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Prata - Monte di Mare

 

(Prata)

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    MONTE DI MARE nella Maremma Massetana. – Porta questo nome una montuosità che scende verso ostro dalla Cornata di Gerfalco, dirimpetto e circa 6 miglia toscane a settentrione del monte su cui risiede la città di Massa, alle sorgenti del torrente Ritorto e di quelle della Milia, fra Monte Rotondo e Prata, nella Comunità Giurisdizione e Diocesi di Massa marittima, Compartimento di Grosseto.
    Passa sul dorso del
    Monte di Mare la strada Regia provinciale che da Volterra rimontando la Cecina mena a Massa e di là a Grosseto, Follonica ecc.
    Di questo
    Monte di Mare fenno parola varii documenti degli Archivi comunitativo e vescovile di Massa, uno dei quali del 5 gennajo 1204 citato dal Targioni e da me all’Articolo MARSILIANA di Massa Marittima, tratta della vendita fatta da un Lambertuccio di Gualando ai consoli di Massa di una quantità di terreni compresi nei confini qui sotto descritti: a partire, cioè, da Monte di Mare al castello di Prata, e di là a Monte Massi fino a Calvello, quindi a Vitulonia, e da Vitulonia alla pieve di Pastorale, di là alla Terra Rossa presso Marsiliana, quindi a Tricasi, donde si ritorna a Monte di Mare. – Vedere MASSA MARITTIMA Comunità.

    PRATA nella Valle superiore della Merse. – Terra e Castello con chiesa plebana (S. Maria Assunta) capoluogo di Giurisdizione nella Comunità e circa 6 miglia toscane a grecale di Massa Marittima, Diocesi di Volterra, Compartimento di Grosseto.
    È posta sulla cima di un ripido monte all’altezza di braccia 1064 sopra il livello del mare Mediterraneo, in una delle maggiori montuosità della Maremma Massetana, la quale coi monti di Gerfalco e di Montieri costituisce il nodo donde si schiudono verso il mare i valloni della Bruna, della Pecora e
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    della Milia, mentre dalla parte interna si aprono verso le provincie volterrana e sanese le valli della Cecina e della Merse.
    La storia di questa Terra e quella de’suoi signori si fa strada dopo il secolo XI, tostochè innanzi codest’epoca tutto è oscurità; e comecchè il Castello di Prata esistesse molto innanzi, pure delle sue civili e politiche vicende niente si può accertare prima del 1200.
    Fu opinione dei più che in Prata dominassero i Pannocchieschi, ma la storia ci scuopre altri signori che non appartennero mai a cotesta casata o consorteria. – Avvegnachè uno de’primi dinasti di Prata comparisce nell’aprile del 1237 (stile pisano) nella lega ghibellina stabilita fra i diversi comuni e baroni della Toscana nella chiesa di S. Dalmazio sotto il Castello di S. Maria a Monte, nella quale aderì ancora il nobil Guglielmo da Prata per sé, suoi consorti e vassalli. Uno de’consorti del predetto messer Guglielmo era quel Gherardo di Gualfredo da Prata, cui l’Imperatore Federigo II per i servigj da lui resi all’impero non solo prese sotto la sua protezione insieme coi discendenti ed eredi, ma con privilegio dato in Grosseto nel febbrajo del 1243 concedè ad esso lui, ai figli e successori suoi il castello col distretto di Prata e tutti i diritti feudali. – (ARCH. DIPL. SANES.
    Kaleffo dell’Assunta N.° 569).
    Inoltre due docuemnti del 4 e 11 dicembre 1262 ci avvisano che da Guglielmo da Prata e da donna Adalasia figlia del conte Rinaldo degli Alberti di Monte Rotondo nacque, fra gli altri figliuoli, donna Margherita, sposata al Conte Alberto di Campiglia, la quale Margherita col conte sue consorte nel dicembre del 1262 vendé al Comune di Massa la porzione ad essa spettante dal Castello di Monte Rotondo. –
    Vedere MONTE ROTONDO.
    Arroge che per atto pubblico del dì 10 ottobre
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    1254 donna Adalasia essendo rimasta vedova del suddetto signor di Prata sottopose all’accomandigia della Repubblica di Siena se ed i suoi figliuoli Gherardo, Bertoldo e Rinaldo insieme alla terza parte del castello, corte e beni che a lei si pervenivano, comprese le miniere del monte Ciriota, (località citata N.° 570-72); e due anni dopo la stessa donna Adalasia rinnovò l’atto di sottomissione al Comune di Siena per la sua terza parte del Castello e distretto di Prata che le apparteneva.
    In quanto poi a Gherardo da Prata privilegiato nel 1243 dall’Imperatore Federigo II, quali figli lasciasse e da quale donna gli ottenesse, ce lo scuopre un testamento dettato in Prata nel 29 dicembre 1280 da donna Gualdrada vedova del conte Rinaldo di Monte Rotondo, e madre di donna Orabile; la qual figliuola era stata sposata a Gherardo (Gaddo) da Prata, essendo che essa in quell’atto è nominata erede universale di Gualdrada coi tre figli suoi e di Gherardo, cioè,
    Fredo, Niccolò e Galdo. – (ARCH. DIPL. FIOR., Carte della città di Massa).
    A cotesti tre figli di Gherardo e di donna Orrabile ne richiama un privilegio dato in Rieti, lì 13 maggio 1288 dal Conte Percivalle dei Fieschi di Lavagna vicario imperiale in Toscana, che confermava ai tre fratelli il feudo di Prata. Ma cotesti signori, per liberarsi dalle inquietudini della potenza più forte, vendettero alla Repubblica di Siena i loro diritti feudali sopra Prata. La qual cosa è dimostrata dai documenti seguenti.
    Nell’anno 1281 in uno spoglio di Bischerna n.°67 a carte 221 si legge: qualmente
    fu pagata la tonaca col cappuccio al messo che portò l’olivo degli uomini del Castello di Prata venuti all’obbedienza nostra. – (ARCH. DIPL. SAN. Località citata, e Kaleffo dell’Assunta n.°573-74).
    In conseguenza di
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    ciò per atto dell’ottobre 1293 fu venduta la porzione del Castello e corte di Prata che apparteneva a donna Gina del fu Ruggerino del Sasso rimasta vedova di Gaddo del fu Gherardo da Prata; la qual porzione venne acquistata dalla Repubblica di Siena mediante lo sborso di lire 550. – (località citata Kaleffo dell’Assunta n.°477).
    Con altro istrumento del 19 ottobre 1306, donna Lagia figlia del fu Conte Alberto di Campiglia e di Margherita da Prata, maritata a Sozzo d’Alessio di Rinaldo Tolomei di Siena col consenso del marito vendé ai Signori Nove di Siena per lire 3714 gli effetti e diritti che aveva in 8 delle 24 parti sul castello e corte di Prata. Quindi ai 25 di ottobre dello stesso anno una parte degli uomini di Prata prestò giuramento di fedeltà alla Repubblica di Siena nelle mani di ser Cenni di Arrigo come sindaco della medesima. Anche nel 1309 con atto pubblico del 29 dicembre Fredo del fu Gherardo da Prata vendé alla Repubblica sanese nove delle 24 parti che egli possedeva indivise del Castello, corte e giurisdizione di Prata ritirandone da quel Comune il prezzo di lire 2500. – (
    Kaleffo vecchio, n.° 1055-1061).
    Poco dopo essendo insorta lite fra gli uomini di Prata e la Signoria di Siena, da una parte, con gli uomini di Perolla e Bernardino di Fuccio Pannocchieschi, dall’altra parte, a causa de’confini territoriali fra Prata e Perolla, con istrumento del 6 aprile 1310 i periti stabilirono i termini fra i due territorj. – (
    Kaleffo dell’Assunta n.°586).
    Alle quali compre del Castello di Prata, eseguite dal Comune di Siena, vi si aggiunge anco nel 1321 (29 luglio) quella fatta in Siena per 400 fiorini d’oro da Cia di Ciardo dei Pannocchieschi di Castiglion Bernardo lasciata vedova ed erede del fu Tullo
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    di Gherardo da Prata e di donna Adalagia sua madre a favore della Repubblica sanese per gli effetti e diritti che a lei spettavano sopra il castello e distretto di Prata. – (località citata n.°590).
    Che cotesto Tullo fosse uno dei figli di messer Gherardo da Prata e di donna Adalgia lo dichiara un altro atto pubblico del 1282 rogato in Siena, col quale Tullo del fu Gherardo da Prata per sé, per Fredo, per Niccolò e per Matteo fratelli suoi, figli di Gherardo già nominato, prometteva di consegnare al sindaco della Repubblica di Siena il castello e torre di Prata acciò quel Comune lo ritenga e custodisca per due anni, obbligandosi ancora in nome de’fratelli sunnominati di non dare ajuto ai nemici della stessa repubblica, e invece di prestarlo al governo di Siena, e offrire ogn’anno per S. Maria d’agosto alla cattedrale un cero di libbre 25. Alle quali convenzioni prestò anche il consenso donna Adalagia madre di detto Tullo e moglie che fu del nobil Gherardo da Prata. – (ARCH. DIPL. SAN.
    Kaleffo dell’Assunta n.° 568).
    Peraltro in tutti cotesti documenti non trovo fatta menzione di un altro fratello di
    Tullo, siccome era quel Gaddo o Gherardo rammentato nel testamento della sua ava Gualdrada all’anno 1280 (29 dicembre).
    Finalmente in un atto pubblico del 18 novembre 1309 messer Fredo di Gherardo da Prata si qualifica erede dei fratelli Niccolò e Gaddo insieme con donna Orrabile loro cognata e vedova di Gherardo (Gaddo). – (ARCH. DIPL. SAN.,
    Carte della città di Massa).
    Che cotesta donna Orrabile fosse stata moglie del secondo Gherardo, per vaghezza chiamato Gaddo, figlio di messer Gherardo e di donna Adalagia del Conte Rinaldo di Monte Rotondo, lo dichiara un decreto del potestà di Montieri del 10 maggio 1260, col
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    quale fu concesso alla stessa donna Orrabile vedova d’Ildebrandino di Teodosio facoltà di contrarre le seconde nozze e di esonerarsi dalla tutela del figlio Guffolino nato da Ildebrandino suo primo marito. – (località citata).
    Ma già la Repubblica di Siena appoco appoco si era impadronita di Prata e delle sue miniere del
    Monte Ciriota anche innanzi le varie sottomissioni fatte dai figli di Gherardo e di Adalagia; essendochè fra le pergamene de’signori Salimbeni di Siena stati conti di Vernio, ora nell’Arch. Dipl. di Firenze, esiste una petizione del 12 iugno 1263 di messer Bartolommeo di Saracino e di altri socj sanesi, diretta a Giacomino da Corvazzano capitano del popolo pel Comune di Siena, affinché liberasse da ogni ostacolo i redditi e proventi delle cave d’argento del Monte Ciriota e di Cugnano, che detti socj avevano comprato da Pellegrino di Martino e da altri; imperocché il Comune di Siena erasi obbligato a liberarli da ogni impedimento a forma del contratto di vendita rogato in Siena dal notaro Inghiramo del fu Dietavviva.
    Arroge che nella cronica sanese di Andrea Dei si racconta come, nel 1281 messer Niccolò Buonsignori di Siena si mosse da Rocca Strada con masnade del conte di S. Fiora e con baroni e genti di Maremma per recarsi a Siena, dove gli fu data l’entrata dalla porta all’Arco, e venne nel Campo (la gran piazza) credendo di esser seguitato dal popolo, ma ciò non essendo avvenuto, le masnade di Matteo Rosso degli Orsini di Roma, allora potestà di Siena, gli diedero addosso e lo sconfissero, e fu morto
    Gherardo da Prata ed altri assai, esiliando da Siena i capi Ghibellini, i quali tutti col conte di S. Fiora fecero capo a Rocca Strada.
    Nel secolo XIV una piccola sollevazione degli
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    abitanti di Prata contro i Sanesi tirò loro addosso le vendette della repubblica, onde quel castello fu diroccato, i suoi abitanti dispersi ed i beni territoriali col giuspadronato della chiesa parrocchiale incorporati allo spedale di S. Maria della Scala di Siena che ne fece una grancia o fattoria.
    Ma per beneficenza del Granduca Leopoldo I sul declinare del secolo XVIII si comandò che i beni stessi fossero venduti ai paesani, comecchè questi non ne acquistassero che pochi, ed ora, soggiunge il Santi, inefficacemente se ne dolgono.
    Gli uomini del Comune di Prata dopo la resa di Siena alle armi Imperiali Medicee, si sottomisero a queste per atto pubblico del 23 gennajo del 1556.
    La pieve di Prata fino dal secolo XIII era sotto il titolo che tuttora conserva di S. Maria Assunta; della qual verità fa fede il testamento del 1280 di donna Gualdrada di sopra citato, nel quale lasciò fra i legati la somma di lire dieci alla pieve di S. Maria di Prata. La stessa pieve conservò per qualche altro secolo due chiese filiali sotto l’invocazione di S. Giorgio e di S. Cristina.
    Rispetto alle qualità e giacitura delle rocce, no che dei filoni metalliferi che s’incontrano nei monti di Prata, oltre a quanto indicai all’
    Articolo MASSA Comunità, debbo aggiungere, che i suoi contorni potrebbero essere utili per una scuola pratica di geognosia; essendochè costà trovarono pascolo sommi naturalisti, come un Giovanni Targioni Tozzetti, un Annibale Baldassarri, un Giovanni Arduino, un Giorgio Santi, senza dire del vivente Professor Paolo Savi, li scritti dei queli potrà ognuno che il voglia consultare nel Volume 4 de’Viaggi del Targioni, ne’Volume 2 e 5 degli Atti de’Fisiocratici di Siena, nel Tomo 3 de’Viaggi del Santi, e molto più in varie memorie del Professor Paolo Savi pubblicate
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    nel Nuovo Giornale de’Letterai di Pisa, ecc.
    La parrocchia di S. Maria Assunta di Prata nel 1833 noverarava 1532 abitanti.
Localizzazione
ID: 3431
N. scheda: 42510
Volume: 3; 4
Pagina: 423; 632 - 634
Riferimenti: 40280
Toponimo IGM: Prata
Comune: MASSA MARITTIMA
Provincia: GR
Quadrante IGM: 120-3
Coordinate (long., lat.)
Gauss Boaga: 1661750, 4771988
WGS 1984: 10.98796, 43.08492
UTM (32N): 661814, 4772163
Denominazione: Prata - Monte di Mare
Popolo: S. Maria Assunta a Prata
Piviere: S. Maria Assunta a Prata
Comunità: Massa Marittima
Giurisdizione: Massa Marittima
Diocesi: Volterra
Compartimento: Grosseto
Stato: Granducato di Toscana
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