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Portico - S. Maria in Girone di Portico

 

(Portico)

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    GIRONE (S. MARIA IN) DI PORTICO nella Valle del Montone. – Porta il nome di S. Maria in Girone la chiesa plebana del castello di Portico, stante il trovarsi collocata sopra il girone dell’antico castello di Portico. – Vedere PORTICO.
    La parrocchia di S. Maria in Girone conta 440 abitanti.

    PORTICO nella Valle del Montone nella Romagna granducale. – Castello con
    Girone o cassero e sottostante villaggio, la cui chiesa parrocchiale porta per titolo S. Maria in Girone, capoluogo di Comunità, nella Giurisdizione e circa 3 miglia e 1/2 a libeccio della Rocca S. Casciano, Diocesi di Bertinoro, Compartimento di Firenze.
    Risiede alla sinistra del fiume Montone davanti al ponte che attraversa il fiume per passare alla destra ripa lungo la strada regia Forlivese, fra il grado 29°68" di longitudine e il grado 44° 1' 7" di latitudine, 9 miglia a libeccio di Dovadola, 12 a ostro di Modigliana, circa 10 miglia a ponente di Galeata e 5 a settentrione di Premilcore.
    Se l'etimologia di questo paese debbasi ad un portico, che servì forse di mercatale nella sua piazza, lascio agli altri il rintracciarla.
    Dirò bensì che la storia di Portico fino al secolo XII si nasconde nelle tenebre, mentre non trovo per avventura il Castello di Portico con la sua corte rammentato anteriormente a un diploma concesso nel 1191 dall'Imperatore Arrigo VI al conte Guido Guerra V di Modigliana, e confermato nel 1220 da Federico II ai cinque figli del conte predetto.
    Nelle divise seguite nel 1229 fra i 4 conti superstiti figli del fu Guido Guerra V di Modigliana il Castello di Portico fu assegnato a uno di essi, i conte Marcovaldo, dal quale poscia, mediante il suo matrimonio con la contessa Beatrice figlia del conte Rodolfo di Capraja, nacquero due figli il conte
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    Guido Guerra ed il conte Ruggieri. Cotesti fratelli nel 1263, a dì 24 aprile, fecero nuova divisione e permuta con un loro cugino, il Conte Guido del fu Aghinolfo di Romena, rispetto ai castelli di Monte Acuto, di Misiliolo, di Tredozio, compresevi le corti loro; più la villa di Musiniano, i diritti che i Conti di Dovadola e di Romena ritenevano in comune nei castelli di Scannello, di Portico e della Rocca. Una nuova divisione ebbe luogo nel 1289 fra il Conte Guido Novello di Modigliana ed il Conte Guido Salvatico figlio del Conte Ruggieri di Dovadola testè nominato rispetto ai feudi e vassalli, in grazia dei quali toccarono a quest'ultimo liberi i castelli di Dovadola e di Portico con i loro fedeli, altri luoghi della Valle del Montone in Romagna. – Vedere DOVADOLA, ROCCA S. CASCIANO e ROMENA.
    Avvenne però che nel 1340 il conte Marcovaldo di Dovadola figlio del fu Conte Ruggieri di Guido Salvatico, discostandosi dalla politica de’suoi maggiori, macchinò insieme con le potenti case de’Bardi e de’Frescobaldi di Firenze di sovvertire l'ordine di questa città; e fu allora che a punizione del conte Marcovaldo gli abitanti di Portico per atto pubblico del 6 dicembre 1341 dovettero sottomettersi al dominio della Repubblica Fiorentina.
    Morto cotesto conte Marcovaldo succedè nella signoria della contea un di lui fratello, il Conte Francesco, il quale per cagioni già dette all'
    Articolo DOVADOLA si giovò degli amici che teneva nel Castello di Portico per distaccare quegli abitanti dalla dipendenza della Repubblica fiorentina; sicchè avendo essi a istigazione sua e degli Ordelaffi di Forlì gridato : viva la Chiesa, quel ribelle della Repubblica ottenne dal Legato pontificio in Romagna un numero di lance comandato da Giovanni d'Azzo degli Ubaldini cui si aggiunsero 300 Brettoni per difendere il ribellato
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    Castello di Portico.
    In questo frattempo il Conte Francesco essendosi collegato con gli Ordelaffi signori di Forlì, nel 1352 tentò di far vive le sue ragioni presso la repubblica di Firenze, a ragione del riacquistato Castello di Portico. Per la qual cosa i Dieci di Balia ordinarono al capitano Benghi de’Buondelmonti di recarsi in Romagna con 300 lance, cui aggiunsero nel 1376 altri 600 uomini a piedi comandati da Marchionne di Coppo Stefani. Ma per quanto i Fiorentini assediassero il Conte Francesco nella sua torre di Dovadola, non vi poterono campeggiare per più di sei mesi per la gran neve che ivi suol cadere d'inverno. Quindi andovvi nel giugno del 1377 Buono di Taddeo Strada cittadino pur esso fiorentino, il quale vi continuò l'assedio finchè nel settembre di detto anno fu firmata la pace tra il Legato pontificio ed i suoi aderenti da una parte e la Repubblica Fiorentina dall'altra parte.
    Intorno a questa età gli uomini di Portico compilarono nell'anno 1384, o piuttosto riformarono i loro statuti comunitativi, che ora si conservano nell'Archivio delle Riformagioni di Firenze.
    Non corsero però molti anni che, subentrato nel dominio di Dovadola e di Portico il conte Malatesta figlio del Conte Francesco di Dovadola, dopo staccatosi dall'acomandigia degli Ordelaffi e del Papa, fu accolto nella lega guelfa stabilita in Bologna, insieme con i castelli di Dovadola, di Portico e tutti gli altri paesi e vassalli suoi. Egli si mantenne fedele alla Repubblica Fiorentina fino al punto di consegnare nel 1405 alle genti d'arme della Signoria, quei suoi castelli; oltre di che uno dei di lui figli, il Conte Giovanni, nel 1424 rilasciò alla Repubblica anco il vicino castello di Montevecchio.
    Nella guerra però del 1424 fra l'esercito del duca di Milano e quello de’Fiorentini, dopo la conquista fatta dalle armi del Visconti delle città d'Imola, di Forlì
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    e di Forlimpopoli, la repubblica perdè nella Valle del Montone ben presto i castelli della Rocca S. Casciano e di Portico, l'ultimo dei quali fu messo a sacco dalle genti duchesche.
    Nonostante portico poco dopo tornò sotto il dominio di Firenze, mentre nella nuova guerra mossa nel 1440 dal duca di Milano ai Fiorentini, il suo generale Niccolò Piccinino, volendo penetrare dalla Romagna in Toscana, tentò prima di tutto di varcare l'Alpe di S. Benedetto, rimontando la Valle del Montone; ma trovò quel passaggio per la virtù del capitan fiorentino Niccolò da Pisa guardato in modo, che giudicò esser vano da quella parte ogni suo sforzo. – (MACHIAVELLI,
    Stror. Fior. Lib. V.)
    Finalmente dopo la battaglia di Anghiari il Comune di Portico si sottomesse per l'ultima volta alla Signoria di Firenze con favorevoli capitolazioni firmate nel 24 ottobre del 1440, delle quali per lunga età i suoi abitanti risentirono il benefizio.
    Il cassero di Portico, appellato con il vocabolo di quei tempi,
    Girone, ha dato il titolo alla chiesa parrocchiale del paese sotto nome di S. Maria in Girone di Portico.
    In questo castello sul cadere del XIV secolo, ebbe i natali da illustre famiglia tuttora esistente a Portico il dotto ed erudito abate generale camaldolese don Ambrogio di Bencivegni Traversari.

    CENSIMENTO della Popolazione del CASTELLO DI PORTICO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.

    ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -; femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 128; totale della popolazione 664.
    ANNO 1745: Impuberi maschi 58; femmine 43; adulti maschi 43; femmine 72; coniugati dei due sessi 88; ecclesiastici dei due sessi 8; numero delle famiglie 69; totale della popolazione 312.
    ANNO 1833: Impuberi maschi 91; femmine 74; adulti maschi 66; femmine 48; coniugati dei due
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    sessi 158; ecclesiastici dei due sessi 3; numero delle famiglie 72; totale della popolazione 440.
    ANNO 1840: Impuberi maschi 92; femmine 98; adulti maschi 55, femmine 49; coniugati dei due sessi 222; ecclesiastici dei due sessi 3; numero delle famiglie 108; totale della popolazione 519

    Comunità di Portico. – Il territorio alpestre di questa Comunità occupa una superficie di 18089 quadrati agrarj, dei quali 394 spettano a corsi di acque e a pubbliche strade. – Vi si trovavano nel 1833, abitanti 2001, a proporzione di 90 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
    Confina con 5 Comunità del Granducato. – Dalla parte di ponente e libeccio si tocca con il territorio transappennino della Comunità di San Godenzo a partire dalla schiena della Falterona dove scaturiscono le più remote sorgenti del torrente
    Troncalosso, o dell'Abeto, e di là proseguendo per la direzione di maestrale per lo schienale dell'Alpe di S. Benedetto attraversa le prime fonti del fiume Montone e la strada regia Forlivese all'Osteria nuova.
    Quindi per il monte della Penna si indirizza verso la sommità del poggio del Romito, sul d cui schienale esiste la
    Caduta dell'Acquacheta di Dante. – Costà piegando da maestrale a settentrione-grecale passa lungo il poggio delle Fontanacce, dove lascia il territorio comunitativo di S. Godenzo e sottentra quello della Comunità di Marradi, col quale si dirige di nuovo a maestrale sul crine dell'Appennino per il monte del Sasso Bianco. In cotesta sommità il territorio di Portico forma un arco rientrante per correre a levante poscia dirigersi nuovamente a maestrale e quindi a grecale ed in ultimo a levante, nella cui direzione trova sulla cima del monte Tramazzo il territorio della Comunità di Tredozio.
    Con quest'ultimo il territorio comunitativo di Portico inoltrasi, da primo
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    nella direzione di maestro, quindi piegando a grecale percorre sui contrafforti che separano le acque del Montone da quelle del Tramazzo, finchè arriva alle sorgenti di un borro che scende da Montalto passando presso la chiesa di Querciolano per entrare nel Montone davanti a Portico. Se non che appena quel borro riceve sotto Querciolano le acque del rio Inferno il territorio in questione rimonta di nuovo verso maestrale sul monte del Sasso del Becco dove taglia la strada comunitativa che da Portico, attraverso Querciolano guida a Tredozio. Al di là di questa via entra a confine dal lato predetto il territorio comunitativo della Rocca S. Casciano, col quale il nostro scende lo sprone chè a levante di Querciolano dirigendosi da estro a ostro finchè mediante il borro delle Spinose passa nel fiume Montone che per breve tratto percorre contr'acqua alla distanza di due scarse miglia a grecale da Portico. Costà dove sbocca uu confluente destro appellato Caselle rimonta quest'ultimo e di là, per termini artificiali, arriva nel Pian Poderale sul crine del contrafforte che separa la Valle del Montone da quella del Rabbi. Su cotesto crinale le due Comunità concorrono di conserva piegando verso ponente e poi a libeccio, finchè la nostra, lasciato i territorio della Comunità della Rocca presso la ripa destra del borro di Spogna, trovasi a confine con la Comunità di Premilcore. Con quest'ultima si accompagna per una lunga line a di termini artificiali passando sopra la Val di Stornana e la Bastia, quindi per il poggio di Prato Giumella, e per quelli della Fornace e del Trapasso arriva sulla Falterona sopra le sorgenti del Troncalosso, o dell'Abeto
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    , dove ritrova la Comunità di S. Godenzo.
    Un solo fiume, il
    Montone, accoglie nel territorio di Portico le acque che per varii rivi scendono a destra e a sinistra dell'Appennino, i di cui sproni fiancheggiano e ricuoprono il territorio di questa Comunità.
    Da pochi anni furono aperte costà tre strade rotabili, la regia Forlivese che attraversa lungo il Montone tutto cotesto territorio, e le due che si dirigono da Portico verso scirocco, a Premilcore, e dalla parte di maestrale da Portico a Tredozio.
    La struttura fisica del terreno che riveste cotesta porzione della sinistra costa dell'Appennino toscano, spetta alle rocce stratiformi compatte, specialmente allo schisto marnoso e all'arenaria micacea. Avvertasi però che quest'ultima, dalla parte generalmente che guarda l'Appennino che guarda l'Adriatico, è più ricca di argilla e più scarsa di pagliette micacee di quel che sia la pietra serena che incontrasi frequentemente nei contrafforti che scendono dalla destra dell'Appennino nelle valli della Toscana.
    Li strati delle rocce testè nominate lungo il corso del Montone sono quasi per tutto pochissimo inclinati ed in molti luoghi orizzontali. Dissi quasi per tutto, poichè fra il casale di Bocconi ed il villaggio di S. Benedetto trovai sulla riva destra del fiume Montone, in un piccolo spazio di suolo li strati delle due rocce, arenaria e schistosa, l'inclinazione dei quali varia in guisa che sopra quelli quasi orizzontali, in cui scorrono le acque della fiumana, si alzano altri strati delle stesse rocce, parte con la testa volta a ostro, parte dirette a settentrione, formando così un triangolo quasi equilatero, mentre riposano sul loro letto altri strati paralleli a quelli del letto della fiumana; oltre di che nella porzione interna del triangolo testè indicato veggonsi strati di arenaria e di schisto marnoso disposti in direzione presso che verticale.
    Altro esempio di stratificazione non meno curiosa che imponente
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    è quello che presentasi al viaggiatore nel passare dal villaggio di S. Benedetto per andare a Bocconi, dove le acque del Montone con serpeggianti giri, si aprono la strada fra orribili balze formate dalle due rocce alternanti di arenaria e di schisto, disposte però in strati parte orizzontali, altri inclinati e diretti da settentrione a ostro, quando alcuni di essi lo sono in senso contrario, e taluni eziandio concavi a guisa di una carena di nave, nel mentre che non vi mancano degli schisti e dei macigni in direzione verticale.
    Che se dalla struttura di rocce simili scaturisce sopra Marradi
    la pece montana, a Pietramala dell'Acquabuja e dai terreni ardenti i fuochi di gas idrogenato carbonato bituminoso, questi non mancano tampoco nelle vicinanze di Portico. Conciossiachè un simile fenomeno apparisce nel poggio di Querciolano in un podere denominato la Casa nuova, circa due miglia a ponente di Portico, poco lungi dalla riva sinistra del fosso dell'Inferno. Costà fra li strati di schisto marnoso a contatto di quelli di arenaria esiste in un piccolo pozzetto la così detta Acqua che bolle, acqua che, senza essere salata nè amara, lascia in bocca un gusto consimile a quello del petrolio. Il gas idrogeno bituminoso, che in forma di bolle piuttosto copioso sviluppasi dal piccolo pozzetto, si accende istantaneamente all'avvicinarvisi di uno zolfino, e non si spenge se non nei casi di pioggia di rotta, o di vento impetuoso, oppure se non viene soffocata la pozzanghera dalla terra.
    Non così prontamente si accende il gas che emerge da una terra nericcio-cerulea, pochi passi discosta dal pozzetto preindicato, ma appena quella terra è smossa dalla zappa per metterne alla luce della nuova, tosto essa qua e là mediante lo zolfino prende fuoco in guisa da
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    mettere in combustione le legna che vi si gettano sopra.
    L'arenaria della Comunità di Portico ha molta somiglianza con quella del territorio transappenninico delle Comunità limitrofe. Viceversa per molti rapporti essa differisce dall'arenaria o macigno della Toscana, in quanto che quella della costa sinistra dell'Appennino contiene una maggiore quantità di carbonato calcareo, cosicchè messa negli acidi vi si sfacela e con rapida ebollizione in gran parte vi si scioglie. Inoltre il suo aspetto è più terreo, più sbiadita la tinta, la sua costituzione meno compatta, meno ricca di silice e di squamette argentine di mica, e racchiudente non di rado de’resti organici vegetali e animali. –
    Vedere BAGNO, MARRADI, MODIGLIANA e S. SOFIA Comunità.
    Per quello che spetta poi ai prodotti di suolo nella Comunità di Portico, essi riduconsi specialmente nelle parti più elevate de’poggi, ai prati e alle foreste di faggi, mentre il castagno che riveste quasi tutto il restante di quel suolo montuoso, può dirsi la risorsa maggiore de'possidenti e l'alimento quasi costante del popolo. Al prodotto del castagno restano secondi i boschi di querce, i cui frutti forniscono alimento a molti animali neri, mentre nelle praterie di estate si allevano piccole greggi di capre e di pecore.
    Pochissimo spazio incontrasi coltivato a poderi, e questi più che altrove sono posti lungo le due ripe del Montone dove pure alligna il gelso, le cui foglie forniscono anche costà nutrimento a una grande quantità di filugelli, in guisa che in Portico esiste una piccola trattura di seta, oltre una gualchiera con tintoria.
    Innanzi l'applicazione del motuproprio del 23 settembre del 1775 che ordinò la riunione di tutti i piccoli comuni della Comunità di Portico, questa si componeva di 5 comunelli, cioè I.
    Portico, cui spettava il popolo di S. Maria in Girone, quello di S. Pietro a
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    Castagneto, e porzione del popolo di S. Giuliano a Querciolano; 2. Bocconi che abbracciava la popolazione di S. Lorenzo alla Bastia, e porzione del popolo di S. Maria in Carpine; 3. S. Benedetto in Alpe, in cui non entrava tutto il popolo di S. Benedetto; 4. Tre Ville che comprendeva il restante dei popoli di S. Benedetto e di S. Maria in Carpine; 5. Trebana che si formava del popolo di S. Maria a Trebana. – Quest'ultima popolazione peraltro nella nuova ripartizione delle Comunità del Granducato, accaduta nel 1833, fu inclusa nella Comunità di Tredozio.
    La Comunità di Portico mantiene un chirurgo e un maestro di scuola. – Non vi sono mercati settimanali, sivvero tre fiere annuali di bestiami, le quali cadono nei giorni 13 agosto, 21 settembre e 29 ottobre.
    La conservazione dell'Ipoteche e l'ingegnere di Circondario stanno in Modigliana; la cancelleria Comunitative e l'ufizio di esazione del Registro sono alla Rocca S. Casciano, dove risiede per la giurisdizione civile e criminale il Vicario regio oltre un tribunale collegiale di Prima istanza.

    QUADRO della popolazione della Comunità di PORTICO a quattro epoche diverse.

    - nome del luogo: Alpe, titolo della chiesa: S. Benedetto (Prioria, già Badia), diocesi cui appartiene: Faenza, abitanti anno 1551 n° 675, abitanti anno 1745 n° 527, abitanti anno 1833 n° 779, abitanti anno 1840 n° 823
    - nome del luogo: Bastia, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria), diocesi cui appartiene: Bertinoro, abitanti anno 1551 n° 442, abitanti anno 1745 n° 232, abitanti anno 1833 n° 339, abitanti anno 1840 n° 347
    - nome del luogo: Cannetole (*), titolo della chiesa: S. Eustachio (Cura), diocesi cui appartiene: Faenza, abitanti anno 1551 n° 75, abitanti anno 1745 n° 91, abitanti anno 1833 n° 131, abitanti anno 1840 n° 136
    - nome del luogo: Carpine
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    (*), titolo della chiesa: S. Maria (Cura), diocesi cui appartiene: Faenza, abitanti anno 1551 n° 196, abitanti anno 1745 n° 96, abitanti anno 1833 n° 93, abitanti anno 1840 n° 83
    - nome del luogo: Castagneto, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Bertinoro, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 105, abitanti anno 1833 n° 78, abitanti anno 1840 n° 81
    - nome del luogo: GIRONE DI PORTICO, titolo della chiesa: S. Maria (Pieve), diocesi cui appartiene: Bertinoro, abitanti anno 1551 n° 664, abitanti anno 1745 n° 312, abitanti anno 1833 n° 440, abitanti anno 1840 n° 519
    - nome del luogo: Querciolano (*), titolo della chiesa: S. Giuliano (Pieve), diocesi cui appartiene: Faenza, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 63, abitanti anno 1833 n° 51, abitanti anno 1840 n° 65
    - nome del luogo: Trebana, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Faenza, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 64, abitanti anno 1833 n° 99, abitanti anno 1840 n° -

    - Totale abitanti anno 1551 n° 2121
    - Totale abitanti anno 1745 n° 1590
    - Totale abitanti anno 1833 n° 2001
    - Totale abitanti anno 1840 n° 2054

    N. B.
    Le treparrocchie contrassegnate con l’asterisco (*) nell’anno 1840 mandavano fuori della Comunità di Portico abitanti 78. Viceversa nello stesso anno entrava un egual numero di abitanti in questa stessa Comunità dalle parrocchie di Gamugna e di Rio di Campo, le cui chiese si trovano dentro il territorio delle Comunità limitrofe della Rocca S. Casciano e di Tredozio.

    PORTICO nella Valle del Montone. – Si aggiunga al suo luogo la notizia di un istrumento del 1 giugno 1411 scritto nel
    Castel di Portico, col quale donna Margherita del fu Grifo del Comune di Boccone e moglie di
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    Cione di Bandino della villa di Castagneto ratificò la vendita fatta dal detto suo marito di un pezzo di terra posto nel territorio di Boccone in luogo detto alla Lastra – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte degli Spedali di Prato.)
    Nel 1833 la COMUNITA’ DI PORTICO contava 2001 Abitanti e nel 1845 ne aveva 2075, come appresso:

    Alpe (S. Benedetto in),
    Abitanti N° 851
    Bastia,
    Abitanti N° 337
    Cannetole (
    porzione), Abitanti N° 71
    Corpi ne (
    porzione), Abitanti N° 78
    Castagneto,
    Abitanti N° 78
    GIRONE DI PORTICO,
    Abitanti N° 533
    Querciolano (
    porzione), Abitanti N° 50

    Annessi

    Gamogna; dalla Comunità di Marradi,Abitanti N°60
    Rio di Campi;
    dalla Comunità di Premilcore, Abitanti N°17

    TOTALE,
    Abitanti N°2075
Localizzazione
ID: 3406
N. scheda: 42250
Volume: 2; 4; 6S
Pagina: 452; 588 - 592; 202
Riferimenti:
Toponimo IGM: Portico
Comune: PORTICO E SAN BENEDETTO
Provincia: FC
Quadrante IGM: 099-2
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1723026, 4878517
WGS 1984: 11.78382, 44.02747
UTM (32N): 723090, 4878692
Denominazione: Portico - S. Maria in Girone di Portico
Popolo: S. Maria in Girone di Portico
Piviere: S. Maria in Girone di Portico
Comunità: Portico
Giurisdizione: Rocca S. Casciano
Diocesi: Bertinoro
Compartimento: Firenze
Stato: Granducato di Toscana (Romagna Granducale)
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