REPETTI ON-LINE

Dizionario Geografico Fisico
e Storico della Toscana

cerca... .

Porciano

 

(Porciano)

  •   pag. 1 di 8
    PORCIANO nel Val d’Arno casentinese. – Castellare con borgata e chiesa parrocchiale (S. Lorenzo) nel piviere, Comunità e circa mezzo miglio a maestrale di Stia, Giurisdizione di Pratovecchio, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Arezzo.
    Trovasi alla base meridionale di uno sprone del monte Falterona sotto
    Capo d'Arno alla sinistra di questo fiume, cioè, il castellare sopra un risalto di poggio, la borgata ai piedi suoi, lungo l'antica strada casentinese che da Stia per Porciano sale il monte che stendesi a ponente di Falterona e di là scendendo guida per Sambucheta e per Londa in Val di Sieve.
    Nel Castello di Porciano sussistono pochi avanzi delle sue mura, se si eccettua il cassero o grossa torre, dov'è fama che uno dei conti Guidi rinchiudesse il divino poeta, tostochè di costà scriveva una lettera nel 1311 con la data di
    Toscana sotto le fonti d'Arno, mentre le sorgenti dell'Arno sono appena 5 miglia lontane da Porciano. E ben agevolmente, dirò col ch. autore del Veltro allegorico, la subita natura dell'Alighieri potè spiacere ai conti di Porciano, i quali, quantunque ghibellini, mantenevano intime relazioni con i loro parenti di parte guelfa.
    Or poichè luogo non onorevole in Inferno aveva avuto Guido Guerra VII e i loro cugini di Romena, si crede da cotesti popoli, che Dante fosse nella torre di Porciano rinchiuso; e una recente iscrizione a piè di quella ripete la tradizione antica benchè assegni al fatto impossibil causa, la battaglia di Campaldino. Al racconto e all'iscrizione aggiunge fede l'asprezza con cui nel Canto XIV del Purgatorio l'Alighieri tratta da bestie immonde quei di Porciano, allorchè descrivendo la prima caduta dell'Arno, egli cantò :

    Fra brutti porci più degni di galle,
    Che d'altro cibo fatto in uman
  •    pag. 2 di 8
    uso
    Dirizza prima il suo povero calle.

    Comunque sia Porciano fino dal mille apparteneva ai Conti Guidi, che si dissero dei Conti di Modigliana dal luogo della principale loro residenza avita, anche dopo le divisioni di quei dinasti in diverse branche, cioé, di Modigliana, Dovadola, Battifolle, Romena e Porciano.
    Fra i documenti superstiti confacenti a provare, che la dinastia de’conti Guidi fino dal mille dominava costà, rammenterò un istrumento del novembre 1017 scritto in Porciano, col quale il Conte Guido del fu Conte Teudegrimo ivi presente donò due corti alla sua badia di S. Fedele a Strumi; mentre 12 anni dopo lo stesso conte nel marzo 1029 fece donazione al monastero predetto di varie sue corti del Casentino, una delle quali era situata nel distretto di Porciano.
    Per altro i castelli, corti e vassalli dei Conti Guidi rimasero per lungo tempo indivisi tra i diversi rami della stessa prosapia, e ciò anche dopo la divisione fatta nell'anno 1229 fra i quattro figli del Conte Guido Guerra V, siccome apparisce dalla vendita de’castelli di Monte Murlo e Monte Varchi del 1254 che fecero al Comune di Firenze i quattro rami principali della casa de’Conti Guidi. –
    Vedere MONTEVARCHI.
    A quest'ultima epoca era toccato al ramo del Conte Teudegrimo, o Teugrimo, uno dei figli del Conte Guido Guerra V e della bella Gualdrada, la contea di Porciano nel Casentino, quella di S. Bavello e di S. Godenzo in Val di Sieve, il viscontado di Val d’Ambra nel Val d’Arno di sopra, e altri luoghi in Toscana e in Romagna. Infatti nel 30 marzo del 1254 il Conte Guido figlio del Conte Teudegrimo, o Tegrimo di Porciano, e della contessa Albiera, rinunziò al Comune di Firenze la sua quarta parte del castello e distretto di
  •    pag. 3 di 8
    Montevarchi, la qual rinuncia fu ratificata nel castello di Porciano nel 15 aprile 1259 dallo stesso Conte Guido di Teudegrimo e dalla contessa Adalasia di lui consorte, da Corrado suo figlio e da Bartolommea sposa di detto Corrado.
    Anche gli Annalisti camaldolensi indicano sotto l'anno 1294 una donazione a favore dell'Eremo di Camaldoli per parte della contessa Albiera figlia del fu Conte Guido e della contessa Adalasia.
    In un istrumento del 10 settembre del 1262, rogato nel castello di Porciano alla presenza del prenominato Conte Corrado figlio del Conte Guido di Modigliana e di Porciano, si fa menzione di un mulino posto sul fiume Arno nel distretto di quest'ultimo castello, in luogo appellato fin d'allora
    alle Mulina dove esisteva un ponte ora distrutto. – (ARCH. DIPL. FIOR.Carte della Badia di Strumi.)
    Nel 16 novembre 1270 il Conte Guido del fu Conte Teudegrimo dei Conti di Modigliana e di Porciano compra beni in Val d’Ambra, dove lo stesso conte nel 17 settembre del 1273 invia in sua potestà Orlando degli Albergotti di Arezzo, e nel 4 ottobre del 1279 nomina alla stessa carica don Ciampolo pure di Arezzo. Nel 1282 per sentenza del 18 agosto lo stesso Conte Guido del fu Conte Teudegrimo da Porciano fu condannato dal potestà di Firenze in lire 5000 per omicidio e rubamenti commessi dai suoi fedeli in Caposelvi di Val d’Ambra. – (P. ILDEFONSO,
    Delizie degli Euditi T. VIII. AMMIRATO, de’Conti Guidi.)
    Un documento poi del 1280 scritto nel castello di Porciano, nomina otto fratelli, tutti figli del fu Conte Guido di Teudegrimo e fra essi il Conte Corrado predetto, il Conte Bandino, il Conte Fazio, il Conte Tancredi e il Conte Teudegrimo. Sette dei quali fratelli nel 4 gennajo del 1282 furono rappresentati da ser Ruggieri notaro presso Guglielmo Durante,
  •    pag. 4 di 8
    mentre questi era vicario della S. Sede in Romagna.
    Il Conte Corrado del Conte Guido ebbe un figlio per nome Amerigo, stato condannato nel 1291 come ribelle ghibellino dal potestà di Firenze, mentre tre anni innanzi (1289) il Conte Tancredi del fu Conte Guido da Porciano, trovandosi nel piano di S. Ruffino presso Dovadola, rinunciò la sua porzione di castelli e terre di
    Divadola, di Montaguto, ecc. a favore del Conte Guido Novello e del Conte Guido Salvatico di Dovadola, dai quali ottenne in permuta altri beni.
    Lo stesso Conte Tancredi nel 14 settembre del 1306, stando nella chiesa della badia di S. Godenzo, acquistò dal conte Aghinolfo del fu altro conte Aghinolfo per cento fiorini d'oro de'beni posti nel piviere di S. Casciano in Romagna, fra i quali il Castello di Monte Bovaro con le sue pertinenze. Ed era quello stesso Tancredi ghibellino che insieme con altri due fratelli, i Conti Tancredi e Bandino, nel 1312 assisterono i ministri plenipotenziari di Arrigo VII, Pandolfo de'Savelli di Roma e Niccola vescovo di Botronto, nel loro passaggio dal Mugello nel Casentino, conducendoli al loro castello di S. Godenzo. Era infine quel Conte Tancredi che recossi a fare la sua corte all'Imperatore Arrigo VII appena entrato in Toscana.
    Cotesto conte Tancredi ebbe una figlia per nome Lasia, la quale nel dì 8 maggio del 1363 essendo restata vedova in seconde nozze, fece suo erede universale Azzone figlio suo e del fu Franceschino da Valbona, ma nel caso in cui questi fosse morto senza figli ed eredi, sostituiva nell'eredità l'Eremo di Camaldoli. – (
    Oper. cit. T. VI.)
    Anco il Conte Fazio, altro figlio del Conte Guido da Porciano, fu tra i condannati dal Comune di Firenze; sennonchè egli nel 1304 potè impetrare grazia alla Signoria. Nato dal Conte Fazio da Porciano
  •    pag. 5 di 8
    era quel Conte Rigo che nel 1306 restituì al priore della badia di S. Maria di Poppiena certo denaro da esso ricevuto ad imprestito. – (ANNALI CAMALDOLESI T. V.)
    Finalmente tra i conti di Porciano ribelli della Repubblica Fiorentina contavasi il già rammentato Conte Amerigo, figlio del Conte Corrado del fu Conte Guido, dal quale nasceva quel Conte Guido Zaffiro che, nel 25 liglio del 1363, stando nel suo castel di Pogi in Val d’Ambra, approvò la risoluzione presa da quegli abitanti di sottomettersi al Comune di Firenze. – Figlio del detto Conte Guido-Zaffiro era un conte Giovanni che nell'ottobre del 1355 ottenne licenza dai signori della repubblica Fiorentina di poter sposare donna Orsa figlia di Beltramo de’Pazzi; della quale essendo restato vedovo nel 1361, tornò a impalmarsi con donna Caterina figlia di Bernardino da Ricasoli.
    Anche il Conte Teudegrimo, altro figlio del Conte guido da Porciano, ebbe prole maschile nel Conte Luigi, nel Conte Guido Domestico e nel Conte Enrico, i quali tre fratelli, nel 1331 mediante lo sborso di lire 6000 acquistarono dal Conte Ugo da battifolle la rocca del Pozzo in Val di Sieve, mentre nel 1356, il Conte Guido-Domestico uno di essi, vendè al Comune di Firenze le sue ragioni sul Castello di S. Bavello. – (P. ILDEFONSO
    Oper. cit.)
    Così al Conte Bandino figlio del fu Conte Guido da Porciano nacque un Conte Guido-Francesco che nel 1355 tentò di occupare ai suoi consorti il castel di Vicorati in Val di Sieve; ed era lo stesso Conte Guido-Francesco che nel 1380 troviamo comandante di gente d'armi a Firenze. – (AMMIR.
    loc. cit.)
    Del Conte Tancredi, altro fratello del Conte Bandino prenominato, erano figli i Conti Guido-Alberto e Guglielmo, i quali nel 12 giugno del 1328 insieme con i loro cugini Conti Giovanni e Guido-Francesco, stando nel
  •    pag. 6 di 8
    castello di Bucine, riacquistarono in gran parte molti luoghi che avevano in Val d’Ambra.
    Il rammentato Conte Guido-Alberto era quello stesso che fattosi forte nel suo Castello di S. Bavello, fece tranguggiare, verso il 1341, al messo della Signoria di Firenze la lettera di citazione con tutto il suggello annesso.
    – Vedere BABILA (S.)
    Nacquero al Conte Guido-Alberto da una Tolomei di Siena quattro figli, Deo, Pietro, (
    ERRATA: Matteo e Tancredi) Taddeo e Tancredi, raccomandati della Repubblica Fiorentina mercè le cure di Deo Tolomei loro zio.
    Era poi figlio del Conte Tancredi di Guido-Alberto un conte Nieri, o Ranieri, cui appella il sigillo IX del Vol. V
    de’Sigilli antichi, illustrato dal Manni; il quale Conte Nieri ebbe in moglie Francesca di Vanni Cavalcanti di Firenze; e tanto il di lui padre Conte Tancredi, come il Conte Nieri stesso fra il 1410 e il 1418 servirono il Comune di Firenze in Lunigiana in qualità di commissarj della Repubblica. – (AMMIR. Stor. Fior. T. XVIII).
    Nel 1454 il Conte Nieri é rammentato in un'iscrizione che leggesi nella tavola dell'altar maggiore della chiesa parrocchiale di S. Lorenzo a Porciano, rappresentante Maria Santissima e l'Arcangelo Raffaello, ordinata però da quel conte qualche tempo innanzi. Finalmente il Conte Nieri lasciò un figlio e due figlie, donna Jacopa maritata a Giovanni de’nobili di Montauto e donna Agnese moglie di Giovanni Brancaleoni. Il loro fratello Conte Lodovico fu l'ultimo dinasta di Porciano, stantechè nel 1442, egli rinunciò alla contea per vestire la cocolla di monaco Camaldolese nel monastero di S. Maria degli Angeli in Firenze, previa la donazione de’suoi beni allodiali alle due sorelle testè nominate.
    D'allora in poi, mediante decreto del 1444, il Castello di Porciano col suo territorio fu riunito al dominio della Repubblica Fiorentina, cui gli ultimi suoi conti erano raccomandati.
    La
  •    pag. 7 di 8
    parrocchia di S. Lorenzo a Porciano nel 1833 noverava 220 abitanti.

    PORCIANO nel Val d'Arno casentinese. – Si aggiunga al suo luogo la notizia data da un'istrumento del 12 febbrajo 1338 scritto nel cassero di Porciano, mercé il conte Guido Alberto di Porciano, del fu conte Tancredi de' conti Guidi di Modigliana assieme col fratello Giovanni, e con Guido Francesco suo nipote, volendo soddisfare ad una domanda fattagli da donna Gioconda loro fedele, moglie di Tanuccio di Bollo da
    Campo Donico, nel contado di Porciano, tanto in nome proprio, come pure dei fìgli Giacomino, Bandino,e Giovanni non che di Tesa sua figlia, e suoi eredi, dichiararono che i possessi di detti coniugi compresi nel contado di Porciano fossero esenti, e franchi da ogni diritto che i detti conti erano soliti percepere da simili fedeli – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dei Serviti di Scrofiano).
    Indi dove dice: nacquero al Conte Guido–Alberto da una Tolomei di Siena (donna Margherita di Dea) quattro figli, cioè Deo, Pietro, Taddeo (e non Matteo) e Tancredi, raccomandati dalla Repubblica Fiorentina mercé le cure di Deo Tolomei loro zio, si aggiunga, che tale accomandigià ebbe luogo nel 23 marzo del 1350 (
    stile comune) ossia 1349 (stile fiorentino).
    Lo stesso Deo di Guccio Tolomei morì a dì 30 agosto 1359 sotto Bibbiena in battaglia dov'egli era in servigio del Comunità di Firenze. (MATTEO VILLANI, Cronic. Libr. IX. cap. 47.)
    Nel 1532, anno primo di Alessandro de'Medici Duca di Firenze, mancando la linea mascolina de' conti di Porciano, fu domandato al nuovo governo ducale di poter ottenere la successione di quella contea dai figliuoli delle donne di quello stesso ramo di conti Guidi, siccome l'ebbero infatti i figli nati da donna Costanza da Porciano maritata a Mazzone di
  •   pag. 8 di 8
    Gregorio d'Anghiari, i quali presero il titolo di Conti di Urbeck. – Vedere URBECK.
    La parrocchia di Porciano nel 1845 contava 216 persone, 194 delle quali spettavano alla Comunità principale di Stia, ed una frazione di 22 anime entrava in quella di Pratovecchio.
Localizzazione
ID: 3402
N. scheda: 42200
Volume: 4; 6S
Pagina: 583; 200
Riferimenti:
Toponimo IGM: Porciano
Comune: STIA
Provincia: AR
Quadrante IGM: 107-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1717130, 4854208
WGS 1984: 11.70041, 43.81061
UTM (32N): 717193, 4854382
Denominazione: Porciano
Popolo: S. Lorenzo a Porciano
Piviere: S. Maria Assunta a Stia
Comunità: Stia
Giurisdizione: Pratovecchio
Diocesi: Fiesole
Compartimento: Arezzo
Stato: Granducato di Toscana
  trova nel testo
 
  scarica scheda
  aggiungi note