponente del
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    Monte Pisis o di Cetona, ad una elevatezza di circa 1600 braccia sopra il livello del mare. Da quell'altura essa per varii rivi scende precipitosa da scirocco a maestrale, nella valle lasciando a destra la badia a Spinetta e a sinistra il castello di Radicofani, donde proviene il torrente Gucenna, che è il primo tributario capace d'ingrossare l'Orcia poco innanzi che la detta fiumana da un'altra insenatura più occidentale dello stesso monte di Radicofani riceva il torrente Landola, e quindi alquanto più in basso, presso S. Pietro in Campo, dalla parte di levante il fosso Gragnano che proviene da Castiglion del Trinoro, e due miglia più avanti il torrente Miglia che scende dalle Foci del Castelluccio, mentre dopo quasi altre due miglia dal lato opposto vi confluisce il grosso torrente del Formone che parte dallo Zoccolino sopra i bagni di S. Filippo nella faccia settentrionale del Mont'Amiata.
    A questa confluenza l'Orcia, più
    vado che fiume, spaziando si dilata in ampio letto e vagando qua e là attraversa, da un lato campagne argillose e semente a grano o sodaglie sparse di ciottoli trascinati dalla montagna, finché va ad investire la gola fra la Rocca d'Orcia e i Bagni di Vignone dopo avere accolto a destra il torrente Tresa che scende dalla schiena dei poggi di Montepulciano, il fosso Sambuco che viene da Pienza e il Rigo tra Pienza e S. Quirico; mentre alla sua sinistra, passata la Rimbecca, vi confluisce il torrente Vellora dopo aver raccolto le acque fluenti dal fianco settentrionale dei poggi di Campiglia d'Orcia, ed il torrente Onzola che entra nella fiumana alla posta de’cavalli della Poderina dirimpetto al
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    Rigo prenominato.
    A questo punto l'Orcia trova una forte barriera che obbliga le sue acque a passare per una profonda gola formata a destra del poggio de'Bagni di Vignone, a sinistra da quelli della Rocca e di Castiglion d'Orcia, fra i quali si avanzano le sue acque nella direzione di libeccio.
    Costà l'Orcia passa sotto un ponte nuovo di pietra che è l'unico fatto attraverso della fiumana, dove passa la strada Regia romana. Esso è stato rifatto nel secolo attuale un quarto di miglio distante dal primo, che fu abbattuto dalle piene del fiume dopo quasi tre secoli di età.
    Appella all'origine di detto ponte una lettera di Baldassarre Peruzzi architetto del governo di Siena in data del 28 novembre 1528, pubblicata nel Vol. II del
    Carteggio di Artisti del testé defunto Gio. Gaye. In questa lettera il Peruzzi indica alla Signoria la spesa cui poteva ascendere la costruzione di quel ponte sull'Orcia, la sua misura per farlo di un solo arco, di braccia 10 di corda, e braccia 23 di vuoto, con le bipe di 8 braccia quadre da ogni banda, e grosse braccia 8, e al cui folta doveva esser lunga braccia 26, larga braccia 10, e grossa braccia 2, ed il parapetto alto braccia 1 e 1/2 lungo fra tutte due le bande braccia 90 e grosso 1/4 di braccia.
    Tutta cotest'opera a quell'età fu calcolata non potesse oltrepassare 340 ducati. Quale differenza fra le spesa di un simil ponte nel 1528 e l'altra del 1812, quando fu rifatto il nuovo, più bello e più grandioso sull'ingresso della gola di Rocca d'Orcia!
    Entrata la fiumana nella gola preaccennata percorre sinuosa fra le scogliere della Rocca e di Castiglione vicino a quelle di Vignone e Ripa d'Orcia, al di là delle quali incontra la base australe dei colli di Montalcino,
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    ai di cui piedi accoglie l'altra fiumana dell'Asso che vien dal lato di settentrione. Appena l'Orcia si è accoppiata all'Asso, prende la direzione di ostro fino a che torna in quella di ponente dirimpetto alla villa signorile di Velona sotto il poggio di Castelnuovo dell'Abate.
    Costà si marita all'Orcia il pingue fiumicello
    Ente dopo aver accolto nel suo letto lo Zancone proveniente dal Monte Laterone, e il Vivo che nasce sul Mont'Amiata.
    Dopo cotesta unione l'Orcia serpeggiando ora a maestrale ora a libeccio si svincola fra i poggi di Castelnuovo dell’Abate a destra e quelli di Montenero, che sono alla sinistra, finché passata di là da Montenero, l'Orcia dirigendosi a ponente si spazia fra le campagne della Comunità di Cinigiano che bagna al suo ostro, e le estreme pendici di S. Angelo in Colle e del Poggio alle Mura, entrambi del territorio di Montalcino che l'Orcia lambisce a settentrione. Così strada facendo la fiumana arriva dirimpetto a Mont'Antico, sotto cui passa il fiume Ombrone, col quale l'Orcia si accomuna dopo aver percorso circa 30 miglia di cammino e dopo avere quasi sempre passeggiato sopra un letto amplissimo senz'argini artificiali, e con un solo ponte di pietra che la fiumana cavalca.
    L'estensione della contrada spettante a questa valle secondaria, della quale come dissi all'
    Articolo OMBRONE SANESE, fanno parte le Valli minori dell'Asso e dell'Ente, non dev'essere minore delle 500 miglia quadrate, essendoché nella sua maggior lunghezza da settentrione a ostro, partendo dalla sommità di Montalceto fino a Radicofani vi è la distanza di 21 gradi di latitudine; e da ponente a levante, cioè, dalla sua bocca alla cima del Monte di Cetona si contano 30 gradi di latitudine.
    Sono comprese nella Val d’Orcia per intiero 5
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    Comunità del Granducato, cioè: 1. Abbadia S. Salvadore, 2. Arcidosso, 3. Castel del Piano, 4. Castiglion d'Orcia, 5. Cinigiano. Inoltre entrano in parte dentro questa medesima valle le Comunità di Montalcino, di Pienza, di S. Quirico, e di Radicofani.
    Rispetto alla storia fisica ed economica del territorio compreso nella Valle dell'Orcia veggasi il suo
    Articolo VAL D’ORCIA.
Localizzazione
ID: 326
N. scheda: 4250
Volume: 1; 3; 6S
Pagina: 187 - 188, 429; 682 - 683; 45
Riferimenti:
Toponimo IGM: S. Piero in Campo - Fiume Orcia
Comune: PIENZA
Provincia: SI
Quadrante IGM: 129-1
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1726058, 4761478
WGS 1984: 11.77297, 42.97395
UTM (32N): 726122, 4761653
Denominazione: S. Pietro, S. Piero in Campo - Badia di S. Pietro in Campo - Orcia
Popolo: S. Piero in Campo
Piviere:
Comunità: Pienza
Giurisdizione: Pienza
Diocesi: (Chiusi) Pienza
Compartimento: Siena
Stato: Granducato di Toscana
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